Peloponneso in 10 giorni

Peloponneso in 10 giorni

Ti auguro il meglio della vita, 

un buon lavoro

delle relazioni soddisfacenti

un amore intenso

una casa piena di speranze

un gatto dal nome bizzarro…

G. Anastasia , Correzione

Peloponneso  in 10 giorni

Cosa fare nel Peloponneso in 10 giorni? Una domanda a cui rispondo con questo articolo . Vi propongo degli itinerari da fare a est, sud e ovest di questo fazzoletto di terra mistico e selvaggio nella Grecia Meridionale.   Il suo  ricco patrimonio storico, culturale,  paesaggistico ed enogastromico me ne ha fatto innamorare.

Indubbiamente volare come me a Luglio nel Peloponneso in 10 giorni potrebbe sembrare una follia perchè è alta stagione e caldo atroce. In realtà l’estate non è stata un grosso problema per godermi questo eldorado, perché è rinfrescato  dalla brezza marina  e lontano dal turismo di massa.

Il Peloponneso in 10 giorni è un regalo da farvi , perché  vi  farà   immergere in una natura incontaminata: un arcobaleno  dopo una pioggerella passeggera , sardine fritte consumate di fronte a degli scogli assaltati da granchi e gabbiani. Potrei continuare all’infinito. Girare in macchina il  Peloponneso in 10 giorni è stata veramente un’esperienza alla ricerca della bellezza , di luoghi ameni, e della semplicità delle piccole grandi cose della vita. Cosa vi aspetta? Se volete saperlo, buona lettura!

Peloponneso  in 10 giorni. Ma dove è ?

Il   Peloponneso (  capoluogo Tripolis , 21379 km²) è una penisola  circondata dai mari Ionio ed Egeo. Unito alla Grecia continentale dall’istmo di Corinto (6km ,  tagliato artificialmente nel 1893) e dal Ponte Rion Antirion (2024) ha delle coste che sono prevalentemente frastagliate.Nel suo entroterra e si elevano  imponenti montagne, tra cui quelle del Taigeto (2404 mt) sono tra le più alte.

Attualmente la sua economia si basa prevalentemente sull’agricoltura, allevamento (baco da seta), industria (estrazione lignite) , e turismo.In seguito alla nuova delimitazione amministrativa nel  Peloponneso   si distinguono 5 unità regionali (con 595.062 ab. nel 2007) :

  1. Argolide   ( Nafplion)
  2. Arcadia ( Tripolis)
  3. Corinzia  ( Corinto)
  4. Laconia  (Sparta)
  5. Messenia  ( Kalamata)

In aggiunta alle isole Saroniche ad est e le Ionie meridionali ad ovest il  Peloponneso è costellato da rilevanti siti archeologici . Olimpia, Epidauro e Micene  testimoniano la fioritura di quella grandiosa  Antica Grecia , che tanto ha  contribuito allo sviluppo del pensiero occidentale.

Come raggiungere il Peloponneso?

Il miglior modo di arrivare nel   Peloponneso è in aereo (come ho fatto io da Pisa). L’aeroporto principale è quello internazionale Captain Vassilis Constantakopoulos di Kalamata. Il terminal (operativo dal 1959 è ammodernato nel 1991 ) è piuttosto piccolo e ci sono  i servizi  essenziali, come quelli per il  transfer.

In alternativa altri scali sono quelli di:

Naturalmente per il  Peloponneso si può  prendere anche  un  traghetto da  Bari, Brindisi, Ancona, Venezia e Trieste (operano su questa rotta Grimaldi Lines e Superfast Ferries) .

Peloponesso  in 10 giorni. Tra storia e mito

Abitato sin dal  Neolitico, e toccato dall’influenza dei  Minoici di Creta  (2700 a.C. – 1400 a.C. ), il  Peloponneso è stato la culla della  civiltà Micenea.  Secondo leggenda il capostipite fu il re Tantalo ( XV-XI secolo a. C. ) . Da suo figlio Pelope si sarebbe originato il nome .

Subentrò  l’ invasione delle  popolazioni elleniche (2000 a.C.) ,  dei  Dori (l XII secolo a.C.) e il predominio di Sparta (X-VIII sec. a.C.) , che resisté sino all’incedere dei Macedoni (IV a.C.). I Romani (II sec. a. C.) completarono la conquista delPeloponneso in modo definitivo.   Con la crisi dell’Impero,  subì l’incursione  dei barbari , che si stanziarono e furono assimilati.

Dal Medioevo a oggi

Nel 1204 dopo la caduta di Costantinopoli  i Crociati conquistarono il Peloponnesso  e fu suddiviso in 12 baronie.  I Bizantini (XIII sec. d.C.) , i Turchi (XV sec d. C.) , con un inframezzo di dominazione Veneziana (1685 e il 1718), completarono la sua occupazione .

La proclamazione della sovranità nazionale greca avvenne nel 1821 , che fu offuscata dalla presa dei  Tedeschi durante la  Seconda Guerra Mondiale. Dopo la democrazia del 1975 , ci fu l’annessione  alla NATO (1981) e  alla CEE ,  mentre nel 2001 si festeggiò l’ingresso nell’Euro .

Il quadro politico del  Peloponneso degli ultimi anni si è caratterizzato per la forte instabilità per ora mediata dall’ azione di  Kyriakos Mitsotakis . Questi è capo  partito conservatore Nuova Democrazia e Primo Ministro della Grecia .

Peloponneso in 10 giorni on the road

Ovviamente  Peloponneso vuol dire viaggiare per ritrovarsi, rilassarsi ed esplorare anfratti sperduti. E ancora  farsi travolgere dall’ospitalità dei greci. Per me il  Peloponneso è stato un’avventura  senza troppi fronzoli.

L’immensità e la bellezza degli spazi mi ha scatenato una serie dipendenza . Insomma mi è sembrato di vivere in un atollo di grosse dimensioni dove la primavera  si prolunga fino a ottobre inoltrato. Se siete curiosi e volete staccare un biglietto, eccovi delle  informazioni che vi potrebbero fare comodo.

 Prima di partire

Soldi e cosa portarsi dietro

  • Portatevi sempre cash a sufficienza. C’è l’euro e sono accettate tutte le carte. Però alcuni negozi o trattorie  preferiscono contanti. O peggio nelle località più remote  alcuni ATM  possono finire i soldi, o non erogarli più per via della corrente che salta!
  • Munitevi di scarpe comode e aggiungete qualche capo elegante per qualche occasione, i greci amano vestire bene!
  • Se le temperature sono esagerate non fatevi mancare un cappello, crema ad alta protezione. E una bottiglia di acqua, perché non è sempre potabile (accertatevene).

 Al vostro arrivo

  • Lingua: Greco moderno, l’Inglese è molto parlato (talvolta anche il Francese, il Tedesco e l’Italiano);
  • Religione: il cristianesimo ortodosso  con libertà di professione di culto. Copritevi adeguatamente dentro i templi sacri (per le donne mettete in borsa uno scialle) ;
  • Fuso orario: 1 ora avanti rispetto a Italia;
  • Per telefonare: prefisso + 00 30 (Italia-Grecia)/ + 00 39 (Grecia-Italia). Con una sim Italiana il segnale è pressoché inesistente se non ne acquistate una in loco. A meno che non vi affidate ai social (Whatsup, Skype, ecc.) perché il il wi-fi free è quasi ovunque.

Trasporti  e  orari 

  • Mezzi di trasporto: sono piuttosto efficienti autobus, treni, traghetti, noleggio auto, motorini, e biciclette ! I taxi sono poco costosi, ma prima concordate il prezzo. E occhio alla guida dei greci, sono dei pazzi! Potete tranquillamente usare la patente europea per circolare, ma le strade non sono sempre delle migliori. Oltretutto il GPS non è sempre molto aggiornato se vi spingete troppo fuori dalla rete urbana. Non rimante mai senza delle mappe cartacee;
  • Musei, e negozi: annotate giorni e orari di apertura/chiusura. I ristoranti: stanno aperti fino a quando hanno clienti, tirano fino a dopo l’una di notte. La mancia non è obbligatoria: ma gradita!
  • Per evitare fraintendimenti: “sì” si dice “no” (/ne/), mentre “no” si dice “oki” (/oki/), giusto per evitare fraintendimenti! Brindate sempre dicendo “yamas”(/iamas/) : ovverro “alla salute”, porta bene;

Peloponneso in 10 giorni. Prima tappa : Messenia.  

Il periplo del  Peloponneso   è partito su quattro ruote a noleggio a sud ovest. Precisamente  in Messenia, che è costellata da vilaggetti, curiosi cimeli archeologici, coste immacolate , valli verdeggianti e cime incappucciate di neve.

Quello che più mi ha impressionato della Messenia è il contrasto tra la presenza di resort di lusso lungo la suggestiva  Costa Navarino  e la sua aria bucolica. Decisamente la  Messenia  può essere classificata come il punto più incontaminato della Grecia. Sede dell’antica Olimpia, luogo di nascita delle Olimpiadi, è un vero e proprio crogiolo di culture: con i resti di Sparta, i castelli veneziani e le strutture romane.

Messenia, la magia della quiete

Il mio tragitto è iniziato da Kalamata di cui vi dirò in dettaglio a breve , perché è quella in cui mi sono soffermata più  a lungo. Il mio tour  ha incluso queste perle del Mediterraneo:

  • Koroni : è un’incantevole cittadina portuale veneziana su cui si affacciano casette squadrate ,  chiese di epoca medievale . Si può passeggiare tranquilli  per le sue  tortuose viuzze che portano a un grazioso castello;
  • Methoni : altro paesino che sembra dipinto su una tela ,  apprezzato da molti greci per villeggiare. La sua principale attrattiva è una roccaforte veneziana del 1209 separata dalla terraferma da un fossato artificiale;
  • Kyparissia: porticciolo che si allunga in un castello poco distante . Offre molte belle spiagge tra le quali vanno segnalate : Sani beachParalia Stomioe Paralia Ai Lagoudis
  • Kalo Nero: è stata una fermata prima di balzare alla Tenuta Merkouri  a Korakochori per una strepitosa degustazione di nettari divini. Ne vale la pena sedersi su una panchina di questo caratteristico nucleo urbano , perché potrete immortalare il sole che scompare dietro l’isola di Zante.

Messenia e dintorni

I più audaci  possono anche osare in Messenia  :

Kalamata, il cuore della Messenia

La capitale della Messenia è  Kalamata ( 70.000  abitanti).  Ci sono rimasta per un weekend . Ed è più che sufficiente per spassarsela. Non è  una destinazione turistica molto gettonata,  motivo principale che mi ha spinto a visitarla  .

A parte le sue squisite olive ha avuto un po’ di notorietà solo nel 1995 grazie al richiamo del Kalamata International Dance Festival . Naturalmente il suo X factor non è solo  la sua posizione strategica per perlustrare il  Peloponneso, ma anche le molte attrattive distribuite su due livelli dell’urbe.

Kalamata nuova e lungomare Navarino

In basso si staglia  Kalamata nuova, che è quella  più moderna. Non aspettatevi chissà quali architetture sofisticate. Si tratta di un villaggione ristrutturato dopo il terribile terremoto del 1986.

Organizzato in modo disordinato non manca però  nulla: supermarket, bar, bazar, banche, farmacie, panifici, pasticcerie, parchi giochi, ecc. Poco distante queso agglomerato di cemento mi ha sorpreso la vivacità del lungomare   Navarinou (lungo 4km). Dotato di una pista ciclabile e molti alberi che fanno una gradita ombra , il lungomare   Navarinou  è il salotto di Kalamata.

Cosa fare nel lungomare  Navarinou?

il lungomare   Navarinou  è il salotto di Kalamata.trabocca di ristorantini , e night clubs . Fatevi deliziare dalle prelibatezze greche e divertitevi fino a tardi, anche perhé  i costi sono davvero più bassi rispetto all’Italia.

Particolarmente suggestive sono le  mini crociere al largo   che si fano a bordo di enormi navi ormeggiate nei vari moli. Si possono  scandagliare al chiaro di luna scorci da fotografia ascoltando musica e sorseggiando birra. Oppure  ouzo, raki, tsipouro, masticha, bevande tradizionali da testarre assolutamente!

Se si è alla ricerca di  relax, sabbia dorata e fondi cristallini si può  rotolare verso le vicine  spiagge di Verga, lmyros Beach , Mantinia Bay, e Santova Beach. Un po’ più distanti (40 Km) ci sono atri litorali rinomati  tra i quali quello di Voidokilia del tratto della magica Costa di Navarino.

5 cose da vedere Kalamata nuova

  1. Mercato popolare: fin dal primo mattino in questo cappannone gigantesco al coperto  non meno di 450 venditori si incontrano ogni mercoledì e sabato per vendere una moltitudine di squisitezze culinarie;
  2. Galleria d’Arte Moderna Greca: espone dipinti, sculture e incisioni. Costruita nel 1962, rappresenta varie correnti artistiche dell’arte contemporanea internazionale.  La collezione mette in mostra l’influenza dell’arte occidentale sugli artisti greci e la ricerca della grecità nelle loro creazioni;
  3. Club Equestre di Kalamata: offre lezioni di equitazione ed escursioni  nei lidi di Kalamata. ! I cavalli sono tutti calmi, ben addestrati e adatti a ogni cavaliere;
  4. Parco Comunale Ferroviario : è un museo a cielo aperto ricco di vecchi veicoli ferroviari e locomotive. Edificato nel settembre 1986 rede un’ idea di come funzionavano i trasporti in Grecia un paio di secoli fa;
  5.  Crazy Bloom (tutti i giorni operativo fino alle 20:00): se si viaggia con bambini, non c’è niente di meglio di un parco acquatico per farli  giocare con gonfiabili.

Kalamata antica. 

Situato nella parte settentrionale di Kalamata, l’old town è un caotico miscuglio di abitazioni, edifici neoclassici, chiesette e botteghe artigiane. Si nasconde in un labirinto di viuzze, che sono il palcoscenico per assistere alla quotidianità dei greci.

Signore eleganti che sorseggiano un caffè. Bambini che improvvisano una piccola squadra di calcio davanti a una fontanella. Le lenzuola bianche che svolazzano  aggrovigliandosi  alle bouganville che adornano i balconi. Il profumo del pane fresco che ti fa chiudere gli occhi e ripensare alla tua infanzia. E tanto altro ancora.

6 cose da vedere  Kalamata antica

  1. Piazza del 23 Marzo di Kalamata : in posizione centralissima prende il nome dall’evento storico del 23 marzo 1821. cioè la guerra d’indipendenza greca contro l’Impero Ottomano . Altra piazza è quella di Vassileos Georgiou d el 1992 , da cui si snoda l’area pedonale di via Aristomenous  , piena di  boutique e invitanti caffetterie;
  2. Museo Archeologico Messenia:  contiene tante testimonianze storiche della Messenia risalenti alla preistoria fino all’epoca bizantina.  Non lontano c’è  il Museo del folklore e della storia , che  è  un grosso archivio di  manufatti vari e oggetti della Guerra d’indipendenza greca del 1821.  Il  secondo piano documenta  la lunga tradizione tipografica di Kalamata; 
  3. Castello di Isabeau: è adagiato sull’Acropoli  di Farai , una lussureggiante collina ricoperta di pini. William Villehardouin , un cavaliere franco che conquistò l’Acaia, costruì la struttura nel 1208 (successivamente rifatta dai Veneziani e dai Turchi);
  4. Monastero dei Santi Costantino ed Elena: fu fatto nel 1796 dal monaco Gerassimos Papadopoulos. Ci sono due chiese principali: una, del XIII secolo e l’altra dell’ Elevazione della Santa Croce. Esso è stato un monastero greco-ortodosso per sole donne. Internamente c’è anche un laboratorio di seta producendo le famose sciarpe di Kalamata;
  5.  Chiesa  di Ypapanti:  è in stile bizantino e fu eretta nel 1839 ed è dedicata in alla sacra icona della Vergine Maria, che risale al 672 d.C. Ha una struttura cruciforme con cupola e ampio nartece ed è dotata di due campanili. Subì vari danni per disastri naturali e venne più volte restaurata;
  6.  Collezione Victoria Karelias : fruibile da poco (2017) per un’iniziativa privata ci ammirerete una raccolta di costumi e abiti nazionali greci degli ultimi due secoli. I capi sono esposti in manichini semoventi che sicuramente cattureranno la vostra attenzione.

Skitsofrenis: la street art di Kalamata

Qualche tratto del centro storico di Kalamata è ravvivato dalla street art  di Costas Louzis . Questo eclettico artista e fotografo  è nato vicino Sparta. Il suo nickname Skitsofrenis deriva dal fatto che dall’età di 7 anni era ossessionato dal dipingere ogni cosa vedeva intorno il suo piccolo villaggio. Nell’ottobre del 2008 gli è stato commissionato il primo murales  nella strada dove abitava. Da allora in poi è stato un continuo crescendo.

Da molti anni  Skitsofrenis  adorna tanti muri urbani in tutta la Grecia, ma pure  facciate diroccate in qualche campagna . I suoi soggetti (spesso fotorealistici o fumettistici) sono  volti di animali e persone comuni (ma anche personaggi famosi o addirittura supereroi). I suoi temi sono quelli della pace, e della lotta contro ogni demone della società postmoderna e ogni  forma di schiavitù.

Peloponneso in10 giorni. Cosa mangiare 

Il segreto del successo della dieta mediterranea come stile alimentare sano si basa sulla santa trinità della gastronomia greca: cereali, olio d’oliva e vino . Il cibo per i greci  non è  stato mai solo una questione di sopravvivenza, ma un modo per stare in compagnia e sentirsi vicino agli dei.

Continente baciato dal sole, accarezzato  dal vento,  la Grecia  con le sue alture e le sue rive è una cornucopia di alimenti  di eccellenza.  Ricette antiche che si tramandano da padre in figlio che fanno gola a tutti i tipi di palati. Ma cosa c’è di così straordinario? La  freschezza, la stagionalità e la genuinità dei suoi ingredienti.

