‘Via Toledo’ , ‘Città Antica’ e ‘Centro Storico’ , Napoli

‘Via Toledo’ , ‘Città Antica’ e ‘Centro Storico’ , Napoli

“Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano, perché so che ci starei bene, Napoli va presa come una città unica, molto intelligente, Napoli è troppo speciale, quindi non la possono capire tutti”
Marcello Mastroianni

Napoli,  da ‘Via Toledo’ alla ‘Città Antica’ fino al  ‘Centro Storico’

Napoli è fascino indiscusso, racchiuso nella celeberrima frase “vedi Napoli e poi muori” dello scrittore Goethe. E se lo scrive il globe trotter tedesco! Me ne rendo conto appena metto piede allaStazione Garibaldi di  Napoli .

LaStazione Garibaldiè il principale snodo ferroviario di  Napoli , terzo in Italia per traffico passegeri. Consiste di un efficiente sistema metropolitano, della circumvesuviana e comprende anche gli stazionamenti di autobus e taxi. Si estende per 60 mila metri quadrati , ed è nata dal genio dell’architetto Dominique Perrault. Sotto il suo pergolato di acciaio con i suoi pannelli in teflon forato, si apre una galleria commerciale dove intrattenersi tra negozi e bar di ogni genere.

Da qui proseguo in direzione di ‘Via Toledo’  per dirigermi poi verso la ‘Città Antica’  e il ‘Centro Storico e perdermi a piedi per i tesori di queste zone meravigliose di Napoli . Venite con me ! Vi propongo delle cose da vedere che vi lasceranno a bocca aperta!

Metropolitana di Napoli, un museo a cielo aperto

Non è stato facile seguire un programma preciso per la mia vacanza  in una metropoli come Napoli . C’è molto più di quello che immaginavo! E me ne sono accorta subito appena ho preso i mezzi pubblici!

Così la mia avventura   a Napoli  inizia dalla Metropolitana di Napoli’ ,  un museo a cielo aperto al costo di un biglietto della metro! Essa è distribuita in nove fermate, ed è progettata sia per la mobilità pubblica che per il godimento dell’arte contemporanea. Clicca qui per sapere quali sono le altre fermate!

‘Fermata Toledo’  celebrata dal ‘Daily Telegraph‘ e dalla ‘CNN’

La mia prima fermata è quella di  ‘Toledo’ , la stazione sotterranea più suggestiva d’Europa,  celebrata dal Daily Telegraph’  e dalla CNN! Oscar Tusquets Blanca è l’artefice di questa opera faraonica. La sua  attrattiva principale è dovuta soprattutto alle pareti del livello più interrato rivestite dai mosaici azzurri in pietra e pasta vitrea. Questi sono stati fatti dall’africano William Kentridge , e raffigurano la tragedia di  Ercolano e Pompei e la processione di San Gennaro.

Napoli sta giocando bene le sue carte in termini di accoglienza turistica. Una vera sfida dunque, che purtroppo ancora non è di certo vinta. Perché? A causa delle difficoltà economiche, della mancanza e del malfunzionamento delle infrastrutture. E principalmente di una mentalità un po’ baronale tipica del Meridione.

‘Via Toledo’, Napoli a festa

I raggi del primo sole penetrano nella mia suite ‘Posilipo’ dell’ ‘InCentrob&b’ in via Toledo 156 . Mi sembra di essere quasi in un film. Tutto un po’ surreale, forse perché non credo neppure io di essere finalmente a Napoli. Mi do una rinfrescata, indosso un vestito leggero, scarpe comode ed esco.

Faccio tutto con tranquillità, perché correre a Napoli non serve! C’è da fare colazione caffè , e  mi consigliano il bistrò ‘Augustus’ in via Toledo, che serve le più buone tazzulelle e cafè dal 1927! Ordino il mio oro nero, un croissant al burro e osservo Napoli che si sta svegliando.

Storia di ‘Via Toledo’

‘InCentrob&b’ in via Toledo 156′ è un punto di partenza da cui iniziare per perdersi nel cuore della capitale partenopea. Proprio come facevano i grandi viaggiatori all’epoca del Grand Tour’, che si spingevano nel nostro bel paese da Roma in giù  per arricchire il loro bagaglio culturale.

‘Via Toledo’ è l’emblema della ricca enogastronomia regionale. Essa si snoda per ben 1,2 km , da Piazza Dante’  fino a Piazza Trieste e Trento’ . Senza essa  dubbio rappresenta il centro dello shopping e del tran tran cittadino con i suoi bar e locali aperti fino a tarda notte. Come resistere ai ‘babbà’ , alle ‘sfogliatelle’ calde. Oppure al profumo del  ‘pane cafone’ , appena sfornato e della rosticceria, che fa leale concorrenza a quella siciliana!

Miseria e nobiltà

Il  viceré Pedro Álvarez de Toledo fu il promotore di  via Toledo’   nel 1536, e affidò i lavori agli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa. In ‘Via Toledo’  le boutique delle grandi firme alzano le saracinesche accanto ai negozietti di cianfrusaglie. La gente finemente vestita si alterna ai venditori ambulanti di calzini, che stanno lì pronti a mietere la loro prossima vittima.

Gli universitari e i pendolari si incamminano verso la vicina metro, nel cui sottopassaggio dormono clochard di tutte le razze. Le banche fasciste e rigorose nei decori sfornano dipendenti e clienti che vanno e vengono. Non c’è un ordine, ma quel caos ha un suo equilibrio. Napoli è unica proprio per questo. Perché è un mix di ricchezza e degrado, spalmati per quasi un milione di abitanti, tra cui un terzo sono quelli della sua stessa provincia e metà quelli dell’intera Campania!

6 Cosa da vedere in ‘Via Toledo’ 

 Via Toledo’ è l’essenza stessa di Napoli nel suo prepotente contrasto tra miseria e nobiltà. La vitalità dei suoi vicoli poveri gremiti di  ‘scugnizzi’  si alterna con gioielli architettonici inestimabili quali:

  1. Palazzo Carafa di Maddaloni’ al n.46‘: Fu edificato nel XVI secolo dall’ architetto Cosimo Fanzago su iniziativa del  Cesare d’Avalosmarchese del regno di Aragona . Appartenne per generazioni alla potentissima famiglia Carafa, che erano duchi del territorio di Maddaloni;
  2. ‘Palazzo Berio’ al n. 256 : Fu fatto nel XVI secolo da Giulio Romano, pupillo di Raffaello Sanzio, e restaurato in seguito da  Carlo Vanvitelli su disegni di Luigi Vanvitelli e su commissione della famiglia dei Tomacelli. Prende il nome dal marchese Francesco Berio di Salsalibrettista d’opera lirica e poeta;
  3. Palazzo Doria d’Angri’ in piazza VII Settembre: Realizzato dagli architetti Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga , Mario Gioffredo e Carlo Vanvitelli  nel XVIII secolo è un palazzo in stile neoclassico a uso residenziale. Fu commissionato da Marcantonio Doria per la sua famiglia;
  4. ‘Chiesa di S. Nicola alla Carità’: La chiesa fu fatta dagli architetti Onofrio Antonio GisolfiCosimo Fanzago, e Francesco Solimena nel XVIII . In stile Barocco è sita tra Piazza Carità’ e Piazza Dante‘, ed è nota prevalentemente per il fatto che custodisce al suo interno opere eseguite dai maggiori pittori del Settecento Napoletano ;
  5. ‘Chiesa dello Spirito Santo’: Del XVII secolo questa chiesa venne costruita sotto la direzione di Pignaloso Cafaro e Giovanni Vincenzo Della Monica. Essa presenta una facciata Barocca sobria e imponente, dal cui corpo di fabbrica si eleva una delle più grandi ed eleganti cupole della città;
  6. ‘Galleria Umberto I’: Venne fatta in soli 3 anni dal 1887 e terminata nel 1890, nello stesso periodo stessi anni in cui, a Parigi, Gustave Eiffel realizzava la sua famosa ‘Torre Eiffel.  In poco tempo essa  divenne il centro mondano di Napoli. A oggi essa è caratterizzata da una struttura di ferro e vetro, la galleria è impreziosita da imponenti statue e affreschi, che rappresentano i continenti, le stagioni dell’anno e varie divinità classiche.

