Corsica in 10 giorni

Corsica in 10 giorni

 

“Immaginatevi un mondo primordiale, un susseguirsi di montagne separate da stretti burroni dove scorrono i torrenti; non esistono pianure, ma immense crepe di granito e gigantesche onde di terra ricoperte da macchie intricate o da immense foreste di castagni e di pini.”
Guy de Maupassant

Corsica in 10 giorni

Senza dubbio la  Corsica in 10 giorni   rimarrà una delle vacanze più indimenticabili che abbia mai fatto in vita mia. Nessuna decisione presa a tavolino. Una mattina di Luglio ho  comprato una tenda da campeggio e via su quattro  ruote verso l’isola che c’è!

Non mi è mai capitato di avere un contatto così forte con la natura  come in Corsica in 10 giorni .  Il mio respiro e il battito del mio cuore sono stati gli unici suoni che ho sentito in mezzo all’infinito del mare e i sughereti. Così  questo articolo è un modesto tentativo di condividere il mio incredibile viaggio in Corsica in 10 giorni raccontandovi  di quei luoghi che mi hanno più emozionata. Buona lettura!

Come arrivare  dall’Italia

Sicuramente i mezzi più comodi per raggiungere la Corsica dalla nostra penisola sono 2  :

  1. Traghetto ( per i più  fortunati la barca a vela): ci sono due compagnie principali. La prima è la Corsica Ferries ,  la seconda è la Moby:
  2. Auto o moto: entrambe dovrebbero essere  di   piccole dimensioni a causa della morfologia isolana . Questo   perché le strade corse secondarie sono strette e difficoltose specie nell’interno.

3  collegamenti meno consigliati per l’isola

  1. Treno: ci sono solo due sole linee ferroviarie del 1800 che collegano Ajaccio, Bastia e Calvi (https://cf-corse.corsica/) . Problemi di orario e spostamenti non mancano mai;
  2. Aereo: se volete volare spesso c’è da fare uno scalo in Francia on in altri  hub principali. Esistono 4 aeroporti: l’ aeroporto di Bastia Porettaquello di Figari Corsica del Sud, di Ajaccio Napoleone Bonaparte,  e di Calvi Sainte-Catherine;
  3. Autobus: offrono una buona copertura (https://www.corsicabus.org) , ma hanno partenze solo una o due volte al giorno tra i comuni più grossi . Meglio sempre aggiornarsi per tabelle orari con gli uffici locali turistici.

Libri da leggere prima di partire

Nel XIX secolo grazie ad autori illustri come Prosper Mérimée  (Colomba), Alexandre Dumas ( I fratelli corsi) ,  Guy de Maupassant (Una vita), e Gustav Falubert (Viaggio nei Pirenni e in Corsica) la Corsica  iniziò a incuriosire gli stranieri. Intanto in loco si era generata una letteratura fatte di poesie e narrazioni tramandate di bocca in bocca da contadini e mandriani. Un’apertura letteraria più significativa si è avuta solo nel 1900 in lingua francese e corsa, di cui Rinatu Coti fu uno dei massimi rappresentanti.

Seguirono altri importanti scrittori tra i quali:

Capolavori letterari sulla Corsica

Uscendo  poco a poco dall’oscurità la  Corsica ha richiamato l’attenzione di molti intellettuali che l’hanno immortalata  in best seller  . Da avere  nella propria libreria:

Corsica in 10 giorni. Dov’ è ?

La Corsica (8680 km2)  è la quarta isola più grande del Mediterraneo , dopo la  Sicilia , Cipro , e la Sardegna , da cui è separata  dalle Bocche di Bonifacio  (11 km). Divisa dal 1976  in Alta Corsica e Corsica del Sud ,   è una regione della Francia (da cui dista 170 km) con statuto speciale. Ha come  capitale Ajaccio e conta  circa 279.600 abitanti .  

Con la sola  eccezione della piana di Aleria, il   territorio corso è prevalentemente montuoso (Monte Cinto, 2706 m) con fiumi brevi e a regime torrentizio (come quelli più rilevanti del Golo e del Tavignano). Il suo clima   è mite  .  Mentre  la sua vegetazione è tipicamente mediterranea con molti boschi e parchi . La sua economia si basa prevalentemente sul turismo, viticoltura e l’olivicoltura (inesistente l’industria , se non quella  di tipo artigianale ).

Storia della Corsica

Incerte sono  le ipotesi sul significato del nome di Corsica  . Esso che potrebbe derivare da :

  •  Còruioi, come i Greci chiamarono i primi autoctoni ivi insidiatesi;
  • Corsus  che forse fu un ipotetico conquistatore romano  o un amico  di Enea;
  • Cyrnum, un leggendario figlio di Ercole che si sarebbe stabilito sull’isola.

Di sicuro invece c’è che la Corsica  fu abitata  sin dalla preistoria come documentato dai vari ritrovamenti megalitici risalenti al 2° millennio a.C. Tra i vari invasori ci furono  i Romani  (IV secolo a.C.) , che ci rimasero più a lungo (circa 7 secoli).

Seguirono nel Medioevo:  Vandali,  Bizantini, Ostrogoti,  Longobardi fino all’arrivo dei Pisani (1092) e dei Genovesi che praticamente la plasmarono. Subentrarono poi  i Francesi e la rivoluzione per la libertà  dell’eroe nazionale P. Paoli  ,  che garantì   14 anni di indipendenza, fondando una costituzione repubblicana.

La mano della Francia

Successivamente il  dominio ripassò alla Francia di Re Luigi XV nel 1769. In questo anno nasce in Corsica   Napoleone Bonaparte , che all’inizio fu fedele agli ideali di autogoveno territoriale per poi sposare l’annessione a Parigi (1789).

Dopo un fallimentare intervento degli Inglesi la nazione  subì  le sventure dello stivale conseguenti alla due guerre mondiali, fino alla proclamazione dello stato indipendente nel 1982. Da allora fino ad oggi sono stati tanti i movimenti terroristici che si proclamano contro gli investimenti nel turismo e un aumento dei poteri della classe politica isolana (come il movimento FLNC nato nel 1976). Di religione cattolica i corsi parlano ufficialmente il francese , mentre  il Corsu è il loro dialetto (molto simile affine al toscano).

Periplo della Corsica  in 10 giorni on the road 

La  Corsica  in 10 giorni è stato un immergersi nella sua essenza selvaggia ancora poco ordinata dall’uomo. Questo è il lato più avvincente di questo eldorado che è ancora incontaminato. Soprattutto nell’entroterra dove tra cascate, laghi ,  e torrenti con le loro lagune gelide,  si aprono  valli verdeggianti  e 120 cime oltre i 2000 metri .

Lo scenario più sorprendente della Corsica   è quello delle aree protette e del Parco Naturale Regionale , che si spiega per 1500 km di sentieri. Il più famoso è il GR20. Questo è  uno degli itinerari di randonnée più impegnativi d’Europa (dislivello di 1300 metri) , che   traversa in diagonale l’intera Corsica  ( 200km da Calenzana a Conca).

Alle zone costiere che si estendono per 1000 km la Corsica  lascia la mole più cospicua del nucleo abitativo  e il lusso delle catene alberghiere . Per il resto è tutto un susseguirsi  di  baie da sogno attrezzate e libere  e anfratti nascosti raggiungibili solo in barca come il Desert des Agriates .

Corsica in 10 giorni : 4 camping da provare!

Senza pensarci un attimo d’estate sono partita  da Livorno in nave  con approdo a Bastia in macchina.  Faceva caldissimo. Ma non me ne importava. Perché  l’adrenalina era  in circolo per tutto il tragitto,  che è iniziato a est e finito all parte settentrionale della  Corsica  .

Afferrare lo spirito della  Corsica in 10 giorni in camping  è stata un’esperienza sensazionale. Dormire sotto le stelle, cenare con il canto delle cicale, e svegliarsi al mattino baciati dalla brezza marina è una poesia ancora da rimare.

La scelta delle stazioni di pernottamento è ricaduta strategicamente  su questi 4 in basso:

  1. U Punticchiu , Camping Caravaning, 20230 , Santa Lucia di Moriani;
  2. Acciol , Route D70, 20126 Evisa ;
  3.  La Rondinara, Route de la plage, 20169 , Bonifacio;
  4. Marina Camping , T30, 20220 Aregno.

1 Tappa. Corsica in 10 giorni verso est

Il mio primo giro prende il via da Bastia in giù verso la costa orientale della Corsica (80 km) , che   è meno gettonata  rispetto a quella meridionale ma a torto. Perché riserva dei paesaggi incredibili.

