Michele Satta, Bolgheri

Michele Satta, Bolgheri

L’essenziale è invisibile agli occhi”. 

Antoine de Saint-Exupéry

Michele Satta, 1 giorno in cantina per scoprire Bolgheri

I vini di Michele Satta sono l’essenza di Bolgheri , una zona a Sud di Livorno, che pochi conoscono. Si tratta di una zona ricca di fascino,  arte e cultura, e con una grande vocazione vitivinicola che è esplosa negli ultimi 50 anni! Vi racconterò di  Michele Satta , che è uno tra gli storici winemaker di Bolgheri, Questo per farvi conoscere la sua cantina , la storia di questo fazzoletto di terra e la sua magia.

D’altronde, si sa,  la Toscana è maledetta, pensi di starci poco e poi ci rimani per sempre! Questo è successo anche a Michele Satta , esattamente  nel 1974 , quando  iniziò a trascorrere qui  le  vacanze di famiglia.

Venite con me, si parte!

Michele Satta

Visita alla cantina di Michele Satta a Bolgheri

Novembre 2019.  Una mattina soleggiata  si parte in macchina. Direzione cantina di Michele Satta, Bolgheri. Il percorso si snoda attraverso  stradine strette,  verso una  pianura d’erba puntellata da papaveri, trifogli e alberi maestosi.

L’ ingresso semplice e minimale della cantina  di Michele Satta inganna . Questo  perché l’architettura dei suoi interni invece si impone con due piani di maestosità, modernità e raffinatezza. Insieme ad altri ospiti ci ritroviamo in una terrazza panoramica prospiciente la famosa Costa degli Estruschi’,  e ad accoglierci il giovane Matteo Bonaguidi,  brillante sommelier in carriera. 

Tutto parte dalla ‘Vigna del Cavaliere’

Appoggiandosi al muretto rovente della balconata, Matteo  ci  indica un punto preciso di Bolgheri tra acque trasparenti, cielo ed ulivi da cui inizia l’avventura di Michele Satta. Si tratta della ‘Vigna del Cavaliere’, il cui rudere è l’ombelico di quella che adesso è la tenuta:

  • una superficie vitata di 24 ettari con una produzione media di 150.000 bottiglie annue, ottenute tutte da uva propria.

In questa area benedetta da Dio il vino è nato molto prima dell’uomo, il vino qui è cultura, è tradizione, è l’anima stessa di Bolgheri . Michele Satta è riuscito perfettamente a valorizzare ogni cosa, che apprendiamo nel dettaglio  con le parole di Matteo prima del banchetto!

Michele Satta, l’uomo

Michele Satta, nasce a  Sant’ Ambrogio Olona, un paesino vicino Varese. Lui è di sangue mezzo sardo e mezzo piemontese. Dopo il liceo classico ,  si iscrive ad Agraria a Milano per un richiamo istintivo verso la natura. Forse lo hanno forgiato i ricordi dell’adoloscenza, trascorsa in villeggiatura tra Sardegna e Toscana, tra acque cristalline e colline di girasoli.

E tra una punta e l’altra dello stivale con le sue diramazioni isolane, come la verità che sta in mezzo, Michele Satta si ritrova a vivere presto  a Castagneto Carducci. Inizialmente metà estiva per un impiego occasionale da fattore propostogli da un amico del padre ingegnere.

Maledetta Toscana!

Nulla è per caso, ed evidentemente c’è una linea sottile, misteriosa, l’Io più profondo, che unisce tutti questi eventi e che spingono Michele Satta a spiegare le vele verso Toscana. Così ventiquattrenne Michele Satta continua l’università a Pisa e sposa Lucia da cui ha sei figli, di cui Giacomo, l’enologo, e Benedetta, responsabile comunicazione, costituiscono l’asse portante dell’azienda agricola.

Il 1983 è un periodo faticoso per  Michele Satta , che però lo tempra e lo fortifica nello spirito.  Per mandare avanti la baracca si sporca le mani, quelle stesse con cui sfoglia i libri da cui apprende con passione l’Ars Agricolae. Tuttavia la poesia dura davvero poco!

L’Italia negli anni ’80. Economia che punta alla quantità e non alla qualità!

Michele Satta  è infatti testimone di un’agricoltura che sta mutando a vista d’occhio, si sta ammodernando con il conseguente e negativo effetto di prediligere la quantità alla qualità e ciò fa abbassare i costi della merce.

Non si guadagna molto con quella fattoria ormai fuori moda ! Appena settanta ettari coltivati a pesche, fragole, carciofi, grano, e un po’ di vigna, che sono rivenduti per una miseria ogni mattina all’alba ai mercati centrali limitrofi.

Mala tempora currunt!

Michele Satta ce la mette tutta per fare funzionare gli ingranaggi di una macchina che però ormai è al collasso, come le sue finanze. C’è da affannarsi il pane tanto quanto basta per sfamare la cospicua prole.

Un concorso in banca a Roma potrebbe essere l’ancora di salvezza. Però c’è la tentazione di restare a lavorare la terra. Accade infatti che il suo vecchio capo gli propone di  curare la parte commerciale e i proventi delle vigne della stessa fattoria che abbandona in precedenza per sfinimento! Michele Satta non esita neppure un attimo e fa ritorno al solo destino cui è designato, il più nobile della terra, il vino! Da allora non si ferma più.

Degustazione vini Michele Satta

Degustazione dei vini di Michele Satta, Bolgheri

Il mio viaggio a Bolgheri   prosegue con la degustazione dei vini Michele Satta. Matteo  si fa notare subito per la sua classe e la sua professionalità . Si capisce subito che fa quello che gli piace fare.

Matteo  prepara i tavoli con dei cestini di pane sciocco e taglieri di salumi e formaggi locali. Sistema in fila tutti i bicchieri , che riflettono una luce calda, quella che entra attraverso le grandi vetrate della sala degustazione.

I miei vini preferiti di Michele Satta

Ecco qui di seguito la  selezione dei rossi e dei bianchi di Michele Satta. Tra quelli che proviamo  mi hanno particolarmente colpito:

  • ‘Bolgheri Bianco Costa di Giulia 2019’: battezzato così dal vigneto da cui proviene oltre che quello di ‘Querciola’, è  una bomba esplosiva di 70% di Vermentino e di 30% Sauvignon . Un bianco che fa innamorare Michele Obama in occasione del suo quarantunesimo compleanno al  ‘Caffè Milano’ di Washington. Questo vino  a contatto con le fecce fini fa affinamento lungo per circa sei mesi in tini di acciaio. Dal colore giallo paglierino, alterna i suoi profumi di pesca bianca e fiori delicati a evidenti sentori di  timo,  erba appena tagliata, miele , vaniglia. Dal finale lungo si presta a invecchiare qualche anno ;
  • ‘Syrah Michele Satta 2016 è un rosso in purezza di Syrah , proveniente dal vigneto detto  ‘Vignanova’ . Possiede tutte le caratteristiche di un vino mediterraneo, molto  sofisticato . Non  ha nulla da invidiare ai superbi rossi francesi del Rodano. Fermenta in botti di rovere da trenta hl ed affina diciotto mesi in barriques di secondo, terzo e quarto passaggio ed un anno in bottiglia con capacità di invecchiamento fino a venti anni. Nel calice si annuncia con un colore rosso rubino cupo, con note di frutta a bacca nera e si arricchisce di sensazioni speziate e nuance di erbe aromatiche. In bocca è di ottimo corpo, con un tannino maturo e termina con una chiusura persistente;
  • ‘Il Cavaliere 2017’: è un rosso 100% da selezione di uve Sangiovese raccolte a mano nei vigneti di ‘Vignanova’ e ‘Torre’ . Esso fa cemento per diciotto mesi , e può invecchiare fino a venti anni. Presenta un colore rubino ed al naso è molto aperto, con aromi di prugna, violetta, tabacco, cuoio e terra di bosco. In bocca è sapido e con tannini morbidi, con un retrogusto di liquirizia e un piacevole finale;
  • ‘Piastraia Michele Satta’ 2017: è un rosso, un taglio bordolese di Cabernet, Merlot e Sangiovese che con l’aggiunta di una punta di Syra prende il corpo  dei vini del Sud. Le uve provengono da cinque diversi vigneti che sono: ‘Torre’, ‘Poderini’, ‘Vignanova’, i ‘Castagni’ e ‘Campastrello’. Ciascuna varietà è fermentata separatamente in botti di rovere troncoconiche da trenta hl.  Sosta in barriques di legni francesi tra i diciotto ed i ventiquattro mesi. Un vino smart con un colore tendente al porpora con riflessi violacei. Al naso emergono note di ciliegia, cacao, e fiori blu. Il vino è sapido, con tannini rotondi e finale lungo. Capacità di invecchiamento fino a venti anni.