Tra i fasti dei vicini Teatro Augusteo’   e  ‘Teatro San Carlo’  e i rumori dei  ‘Quartieri Spagnoli , ‘Via Toledo’ è la folla dei colletti bianchi, che si affrettano addentando un calzone al volo prima di cominciare a lavorare! Sono in mezzo a un melting plot, a un quadro di Caravaggio . Una di quelle tele da porre nella ‘Galleria Zevallos’ , che a pochi passi dal mio ‘InCentrob&b’ , si erge imponente con la sua mostra dedicata alla Scuola dei Pittori di Posillipo’ di Anton Sminck van Pitloo.

La ‘Città Antica’ di Napoli

La ‘Città Antica’ di Napoli è un viaggio nel tempo. Un labirinto di viuzze ciottolate e piazze pieni di tesori artistici e architettonici, tra i più belli della città che rimanda alle sue origini greco-romane.

La ‘Città Antica’ di Napoli si sviluppa su un tracciato di tre assi principali detti  in latino ‘decumani’ che sono le strade principali che corrono da Est a Ovest . Queste a sua volta sono intersecate da arterie più strette chiamate ‘cardini’ , che corrono invece da da Est a Ovest.

Dove si trova la ‘Città Antica’ di Napoli?

La ‘Città Antica’ di Napoli è racchiusa tra ‘via Foria’ e ‘Corso Umberto’ da una parte e da Via Toledo’ ‘Via Duomo’ dall’altra.

Trasuda di storia e si svela essere l’anima pulsante della metropoli partenopea, un groviglio tumultuante di baristi che gridano, edicole votive, palazzi nobiliari, ristoranti,  pizzerie, locali alternativi, e laboratori di artigianato, dove curiosare e fare acquisti.

‘Spaccanapoli’

Ed è principalmente attraverso l’arteria nota come  ‘Spaccanapoli’ che si possono ammirare le perle ‘Città Antica’ di Napoli . Spaccanapoli’  è battezzata così perché è il decumano inferiore che  taglia appunto  in due l’urbe da ‘Via Benedetto Croce’ a Forcella(la migliore visuale per vedere la netta spaccatura si ha dalla ‘Certosa di San Martino’   e dal  ‘Castel Sant’Elmo’).

Soprattutto  ‘Spaccanapoli’  è la parte più verace di Napoli , affollata di b&b e piccoli alberghi, in cui  Napoletani, turisti e motorini convivono e non sempre pacificamente! Qui ci si puo’ perdere , perché qui tutto puo’ accadere! Anche semplicemente scambiando due chiacchiere con un passante per caso, o alzando gli occhi alla volta celeste . Ed è per me  l’essenza stessa del viaggio!

10 Cose da  vedere a ‘Spaccanapoli’

1. ‘Piazza del Gesù Nuovo’

‘Piazza del Gesù Nuovo’ è un eccentrico punto di aggregazione di studenti, musicisti e viandanti. Uno slargo raffinato e irregolare di Napoli . Qui si possono contemplare due meraviglie del Barocco Napoletano:

2. ‘Monastero di Santa Chiara’

Il ‘Monastero di Santa Chiara’  era  inizialmente  era una cappella di corte del re Roberto d’Angiò ,  edificata da  Gagliardo Primario nel 1328 in solenne stile gotico  . Per dare lustro al rango la si allargo con un convento per i frati  Francescani , con un monastero per l’ordine di clausura delle Clarisse. Disgraziatamente un violento bombardamento del 1943 la distrusse per essere successivamente  restaurata e preservata con molta pazienza.

 ‘Monastero di Santa Chiara’ comprende :

3. ‘Piazza Domenico Maggiore’

‘Piazza Domenico Maggiore’ fa da cornice alla splendida chiesa omonima e all’obelisco del santo, richiesto dal popolo napoletano dopo la peste del 1656, durante la quale scompare ben due terzi di Napoli .

‘Piazza Domenico Maggiore’ è da dove si passa per recarsi alla famosa statua del ‘Cristo Velato’, nonché il luogo preferito di ritrovo dei Napoletani, allietata da artisti di strada , stranieri e anticonformisti. In zona merita una sosta la popolare pasticceria ‘Scaturchio’ . Inoltre si susseguono nella loro sontuosità delle mirabili dimore storiche. Tra queste quella di:

4. ‘Piazzetta Nilo’ 

La ‘Piazzetta Nilo’ è la piazza intitolata alla ‘Statua del ‘Dio del Nilo’ simbolo di prosperità e benessere, e fu eretta dagli Alessandrini , che in questo punto si stanziarono 2000 anni fa con botteghe e abitazioni.

L’imponente scultura, eretta tra il II-III secolo d.C., ritrae il fiume Nilo con le sembianze di un uomo possente e barbuto. Questi è semi-sdraiato su un fianco, circondato da puttini a simboleggiare le varie ramificazioni del fiume.

La piazza è detta anche ‘Largo Corpo di Napoli’. Tale denominazione è dovuta alle lunghe vicissitudini  che la   ‘Statua del Dio del Nilo’  subì, sparendo nel XV secolo, con la testa ‘decapitata’ nel XVII.

Ci furono lavori di restauro,  e nel 1667 la   ‘Statua del Dio del Nilo’ venne adagiata su un  sedile in marmo. Sicuramente abbiamo a che fare con una testimonianza artistica che rappresenta l’essenza del centro antico e multiculturale di Napoli.

5. ‘San Gregorio Armeno’ e ‘San Biagio dei Librai’

Nelle zone di Napoli dette ‘San Gregorio Armeno’ e ‘San Biagio dei Librai’ sacro e profano si fondono insieme. Laddove tutto l’anno i pastori dei presepi di Natale cedono il posto alla moltitudine di corni rossi della tradizione scaramantica napoletana.

Sono le vie delle librerie, dei manufatti in ceramica, in legno, cuoio e vetro, che riempiono gli scaffali dei loro creatori affaccendati a venderli. Qui vi pervaderanno i profumi di incenso, e muschio, che si insinuano tra i banchi che vendono statuine dedicate a santi e personaggi popolari locali e non! Quest’ultima è un’usanza molto antica, perché nobili e ricchi borghesi si ordinavano la propria scultura ai figurinai come segno del loro potere.

6. ‘Ospedale delle Bambole’

Se i nostri giocattoli potessero parlare! Quanti ne abbiamo buttati via perch[ magari non erano più il nostro passatempo preferito. C’è invece chi se ne prende cura! Nell’era del digitale , si fa spazio un laboratorio incantato quello dell’ ‘Ospedale delle bambole’ di Tiziana Grassi , in cui si restaurano giochi e ricordi dei piccoli  da 100 anni  , costituendo un unicum in tutta Europa.

Luigi, il padre Tiziana Grassi , le lasciò in eredità il suo mestiere , che si inventò di sana pianta. Luigi era  uno scenografo teatrale che si improvvisò restauratore di una bambola rotta allorché per caso una passante gliene consegnò una!