Consta di 3 microregioni: Costa Verde verso Moriani Plage, Costa Serena su  Aleria, e Costa Madreperla dal lato di Solenzara.

Ho  attraversato la  Riserva Naturale della Biguglia (Furiani) e  mi sono spinta fino alla Spiaggia della Mariana vicino San Nicolao con un inversione alla Fonte di Orezza. Altre chicche da non farsi scappare ni paraggi sono:

Bastia

Come un gabbiano appollaiato su uno scoglio gigante , Bastia (45715  abitanti) si rivela in tutto il suo charme adagiata su un promontorio da cui si può contemplare il traffico marittimo. L’unica nota dolente è trovare  parcheggio  (clicca qui per info).  Se lo scovate é piuttosto caro , ma ne vale la pena  per Bastia.  Fatta di tre quartieri: Place Saint-Nicolas, Terra Vecchia-Vieux Port e Cittadella si sviluppa in basso  .

Per il mio tour mi sono mossa dal suo vivace porto . Qui sono concentrati  ristorantini ,  bar  ,  boutique , che si snodano tra le facciate fatiscenti degli edifici medievali. I pescherecci colorati si alternano a yatch  da urlo , un contrasto tutto da contemplare.

Ho proseguito verso alto  la cittadella o Terra Nova , e  dopo avere superato il  Giardino Romieu  con le sue scale terrazzate ho apprezzato  l’ old city  . Il centro storico è  un labirinto di viuzze lastricate,  che recano  le tracce dell’occupazione dei genovesi (XIV sec. ), che contribuirono al suo sviluppo.

Cosa visitare a Bastia

Oltrepassata  la Porta Luigi XVI ho venerato alcune delle gemme di Bastia:

Fonte di Orezza

Dopo un tuffo nel verde smeraldo della Spiaggia di Mariani   (senza infrastrutture ma con servizi vari nelle vicinanze ) ho raggiunto San Nicolau . Questo è un delizioso paesino ai piedi del Monte Castello d’ Osari  .

Siamo nel cantone della Castagniccia. Appena  mi sono addentrata tra i suoi rigogliosi arbusti  ho scovato un sito industriale del 1800.  Questo (rimesso a norma nel 1998) è quello delle Acque Minerali di Orezza, tra le più costose (82,68 euro a pezzo)  e salutari (ferro) in circolazione. L’acqua da bere  in questione sgorga dall’alto e penetra nelle rocce millenarie fino a una profondità di 70 metri, trascinando  calcio, magnesio  e diossido di carbonio.

Zilia e Saint Georges

Ottima per la salute, le Acque Minerali di Orezza  sono un’istituzione tra i corsi insieme ad  altre due sorgenti:

2 Tappa . Corsica in 10 giorni verso il centro

 La Corsica   centrale  è stata scandagliata da Evisa e poi in direzione Corte con immersione finale nella Valle della Restonica dentro il Parco Naturale e Regionale della Corsica. Posso dire che questa deviazione è stata un sospiro di sollievo alla folla e all’arsura estiva!

Mi ha incantato la quiete di questi meandri meridionali lontani dal chiasso festoso del litorale corso. Ci si  proietta decisamente in un’altra dimensione ,  fatta di borghi medievali, vette infinte, e mini giungle fluviali. Per cui  l’appellativo di ile de beautè della Corsica (“isola della bellezza”) dei francesi ha qui davvero preso forma e significato .

La maquis della Corsica

Qui si lasciano alle spalle ombrelloni e secchielli per imbattersi  in  pianure di castagni e nella  maquis , ovvero la macchia corsa. Questa include  78 specie endemiche e 42 tipi  di orchidee e ancora: il corbezzolo, il mirto, e l’elicriso.

Paradossalmente si può nuotare anche in questi punti insoliti della Corsica mediana  . Precisamente in 10 laghetti  , e ci vuole proprio coraggio a immergersi per quanto ci si gela a 12°! Smarritevi pure in queste oasi di pace . Tra passeggiate nelle piazze di borgate fantasma , abbellite dai resti della tradizione contadina come : fontane ,  lavatoi e  casi padronali. Non scordatevi di infilarvi nelle botteghe sparse ovunque per acquistare dei souvenir dell’artigianato corso:   manufatti in vetro e in legno (coltelli) , ceramiche, coralli, ecc.

Evisa

Evisa  è uno dei tanti pittoreschi villaggi montani (850 m) della Corsica   da cui si  vede il mare. Precisamente a circa 40 km ci stanno le spiagge di Porto  di Sagone . Di stampo prettamente medievale Evisa  è stata una gioia infinita per la frescura e i ritmi lenti dei corsi che ci abitano. Ricordo perfettamente  le camminate  per le sue viuzze tranquille e i passanti che ti sorridevano a ogni ora.

Gettonatissima da biker ed escursionisti Evisa è immersa nella foresta di Aïtone    . Mi è entrata nell’anima per il silenzio e la beltà dei boschi e i pini larici che si insinuano fino al Passo di Vergio (1478 m).  In questo colle si può contemplare la caratteristica statua di Cristo Re (in granito rosa alta 6 m.) di Noël Bonardi, che delimita  il confine con la regione  di Niolo.

Corte

Costruita nel 1420 da Vincentello di Istria, signore feudale corso, Corte è:

Relativamente piccola di dimensione Corte è molto frequentata . Puntellata di barettini e trattorie si anima  vicino Piazza Paoli (dedicata all’eroe nazionale),  Piazza del Duca di Padova (generale nella rivoluzione francese), e Piazza Gaffory (altro patriota  corso ).

Corte dall’alto

L’atmosfera che ho respirato a Corte  era davvero allegra , piacevole e internazionale.  Svetta in cima con la sua cittadella (XV sec.) arroccata su uno sperone roccioso . Da non perdere :

3 Tappa. Corsica in 10 giorni verso sud

A detta di tutti il sud della Corsica  è quello che fa innamorare di più . In effetti è capitato anche a me !  Mi hanno letteralmente stregato:   Porto Vecchio ,   la punta estrema di Bonifacio ,  le spiagge della Palombaggia ,   Rondinara e  Sperone e i megaliti di  Filitosa.

Il sud della Corsica  è l’ ideale per chi ha voglia di una vita semplice per chi vuole  farsi scompigliare i capelli dal vento. Se  volete stendere un telo vicino  un catamarano arenato in una battigia   e aspettare il tramonto davanti a un calice di nettare divino, Ssete arrivati a destinazione! Perché non è necessario spostarsi alle Maldive quando le hai a portata di mano!

Porto Vecchio

Incassata nel golfo sovrastato dalla Foresta dell’Ospédale,  Porto Vecchio  è una meta ambita dagli escursionisti per numerosi trekking trai quali quelli più rinomati sono quelli che conducono a :

Nell’antichità  Porto Vecchio   fu uno scalo fondamentale per la variegata successione di sovrani che giunsero in Corsica. Riemersa dalla disgrazia della  malaria (debellata grazie agli interventi degli americani nel secondo dopoguerra),  si classifica attualmente come una delle località balneari più popolari  della Corsica.

Porto Vecchio divisa in due

Incantevole è  il  porto turistico di Porto Vecchio ,  che si popola fino a notte con concerti ed eventi vari . A poca distanza sono raggiungibili  le più superbe spiagge isolane quali quelle di : Santa Giulia, Cala Rossa , Carataggio, e  Pinarello. Porto Vecchio  è frizzante con un centro storico davvero esemplare . Qui  è possibile camminare tra terrazze panoramiche e chiese storiche come quella barocca di Saint-Jean-Baptiste.

Non potrete certo ignorare i lussuosi negozi e negarvi una pausa nei tanti caffè di Piazza della Repubblica. I prezzi non sono affatto bassi! Il tutto sullo sfondo di una cittadella severa ed elegante ( XVI sec.)   fatta dai genovesi. Arrivarci a piedi è faticoso , per cui sono stati messi a disposizione trenini e navette comunali.

Bonifacio

Bonifacio è una delle località corse che mi è piaciuta di più , perché molto elegante e romantica. Si sdraia come una sirena su una scogliera di calcare , che si bagna nelle  acque cristalline delle spiagge limitrofe di Faziò e Tonnara  .

Incastonata   nel cuore della Riserva naturale delle Bocche di Bonifacio, è un santuario che protegge le isole Lavezzi che le stanno di fronte. Ovunque a Bonifacio ci sono lounge bar, negozietti, e  locali di ogni tipo per godersi la movida diurna e notturna .