I vini di Michele Satta stregano e fanno venire voglia di stare bene, di godersi la vita, di rilassarsi.

Bolgheri, il viale dei cipressi più famoso al mondo

Chiunque arrivi a Bolgheri finisce vittima del suo incantesimo, non appena si percorrono i cinque chilometri dell’Aurelia fiancheggiati da 2500 “cipressi che alti e schietti quasi in corsa giganti giovinetti vanno fino a San Guido in duplice filar “.

Questi ultimi sono i versi del poeta Giosuè Carducci, premio  Nobel per la letteratura italiana nel 1906, che immortalano questo antico borgo medievale fondato nel XI dal Conte Gherardo della Gherardesca, il cui stemma all’ingresso del castello in mattoni rossi   saluta migliaia di visitatori all’arrivo della bella stagione .

Bolgheri, la Bordeaux d’Italia

Bolgheri è una frazione del comune di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno. La sua posizione strategica, tra le Colline Metallifere e la leggendaria ‘Costa degli Etruschi’, fa di questo villaggio un territorio unico .

Immersa in una vegetazione rigogliosa e con le sue torri  affacciate su un mare cristallino,  Bolgheri è il fiore all’occhiello della Toscana grazie al Marchese Mario Incisa della Rocchetta, la cui genialità si materializza in tre suoi capolavori e ora attrattive del posto:

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta. In principio è il ‘Sassicaia’

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta  è nato a Roma . Lui è di  stirpe sabauda, e  giunge in Maremma al seguito del suo matrimonio nel 1930 con l’affascinante Clarice, discendente del conte Ugolino cantato da Dante nella sua ‘Divina Commedia’.

Agronomo, cosmopolita, visionario e di classe il Marchese Mario Incisa della Rocchetta  ‘colonizza’ Bolgheri, un centro agricolo di appena cento abitanti e dimenticato da Dio, e la trasforma in una corte stupenda con il suo entourage aristocratico.

Ribot, il cavallo prodigio di Bolgheri

Nei poderi ereditati il Marchese Mario Incisa della Rocchetta  apre un allevamento di cavalli da corsa da cui fuoriesce Ribot, che tra il 1955 e il 1958, vince sedici competizioni su sedici, dall’ ‘Arc de Triomphe’, al ‘Royal Ascot’ da San Siro a ‘Longchamp’.

Dal Cabernet dei Duchi Salviati di Pisa al ‘Sassicaia’

Ci fa anche una fattoria e in particolare a Castiglioncello di Bolgheri nel 1944 il Marchese Mario Incisa della Rocchetta semina delle barbatelle di Cabernet importate dai Duchi Salviati di Migliarino , che frequenta ai tempi dell’università a Pisa, e come il cappellaio matto tira fuori il primo taglio bordolese della Maremma.

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta non è del tutto soddisfatto di quella miscela di vitigni per nulla armonico, ma in fin dei conti gli sta bene, è un esperimento, il suo vino non vuole venderlo ma solo goderselo con chi gli sta intorno e con gli amici.

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta non si arrende e azzarda a regolare il tiro spostando il vigneto in un campo più alto che chiama ‘Sassicaia’ per il mix di sassi e ghiaia che la caratterizza in onore a Graves a cui si ispira,  e da cui ha origine l’omonimo vino che farà di  Bolgheri la Bordeaux d’Italia e un prestigioso centro di riferimento per l’enologia europea.

Nasce il ‘Sassicaia’

Ci vogliono venti anni di perfezionamenti e vicende varie prima che nasca il rinomato ‘Sassicaia’ che ognuno di noi vorrebbe in uno scaffale in bella mostra!Di fondamentale importanza è la lungimiranza del Marchese Mario Incisa della Rocchetta nell’avere individuato in Bolgheri la base per la replica del taglio bordolese francese. Questo è  sempre stato di gran tendenza in Europa e oltre oceano, e ha reso celebre Bolgheri .

Oltretutto si è offerto qualcosa di nuovo al mercato italiano che, da dopo il sofferente e disastroso dopoguerra alla lenta ripresa economica,  ha dormito per quanto riguarda il vino almeno fino agli  anni ’80!

DOC Bolgheri Consorzio di Tutela Vini

‘Sassicaia’, l’oro rosso di Bolgheri

E senza dubbio lo scossone del terremoto  ‘Sassicaia’ con epicentro a Bolgheri si avvertirà in superficie e profondità lungo tutta la penisola ! Pazzo o pioniere, il  Marchese Mario Incisa della Rocchetta lascia il segno a Bolgheri.

A differenza dei contadini della sua era per cui il vino è un modo per sopravvivere e da bere prima dell’inverno successivo, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta è un nobile dentro e fuori . Lui vuole fare un vino di pregio, si interessa ai problemi agricoli evidenziando la necessità dì uscire dall’improvvisazione e di imitare i francesi dando un tono alla materia.

Seguendo il metodo francese e in controtendenza con l’allora dominante produzione di massa dovuta all’avvento delle nuove tecnologie, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta impianta vitigni selezionati e sperimenta nuovi metodi di vinificazione. Preferisce basse rese in vigna e vitigni alloctoni a quelli autoctoni, lascia perdere il torchio a favore di una pressatura più dolce, e introduce l’affinamento in botte.

La famiglia Antinori , Giacomo Tachis e  l’ascesa del ‘Sassicaia’

Tutti questi sforzi sarebbero stati forse vani se ad un certo punto di questo bel romanzo non ci sarebbero stati altri protagonisti! Da una parte il figlio Nicolò Incisa della Rocchetta,  che, capendo la reale potenzialità di quel  ‘primitivo’ ‘Sassicaia’   osa commercializzarlo.  E dall’ altra i parenti patrizi degli Antinori nelle figure di Niccolò e Piero , che si occupano del marketing.

Questi ultimi fanno scacco matto facendo assumere il loro enologo,  il pater vinorum Giacomo Tachis. Il padre del ‘rinascimento del vino italiano’  stabilisce  tecniche  e tempi di affinamento, ingentilisce e struttura quello che sta per essere il primo cru del Bel Paese!

1968, l’anno del ‘Sassicaia‘. Luigi Veronelli e Robert Parker lo acclamano! 

Con l’inconfondibile etichetta della rosa dei venti dorata su sfondo blu disegnata dallo stesso Marchese Mario Incisa della Rocchett , il ‘Sassicaia’ viene imbottigliato per la prima volta nel 1968 e messo in distribuzione nel 1972 .

L’oro rosso di Bolgheri è sgrezzato dalle sue impurezze a tal punto da abbagliare i big del giornalismo enogastronomico. Le prime luci del ‘Sassicaia’ colpiscono Luigi Veronelli , pietra miliare nostrana del  wine & food , che gli dedica un articolo intero su ‘Panorama’ nel 1974.