L ‘Ospedale delle bambole’  è ubicato all’interno del ‘Palazzo Marigliano’, uno dei palazzi più belli di Napoli . Esso è stato trasformato in un vero e proprio museo delle bambole. E funziona proprio come in un pronto soccorso per le persone: c’è una accettazione, barella, ambulatorio, uno strumento per le radiografie, una sala operatoria.

7.  ‘San Lorenzo’ 

All’altezza di ‘Piazza San Gaetano’, l’area del foro greco-romano, si stagliano le basiliche di :

Proprio in quest’ultimo punto gli scavi hanno riportato alla luce importanti resti classici e medioevali . C’è anche da visitare la famosa :

8.  ‘Madonna con la Pistola di Banksy’

Il murales della  ‘Madonna con la Pistola’  si trova nei pressi di via DuomoPiazza dei Gerolomini è l’unico quadro urbano di sicura appartenenza al super quotato inglese  Banksy . L’ artista sconosciuto più famoso al monto sostituisce l’aureola della Vergine con un revolver , come segno del legame profondo tra la criminalità e la fede a  Napoli.

La ‘Madonna con la Pistola’ suscita anche un enorme impatto perché è accostata accanto ad un’altra Maria, disegnata con un’espressione rassegnata forse perché ha accanto una simile vicina! Solamente alcuni privanti hanno fiutato il potenziale da galleria della  ‘Madonna con la Pistola’ e l’ hanno rivestita con del plexiglass, dato che il resto dei politici è assente !

9. Altarino di Maradona

Tra ‘Piazzetta Niloe ‘Largo Corpo di Napoli‘ c’è il ‘Bar Nilo’ , ormai meta di pellegrinaggio dei  tifosi dell’immortale Maradona. Al ‘Pibe De Oro’ il proprietario Bruno Alcidi ha omaggiato infatti un piccolo tempietto. Al suo interno mise una ciocca di capelli presa per caso durante una trasferta con il divino calciatore. Tutto era nato per gioco, ma adesso si fa sul serio. La voce si è diffusa velocemente e gli appassionati da ogno parte del globo arrivano apposta per venerare l’atleta che ha fatto sognare Napoli.

10. ‘San Gennaro’ di Jorit

A Napoli nei pressi Forcella’  su un palazzo di ‘Piazza Crocelle ai Mannesi’, il patrono è protagonista   di una tra le maggiori  street art partenopee di JoritSan Gennaro’ , con il volto di un amico operaio dell’artista ,  è un  murales di ispirazione caravaggesca alto più di 15 metri ed ha lo sguardo assorto verso l’alto.

‘Centro Storico di Napoli’ , cuore della città

Il ‘Centro Storico di Napoli’ , patrimonio dell’ ‘UNESCO’ dal 1995, comprende i  quartieri di : ‘Avvocata’, Montecalvario’,  San Giuseppe’,  ‘Porto’,  ‘Pendino’, Mercato’, Chiaia’,  ‘San Ferdinando’, Stella’, ‘San Carlo all’Arena‘, ‘San Lorenzo’, Vicarìa’, ‘Parte delle colline del ‘Vomero’ e ‘Posillipo’.

Il ‘Centro Storico di Napoli’ è un itinerario turistico da fare  a piedi. Tra monumenti, muse, chiese, e vicoli, che trasudano secoli di storia, talora stratificati gli uni sugli altri, che rendono Napoli così vivace e caotica: dai Greci ai Romani, dai Bizantini agli Svevi-Normanni, dagli Angioini agli Aragonesi, dall’impero francese  dei Borbone ai  Bonaparte, da Garibaldi fino al Regno d’Italia.

‘Via Duomo’, tra sacro e profano a Napoli!

Tuttavia è ‘Via Duomo’ che racchiude le gemme più preziose di questo gigantesco bottino artistico e architettonico.  Questa è  lunga circa 1200 metri,  parte da via Foria e termina in via Marina, da anni è interessata a lavori di riqualificazione che hanno riguardato la pavimentazione, l’arredo urbano e l’illuminazione.

‘Via Duomo’ potrebbe a ragione considerarsi una delle vie di riferimento per il settore commerciale dei matrimoni, e questo a partire già dal Novecento. Ci sono infatti numerosi atellier di abiti da sposa e cerimonia, e di tessuti pregiati per confezione di vestiti e camicie su misura. E ancora raffinate boutique di alta moda Italiana e di calzature, saloni di coiffeur, e studi fotografici.

Ed il profano ancora dei vari bar e ristoranti alla moda, si mescola al sacro di  ‘Via Duomo’ , che abbraccia i tre ‘decumani’ dell’antica città greco-romana, diventandone il ‘cardine’ maggiore . Essa incarna il pieno sentimento religioso dei Napoletani con la meraviglia del  ‘Duomo di Napoli .

1 ‘Duomo di Napoli’

Il ‘Duomo di Napoli è  posto in  ‘Via Duomo’ . Risale al 1300 e fu ordinato da Carlo II d’Angio ed è dedicato alla Santa Maria Assunta. Tecnicamente non è un esempio di Gotico al cento per cento, perché è una cattedrale che conta stili diversi dal Paleocristiano a venire. In particolare si evidenziano quello Rinascimentale e Barocco, che lo abbellirono durante le ricostruzioni a seguito dei terremoti del Trecento e Quattrocento.

La parte più interessante del complesso è a ‘Basilica di Santa Restituta’dove si trova il battistero di ‘San Giovanni in Fonte’ considerato il più antico in occidente, e la cappella del Tesoro di San Gennaro’ che conserva le reliquie del patrono San Gennaro. Qui viene celebrata il 19 Settembre la festa del  santo con la solenne cerimonia della liquefazione del sangue del martire.

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Vita Notturna a ‘Piazza Bellini’

La movida partenopea si svolge prevalentemente all’aperto, nei week-end e nei giorni della settimana, grazie ai numerosi locali e baretti alternativi. Piazza Bellini’  è una delle aree più gettonate per ritrovarsi con gli amici per bere una birra o un bicchiere di vino . Ci sono ancora intorno le mura greche

6 posti da non perdere a ‘Piazza Bellini’

Ci sono diversi ritrovi culturali e caffè letterari che organizzano eventi live di vario tipo ,  tra questi da non farvi scappare sono:

  1. ‘Caffè Arabo’ ,  Piazza Bellini 74;
  2. ‘Caffè Letterario Intra Moenia5’,  Piazza Bellini, 70;
  3. ‘Perditempo’ ,  vico S. Pietro a Maiella, 8;
  4. Bourbon Street Jazz club’ , via V. Bellini, 52;
  5. ‘Kestè’  ,  via Via S. Giovanni Maggiore Pignatelli, 27; 
  6. ‘Mamamu Bar’  via Sedile di Porto, 46. 

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Napoli è un mondo da vivere!

Napoli ha molto da offrire dal può di vista paesaggistico, artistico, culturale, enogastronomico. Non posso assolutamente negare che è un’impresa possibile visitarla in una settimana. Sicuramente il tempo è sufficiente per afferrare ciò che di magico c’è da esplorare.

Non basterebbe una vita per capire Napoli . E per questo che il mio consiglio e di andarci più spesso, magari in periodi che non siano l’alta stagione turistica.  Insomma, sembra banale dirlo ma Napoli  è Napoli , perché fa innamorare, e toglie il fiato. Si respira un’aria diversa che nel resto d’Italia, quasi più autentica, genuina. Napoli  è colorata, anzi di  “mille culure” proprio come diceva il tanto compianto Pino Daniele!

 

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Capri, perla delle Isole del Golfo di Napoli

Capri, perla delle Isole del Golfo di Napoli

“…Sbarcai d’inverno.
Il suo abito di zaffiro
l’isola conservava ai suoi piedi,
e nuda sorgeva nel suo vapore
di cattedrale marina.
Era di pietra la sua bellezza. In ogni
frammento della sua pelle rinverdiva
la primavera pura
che nascondeva nelle fenditure il suo tesoro…”

P. Neruda

Capri, un sogno a occhi aperti!

Dopo avere preso il caffè  nel leggendario ‘Vero bar del Professore’ ‘Piazza del Plebiscito’ mi incammino verso il Molo Beverello di Napoli’  per prendere un aliscafo , direzione paradiso,  Capri. Che dire è un sogno che si materializza davanti i miei occhi in una mattina caldissima di Luglio.

Capri è un’isola nel ‘Golfo di Napoli’, appartenente all’ Arcipelago Campano’ situata di fronte alla Penisola Sorrentina’. Un’isola dai mille colori, quelli del Sud, che la natura riesce bene a mescolare fino a creare un quadro d’autore!

Per scoprire Capri mi affido al mio amico e collega sommelier  Gabriele Massa, con cui esploro il meglio dell’isola, conoscendone i sapori e i nettari attraverso ‘Le Palette’ , suo ristorante preferito in località  Anacapri. Seguitemi, la favola inizia!

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Gabriele Massa, la mia guida a Capri

Gabriele Massa  mi aspetta a ‘Marina Grande, l’unico porticciolo dell’isolotto di Capri . Questo era originariamente  un tranquillo villaggio di pescatori, con casette colorate e reti appese ad asciugare al sole. A oggi si è trasformato nel principale porto di Capri,  affollato da turisti , barche,  e yatch di lusso.

Dopo avere salutato al telefono  bella moglie Raffaella Arcucci, Gabriele Massa  diventa il mio Caronte, e con lui traghetto  verso la famosissima Capri ! Gabriele Massa  mi viene a prendere in vespa e su due ruote  ci inerpichiamo su dei tornanti di roccia calcarea. Persa tra tanta bellezza, ascolto le  parole di Gabriele Massa  , che descrive questo posto magico con tanta naturalezza e amore.

E con questo post voglio condividere con voi questa esperienza indimenticabile, raccontandovi di luoghi unici che potranno essere meta della prossima vostra vacanza! Allora prendete appunti e rilassatevi, inizia il viaggio!

Chi è Gabriele Massa?

Classe 1969, Gabriele Massa ha  una lunga carriera nel settore dell’enogastronomia ristorativa di lusso . Da quella caprese (è chef de rang all’hotel ‘Punta Tragara’ ) a quella oltre confine in Svizzera, dove impara il rigore e la precisione del suo lavoro . Cosa che, unita all’estro della sua personalità, lo fanno andare lontano viaggiando dall’Austria, e Liguria, fino a New York.

Tra un impegno e l’altro Gabriele Massa non smette mai di tenere i suoi corsi sul vino come  relatore sia all’ ‘AIS’  che Fisar’ da relatore.  Parla Inglese, Tedesco e Spagnolo, ed è anche brand ambassador delle migliori aziende vitivinicole da lui stesso selezionate, tra cui:

Girando tra le viuzze strette di Capri ombreggiate da bouganville e dipinte dal verde accecante della macchia mediterranea,  vivo  Capri on the road!

Storia di Capri. Terra di imperatori 

La storia di Capri è legata a quella del Mar Mediterraneo e delle antiche popolazioni che lo hanno attraversato, e che qui si sono stanziate tra Capo Miseno e Punta Campanella ,  teatro di grandi eventi e scambi culturali.

Abitata sin dalla preistoria come risulta dal ritrovamento di cinte muraria megalitiche, Capri viene successivamente colonizzata prima dai Greci e poi dai Romani , come dimostrano i preziosissimi resti classici e l’origine del suo nome dal greco antico ‘Kapros’ (cinghiale) o dal latino ‘Capraeae’ (capre).

Da secoli la magia di questo posto rapisce chiunque ci metta piede , primo fra tutti Augusto, che nel 29 a.C. la scioglie dalle dipendenze di Napoli e inizia il suo dominio privato. Il suo successore, l’Imperatore Tiberio, la sceglie invece come sede per le sue manovre politiche sull’impero Romano e fa costruire ben 12 ville, tra cui :

Capri durante il Medioevo

Durante il Medioevo i Saraceni assaltano Capri , costringendo gli abitanti a spostarsi dal primo agglomerato urbano nei pressi della ‘Chiesa di San Costanzo’ ‘Marina Grande’ a quello seguente sorto accanto la ‘Chiesa della Madonna delle Grazie’ , vicino l’ attuale via Le Botteghe.

Nel 1371 il Conte Giacomo Arcucci amministra Capri come segretario della regina Giovanna I d’Angiò, e fa edificare la magnifica:

Capri meta del gran tour nel XIX secolo, 

Nel XIX secolo Capri è tra i tanti possedimenti contesi tra Inglesi e Francesi nel loro eterno conflitto di supremazia politica in Europa. Questa finisce con la vittoria dei cugini d’Oltralpe nel 1808 , guidati da Gioacchino Murat,  e ivi  restano fino al crollo dell’Impero Napoleonico e il ritorno dei Borbone nel 1815 con Ferdinando IV di Napoli.

Capri risorge nella seconda metà del XIX secolo , quando diventa una tappa fondamentale del Grand Tour . Grazie ad una natura immacolata e alla semplicità dei suoi abitanti , Capri  fa innamorare tutti quei viaggiatori romantici che la costellano di dimore sfavillanti, un  buen retiro per i loro lunghi periodi di voluto esilio artistico e intellettuale.

Capri si svela al mondo con la ‘Grotta Azzurra’

Nel 1826 due stranieri, August Kopisch e Ernst Fries, accompagnati dal pescatore locale Angelo Ferraro, scovano la ‘Grotta Azzurra’, in realtà già conosciuta da Augusto e Tiberio che la celebrano come loro ninfeo preferito.

Questo avvenimento è riportato in un volumetto che al momento della sua pubblicazione è un successo editoriale clamoroso per la descrizione romanzata della bellezza e del mistero di  Capri. Ciò  contribuisce alla notorietà di questa piccola oasi, che tra il XIX ed il XX secolo passa da un’economia agricola e marinara ad una di tipo turistica di un certo spessore .

Capri si arricchisce di una serie di servizi e di infrastrutture moderne ed esclusive che le valgono un decreto governativo che la  dichiara  stazione di cura e villeggiatura per la mitezza del suo clima.

Capri, rifugio  per intellettuali, artisti e sognatori

Ed è così che la fama di  Capri  di un eden in cui potere scappare per trovare pace e serenità, comincia ad accrescere, annoverando tra i suoi esuli i personaggi più disparati:

Capri negli anni ’50

Negli gli anni cinquanta, quelli del boom economico in Italia,  Capri è la destinazione privilegiata dei regnanti (Re Farouk d’Egitto, lo Scià di Persia con la moglie Soraya) e degli attori più noti (Liz TaylorTotò, Rita Hayworth , ecc) di tutto il globo. Ieri come oggi Capri  affascina con il suo canto, e come una sirena adagiata sulGolfo di Napoli’ ti distrae dalla tua rotta fino a farti perdere nelle sue dolci acque cristalline.

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7 Cose da vedere a Capri

Capri è regina indiscussa delle isole del Golfo di Napoli . Una nobil donna che fa a meno di farti una prima impressione micidiale, preferisce stregarti dopo! Sicuramente l’avrete sentita nominare come tappa per trascorrere le ferie nel lusso più sfrenato all’insegna .

