“…Orvieto, su i papali bastioni
fondati nel tuo tufo che strapiomba,
sul tuo Pozzo che s’apre come tomba,
sul tuo Forte che ha mozzi i torrioni…”
Cantina Neri, Orvieto
Ovviamente per il mio compleanno in un weekend di ottobre mi sono fatta un regalo speciale . Cosa? Bene, una visita alla Cantina Neri che si trova vicino la magnifica Orvieto . Ci troviamo in una città stupenda e misteriosa che è situata nella Tuscia , cioé tra l’Umbria e il Lazio. La sua fama mondiale è dovuta al suo imponente Duomo . Questo è in stile gotico (XIII sec.) ed è impreziosito dagli affreschi del cortonese Luca Signorelli. Il suo grande elemeto distintivo comunque è che si adagia su una scenografica rupe di tufo vulcanico (320 m.l.m.) piena di caverne sotterane. Esattamente in queste buche di pietra faceva il vino già da millenni!
Questo è il panorama in cui si è perso il mio sguardo una volta arrivata alla Cantina Neri. Si tratta di una boutique winery (50.000 bottiglie/anno) che unisce passione familiare , tradizione e attacamento alla propria terra a un’ospitalità cinque stelle.
Un paese sospeso tra cielo e nuvole
Per fortuna la Cantina Neri non era distante dal centro storico di Orvieto. In macchina distava appena 6 km. Durante il tragitto sono rimasta stregata dalle colline circostanti dipinte dai colori ocra dell’autunno . Superato un viale laterlamente circondato da cipressi giganti sono giunta a finalmente a destinazione . Saranno stati circa 42 ettari quelli che si sono presentati davanti ai miei occhi . Tutti puntellati da filari infiniti e dai vari fabricati utilizzati per la vinificazione . Qualcuno di questi stabili è stato ristruttursto per farci gli appartamenti della famiglia di Enrico , il proprietario della tenuta. Questo ragazzo brillante e gioviale mi stava aspettando per un’ intervista. Quando sono scesa dal veicolo mi ha stretto la mano accolgiendomi con un sorriso enorme e facendomi sentire come a casa!
Che dire, mi sono innamorata di questi luoghi. Perchè oltre a possedere un ricco patrimonio storico, culturale, artistico ovunque si beve e si mangia benissimo! Per cui questo post è dedicato a chi ama viaggiare e vuole vivere la bellezza in tutte le sue forme senza oltrepassare i confini del nostro bel stivale!
Buona lettura!
Storia della Cantina Neri , Orvieto . Nonno Amerigo!
Non è stato facile convincere Enrico a raccontarmi la sua storia. Perchè troppo timido, ho capito che era più da dietro le quinte ! Ma per un attimo ha ceduto e ne ho approfittato! Mi ha fatto esplorare la Cantina Neri mostrandomela in tutto il suo splendore . Passo dopo passo mi ha parlato di quando e di come tutto ha avuto inizio.
Siamo egli anni ‘ 50 , nel dopoguerra. Il nonno Amerigo acquistò i terreni in cui è ubicata l’azienda vitvinicola , ovvero quella di Bardano (civico 28). Allora c’erano solo ulivi e qualche vigneto sparuto. Fu il padre di Enrico nel 1980 a reimpiantare completamente le viti. Fino a quando nel 2006 si fece la prima vinificazione. A seguire ristrutturarono le strutture dell’odierna cantina che era in origine un vecchio casale con granaio dei Marchesi Viti Mariani (XIII sec.) .
Che dire, è davvero un posto ricco di fascino storico . Perchè tra l’altro sarebbe stato in precedenza uno dei tanti edifici della precetttoria (sede amministrativa ) ormai scomparsa dei Cavalieri Templari . Questi erano i monaci guerrieri nati in Terrasanta nel 1119 . Essi si sarebbero spostati in questa frazione per curare i pellegrini che dalla via Francigena si dirigevano verso Roma . All’ordine religioso si dovrebe anche la costruzione di tre chiese adiacenti . Queste sono quellle di : San Pietro e Paolo, Santa Maria delle Grazie e San Marco a Bardano Basso.