Successivamente  con l’annata del 1978 il  ‘Sassicaia’ vola oltre i  confini . Questo esattamente quando la rivista inglese ‘Decanter’   lo proclama come migliore Cabernet tra quelli in competizione di altri trentatré paesi in un concorso tenutosi a Londra . Qui   prevale addirittura sui famosi chateaux bordoles

La vendemmia del 1985 regala al ‘Sassicaia’ 100 punti assegnati dalla penna di  Robert Parker,  guru della critica americana che lo consacra a fama internazionale.

Cosa sono i ‘Super tuscan’? 

E se vi dico che il ‘Sassicaia’ star indiscussa del jet set planetario usciva con la denominazione ‘vino da tavola’? Un paradosso questo che scatena e indigna al punto che, per questa categoria di vini speciali che non si adattano  alle regole dei rigidi disciplinari di allora come le DOC del 1983′ , che tutelano i soli bianchi e rosé.  Ecco che si conia in America il termine di ‘super tuscan’, dove ‘super’ sta per ‘diverso’ e non ‘migliore’.

La ‘Doc’ per i vini di Bolgheri e il ‘Sassicaia’

Bisogna attendere fino al 1994 con la formazione delle ‘DOC Bolgheri’ ,  ‘DOC Bolgheri Superiore e ‘DOC Bolgheri Sassicaia’ per placare le ire funeste .

La costituzione  del ‘Consorzio per la Tutela dei Vini Bolgheri DOC’ , di cui Michele Satta è uno dei soci fondatori, nel 1955 con le sue cinquantacinque imprese agricole, sigilla a fuoco una grande  business venture . Questa ricerca costantemente di preservare sapere antico congiunto a modernità  e innovazione con lo scopo  di garantire a Bolgheri  un futuro tutto in salita.

I grandi di Bolgheri dopo il ‘Sassicaia’: ‘Ornellaia’, ‘Guado al Tasso’, ‘Grattamacco’, ‘Masseto’ 

In soli cinquanta anni Bolgheri  passa da 120 a circa 1300 ettari di vigna e assurge a  fenomeno di  vini da collezione che oltre al ‘Sassicaia’ vede spuntare nelle immediate vicinanze  mostri sacri del made in Italy quali ‘Ornellaia’, ‘Guado al Tasso’, ‘Grattamacco’ e  il ‘Masseto’ , Merlot al cento per cento che nel 2001 il ‘Wine Spectator’ celebra come secondo solo al ‘Petrus’ di Pomerol.

Bolgheri non è una moda!

Bolgheri non è una moda o un capriccio di qualche blasonato ma il ‘Rinascimento’ del vino in Toscana, nel momento in cui il ‘Brunello’ e l’Italia sonnecchia per poi svegliarsi del tutto a fine anni Novanta ed essere in classifica tra le potenze enoiche del globo . Bolgheri è il frutto del lavoro e il più dolce dei piaceri di uomini intelligenti e illuminati .  Questi  hanno collaborato e dialogato ribaltando le sorti di questa deliziosa cittadina.

Bolgheri ieri landa del deserto e considerata addirittura non vocata alla viticultura , oggi è una chicca dell’enologia italiana . Un luogo densamente popolato e affollato di turisti, curiosi e investitori provenienti da ogni parte del pianeta.

Cantina Michele Satta

Michele Satta, l’azienda

Michele Satta scommette tutto il suo essere e il suo avere a Bolgheri sin da quando ci mette piede. Genius loci , vate, o cosa? Michele Satta è certamente un imprenditore fuori dagli schemi, dotato di grande personalità, sensibilità ed intuito.

Non dimentichiamo però che se Michele Satta è un’autorità in fatto di vino non è solo per  i suoi studi, il suo carattere, le sue esperienze, e certe circostante favorevoli, ma principalmente per la devozione, la costanza , la  gioia e la serietà con cui ha perseguito  i suoi obiettivi, i suoi ideali.

La filosofia di Michele Satta!

Tutto quello che dai ti torna indietro nel bene e nel male, e quanto è vero per  Michele Satta ! E si sa che la fortuna non è una dea cieca ma aiuta gli audaci!  Tutto questo associato a un rapporto quasi ancestrale tra  Michele Satta  e la terra, che è il leitmotiv della sua esistenza stessa, si traduce nella nascita della sua azienda nel 1983 e nel suo primo vigneto nel 1991.

Michele Satta si distingue dagli altri fuoriclasse a Bolgheri  perché è una voce fuori coro nel dare largo spazio alle uve del posto quali Sangiovese e Vermentino (sia in assemblaggio che in purezza), e nel cimentarsi con altre varietà quali per esempio il Sauvignon Blanc, il Tempranillo e il Petit Verdot.

Una mossa alquanto temeraria quella di Michele Satta in un ambiente di altolocati e di certezze stellate tra le quali primeggia quella del ‘Sassicaia’ , ma mossa del tutto inevitabile per movimentare l’identità territoriale di questo paesotto maremmano, rispettandone sempre l’inclinazione per i vini bordolesi.

Cosa fa di particolare Michele Satta a Bolgheri con il vino?

In linea con i bolgheresi classici,  Michele Satta ha una sua personale visione del vino in cui soggiace prevalentemente l’intenzione di esaltare al massimo la complessità aromatica tipica del terroir mediterraneo che Bolgheri riesce a sprigionare.

Ciò si incarna perfettamente in tappe importanti della sua carriera enoica che dà alla luce nel 1987 il ‘Costa Giulia’ , 100% Vermentino,  e  nel 1994 il ‘Piastraia’ , blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese.

A fine anni novanta, reduce di una consulenza presso l’ ‘Ornellaia’ e sotto la supervisione del prof. Attilio ScienzaMichele Satta pianta anche una piccola porzione di Teroldego, quest’ultimo ingrediente di un’altra opera d’arte di Michele Satta che è il ‘I Castagni’.

Michele Satta, Paolo Lazzarotti studio fotografico

La barricaia di Michele Satta, Bolgheri

Un momento solenne della visita alla cantina di Michele Satta, è quando scendiamo nei  sotterranei , che sono  dedicati all’affinamento dei vini. Appena siamo giù nella cella rocciosa in cui i vini riposano,  Matteo ci confessa una cosa! Cioè che molti  Wine Lovers & Experts snobbano i vini bolgheresi , perché troppo freschi, fin troppo fruttati e non tipici. E principalmente perché essi  accontentano in maggiore misura il palato degli intenditori americani e cinesi.

Ogni testa è tribunale e la verità sta in mezzo! Lo ascoltiamo attenti lì tra le botti e le anfore di terracotta.  E dopo avere assaggiato i vini di Michele Satta, nessuno dei presenti ha dubbio alcuno che il bello per Bolgheri  deve ancora arrivare, nonostante i dubbi di qualcuno!

E come non credere ad un avvenire glorioso per questi vini marittimi, sontuosi, con una traccia balsamica indimenticabile che è il ricordo della macchia mediterranea, tratto specifico che li rende irripetibili.

Quanto è grande la cantina di Miche Satta? 

Michele Satta vanta una superficie vitata di 24 ettari , fruttando attualmente 150.000 bottiglie ottenute da uva propria. Matteo ci fa fare un giro all’interno della bottaia ed è orgoglioso di quello che ci sta descrivendo.

I suoi occhi brillano quasi a illuminare quegli spazi bui e freschi della grotta dove i vini di Michele Satta dormono per esprimere al meglio tutto il loro valore. Un valore che e è strettamente legato al terroir esclusivo di  Bolgheri , che li fanno oggetto di invidia!  Una alchimia naturale di sole, mare e terra questa è Bolgheri! Matteo ci spiega il motivo.