Bonifacio e le Scalinate del Re di Aragona

Ho perlustrato Bonifacio  a fondo suddividendo la mia girata in questo ordine  :

Sartène

Se si vuole fare un salto nel passato corso si possono  sfogliare i fumetti di Asterix in CorsicaRené Goscinny , Albert Uderzo , 2016) . Uno dei  personaggi è  Ocatarinetabelasciscix,   un prigioniero corso deportato nel continente perché capo della resistenza.

Dalla preistoria   all’Impero Romano la Corsica vanta 8.000 anni di storia testimoniata dalla presenza di  famosi siti archeologici delle civiltà megalitiche ( 3500 ed il 1000 a.C.). Queste ultime cominciarono ad erigere costruzioni legate al culto funerario.

Aleria e Cucuruzzu

Le più esemplari sono i menhir  e i dolmen,  cioè dei blocchi di pietra scolpiti in modo rudimentale rispettivamente  in verticale o raggruppate a cerchio. Quale fosse la ragione del loro essere,  non si sa.  Forse erano solo un modo per rappresentare la fertilità, o un talismano per scacciare i mostri. Oppure avevano la funzione di  calendario o di  osservatori astronomici .

Meritano una visita anche  quelli di  Aleria ,  Cucuruzzu (età del Bronzo) , e quelli di  Filitosa e  Cauria , che ho visto personalmente. Questi ultimi stanno vicino a  Sartène ( 35 minuti e 20 rispettivamente in macchina) nella valle del Rizzanese ,  un borgo del  XVI secolo.

Parco Archeologico di Filitosa

Precisamente a  Sollacaro nella valle del Taravo si incontra  Filitosa , uno dei più imponenti    megaliti  d’ Europa. Scopertonel 1946 dal proprietario del terreno Charles-Antoine Cesari ,  è un insieme di suggestive statue menhir (circa 13) antropomorfe alte 3 metri . Sono sparpagliate in aperta campagna assieme a capanne e altri complessi monumentali che non ancora svelato la loro esatta utilità. Il loro allineamento non è originario, ma è stato ipotizzato da alcuni archeologi.

All’ingresso di  Filitosa vengono forniti dei depliant con molte spiegazioni. Lungo tutto il percorso ci sono delle colonnine che forniscono altri dettagli in molte lingue. La passeggiata è di 800 metri e dura  1 ora e mezza. All’uscita è installato un museo che conserva in delle teche vari suppellettili rinvenuti durante gli scavi.

Sito Megalitico di Cauria

Il Sito Megalitico di Cauria si trova invece a circa 20 minuti da Sartène, percorrendo una strada sterrata. L’accesso è libero, seguendo un percorso ben indicato che permette ai visitatori di ammirare :

  • Dolmen di Fontanaccia: esempio più bello di dolmen in Corsica. Questo monumento funerario collettivo è il più noto e meglio conservato dell’isola: un’enorme lastra posta su 6 pietre verticali;
  • Stantari: 30 statue-menhir posizionate in un campo in maniera perfetta ;
  • Rinaiu:  un altro gruppo di pietre rialzate. Qui è stata valutata una cronologia. Sembra che ci fossero 60 pietre intorno al 4500 a.C. e 180 intorno al primo millennio a.C..

4 Tappa. Corsica in 10 giorni verso ovest

Esclusivo è   il versante occidentale della Corsica  .  L’ ho esplorato  da Ajaccio, dove è nato Napoleone, passando per Cargese, rifugio dei greci,  e con sosta  onirica sui  Calanchi di Piana ! Qui per poco non svenivo .  Non solo per l’eccezionale  visione  dei sassi poliformi, ma anche per la ripidità delle stradine percorse tutte  a chiocciola e senza alcuna protezione !

Incastonato come un gioiello tra il Golfo della Sanguinara e il Capo di Muru questo tratto  della Corsica   vi strabilierà per la trasparenza dei fondali e il proliferare  di paradisi interni : quali le colline di Cinarca e Gravona. Queste ultime si fanno  montuose nella foresta di Vizzanova fino alle Gole di Prunelli e del comune di  Bastelica.

Come se non bastasse se ci capiterete aggiungete alla lista queste meraviglie:

Ajaccio

Ajaccio è la capitale  della Corsica  e ha dato i natali a Napoleone (15 agosto 1769 ), intramontabile stratega per alcuni, tiranno per altri. La casa dove visse la sua infanzia con la sua numerosa e modesta famiglia   è in via Sait Charles , che è ora il museo più affollato dell’isola. Com’è adesso fu per iniziativa di Napoleone III perché ci furono vari smantellamenti.

Non c’è molto delle mobilia dell’epoca dell’infante prodigio,  a parte qualche pannello esplicativo sulla sua esistenza. L’arredamento è piuttosto semplice: una cartina della Corsica (XVIII sec. ), ritratti familiari, un divano , un comò Luigi XVI , una consolle rococò, lampadari italiani , una maschera mortuaria, un albero genealogico, oggetti feticci, ecc.

Ajaccio che stupisce  

Anche ad Ajaccio  sono stati i genovesi che hanno contribuito più di tutti a darle forma. C’è la classica ripartizione in marina portuale, molto accattivante con le sue spiaggette libere e i viali alberati, e la cittadella posta in alto.  Mettete in conto che ad Ajaccio   sarete fagocitati dal caos cittadino.  L’allegria è una costante specialmente quella del mercato  allestito tutte le mattine in piazza  Foch .

Ajaccio, Napoleone e lo zio Fesch

Ecco inoltre cosa vi aspetta:

Cargese

Nel 1774 a Cargese  i francesi   ci sistemarono  definitivamente  n un gruppo di greci di Oitylo (Peloponneso). Erano dei profughi che tentavano di scampare alla morsa dei turchi dal 1776 in Corsica,

Il villaggio crebbe . Si edificò  una chiesa cattolica greca ortodossa, quella di  Santo Spiridione . Anni dopo i corsi ne fecero una latina , la Chiesa di Santa Assunta.  Sicché  attualmente stanno una di fronte l’altra e sono il simbolo di Cargese  .

La torre genovese 

Particolari sono anche la  Cappella di Santo Erasmo e quelle di Sant’Elia e Santa Barbara a Paomia. E se avete ancora un po’ di fiato ecco altro da attenzionare:

L’aria è sottile, e Cargese  è molto raffinata con le sue casette bianche e azzurre  prospicienti il Golfo di Saidone. Essa è  molto  fashion all’estero .  Forse per il richiamo del Club Mediterranee nella Spiaggia di Chiuni, che ammalia a solo 8 km come quelle di Chiuni, di Topini , Capizzolu, Stagnoli, e  Però .

Calanchi di Piana

Solamente le parole di  Guy de Maupassant in Una vita  possono rendere omaggio allo spettacolo dei Calanchi di Piana :

 “Erano picchi, colonne, pinnacoli, figure sorprendenti modellate dal tempo, dal vento rosicchiante e dalla bruma marina. Alte fino a trecento metri, sottili, rotonde, contorte, uncinate, deformate, inaspettate, queste rocce sorprendenti sembravano alberi, piante, bestie, monumenti, monaci in tunica, diavoli cornuti, uccelli sproporzionati, tutto un popolo mostruoso, un serraglio di incubi pietrificato dalla volontà di qualche Dio stravagante”. 

I Calanchi di Piana sono delle bizzarre formazioni rocciose a 400 m sul livello del Mar Mediterraneo formatesi per erosione del vento e dell’acqua. Come nelle nuvole potete dare la forma che volete  a questo cortile di giganti e nani di pietra tinti di rosso, rosa, ruggine e miele. Sempre se non vi prende un attacco di panico come è successo a me salendo in automobile su  la D81 , che è davvero per chi sa tenere le mani al volante!

5 Tappa. Corsica in 10 giorni verso nord

Nella Corsica del nord mi sono spostata tra Aregnu e L’Ile Rousse   toccando  Calvì e Saint Florent . Mi sono insinuata in una microregione particolarissima, quella della Balagna. Questa  fu l’antico granaio della Corsica e oggi si mostra come un magnifico anfiteatro di montagne innevate  sul mare .

La Balagna è una distesa di limoni, uliveti, mandorli, e un continuo susseguirsi di festival di ogni genere che rallegrano la sua comunità . Vive principalmente di agricoltura e turismo e fa da sfondo al punto di partenza del celebre   Grande Randonnée GR 20.

Per spezzare si può fare una capatina anche a :  Lunghignano e il suo vecchio frantoio, Cassano e la sua piazza a punteMontemaggiore per la veduta  mozzafiato sul Golfo di Calvi, il nido d’aquila di Sant’Antonino, e   i centri artigianali  di Pigna e Corbara.

 Aregnu

Aregnu  è stata popolata da sempre, come attestano resti di placche bronzee degli eserciti di Vespasiano. Fu dei  genovesi fino alla metà del XVIII sec. , dopo  divenne proprietà francese. Aregnu  , con le sue frazioni di Torre e Praoli, è collinosa con una pianura che si estende fino al mare. Una piana agricola, che nonostante gli incendi, prospera con i suoi frutti. Oltre agli ulivi sono una gloria le sue arance, marchiate  Aregno citrus sinensis osbeck .

Altro vanto di Aregnu sono i suoi  mandorli che vanno in fiera la prima settimana di agosto . Dal 1997 sono i protagonisti di    un festival   appuntamento  che ha promosso  il settore agricolo e l’artigianato della Balagna.

I templi sacri di Aregnu

Da attenzionare ad Aregnu  oltre le sue fantastiche spiagge sono:

Ille Rousse

L’Ile Rousse  è come la vedete oggi dal 1758, quando P.  Paoli la fortificò per arenare l’invadenza dei genovesi.  Un luogo  singolare della Corsica.  Tanto glamour , da attrarre VIP che ci hanno stabilito le loro fastose residenze estive.  Quanto romantico da sedurre bohemien e sognatori d’ogni dove.

L’Ile Rousse  è un dedalo di meraviglie dalla Torre dello Scalo (del XVI sec.) alla chiesa al  monumento ai caduti  di Antoniucci Voltigero. Dall’Hotel Liberata, albergo per straricchi, fino all’ affollatissima Piazza Paoli, salotto urbano e zona in cui si pratica lo sport preferito dai cittadini , ovvero le bocce.

La città vecchia

Per i comuni mortali sempre nei pressi della old city si allestisce un mercato coperto sotto il tetto di un tempio greco. In sostanza L’Ile Rousse  è  un agglomerato raffinato di architetture sofisticate , casine di pescatori, e isolotti di porfido rosso . Il suo centro cittadino è impreziosito da piazze contenute e un pittoresco lungomare Marinella da godere nei suoi tanti ridenti cafè. Una foto da fare assolutamente è quella con la padrona di questo eden, una Sirena di bronzo realizzata nel 2016 da Gabriel Diana.

Tra questi accumuli di rocce rossastre si distingue l’Isola di Pietra con il suo faro  e  le sue estensioni di  Roccio, Roccetto e Piano. Battezza l’atollo corso e si può perlustrare arrivandoci in soli 15 minuti dal centro,  che  la battezzano e la  colorano di un arancione che si infiamma al tramonto . Le spiagge più paradisiache di Ile Rousse sono : Plage de Caruchetu, Plage de Bodri, Plage de Lozari, Davia , Algajola, Marina di Sant’Ambrogio, Arinella e Sainte-Restitude.

Corsica in 10 giorni : il cibo

La cucina della Corsica è il risultato delle varie dominazioni isolane , per cui prevale l’influenza francese e italiana. Tuttavia ha sviluppato un suo carattere distinto indirizzandosi soprattutto sulle gemme del suo entroterra montuoso.

I verdi pascoli offrono l’ambiente ottimale  per l’allevamento di  capre e pecore, il cui latte   genera squisiti formaggi  , di cui  i  più noti sono:

Charcuterie: salumi e zuppe corse

I pendii boscosi della Corsica brulicano di maiali e cinghiali selvaggi.  Ne vengono fuori delle prelibatezze esemplari, molte delle quali a marchio AOC, cioè Appellation d’origine contrôlée (Denominazione di Origine Controllata) . Tra le più note:

      • Figatellu : è una salsiccia di fegato di maiale affumicata ed essiccata, spesso grigliata o utilizzata nella zuppa di lenticchie;
      • Coppa o capicollu  AOC* : è ottenuto dal muscolo cervicale del maiale disossato e sottoposto a 6 mesi di stagionatura ;
      • Lonzu AOC: è un  filetto di maiale salato, affumicato e pepato, risulta leggermente untuoso e consistente;
      • Prisuttu AOC: è il prosciutto corso  d’eccellenza , che viene  stagionato minimo 12 mesi ricavato dal maiale razza Questi ultimi sono suini di taglia piccola che girellano liberi ad alta quota nutrendosi di radici ed erbe.

Queste carni pregiate sono pensate   per intingoli e stufati gustosissimi, tra cui si distinguono:

      • Zuppa corsa: è un minestrone di verdure in brodo di osso di prosciutto;
      • Civet de sanglier : è uno spezzatino denso di cinghiale, verdure, castagne, vino rosso e finocchietto;
      • Veau aux olives: è uno stufato  di vitello a cottura lenta, olive pomodori, erbe aromatiche e vino bianco o rosato ;
      • Agneau Corse: è l’ agnello arrosto con aglio e rosmarino.

Pesce

Allora cos’altro potrebbe esserci nel menu dei ristoranti della Corsica? Per quanto riguarda il pesce di mare, troverete tantissime:  triglie fresche, orate, acciughe, sarde e scampi. Dai fiumi dell’isola e dalle lagune della costa orientale provengono rispettivamente : abbondanti trote e anguille. La costa orientale è anche un’ importante produttrice di ostriche. Il piatto più strabiliante è :

Dolci in Corsica

Per chiudere un pasto ci sono i dolci corsi , ottimi anche  per   una bevanda bollente durante l’inverno . Stupiscono per varietà ,  consistenza e bontà . Una menzione speciale va fatta per le castagne, piantate nell’isola durante il dominio genovese (dal 1284 alla metà del XVIII sec.) come alternativa alle colture di cereali, di difficile coltivazione. La farina risultante viene utilizzata in molte  ricette corse,  come quella  per le fritelle . A questa cornucopia zuccherosa si aggiungono altre ghiottonerie:

  • Pisticcini: sono delle gallette cotte alla piastra dentro una foglia di castagno;
  • Pastizzu: è un dolce domenicale con  pane raffermo, latteuovazucchero a velozucchero vanigliato e burro;
  • Falculelle: sono delle brioche tipiche di Corte. Si preparano mescolando brocciu, tuorlo d’uovo, farina, zucchero e buccia d’arancia. Questa miscela viene poi cotta al forno su foglie di castagno;
  • Fiadone:  è il tradizionale  dolce leggero  al brocciu;
  • Cacavellu:  è a forma di ciambella ed è  fatto di pasta lievitata ;
  • Canistrelli: sono dei biscotti fatti  di vino bianco, anice, mandorle o nocciole.

Corsica in 10 giorni:  vino

La storia del vino corso è millenaria (VI secolo aC ) .  Greci, romani, pisani e genovesi  vi introdussero il vitigno autoctono principale che è il Nielluccio . Questo è  una variante del Sangiovese toscano.  Sotto i francesi ci fu un segno di ripresa per la viticultura corsa grazi all’agevolazione napoleonica dell’esenzione delle tasse sul commercio del vino corso. Tuttavia la filiera della produzione vinicola corsa ebbe un drastico declino con l’arrivo della fillossera nell’800 e con le Due Guerre Mondiali.

Gli anni ’60 segnarono una svolta . Il governo parigino introdusse  18000 algerini  ( detti pies noir ) a cui si concessero parecchi poderi a est della Corsica  per farli fruttare. Ma gli immigrati puntarono sulla quantità produttiva di vino, causando l’ira dei corsi. Questi si riunirono addirittura in un movimento politico detto  il  riacquistu che puntava sulla qualità di resa e sulla  valorizzazione delle uve autoctone.

Nel ventennio  successivo il vino corso fu  ricercatissimo perché sinonimo di eccellenza grazie a una vera e propria rinascita enologica . Ciò accadde per merito di grossi investimenti nel settore, per lo sforzo di imprenditori locali e l’introduzione di disciplinari (AOC, DOC e IGP) e nuove tecnologie.

Corsica, la carta dei vini!

I vigneti della Corsica (375.000 ettolitri all’ anno) coprono tutta la costa e il 45% viene venduto nel continente. Si sta parlando di circa 6.000 ettari quasi tutte coltivati biologicamente con le tre principali uve native:

I filari di questi grappoli corsi sono segmentati in generale in questi 2 blocchi:

Il terroir della Corsica

Ls viticultura corsa affonda le sue radici nei pendii   a est e nella Valle del Golo , a ridosso di alture che sfiorano i 1200 metri. Il terroir corso spiega la straordinarietà dei suoi vini:

      • Esposizione solare perfetta ( si ricorre ai terrazzamenti per aumentare le entrate di luce);
      • Inverni miti ed estati calde;
      • Diversi microclimi: mediterraneo (apporta calore) , montuoso (dona umidità buona   per la  vite specie in primavera) e marino (venti che rinfrescano);
      • Diversità di suoli: un misto di scisto, granito, gesso, argilla, sedimenti alluvionali :
Quali vini corsi assaggiare?

I vini corsi hanno carattere (per la mineralità del terreno)  e hanno un finale lungo in bocca.  I vini rossi hanno una buona struttura e un colore molto profondo. Sono morbidi, facili da bere e talvolta speziati. I vini bianchi sono molto aromatici, e fini, molto spesso sprigionano  note floreali o fruttate (agrumi) uniche. I rosati sono vivaci e colorati, fruttati e freschi, mentre i vini dolci sono setosi ed eleganti.  In basso vi propongo una selezione di etichette da degustare:

Bianchi:

Rossi:

Rosati:

Cosa bere in Corsica: birre, vini e liquori

La Corsica ha tante altre valide proposte in fatto di alcolici oltre il pastis e il liquore al mirto :

      • Cap Corse Mattei : si fa a Bastia (Louis Napoleon Mattei ed è il classico aperitivo dell’isola che è tra l’amaro e il dolce e rievoca i sapori della macchia mediterranea. La ricetta è segreta ma si possono avvertire le essenze di arance e china;
      • Birre PietraColombao Serena: La prima è  ambrata e ha un sapore deciso e aromatico. La seconda è una birra bianca prodotta con malto d’orzo e frumento, mentre la terza è una birra di puro malto al 100%.

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Corsica in 10 giorni : conclusioni

Concludendo sulla Corsica ve la  consiglio vivamente per  vostre prossime ferie. Si presta a soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori , compresi i lupi solitari in cerca di pace  solitudine . Sta a voi decidere il modo di vivervela e quando metterci piede, perché è una sorpresa in tutte le stagioni.

Personalmente quello che la Corsica mi ha lasciato addosso è la voglia di esplorarla nuovamente in lungo e in largo. A pochi passi dallo stivale ci si catapulta direttamente ai  Caraibi . Direttamente in mezze lune di sabbia fine e dorata accarezzate dalle onde gentili in cui sguazzano pesci di ogni razza.. Vi auguro un piacevole soggiorno!

 

 

Info utili

 

Guide sulla Corsica

Ufficio del Turismo in Corsica

Documenti per la Corsica (carta d’identità)

Telefono in Corsica

Moneta e carte di credito in Corsica (Euro)

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Dove dormire in Corsica

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Ischia, Golfo di Napoli  

Ischia, Golfo di Napoli  

“…Desidero partire – non per le Indie impossibili,

o per le grandi isole a Sud di tutto,

ma per qualsiasi luogo, villaggio o eremo,

– che abbia in sé il non essere questo luogo…”

Fernando Pessoa

Ischia, un tuffo nel blu del Golfo di Napoli  

Ischia è incastonata come una perla nel blu del  Golfo di Napoli (a 33 km di distanza in direzione  Sud-Ovest insieme a   Capri e Procida ). Orgoglio e vanto del popolo partenopeo, Ischia  non si può girare in pochi giorni, perché è immensa.

Così a fine Ottobre per visitarla meglio sono partita per starci più tempo ! In  quarantacinque minuti di  aliscafo  sono approdata a Ischia Porto dal Molo Beverello di Napoli   . Da qui  a 10 minuti , a piedi c’è  Calata Porta di Massa  per chi preferisce  il traghetto , che impiega un’ora e un quarto.

A pochi passi dal terminal ho raggiunto l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’  in via Iasolino, 80 , dove ho alloggiato per una settimana. Questo è il centralissimo l’hotel di Giuseppe Macrì, il gestore che mi ha fatto sentire come a casa. Grazie ai suoi  preziosi consigli ho avuto la possibilità di esplorare  Ischia da viaggiatore e non da turista. Buona lettura!

Ischia , un’eruzione di meraviglie

Con i suoi 46, 3 km 2  Ischia (60.000 abitanti) è l’ottava isola più estesa d’Italia. Si trova all’interno  dell’area marina protetta del  ‘Regno di Nettuno’ . Questo è un ecosistema straordinario dove è possibile fare immersioni e contemplare magnifiche grotte e archi, come quelle dette delle ‘Formiche’ .

Nel ‘Regno di Nettuno’ si può nuotare tra anfibi di varie specie, cetacei e delfini. E con un pizzico di fortuna magari si potrà scorgere il raro corallo nero  scovato dal giornalista subacqueo Franco Savastano nei pressi del borgo Sant’Angelo. Ischia si divide in sei comuni, che sono:

Ischia, l’isola verde

Se Dio in principio era il verbo, Ischia  è la più grande manifestazione della sua mano in terra. Il suo cielo si confonde con il mare in un orizzonte pennellato di blu . Laddove il sole e la luna si alternano in una danza infinita.

Soprannominata l’  ‘isola verde’ per la sua rigogliosa vegetazione, Ischia è una cornucopia di piante rare , orchidee, felci, papiri, fiori dell’Ipomea, macchia mediterranea e castagneti.  Sopra questo giardino esotico svolazzano splendidi volatili quali l’airone cenerino, l’upupa, e il martin pescatore. Ciò che affascina di questo atollo campano è la varietà dei suoi scenari . Essi  vanno dalle pianure alle colline, dai boschi alle montagne che  degradano gentilmente verso le baie cristalline.

Ma come è nata Ischia?

Non è facile spiegare l’origine geologica d’Ischia.  In generale , secondo gli studi più recenti, si può dire che era una caldera di 7,5 km emersa dagli abissi 150.000 anni fa. Il raffreddamento delle successive colate laviche generò le montagne sui vari versanti isolani (con quote più elevate a Nord che a Sud), di cui la più alta è  l’ Epomeo . Questo monte si staglia dal bel mezzo d’Ischia   con i suoi 789 m. coprendo una superfice complessiva di 16 km2.

Il tufo verde d’Ischia

Che  Ischia  ai suoi albori fosse sprofondata nelle sue acque è provato dal colore esclusivo di una roccia che esiste solo qui! Mi sto riferendo al tufo verde, una pietra vulcanica  di cui è composto l’ Epomeo.   La sua tinta verdognola è causata da tutti i sedimenti marini che la ricoprivano prima di riaffiorare a galla.

Il tufo verde   è simbolo indiscusso e anima stessa d’ Ischia. Esso è stato regolarmente adoperato per gli usi più svariati, da quelli ingegneristici a quelli ornamentali. Una testimonianza questa dell’eccezionale capacità adattativa dell’uomo al Creato, e di un passato che ora non c’è più.

Il mito di Tifeo

Proprio per questa sua natura vulcanica,  Ischia   è stata graziata per la presena delle terme e maledetta per  le scosse telluriche . Però gli antichi erano meno scientifici nel dare una spiegazione sui  pregi e i difetti della loro patria.

Secondo il mito, le terme erano infatti  le  lacrime del gigante Tifeo, che venne confinato nelle viscere d’ Ischia per la sua ribellione a Zeus. La terra invece tremava, perchè oggni tanto il titano si stancava di reggere l’isola sulle sue spalle e cedeva fisicamente!

Il dio gereco non solo non permise al disertore  di prevaricarlo nella lotta per l’Olimpo, ma lo fece pure a pezzi! Le varie parti del corpo di  Tifeo hanno battezzato alcune frazioni d’Ischia   quali: il Ciglio, la Bocca, Panza, il Testaccio,  e Piedimonte.

Storia d’ Ischia

Ischia   non è solamente un eden da esplorare , ma è  anche un luogo in cui si vive benissimo. Non manca davvero nulla. Questo lo avevano capito anticamente altri popoli. La conquistarono e ci si  stanziarono permanentemente per la sua posizione felice e le sue risorse.

Ischia   fu  la prima colonia della Magna Grecia  in Occidente!  I Greci di Eretria e di Calcide vi sbarcarono nel VIII secolo a. C.  denominandola  ‘Pitechusa’ (ovvero ‘popolata dalle scimmie’). Del loro passaggio restano molti scavi archeologici a Lacco Ameno   eseguiti dal rinomato archeologo tedesco Giorgio Buchner .

I Romani e il Medioevo

I Romani (IV secolo a. C.) battezzarono Ischia con l’epiteto di ‘Aenaria’ , che vuol dire  ‘metallo’ , poiché si estraeva ferro, piombo e rame. Un vero e proprio centro industriale infatti sorgeva in località Cartaromana . Nel 1972 ad una profondità di circa nove metri i due subacquei Pierino Boffelli e Rosario D’Ambra  riesumarono qualche resto di questa officina , che sparì per cause ancora sconosciute.

Dopo il disfacimento dell’Impero Romano seguirono secoli di saccheggi e barbarie ad di VisigotiVandaliArabi. Molte sono le strutture difensive che si disseminarono in tutta Ischia con funzioni di avvistamento e difesa. Come le torri sulle coste ischitane a base rotonde  fatte dai regnanti Angioini e a base quadrate degli  Aragonesi

Dai  Borbone all’unità d’Italia

Ischia passò più tardi sotto il controllo diretto della corona dei Borbone, che realizzarono numerose infrastrutture. La più importante fu  il porto voluto e  inaugurato nel  1854   da Ferdinando II. Da quel momento la comunità isolana prosperò economicamente essendosi  finalmente aperta ai traffici commerciali e turistici esterni.  Dal disfacimento del Regno delle due Sicilie’   le vicende d’ Ischia  furono quelle relative  all’avvento dell’ unità d’Italia.

Angelo Rizzoli e la rinascita d’Ischia

Gli anni ’50 furono la golden age d’Ischia quando l’imprenditore milanese  Angelo Rizzoli (1889 – 1970) ci approdò per villeggiatura su invito dell’amico medico Pietro Malcovati. Fu questo brillante ginecologo che esortò il ‘cummenda’ a fare tutta una serie di finanziamenti che rimodernarono Ischia, che in breve si trasformò in un appuntamento inevitabile della mondanità cosmopolita . Anche se ovviamente non fu tutto in discesa!

Ovviamente Angelo Rizzoli finì per innamorarsi di quegli spazi immacolati, che mantennero la loro aura , fino a quando nello stesso periodo non scoppiò il boom del turismo  Cosa che se da un lato fu un miracolo per le finanze d’Ischia, dall’altro in appresso scatenò una corsa per garantire la preservazione delle sue specificità ambientali (piaga dell’abusivismo edilizio).

Cosa ha fatto Angelo Rzzoli per Ischia? 

Angelo Rizzoli acquistò ‘Villa Arbusto’ a Lacco Ameno (ora sede del ‘Museo Angelo Rizzoli’) e ne fece la sua residenza. Da allora iniziò a fare molti investimenti che promossero e svilupparono  Ischia  quali:

Ischia, l’sola dei VIP!

Senza dubbio Angelo Rizzoli  ribaltò  le sorti d’Ischia , che da selvaggia diventò tappa obbligatoria di uno star system internazionale . Era consuetudine potere incontrare attori quali  Clark Gable ,  Ava Gardner , John Wayne, Delia Scala , e Anita Ekberg.

Oppure intravedere l’armatore greco Aristotele Onassis , il soprano  Maria Callas. Senza tralasciare i reali inglesi, i Duchi di Windsor, l’ultimo scià di Persia Mohammad  Reza Pahlavi,  gli scienziati Albert Sabin e Christiaan Barnard, i mitici De ChiricoHerbert Von Karajian ecc.

Giusto per citarne qualcuno! Angelo Rizzoli    fu anche un geniale produttore cinematografico che ambientò a Ischia  vari film con stelle del calibro di Vittorio de Sica, Walter Chiari, Catherine Spaak, Peter Seller, Jack Lemmon, e Anna Magnani.

Ischia e il cinema

Comunque Ischia era  abituata ai riflettori sin da quando a Ischia Ponte nel 1909 aprì ‘Unione’, la terza sala cinematografica più ampia d’Italia. Tuttavia, le luci della ribalta si accesero quando nel 1936 vi cominciarono le riprese del ‘Corsaro Nero’ , di  ‘Campane a Martello’ con Gina Lollobrigida, e del  ‘Corsaro dell’isola Verde’ con Burt Lancaster.

Decisamente un colossale avvenimento fu quando nel 1957 Charlie Chaplin scelse Ischia    come anteprima mondiale per il  suo capolavoro  Un Re a New York’  . La fortuna continuò nel 1963 quando in varie zone  d’ Ischia    la ‘20th Century Fox’ girò il colossal di ‘Cleopatra’ con Liz Taylor  e Richard Burton  ! Una produzione parecchio costosa in cui si possono ancora apprezzare alcune inquadrature della Baia di San Montano e che immolò Ischia   a una fama planetaria.

Da Lucchino Visconti all’era moderna

Certamente un’altra figura di rilievo per Ischia   fu Lucchino Visconti, padre del Neorealismo ,  primo movimento cinematografico di spicco in Italia del secondo dopo guerra. L’illustre regista lombardo si trasferì a Ischia  . Dal barone Fassini comprò un vistoso immobile , che  modificò in uno splendido cottage in stile libertydetto ‘La Colombaia’   (oggi mausoleo dedicato al regista)

 Lucchino Visconti  ci visse fino al 1976 e fu il suo quartier generale , dove creò  pellicole eccezionali quali ‘Senso’, ‘Rocco e i suoi fratelli’. Fu un via vai di collaboratori e celebrità quali Pasolini, Elsa Morante, Moravia

Il cinema a Ischia oggi

Dal 1970 in poi il cinema Italiano subì una crisi irreparabile e si spense anche  Ischia   , che si allontanò dal genere della commedia sexy all’italiana di quell’epoca. Qualche novità ci fu nel 2003 quando Michelangelo Messina lanciò l’  ‘Ischia Film Festival’ . Questo è un concorso per  lungometraggi che si tiene ogni Luglio presso il ‘Castello Aragonese’ a Ischia Ponte. Di recente ci fu qualche risveglio con alcune riprese di successo con setting a Ischia, quali:

Le terme di Ischia   

Caratterizzata da un clima mite,  Ischia attrae tutto l’anno flussi di visitatori da ogni parte del globo per le sue famose terme. Fin dal 700 a.C.  Greci e Romani sfruttarono i poteri curativi delle sue acque termali , che resero pubbliche con l’apertura di edifici dedicati. Persino Plinio e Strabone  vantavano le loro proprietà terapeutiche nei loro scritti.

In seguito durante il Rinascimento il medico calabrese Giulio Iasolino  studiò e censì la  ricchezza termale ischitana , che venne impiegata in medicina. Il salto di qualità fu considerevole. Perciò si cominciò a raggiungere  Ischia specificatamente per curare ferite, malattie e disturbi di vario genere.

Un bene che non era soltanto riservato ai ricchi e ai borghesi. Si pensò anche ai più bisognosi con la costruzione caritativa a Casamicciola del  ‘Pio Monte della Misericordia’, una delle Spa più gigantesche d’Europa.

Le terme a Ischia oggi

Il risultato dell’operato di   Iasolino fu che Ischia  venne riconosciuta come la stazione termale  più famosa del mondo! Ci si fiondarono pure Garibaldi a Camillo Benso  di Cavour ,    Arturo Toscanini  e altre insigni personalità .

Attualmente a Ischia ci sono più di trecento stabilimenti di diversa tipologia tra centri benessere, parchi termali e sorgenti spontanee  : da quelli specifici per le esigenze curative a quelli ideati per il divertimento e il relax . Le fonti termali ischitane sono caratterizzate da acque notevolmente ricche di sali (da circa 2,5 a oltre 30 grammi/litro), cioè minerali, e calde o molto calde, cioè termali o ipertermali (dai 40 gradi in su).

Quante e quali sono le principali terme a Ischia?

In tutto si contano ventinove bacini idrotermali.  E ancora centinaia di fumarole. Il tutto  immerso in una natura esotica che abbaglia per la sua prepotente magnificenza. In basso un elenco delle terme ischitane in cui abbandonarsi, staccando la spina definitivamente da tutto e tutti:

  • Poseidon;
  • Negombo;
  • Parco Termale Castiglione;
  • Terme di Cavascura;
  • Giardini Termali Aphrodite Apollon;
  • Altri Parchi termali di Ischia.

Le ‘Fonti di Nitrodi’

A livello scientifico nelle vicinanze del paesino di Buonopane sono da visitare le ‘Fonti di Nitrodi’ . Da cui sgorgano circa 12 mila litri di acqua all’ora , erogata a 28 ° attraverso docce, lavabi e piccole fontane . Il ‘Ministero della Salute’ con il decreto n° 3509 del 9 ottobre 2003 ha dichiarato l’importanza di queste acque per la loro efficacia sul sistema gastrico, ginecologico, intestinale, ed epidermico. Hanno anche un effetto positivo per migliorare l’attività enzimatica, endocrina e respiratoria.

Alle ‘Fonti di Nitrodi’ oltre a guarire ci si svaga perché  tra   fichi ,  ulivi e panorami mozzafiato c’è una struttura attrezzata per godersi tante iniziative rivolte al benessere fisico e mentale (yoga, musicoterapia, meditazione, mandala terapia, massaggi, terapie olistiche, ecc.). Si può anche finire la giornata stuzzicando qualcosa a un bio bar .