Cantina Neri , Orvieto : attacamento alle proprie radici
Nel 2006 con Enrico ci fu il cambio generazionale. Giovanissimo prese in mano le redini della Cantina Neri e inizi a vinificare in proprio. Così trasform l’attività di famiglia da conferitori di uva a produttori indipendenti. Il suo obiettivo in primis fu quello di rispettare la tradizione vitivinicola orvietana attraverso tre assi fondamentali:
- Valorizzazione dei principali vitigni autoctoni quali in particolare : Grechetto e Procanico (Trebbiano Toscano) ;
- Poggio Forno 2022: un passito generato dalla muffa nobile . Questo fungo si sviluppa con facilità nei microclimi umidi attraversati dal fiume Paglia. Cosa unica al mondo se si esclude Sauternes in Francia o Tokaji in Ungheria ;
- Uso di una grotta etrusca come barriccaia: non è una trovata folkloristica, ma una scelta enologica precisa . Qui umidità costante e assenza di luce permettono un affinamento lento e protetto dei vini, proprio come avveniva 3000 anni fa.
Cantina Neri , Orvieto : rottura degli schemi!
Successivamente grazie alla presenza di Enrico la filosofia aziendale della Cantina Neri si è proietta verso il futuro. Parole chiavi: sperimentazione e modernizzazione impianti. Una svolta davvero decisiva , ecco alcuni passaggi importanti:
- Barrage: la creazione di uno spumante Metodo Classico da uve Grechetto, che muta il carattere tannico e la buccia spessa dell’uva in un perlage raffinato. Il nome omaggia il legame con i cavalli del fondo, richiamando lo spareggio finale che decide il vincitore tra i cavalieri a pari merito ;
- High-tech in vigna: nel 2025 si è iniziato ad affidare il controllo della viticultura al digitale attraverso l’impiego di sensori e stazioni meteo. Questi permettono di intervenire solo dove e quando serve, riducendo drasticamente l’impatto ambientale e garantendo un’uva perfettamente sana;
- Matrimonio tra vino e Alta Norcineria: una novità distintiva nel panorama enoturistico è l’allevamento di maiali Mangalica in appezzamenti terrieri limitrofi. Da questi si ricavano le bontà offerte ai visitatori in abbinamento con i vini;
Un equilbrio delicato da portare avanti a cui si aggiunge una costante ricerca per una lavorazione delle uve sostenibile per generare vini sani e rispettare la natua. Quanta fatica e pazienza ha avuto e dovrà avere ancora Enrico ! Ma quando adori ciò che fai, non lavori neppure un giorno! 
I vini della Cantina Neri , Orvieto
Senza dubbio il momento pià attesso di questa vacanza è stata la degustazione dei vini della Cantina Neri diretta e organizzata magistralmente da Andrei. Addetto all’accoglienza turistica, questo giovane talentuoso e gentile ha spiegato in perfetto inglese e fatto assaggiare a me ed altri ospiti stranieri il meglio delle loro etichette.
Ci siamo accomodati ad uno a uno dentro una graziosa veranda , che era chiusa a vetri . Da queste ampie finestre si poteva ammirare il giardino circostante abbelito da cespugli di rose e da alberi fronzuti. Da questo recinto naturale di fiori e piante faceva capolino il tetto a punta della cattedrale di Orvieto!
Orvieto in un bicchiere!
- Bianco dei Neri 2024 : un blend di uve Sauvignon e Grechetto dal colore giallo paglierino. Profuma di agrumi, al palato è sapido , equlibrato e possiede una buona acidità;
- Ca’ Viti 2024: è un Orvieto Classico Superiore DOP (Procanico, Grechetto, Malvasia, Drupeggio, Verdello) . Dai riflessi dorati regala un bouquet intenso di pesca e fiori gialli. Dal gusto mandorlato e armoniosa spicca per la sua armoniosità e gradevolezza;
- Vardano 2023: è un Grechetto IGP Umbria da vendemmia tardiva e raccolta a mano . Molto strutturato , poichè affina sur lies in botti di rovere francese per 6 mesi e altrettanti in bottiglia. Quasi ambrato al naso si sente rosmarino e salvia. in bocca si mescolano delicate sfumature di nocciola tostata e accenni fumé dati, dal passaggio in legno.