Le vigne di Michele Satta, il terroir di Bolgheri

Le vigne di Michele Satta sono tra quelle più a sud di tutto il comprensorio. Qui il suolo è particolarmente fertile , essendo  variegato per struttura: per lo più sabbia e in molti punti argilla. C’è anche del  limo,  di medio impasto,  drenante, e privo di sedimenti, cosa che facilita alle radici delle viti di scendere giù a fondo per alimentarsi.  

Matteo va avanti narrando che i filari, trattati con pratiche biologiche, sono protetti dal vento a est dalle colline, mentre a sud beneficiano degli effetti del mare e dei fiumi Cornia e Cecina . L’acqua apporta:

  • luce, favorendo la fotosintesi;
  • mitiga  il clima;
  • rende le estati fresche e gli  inverni miti;
  • genera  brezze gentili,  che tolgono la dannosa umidità in superficie.

Bolgheri, a presto

Bolgheri, a presto!

Una passeggiata tra le stradine ciottolate di  Bolgheri  e una cena a lume di candela nell’ intima e raffinata ‘Enoteca del Centro’ conclude magicamente il mio incontro con Michele Satta.

Mi sono riconcessa un sorso del suo ‘Syrah 2015’ , che è in poesia una frase di Antoine de Saint-Exupéry:

“E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”. 

Non è necessario che vi consigli Bolgheri  per una vacanza, o una semplice gita fuori porta. Perché l’Italia è meravigliosa, e se verrete qui capirete il motivo!

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

 

Poggio al Sole, il buen ritiro di  Roberto Cipresso a Montalcino

Poggio al Sole, il buen ritiro di Roberto Cipresso a Montalcino

“…Se riesci a parlare con la canaglia
senza perdere la tua onestà
o a passeggiare con i re
senza perdere il senso comune…

…Se riesci a colmare l’inesorabile minuto
con un momento fatto di sessanta secondi
tua è la terra e tutto ciò che è in essa
e quel che più conta sarai un uomo, figlio mio…”

Rudyard Kipling

Intervista ‘Poggio a Sole’ a Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale 

Nulla è per caso, c’è sempre una ragione perché qualcosa accada. E senza dubbio la fortuna fu dalla mia parte l’08 novembre del  2008 quando per la prima volta incontrai Roberto Cipresso , winemaker di fama internazionale!

In quella data speciale si organizzò una cena con la degustazione dei vini di Roberto Cipresso   al ristorante ‘Nautilus’  di Tirrenia , vicino Pisa. Tutti gli ospiti rimasero travolti dal carisma e dalla sua personalità. Tutti quanti rimanemmo immobili ad ascoltare la storia della sua vita e dei suoi successi.

Da allora  Roberto Cipresso è stato  il mio mentore del vino e non finirò mai di ringraziarlo  per la fiducia che ha sempre dato alla mia penna! Mi ha spedito  un po’ ovunque in Italia per raccontare di vigne e di territorio presso le aziende a cui fa  da consulente. E ancora una volta vorrei tentare di parlarvi in questo post  dell’eclettico vigneron che hatto del vino una missione di vita!

Il mio primo report sul vino della Sardegna per Roberto Cipresso

Per me Roberto Cipresso fu,  e continua a essere, un’ occasione unica. Per cui non dimenticherò mai  il primo  wine report per l’enologo nazionale. Un articolo dedicato alla cantina dei ‘Garagisti di Sorgono’ alla scoperta della Sardegna e della ‘DOC Mandrolisai’  .

Quella fu un’esperienza indimenticabile, che mi portò continuamente a riempire le pagine del mio blog sul meglio del panorama enoico italiano! E da lì il passo a intervistare Roberto Cipresso fu breve. Mi ospitò un weekend di Giugno  a  ‘Poggio al Sole‘ , il suo agriturismo cinque stelle a Montalcino. Non potei essere più felice! Per me fu un modo per avvicinarmi in punta di piedi al suo fantastico mondo . E spero con questo mio articolo di farlo conoscere anche a voi!

‘Poggio al Sole’,  splendore della campagna toscana

Era inizio estate quando soggiornai a ‘Poggio al Sole’, un’ esclusivo  wine relais vicino Montalcino , immerso in due ettari di terra coltivati per lo più a Brunello . Nel 1996 Roberto Cipresso trasformò un vecchio rudere del 1700 in quello che oggi è ‘Poggio al Sole’ . Cioè un casale  stellato di  cinque appartamenti in perfetto stile toscano , dotato di tutti i comfort per una vacanza diversa dall’ordinario. Un eden in cui rifugiarsi sito tra  Castelnuovo dell’Abate , Sant’Angelo in Colle, e il Monte Amiata .

La mi camera si chiamava  ‘Sole’ . Sistemate le valigie,  rimasi  sul davanzale di un balconcino intrappolata dalle bellezza di una natura, che si rivelava in tutto il suo rigoglio. Filari infiniti, e borghi medievali dal sapore antico , che si intravedevano tra le morbide colline che circondavano tutta la tenuta.

Poggio al Sole

A cena  con Roberto Cipresso e la sua famiglia

A distrarmi da quella meraviglia e pace fu solo la fame! Appena lo stomaco brontolò, scesi giù dalle scale e montai in macchina con Roberto Cipresso  per andare a mangiare una pizza con la sua famiglia. E il suo braccio destro, Fabio Degli Stefani. Giunti a destinazione ci sedemmo a una trattoria  molto intima e accogliente.  Per tutta la serata  Roberto Cipresso   mi raccontò su di lui, i suoi affetti e la sua passione per il vino  . Prendendo qualche appunto, lo ascoltavo meravigliata.

Si fece  tardi e ritornammo  sfiancati dall’afa a ‘Poggio al Sole’. Andai a letto, ma non chiusi occhio. Il cielo era  un manto di stelle, che giocavano con le punte dei cipressi alti nel viale alberato all’ingresso del casolare.

Vino, il Romanzo Segreto’,  il libro di Roberto Cipresso

L’ndomani mi alzai verso le cinque. ero proprio insonne. Forse perché ero emozionata  per quello che stavo vivendo.  Dalle persiana della mia stanza l’occhio cadde su delle sagome di alcuni contadini, che stanno vendemmiando. Era come ammirare  un quadro di Monet.

Non potei riprendere sonno, così aspettai in giardino l’alba sdraiata su una chaise longue. Mi svegliai quando Macchia,  il gatto di quell’oasi,  con le sue zampette si strusciò addosso a me . Dopo un’ abbondante colazione mi misi all’ombra di una quercia a  mettere in ordine gli appunti su Roberto Cipresso e la sua esistenza. Non fu facile, ma di seguito troverete un riassunto su di un uomo, che  ha stravolto  in meglio il modo di fare vino !

La storia di Roberto Cipresso 

Classe 1963, Roberto Cipresso è nativo di Bassano del Grappa. La passione per la montagna contraddistinse in assoluto la sua esistenza. Questa gli insegnò a  essere curioso . E gli  procurò anche la forza di superare i propri limiti , con la capacità di sapere  fin dove potere arrivare. Tuttavia da giovane Roberto ebbe un grave incidente durante un’arrampicata, che lo distolse dalle vette innevate. E da allora si dedicò al vino, facendone il suo mestiere!

Nel 1987 Roberto Cipresso concluse gli studi di agraria a Padova.  Spronato e referenziato dall’allora suo professore e oggi amico Attilio Scienza, poi si recò a Montalcino   per un incarico di lavoro. I tre mesi di permanenza, si prolungarono fino al suo trasferimento definitivo nella città del Brunello. Qui mise su famiglia, sposando Marina Fiorani, proprietaria del ‘Boccon Divino’, noto ristorante ilcinese. Da lei ebbe due figli Gian Marco e Mattia.