Senza dubbio Capri  è da  sempre chic ,  costosa e snob!  Tuttavia, vista la vicinanza da Napoli, è possibile raggiungerla anche per una giornata e apprezzarne le attrattive più interessanti e strepitose. Tra queste ve ne elenco un paio da non perdere:

  1. ‘Faraglioni di Capri’;
  2. ‘Giardini di Augusto’;
  3. ‘Via Krupp’;
  4. ‘Grotta Azzurra’
  5. Piazzetta di Capri’;  
  6. ‘Villa Jovis’;
  7. ‘Villa San Michele’.

Anacapri , la parte più selvaggia di Capri

Il mio tour personalizzato con Gabriele Massa ha come destinazione speciale la parte a sud ovest di Capri  , vale a dire quella meno battuta dalla folla dei turisti. Sto parlando di Anacapri , un delizioso comune alle pendici del Monte Solaro .

Il centro storico di Anacapri  è caratterizzato da una serie di viuzze strette sulle quali si riversano delle case bianche, eleganti nella loro semplicità. E tra una dimora e l’altra si insinuano fiori e bouganville a decorare porte e finestre. Qui c’è quiete e silenzio, ed è la parte nascosta e misteriosa di Capri .

4 Cose vedere ad Anacapri

Se non avete la fortuna come me di affidarvi a una guida locale motorizzata, potete raggiungere Anacapri  in taxi o in uno dei tanti bus di linea che troverete una volta sbarcati a ‘Marina Grande. Ne vale davvero la pena salire in cima fino a qui!

Ci si impiega davvero poco per arrivare ad Anacapri , e potete approfittare percorrendo la bella strada panoramica per perdervi nella natura rigogliosa ed esplosiva di questo paradiso. Ci sono molte cose da vedere e fare in centro, cliccate qui per approfondire. In basso vi propongo qualcosa di diverso e gustoso da provare ad Anacapri !

1. ‘Parco Filosofico’ e il ‘Belvedere Migliera’

Da non farsi scappare il ‘Parco Filosofico’ di Anacapri , che è un percorso tra aforismi e massime del pensiero filosofico occidentale e orientale , gestito da una fondazione dell’economista svedese Gunnar Adler Karlsson , che abita a pochi passi da qui. Esso viene curato dalla fondazione no-profitAdler-Ehrnford- Karlsson’, creata con l’obiettivo di preservare il luogo e la macchia mediterranea lasciata crescere spontaneamente

A seguire non potete rinunciare a un salto al Belvedere Migliera’, lontano dal caos e dalla folla di turisti , circondati da vigneti, giardini curati, pergolati di limoni, e querce secolari cinte dall’edera , improvvisamente mi metto a piangere davanti la vista drammatica dei tre faraglioni capresi .

2. I ‘Faraglioni di Capri’

I ‘Faraglioni di Capri’ sono  tre e si chiamano rispettivamente  ‘Saetta’, ‘Stella’,  e ‘Scopolo’  . Non ci crederete, ma sono alti come dei giganti, che spuntano dal mare in tutto il loro splendore. Questi  sorvegliati dai gabbiani reali, che librano nell’aria insieme a qualche falco pellegrino tra agavi, fichi d’india e ginestre.  Posandosi ogni tanto più a Nord in cima sul Faro di punta Carena .

Guardare  giù per quegli strapiombi infiniti lo spettacolo della di madre natura che si manifesta in tutto il suo splendore,  ti fa pensare che da qualche parte c’è qualcosa di più grande che manovra le fila della nostra esistenza.

3. Da ‘Gelsomina‘, il ristorante di Pasquale 

Ci lasciamo alle spalle  un orizzonte smisurato dove mare e cielo si confondono in un blu cobalto che ritroviamo nelle maioliche dell’ingresso del ‘Ristorante da Gelsomina , in cui ci dirigiamo per  depositare dei liquori.

Il proprietario Pasquale D’Ambrosio  ci fa accomodare e ci intrattiene per qualche ora con un antipasto di pomodori secchie su pane casereccio ed un cocktail di benvenuto il ‘Cosmopolitano’ . Un mix esplosivo di vodka, cointreaux, e succo di mirto dell’orto antistante questa struttura pensata per i palati più fini e per chi vuole allontanarsi dalla mondanità isolana.

‘Gelsomina’ , da piccolo chiosco a ristorante di livello

Gabriele Massa è un vecchio amico di Pasquale D’Ambrosio  e dei suoi genitori Gelsomina e Raffaele . Questi sono raffigurati in una foto in bianco e nero . Sembrano quasi salutarci, ed essere felici di sentire il figlio parlarci  del passato del loro originario chiosco di panini e bibite risalente agli anni ’50 .

Questo oggi si è trasformato in una meta obbligatoria per chi vuole recarsi nell’anima più selvaggia  di questo atollo e trovare un po’ di pace. Come d’altronde era solito fare Moravia, o lo scrittore svedese Axel Munthe , che cita Filomena, la mamma di Gelsomina, nel suo libro ‘Storia di San Michele’.

Pranzo con il meglio della cucina caprese

Ciò che conquista sempre più clienti è la loro cucina , che da morbide caciotte, gustose salsicce, ottime conserve e melanzane sottolio , si aggentilisce poi sotto le mani sapienti del loro chef Perillo .

Questi  prepara ottimi primi, secondi e dessert,  quali:

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4.  ‘Le Palette’ , un ristorante unico

Si fa ora di pranzo e potete immaginare il mio desiderio di gustare quelle delizie , desiderio che  Gabriele Massa realizza invitandomi a ‘Le Palette’. Si tratta di  uno dei locali più esclusivi di Anacapri, fondato nel 1960 dal violinista Paolo Falco e oggi diretto dal giovane imprenditore Alfredo Celio e lo chef Giacomo Olivieri .

Alfredo Celio recupera me e Gabriele Massa con una golf cart. Dopo qualche convenevole di presentazione,  li ringraziamo per averci fatto risparmiare tanta strada in salita sotto un sole leone, un cadeaux che riservano a pochi!

Aria di Anacapri

Ci muoviamo attraverso un viottolo irto pieno di ibiscus rossi selvaggi . Una flora straripante che adorna le facciate bianche di case eleganti. Alcune semplici dimore con le loro persiane azzurre si alternano  a ville e alberghi sfarzosi, tra i quali:

I vini di ‘Gerardo Perillo’

Lo staff del ‘Le Palette, ci accoglie nella sua raffinata terrazza panoramica prospiciente la ‘Baia di Marina Piccola’  con un vino eccezionale della cantina avellinese  ‘Gerardo Perillo’ di Castelfranci:

  • Capri DOC 2018′ Blend di Biancolella, Falanghina e Greco  , questo vino svela un colore  giallo paglierino. Profuma di cedro, mela e fiori bianchi, e ci avvolge con il suo gusto aromatico attraverso un sorso leggero, sapido, minerale, fresco, e persistente.

Alfredo Perillo mi svela che non è facile ripartire dopo l’emergenza Covid  che mette in seria difficoltà Capri  e la sua economia locale . Con quell’umiltà che appartiene solo ai grandi,   Alfredo Celio  mi confessa che l’unica soluzione per lui possibile è portare avanti questo locale storico.

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Storia del ristorante ‘Le Palette’ ad Anacapri

Inizialmente c’era una piccola pensione qui denominata ‘Reginella‘,  dove si riuniva tutta una intellighenzia teutonica per discutere di arte e riposare . Oggi rimane  un museo di quella folla di sognatori che ha dormito nei suoi letti:

Finalmente anche io ho l’opportunità di assaggiare a pranzo una cuisine caprese, che rispetta la tradizione e modernizza le ricette della nonna con originalità senza stravolgerle nella loro genuinità .