L’ oro dell’Umbria
Insomma niente male l’ Umbria in fatto di vini bianchi, se consideriamo che da queste parti sono più famosi per i vini rossi come il Montefalcone o il Sagrantino!
Anche l’ Americo 2019 della Cantina Neri che ho assaporato difende la categoria! Rubino e violaceo alla vista, sprigiona sentori di mora e cioccolato. Molto corposo perchè matura in barriques per 12 mesi è stato un piacevole finale fianco a fianco a bollicine e distillati!

Conclusione. Cantine Neri , Orvieto
Posso garantirvi che la Cantina Neri è un’avventura imfinita per le vostre papille gustative. Lascerete Bacco per un’altra divinitá al massimo, ovvero l’arte imponente del centro storico di Orvieto . La stessa che ha stregato pure Freud! Il padre della psicoanalisi vi soggiornò svariate volte a partire 1897 .
Pare che la visione del Giudizio Universale , ciclo pittorico della cattedrale orvietana, avesse stimolato le sue teorie del lapsus e del Complesso di Edipo!
Personalmente ho girato a piedi le principali attrattive della old city . Si sono spiegate tutte ad una ad una in tutta la loro magnificenza appena sono scesa dalla funicolare (1888, Adolfo Cozza) . Delle piccole cabine dalla stazione dei treni mi hanno fino al punto più alto di Orvieto. Il mio tour a piedi é cominciato in prossimitá della Rocca di Albornoz (1364) . Questa era un’ antica fortezza medievale oggi trasformata in giardino pubblico. Il mio tragitto è stato questo in basso.
6 cose da vedere a Orvieto
Da culla della civiltá etrusca a presidio romano dopo periodi di crisi , Orvieto divenne residenza ambita dei papi nel corso dei secoli. Dall’annessione allo Stato Pontificio fino all’Unitá d”Italia e dalle Due Guerre Mondiali a oggi l’urbe umbra non ha smesso mai di stupire. In basso il mio percorso , tutto in una passeggiata:
- Pozzo di San Patrizio (1527, Antonio da Sangallo il Giovane): sono scesa per i 248 scalini di questo tunnel secolare per l’approviggionamento idrico. Ci sono 72 finestrelle ed è a doppia elica , per non fare mai incontrare chi sale e chi scende;
- Palazzo del Capitano del Popolo (fine XIII secolo, ignoto): un massiccio e lineare edificio medievale che era dimora ufficiale del capo del governo . Al presente è un centro congressi;
- Torre del Moro (XIII secolo, ignoto): è stata una bella sfida arrampiarsi su questa fortificazione cilindrica (47 m.) per 360 gradini! Il mio premio: uno sguardo sullo skyline cittadino e i tetti di Orvieto.;
- Museo dell’Opera del Duomo (XIII sec.) e il Museo Archeologico Nazionale (1882 ) : mi hanno aperto le porte ai segreti dei maestri del duomo e agli enigmatici reperti etruschi;
- Orvieto Sotterranea (scavata a partire dal IX secolo a.C.): mi sono immersa in un labirinto di tufo fatto di frantoi millenari e colombaie. In definitiva é una città speculare che trasuda 2500 anni di esistenza;
- Pozzo della Cava (VI sec. a.C. / XVI secolo, maestranze locali e Antonio da Sangallo il Giovane) : un complesso archeologico che mi ha svelato usi e riusi delle cavità etrusche . Nelle vicinanze somo enrata infine nella Chiesa di San Giovenale (XII sec. ignoto), un tempio antichissimo in stile romanico costruito in laterizio. Qui ho afferrato l’anima più autentica e nascosta della Urbs Vetus.
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