Roberto Cipresso, tanta esperienza e sogni nel cassetto

Da subito Roberto Cipresso collaborò con alcuni dei più importanti produttori di vino di Montalcino . Già negli anni ’90 fu  direttore aziendale di  ‘Ciacci Piccolomini d’Aragona. Con questa rinomata cantina ottenne i suoi primi successi :

La tensione faustiana di Roberto Cipresso nei suoi primi anni toscani fu  inarrestabile. La sua sete di conoscenza, di azione, di conquista del bene, lo  portarono dritto al successo.

La teoria dei vini del Parallelo 43

Parallelamente alla nascita dei celebri e blasonati super tuscan, nel 1995 Roberto Cipresso sviluppò la sua  ‘Teoria dei vini del Parallelo 43’! Cioè  pose le basi alla sua filosofia aziendale, che è:

  • Sperimentazione;
  • Mescolanza dei terroir più espressivi e vigorosi sul piano nazionale ed estero.

Roberto Cipresso  brevettava formule nuove di  vino, Come? Semplice, mescolando vitigni selezionati , tutti allineati sul ‘parallelo 43′, Questa venne nda lui  definita come una sorta di itinerario enologico, situato tra l’Equatore e il Polo Nord, passante tutti  i luoghi  più vocati  della vite:  dalla Mesopotamia agli USA.

Quella di Roberto fu  una visione ambiziosa e globale del concetto di terroir , che  scandalizzò gli addetti del settore di allora. Una  sorta di ‘taglio della tela’ di Lucio Fontana!  Così come l’artista argentino  muoveva  il suo capolavoro avanti lo spazio e fuori da ogni cornice fisica, Roberto usciva  fuori dai comuni canoni . Perché  anelava a fare  un vino quasi  perfetto! 

Pur essendo ateo, Roberto Cipresso era  convinto inoltre ,  che ci fosse qualcosa di ultraterreno nel 43° Parallelo.  Essendo la stessa retta dei pellegrinaggi religiosi più suggestivi:  da Santiago di Compostela alla Grotta di Lourdes, dalla Francescana Assisi a Medjugorje.

Il vino ideale non esiste, ma ci si può provare !

Nel 1995 Roberto Cipresso materializzò le sue intuizioni sul vino con la bottiglia de  ‘La Quadratura del Cerchio’. Questo era infatti la prima prova di un rosso ideale.  Ne venne fuori un blend di Sangiovese,  Montepulciano ,   e Sagrantino , cioè  i vitigni più rappresentativi d’Italia,  rispettivamente di ToscanaUmbria e  Marche. E guarda caso erano proprio quelle regioni a essere  toccate  dal  43° Parallelo!

Da quel momento in poi poche chiare e importanti regole caratterizzarono il modus operandi di Roberto Cipresso per fare vino:

  • Vitigni autoctoni;
  • Coltivazione all’interno del 43° Parallelo,;
  • Provenienza  da vigneti di proprietà;
  • Totale vinificazione nella  cantina di Roberto Cipresso;
  • Pratiche di viticultura  sostenibili, con rese contenute (1 pianta, 1 bottiglia);
  • Continua ricerca e   collaborazione con le più importanti Università d’Italia.

‘Winecircus’  , la svolta del vino a Montalcino

Da allora in avanti Roberto Cipresso non si fermò più, fondando Winecircus’ a Montalcino nel 2000 ‘, che era un gruppo di consulenza agronomica. La stessa società  poi fu battezzata nel 2016  ‘Cipresso 43‘, l’attuale cantina di Roberto Cipresso in   Bivio dell’Asso, 53024 Montalcino , Con l’aiuto del fratello Gianfranco mise a disposizione di imprese vitivinicole nazionali ed estere (soprattutto in Sud America) il suo sapere e un supporto tailor made!

A sua volta nel 2019 Roberto Cipresso acquistò un rudere nelle vicinanze di Montalcino  . Lo rimodernò dando alla luce a ‘Poggio al Sole’ , quell’angolo di  paradiso dove alloggiai per conoscere qualcosa in più di Roberto Cipresso!

Il maestro André Tchelistcheff  

Durante il suo percorso professionale Roberto Cipresso affinò le sue capacità di winemaker allorché scovò un trattato di André Tchelistcheff  . Questi era un agronomo russo, padre della viticoltura californiana ( a cui gli americani dedicarono una statua nella Napa Valley ).

Leggendo tra le righe del suo maestro, Roberto Cipresso ebbe l’intuizione di combinare il Sangiovese al Primitivo di Manduria ed eureka! Un equilibrio perfetto per dei vini strepitosi da rifare e perfezionare!

Da Montalcino all’Argentina, il sogno continua

Come è facile intuire, Roberto Cipresso non smise più di esplorare, facendosi aiutare da professionisti , Università ed Enti del specializzati in vino. Dal suo porto sicuro  di Montalcino, Roberto Cipresso si muoveva dall’ Europa al Nuovo Mondo per oltrepassare nuove frontiere.

In ognuno di questi anfratti sperduti e lontani  Roberto Cipresso, con l’aiuto di altri impresari, valorizzò  il più remoto dei terroir , generando vini di carattere.

Tra i suoi primi grandi traguardi da ricordare sono  il suo contributo alla nascita di :

Roberto Cipresso

Roberto Cipresso e le sue wine hits parade

Prendete fiato ! Roberto Cipresso fu come un vulcano attivo che non si arrestò mai nel settore del vino! Non si limitò solo a farlo e anche in grande. A un certo punto sentì la necessità di raccontarlo in pubblico , nero su bianco. Eccovi una lista dei suoi più incredibili trionfi:

Grigliata argentina  al  ‘Poggio al Sole’,  Montalcino

Grigliata Argentina a ‘Poggio al Sole’

Dopo avere sistemato i miei appunti su Roberto Cipresso , calò la sera e si cenò con lui sotto il pergolato di ‘Poggio al Sole’. C’erano degli ospiti speciali:  Simone Lago , la  moglie Cristine e il loro piccolo Pablo. 

Simone e Cristine proprietari della ditta ‘Demetra di Vicenza , fecero visita a Roberto Cipresso per fornire le loro preziose anfore in ceramica . Questo materiale permette al vino, mentre riposa, di mantenere integre le proprie qualità e caratteristiche. Questo succede per merito della facoltà di questo materiale  di essere impermeabile, resistente e isolante.

3 Vini top firmati Roberto Cipresso

Davanti a un’ appetitosissima grigliata di carne argentina, tutti quanti insieme degustammo i seguenti rossi di Roberto Cipressooberto Cipresso :

‘Cipresso 43’, il laboratorio cantina di Roberto Cipresso

Sentirsi a casa era quello che più mi faceva stare bene a ‘Poggio al Sole’. Un tranquillo  barbeque tra amici era nello stesso tempo una fonte inesauribile  di conoscenza su ogni tipo di argomento, vino compreso. E su quest’ ultimo appressi tantissimo  il mattino seguente con la mia visita a ‘Cipresso 43 ‘  ,  la cantina laboratorio di Roberto CipressoMontalcino. Ricavata da un ex fabbrica abbandonata,  la cantina   ‘Cipresso 43 ‘   era una struttura   immensa , con una architettura esterna lineare e gli arredamenti eleganti  e sobri.

Un edificio a tre piani moderno  con barriccaie, uffici e sale degustazioni . Quando giunsi lì ,  Roberto Cipresso stava facendo fare un giro a un gruppo folto di Wine Lovers argentini e colombiani. Mi aggregai a loro, e assaggiai  in anteprima le etichette più esclusive  dei suoi vini .