Il pranzo è servito, le cozze di ‘Capo Miseno’

La semplicità è la base di piatti di successo appetitosi e indimenticabili come  :

  • Tartare di tonno marinato in crema di pomodorini secchi e marmellata di arancia;
  • Linguine Gragnano condite con una spuma di friarelli’ e cozze di ‘Capo Miseno’ (tra le più pregiate d’Italia) e spolverati da un mix piccante di erbe rosse;
  • Spigola in crosta di pane;
  • Tiramisù con vaniglia.

Quel tripudio di odori e sapori che risvegliano tutti i sensi, quel tramonto incombente che sta per spennellare di arancione le scogliere di marna bianca visibile a un metro di distanza, e la  piacevole compagnia di questi tre brillanti napoletani fanno rallentare le lancette dell’orologio .

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A presto bella Capri!

Gabriele Massa mi accompagna alla nave ed eccomi di fronte all’effetto di smarrimento una volta giunti a Capri. Sbaglio infatti l’orario di partenza per Napoli di ben due ore . Però recupero approfittando della gentilezza della mia guida che mi intrattiene ancora per un amaro in centro al ‘Quisisana Bar’

Gabriele Massa  deve tornare a casa. Mi augura di tornare presto, promessa che manterrò a breve, consapevole del fatto che per stargli dietro a Capri necessiterò di un altro paio di scarpe, e di almeno un cambio!

Il mio tempo è scaduto, e prima di salutare Capri, mi incontro con il giornalista Luciano Garofano, che per qualche minuto mi concede il piacere della sua presenza per parlare del suo libro Un’altra Capri’ .

Chissà magari mi ricapiterà in un’altra occasione di prendere appunti in questo stesso tavolino del ‘Bar Tiberio’ nella paparazzatissima e centralissima ‘Piazza Umberto’. Questa è l’ emblema della dolce vita caprese, che fa girare la testa a tutto il pianeta , voi compresi appena verrete qui!

 

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‘Cantina Sorrentino’, Boscotrecase, Vesuvio

‘Cantina Sorrentino’, Boscotrecase, Vesuvio

“Io amo la luna, assai più del sole. Amo la notte, le strade vuote, morte, la campagna buia, con le ombre, i fruscii, le rane che fanno cra cra, l’eleganza tetra della notte. È bella la notte: bella quanto il giorno è volgare. Io amo tutto ciò che è scuro, tranquillo, senza rumore. La risata fa rumore. Come il giorno.”

Totò

‘Cantina Sorrentino’,  i vini del  Vesuvio

2 Luglio 2020. Abbandono il mio ‘InCentro b&b via Toledo 156’ , la mia porta per Napoli , e mi dirigo verso la   Cantina Sorrentino’  Per me è un occasione di un viaggio enoico  nel mondo dei vini Vesuviani

Seguitemi in questo percorso affascinante, che vi farà venire la voglia di bere subito questi nettari divini! Prima di arrivare a destinazione nella  Cantina Sorrentino, vi racconto della mia tappa nella mitica  Sorrento , a località più visitata della Campania dopo Napoli!

Sorrento e la sua bellezza

Dopo un’ora di treno regionale da Napoli arrivo a Sorrento, una piccola cittadina che si trova nella ‘Penisola Sorrentina’ , di fronte alla baia di Napoli, nella parte sud-occidentale dell’Italia.

Adagiata sulla scogliera che la separa dal suo affollato porticciolo, Sorrento è famosa per  la sua bellezza, la sua notorietà e la sua posizione strategica attirano migliaia di turisti da tutto il mondo ogni anno. Si respira un’aria internazionale a scapito magari della sua vera natura di semplice borgo marinaro. Tuttavia il turismo è il principale volano di questo gioiello del Tirreno, che  da sempre richiama  artisti, scrittori e musicisti!

A differenza però degli altri paesi della ‘Costiera Amalfitana’ e di Capri, Sorrento rimane viva tutto l’anno. Trovare bar, ristoranti e negozi aperti non è mai un problema anche se a gennaio e febbraio molte attività turistiche chiudono.

3 Cose da vedere in ‘Piazza Tasso’ a  Sorrento

Dalla stazione a pochi passi mi ritrovo in  Piazza Tasso’ , il  salotto di Sorrento,  dedicata all’illustre e omonimo poeta Torquato Tasso,  che qui ha i suoi natali .

Questa piazza è adornata dalla statua del patrono Sant’Antonio Abbate. Inoltre è circondata da preziosi gioielli quali:

  1. La ‘Casa Correale’ , palazzo signorile con un bel cortile maiolicato;
  2. La chiesa di ‘Santa Maria del Carmine’  con la sua ricca facciata barocca;
  3. L’elegante Grand Hotel Vittoria’ , famoso per aver ospitato nel 1921 il grande Enrico Caruso.

2 Cose da  visitare nel centro storico di Sorrento

Mi rifugio immediatamente all’ombra di un chioschetto per rianimarmi dall’afa estiva di questo luglio bollente con una spremuta d’arancia ghiacciata.

Subito dopo mi addentro nel centro storico con le sue viuzze strette straripanti di negozi, ristoranti, e di attrattive artistiche e culturali, che richiamano ogni anno milioni di visitatori da tutto il mondo. Meritano sicuramente attenzione:

    1. Il ‘Duomo’ del XV secolo in stile Romanico ;
    2. La ‘Basilica di Sant’Antonio’, che risalente al XI secolo, è uno straordinario esempio di Barocco.

Sorrento, altre 3 cose non perdere

Le sorprese a Sorrento non mancano mai. Ci si sente come immersi in una favola, un sogno ad occhi aperti. Ovunque passeggiando per le viuzze strette del paese, o scendendo giù per qualche scalinata che vi porta in qualche spiaggetta piena di barchette,  sarete come in estasi.

Sarete ammaliati dalle infinite meraviglie della natura che si rivela in tutto il suo splendore, dall’odore dei limoni, alla vista di un mare blu cobalto.

Non c’è da stupirsi se Sorrento strega chiunque ci metta piede, e per quanti ancora stanno pensando di andarci in vacanza vi tento con  altre 3 attrattive da non farvi mancare. Siete ponti?

1. Il ‘Vallone dei Mulini’ di Sorrento. Fascino ancora poco conosciuto di un solco 

A pochi passi da ‘Piazza Tasso’ mi affaccio dalla  ringhiera di via Fuorimura per ammirare il  ‘Vallone dei Mulini’. Si tratta di un luogo affascinante e molto gettonato dai turisti, un solco profondo che attraversa tutta la montagna. Un insieme di valloni che sono venuti fuori da un’eruzione di 35000 anni fa, che devastò tutta la Campania.

Il vallone sparì con l’era moderna a fronte di riempimenti necessari per donare salubrità alla zona. Sinceramente la parte più bella di Sorrento per me sono i suoi due borghi marinari, che mi appaiono come un tripudio di colori , con le onde del loro mare azzurro,  che si infrangono sugli scogli bianchi,  su cui si affacciano case color pastello e strabilianti hotel  di lusso!

2. ‘Marina Grande di  Sorrento’

Il primo borgo marinaro è ‘Marina Grande’, a cui si accede da una strada di gradini ripidi. Un delizioso villaggio di pescatori, dove a parte qualche stabilimento balneare alla moda, pare che il tempo si sia fermato con tutte le barche e le reti tirate sulla riva.

‘Marina Grande’, è il setting del celebre film ‘Pane, amore e fantasia’ con la prorompente Sofia Loren. Rimane invece poco dei vecchi cantieri dove venivano realizzati i famosi ‘gozzi sorrentini’, imbarcazioni per la pesca fatti di legno, sia a remi che a vela.

3. ‘Marina Piccola di Sorrento’

Il secondo borgo marinaro è ‘Marina Piccola’, che in sostanza è il porto di Sorrento, importante approdo di traghetti e aliscafi. Il porto è ubicato in una caratteristica insenatura, chiamata prima ‘Marina di Capo Cervo’ dal nome del promontorio che lo sovrasta. Anche qui ci si può crogiolare al sole nei deliziosi lidi che per lo spazio esiguo sono fatte come delle palafitte sull’acqua.

‘Cantina Sorrentino’, un viaggio nel cuore del  ‘Parco del Vesuvio’

Lascio a malincuore  Sorrento  e raggiungo  Torre Annunziata  ,  dove mi viene a prendere  Giuseppe Sorrentino  , titolare della  Cantina Sorrentino’     nel cuore del Parco del Vesuvio’ ,  che  mi invita per un’intervista . La fortuna premia gli audaci,  specie se entri nelle grazie del mio amico sommelier  Gabriele Massa,  che mi fornisce questo  prezioso contatto!

Entriamo in macchina e durante  il tragitto Giuseppe Sorrentino racconta del suo lavoro,  della sua vita, dei suoi affetti, e dei suoi sogni, che si intersecano l’uno con l’altro senza problemi chiudendo il cerchio della sua esistenza che è assolutamente felice.

Boscotrecase, da riserva di caccia angioina a comune della ‘DOC Lacryma Christi’

Ci fermiamo a circa in località  Boscotrecase   250 metri sopra il livello del mare. Prima di essere uno dei più rinomati comuni della ‘DOC Lacryma Christi’ , questo paesino dal 1337 è poco più di un folto bosco detto “Sylva Mala , che diventò riserva di caccia angioina con tre monasteri al suo interno.

Prima di arrivare nel suo laboratorio divino, Giuseppe Sorrentino  mi parla dell’amore per la sua famiglia e della sua azienda la Cantina Sorrentino. Qui da tre generazioni si producono: vini di altissima qualità, olio, e confetture di frutta.

E che dire del fiore all’occhiello della produzione:

Questo pomodoro è un fiore all’ occhiello dell’agricoltura campana, orgoglio puro per la sua squisitezza, tanto da essere perfino rappresentato nella scena del tradizionale presepe napoletano. Giuseppe Sorrentino  mi fa scendere dalla sua vettura, che di bianco ormai non ha più nulla per via della polvere grigia, che la copre per intero non appena parcheggia davanti l’ingresso della cantina.

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Pranzo alla  Cantina Sorrentino’ con vista sul ‘Golfo di Napoli’

La tenuta della Cantina Sorrentinoconsiste di 35 ettari di proprietà prospiciente  il Vesuvio. L’ imponente vulcano fa da sfondo con tutta la sua solennità al mio pranzo luculliano all’interno dell’elegantissima  sala degustazione. Questa è un terrazzo in legno tutto a vetrate,  da cui si ha una vista mozzafiato sulla:

Cucina a km Zero!

Dalla cucina a vista gestita da mamma Angela Cascone, esce il menù del giorno rigorosamente a chilometri zero.

Cosa mi fa venire l’acquolina alla bocca? Un antipasto di bruschette con contorno di melanzane e zucchine grigliate, assieme a olive verdi, formaggi e salumi locali. E ancora mi gusto un primo di spaghetti  ‘sciuè sciuè’ , in dialetto ‘veloci veloci’ , con sugo di ‘pummarola fresca’ , basilico e parmigiano. E per finire una cocotte di parmigiana da urlo!

Storia della ‘Cantina Sorrentino’

Inizialmente la Cantina Sorrentinoera un podere rustico dell’Ottocento, che con tanta tenacia e determinazione venne trasformata nell’attuale azienda agricola.

Il successo arrivò presto.  Al presente l’impresa è di una importanza rilevante per tutta l’economia locale. Inoltre  copre tutta la filiera produttiva, da quella agroalimentare e vitivinicola a quella dell’accoglienza turistica.

In principio fu nonna Benigna

Il traino per la realizzazione di un business autentico per la  Cantina Sorrentino fu  nonna Benigna . Classe 1953 e cresciuta a pane e vino, Benigna ereditò dei possedimenti.

Nel 1965, la sua vena di contadina esperta e savia, finì   per fare organizzare tutti i suoi averi e quelli del marito per custodire e tramandare a prole e nipoti  i suoi tesori, dai vitigni autoctoni a tante varietà di frutta e ortaggi.

Paolo Sorrentino e il sogno di una vita

Da allora l’attività passò nelle mani del figlio Paolo Sorrentino.  Questi alternò giacca e cravatta in banca a guantoni da imprenditore agricolo.  Nel 1988 Paolo  intestò tutti i beni alla moglie Angela  , e dal 2001 l’intero impero fu gelosamente e attivamente gestito dalle sue tre creature, un maschio e due femmine.

C’è una forte identità in questa cantina. I Sorrentino sono degli appassionati di vino e sono consapevoli della responsabilità che ricoprono. La loro energia e competenza è devoluta al mantenimento degli elevati standard qualitativi del loro vino vesuviano, che è di nicchia, ricercato e molto di moda, mix perfetto di forma e contenuto!

Il cambio generazionale

A oggi la  Cantina Sorrentino è gestita da uno staff giovane e dinamico, eredi di questo antico patrimonio vitivinicolo.

Giuseppe Sorrentino  è il direttore generale, Benigna Sorrentino è l’enologa, e  Maria Paola Sorrentino,  si occupa del marketing e della comunicazione.

A loro fianco si aggiungono nuove figure di esperti enoici: da Bonaiuto Santolo e Marco Stefanini a Carmine Valentino, quest’ultimo rimasto fino al 2010.

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‘Vini Sorrentino’ il meglio della ‘Lacryma Christi DOC’   

Dal 1983 la ‘DOC Lacryma Christi’ è una denominazione che fa riferimento ai bianchi e i rossi prodotti con le uve auctone del Vesuvio.

La Cantina Sorrentino’  ci regala tra i vini più rappresentativi della ‘DOC Lacryma Christi’  fatti con queste secolari varietà locali:

Comuni della ‘DOC Lacryma Christi’ 

Il comprensorio della ‘DOC Lacryma Christi’ raggruppa 15 comuni interessati: San Sebastiano al Vesuvio, Boscoreale, Boscotrecase, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Trecase, Terzigno, Torre Annunziata, Ercolano, Portici, Torre del Greco, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, Cercola e Somma Vesuviana.

Si tratta di un fazzoletto di terra che fa vino dai  tempi degli antichi Romani. Le prime testimonianze della coltivazione dell’uva sul Vesuvio risalgono, infatti, al V secolo a.C.

6 vini della ‘Cantina Sorrentino’  in degustazione

Degustare i  ‘Vini Sorrentino’ davanti al panorama mozzafiato delGolfo di Napoli’ insieme a Giuseppe Sorrentino è impagabile.

Un regalo da farsi assolutamente, perché potrete degustare  il meglio dei vini vesuviani , di cui vi propongo  alcune delle migliori  etichette firmate ‘Cantina Sorrentino’ :

  1. ‘Dorè Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Spumante DOC’ : Questo spumante è in assoluto il primo maestoso tentativo di Metodo Charmat’ da  ‘DOC Lacryma Christi’ a partire da Caprettone per il  90% e Falanghina per il rimanente 10%.  Giuseppe lo chiama  ‘Dorè’, per un duplice ossequio  alla musica e alla grandezza reale di  Carlo D’Angio. Questo spumante fa affinamento per otto mesi in tini di acciaio con delle bollicine tanto fini da sembrare quasi evanescenti. Esso ha un bel colore giallo paglierino chiaro, e sprigiona degli aromi fini e floreali. Alla bocca ha un gusto etereo e fruttato, ed è perfetto da abbinare con antipasti e golosità di mare,  e  secondi di carne bianca;
  2. ‘Benita 31 Caprettone DOC Bio 2019’ : Questo bianco è fatto in onore della nonna Benigna, è un vino biologico di Caprettone in purezza. L’etimologia di Caprettone potrebbe fare riferimento alla forma del grappolo, che ricorda la barbetta della capra, oppure ai pastori suoi probabili originari coltivatori. A lungo  scambiato per il più affermato Coda di Volpe, il vitigno Caprettone viene alla ribalta nel 2014 con l’inserimento della varietà nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite’.  Ciò catturò l’attenzione di tanti sommelier ed estimatori, che stanno contribuendo efficacemente al posizionamento del vino sulle principali piazze internazionali. ‘Benita 31 Caprettone DOC 2019’  è un bianco piacevole, deciso al naso con delle note minerali di grafite, mediterraneo nei sentori di finocchietto e timo e piacevolmente agrumato nei toni del bergamotto. Il sorso rimanda ad un’energia piena e succosa e con il suo finale lungo di note balsamiche di menta è l’ideale per calmare l’arsura estiva.  Magari davanti a delle invitanti linguine allo scoglio;
  3. ‘Vigna Lapilli Lacryma Christi del Vesuvio Bianco DOC Superiore 2018’ : Questo bianco nasce da uve selezionate di Caprettone 80% e Falanghina 20% del vigneto ‘Vigna Lapillo’ . Un terreno pieno appunto di lava e lapilli che si riflettono nella mineralità e grazia di questo bianco dal colore giallo paglierino. Dal profumo intenso, è corposo al gusto con sentori fruttati di mandorla, pesca bianca e pera. Se siete travolti dalla bontà di crostacei e molluschi, è il suo!
  4. ‘Lacryma Cristi del Vesuvio Rosato DOC Bio 2018’ : Questo vino da  Piedirosso 100%  è il rosé per ogni tipo di banchetto, che dona piacere tanto alle papille gustative quanto alla vista. Un rosato dal colore cerasuolo che colpisce per la sua mineralità , il suo essere amabilmente fruttato. Si presta a essere d’accompagnamento per arrosti di carne bianca, risotti, pesci tipici del napoletano, o per la classica ’zuppa di polipi’    servita con salsa di Pomodorini del Piennolo del Vesuvio D.O.P’.;
  5. ‘7 Moggi Vesuvio Piedirosso Bio 2018’ : Questo rosso dal profondo color rubino è fuoriuscito dalle mani di papà Paolo , che compra altra terra ove semina Piedirosso di cui questo rosso è fatto al 100% . Si chiama ‘moggio’ come l’unità di misura agraria vesuviana corrispondente ad un terzo di un ettaro. Si presenta fruttato al naso e morbido al palato. La sua dolcezza  simile a quella del Pinot Nero gli consente di sposarsi con cibi molto diversi tra loro, come lasagnette di pesce azzurro e pomodorini, ma anche pizza e formaggi assortiti;
  6. Lacryma Christi Rosso Vesuvio Bio 2016′ : Questo rosso proviene dai 500 m2 dati in gestione agli apicoltori , e da questo punto di alta salubrità dell’aria,  viene fuori  un rosso di  Piedirosso 80% e Aglianico 20%  . Esso è contraddistinto da un forte  colore rubino e dalle sue inconfondibili  note di more. In  bocca è molto asciutto e  leggero,  ma l’affinamento di 12 mesi in botte grande Allier di rovere sloveno ed altri 14 in bottiglia , gli rilascia una punta di  piccante e liquirizia, giusto carni, paste e agnello.

Cosa rende i ‘Vini Sorrentino’ così speciali?

Ma cos’è che rende i ‘Vini Sorrentino’ così speciali? La risposta è il loro ‘terroir’, unico e irritrovabile! I suoli delle vigne sono ricchi come sono di minerali, pietre pomici, lapilli e potassio. La loro fertilità è conseguenza delle varie eruzioni laviche nel versante sud-occidentale del Vesuvio , proprio dove stanno i vigneti aziendali.

Si tratta di un patrimonio enorme, una distesa di terreni lavorabili fino ad un massimo di altitudine che va dai 280 ai 780 metri, oltre i quali si trovano solo scenari lunari, una fonte di ricchezza custodita e regolamentata dal  ‘Consorzio Tutela dei Vini del Vesuvio’  risalente al 2015.

Un clima mite tutto l’anno

‘Consorzio Tutela dei Vini del Vesuvio’  persegue l’obiettivo di migliorare la viticultura portandola al massimo delle sue potenzialità, unendo  il sapere secolare all’utilizzo della tecnologia per tutto ciò che serve a garantirne il pregio, il monitoraggio e favorire la sperimentazione. Cose queste ultime che stanno alla base della filosofia aziendale della cantina ‘Cantina Sorrentino’ , che ne è membro attivo!

Se a ciò si aggiunge un clima mite d’ inverno e caldo d’estate, una posizione geografica che risente dell’influsso marino, e di un’importante ventosità moderata dall’azione riparatrice delle catene montuose, si può intuire l’incomparabile tipicità di queste viti. Inoltre queste sono tra le poche nel pianeta a essere a piede franco, grazie all’azione della sabbia, che le nutrì e le difese dagli effetti nefasti della fillossera di fine Ottocento.

‘Cantina Sorrentino’ è green

E che dire dell’alta porosità del sottosuolo e del costante stress idrico, che costituiscono un’arma efficace contro gli attacchi di patogeni.

In questo modo infatti si favorisce spontaneamente la conduzione biologica dei vigneti della Cantina Sorrentino’. Sono assolutamente dei prodotti sani, che vengono confezionati in modo naturale senza sconvolgere chimicamente le loro potenzialità.

3 linee tradizionali di vino della ‘Cantina Sorrentino’

La  ‘Cantina Sorrentino’  ha  tre linee aziendali da cui potere scegliere il meglio della ‘DOC Lacryma Christi’ :

5 caratteristiche della viticoltura della ‘Cantina Sorrentino’
  1. Uso di appropriati sistemi di allevamento (da quello usuale della pergola a quello più recente della spalliera);
  2. Accurata selezione delle uve;
  3. Terrazzamenti;
  4. Orientamento studiato dei filari;
  5. Rese equilibrate.

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‘Vesuvio Inn’, dormire tra le vigne del Vesuvio

Inebriata dai ‘Vini Sorrentino’ mi incammino con  Giuseppe Sorrentino  tra le magnifiche vigne aziendali, che avvolgono dei casolari di proprietà ristrutturati a ’Gest Houses’  per la gioia dei Wine Lovers .

Per concludere , posso davvero garantirvi che la famaglia  Sorrentino sanno  trasmettere la passione per la loro terra  attraverso la una produzione vinicola di eccellenza.

A ciò affiancano anche un lavoro di accoglienza turistica di alto livello pensato per  tutti quei viaggiatori, che vogliono concedersi una fuga da tutto e tutti . E per questo scopo mettono a dispozione i loro alloggi e servizi annessi :

Per farvi arrivare a casa tutto lo splendore di Napoli , deliziatevi con un’anteprima dei ‘Prodotti Sorrentino’, cliccando questo link in basso , omaggiandovi al contempo  di un coupon sconto  per un ordine online:

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