Ischia da mangiare!

 Ischia  è un complesso di paesaggi molto diversi tra loro,  per tanto la gastronomia  è sia  marinara che contadina. Di base napoletana la cucina ischitana  è rivisitata, e risulta semplice e  molto saporita e con qualche asso nella manica. Quale? Per esempio il coniglio all’ischitana, cucinato a forno nell’immancabile tegame di coccio e spolverato con la piperna, un profumatissimo timo selvatico. Vi consiglio di provarlo al ristorante Da Pietro Paolo detto Stalino’ a Maronti.

Il coniglio all’ischitana  è il re dei piatti locali, la carne è tenera per la tecnica di allevamento degli animali che sono selvatici e  che vengono allevati in fosse.   Questi quadrupedi sono stati da sempre indispensabili . Perché soddisfacevano il fabbisogno alimentare della popolazione con pochi sforzi visto la loro proverbiale capacità riproduttiva!

6 piatti tipici d’ Ischia

1.  Pizza di scarola: una bontà smisurata, un calzone alle verdure condito con  olive nere, capperi, acciughe ,  pinoli, vino cotto ed a volte noci e uva passa;

2.Zingara ischitana: due golose fette di pane ‘cafone’ farcito con prosciutto, mozzarella o fior di latte, maionese e lattuga. La ricetta originale prevede le pagnotte del leggendario ‘Panificio Boccia’ a Ischia Ponte, dove praticamente è nata nel 1977 nel pub-paninoteca ‘La Virgola’ ;

3. Pasta fagioli e cozze: le cozze si alternano ai legumi utilizzando la ‘pasta mischiata’, cioè tutti gli avanzi che rimangono che è la premessa della filosofia dello zero sprechi;

4. Pesce spada all’ischitana: lo spada viene marinato con  limone, olio, sale e pepe, menta e salsa Worcestershire, e poi fatto arrosto. Assolutamente da provare;

5.Pollo alla Fumarola: i fusi di pollo messi in fogli di alluminio sono cotti  nelle fumarole (temperature tra i 30° e i 100°  gradi) in prossimità delle sorgenti termali d’ Ischia  . Specie nella spiaggia di Maronti è ordinario cimentarsi in cuochi stravaganti che si dilettano a sperimentare nuovi intingoli che includono uova, patate, pesci, e selvaggina;

6. ‘Migliaccio:  un dolce tipico di carnevale fatto di spaghettini, uova, limone, e zucchero. La fantasia nei dolci spazia dal dolce al salato . Due sapori che si combinano in ricette abbastanza  estreme da sconvolgere anche i palati più esigenti.

Ischia da bere!

La vocazione d’ Ischia  alla viticoltura affonda le radici nell’antichità (quella addirittura precedente la colonizzazione greca). Ciò è testimoniato da un’iscrizione che inneggia al buon vino impressa sulla nota ‘Coppa di Nestore’  . Questa è una tazza di 10 cm (700 a. C.) che fu scoperta nel 1995 nella necropoli di San Montano .   I tre versi (il primo esemplare di scrittura alfabetica greca) recitano così:

 “Di Nestore… la coppa buona a bersi. Ma chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio d’amore per Afrodite dalla bella corona”.

Quella d’ Ischia   è una tradizione vitivinicola millenaria. Essa si affina nel 1500 quando la produzione enoica poteva contare sull’esportazione del bianco sfuso in velieri da trasporto. Allora ad  Ischia   si contavano svariate tipologie di uve quali: Codacavallo, Coglionara, Fragola, Lentisco, Lugliese, Malvasia, Moscatella, Nocella, Pane, Sanfilippo, Sorbisgno, Zibibbo, Verdesca, Uvanta, Campotese, Montonico.

‘Cantina Pietra di Tommasone’, il futuro enoico d’Ischia

Il boom del turismo del 1940 ebbe risvolti negativi per l’ambiente a Ischia  .  Il cemento imperante ridusse drasticamente gli ettari vitati da 24. 000 a soli 300. Un piccolo tesoro agricolo preservato dal 1990 a venire da aziende di spicco. Tra queste la ‘Cantina di Pietra di Tommasone’ , grazie alla quale ho perlustrato e amato Ischia .

Al presente purtroppo sono rimasti pochi vitigni autoctoni. Questi nelle loro eterogenee declinazioni costituiscono la Ischia DOC’ ( la seconda proclamata in Italia nel 1966) e sono:

La viticultura a Ischia è eroica! 

La problematicità della gestione delle vigne è lampante visto che il terriotrio è estremamente piccolo. Ecco perché La viticultura ischitana è di tipo eroica . Oltretutto Ischia ha un’orografia difficile che richiede molto sacrificio per la coltivazione e la cura della vigna. In linea di massima la raccolta delle uve avviene a mano. E  i grappoli vengono trascinati in cantina dai gozzi via Tirreno!

Per lo più si fa fatica nel versante orientale, che presenta dei pendii più scoscesi organizzati in terrazzamenti (50 % di pendenza) sorretti dalle cosiddette ‘parracine’ .  Questi sono dei muretti a secco (senza cioè l’utilizzo di alcun tipo di legante) in  tufo verde . Questi divisori proteggono dal rischio frana, dal vento e dall’acqua, garantendo il normale deflusso delle piogge. A Sud Ovest d’Ischia   al contrario i filari di vite si allevano a spalliera essendo più pianeggiante.

Il terroir unico d’Ischia, suoli vulcanici e  vini minerali 

Eppure quello d’Ischia, è un terroir unico, caratterizzato da:

  • Terreni vulcanici , ben drenati e fertili;
  • Suoli ricchi di potassio, e altre sostanze fondamentali per la crescita del frutto;
  • Fresche brezze marine che mitigano la calura estiva ;
  • Altitudine delle colline che vanno dai 200 ai 600 metri slm .

Fattori pedoclimatici che generano risultati eccellenti in grado di appagare anche il più scettico dei viticoltori. L’enorme energia investita viene ripagata con una produzione di qualità, di  nettari rari, profumati, minerali e freschi.

10 artisti  ischitani

Il fascino d’Ischia  crea dipendenza al punto che tanti personaggi illustri, oltre a quelli menzionati, decisero di assuefarsi. Ricordiamo a tal proposito : Enrico Ibsen, Alphonse de Lamartine, Benedetto Croce, Stendhal, Verga, Maupassant, Nietzsche, Pasolini, Truman Capote, Eduardo De Filippo, ecc. Qualcuno di loro ci stava per un po’ , qualcuno invece si  trasferiva definitivamente.

Ischia ha dato anche i natali a parecchi artisti celebri tra i quali:

1. Cesare Calise 

Cesare Calise (1560-1640): questi fu un pittore manierista di Forio la cui attività artistica è documentata dal 1588 al 1641. Di lui ci sono scarse notizie. E quel poco che si sa proviene  dai contratti firmati dal pittore.  E ancora dai registri parrocchiali delle chiese di ‘S. Maria di Loreto’ e di ‘S. Vito’ a Forio  (per gli anni tra il 1588 e il 1641). 

Napoli ci rimangono oggi due sue tele: la ‘Deposizione dalla Croce’ e 0Il Battesimo di Cristo con San Francesco d’Assisi’, entrambe nella ‘Chiesa di San Giovanni Battista’. Sembra ebbe un destino avverso perché le sue produzioni andarono distrutte o mal restaurate. Si firmava in lingua latina ‘Caesar Calensis pingebat’. 

2. Giovanni Maltese 

Giovanni Maltese (1852-1913): fu uno scultore di Forio formatosi a Napoli e alla scuola romana di Giulio Monteverde. Partecipò agli interventi di abbellimento del castello di Chenonceaux, uno dei castelli della Loira. In patria ebbe in enfiteusi il  ‘Torrione’ (adesso galleria permanente delle sue creazioni artistiche) che fu suo  atelier personale e alcova con l’amata Fanny Lane Fayer.

La decisione di ritirarsi a vita reclusa derivò dopo il lutto di alcuni familiari dopo il terribile terremoto di Casammicciola del 1883. Con la sua sposa Fanny Lane Fayer, che era una pittrice inglese, trovò una sua dimensione. E cominciò a scrivere poesie in dialetto foriano.

3. Luigi de Angelis

Luigi De Angelis (1883 – 1966): nato a Roma , presto si stabilizzò con la sua famigla a Ischia dove decise di lavorare come barbiere.  All’età di quarant’ann la magia d’Ischia  gli ispirò degli acquerelli con paesaggi isolani  che attacava con del sapone nelle vetrate del suo salone.

Per caso un giorno ebbe come cliente l’incisore tedesco Purrman .  Il fondatore  della celebre scuola di Matisse tra il 1904 e il 1914 , riconobbe il talento di Luigi De Angelis e ne decretò la fama.  Dopo avere acquistato una prima opera per duecento lire , Purrman provò a lanciare il pittore ischitano nella cerchia dei modernisti che contavano.

Fu un tentativo vano, perchè Luigi De Angelis  rimase fedele alla sua arte povera e naif .  Se si esclude la sua prima esposizione presso la ‘Libreria del 900’ di Napoli e un invito l’anno dopo alla ‘Biennale di Venezia’ , Luigi De Angelis  fu per tutti il pittore del popolo. E perciò venne sempre amato e stimato.

4. Vincenzo Colucci

Vincenzo Colucci (1900-1975): fu un pttore molto venerato a Ischia, che venne celebrata in ogni suo dipinto. Sin da piccolo, quando il padre, scenografo del ‘San Carlo’ a Napoli, gli regalò i primi pennelli. Nella capitale frequentò la scuola di nudo e poi ebbe una delle prime botteghe d’arte in una Ischia  ancora selvaggia.

Casa  Colucci fu un vero e proprio cenacolo artistico frequentato da personalità del calibro di  De Chirico e Montale. Vincenzo Colucci  viaggiava spesso quando poteva . Fu in  Francia, Olanda, America, Inghilterra, Giappone . A Venezia lasciò il segno , e a Palermo fu nominato professore n un liceo artistico. La chiamata alle armi spezzò questa parentesi della sua vita . Dopo la quale tornò con le valigie in mano e il suo cavalletto. Fino a quando un male al cuore lo spense.

5. Vincenzo Funiciello

Vincenzo Funiciello (1905-1987): questi fu un paesaggista ischitano di talento. Barche ancorate al porto, lune struggenti e stradine deserte sono i temi dei suoi collage con pezzi di stoffa colorati. Era abile in qualsiasi tecnica come quella dell’acquerello, e della china.

Ebbe la fortuna di essere apprezzato fin da subito, cosa che però non scalfì il suo carattere riservato. Un tratto distintivo della sua arte era anche la tonalità accessa dei sui quadri, che incorniciavano la dirompente sensualità di un’ Ischia   non ancora invasa dal progresso. Ciò che Vincenzo Funiciello  riproduceva erano le chiese, il ‘Castello Aragonese’ , Ischia Ponte. E poi ancora i mercati e le processioni, che vibravano di un forte realismo. Alla sua morte lo ripiansero in molti, soprattutto per le sue doti di bravo mandolinista.

6. Matteo Sarno 

Matteo Sarno (1894-1957): questi fu un artista che dipingeva le onde che si rinfrangevano negli scogli della sua adorata Ischia da cui non si staccò mai.  A parte una ritirata  passeggera in America. Conosceva bene il mare, i suoi odori, la sua calma, e la sua furia. Lo dipingeva in ogni stagione, e non si stancava mai di guardarlo e raffigurarlo.

Matteo Sarno era anche un poeta e per un po’ si mise a vagabondare con una barca di porto in porto. Trovava in questo errare la sua felicità e rimaneva incantato per la gloria del Creato. Si sentiva una cosa unica con l’Universo e a esso tornava sempre con la sua arte e con le sue marine.

7. Federico Variopinto

Federico Variopinto (1905-1940): nativo del quartiere di ‘San Lorenzo’ a Napoli, fu un pittore che morì giovanissimo . A soli quarantacinque anni per un infarto. Un bohemien che parlava molte lingue ed era sempre in viaggio. Cosa non molto scontata per quel periodo.

Che dire, un artista inquieto che era sempre alla ricerca di qualcosa e forse non sapeva neppure lui cosa. Subiva felicemente il richiamo d’ Ischia, immortalata con le sue distintive pennellate di grigio. Le sue tele erano scene ischitane parecchio malinconiche. Come quelle di un mattino uggioso, o di qualche piazza isolata di periferia.

 

8. Mario Mazzella

Mario Mazzella (1923-2008): quasi un’istituzione .  Veniva da una famiglia di contadini e la sua fu un’esistenza piuttosto semplice. Sin dall’eta di cinque anni scarabocchiava santini, ed era molto viva la passione per l’arte. Questa raggiunse il culmine nell’incontro con il pittore rumeno  John Pletos nel 1932 , che era a  Ischia nel periodo del Grand Tour.

Mario Mazzella abbandonò la campagna subito dopo la guerra per dedicarsi ai suoi studi artistici. Si formò a Napoli e al centro delle sue creazioni pittoriche c’erano per lo più feste popolari , barche e nasse.  E donne dalle vesti lunghe che riecheggiavano le memoria della sua infanzia.

9. Aniello Antonio Mascolo

Aniello Antonio Mascolo (1903-1979): dopo la scuola di ‘Belle Arti’ a Siena, questi fu un genio poliedrico che si appassionò alla scultura, alla xilografia e alla terracotta. Di  Ischia ritraeva i suoi tratti bucolici precedentemente l’avvento del progresso. Chiaramente nostalgico di qualcosa che non c’era più, egli denunciò marcatamente le nefandezze della società moderna.

Aniello Antonio Mascolo oltrepassò i confini d’ Ischia  aderendo a due diverse edizioni della ‘Biennale di Venezia’, nel 1948 e nel 1952, e alle ‘Quadriennali di Roma’. Non si faceva mancare neppure rassegne di rilievo internazionale. Tuttavia. lui apparteneva a Ischia e la sua apertura al mondo non offuscò la sua arte . Perchè le sue vendemmie, o la raccolta della frutta o o lo strascico delle reti della sua isola, furono sempre la linfa vitale della sua arte

10. Gabriele Mattera

Gabriele Mattera (1929 – 2005): questi fu soprannominato il pittore del  ‘Castello Aragonese’  allorquando i familiari lo acquisirono nei primi del ‘900. I suoi lavori spaziavano dalla pittura ad olio, al disegno, dall’incisione su linoleum alla ceramica. Tra mostre in Italia e Europa, la sua missione fu quella di attaccare la pubblicistica di un turismo che edulcorava la vita a Ischia  per vendere e guadagnare! A ciò contrapponeva dei cicli pittorici di stampo espressionistico in cui spuntavano soggetti delle classi povere che facevano emergere il suo spiccato realismo pessimistico.

La lista dei nomi autorevoli sarebbe ancora lunga , per cui finisco con quello di Massimo Venia che ho conosciuto personalmente. La sua piccola bottega in via Roma, 32  a Ischia Porto espone quadri che hanno come tema gli scenari sconfinati d’Ischia . Ha anche firmato le etichette delle bolle di ‘Cantina di Pietra di Tommasone’

Ischia nel cuore

Ischia  è frivolezza per chi ostenta il lusso, ma è anche intimità per chi ama la semplicità. Sono le piccole grandi cose che non dimenticherò mai, come il tramonto  davanti la terrazza della ‘Tenuta C’est la vie’. Questo è il nuovissimo wine relais di Lucia Moraschi e del marito Giorgio Besenzoni, imprenditori bresciani che hanno concretizzato il loro desiderio d’impresa vinicola a  Ischia. Per capire lo spirito d’Ischia  vi lascio un inno di Erri de Luca , perché di meglio non saprei fare :

“Ischia rappresenta tutti i centimetri che possiedo. Accadeva una cosa strana, durante la mia infanzia e poi durante la mia adolescenza, almeno fino ai sedici anni. Qui, durante i tre mesi estivi, crescevo. Accumulavo centimetri e ve ne era traccia sul muro, segnando le tacche all’altezza del mio cranio.

Al sole e al sole di Ischia devo quella crescita: a Napoli, misteriosamente, nei nove mesi restanti non crescevo. Quanto al Castello, a quest’isola nell’isola, si veniva a fine settembre in gita, con le prime piogge e l’aria fresca. Ricordo distintamente la cripta delle monache: quelle ossa ti restano impresse, mezzo secolo fa si trovavano i resti delle religiose. Amo tornare a Ischia, e qui in particolare.

Compiacendomi dei luoghi che restano inalterati. Adoro tornare laddove il tempo si ferma. Ma sono che posti immutabili sono un’eccezione e mi consolo, in fondo, con il fatto che sono un visionario: in fondo mi basta un dettaglio del tempo passato, per ricostruire tutto”. 

Info utili su Ischia:

Come arrivare a Ischia;

Guida a Ischia;

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Cosa fare a Ischia;

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