Cucina sarda a Montalcino sotto un sol leone 

Finiti gli assaggi di vino , si fece ora di pranzo e Roberto Cipresso portò tutti a Montalcino a mangiare sardo presso l’ ‘Osteria dei Briganti e dei Poeti. Protagonisti di quel banchetto  furono  i  toscanissimi pici  al ragù’  e i succulenti  ‘culurgiones’, specialità  della ‘Terra dei Nuraghi’ . Questi erano  degli gnocchi di patate ripieni di formaggio, menta e conditi al sugo di pomodoro semplice.

Una vera delizia che si sposò benissimo con un  Achaval Ferrer 2000′. Questo era un rosso   di Malbec, Cabernet Sauvignon e Merlot dal colore, profumo, e gusto decisamente esplosivo! Era tutto talmente perfetto che non si sentiva addosso neppure l’afa estiva!

Tutto un Sorso 2019 Montalcino
‘Tutto in un Sorso 2019′,  Montalcino

‘Tutto in un Sorso 2019’, evento sul vino a  Montalcino

Congedati i Sud Americani, per degli appuntamenti urgenti  Roberto Cipresso si allontanò dalla sua cantina e salutò i clienti e me. Lo ringraziai per tutto e sorrise sparendo velocemente per i suoi affari. Ne approfittai per  avviarmi con Simone e Cristine a ‘Tutto  in un sorso 2019‘,  una kermesse sul vino in  centro a Montalcino,

All’interno del  ‘Complesso di Sant’Agostino’ , un’antica fortezza medievale, si svolse questa interessante fiera enologica di vini importanti provenienti da tutta Europa. Quello che più mi colpì fu:

Finito lo spettacolo divino,   Cristine e il marito mi riaccompagnarono a  ‘Poggio al Sole .  Quello a Montalcino fu davvero un  interminabile e indimenticabile  weekend nel cuore della Toscana e dei suoi tesori!

Roberto Cipresso

Roberto Cipresso, un vulcano in continua eruzione! 

Che dire ! Roberto Cipresso è alla perenne ricerca dell’ eccellenza, della tradizione e dell’innovazione per il vino. Non smette mai un momento di pianificare cose nuove. Roberto Cipresso e Montalcino sono dei punti fermi per l’enologia nazionale e internazionale. Perché  Roberto Cipresso vede l’orizzionte laddove gli altri invece segnano un confine!

Immaginatevi di riuscire a indovinare alla cieca le percentuali dei diversi vitigni di uno  Châteauneuf-du-Pape’Non è una cosa che almeno io sarei mai in grado di fare ! Perché  questo è  il celebre rosso francese fatto da ben tredici  varietà di uve diverse sia a bacca nera che bianca!

Ecco, la stessa cosa succede con Roberto Cipresso! Nel senso che è difficile cogliere le singole componenti della sua personalità, perché è complessa. La si percepisce al massimo nella sua interezza, come accadde a me  a   ‘Poggio al Sole’ a Montalcino!

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

 

Cantina “Il Borro Cantina”, I Fasti di San Colombano, Lucca

Cantina “Il Borro Cantina”, I Fasti di San Colombano, Lucca

“San Colombano”, Lucca

Il mio fantastico viaggio nel Mondo del Vino inizia con  l’AIS di Lucca, ed è proprio nelle mura di questa città che stasera proseguo il mio itinerario enoico, fermandomi  in un posto esclusivo,  il Ristorante “San Colombano” . Seguitemi!

Il Natale è nell’aria , fa freddo a Lucca,  però  la città gioiello mi  scalda con il suo fascino e  le sue luci. Ad accogliermi nel ristorante la sua bella proprietaria  la Sommelier Simona Carmassi. L’atmosfera al “San Colombano” è intima e raccolta, e Simona con un sorriso enorme fa accomodare me e il resto dei numerosi ospiti ai tavoli, che sono elegantemente imbanditi per l’ Evento Speciale che mi aspetta: una Cena Degustazione tutta  Made in Tuscany.  Protagonisti dello Spettacolo Enogastronomico  i Piatti Stellati dello chef  Giuseppe Da Prato, preparati con prodotti rigorosamente locali, e i  Vini  della Cantina “Il Borro”, presentati dallo charmant  Berardino Dino Torrone,  responsabile vendita Italia di questa prestigiosa cantina in Valdarno. In regia dietro le quinte  ci sono i Sommelier Fratelli Zanni, che scelgono l’abbinamento Cibo/Vino per un Menù perfetto. Iniziano le danze, e tra una portata e l’altra, cala un  silenzio quasi sacro in sala, interrotto solo dalla spiegazione dello Staff del “San Colombano” sulle portate e sul  nettare divino. Da leccarsi i baffi! Provo a non farvi venire invidia, ma ho i miei dubbi. Siete pronti? Tra candele e scintillii di bicchieri, ecco i  fasti di “San Colombano” :

Provo a chiedere allo Chef  Giuseppe Da Prato di svelarmi qualche piccolo segreto delle sue ricette, ma non c’è niente da fare. Mi invita a ritornare e a provare qualche altro capolavoro culinario preparato da lui e da altri maghi dei fornelli,  che lo aiutano, un gruppo di ragazzi che,  nonostante la giovane età , hanno una grande esperienza nella migliore ristorazione regionale.

E sicuramente Domenica 16 Dicembre 2018 non mi perderò  il prossimo appuntamento al “San Colombano”: “Mille Bolle d’Auguri” , una passerella  dei migliori Champagne per celebrare l’arrivo di queste feste.  Non mancate a quest’altro galà Lucchese, per sorprendervi con  Nuovi Accostamenti ed Etichette che hanno dentro tutta la straordinaria Tradizione Enogastronomica della Toscana, una regione che fa sognare, come la storia che sto per raccontare.

La Cantina “Il Borro”: il Buon Vivere Toscano

La Cantina “Il Borro” è  in Toscana,  in Valdarno, nell’area Chianti DOCG, un ambiente unico per genesi e morfologia, da secoli fondamento per la coltivazione della Vite . Sembra che i primi “esperimenti di Chianti” siano stati fatti proprio in questa ricca vallata , che offre ai suoi visitatori boschi incontaminati, lunghi torrenti e dolci colline.

La Cantina  “Il Borro” si trova precisamente nel comune di Loro Ciuffena e prende il  nome dal borgo castello in cui sorge, detto appunto “il Borro”, che in dialetto toscano vuol dire “fossato”; una delle tante misure di difese prese nel Medioevo da questo posto spettacolare, a difesa delle frequenti incursioni degli stranieri , che  se lo sono conteso frequentemente  per la sua posizione e prosperità. La Cantina “Il Borro” è  un gioiello incastonato in un luogo pieno di storia,  che si estende per 700 ettari tra vigne ed uliveti, all’ombra dei cipressi dell’antica “Via dei Setteponti”,  un territorio vocato all’ Arte e alla Cultura,  tra  Firenze, Arezzo e Siena.  Si tratta di un angolo nascosto della Toscana, che una volta scoperto per la prima volta, fa innamorare e  non andare più via , come è accaduto in un lontano passato alle illustri famiglie dei Medici e dei Savoia, che ne hanno segnato le vicende, e in un presente più recente ai Numero Uno della Moda Italiana Ferruccio e Salvatore Ferragamo.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 27-Salvatore-Ferragamo-2-1024x512.jpg

Ferruccio Ferragamo rimane folgorato dalla bellezza di questo Antico Borgo Toscano durante una battuta di caccia nel 1985,  e nel 1993 decide di acquistare definitivamente la proprietà dal Duca di Savoia, lasciandolo poi in eredità al figlio Salvatore Ferragamo.