Storia della cucina greca

La cucina greca svela una miriade di sapori che derivano dalle influenze di chi l’ha invasa:

  • L’ impero bizantino ha portato pane, riso, melanzane , bestiame,  zucchero, spezie e  salse complesse. Così  come anche la frittura ,  diversi metodi di cottura al forno , e di preparazioni (salatura, essiccatura, affumicatura delle carni);
  • I Turchi introdussero  cannella, cumino, chiodi di garofano , vari tipi di dolci di pasta fillo ,  yogurt, agnello e l’appetitosa moussakà. Questa è una sorta di parmigiana ripiena di carne macinata e besciamella ispirata al piatto mediorientale musakhkhan. Elaborano anche alcune tecniche di preparazione come il ripieno di verdure e la cottura lenta della carne.

Peloponneso in 10 giorni . La sua cuisine

Ogni area geografica della Grecia può davvero ostentare un’identità culinaria unica, come il Peloponneso. Questi si presenta come un tappeto di vasti uliveti e agrumeti con molti prodotti certificati DOP o IGP:

Nel  Peloponneso abbondano latticini, frutta e verdura, legumi, pesce selvatico e di allevamento. Nei campi i profumi dei narcisi selvatici si confondono con quelli della salvia e del timo.

In tavola non mancano le frittate fatte con i salumi, diversi tipi di pasta fritta, e regnano sovrane le erbe aromatiche come finocchio e aneto.

10 prelibatezze del Peloponneso

Antipasti
  1. Triglie al savoro : sono triglie marinate in un intingolo di olio, aceto, alloro , uvetta, aglio, rosmarino prima di essere fritte;
  2. Kagianas: sono uova strapazzate a cui si aggiungono pezzetti di pomodoro fresco e salsiccia ;
  3. Lalangia : sono come delle frittelle di pasta non zuccherata, fritti e conditi con miele . Sono molto presenti nelle festività natalizie;
  4. Chorta:   verdure selvatiche che di solito vengono bollite e servite con il limone.
 Zuppe, carni, pesci,  e formaggi 
  1. Zuppa Trahana: è una miscela di semola, farina di frumento mescolata con latte fermentato o yogurt. Si condisce con olio d’oliva, limone, brodo di pollo e  formaggio sbriciolato;
  2. Syglino: sono carni affumicate e insaccati di suini magri  , si insaporiscono con la salvia e l’arancia  prima di farli e si servono con uova rustiche fritte e patate;
  3. Maiale, agnello , conigli e quaglie arrosto: dalle costolette alle braciole fino alle cosce intere, si beccano fatti alla griglia e rallegrano specialmente i pranzi domenicali;
  4. Gallo in salsa di pomodoro:è una specialità che si consuma insieme a uova o alle hilopites , che sono delle tagliatelle greche;
  5. Lagoto: lepre, maiale o manzo cucinato in salsa di pomodoro con aglio;
  6. Bogana: che è uno stufato di agnello con patate, si può avere anche con  carne di montone,  capra , e pollame con contorni di fagioli secchi, verdure, e cipolle;
  7. Pesce: abbondano i  frutti di mare,  polpo alla griglia, calamari fritti , pesce azzurro,  e anguille. Si possono insaporire con questi tipi  di salsa : la skordalia fatta  con patate e aglio , e l’ avgolemono   , che è una variante della nostra maionese;
  8. Feta:  è un formaggio tradizionale greco (latte di pecora e capra), a pasta semidura ma friabile, bianchissimo e piuttosto salato (rimane a maturare in salamoia per un periodo che varia da due a tre mesi in una temperatura di 2-4. Altri da leccarsi i baffi sono il Myzithra e il  Kefalotyri  . Sono formaggi semiduri. Il primo pizzica ed è di pecora e capra . Il secondo è salato ed è buono da grattugiare .
Dolci 
  1. Pastelli: sono una barretta energetica naturale prodotta con miele e semi di sesamo, che si coltiva abbondantemente a Salonicco;
  2. Galaktoboureko : un dessert composto da strati di pasta fillo che avvolgono un eccezionale ripieno di crema pasticcera;
  3. Diples: sono realizzati con un impasto soffice (farina e uova), che viene tagliato in strisce lunghe e sottili e poi fritte e ripiegate nell’olio. Una volta cotte vengono immerse in uno sciroppo di zucchero o miele e aromatizzate con cannella, succo di limone o noci grattugiate grossolanamente;
  4. Galopita: preparata a Messenia  con latte fresco, semola fine, burro, uova, zucchero e, ovviamente, olio d’oliva.

Peloponneso in 10 giorni.  Il vino 

Senza dubbio qualcuno si starà domandando come mai la Grecia non è tra i grossi colossi europei per fare il vino.  Eppure è proprio in questa nazione che il vino (dopo la Turchia) approda dall’Asia nel 2000 a. C . (attraverso i Fenici) e sbarca in Spagna e nelle colonie greche del sud Italia (  730-720 a.C. )    . Colpa degli alti e bassi delle sue  vicende storiche .

Originariamente il vino Grecia visse un’epoca d’oro (1600 a. C.) ,  anche se per lo più era legato alle celebrazioni religiose, politiche, filosofiche , teatrali e anche conviviali. Era per lo più dolce, qualcuno era anche particolarmente acido, e veniva allungato con l’acqua per non dare alla testa.

Il vino nel Medioevo

Nel Medioevo il vino divenne appannagio dei monasteri. Sotto il dominio bizantino fu una merce esportata dai Veneziani e con i Turchi perse molto del suo prestigio. Il rinascimento della viticultura in Grecia coincise con l’indipendenza nazionale del 1900 e dopo le due guerre mondiali.

Al presente l’enologia  ha fatto passi da gigante e molti winemaker stanno lavorando sodo per il futuro del vino in Grecia adottando tecnologie moderne

Il vino oggi 

La produzione di vino nella Grecia contemporanea è regolata dalle leggi della Comunità Europea (le prime erano del 1971) . Oggi il sistema legislativo riguarda:

Peloponneso in 10 giorni. Le regione vinicole

Il Peloponneso  dà alla luce dei vini sublimi perché il suo terroir è davvero eccezionale.  La sua conformazione geografica eterogeanea consente la formazione  di un  microclima speciale, che consente giornate calde e notti fredde per sviluppare uve strepitose.

Il  Peloponneso  è principalmente vocato ai bianchi,  che sono molto freschi e minerali. I rossi rappresentano una piccola percentuale, che di solito sono abbastanza corposi e destinati all’invecchiamento .

La superfice vitata del Peloponneso è di 19.400 ettari, ed è responsabile del 31% della produzione totale di vino greco  .  Le  cantine sono circa 180, con appezzamenti ad altitudini che vanno dai 30 ai 1.000 metri sul livello del mare.

Nemea, Mantinia, Patrasso: l’oro rosso e giallo del Peloponneso

Ci sono da attenzionare 3 importanti sottozone vitivinicole nel Peloponneso :

I vitigni del Peloponneso

I vitigni autoctoni principali del Peloponneso sono :

Tenuta Mercouri, Korakochori, Messenia

La Tenuta Merkouri  è sita a Korakochori . Già operativa  da 140 anni appartiene alla famiglia Merkouris da 4 generazioni. A fondarla fu l’imprenditore Theodoros (1864) , che lavorando molto in Italia ci impiantò le prime barbatelle di Refosco. Si rinnovò piano piano tra il 1930 e il 1960. Nel 1987 si passò al lancio dei vini più in voga . A dirigerla al momento sono i fratelli Vassilis e Christos (società Ktima Merkouri SA).

Appena si mette piede nella Tenuta Merkouri  stupisce la sua rigogliosa vegetazione attraverso cui si intravedono  le baiette private. Un’oasi di palme, pini, cipressi, querce, cedri, agrifogli, allori , oleandri, mirti che si fa regno per volpi, lepri, ricci, furetti, e tartarughe, e pavoni .

All’interno di questa cornice si sviluppa la residenza di famiglia, i fabbricati della  cantina, le cave sotterranee, la taverna , la  stalla , un museo di attrezzi agricoli, e una  cappella. Il tutto è un palco costante per eventi, concerti, e convegni scientifici.

Vitigni della Tenuta Mercouri

I vigneti (vecchi di 130 anni) della  Tenuta Merkouri   si estendono per circa 90 ettari . Si trovano  nelle località Rupaki  e Kavos. Questi  sono terreni fertili e argillosi responsabili dei  vitigni aziendali:

Vini Tenuta Mercouri 

I filari della  Tenuta Merkouri generano questi elisir sopraffini , che ho degustato e  non dimenticherò mai:

Peloponneso in10 giorni.  Seconda tappa: il Mani 

Con il suo aspetto arido il Mani si distende a sud del Peloponneso la cui punta più estrema è Capo Tainaron (o Capo Matapan). Qui gioca a nascondino Porto Kagio, un ritrovo per vacanzieri in cerca di pace e taverne. Le vette del  Taigeto nel Mani scendono ripide fino a farsi circondare dalle spume delle onde marine.

Fino agli anni ’70 il Mani  era accessibile solamente in barca o attraverso stradine di campagna. Nel sangue dei suoi cittadini scorre l’indomabilità dei vecchi manioti che lottarono sempre per essere liberi dal dominio degli stranieri. Adesso il Mani può considerarsi una valida opzion alle blasonate isole di Santorini e Mykonos per le vostre prossime ferie. Perché? Date un’occhiata a quanto segue.

Aeropoli , relitto Dimitrion a Valtaki, e  Gythion

Su e giù per i tornanti del Mani dal finestrino della panda bianca in affitto mi ha distratto  la visione di Limeni. Questo è un posticino fatto di villette in muratura bianca a grandi vetrate con  piscine e  alberi di limoni. Se vi state chiedendo quali sono le prinicpali  destinazioni del Mani qualcosa di indimenticabile è stato passare per :

Gerolimenas

Merita un cenno in più il borgo marinaro di Gerοlimеnаs , dal greco antico sacro porto . Scovato quasi per caso richiedendo a passanti  su dove proseguire, me ne sono letteralmente innamorata.

Gerοlimеnаs abbaglia per  le sue casette in muratura , per  la sua baia a mezza luna , per i tavolini in legno  delle locande di pesce fissi sul pietrisco liscio , e la pace dei suoi ritmi lenti .

Dove dormire

Vi consiglio di alloggiare all’affittacamere Akrotainaritis Gerolimenas 230 71, Grecia ; +30 2733 054205) , dove ho trovato accoglienza e uno spettacolo gratuito con psoto in prima fila sulle sue  acque blu.

Nell’antichità Gerοlimеnаs fu un importante una roccaforte per difendersi dai  pirati . In seguito si trasformò in uno snodo commerciale per il traffico merci e ci fecero anche impianti per lo smaltimento del ghiaccio e un mercato del pesce. Il boom del turismo lo attraversò negli anni ’80senza però aver intaccato il suo fascino di una Grecia autentica.

Patrick Leigh Fermor a colazione

Al mio risveglio la mattina pensavo   a uno scrittore famoso che si era spinto fino a qui . Di questi  me ne  aveva parlato una signora conosciuta per caso a cena. Non potevo proprio ricordarmi il nome.

Intanto assaporavo la mia colazione tipicamente greca: succo d’arancia, caffè nero bollente, pane caldo, yogurt bianco e miele, marmellata fresca e uova sode.

Improvvisamente la mia attenzione cadde su una targhetta con su scritto qualcosa che recitava Patrick Leigh Fermor  fu qui”. Era lui l’intellettuale viaggiatore che scrisse il libro Mani, Viaggi nel Peloponneso, Adelphi . Un romanzo che è un omaggio alla sua esplorazione in questo paradiso   lontano dalla civiltà

Mani, Viaggi nel Peloponneso, Adelphi

Patrick Leigh Fermor    si stabilì nella vicina  Kardamyli. Ho letto il suo diario che sinceramente non è molto scorrevole. Sarà perchè la Grecia che ha visto Fermor è quella tra la guerra d’indipendenza greca e il presente.  Dunque moltissime delle usanze descritte sono pressoché estinte .

Tuttavia nella sua opera ho riscontrotato la stessa sensazione di beatitudine che si prova a essere in questo lato del globo, dove il silenzio è un dono e la luna è la tua unica compagna.

Peloponneso in 10 giorni. Terza tappa: Lakonia

La Lakonia sonnecchia tra i monti del Parnonas e del Taigeto.  Ci sono dei sentieri da percorre in lungo e in largo per appassionati di camminate a quote elevate. Sparpagliate qui e lì ci sono vecchissime strutture difensive come Il castello di Geraki , che è del XIV sec. d. C. molto prezioso per le sue chiesette dagli affreschi interessanti ma piuttosto rovinati.

Non avendo avuto molto tempo a disposizione, rimando alla prossima volta un salto nell’isolotto caribico di Elafonisos e   Sparta. Quest’ultima oggi deve essere molto diversa da quella che ho studiato a scuola! A quanto pare non sarebbe piena di esemplari monumenti, perché gli spartani erano guerrieri . Inoltre è rimasto ben poco delle glorie passate perché tutte smantellate e portate via dall’antiquario Michel Fourmont

Moltissimi paesini montanari in Lakonia sono praticamente spariti. Fatta eccezione per il Villaggio di Vamvakou , che si è rianimato nel 2018 per iniziativa di cinque amici. Dopo essere migrati all’estero sono rimpatriati fondando una cooperativa con lo scopo di ripopolarlo. E pare che ci siano riusciti.

Mistra e Monamvasia

La Lakonia attrae molti viaggiatori perché isolata dal resto del pianeta. Si può staccare la spina e restare immobili davanti la potenza e lo splendore del creato, come:

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Conclusioni. Il Peloponneso in 10 giorni

Per finire posso assicurarvi che la mia vacanza nel  Peloponneso in 10 giorni è stata sensazionale. Una permanenza piuttosto lunga lì ridona voglia di mettere da parte l’orologio e ascoltare i ritmi del proprio essere. La mente si svuota e si concentra sulle meraviglie   che ci circondano.

Il Peloponneso è per molti, ma non per tutti. Se siete molto sofisticati avrete modo anche di farvi viziare dalle varie catene alberghiere per VIP. Ma qui non ci si viene per stappare champagne e saziarsi di  ostriche. Si sceglie apposta per alleggerirsi di quello che non ci serve realmente e che appesantisce l’esistenza. In definitiva si comprende quello che davvero è fondamentale per essere felici.

In questa sorta di gengiva deforme  Eracle lottò contro il leone di Nemea, gli dei si mescolarono agli umani.  Qui Paride di Troia fuggì con Elena e gli Argonauti salparono alla ricerca del Vello d’Oro. Il  Peloponneso in 10 giorni mi è rimasto nel cuore. Tornerò presto a contemplare dove l’azzurro del cielo si confonde con quello del mare in contrasto con la neve che incappuccia le montagne nel freddo dell’inverno.

Info utili

Che libri leggere prima di andare nel Peloponneso

Quando andare nel Peloponneso

Come arrivare nel Peloponneso

Dove dormire nel Peloponneso

Dove mangiare nel Peloponneso

Cos’altro visitare nel Peloponneso

Festività e indirizzi utili nel Peloponneso

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Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni

“Amit szivedbe rejtesz/Ciò che nascondi nel tuo cuore,
szemednek tárd ki azt/spiegatelo ai vostri occhi; 
amit szemeddel sejtesz/ quello che vedi con i tuoi occhi 
sziveddel várd ki azt/aspettalo con il cuore”

Attila József

Budapest in 4 giorni

Indubbiamente la mia vacanza a Natale a  Budapest  in 4 giorni è stata un’esperienza fantastica. La sontuosa capitale dell’Ungheria mi ha incantato con la sua bellezza . Si estende per 525 km2, ed è divisa in 23 distretti ( circa 1,7 milioni di abitanti).

Che dire! Budapest   in 4 giorni mi ha svelato un ricco patrimonio artistico, culturale, storico, paesaggistico, ed enogastronomico. Per non parlare dell’accoglienza e della gentilezza della sua gente.

Ed ecco che in questo articolo vi propongo come spassarvela a  Budapest   in 4 giorni. Vi suggerirò dei percorsi  che vi guiderano dalla nobile Buda alla giovane e alternativa Pest  , cioè da destra a sinistra del romantico Danubio .  Sia che la perlustriate a piedi o con i mezzi, rimarrete affascinati dalle monumentali architetture di Budapest  , che sì è per molti, ma non per tutti. Strega solo i veri viaggiatori!  Buon viaggio!

Budapest in 4 giorni, un viaggio nel tempo

Quello che più mi ha affascinato di  Budapest in 4 giorni   è stata la sua atmosfera decadente, che si alterna a una sobria  modernità . Tutte le sue principali attrattive sono molto eterogenee e vicine tra loro . E sono il risultato del passaggio degli stranieri che la invasero nei secoli.  Visitare tutti questi tesori significa sfogliare il libro della  storia tanto gloriosa quanto turbolenta di Budapest ,

Originariamente (I secolo a.C.)  l’Ungheria fu una colonia (con sostrrato celtico)   romana (Pannonia)  , come attestano i resti archeologici del quartiere di Óbuda-Békásmegyer . Fino a quando non subentrò Arpad  (  X sec d. C. )  capo dei Magiari, una delle 7 tribù del gruppo degli Unni provenienti   dall’Asia centrale. Questi barbari ormai stanchi di peregrinare e saccheggiare  rimasero fino al nascere della monarchia e al diffondersi del Cristianesimo con re Stefano (X sec). 

Successivamente Budapest   non smise di essere crocevia di popoli invasori .  Mongoli (XIII sec.) ,  Turchi (XVII sec.)  e Austriaci (XVIII)  via via la conquistarono  , ma  non la domarno  mai completamente. Neppure dopo le Due Guerre Mondiali e i Nazisti (XX sec). E superò anche le difficoltà dell’occupazione russa e comunista fino alla proclamazione della tanto agognata repubblica (XX sec.) .

Senz’altro perlustare  Budapest in 4 giorni   mi ha permesso di farmi un’idea della sua complessità.  Mi ha lasciato senza fiato perdermi tra  suoi ampi viali  (út) e le sue piazze monumentali (tér ) , che illuminati di sera  evocano un’atmosfera  da  favola!

Travel tips   per Budapest! 

Nel mio post Budapest , la perla del Danubio  riassumo molte  informazioni  sull’urbe magiara , che vi saranno utili prima di fare le valigie ! Anzitutto vi raccomando di acquistare on line la Budapest Card  , che è una carta che vi darà sconti speciali:  entrate nei musei, trasporti, e altro.

Non dimenticate che Budapest   è mediamente economica e raggiungerla dall’Italia è facile sia in treno che in aereo . In particolare ci sono tanti voli low cost da ogni angolo dello stivale verso l’aeroporto Internazionale Ferenc Liszt di Budapest . Questo è situato a  soli 16 km di distanza  dal centro , ed  è raggiungibile in bus, taxi o minivan .

Per gli alloggi a Budapest  potete sbizzarrirvi perché ce ne sono un’infinita e per tutte le tasche.  Ma vi raccomando di pernottare nei distretti V, VI e VII per avere tutto a portata di mano. Approfittate di scappare via a Budapest in ogni stagione, perché sia d’inverno che d’estate Budapest    merita davvero. Se non vi ho ancora convinto, leggete in basso cosa vi aspetta a Budapest in 4 giorni  

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Clicca qui per  I Itinerario a piedi a Budapest su Google Map 

Primo itinerario. Budapest in 4 giorni

Vienna o Budapest ? Sicuramente  la seconda! Perché? A questa domanda non c’è altra migliore spiegazione di una citazione del germanista Claudio Magris   sull’essenza di  Budapest : “la più bella città del Danubio; una sapiente auto-messinscena, come Vienna, ma con una robusta sostanza e una vitalità sconosciute alla rivale austriaca”.

Il primo itinerario a Budapest in 4 giorni    è cominciato da Oktogen ter , dove ho alloggiato.  E venerando  il Teatro dell’Opera e il Duomo di Santo Stefano è terminato  al Quartiere Ebraico  ( Erzsébetváros ) . Ed è così che mi sono abbandonata alle strade di Budapest , che sono fiancheggiate da nobili palazzi e luoghi  underground . Budapest è cosmopolita, poliedrica, e possiede mille sfumature. Da un punto di vista artistico non la si può etichettare in nessun modo, perché è nella varietà dei suoi stili architettonici che viene fuori  la sua unicità.

Oktagon tér

Oktogon tér è  uno degli incroci principali di Pest. Situato all’incrocio tra Nagykörút e Andrássy út ,  il suo nome deriva dal fatto che  è a pianta ottagonale. Questa piazza è anche una stazione per la  linea gialla M1 della metropolitana di Budapest, che corre fino a Piazza degli Eroi .

I lavori di Oktogon tér  del 1871 furono inizialmente dovuti al riempimento di una grossa buca. Da qui l’architetto Antal Skalnitsky avviò l’innalzamento dei quattro palazzi adiacenti. Un altro ampliamento di  Oktogon tér  ci fu nel 1894-1896 . E da allora fu soprannominata in diversi modi:

  • dal 1936 al 1945 venne ribattezzata Piazza Mussolini ;
  • Dal 1945 al 1990 era conosciuta come Place de la 7 November.

Una curiosità su Oktogon tér  è che fu una delle scenografie principali del romanzo Budapest His Noir di Vilmos Condor del 2012. Un best seller che parla  dell’ Ungheria  prima della Seconda Guerra Mondiale e dei suoi rapporti politici con gli altri paesi, come la Germania in particolare. 

Teatro dell’ Opera di Budapest

Il Teatro dell’Opera di Budapest (o Magyar Állami Operaház ) del  XIX sec.,   è uno dei capolavori neo-rinascimentali più belli d’Europa. Dopo il Teatro alla Scala di Milano e l’Opera nazionale di Parigi esso si classifica come il terzo auditorium più importante del vecchio continente per qualità dell’acustica.

Ospitò le più celebri personalità del mondo della musica, a partire da Gustav Mahler che ne fu direttore per tre stagioni. Il Teatro dell’Opera di Budapest si inaugurò il 27 settembre del  1884 alla presenza del re Francesco Giuseppe I , Aveva una capienza per un totale di ben 1.310 posti a sedere.

Come è fatto il Teatro dell’ Opera di Budapest?

L’ingresso nella parte destra del Teatro dell’Opera di Budapest è caratterizzato dalla presenza di due  statue (dello scultore ungherese Alajos Stróbl) , che sono quelle di :

La sala interna del Teatro dell’Opera di Budapest è a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e loggione a galleria balconata. Fu frutto del genio di Mikós Ybl, una figura di spicco dell’architettura ungherese del XIX secolo. Gli ornamenti comprendono dipinti e sculture di figure di spicco dell’arte ungherese dell’epoca: Károly Lotz, Bertalan Székely, Mór Than e Alajos Stróbl.

Si ditinguono un grande lampadario in bronzo di Magonza e le macchine sceniche  della ditta Asphaleia di Vienna , cheall’epoca  erano  considerati tecnologia all’avanguardia.

Info orari e prezzi: https://www.opera.hu/

Duomo di Santo Stefano di Budapest

Il Duomo di Santo Stefano  (Szent István bazilika) è una basilica cattolica dedicata a Santo Stefano, primo re d’Ungheria . La sua costruzione cominciò  nel  1851 su progetto  di József Hild. E proseguì poi  sotto la direzione di Miklós Ybl e di   József Kauser nel 1905 .

La  sua cupola è alta 96 metri, come tanti altri edifici di Budapest  (compreso il Palazzo del Parlamento) . Questo è un numero sacro per i budapestini, perché ricorre spesso nei principali eventi della loro esistenza. A partire dalla data della nascita del paese che è l’896. Oltre il fatto che assumere lo stesso valore numerico per le costruzioni omologa la prospettiva urbana!

A pianta di croce greca il  Duomo di Santo Stefano  è rivestito di 55 marmi  , ed  è abbellito  da   mosaici, dipinti, statue e vetri al piombo.

C’è da sapere sul Duomo di Santo Stefano che :

Info orari e prezzi: https://www.bazilika.biz/en

Quartiere ebraico e i ruin bar di Budapest

Il Quartiere Ebraico di Budapest   è situato nel VII distretto di Erzsébetváros, traducibile in italiano con “la città di Elisabetta”, ovvero la principessa Sissi . Se c’è da fare serata ed entrare nel vivo della movida budapestina siete dove dovete essere! Negli ultimi anni si sono fatti molti investimenti per rivalutare il Quartiere Ebraico di Budapest   , che si è completamente ristrutturato per farne un punto di ritrovo per una clientela di stampo internazionale. L’atmosfera è decisamente informale.

Per esempio in Kazinczy utca sono collocati i locali più alternativi come il mitico Szimpla (2004), il più famoso dei cosidetti ruin bar. Questi ultimi sono letteralmente dei pub ricavati dalle macerie . Dal look scanzonato e accogliente ci si può mangiare o bere qualcosa e ascoltare musica. Da provare assolutamente!

Gozdu udvar

Tutt’altro che alla mano è la successione di night clubs e negozi alla moda che occupano i sei cortili di Gozdu udvar . A Klauzál ter troverete invece un magnifico mercato coperto di frutta e verdura e chioschi di cibo di strada ungherese.

Nel Quartiere Ebraico di Budapest la  street art regna sovrana perché è davvero il quartiere dei murales di Budapest, graffiti che  ingentiliscono i muri con forti messaggi di amore e protesta sociale.

Grande Sinagoga

La Grande Sinagoga in via Dohány fu fatta in soli cinque anni dal 1854 e il 1859 dal talentuoso architetto austriaco Ludwig Förster. Dicono essere la sinagoga più grande d’Europa capace com’ è di accogliere 3.000 fedeli. Si eleva per 44 metri e copre un’area di 2.000 metri quadrati.  A prte il cimitero  del cortile essa comprende:

Da qui proseguendo per il viale Andrássy út si giunge  alla  Casa del Terrore, un museo che  narra la tragedia  dell’Ungheria sotto il dominio fascista e stalinista.

Info orari e prezzi: https://www.dohany-zsinagoga.hu/

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Clicca qui per II  itinerario a piedi  a Budapest su Google Map

 

Secondo itinerario. Budapest in 4 giorni

Questo altro tragitto  va   dalla collina di Gellert alla Chiesa nella Roccia , dal Castello di Buda  al  Bastione  dei Pescatori . Tutto questo  è praticamente il massimo  della  magnificenza di Budapest    Passeggiando per il suo centro storico vi sentirete catapultati in un’altra dimensione , specie a Dicembre con tutti i mercatini e gli addobbi natalizi.

Le lucine dei tram di Budapest e il fumo del glühwein  sono state una cornice perfetta per dei paesaggi che avrebbero messo in difficoltà il più talentuoso dei pittori. Chiaramente sono queste le zone più famose e preziose di Budapest  ,  che l’hanno posizionata in vetta alle classifiche dei posti più visitati in Europa. Questa è infatti la parte più ammaliante e presuntuosa di una Budapest in 4 giorni  , che a ragione può essere considerata come la  Parigi dell’Est.

La collina di Gellert Budapest

La collina Gellért (perfetta per gli appasionati di trekking) è una roccia dolomitica alta 235 m , che si erge sopra il Danubio a Buda. Qui intorno a parte  si possono ammirare :

Info orari e prezzi: https://www.gellertbath.hu/

Chiesa nella roccia di Budapest

La Chiesa nella Roccia  (Magyarok Nagyasszonya Sziklatemplom) è del 1924  . Essa venne fuori dall’idea di un gruppo di ungheresi,  che visitò la grotta di Lourdes in Francia.

Sotto la guida dell’architetto ungherese Kálmán Lux ebbe inizio la trasformazione della grotta in chiesa fatta in onore di San Gellért. Questi fu un martire ungherese morto nelle vicinanze nel 1046 . La cappella fu  terminata nel 1931.

Come è fatta la Chiesa nella roccia di Budapest ?

La Chiesa nella Roccia ora è composta da due component diverse:

La chiesa è gestita dai membri dell’ Ordine Paolino, originario dell’Ungheria  fondato nel 1250 da Eusebio di Esztergom. Proprio davanti all’ingresso della Chiesa nella Roccia  è collocata una statua in pietra di Santo Stefano , . Fu scolpita nel 2001 da Pál Kő. Raffigura il santo, che è in piedi davanti un cavallo e con in mano il modello di una chiesa romanica.

Info e orari : https://bookinbudapest.com/it/chiesa-nella-roccia

Castello di Buda

Il Castello di Buda  (Budavári Palota) è stato inserito dall’ UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel 1987. Posizionato sopra il colle Várhegy  , questo  è lo storico complesso del castello e del palazzo dei re ungheresi a Budapest. L’illuminazione notturna contribuisce a renderlo ancor più suggestivo, regalando viste mozzafiato dopo il tramonto.

Le sue origini si rifanno a una fortificazione voluta  dal re Béla IV nel  XIII secolo per proteggersi dai mongoli.  Ma di questo non resta nessuna traccia.

Durante il Rinascimento il Castello di Buda   fu ampliato dal re Mattia, dopo fu rovinato dai turchi (1541 – il 1686) e poi ridisegnato dagli Asburgo (XVII sec.) in stile barocco. Allo scoppio  della Seconda Guerra Mondiale  ci furono gravi danni.  Mentre nel 1950 si fece  un’ultima manutenzione eseguita dall’architetto István Janáki in stile classico.

Come raggiungere il Castello di Buda?

Al Castello di Buda si può accedere in diversi modi: bus, taxi, auto, funicolare (piuttosto cara!) . Se volete farvi una bella scalinata di 30 minuti potete andare anche a piedi.

Potete  partire :

Com’è fatto il Castello di Buda

All’ingresso del Castello di Buda vi colpirà:

Il Castello di Buda è costituito da 6 grandi ali (dalla A alla F) che circondano il  Cortile del Leone. Quest’ultimo racchiude:

Cos’altro è possibile vedere nel Castello di Buda?
  • Cappella Reale: qui gli ospiti possono contemplare una serie di importanti sculture gotiche, nonché un delizioso trittico del XV secolo.
  •   Museo di storia militare  :  uniformi, bandiere, armi e munizioni offrono un panorama della storia militare di Budapest   da prima  dell’occupazione del turchi fino al  XX secolo;
  • Appena fuori dalle mura del castello, si notano un assortimento di lapidi turche una statua equestre, che commemora il principe Eugenio di Savoia, che combatté contro i turchi.

Info orari e prezzi: https://www.viaggibudapest.it/castello-di-buda/

Bastione dei Pescatori Budapest

 Il Bastione dei Pescatori (Halaszbastya) è forse il luogo più emblematico della città. Solo per sottolineare il suo lato da mille e una notte, vi dico che la sua silhouette assomiglia al logo dei film di Walt Disney! Si tratta di uno stupefacente belvedere dalle cui terrazze si scorge tutta Budapest    .

Il Bastione dei Pescatori  non ebbe mai uno scopo difensivo.  Si chiamè  in questo modo per dei pescatori  che aitavano nelle vicinanze,  che fungevano da sentinelle durante qualche assedio.

Esso fu concepito tra il 1895 e il 1902 dall’architetto Frigyes Schulek per osannare il millenario della nascita dell’Ungheria. Per questa ricorrenza:

Il Bastione dei Pescatori  fu gravemente rovinato alla fine della Seconda Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti tedeschi, ma dopo  fu riportato in buono stato.

Cosa altro visitare nei dintorni del Bastione dei Pescatori ?

Il Bastione dei Pescatori  si incastona come una perla nella Piazza Santissima Trinità (Szentharomsag tér) che ingloba oltre la Colonna della Santissima Trinità (Szentháromság-Szobor)  altri 4 tesori visitabili:

Info orari e prezzi: https://www.budapest.org/cosa-vedere-budapest/bastione-dei-pescatori/

 

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Terzo itinerario. Budapest in 4 giorni

Che dire , passeggiare per Budapest in 4 giorni   significa non solo lasciarsi avvolgere dal suo carsima  mitteleuropeo ma anche capire il suo spirito di resilienza e ribellione.  Questo altro giro è stato il più lungo e faticoso! Comunque sia a  Budapest    vi consiglio di portarvi un paio di scarpe comode , se volete perlustrarla a piedi come piace fare a me.

La mattina mi sono spinta dal boulevard di Andrássy út fino a Piazza degli eroi e poi verso il parco di   Városliget  . Da cui  poi fino alla tomba del monaco  turco Gül Baba su in alto a Mansfeld Park. In questo caso potrete anche utilizzare i mezzi urbani che sono tanti e perfettamente organizzati.

A pranzo sono stata ospite da amici ungheresi e mi sono deliziata con le specialità gastronomiche locali e la palinka (grappa alla frutta ) dell’Ungheria. Ho avuto modo di sfatare il mito degli Ungheresi , che spesso sono dipinti come malinconici e molto seri. Ovviamente è gente del Nord e come tale si presenta molto schiva all’inizio. Ma appena si rompe il ghiaccio e apprezzano l’altro, saranno vostri per sempre!

In seguito ho trascorso il pomeriggio facendo  visita al Palazzo del Parlamento e a tutte le più iconiche statue in bronzo di Budapest.

 

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Clicca qui per III itinerario a piedi a Budapest la mattina su Google Map  

Andrássy út  

 Andrássy út  fu congegnata tra il 1872 e il 1877 dagli ingegneri Lajos Lechner, Frigyes Feszl e Klein & Fraser per l’espansione di Budapest. L’intento fu quello di  collegare il quartiere di Belváros con  Városliget e la periferia della città, provando  a  risolvere  i problemi emergenti del traffico della città.

Andrássy út vi conduce da Piazza Elisabetta , nel cuore di Pest, fino a Piazza degli Eroi (Hősök tere) presso l’ingresso di Városliget , il parco cittadino . Si snoda  per  2, 5 km e  presenta numerosi e raffinati  palazzi residenziali , che appartennero a  famiglie aristocratiche,  facoltosi proprietari terrieri e banchieri. Nel 1885 venne chiamata Andrássy in onore del primo ministro Gyula Andrássy, che era dietro il piano di fare la nuova strada.

Cosa vedere in  Andrássy ut?

Una delle cose migliori da fare su  Andrássy út è di darsi allo shopping, ma ci vogliono tanti soldi! Per gli amanti del lusso ci sono boutique che sfoggiano marchi come Louis Vuitton, Dior, Gucci, Zegna e Armani. Dopo aver camminato e contemplato la sontuosità di  Andrássy út , potrete trascorre mezza giornata presso:

Piazza degli eroi Budapest

Piazza degli eroi  si fece nel 1896 per glorificare il millesimo anniversario della comparsa dell’Ungheria. In mezzo spicca  un’imponente colonna corinzia di  36 metri. Sopra è collocata la statua dell’Arcangelo Gabriele , che innalza la santa corona e la doppia croce del cristianesimo verso il cielo.

In basso fanno bella mostra il  Monumento del Millennio : sono le 7 statue equestri dei capi tribù magiari , che hanno generato l’Ungheria e altre  statue di re e importanti personaggi storici. Il tutto è stato cesellato dall’architetto  Albert Schikedanz e dallo scultore  György Zala insieme ai due musei laterali che sono rispettivamente:

Parco di Városliget

Dopo aver attraversato il Museo di Etnografia  e aver avvistato la La piccola statua degli stivali di Lenin , mi sono immersa nel vasto parco di  Városliget  , che è il polmone verde di Pest. Venne fatto in concomitanza dell’Esposizone del 1896 .

Quello che mi ha affascinato di Városliget  è la sua ampiezza e la mole di cose da fare, come pattinare sul lago , che gelato  d’inverno funge da pista per gli sportivi. Vi elenco i suoi  punti di interesse principali.

Bagni termali di Szechenyi e lo Zoo di Budapest

Il castello del Vajdahunyad Vara e La statua dell’Anonimo

Info orari e prezzi: https://www.budapest.org/cosa-vedere-budapest/parco-municipale/

Mausoleo di Gül Baba

Sono arrivata in cima a Mansfeld Peter Park , che è un parco consacrato al più giovane martire delle punizioni seguite alla rivoluzione ungherese del 1956. Nelle immediate vicinanze ho visto qualcosa fuori dalle piste battute dai turisti . Mi riferisco alla tomba di Gül Baba , un derviscio ottomano che prese parte alla cattura di Buda nel 1541.

Il mausoleo, immerso in uno spettacolare giardino, fu fatto nel 1551 da Mehemmed Pascià su disposizione del Sultano Solimano il Magnifico. Secondo una leggenda era solito portare una rosa nel suo cappello e per questo l’appellativo di padre delle rose. Il santuario è  meta di pellegrinaggio per molti musulmani  europei, e quelli provenienti dalla Turchia, ed è necessario togliersi le scarpe prima di entrare.

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Clicca qui per III itinerario a piedi a Budapest di pomeriggio  su Google Map

Parlamento di Budapest

Il Parlamento di Budapest  (Országház) è ubicato a ovest della Kossuth Lajos tér , una delle più straordinarie piazze  di Budapest . Interamente rifatta nel 2011 omaggia uno dei più considerevoli eroi dell’indipendenza magiara. Si estende per 65 000 m2  e fu il fulcro della sfortunata e sanguinosa rivolta anticomunista del 1956.

Il Parlamento di Budapest  è il simbolo della capitale ungherese. Dallo stile eclettico (un mix di neogotico, neoromanico e neobarocco) si affaccia sulla  sponda est del Danubio . Fu fatto  tra il 1884 e il 1904 da Imre Steindl come un palazzo che rappresentava l’indipendenza raggiunta dagli ungheresi dopo il periodo austriaco.

Il Parlamento di Budapest   è sormontato da una cupola ed è caratterizzato da pinnacoli e finestroni.  Ha una larghezza di 123 metri ,  ed è abbracciato da 233 statue. Comprende 691 stanze , che comprendono diverse sale tra cui quella del Consilio Presidenziale della Repubblica. A  queste si  accede attraverso 20 ingressi impilati in trenta cortili . Per realizzarle furono convocati i migliori artisti ungheresi tra cui: opere d’arte di artisti ungheresi quali Mihály Munkácsy, Károly Lotz, Aladár Kriesch, Zsigmond Vajda, Béla Spányi .

Info orari e prezzi: https://www.budapest.org/cosa-vedere-budapest/parlamento-budapest/

Le statue di Budapest 

Ho afferrato lo  spirito creativo di Budapest in 4 giorni   dappertutto comprese   in tutte le statue sparse per la città  . Di queste ultime sarebbe impossibile farne un elenco, perché sono tantissime. Per cui vi scrivo di  quelle che ho visto ,  che sono tutte in bronzo e parecchio insolite.

Davvero divertente andare a caccia delle scutlure più assurde concepite per i più disparati personaggi che possono essere star del cinema e della musica,dei fumetti, politici, letterati, salvatori, regine, gendarmi, animaletti, e tanto altro ancora.

Statua di Peter Falk e  Scarpe del Danubio

Statua di Peter Falk  ( in Falk Miksa u.): questa  immortala il personaggio della serie americana  Detective Columbo interpretato da Peter Falk .  Del 2004 è stata fatta dallo scultore   Géza Dezső Fekete. Il perché di questo bronzo sarebbe da ricollegare  al fatto che l’attore    discenderebbe dal giornalista e politico ungherese Miksa Falk.

Le scarpe del Danubio (in Antall József rkp) :  questa che è una fila di 60 paia di scarpe disposte lungo il Danubio è stata fatta dallo scultore Gyula Pauer nel 2005.  Per me è molto toccante, perché ricorda  dell’uccisione di migliaia di ebrei (1944-45) . Poveri innocenti   massacrati da parte dei collaborazionisti fascisti ungheresi e poi gettati nel fiume. 

Statua di Bud Spencer e Statua dei Ragazzi della via Pal

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Clicca qui per IV itinerario a piedi a Budapest su Google Map  

Quarto itinerario. Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni     è giunta al capolinea al Mercato coperto  e al  Museo Nazionale . Mi sono poi imbattuta in vie alla moda straripanti di boutiques e gallerie d’arte. Attualmente l’interesse per l’arte moderna dell’Ungheria è in rapido sviluppo.  Prova ne è la presenza di due fiere organizzate nella capitale ungherese:  The Budapest Art Fair, aperta alla fine degli anni ‘90 , e l’ Art Market , che si è stabilita dal 2010.

Per  imprimere  nell’anima Budapest     mi sono infine regalata  un’indimenticabile crociera sul Danubio (info orari e prezzi clicca qui) . Dal battello ho intravisto alcuni degli angoli periferici di Budapest    , che sono così dinamici con le loro costruzioni   all’avanguardia.  Segno tangibile  di un’ Ungheria contemporanea , che , dalla caduta del Muro e dalla conseguente fine del regime, ha solo voglia di riscattarsi.

 

Mercato coperto di Budapest

Dopo aver superato la Ruota panoramica di Budapest in Erzsébet tér ho fatto un salto al Mercato coperto di Budapest. Di fine Ottocento è una elegante palazzina architettata dal professore universitario  Samu Pecz. Questa vistosa struttura in acciaio decorata con piastrelle Zsolnay  si sviluppa su tre piani.

Dal basso verso l’alto sono disposti banchi per la vendita di pesce, carne, verdura, spezie e chioschetti e locali dove provare le tradizionali ricette ungheresi. Una giostra di sapori e odori dove venire a fare la spesa e portare a casa qualche ricordo.   Per i  souvenir sbizzarritevi tra questi tipici prodotti artigianali :

Interessanti sono i ristoranti e i chioschetti dove potere assaggiare la cucina ungherese. Io ho addentato il saporito langos, che è una sorta di pizza fritta con dello strutto. Di norma va mangiata con la panna acida e del formaggio ma io ho esagerato e ci ho anche aggiunto funghi e pezzetti di maiale arrosto. Da provare con della birra ghiacciata! Anche se io preferito la coca cola per svegliarmi dalla stanchezza!

Info e orari: https://www.budapest.org/cosa-vedere-budapest/mercato-coperto-budapest/

Museo Nazionale

Il Museo Nazionale di Budapest  è del 1846 e fu disposto nel 1802 da Ferenc Széchenyi quando devolvé alcuni oggetti della sua ricca collezione alla collettività. Il palazzetto neoclassico fu fatto Mihàly Pollack di cui si nota subito la sua maestosa facciata a forma di tempio.

Al suo interno riccamente adornato da marmi, colonne e altro sono protetti dipinti, oggetti e testimonianze di un passato che va dalla preistoria alla modernità. Tra le cose più interessanti sbucano fuori : la Corona di Monomaco, un imperatore bizantino dell’XI secolo , e il Mantello dell’incoronazione dei Re d’Ungheria.

Info orari e prezzi: https://www.infobudapest.it/museo-nazionale-ungherese/

Vigado ter 5 e crociera sul Danubio

Sbalorditivo è il  tratto di strada Deák Ferenc ut, intitolato a un rivoluzionario ungherese (XVIII sec.) contro gli Asburgo. Qui sono concentrati tutti i brand internazionali di moda . Ed è praticamente la via dello shopping. Non a caso viene pure designata come Fashion Street .

L’atmosfera è molto sofisticata e chic e ciò che mi ha affascinato è la magia dei vecchi caffè, come lo storico Gerbeaud  in Vörösmarty tér 7-8. Qui vi ritrovate davanti una tra le  migliori pasticcerie di Pest . Essa  fu avviata nel 1858 da Henrik Kugler, il terzo figlio di una dinastia dolciaria. Da tastare la torta Gerbeaud,  a base di pasta frolla, marmellata di albicocche, cioccolato , noci trittate,  e cioccolato glassato.

Statua di William Shakespeare a Budapest

Giunta a Vigado ter 5 mi sono seduta a prendere una cioccolata da Starbucks .  Qui ho beccato una statua  del bardo dell’Avon, sua maestà William Shakespeare. Il poeta inglese è scolpito nel suo tipico abito elisabettiano, come un attore che fa un inchino sul palco. La targhetta cita  che fu fatta nel 1960 da un famoso scultore australiano di origine ungherese, Andor Mészáros.

Dopo questa piacevole sorpresa al molo 15 sono salita a bordo di una delle tanti navi . Un’ora ti coccole d’inverno con tanto di  vino rosso come cadeau . Un’emozione indimenticabile che mi ha permesso di osservare Budapest    sotto un manto di stelle brillanti .

Sulle onde del Danubio

Dondolati dalle onde danubiane sono rimasta stregata dopo il Parlamento e le sue guglie che facevano capolino con la luna da:

Conclusioni . Budapest in 4 giorni

Non si può arginare   Budapest     in qualche paragrafo di chiusura, perchè è poesia eterna, che sfugge a  ogni tentativo di descrizione.  Per cui mi inchino alla magia di Budapest    riportando  i versi di Attila József,   uno scrittore  ungherese di grido che, come i  suoi antenati ,  glorifica  così l ‘amore per la sua terra:

“Un attimo, e lì è la totalità del tempo

che centomila avi guardano unitamente a me.

Vedo ciò che non  hanno veduto perché zappavano

uccidevano abbracciavano, facevano il dovuto.

E immersi nella materia loro vedono

(devo confessarlo) ciò che io non vedo.

Sapevano l’uno dell’altro cose come gioia e tristezza;a me il passato, a loro il presente.

Scriviamo versi – loro che tengono la mia matita

e io li sento, me ne ricordo

Cos’altro aggiungere su Budapest  se non di ubriacarvi  della sua immensità. Lasciatevi travolgere  dai suoi tratti languidi e dalla sua vitalità nascosta.  Scattate mille foto da attaccare alle vostre pareti, colorate o in bianco e nero.  Perché non esiste miglior quadro di un’istantanea che coglie un attimo di felicità, quella che vi pervaderà i sensi vagando sulle sponde del Danubio, che dolcemente culla la divina in tutto il suo candore.

Szia, kicsim!

Info utili per Budapest in 4 giorni:

 

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Budapest la perla del Danubio

Budapest la perla del Danubio

 

“Dietro la bellezza, che in fin dei conti si compone di una materia fragile e caduca, si agita sempre la fiamma di una fortevolontà”

Budapest , la perla del Danubio

Quale migliore meta di Budapest per il mio Natale 2024 ! Un’esperienza indimenticabile. La maestosa capitale dell’Ungheria si estende per 525 km2, ed è divisa in 23 distretti ( circa 1,7 milioni di abitanti).  La città magiara fa a gara per bellezza con  Vienna e Praga  , ma vince perché meno austera e più romantica. Come ha scritto il germanista Claudio Magris, Budapest è la vera perla del Danubio (largo 350 metri).  Questo è l’osannato fiume, che taglia la metropoli :

  • Nella collinare  e antica Buda   (a  destra);
  • Nella pianeggiante e moderna Pest (a sinistra).

Collegate da 10 ponti   Buda  e Pest sono molto diverse tra loro . Nel centro dell’acqua hanno in comune  solo l’isola Margherita.  Questa è una delle tante oasi verdi , che è  aperta al pubblico dal 1908  (dopo essere stata trasformata  in un harem nel 1700).

Senza dubbio quello che mi ha lasciato senza fiato a Budapest sono  gli ampi viali  (út) e le  strade più strette (útca )  con i loro sontuosi edifici di fin de siècle . Per non parlare delle piazze monumentali (tér ) che incorniciano le  principali attrattive di Budapest , che  illuminata di sera evoca  un’atmosfera fiabesca.

In bilico tra il vecchio e il nuovo Budapest vi farà innamorare  per il suo fascino e il suo ricco patrimonio artistico, culturale, storico ed enogastronomico.  Cliccate nel mio post in questo link per visitare Budapest in 4 giorni .  E leggete quin basso per scoprire qualcosa di più su Budapest! Buon viaggio!

Budapest tra mito e leggenda

Secondo una leggenda  le origini degli ungheresi risalirebbero a Honor e Magor , figli del sovrano Nimròd.  I due fratelli si imbatterono in uno splendido cervo dalle corna d’oro durante una battuta di caccia. Lo inseguirono invano per catturarlo. Ma in compenso si ritrovarono nel bacino dei Carpazi. Qui incontrarono due principesse . La loro unione generò gli Unni e Magiari.

Questi ultimi storicamente furono delle tribù del centro Asia. Nel IX sec. d. C. questi guerrieri nomadi  invasero quell’Ungheria romana che, con qualche sostrato celtico, era detta Pannonia . La sede principale dell’impero romano era ad  Aquincum , l’odierna Obuda.  Il suo nome significava “fonte d’acqua” . Cosa dovuta alla presenza delle terme , che tuttora sono una delle principali meraviglie di Budapest.

Arpad e re Stefano

Capostipite dell’Ungheria fu il condottiero Arpad . Suo nipote cristianizzato Stefano (XI sec. d. C. ) la plasmò definitivamente governandola da re.

Da allora in poi , a parte un’incursione dei Mongoli nel 1241 , il regno ungherese prosperò per 500 anni fino alla corona di Mattia Corvino (XV sec. d. C. ) .

Dovete sapere che  la storia di Budapest fu tanto gloriosa quanto travagliata. Molti stranieri la invasero,  però nessuno mai  riuscì del tutto a domare la natura ribelle di questo popolo geniale e  fiero .

Durante il Medioevo Budapest fu assediata dai Turchi con Solimano il Magnifico (1520–1566) . Dopo la Battaglia di Mohács ( 1526 )  per due secoli rimase nelle mani dell’Impero ottomano (fino al 1699).

Budapest e l’Austria

Subentrarono gli austriaci (1687) . Questi ebbero sempre la meglio contro i tentativi di liberazione dell’Ungheria da parte dei rivoluzionari Rákóczi (1704) e Kossuth (1848).

Sotto il re Francesco Giuseppe (1867)  ci fu una certa autonomia e si  costituì  il regno Austro Ungarico . E nel 1873 Buda si unì   a  Pest e la secolare Obuda generando ufficialmete l’odierna Budapest .

Budapest durante  le 2 Guerre Mondiali

All’indomani della Prima Guerra Mondiale l’Ungheria perse molti territori :  Croazia, Slovacchia, Transilvania e parte dell’Ucraina . Questo accadde per gli accordi della Pace di Trianon (1920). Questo smacco politico scatenò il passaggio dell’Ungheria all’asse Germania Italia nella Secondo Guerra Mondiale.  Tremenda  sconfitta per l’Ungheria.

In seguito gli Sovietici la invasero . Scoppiò una rivoluzione nel 1956 che fu a sua volta repressa nel sangue.Quando cadde la Cortina di Ferro (1989) l’Ungheria diventò una Repubblica Parlamentare.

Nel 1999 passò alla NATO. Mentre nel 2004 entrò a far parte dell’Unione Europea. Questa  elargì un prestito di  20 miliardi di euro per  risanare la crisi economica del paese nel 2008.

Budapest oggi

Al momento il presidente è  Katalin Éva Novák, che  si è da poco   dimessa per uno scandalo giudiziario! Come si vede la situazione politica ungherese è abbastanza complessa e fragile.  Anche se adesso in Ungheria c’è la democrazia,  molti la definiscono illiberale .  Perché è  totalmente sotto il controllo del  primo ministro Viktor Orbán (3 mandati dal 2010) e del  partito di destra Fidesz.

Parecchie sono le critiche mosse al suo governo .  Perché è stato  accusato di: corruzione, di diniego di asilo politico per gli immigrati . E ancora di controllo dei media e magistrati, e di mal funzionamento di scuole e ospedali.  Speriamo in meglio, anche perché la nostra Italia non mi sembra essere messa meglio!

Budapest è l’Ungheria!

Tutto passa da Budapest . Soprattutto l’efficiente sistema infrastrutturale che attraversa la nazione . Ma se non ci abiti gli spostamenti sono praticamente impossibili. In sostanza Budapest   è l’arteria principale dell’Ungheria, dove è concentrata metà della ricchezza nazionale. Si trovano qui la maggior parte degli istituti per la finanza e il commercio e le principali aziende (per lo più di farmaceutica e biotecnologia).

Grazie al turismo Budapest si sta  sempre più arricchendo . Ogni anno accoglie oltre 4 milioni di visitatori da tutto il mondo. Perché  è un mosaico di tesori da non farsi scappare, economica ed organizzatissima per il turista.

Praticamente Budapest è stata un’emozione infinita. Anzitutto tutti i suoi principali monumenti sono concentrati sulle due sponde del Danubio . Per cui è facile muoversi.  E in totale sicurezza perché ovunque c’è sorveglianza ( escluse le periferie anonime dove è inutile addentrarsi ).

Un finesettimana a Budapest potrebbe bastare per perlustrarla al meglio.  Ma non è sufficiente per rubare tutta la sua essenza.  Quando andare? Quando volete, perché ogni stagione offre qualcosa di straordinario. Il clima d’inverno è rigido ma anche secco. L’ideale sarebbe la primavera sarebbe per le temperature miti rispetto alle umide estati.

11 tips prima della partenza per Budapest, a parte un paio di scarpe comode!

  1. Lingua:è l’ungherese ( gruppo  della famiglia ugro-finnica attestata a partire dalla fine del sec. XIII.). L’inglese e il tedesco sono molto parlate;
  2. Religione: cristiana, minoranza ebraica e protestante;
  3. Sport: calcio, ciclismo, trekking, equitazione, basket,  atletica , Gran Premio di Formula 1 nel circuito dell’Hungaroring;
  4. Wellness : a Budapest ci sono 125 sorgenti termali , e i Bagni Termali di Szecheny sono la SPA più gigantesca d’Europa;
  5. Fuso orario: lo stesso orario dell’Italia;
  6. Come telefonare: prefisso + 00 39 per l’Italia  / + 00 36 dall’Italia. Il wi-fi free è  quasi ovunque, per cui meglio chiamare con whatsup, skype o simili;
  7. Film contemporanei: Angi Vera(1978) di Pál Gábor ,  Mephisto  di  István Szabó (1981) , Il trapanatore di muri (1986) di  György Szomjas,  Hamu – Ashes  di Ferenc Cakó (1996);
  8. La moneta a Budapest è il fiorino ungherese HUF: ovunque si può pagare in euro.  Tranne magari nei piccoli negoziConviene portarsi dietro qualche soldo locale per piccole emergenze.  E poi prelevate somme più alte direttamente a Budapest. Si può fare nei centri di cambio più convenienti,  che potete visualizzare in questo link . Evitate aeroporti, stazioni e hotel dove il tasso di cambio è più alto;
  9. Presa elettrica: Tipo C e F, quelle di tipo europeo;
  10. Documenti: passaporto o carta di identità;
  11. Come arrivare a Budapest: in aereo (da Milano, Roma, Bergamo, Venezia, Forlì, Napoli, Bari, Catania e Pisa) . Oppure in treno da Roma, Firenze, Bologna, Milano, Venezia, Udine passando da Vienna ; e da Trieste con un cambio a Lubiana).

Cosa fare prima della partenza e all’arrivo a Budapest! 

Budapest da mangiare!

Budapest  emoziona   non solo l’anima ma anche il palato! La cucina ungherese è una miscela ghiotta di derivazioni asiatiche, turche e mediterranee. In tavola regnano salumi,  carne, verdure, che sono sempre insaporite con crème fraîche, cipolla, aglio,  strutto, e  spezie .Tra queste ultime la regina è la paprika, che è un peperone importato dalla Spagna. Può essere sia dolce (per colorare e insaporire) che piccante (come sostituto del peperoncino).

Molti di voi avranno già assaggiato il loro piatto nazionale , cioè il gulash  (o gulyás) . Si tratta di uno stufato di manzo cotto in abbondante brodo , carote, cipolle, patate , il tutto  spolverato con  l’intramontabile paprika. Il nome della pietanza vuol dire “alla bovara”.  E ci racconta la sua origine: il   companatico povero dei pastori magiari.

Questi mandriani erano soliti divorarlo in un capiente paiolo quando pascolavano le lore vacche dalla pianura della Puszta nei vari mercati europei. Da non confondere con il pörkölt , che è simile ma più concentrato , con pomodoro, cumino e accompagnato con gnocchetti di semola (galuska) . Questa pietanza è quella che è più diffusa all’estero.

12 piatti  ungheresi da leccarsi i baffi!

  1. Crema di lenticchie con fegatini di pollo : è un contorno per selvaggina o arrosti fatto da lenticchie e fegatini;
  2. Fogas egeszaben sutve (luccioperca in padella): è un  pesce che viene lardellato con pancetta affumicata e  con  burro;
  3. Gombapaprikás : è un intingolo di funghi;
  4. Halászlé : è una zuppa a base di pesce gatto, carpa, pesce siluro e luccio servito di solito la Vigilia di Natale;
  5. Krumplimpaprikas: è una crema di patate con peperoni, cipolla e aglio;
  6. Lángos : è una focaccia fritta da condire con panna acida e formaggio e tanto altro ancora;
  7. Lecsó : è come la nostra peperonata;
  8. Libamaj:(fegato grasso in padella): è il  fois gras ungherese , rosolato in grasso d’oca;
  9. Rántott sajt : formaggio (trappista) di mucca a pasta dura fritto, come tutto quello che passa per l mani degli ungheresi;
  10. Szalami : un salume fatto di carne magra di suino della specie Mangalica , unico presidio slow food ungherese. Poi c’ è anche del bovino;
  11. Tokay Herany: stufato di rognone, manzo , maiale, e aromi;
  12. Töltött káposzta : involtini di cavolo ripieni di carne tritata, e riso.

La dolce vita di Budapest in 8 zuccherose golosità!

Gli ungheresi non sono grandi  fan delle colazioni. Prediligono il salato al dolce . E pranzo e cena si fanno in ordine verso le 13:00 e non dopo le 19:30. Comunque a  Budapest  non sono di meno le prelibatezze della pasticceria create e ridefinite durante l’epopea austroungarica.  Tra le più gettonate:

  1. Bejgli: è un rotolo di bontà alla nocciola e semi di papavero . Spesso è servito per le festività natalizie e pasquali;
  2. Kürtőskalács : sono dei cilindri di pasta brioches cotti al forno imburrati e spolverati con semi di papavero;
  3. Flódni: un’elaborata torta multistrato composta da quattro diversi ripieni: prima marmellata di prugne, poi noci, mele e semi di papavero. Ognuno di essi è racchiuso tra fogli di pasta;
  4. Palacsinta : sono uguali alle crepes francesi. Ma all’impasto si mette acqua frizzante e si fanno ripiene di marmellata e nutella;
  5. Rákóczi : è una pastafrolla con ricotta ungherese, marmellata e con chiusura di meringa, perfetta per il tè del pomeriggio!
  6. Somlói: fu ideato nel ristorante Gundel negli anni ’50 . Ed è il pasticcino più in voga fra gli ungheresi. Una golosità di pan di spagna, crema di vaniglia, cioccolata e panna montata;
  7. Torta Dobos: sono 6 strati di pan di spagna a cui si alterna una crema al burro, una al cioccolato e  caramello;
  8. Torta Esterhazy: è fatta da strati di daquoise , che è un disco di albumi montati e farina di frutta secca. La farcitura è di nocciole alternate con crema al burro , e il finale è un tocco di glassa.

Torta Gerbaud e i café storici di Budapest

Merita un discorso a parte la Torta Gerbeaud (o zserbó),  perché   è un’istituzione in Ungheria. Questa è un dolcetto  pazzesco che  alterna pasta frolla, albicocca, noci e cioccolato . Fu inventato da  Emil Gerbeaud . Questi fu il    pasticcere svizzero che acquisì l’ omonimo café  Kávéház Gerbeaud ( da Henrik Kluger nel 1858) in Vörösmarty tér .

Il  Kávéház Gerbeaud non è solo il paradiso delle paste. Sotto l’impero austro ungarico fu rifugio per artisti, scrittori , uominid’affari e cospiratori. Ancora adesso si respira l’atmosfera decadente della Belle Époque (XIX sec) con i suoi soffitti alti, marmi policromi, affreschi e vetrate. Per fama compete solo con il New York Cafè in Erzsébet krt. 9-11 ( clicccate qui per  scovare altri café storici  a Budapest).

Etterem, il ristorante a Budapest!

Budapest   può vantare ristoranti con stelle Michelin. Qui  le  sacre ricette ungheresi dalle radici contadine si rinnovano con la sperimentazione di chef talentuosi e di grido! Di ristoranti soprattutto a Pest ce ne è un’infinità e di tutte le tipologie. Solitamente sono chiusi la domenica e quelli più di livello anche il lunedì. Consigliato lasciare la mancia anche se non è obbligatoria. E spesso nello scontrino viene segnato anche l’importo del servizio (scala da 0, 10 , 15% ).

A Budapest   non rinunciare a una capatina presso i  borozós . Queste sono delle cantinette sparse ovunque , dove servono di tutto a poco prezzo. Sono l’evoluzione dei primi spacci di bevande che apparvero a Pest nel Settecento che proseguirono fino a Buda. Se non volete staccarvi dal banco, fa per voi!

Brindare con la birra a Budapest, si può?

Ma scordatevi di brindare con la birra a Budapest ! Perché i budapestini , almeno la vecchia generazione, ci rinunciò  dal 1848. Gesto scaramantico per allontanare il ricordo dell’invasione degli austriaci, che invece festeggiarono proprio con il luppolo!

Questo trauma nazionale non ha però impedito l’affollamento dei sörözős o birrerie dove si possono provare bionde e altro di tutto rispetto (come le ungheresi Dreher, Borsodi e Soproni)

La mia selezioni dei 6 locali più esclusivi a Budapest

  1. Mercato centrale di Budapest,   Vámház krt. 1-3, 1093  (se desiderate in particolare lo street food e volete acquistare souvenir)  ;
  2. Trofea Grill , Király u. 30-32, 1061 Ungheria  ( cucina classica ungherese e internazionale a prezzo fisso .  Potete mangiare tutto quello che volete fino a quando non vi saziate,  bevande incluse!);
  3. Lecso Hungarian Restaurant,  Szent István krt. 10, 1137 (trattoria cucina tipica ungherese , economica) ;
  4. Dobrumba, Dob u. 5, 1074   ( menù internazionale di piatti europei e mediorientali) ;
  5. Ensō Budapest, Baross u 85, 1082  (cucina asiatica);
  6. Lánchíd Söröző,  Fő u. 4, 1011 (birreria che serve dal pranzo alla cena piatti ungheresi con musica rock, jazz e blues) ;

Budapest da bere!

Con una tradizione vitivinicola antichissima  risalente ai romani l’Ungheira è pure patria di ottimo vino nazionale e internazionale. Le sue colline calcaree ricche di terreni vulcanici  producono dei nettari strepitosi, fra cui il mitico Champagne Törley.

In Ungheria ci sono 22 regioni vinicole regolate da severi disciplinari (1990)  .  Anche se la parte a nord est di Budapest è quella più fertile,  specie per i bianchi. Così se a Eger primeggia il rosso più strutturato che è il Bikavér ( o Sangue di Toro, nella cittadina di Tokaj cresce il furmint.

Questo è il principale vitigno autoctono per i bianchi , responsabile del celebre Tokaj ungherese . Nelle sue varie declinazioni secche e dolci, il più celebre tra tutti è il Tokaji Aszú (passito) a cui  si aggiungono  le  varietà di Hárslevelü, Sárgamuskotály, Oremus.

Tokaji Aszú , palinka e Unicum

Budapest si sorseggia in un bicchiere di Tokaji Aszú . Battezzato l’ elisir degli zar di Russia nacque per caso nel (XVII sec.) da filari abbandonati per l’incursione dei turchi. All’arrivo dell’autunno le muffe nobili attaccarono gli acini .  Sebbene malandati furono raccolti e messi a riposare nelle botti fino a Pasqua. Al primo pop del tappo durante le feste il gusto sedusse fino ai nostri giorni.

E per un dopocena in Ungheria potrete ordinare le loro palinka, che sono dei distillati forti ottenuti dalla frutta (prugne, pere , albicocche). O il classico Unicum l’amaro ungherese per antonomasia .  Ai wine lovers più audaci segnalo il Wine Festival di Budapest . Questa è una  manifestazione enologica di successo che ormai è giunta alla sua 32 ° edizione ( 12/15 Settembre presso il Castello di Buda).

4 enoteche strabilianti

  1. DiVino Bar   Szent István tér 3, 1051 (molto elegante);
  2. Drop Shop Wine Bar,  Balassi Bálint u. 27 (easy chic) ;
  3. Vino wonka, Corvin sétány 2 (intimo e informale); 
  4. Boutiq bar, Paulay Ede u. 5, 1061 (ottimo anche per i cocktail).

Budapest nei secoli  

Logicamente Budapest  è perfetta per  gli appassionati d’ arte e architettura,  che si sono evolute a ritmo delle varie fasi storiche dell’Ungheria. Un melting plot di influenze celtiche, romane, turche, austriache e locali, che si sono fuse tra loro dando alla luce l’incantevole urbe magiara .

Dare uno sguardo generale alla genesi di Budapest  dalle sue fondamenta romane  fino al presente è doveroso per afferrarne il suo vero spirito. Un libro tutto da sfogliare!

Budapest romana

Quello che attualmente è il quartiere di Óbuda-Békásmegyer  racchiude i resti del sito romano che rappresenta il nucleo primario dell’odierna Budapest. Nell’area archeologica sono visitabili :

Budapest medievale

L’ aspetto odierno di Budapest risale invece al Medioevo quando il re Stefano I (X-XI sec.) pose la prima pietra per creare Buda. Da allora si susseguirono muraglie , guglie, e  fortificazioni . E altri capolavori incentivati dal monarca  Bela IV non appena Pest fu distrutta dai Mongoli (1242);

In seguito sotto il regno degli Angioini Buda si ampliò e si abbellì con il Castello Reale . Esso fu dotato di mura  imponenti,  che toccavano il Danubio. Questo ricco complesso, che fa di Budapest una cartolina, fu arricchito dal re Sigismondo di Lussemburgo (1387-1437)  .

Mattia Corvino

A seguire Mattia Corvino (1458)    immortalò  il Castello Reale nell’eternità arricchendolo di ampliamenti in stile italiano. Il suo regno diventò crocevia di intellettuali, filosofi, poeti e anche pittori del calibro del Verrocchio e di Filippo Lippi.

Ovviamente Mattia Corvino amava l’Italia al punto da sposare Beatrice d’Aragona, una nobile napoletana. Perciò il Rinascimento  toccò prima l’Ungheria di altri posti in Europa. Ne è un’esempio la famosa Biblioteca Corviniana , una delle più fastose del vecchio continente.

Budapest turca

Del dominio Ottomano (1541-1699) rimangono a  Budapest :

Budapest  austro ungarica 

 Ben risaputo è che il secolo d’ oro dell’architettura per Budapest fu l’Ottocento sotto l’impero austro-ungarico , quando  diventò  canvas  per i progetti urbanistici più ambiziosi.

Protagonista in assoluto di questa era fu il conte  Ferenc Széchényi (1784-1820). Questi fu un  illustre mecenate, fondatore della Biblioteca e Museo Nazionale . Uomo politico di un pezzo si distinse per aver fondato nel 1808 la Commissione per lo Sviluppo urbanistico di Budapest .

Ferenc Széchényi   con il figlio István rivoluzionarono lo skyline cittadino, realizzando celebri architetture. Tra queste il Ponte delle Catene e gli infiniti boluveard di Budapest , come  la straordinaria Andràssy ut (2, 5 km) . Fra le immense infrastrutture  ottocentesche si annovera anche il quartiere ebraico di Erzsebetvaros e lo straordinario  Parco di Varosliget.

Budapest nel fin de siècle

Nella sua complessità Budapest  si modellò infine  tra fine del 1800 e gli inizi del 1900. Si andò da una sensibilità artistica legata allo spirito patriotico ad un’altra che impose un certo ecclettismo.   Gli architetti di allora mescolarono stili differenti in modo anacronistico, dando vita a strutture uniche che ancora oggi definiscono il panorama della città. Tra questi:

Al passaggio dall’impero asburgico a quello austro ungarico (1867 ) si registrò una certa crescita urbana a  Budapest (si sviluppò oltretutto la scultura ) E   nel 1896 si celebrò una magnifica Esposizione ( una fiera millenaria). Si edificarono nuove residenze aristocratiche, si aprirono strade, la metro e nuovi spazi residenziali al pari .

Budapest dal 1900  al Comunismo

A parte la realizzazione del Ponte di Elisabetta il 1900  non si distinse  gloriosità . Sono i tempi delle fabbriche e delle abitazioni degli operai e degli sfollati e rifugiati di guerra. Il Modernismo prese piede e la funzionalità cominciò a prevalere sugli ornamenti.

Dal 1930 Budapest si ingrandì vertiginosamente e prevalse l’Art Nouveau   , detta szecesszió (secessione) , che  si percepisce :

Optical Art di Viktor Vasanley

Di notevole successo fu solamente la nascita della Optical Art di Viktor Vasanley.  che sbalordiva con gli inaganni ottici delle sue zebre dipinte di bianco e nero.  Per il resto nel primo dopo guerra l’impegno della comunità  fu tutto devoluto alla ricostruzione focalizzata sulla praticità, spesso a scapito della bellezza storica.

Sotto il regime comunista a Budapest pullularono strutture rigide e utilitaristiche.   Come quelli preseti nel quartiere di Újlipótváros. Specchio tangibile di un’epoca in cui l’espressione individuale era inesistente in ogni settore.

Budapest moderna

Dalla caduta del Comunismo a ora Budapest non cambiò molto. In 25 anni di svolta  di regime e mercato (da socialista a libero) ,   non si registrarono  rilevanti effetti sull’  urbanistica cittadina.

I principali interventi riguardano il restauro di edifici storici o il ripristino di spazi pubblici:

Visto poi i grandi introiti del turismo a  Budapest per lo più  si fecero sforzi per il mantenimento dei beni artistici. Per preservare l’old city si destinarono in lontananza da esso le novità architettoniche come :

Ferenc Puskás, il numero 10 non è solo Maradona!

Il calcio non è solo un affare italiano santificato da Maradona. L’ungherese Ferenc Puskás  stravolse il pianeta quando negli anni ’50 battè l’Inghilterra. Una tecnica di gioco da fuori classe che fece da scuola all’Olanda e che lasciò strascichi nei nostri stadi.

Ferenc Puskás iniziò da giovanissimo a correre nei campetti d’erba portandosi dietro la stessa forza interiore di quando lottava da soldato contro gli oppressori. Al culmine della sua carriera calcistica si trasferì a Milano e poi Liguria per le problematiche politiche della sua patria. Amava il cibo e lo stivale . E per una serie di coincidenze si ritrovò dopo una brutta depressione a stravincere nella squadra del  Real Madrid.

Le note di Budapest

Capodanno a Budapest è qualcosa da fare almeno una volta nella vita. A spasso per i suoi viali alberati e addobbati a festa ho sempre notato ovunque manifesti su Zoltán Mága . Quest’ultimo è un ricercatissimo violinista ungherese che benedice ogni  nuovo anno con un suo concerto all’ Arena dello Sport di László Papp (campione di pugilato ungherese).Una performance seguita da più di 10 mila  spettatori con un repertorio   musicale ungherese e non . La sua musica è spesso associata a motivi gitani .

Sì perché l’Ungheria si distingue per l’antichità , la qualità e l’importanza dei suoi canti e delle sue danze popolari . Per il suo ritmo così ardente il ballo  Verbunkosh  simboleggia perfettamente il temperamento ungherese. Poi esso fu ripreso con una transizione graduale da tempi lenti a tempi più veloci da  Strauss, Brahms, Liszt, e  Čajkovskij.

Liszt, Kodály e Bartók

Comunque l’Ungheria affondò le sue radici da un punto di vista musicale  nel 1800 , cavalcando l’onda del sentimento patriottico umanistico del secolo che pervase la Scandinavia .

Per merito di  tre grandi personalità quali Liszt, Kodály e Bartók   la musica ungherese assunse un tono squisitamente nazionale . Il primo si occupò di variegare l’offerta musicale  a un pubblico sempre più vasto e internazionale. Il secondo e il terzo raccolsero tutti i testi musicali di campagna promuovendo contenuti  esclusivamente ungheresi (non furono esclusi  sostrati zingari e del meglio delle varie culture del territorio).

Budapest e la musica di oggi 

Le platee del Teatro dell’Opera di Stato Ungherese , dell’Accademia Musicale Ferenc Liszt , e del Palazzo delle Arti MÜPA sono sempre gremite, che si tratti della messa in scena di capolavori tradizionali, di interpretazioni contemporanee o di brani sperimentali dei giovani innovatori.

Budapest  è orgogliosa anche delle sue band emergenti:

Migliori posti dove ascoltare musica a Budapest
  1. Filarmonica Nazionale Ungherese : è da oltre novant’anni una delle principali orchestre sinfoniche ungheresi. Dal 1997  Zoltán Kocsis è stato assolto come direttore . Ottimo per la musica classica;
  2. A38 (Petőfi híd, 1117 ), Barba Negra (Szállító u. 3) ,  Dürer Kert (Öböl utca 1, 1117 ),  l’Ackuarium Club (Erzsébet tér 12, 1051):  musica dal vivo dei migliori artisti ungheresi e internazionali;
  3. Jazz Club (Hollán Ernő u. 7, 1136 ), Dobló ( Dob u. 20, 1072)  ,  Jedermann (  Ráday u. 58, 1092 ):  musica jazz dal vivo .
3 eventi top a  Budapest
  1. Il Budapest Summer Festival all’aperto sull’Isola Margherita: è  il più emblematico festival artistico dell’Ungheria . Nel teatro all’aperto di  Városmajor si svolgono: concerti di musica classica e moderna , balletti,  e tanto altro ancora;
  2. Festival di Primavera : arrivato alla sua 39° edizione (5-22 aprile) presenta anteprime mondiali sull’arte in generale con eventi di musica classica, opera, e jazz;
  3. Settimane artistiche in autunno: rassegne artistiche di ogni tipo invadono Budapest che si prepara al freddo dell’inverno con il calore di spettacoli di ogni genere.

Ungheria, terra di geni ed eroi

L’Ungheria  è una nazione piccola ma ha dato tanto all’umanità in ogni campo: arte, sport, la musica, poesia, scienza, la matematica e tanto altro ancora. E che dire del cinemaHollywood non sarebbe stata la stessa senza la Twentieth Century Fox e gli studi della  Paramount ideati dai magiari Wilhelm Fuchs e  Adolph Zukor .

Purtroppo dopo la Seconda Guerra Mondiale l’animo degli ungheresi fu distrutto da tanti episodi devastanti,  quali la presenza dei nazisti, l’Olocausto, i russi e i comunisti.  Purtroppo a loro proverbiale  melanconia    spinse molti al suicidio (triste primato per questo fazzoletto di terra magiara). Però in molti casi questa sorta di tristezza atavica fu canalizzata in un fare positivo . L’Ungheria partori talenti di fama internazionale (la maggior parte erano ebrei emigrati specie negli USA) di cui provo a citarne qualcuno.

9 ungheresi famosi nel mondo

  1. László József Bíró  (1899 – 1985) fu  un giornalista e inventore ungherese naturalizzato argentino, famoso per aver ideato la penna a sfera che porta il suo nome;
  2. Robert Capa:1913–  1954), pseudonimo di Endre Ernő Friedmann fu  un fotografo ungherese naturalizzato statunitense. I suoi reportage documentarono cinque diversi conflitti bellici, tra cui la Seconda Guerra MondialeLondra, nel Nordafrica ed in Italia. Ed in particolare lo sbarco in Normandia dell’esercito alleato e la liberazione di Parigi;
  3. Harry Houdini: (1874–  1926), fu un illusionistaattore austro-ungarico  celebre pr le  sue fughe impossibili;
  4. Il caffè di Francesco Illy: ( 1892–  1956) fu un imprenditore e inventore austro-ungarico naturalizzato italiano; fu il fondatore della Illycaffè;
  5. Sándor Márai:1900–  1989) fu  uno scrittore e giornalista ungherese . La sua fama è legata in particolare al romanzo Le braci del 1942 (apparso in Italia nel 1998) e L’eredità di Eszter (pubblicato nel 1999);
  6. Ferenc Molnár: (1878 –  1952), fu uno  drammaturgo  ungherese di origine tedesco-ebraica.  Fu l’autore del libro I ragazzi della via Pál, classico della letteratura per ragazzi, pubblicato nel 1906;
  7. Joseph Pulitzer: (1847 – 1911) fu  un  editore e politico ungherese  Nato a Makó (Ungheria)  e vissuto negli Stati Uniti. A sua memoria e per sua volontà è stato istituito un premio, il premio Pulitzer, il più significativo nel campo giornalistico, assegnato per la prima volta nel 1917;
  8. Ernő Rubik: (1944) è un designer,  e architetto ungherese all’istituto universitario d’arte e design Moholy-Nagy Művészeti Egyetem di Budapest. Deve principalmente la sua notorietà all’invenzione dell’omonimo cubo e di altri giochi di logica e strategia;
  9. Sándor Petőfi : è considerato il poeta nazionale ungherese del romanticismo, nonché una figura chiave della rivoluzione ungherese del 1848;

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Conclusioni

Per concludere Budapest  è stata al disopra delle mie aspettative. Un territorio così minuscolo ma  straboccante di  gioielli  che lo impreziosiscono finemente.   Budapest è senz’altro una tappa da prendere in considerazione per le prossime festività !

Ho avuto modo di immergermi nella cultura ungherese e l’ho trovata poliedrica, attaccata alle sue tradizioni ma desiderosa di innovarsi.  Budapest è  perfetta per qualsiasi tipo di viaggiatore, per le famiglie e per i bambini. Ad ogni angolo  di Budapest vi aspetterà  qualcosa di sorprendente. Mi raccomando non ci lasciate il cuore. Mal che vada potrete andarvelo a riprendere. Io la farò presto!

Info utili:

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Marrakech in 4 giorni. Itinerari dalla medina a Essaouira

Marrakech in 4 giorni. Itinerari dalla medina a Essaouira

 “Non arrenderti. Rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”

Proverbio Arabo

Marrakech in 4 giorni

Sicuramente Marrakech in 4 giorni è stata un’esperienza indimenticabile. Incastonata come una perla nella piana di Haouz ai piedi dell’Alto Atlante , Marrakech è il silenzio del deserto. Una pace che , attraversando cime innevate, villaggi rurali  e valli verdeggianti, si trasforma nel rumore di una metropoli cosmopolita. Marrakech conta più di un milione di abitanti, ed è la quarta urbe più grande del Marocco (dopo Casablanca, Rabat e Fez). Qui ci si può divertire e vivere come in una qualunque altra capitale europea. Oppure ci si può perdere per ritrovarsi  nella semplicità delle piccole grandi cose della vita.

Visitando Marrakech  in 4 giorni  scoprirete una terra all’avanguardia ma attaccata alle sue origini nomadi e africane. Un contrasto pazzesco  che ammalia il viaggiatore, trascinandolo nel fascino del mondo arabo islamico. Quest’ultima è una cultura che vanta 14 secoli di esistenza, che ha dato tanto all’umanità, e di cui si conosce davvero poco.

Da Marrakech a Essaouira 

In giro per le attrattive di Marrakech  in 4 giorni è stato un viaggio nel tempo. Un salto lungo che mi ha portato dalla sua fondazione a opera della dinastia degli Almoravidi ( XI-XII) alla costituzione della monarchia (1956).  Marrakech  è un luogo misterioso da fotografare all’infinito.

Senza dubbio il modo migliore di afferrarelo  spirito millenario di Marrakech è quello di visitarla in lungo e in largo. Come spiegare il canto del muezzin che richiama i fedeli alla preghiera per Allah nel cuore della notte. Davvero è qualcosa che non si può descrivere, ma solo fare sperimentare dal vivo. In questo post  propongo 4 itinerari da fare tra Marrakech ed Essaouira  per godervi il meglio di questo eden e iniziare una travolgente avventura!

Marrakech in 4 giorni. Cosa fare e vedere

Marrakech è ben collegata con tutto il globo con l’Aeroporto Internazionale di Menara. Non fate come me di andarci a Luglio, perché non ho avuto altra scelta per il mio lavoro! Ho patito il caldo ma sono sopravvissuta lo stesso ! Meglio la primavera o l’inverno per chi può , quando le temperature sono più miti.

Mi raccomando, al vostro arrivo  a Marrakech  fatevi venire a prendere da un taxi. Concordando con il vostro albergo. Questo  è il modo più sicuro e meno dispendioso per raggiungere la vostra meta sia in centro che in periferia. A Marrakech non eisste uber !

Per cominciare,  i miei tour di Marrakech in 4 giorni hanno seguito la mappa urbana, che è  divisa in due:

Marrakech in 4 giorni. L’arte di ieri  

Senza dubbio il ricco patrimonio artistico e architettonico di Marrakech è da contemplare nei siti archeologici,  nelle ville e tombe reali, nelle moschee, nelle scuole coraniche. Un’eredità artistica varia e di immenso valore, che ci racconta dei popoli che nei secoli hanno dominato e plasmato Marrakech:

Marrakech in 4 giorni. L’evoluzione dell’arte

Marrakech  si esprime sotto svariate forme da un punto di vista artistico ricongiungendo passato e presente insieme. Così se si è  alla ricerca di qualche souvenir si rimane  impressionati dalla varietà e sobrietà dell’artigianato marocchino. C’è davvero l’imbarazzo della scelta tra oggetti decorativi e utensili. Piccoli capolavori che sono il frutto di mani sapienti, di mestieri che si tramandano di generazioni in generazioni . E che vengono rivisitati dalle più audaci innovazioni artistiche.

Sì, perché Marrakech   ha radici profonde nell’antichità ma si sa anche reinventare in chiave moderna.  Ovunque spuntano atelier, fashion hub creativi e di progettazione. Molti  riad, le tipiche case marocchine , al presente diventano  alloggi  e laboratori artistici di ogni genere.

Riad , la magia di Marakkech in 4 giorni

Confesso che è stato un sogno  dorm9ire in un  riad . Questi  possono essere dei boutique hotel  (con tanto di SPA) o a gestione familiare, come quello dove stavo io. Inizialmente i  riad  furono delle abitazioni ideate per benestanti  dai sultani Idrisidi (788 e il 974 d.C.) . Si  prese spunto dalla domus romana e furono ridefinite da forti connotazioni arabeandaluse . I riad  sono molto comuni anche in Arabia Saudita, Algeria, Tunisia e Libia.

In genere i  riad sono stretti e alti.  Questo per sfruttare l’esigua superfice della medina , dove nascono. E per ospitare i diversi membri di una famiglia. Sono a pianta quadrata con tetto a cielo aperto, e costruiti su due piani. Sopra ci sono le camere da letto ognuna con bagno. Sotto la cucina, il soggiorno e il bar. Di solito non hanno mai più di dieci stanze, che sono adornate in maniera semplice ed elegante. Dominano le decorazioni in legno, mosaici astratti e ferro battuto.

Una casa senza chiavi

Nei riad non ci sono chiavi, ma solo delle tende bianche. Le porte si chiudono a necessità. Le pareti sono solitamente ricoperte con il tradizionale tadelakt. Quest’ultimo è un intonaco di calce liscio e impermeabile, che è molto utilizzato nelle dimore marocchine .

Delle scale interne portano poi sul terrazzo da cui si ha una splendida vista sui tetti di Marrakech. Qui è collocata una vasca da bagno che si riempie d’acqua per immergersi nelle ore più calde dell’estate. Accanto sono disposte delle sedie a sdraio in vimini coperte da tetti per fare ombra.

Riad, il giardino arabo

Il termine riad,  proviene dall’Arabo . Ha il significato di “giardino”, perché è proprio quello che  posto in mezzo li caratterizza. Fa bella mostra una polla di acqua , dove sguazzano pesci rossi  e si dissetano tartarughe.  Attorno ci stanno  alberi di arance, limoni , bouganville e ibiscus sopra cui svolazzano minuscoli uccelletti. Esattamente come i patio della Spagna del Sud con cui il Marocco è stratto a stretto contatto per 8 secoli.

Il fascino dei riad, è esclusivo. Lo sfarzo degli interni contrasta con il vuoto di mattoni e argilla dell’esterno. Questo richiama il carattere degli islamici,  che sono più attenti al privato che al pubblico. Non ci sono infatti aperture esterne se non piccole fenditure. Piccolo trucco anche per proteggersi dagli agenti atmosferici: entra aria fresca e blocca i raggi infuocati del sole.

5 cose da vedere della medina. Primo giorno a Marrakech

Il primo itinerario si sviluppa dalla medina dove ho alloggiato. Essa rappresenta il cuore di Marrakech con le sue mura rossastre di pietra arenaria spesse due metri. Un complesso di meraviglie orientaleggianti, bastioni di epoca diversa e una serie di imponenti porte che costituiscono i vari accessi del centro abitato.

Dalla medina mi sono diretta verso l’animata Piazza Jeema el Fna , che è  il salotto cittadino e simbolo indiscusso di Marrakech. Da qui mi sono spostata lungo tortuosi vicoli stretti, che portano ai souk, i mitici mercati marocchini. Di seguito ho visitato il Museo di Marrakech,   la Medeira  e la Moschea di Yuseef , e  la Maison de Fotographie .

Clicca qui per l’itinerario a piedi su Google Maap

1 Piazza  Jeema El- Fna i sapori , la musica e la danza di Marrakech

Uno degli spettacoli più affascinanti della terra è Piazza Jemaa el-Fna. Una parola araba quest’ultima che vuol dire “assemblea dei morti”, perché prima qui si facevano le esecuzioni pubbliche (1050). Per fortuna adesso invece è solo un teatro vivente che,   proclamato  Patrimonio orale e immateriale dell’UNESCO , si prepara la mattina per lo spettacolo della sera.

Dal  rooftop del celebre Cafè de France ho visto Piazza Jemaa el-Fna  a ora di pranzo brulicare di centinaia di persone. Tutte quante affaccendate a prendere il loro posto in scena . Per dissetarmi ho preso una spremuta d’ arancia senza ghiaccio. Raccomandazione di non bere acqua che non sia imbottigliata o bollita sempre valida! Sognatevi la birra o  l’alcol  perchè vietati dalla religione islamica.

La sera ho attraversato  Piazza Jemaa el-Fna scansando cavalli, carrozze, e le folle di visitatori che  ci vanno per veder l’impensabile. Come tatuatori di henne , venditori d’acqua, cantastorie, astrologi, incantatori di serpenti, finti guaritori, cavadeti, e ciarlatani di ogni genere. Un circo insomma, in cui bisogna  fare attenzione alle scimmiette degli ammaestratori che rubano qualsiasi cosa. Una sala da ballo in cui ci si lascia trascinare dal ritmo dell gnaoua, la musica degli schiavi d’Africa, quella  di eventi sacri come l’Eid-al-Adha e l’addio al nubilato.

Piatti tipici di Marrakech

A Piazza Jemaa el-Fna  di fame non si muore! All’imbrunire nuvole di fumo delle braciere  serrano l’aria e gli odori dello street food locale inebriano il cervello:  zuppe di lumache, decotti, frattaglie, teste di montone, sardine, stufato di zampone di manzo (tanjia). Il tutto accompagnato da frullati freschi. Le truffe e lo sporco sono dappertutto, fidatevi dei chioschi più affolatti e dove sono esposti i costi !

Ho mangiato di tutto a Piazza Jemaa el-Fna  . La  cucina locale  è a base di verdure e carne , specie di agnello e pollo (il maiale rientra tra le cose proibite dall’Islam). Il cibo è parecchio speziato dal salato al dolce , domina il miele.  E si usano parecchie erbe, come lo zafferano, che per il suo valore inestimabile è considerato l’oro giallo del Marocco.

Tra le tante specialità e ricette tradizionali che ho provato  queste sono le più prelibate:

  • Cous cous: questo è il piatto nazionale ormai esportato dappertuttoQuesto impasto granuloso di acqua e semola è condito con cipolla, aglio, verdure, pollo e altro ancora. Viene servito in appositi tegami di terracotta con il coperchio a spillo;
  • Tajine di carni speziate: è un secondo di manzo molto saporito, che viene così battezzato dalla pentola  bassa  a bordo circolare e smaltata in cui viene preparato;
  • Pastilla:   è una torta di carni bianche cotte in brodo e infilate in strati di pasta werka (simile alla pasta fillo). A questa bontà si aggiungono mandorle tostate, cannella e zucchero.

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2 Souk centrali

Dalla mitica Piazza Jemaa el-Fna  la direzione obbligatoria è quella verso i souk ,  ovvero i bazar marocchini coperti da tettoie di palme. La definizione da vocabolario di souk  è equivalente a “disordine”,  perché è questa la prima sensazione che si avverte a esserci dentro.

Anticamente i souk  non erano solo delle fiere (si tenevano una volta a settimana o al mese) per acquistare l’essenziale.  Erano anche un ritrovo per le tribù dove si parlava di politica, religione ed economia. Un posto dove ci incontrava con gli amici e si cercava moglie.

Ci passavano molti mercanti con le loro carovane, come testimoniano i loro dormitori detti  fondiuq . Di questi  attualmente se ne possono totalizzare 140 . Molti  sono stati comunque riutilizzati come botteghe. Altri invece sono abbandonati a se stessi e conservano elementi originali come intagli lignee e romantici balconi

I souk, il volto scoperto di Marrakkech

Nei souk  i negozianti  salutano  ogni  passante in Inglese, Francese, Italiano, e Spagnolo. Loro compito giornaliero è  caricaree scaricare i loro prodotti specifici sistemati nelle loro bancarelle. Mantenendo sempre la destra per non essere travolti dai motorini che sfrecciano come saette, nei  souk  si assiste a uno show perenne.

Nei souk  ci si sente quasi paralizzati dai profumi fortissimi che esalano dai qissariat, le viuzze anguste senza indirizzo che formano questo intricato dedalo dove è sicuro perdersi! Da quelli delle bistecche alla griglia a quello delle essenze balsamiche di qualche erboristeria.

8  pittoreschi souk di Marrakech in 4 giorni

Nei souk  si pesca su serio merce di ogni tipo tra cui articoli di cosmesi eper la toiletterie.  Anche se ovviamente non mancano i fake, per cui attenzione! Cliccate in questa piccola mappa  che vi guiderà da sud a nord in 8 fantastici souk . Eccoli qui  in basso nel dettaglio :

  1. Souk Ableuh: questo è il regno dei cetrioli e delle olive, speciali quelle marinate nellharissa, una salsa piccante al peperoncino e aglio;
  2. Souk Semmrine: questo è piuttosto orientato alla vendita di cianfrusaglie per turisti . Ma si possono anche fare ottimi affari se si beccano vestiti berberi e  le famose babouches . Queste sono le morbide scarpe a punta che hanno ispirato maison haute couture del calibro di Chanel, Balenciaga e Prada!
  3. Souk Zrabi : questo vicino Rahba Quedima  o Piazza delle Spezie è perfetto per chi vuole fare affari con  tappeti originali marocchini . Questi sono di diversa fattura: rabati (in feltro e molto pregiati) e chichaoua (con motivi a zig zag). E ancora quelli di tipo handel (a ordito raso), zanafi (di lana ruvida) , e shedwi ( di lana a trama rasata)
  4. Souk Dhabia : questo è un gioielleria dove farsi regale accessori sfavillanti come bracciali, collane, anelli e altro ancora;
  5. Souk Lebbadine : questo è un quello dedicato alla lavorazione della pelle e del cuoio . Ci sono manufatti come borse, zaini, giacche, ciabatte, cinture. È sormontato da un grande reticolo di ferro;
  6. Souk Hadadine : questo è dedicato all’arte dei fabbri. Qui tra il rumore di martelli e incudini potrete assistere alla trasformazione di una bicicletta in lanterna;
  7. Souk Cherifa ;   questo è quello in cui i giovani designer sfoggiano i loro articoli modaioli di stampo etnico e a prezzi fissi;
  8. Souk Sebbaghine o Souk di Dyers: questo è quello dei tintori, dove le matasse di lana appena tinte vengono appese ad asciugare.
Consigli pratici per vagare indisturbati nei souk di Marrakech in 4 giorni

Quando si va all’estero è sempre bene usare il buon senso. Questo vale anche a Marrakech . Per cui specialmente nei souk è preferibile:

  • Girellare (magari in compagnia!) nelle ore diurne ed evitando quelle notturne;
  • Non scattare foto senza il permesso dei locali;
  • Non fatevi accompagnare, non si sa mai!
  • Stare attenti all’igiene che qui non regna sovrana. Piccoli accorgimenti come raccogliere le prelibatezze marocchine con il pane e lavarsi le mani possono salvarvi da infezioni sgradite;
  • Azzardare qualche specialità di cibo da strada solo se il vostro stomaco non è molto delicato. Eviterete qualche brutta indigestione ;
  • Non camminare con abiti molto succinti e preferire quelli sobri. Per il gentil sesso è comodo avere con sé un foulard per coprire le spalle e le gambe;
  • Non rimanere senza contanti specie per le piccole spese , per quelle più grosse si accetta pagamento con carta. La moneta nazionale è il dirham. All’aeroporto di Menara, Piazza Jeema El-Fna ci sono sportelli per il cambio ( o spesso anche nelle strutture alberghiere).

Queste piccole mosse sono segni di rispetto verso la comunità islamica. Così come il contrattare per comprare. Niente è prezzato, per cui arrivare a una cifra stabilita è una vera e propria sfida. Bisogna prenderla come un gioco senza arrabbiarsi per le controfferte. Mi raccomando sorridete e scherzate sempre . E in modo particolare se siete indecisi su un acquisto non guardate in modo insistente.

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3 Museo Marrakech

Il Museo di Marrakech     è ubicato dentro il palazzo Dar Mnebhi  (XIX secolo) . Questo è stato fatto da Mehdi Mnebhi ministro della difesa del  Sultano Moulay Abdel Aziz (XIX sec.) . In stile arabo andaluso, fu rinnovato dalla Fondazione Omar Benjelloun e inaugurato  nel 1997.

In questo museo si respira un’atmosfera tutta arabo islamica. All’ingresso c’è il solito giardino con fontana e un magnifico cortile. Si nota subito uno sgargiante  lampadario  intarsiato da lastre di metallo decorate con ritagli geometrici ed epigrafici.

Ci sono due sale di esposizione nell’interrato:

Al piano superiore del Museo di Marrakech      ci sono quadri  e ornamenti vari. Ad arricchire   il tutto c’è uno splendido tetto in legno intagliato, delle singolari piastrelle ,  mosaici , stucchi e  calligrafie  .

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4 Madrasa e Moschea Ben Yuseef

La Madrasa  e la Moschea Ben Yuseef  sono rispettivamente la scuola islamica più importante del Marocco e la moschea più rappresentativa di Marrakech.

La Madrasa   risale al XIV secolo e fu ricostruita nel 1565 su commissione di Abdallah al-Ghalib. Disponeva di 130 celle per gli oltre 900 studenti frequentanti. La struttura è realizzata in arenaria rossa ed è abbellito con motivi geometrici e stucchi scolpiti.

Si entra da un gigantesco  portale che immette nel cortiletto circondato da due livelli di gallerie ad arco. Qui sono disposte le varie aule per la preghiera. Il minareto (o torre) è sormontato da una cupola rivestita di piastrelle verdi.

Moschea Ben Yuseef

La Moschea Ben Yuseef   è databile al 1070 . Fu innalzata da Yusuf ibn Tashfin, un emiro Almoravide. Il figlio la ampliò e fu completata tra il 1121 e il 1132. Nel 1147 subentrò il califfo Abd al-Mu’min  (dinastia degli Almohadi)  che la distrusse . La ricostruì di sana pianta perché non era perfettamente orientata in direzione della Mecca. Del fulcro primitivo è sopravvissuto solo il nome.

Nel 1563 sotto la dinastia Saadiana ci furono lavori di ristrutturazione nella   Moschea Ben Yuseef   Poi cadde in rovina tra i secoli XVII e XVIII. Nel corso del XIX secolo, il sultano alawita Solimano diede l’ordine di rinnovarla completamente. Legno di cedro intagliato, stucchi e piastrelle colorate ricoprono gli interni di questo splendido edificio di culto. Resta aperto dalle 09:00 alle 18:00 ma possono accedervi solo i musulmani.

Per  info indirizzo,  biglietti, e orari Madrasa Ben Yusef  clicca qui

5 Maison de Fotographie

La Maison de Fotographie  è appunto la casa della fotografia.  Questa fondazione aprì al pubblico nel 2009 grazie a Hamid Mergani e Patrick Manac’h. L’intento fu quello proprio di raccogliere le memorie di Marrakech negli scatti nazionali e internazionali di fotografi illustri. Quali quelli dei francesi   René Zuber, Jean-Pierre Évrard, e Viviana Pâques

La collezione si divide in quattro sezioni. La prima, che è la più eclettica, è un insieme di ritratti berberi e avventurieri europei dei primi del Novecento. Invece  la seconda è un mosaico di foto in bianco e in nero che documentano la società di Marrakech  del secolo scorso. A sua volta la terza e la quarta raccontano la cultura locale e le feste danzanti tipiche del Marocco. Date un’occhiata alla magnifica terrazza dove potrete godere della vista dello skyline di Marrakech   sorseggiando un buon caffè.

Secondo giorno a Marrakech. Altri 3 tesori da scoprire nella Medina

Marrakech   è immensa e riserva sempre delle sorprese passeggiando plein air . L’altro percorso è stato riservato all’area monumentale delle famiglie reali. A partire dal 789 d.C. fino al  1666  si sono susseguite grandi dinastie a Marrakech     la Idrisside, l’ Almoravide, l’ Almohad, la dinastia Merinida, la Saadiana , e l’Alaouita.

Ognuna di esse ha lasciato traccia del suo dominio. Dal Palazzo El Bahia  e il Palazzo El Badì alla Moschea e Giardini Koutobia si può fantasticare sulla gloria e l’ opulenza di tutti i pascià che hanno governato e reso eterna Marrakech.

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1 Palazzo El Bahia

Il Palazzo El Bahia è l’emblema della grandezza dell’arte marocchina del XIX secolo. Abbiamo a che fare con un complesso di quattro cortili, giardini, e ambienti fiabeschi dai colori vivaci. I soffitti sono dipinti con motivi e disegni complessi e le finestre sono incorniciate da persiane in legno decorate.

Dar Si Moussa , Gran Visir del sultano Moulay Hassan I, si occupò della sua realizzazione come residenza nobiliare  nel 1894. I lavori vennero affidati all’architetto francese Paul Sinoir. Ci furono varie modifiche nel corso dei secoli e purtroppo anche saccheggi. Ciò che più attrae al Palazzo El Bahia è l’Harem delle Concubine , alcova dai superbi dettagli ornamentali.

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2 Palazzo El Badì

Il Palazzo El Badì     fu  richiesto dal sultano Ahmed al-Mansour per commemorare la sconfitta dei portoghesi nella battaglia di Alcazarquivir. Al momento è totalmente in rovina ma dalla mole delle rovine intorno si suppone che doveva essere sul serio imponente. Doveva comporsi di 300 locali tutti rivestiti con oro, turchesi e cristallo. Un cortile con quattro giardini infossati e le vasche luccicanti è quello che si può ammirare  dei suoi resti.

Nel XVII secolo si deteriorò quando il sultano Moulay Ismail decise di trasferire la capitale di Marrakech a Meknes, saccheggiandolo del tutto.  A rapire lo sguardo nel Palazzo El Badì    è il Minbar della Koutoubia , un  pulpito di cedro, con intarsi e incisioni in oro e argento eseguiti nel XII secolo dagli artigiani di Cordoba.

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3 Moschea e Giardini Koutobia

L’anima di Marrakech    è indiscutibilmente la Moschea Koutobia  ,  o moschea dei librai . Era chiamata in questo modo fino al XIX secolo per via dei numerosi venditori ambulanti di libri riuniti nei dintorni. Pima di allora era denominata Moschea Almohade come i suoi fondatori che la eressero nel XII secolo . Era  rivestita di intonaco rosso, ma dopo il restauro degli anni ’90 si decise di lasciarla in tonalità dorata. Cosa che la fa spiccare rispetto alle sfumature pastello delle case cittadine.

La Moschea Koutobia è impreziosita da  una torre ad archi e merlature, prototipo della Giralda di Siviglia e de Le Tour Hassan a Rabat. Da cui rimbombano i canti sacri. Quelli che sistematicamente richiamano alla preghiera tutti i fedeli islamici.  Un suono ipnotico che sovrasta il frastuono della Piazza Jemaa el-Fna  .

Le sfere di rame 

In cima alla moschea spicca una guglia di sfere di rame che secondo una leggenda erano d’oro. Queste furono donate dalla moglie del sultano almohade Yacoub Al Mansour, che fece fondere i suoi gioielli. Punizione impartita allorché la scovò mangiare durante le ore di digiuno del Ramadan.

Dietro la Moschea Koutobia ci sono i suoi giardini publici.  Un polmone verde punteggiato da altissime  palme . I  marocchini qui si  rilassano  e passeggiano. Una vera e propria oasi come il non troppo distante Giardino Segreto ,    un incanto della dinastia Saadiana con le sue piante tropicali (per  info indirizzo,  biglietti, e orari clicca qui) .

 

Terzo giorno a Marrakech. La ville nouvelle e il Jardine Majorelle

Si deve andare di persona a Marrakech in 4 giorni e anche più forse  per capire che è non è solo un concentrato di resti archeologici e bellezze artistiche. Esattamente a trenta minuti a piedi dalla Piazza Jemaa el-Fna   ci stanno i quartieri di Guéliz e Hivernage. Questi pullulano di alberghi, uffici, ristoranti, cinema, teatro, discoteche, cafè , negozi, servizi quali stazione dei treni e dei bus.  Una delle arterie principali è Avenu Mohammed V .

Questa parte nuova è nota come villa nouvelle o città nuova come l’appellarono i francesi durante la loro occupazione nei primi del Novecento. Questa sezione moderna di Marrakech rispondeva all’esigenza dell’espansione urbanistica dei cugini d’Oltralpe capitanata dal  maresciallo Hubert Lyautey. Era complicato glorificare il nuovo ordine politico della Francia di inizio secolo nella democratica Parigi. Per cui si puntò al vasto Maghreb.

Il risultato di questo programma governativo fu quello di avere uno spicchio d’ Europa dentro l’Africa. Volutamente separate per mantenere intatto quel tratto indigeno del Marocco che bene si vendeva ai turisti. Perciò da un lato sorsero le   ville art decò (con tratti moreschi) per la classe dirigente. Dall’altro non potevano mancare condomini di cemento per la massa che si spostava in questo crogiolo di viali ortogonali e incroci con semafori.

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Il Giardino Majorelle

Ai margini del perimetro della medina Marrakech  è un’ estensione rigogliosa di una natura mediterranea ed esotica. Mi riferisco ai tanti giardini che la circondano, che erano di solito possedimenti dei nobili. Questi sono fondamentali perché oltre che per il passeggio per gli autoctoni sono uno sfogo d’ombra nei mesi con 45°.

Le Jardine Majorelle  prende il  nome dal suo proprietario il pittore orientalista Jacques Majorell . In origine era il suo studio pennellato di blu e giallo. Colori sgargianti rimasti intatti all’acquisto   nel 1980 dallo stilista Yves Saint Laurent che lo regalò  all’amato Pierre Bergère. Questo è un paradiso di architettura islamica colmo di cactus, bambù, fiori e vegetazione acquatica di ogni sorta.

Dentro questa cattedrale si forme si possono contemplare il museo dello stilista francese e il mausoleo dedicato alla sua dolce metà. L’atmosfera è quella di una fiaba. Si cammina fra laghetti, piscinette in cui nuotano pesci gatto e panchine su cui si baciano gli innamorati.

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4 Giorno . Da Marrakech in 4 giorni a Essaouira

Per quanto irresistibili le viscere del Marocco come rinunciare al suo mare. Dopo tre ore di tragitto da Marrakech la mia escursione mi ha portato a Essaouira, un ridente borgo marinaro che mi ha stregato. Avranno provato lo stesso entusiasmo gli hyppies degli anni 70.  O personaggi del calibro di Orson Wells, Jimmy Handrix, Rolling Stones, Frank Zappa , Cat Stevens e altri . Questo le è valso il soprannome della Woodstock Africana a designare il lato più  trasgressivo di tutto il corno africano.

Dai suoi trascorsi fenici all’evoluzione arabo musulmana  Essaouira ha seguito le sorti storiche del Marocco. Nel 1756 i francesi la celebrarono modellandola con bastioni e porte fortificandola e allineandola con l’Occidente. Essaouira è un eden dai ritmi lenti su cui volteggiano i gabbiani, l’eldorado di molti surfisti che qui hanno cavalcato le onde più audaci. Ci sono mille motivazioni per cui è  una tappa imperdibile!

Sosta di benessere all’olio di argan

Per fortuna il van che mi ha trasportato fino a Essaouira era comodo e fresco di aria condizionata. Dal finestrino i paesaggi apparivano lunari e il bianco delle nuvole sovrastava l’ocra del terreno arido e brullo. Davanti gli occhi si stagliava una landa desolata su cui si adagiavano sparuti casolari . Blocchi di argilla e paglia recintati con fil di ferro brulicanti di pecore.

Improvvisamente ci fermammo per una pausa .  Dopo  una cola fresca si fece un salto alla Coopérative Marjana d’Huile d’Argan  per assistere alla lavorazione del mitico olio di argan. Questa è una pianta che cresce principalmente in Marocco e rappresenta una risorsa fondamentale. Si esporta in tutto il globo perché è ricco di vitamina E e acidi grassi . Queste sono un toccasana per  il trattamento della pelle, del corpo, dei capelli e  in cucina.

La forza delle donne 

Delle proprietà benefiche  dell’ olio di argan tutti ne saranno al corrente . Poco invece forse si sa della manodopera femminile che ci sta dietro. Signore avvolte dai loro folkloristici caftani sfregano con delle pietre i noccioli del frutto, fino a farne uscire fuori i semi da cui poi si estrae il morbido elisir

Gruppi di donne si radunano in cooperative per proteggere e mantenere alto il profilo di questa eccellenza marocchina. Il fine è quello di avere a disposizione una filiera commerciale che garantisca prodotti certificati come quelli che ho provato. Certamente un’impresa immane , considerando la concorrenza industriale che lo sforna velocemente e  a cifre basse .

Cosa visitare a Essaouira

Abbracciata dal blu dell’Oceano Atlantico Essaouira è  un equilibrio perfetto tra mistero dell’oriente e magnificenza. Originariamente il suo appellativo era  Mogador, cioè piccolo baluardo . Nel rispettivo ci si riferisce a quello portoghese del 1500 che poi fu spianato per metterci dei cannoni

Quello che mi ha sbalordito è il mercato del pesce. Si riuniscono baracchine che sfoggiano tutto il pescato della notte prima. Dai crostacei, ai molluschi a esseri marini poco identificabili è tutto uno spettacolo per cui non si paga biglietto. Tutto lì in prima fila. Forestieri che si deliziano con ostriche e litigano con i gatti. Felini secchi e furfanti che tentano di afferrare qualche scarto gettato in terra. Pulizia zero, ma a me la perfezione non è mai piaciuta!

Da lì mi sono addentrata nella medina , ottimo esempio dell’architettura militare europea del XVIII secolo nel Nord Africa. Su di essa soffia la brezza marina ed invita accattivante come è a penetrarla nelle sue tortuose stradine in cui si mercanteggia di tutto. Più rilassante di Marrakech  anche per le sue dimensioni ridotte, Essaouira  è da  non farsi scappare . Dopo un lauto pranzo lungo la spiaggia attrezzata , il tour è continuato con la visita della  kasbah, la sinagoga di Simon Attias ( 1800) , il  Palazzo Reale e le sue botteghe artigianali.

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Marrakech in 4 giorni, dove il caos prende forma

Per concludere cosa si potrebbe ancora scrivere su Marrakech in 4 giorni. Probabilmente un libro , perché  le vibrazioni che emette sono infinite e non si fanno acchiappare nella loro interezza. Al massimo si possono appena decifrare, ma è proprio questo senso dell’inafferrabile che la rende unica. Informarsi su Marrakech  prima di partire è senz’altro utile per scegliere il meglio su cosa fare e vedere. Tuttavia, il segreto per carpire la sua magia è quello di vagare per i suoi animati viottoli e respirarne l’aria.

Bisogna lasciarsi trasportare dagli eventi e dalle visioni di scene suggestive. Quelle  inaspettate che vengono fuori da nulla. Una mamma cicogna appollaiata sul  suo  nido ricavato dentro le una tettoia pericolante. L’inchino di un fedele davanti a uno Zawiya , i santuari dei marabutti. Lo sguardo degli occhi neri e dei denti sgangherati dei mercanti che ti invitano a comprare con tutta la gentilezza di cui sono capaci. Adesso tocca a voi. In šāʾ Allāh, “se Dio vuole” , come si dice in arabo, andrete a breve a  Marrakech  in 4 giorni chissà . Laddove può succedere di tutto. E se non volete vedere volare via il vostro aereo recatevi in aeroporto almeno tre ore prima della partenza, perché i controlli sono interminabili. E stampatevi il biglietto di ritorno .

Info utili:

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Marrakech , la città rossa

Marrakech , la città rossa

«…Davvero in quel momento mi sembrò di essere altrove, di aver raggiunto la meta del mio viaggio. Da lì non volevo più andarmene, ci ero già stato centinaia di anni prima, ma lo avevo dimenticato, ed ecco che ora tutto ritornava in me…”

Elias Canetti

Marrakech, la perla del Marocco

Senza dubbio visitare Marrakech in 4 giorni è stata un’esperienza indimenticabile. Posta al centro-sud del Marocco e a circa 150 km dalla costa dell’Oceano Atlantico, Marrakech  è una città araba con un ricco patrimonio storico, culturale, artistico, architettonico  e paesaggistico . Mi ha sempre attratta,  perché  è piena di contraddizioni, cosmopolita e in bilico tra il vecchio e il nuovo. Cliccando qui vi propongo 4 interessanti itinerari da fare per  esplorare Marrakech   e avere un’idea di questa  terra magica e incredibile.

Praticamente Marrakech in 4 giorni è stata un’avventura infinita.  Arrivarci dall’Italia è facile. Infatti, l’ Aeroporto Menara di Marrakech permette di collegarla con il resto del globo con voli economici e giornalieri. Il turismo così diventa una fonte indispensabile per l’economia locale. E in cambio offre a tutti i viaggiatori una meta unica. Vediamo qualche notizia in generale su questa perla del Marocco. Buona lettura!

Perché andare a Marrakech? 

Viaggiare apre la mente. E visitare  Marrakech  significa soprattutto avvicinarsi a un’Africa europeizzata. Si tratta di un territorio indigeno attaccato profondamente alle sue origini. Ma che al tempo stesso si presenta come una metropoli all’avanguardia, che non ha nulla da invidiare ad altre capitali europee. Infatti  Marrakech  è divisa in due parti distinte una antica (più a sud)  e una moderna (più a nord) .

La prima è quella della medina., il centro storico circondato da una muraglia di arenaria rossa lunga 10 km. Eletta nel 1985 patrimonio dell’UNESCO, al suo interno si racchiudono le principali attrattive di Marrakech  : piazza Piazza Jemaa el Fna , i souk, le moschee, i palazzi, i musei, i riad (tipiche case marocchine da mille e una notte), gli hamman e altro ancora.

La seconda è  quella dei  quartieri periferici di  Gueliz  ,   Hivernag  e Palmaraie. Un’area urbana voluta e pianificata  dal governo della Francia (1912) , che ha allargato i confini di   Marrakech dandole un’impronta decisamente internazionale. Ci trovate di tutto: discoteche, centri commerciali, grandi strade con semafori, stazioni di autobus e treni, ristoranti alla moda, hotel di lusso, gallerie d’arte, e persino campi da golf.

Marrakech, storia di una città imperiale

Marrakech   proviene dalla parola berbera “Mur-Akush”  , ovvero  “Terra di Dio”, e  ha dato  il nome all’intero paese del  Marocco. Questo perché fu la più importante città imperiale del passato insieme a Fès, Rabat, e Meknès.

Le sue origini risalgono al XII secolo quando   Yusuf ibn Tashfin       si stanziò nella piana di Haouz ai piedi dell’Alto Atlante. Questo era un sultano che fondò Marrakech per farne la capitale della dinastia degli Almoravidi ( tribù nomadi sahariane XI-XII) .

Poi succedettero  gli Almohadi (XIII ) che la fecero  risplendere,  come testimoniano  alcune meraviglie dell’epoca. Fra queste si annoverano  la gigantesca fortezza con la moschea della qasba . A seguire ci furono i Sa‘adiani   (XVI sec.), che la resero altrettanto magnifica,  lasciando numerosi monumenti di gran valore.

Dalla dinastia Alawide al protettorato francese

Successivamente a Marrakech  ci furono lotte per la supremazia al potere (dinastia Alawide XVIII sec. ) , fino a quando il centro governativo si spostò altrove. Da allora non ci furono altri grandi stravolgimenti. Marrakech  rimase una base meridionale per controllare le tribù berbere.

Tra il XVII ed il XIX secolo subentrò un devastante declino con una ripresa definitiva alla fine del Settecento con il regno di Sultan Muhammad Ibn Abdullah. Con l’istituzione  del protettorato francese nel 1912, Marrakech   si ingrandì. Proliferarono numerosi distretti periferici. Alcuni di essi erano costellati di ville Art Déco (ne rimangono poche) per la classe dirigente. Altri erano pieni di edifici in cemento piuttosto anonimi  per la massa degli abitanti che volle urbanizzarsi.

Marrakech oggi

Dall’indipendenza dalla Francia nel 1956 a ora Marrakech     conta più di un milione di abitanti. Come tutto il Marocco è regolata da una monarchia costituzionale  , sociale e democratica (1962). Dal 1999 regna  Mohammed VI  con una politica fatta di alti e bassi.

Nonostante il monarca sia stato fortemente attaccato per  il suo assenteismo dopo il terribile terremoto a Marrakech di questo settembre 2023,  si è fatto comunque apprezzare per aver favorito una certa stabilita politica nel suo regno. Un’Africa che sta cambiando in meglio, anche se a macchia di leopardo, nonostante tutte le difficoltà. Ha promosso  varie riforme, che hanno rilanciato l’economia, laicizzato la società e mitigato  l’Islam

Marrakech e l’Islam del  XX secolo

Sebbene lIslam sia  un credo religioso molto impattante nella vita privata e pubblica dei suoi credenti, ha smesso di essere troppo conservativo oggi.  Si sta moderando , e non è poca cosa  . Se si considera che  è  la seconda religione monoteista più diffusa nel pianeta con oltre 1,8 miliardi di fedeli.  Ci sono stati  chiari segni di apertura al presente da parte dell’Islam.

Per esempio qualche decennio fa ci fu  l’approvazione di una legge sulla libertà di culto Costituzione del 2011 ). Motivo per cui c’è una piccola minoranza di cristiani nello stato del Marocco . E ancora  molto significativa è stata  la Dichiarazione di Marrakech del 27 Gennaio 2016 si è palesemente espressa contro:

Queste riforme sono state fatte per una tutela del benessere della popolazione? O sono mosse governative nate prevalentemente per mantenere vive le relazioni commerciali tra il Marocco e il vicino Occidente?  Qualsiasi sia il motivo, rimane un dato di fatto: all’alba del XX secolo i paesi islamici si stanno allineando alle potenze occidentali.

Ma siamo ancora lontani da una loro radicale trasformazione. Perché il mondo islamico è immenso e poggia su un tessuto sociale complesso e millenario, che ragiona comunque ancora secondo logiche tribali difficili da sradicare.

Islam, la diversità è un valore condiviso

Non dobbiamo dimenticare che  il mondo islamico vanta  quattordici secoli di esistenza  e ha dato tanto all’umanità.  Abbiamo a che fare con una grande  civiltà  di cui si ha poca conoscenza, e su cui si hanno molti pregiudizi.

Quante volte si fa coincidere l’Islam con i fenomeni degenerativi del fondamentalismointegralismo e terrorismo  islamico? E che dire degli stereotipi della donna islamica sottomessa all’uomo , che  lo è a sua volta completamente a Dio? Chiaramente c’è un fondo di verità in tutti questi preconcetti.

Stando alle news purtroppo si verificano episodi di violenza a causa di gruppi isolati di estremisti. Quelli che per sete di prevaricazione interpretano in maniera assoluta le parole dei loro testi sacri. Ma questo accade anche in altri credi religiosi. E se è vero che le donne  in Iraq e Afghanistan non hanno diritti, in Tunisia e Turchia sono  più libere .

Non si può considerare l’Islam un blocco unico, statico senza una sua etica. Occorre accettare l’Islam come tante altre religioni monoteiste (Ebraismo e Cristianesimo) , che non sono esenti da imperfezioni!  La diversità e un valore condiviso . Ma vediamo nel dettaglio qualcosa in più sull’Islam.

Le origini dell’Islam

Per cominciare Islam significa in arabo  “abbandono alla divinità” . Fu  introdotto nella Penisola Arabica nel 680 d.C ( sottogruppi sono quelli  dei Sunniti, Sciiti e Ibaditi ). Il suo profeta è Maometto ( 570 ). I suoi dogmi sono basati su :

Le fondamenta dell’Islam

Le pratiche cultuali obbligatorie di ogni musulmano sono cinque:

  • Shahādah, cioè la fede e il rispetto dei principi religiosi;
  • Salāt, ovvero la preghiera quotidiana fatta cinque volte al giorno. Un rituale ricordato dal canto del muezzin (talacimanno in italiano ) ;
  • Zakat , che è un tributo verso la comunità per purificare la propria ricchezza;
  • Sawm  , che è l’astensione del mese di Ramadan (niente di cibo, bevande, fumo e rapporti sessuali) ;
  • Hajj pellegrinaggio da fare (almeno una volta prima di morire!)  nella città santa che è Mecca in Arabia Saudita ;
  • A questi assi portanti dell’Islam (arkān) si aggiunge un impegno fondamentale, quello “del singolo sulla strada di Dio” (Jihād ).

I ritrovi dell’Islam

L’’Islam non possiede una gerarchia religiosa, non ci sono sacramenti, istituzioni clericali. Il musulmano non ha intermediari, ha un rapporto diretto con Allah. La  moschea con la sua torre è il tempio dei credenti. Essa è priva di ogni immagine divina, perché  non può essere rappresentata dai mortali. Il suo interno è semplice, decorato  con scritte sacre e qualche figura geometrica  di tipo astratto.

Prima di metterci piede nella  moschea ci si deve:

Cosa è proibito o  ḥarām  nell’Islam?

In definitiva si capisce bene che per gli islamici c’è una insostituibile connessione tra religione e ogni ambito della vita pubblica e privata del seguace. Sopra tutto c’è la Sharīʿah, o legge coranica. Non esiste per loro diversità tra autorità religiosa e statale, ma solo distinzione tra chi crede e pratica e chi no.

Tra le cose vietate (o ḥarām ; halal è ciò che è lecito)  perché non rientranti nei principi religiosi, quelle principali sono :

Marakkech, sirena che incanta il marinaio

A Marrakech    ci si ritrova in una dimensione del tutto fuori dall’ordinario che stimola. Sarà per questo motivo che molti artisti, intellettuali, attori, designer, bohemien, ne hanno fatto e ne fanno tuttora la loro casa alla ricerca di ispirazione.

Si possono citare:  Eugène DelacroixHenri MatisseJacques Majorelle, Bill WillisPaul Getty, e poi Yves Saint Laurent Alain Delon e altri ancora. Marrakech  ha catturato l’attenzione di Vanessa Branson (sorella del famoso magnate inglese Richard Branson) , che ci ha fatto la Biennale  nel 2004.

Marrakech contemporanea

A Marrakech si è costantemente a contatto con una realtà culturale e artistica all’avanguardia e vibrante. Molti riad, le tipiche case marocchine da mille e una notte, cambiano pelle. Si fanno laboratori artistici di ogni genere. Si vedono dappertutto gallerie , atelier, fashion hub creativi e di progettazione.

Meritano un accenno altre particolari raltà quali:

Marrakech e il cinema 

Come potrete immaginare Marrakech è un palcoscenico vivente e  infinito. Tanto che nel 2002  Sua Maestà Mohammed V  ha creato  il Marrakech International Film Festival . Questo per promuovere l’arte e l’industria cinematografica in  Marocco. La sualuce lo rende palcoscenico naturale per ambientarci molti film.

Come hanno fatto registi del calibro di Ridley Scott, Martin Scorsese e Paul Greengrass negli studi di Ouarzawood, nella città di  Ouarzazate, alle porte del Sahara.     E di sicuro non vi annoierete mai. Non siete ancora convinti? Continuo allora a tentarvi.

La gente di Marrakech

A Marrakech  ci vanno quelli  che come me amano un’esistenza semplice e i valori di una volta. Questi sono profondamente radicati nel popolo, quello autentico che vive nella parte antica circondata dall’imponente muraglia reale. Qui c’è quasi un microcosmo dove si lavora e si fa tutto in nome della famiglia. Dove è sempre il momento giusto per bere un tè offerto al forestiero per socializzare o chiacchierare con parenti e amici.

Credo che sia proprio questo aspetto che mi piace molto di Marrakech . Cioè che prende il meglio dell’ Occidente (a volte il peggio come nel triste sfruttamento sessuale delle giovani marocchine da parte dei ricchi stranieri)  preservando al massimo le sue origini.

Marrakech in 4 giorni, un melting pot da brivido

Quella di Marrakech  e dell’intera nazione  è una società di base araba e berbera . Ma anticamente è stata conquistata da altre popolazioni che (spagnoli oltre i cugini d’Oltralpe). Ed è ormai multietnica (ebrei, africani, ed europei occidentali tra cui negli ultimi decenni anche gli inglesi e gli americani! ).

Quello che ne viene fuori è una Marrakech  che è un melting pot sbalorditivo che si riflette su  molti usi, costumi e legislazioni della sua comunità. E poi sulla lingua : quella  ufficiali sono l’arabo moderno e il dialetto berbero, la seconda lingua più parlata è il francese (studiata nelle scuole). Per non parlare dell’arte, dell’architettura, della cucina, della letteratura, del cinema, della musica e della danza e tanto altro ancora.  

La Marrakech  attuale  è poi un puzzle artistico ripensato dai suoi stessi artigiani in chiave contemporanea . A questi si aggiungono altri tasselli . Questi  sono i tanti  talenti  internazionali che, dai tempi della libertà politica, ci hanno trovato terreno fertile per creazioni di ogni genere.

Livello e condizioni di istruzione a Marakkech

Marrakech è sede di molte scuole pubbliche (e private ) di vario livello e della prestigiosa Cadi Ayyad  una delle più grandi università del Marocco. Il sistema educativo qui è suddiviso in: primario, secondario e terziario. Il governo fornisce istruzione gratuita fino al livello secondario, rendendola accessibile a tutti .

Si sono fatti molti passi avanti dall’era in cui erano le istituzioni religiose a occuparsi della scolarizzazione e formazione della classe dirigente. Dopo la fine del colonialismo (primi del Novecento) l’istruzione nazionale si modellò  sulla stregua di quello francese . Anche se  dopo l’avvento dell’autonomia politica degli anni Cinquanta la tendenza è stata sempre quella di dare un’offerta formativa ampia persistono parecchi problemi. Tra questi: un alto tasso di analfabetizazzione (specie femminile) , low tech, rigidità degli insegnamenti, mancanza di infrastrutture adeguate, barriere linguistiche, ecc.

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Marrakech in 4 giorni. Conclusioni

Sicuramente girare Marrakech in 4 giorni è stata un’emozione indelebile . Dentro le sue mura a Marrakech  il tempo scorre lento e l’orologio non serve. Si rimane incantati a guardare qualsiasi cosa, che diventa subito una fotografia da appendere in casa. Le bancarelle sono sempre adorne di ceste azzurre, che straboccano delle più improbabili spezie e prelibatezze. Gli artigiani lavorano indisturbati ogni genere di merce:  pelli, metallo, tessuti, gioielli . E infilano qualche cavigliera ai polpacci di avvenenti americane. I macellai  squartano animali  da vendere a qualche casalinga tutta fasciata di nero. E intanto appendono le teste sanguinanti  nei loro banconi sorridendoti con appena tre denti. I bambini  giocano a palla facendo dispetto ai passanti.

Fuori da quel recinto sacro Marrakech  non ha nulla da invidiare ad altre metropoli europee per benessere economico, sicurezza e  infrastrutture. C’è di tutto: divertimento, centri commerciali, teatri, cinema, strutture sportive, club, ristoranti alla moda, festival.

Ci vorrebbe almeno una settimana  per catturare tutta l’ essenza misteriosa ed esotica di  Marrakech  .  Mi riprometto di tornarci presto, e non solo per le palme, il sole e i cammelli. Ho letto di altri scenari da favola che sono raggiungibili a pochi chilometri di distanza. Come per esempio i villaggi rurali sperduti ai piedi della Jebel Toubkal (4165 mt), che è la cima più alta del Nord Africa . Oppure  la splendida valle del fiume Ourika . Questa si colora di tinte diverse se si attraversa il Sahara . E può anche  diventare una postazione da cui ammirare la neve dei monti, perché nella località di Oukaïmeden si scia!

Arak qrybaan Marrakech !

 

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