Da allora Ferruccio e Salvatore hanno lavorato incessantemente e con amore, per trasformare quello che prima era un rudere distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale in quello che oggi è diventato un Relais di Lusso.  “Il Borro Relais & Châteaux” è pensato per chi vuole prendersi una pausa fuori dal tempo. Un’Oasi interamente dedicata all’Arte, alla Cultura, al Cibo & Vino di Qualità, e  all’Ospitalità . Un lembo di paradiso che racconta una Toscana inedita, dove trovano rifugio dagli appassionati più esigenti di Spa, Golf ed Equitazione, ai Wine & Life Lovers più semplici, che si emozionano davanti alla natura, che qui  si manifesta in tutto il suo rigoglio nei filari di Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit Verdot e il più tipico Sangiovese. La famiglia Ferragamo porta in alto il nome del Made in Italy nel mondo attraverso il Vino firmato “Il Borro”  , un’ Etichetta  d’Autore, con qualità, classe, semplicità, rispetto della tradizione e del territorio, e con uno sguardo verso il futuro. Oggi  i Ferragamo  hanno salvaguardato la preziosità di questi paesaggi, mantenendone intatto il fascino,  e contribuendo così ad affermare  sempre più il brand Toscana nel Mondo, nel Turismo e nei Prodotti di Eccellenza.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Borro.jpg

 Scusate , adesso vado a preparare le valigie.

Alla prossima!  Sempre se ritorno…

Enjoy It! 

Stefania

Nautilus Restaurant, Tirrenia: Renato Keber incontro con il Produttore DiVino

Nautilus Restaurant, Tirrenia: Renato Keber incontro con il Produttore DiVino

Al “Nautilus”di  Tirrenia, Pisa

Appuntamento ormai immancabile quello del  giovedì sera con Andrea Baldeschi, esperto Sommelier AIS, che nel suo “Nautilus”, elegante ristorante a Tirrenia, intrattiene i suoi ospiti con una cena a tema.  Trovo questa iniziativa geniale.  Senza andare troppo lontano , direttamente a Pisa , ogni settimana  ho la possibilità di divertirmi, fare nuove amicizie, mangiare e bere di qualità, scoprire bottiglie importanti e grandi nomi della produzione vitivinicola italiana.

Andrea è un appassionato di Enogastronomia e lo scorso Aprile ha fatto il grande passo di mettersi in proprio, dopo una lunga  esperienza  di lavoro in  bar e catering. Così a Tirrenia, una delle località balneari più affascinanti della Toscana, nasce il “Nautilus”. Si tratta  di un piccolo ristorante raffinato, che racchiude tante innovazioni, a partire dalla cucina, non nascosta da muri e porte, ma a vista per permettere ai clienti di scrutare tra i vetri i cuochi all’opera. Andrea, affiancato da due chef professionisti nonostante la giovane età , ha scommesso sulla sua Passione per il Cibo e il Vino. Ha  iniziato un’avventura, puntando soprattutto sulla ricercatezza dei piatti: pranzi, cene e apericene, primi, secondi, pesce e  carne,  tutto preparato al momento con prodotti locali, toscani e sempre freschi. E le soddisfazioni non mancano! Andrea  ha già una sua  clientela fissa e l’affetto di tanti, me compresa, perché  oltre a essere un ristoratore esperto, è  soprattutto  un gran padrone di casa. Andrea ti accoglie sempre con un grande sorriso, ti  fa sentire come in famiglia, e ti fa venire voglia di ritornare.  Non  ti stanchi mai di ascoltare  i suoi  aneddoti sui suoi giri per le cantine Italiane. Da Nord a Sud Andrea esplora lo stivale per collezionare Vini d’Autore, tutti gelosamente esposti nella cantina del suo “Nautilus”. In questo prezioso scrigno divino scintillano le etichette di Renato Keber, Winemaker Friulano, protagonista indiscusso di questa indimenticabile serata. 

L’Azienda Renato Keber.

Renato Keber è un  enologo , un numero uno tra i Produttori di Vini Friulani,  che ha dedicato la sua vita alla propria famiglia e  alla sua Azienda Vinicola .  

L’ Azienda Keber si trova in Friuli Venezia Giulia,  una  terra di grandi vini, e precisamente a Zegla, a nord  di  Cormons, sul Collio, ai confini con la Slovenia. Le colline di Zegla sono un territorio meraviglioso dal punto di vista panoramico, e ideale per la viticoltura di qualità. Le colline  godono di un microclima eccezionale, grazie all’esposizione favorevole e ad un’escursione termica ideale. Il resto lo fa il terreno: le marne arenarie del periodo Medio Eocenico  (ponka) , che in questa zona conferiscono ai vini eleganza e longevità.  Renato Keber produce vino in questa zona  da quattro generazioni  dal lontano 1900.  La storia di famiglie contadine attaccate al loro lavoro, al proprio territorio, per cui l’allevamento di bestiame, e le coltivazioni agricole, la viticoltura, sono state da sempre le principali attività di sostentamento.  
L’Azienda Keber si estende per  15 ettari terrazzati , impianti fitti, allevati con sistema Gujot11  a Zegla, 2  a Cormons e 2 al confine di Plessiva. Vengono prodotte dalle 60 mila alle 70 mila bottiglie. Essa punta in prevalenza sui bianchi, non solamente  gli  autoctoni Friulano e Ribolla Gialla, ma anche gli internazionali Pinot Bianco, Pinot Grigio, e Chardonnay. Non mancano le varietà a bacca rossa: Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon. L’ Azienda Keber si è oggi evoluta, adattandosi alle esigenze di utilizzare macchinari più moderni e complessi, senza rinunciare alla qualità del lavoro in vigna ed in cantina, che ha sempre contraddistinto i vini di Renato Keber.

A Tavola con Keber!

La Cena Degustazione al “Nautilus” con i Vini Bianchi e Rossi di Renato Keber, sapientemente abbinati con invitanti portate di pesce e carne, mi portano direttamente in Friuli Venezia Giulia, e vengono fuori i ricordi di questo posto straordinario dove sono stata un paio di anni fa.

Ecco un  viaggio enogastronomico nell’estremo Nord-Est della nostra Penisola attraverso il menù proposto dal “Nautilus” questa sera a cena:

La regia “culinaria” di Andrea e l’ingresso in scena dei Vini di Renato Keber sono un film da oscar. Il premio è per loro l’attenzione quasi sacra di noi commensali. C’è silenzio, parlano Andrea Baldeschi e Renato Keber, che regalano il meglio della Cucina Toscana e della Tradizione Vinicola Friulana, abilmente intrecciati e spiegati in ogni minimo particolare. Ed è questo il momento più bello di questo incontro con il produttore friulano. Siamo tutti incuriositi e rapiti dalle storie di Renato Keber sulla produzione dei suoi vini, che, tra una domanda e l’altra, degustiamo e comprendiamo meglio. I vini di Renato Keber non sono vini modaioli, ma di nicchia. Sono  fini , minerali, intriganti, ma anche molto complessi. Non sono vini facili e immediati, di quelli che ti seducono con poco,  per poi farsi dimenticare. I vini di Renato Keber hanno bisogno di un po’ di tempo per aprirsi, farsi conoscere, un po’ forse come gli stessi friulani, di quelli che all’inizio possono sembrare un po’ alteri, ma poi,  ti danno l’anima . Ciò che mi ha colpito di Renato Keber è la sua personalità, che ti coinvolge piano piano con gentilezza, con riservatezza. Scambiando due chiacchiere con Renato Keber capisci subito che è un uomo genuino, serio, che porta avanti i suoi ideali e con successo, senza gridarlo al mondo. E questo è tanto chiaro quanto il tono della sua voce, che diventa più penetrante, quando durante la serata ci fornisce l’anteprima del suo prossimo traguardo in viticultura, il “Progetto Cru di Zegla”. Renato Keber ha  deciso di creare un Cru seguendo un disciplinare ben preciso:  

E noi aspettiamo che questo sogno si realizzi, perché esiste vento favorevole solo per chi sa cosa vuole, e Renato Keber arriverà presto al suo porto, spinto dalla passione per il suo lavoro, per il vino e per il suo territorio, il   Friuli Venezia Giulia. Renato Keber ama ciò che fa e non lascia nulla al caso, come alcune delle etichette delle sue migliori bottiglie affidate a un artista veneto Maurizio Armellin, che cura anche l’immagine del ristorante stellato “La Madia”, di Pino Cuttaia a Licata, mia bella città natale in Sicilia. Come è piccolo il mondo! Non finisce qui il legame tra Arte e Vino. Renato Keber è tra coloro che finanziano il film del 2013  “Zoran, il mio nipote scemo”, del suo amico regista goriziano Matteo Oleotto. Un film che ha ricevuto vari riconoscimenti  come quello avuto alla 70° Mostra Cinema di Venezia, perché in modo semplice e diretto parla del Friuli Venezia Giulia e della Slovenia e del rapporto viscerale di questa gente con la terra e il vino! Nel film Paolo Bressan, quarant’anni, inaffidabile e dedito al piacere del buon vino, vive in un piccolo paesino vicino a Gorizia. Trascina le sue giornate nell’osteria del paese, l’”osmiza” ,che nella cultura rurale friulana e slovena è il luogo principale di aggregazione, più del bar, perché somiglia a una casa. Paolo si ostina in un infantile stalking ai danni dell’ex-moglie Stefania. Un giorno muore una sua vecchia zia, unica tutrice di Zoran, quindicenne un po’ strambo, nato e cresciuto tra le montagne della Slovenia, e a Paolo spetta il compito di supplire all’anziana signora. Prendendosi cura del ragazzo, Paolo ne scoprirà una abilità singolare: è un vero fenomeno a lanciare le freccette. Questa per Paolo è l’occasione tanto attesa per prendersi una rivincita nei confronti del mondo.

Il  vino di Renato Keber è un ottimo motivo per ritornare in Friuli, una terra magica, che anche se a  volte è dimenticata dai consueti itinerari turistici, è molto ricca di cose da scoprire. Storia, Arte, Cultura, e paesaggi diversi e mozzafiato, splendide città e borghi gioiello. Il Friuli Venezia Giulia ha tantissimi luoghi inaspettati e vale la pena andare alla ricerca di questi tesori che non hanno nulla da invidiare al resto del nostro Belpaese, così come i vini di Renato Keber. E se non sapete dove pernottare, Renato Keber ha pensato anche a questo: l’ ”Agriturismo Zegla” , situato proprio nel cuore dei vigneti dell’azienda. 

 Renato Keber, vi aspetta !

Enjoy it!

Stefania

Mare Divino Livorno 2018

Mare Divino Livorno 2018

“Mare Divino Livorno 2018 

Sicuramete avrete sentito parlare di Mare Divino Livorno 2018 ” , che è una bella e importante manifestazione sul vino. Si è svolta al “Terminal Crociere Piazzale dei Marmi di Livorno”  ed è giunta alla sua  X edizione.  Organizzata dalla Fisar di Livorno  , si è trattato di un momento indimenticabile per degustare le eccellenze vinicole della Toscana.  

In questo posto vi racconterò di cosa ho visto a Mare Divino Livorno 2018, e della aziende vitivinivole che mi hanno colpito di più. Venite con me e mettetevi comodi. Magari riesco a darvi uno spunto per andare in cantine di questa splendida regione che ancora non conosciete. Per cui via aspetta un lungo viaggio. Quello che vi porta da Bolgheri, alla Val di Cornia, da Montescudaio, Riparbella, e Bibbona fino all’ Isola d’Elba e Capraia .

“Mare Divino Livorno 2018 “, la Toscana in un bicchiere 

Senza dubbio Mare Divino Livorno 2018 è un anteprima delle meraviglie enoiche della Toscana. Per cui è un’occasione unica di conoscenza e  promozione del territorio che si svolge sempre ogni anno  e con grande successo dal 17 al 18 Novembre a Livorno. In due giornate sono stati  presenti wine lovers  & wine experts  di ogni angolo d’Italia.

Ovviamente a Mare Divino Livorno 2018”  hanno anche partecipato molti altri imprenditori. La maggior parte di loro ha esposto prodotti numero uno del made in italy : olio, e diversi prodotti principe della gastronomia italiane . Un mercato a cielo aperto di salumi, salumi, miele, formaggi, farine, e tanto altro che provenivano anche da altre terre italiane. Un itinerario tra i sapori , la semplicità e la genuinità di tutto il nostro stivale.

Perchè la Toscana è celebre per il vino? 

La Toscana ha una tradizione vinicola che affonda le radici ai temp degli Etruschi e che è stata portata avanti dai Romani fino al Medioevo. Salvo qualche momento di instabilità come quello del disastro della Fillossera, i suoi vini più celebri dal Chianti alla Vernacca di San Gimignao e quelli di Bolgheri hanno spopolato ovunque nel mondo. La ragione è da rivedere nella qualità di questi bianchi e rossi e nella politica dei winemaker di non rinunciare al vecchio sapere e di usare tutte le tecnlogie più moderne per assicurare l’alto valore dei loro prodotti.

Chiramanete il segreto del successo dei vin toscani sta nel terroir della stessa Toscana. La sua conformazione territoriale è carraterizzata principalmente su morbide colline che coprono il 67% della regione stessa. Il clima è solitamente mite sulla costa, contraddistinto da estati calde e secche, mitigate dai venti provenienti dal mare e da inverni non troppo rigidi, solitamente piovosi. Il terreno è calcareo-argilloso, cosa che conferisci ai vini una buona struttura,  acidità e sapidità ben bilanciate.

Le migliori cantine toscane presenti a “Mare Divino Livorno 2018 

Elenco qui di seguito  le  cantine toscane che mi hanno colpito in modo particolare a Mare Divino Livorno 2018” :

Un assaggio di rossi alla cieca!

Che grande esempio di promozione enoica che è stata Mare Divino Livorno 2018”  . Ho assisitito alla presenza di ben oltre  60 aziende . I vini in assaggio sono stati 300 che hanno stimolato i pakati e la curiosità di appasionati ed esperti. Oktre tutto c’è satta anche una novità molto interessante. Mi sto riferendo a quella del concorso chiamato “Rosso Buono Per Tutti”.

Cosa è  “Rosso Buono Per Tutti”? Un assaggio alla cieca dei  vini rossi più graditi alla fiera. Ogni partecipante ha assaggiato i rossi selezionati al proposito , circa più di 10 in concorso. Poi ha annotato nella scheda numerata le sue analisi e il suo voto.  Alla fine c’è stato un vincitore tra quelli che si è avvicinato più di tutti con le sue note divine al rosso più importante di Mare Divino Livorno 2018”  

mare-divino-Livorno-2018-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Livorno a presto! 

In conclusione posso davvero drivi che ho trovato  Mare Divino Livorno 2018”  una grande iniziativa. Questo perché ha coivolto un grande publico e ha fatto stupire chiunque ci abbia messo piede. Un evento organizzato in ogni minimo dettaglio, che ga regalato emozioni e messo siprattutto in contatto molti addetti del settore.

Che dire Mare Divino Livorno 2018è stato anche un modo per farmi scoprire anche Livorno.   Una cittadina di mare che è molto diversa da tante altre in Toscana. Il suo è uno spirito davvero mediterraneo e marinaro con una storia alle spalle esemplare e particolarissima. Diciamo che nella città labronica  non ho potuto fare a meno di fare una tappa ai suoi mitici ristoranti. Ho scelto quello della  “Vecchia Ciurma” , per assaporare le mie delizie di  mare preferite. Quali ? Le  crudità di mare e il famoso  “cacciucco”.  Questa kermesse sul vino è stata un appuntamento che non potevo perdere e non mancherò neppure il prossimo anno!

 

Per altre info utili cliccare qui

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :