Zagabria in un weekend

Zagabria in un weekend

“Bez cilja i nada mi smo samo mjerači vremena/Senza obiettivi e speranza, siamo solo misuratori del tempo”

Ranko Marinković

Zagabria in un weekend. Una Croazia inaspettata! 

Sicuramente girare per  Zagabria in un weekend è stata una forte emozione che non dimenticherò mai. Situata sulle pendici della collina Medvednica e attraversata dal fiume Sava  , Zagabria è la capitale della  Croazia , un paese straordinario dell’Europa sudorientale. Ha la forma di una mezzaluna ,  e incanta milioni di turisti per gli incredibili e variegati   scenari naturali che tolgono il fiato.

Senza dubbio visitare Zagabria  in un weekend non fa afferrare lo spirito della Croazia per intero, ma è un piccolo passo per cominciare. E in fondo anche in maniera alternativa perché si parte dal suo interno , visto che di questa nazione piace soprattutto per le sue spiagge dorate. Quelle della  Dalmazia bagnate dall’Adriatico in particolare e delle mille isole che la circondano. Non per ultima l’isola di Pag , famosa per la sua  movida notturna.

Perché allora andare a Zagabria  in un weekend?  Per staccare la spina, e divertirsi senza troppi frastuoni e lontano dal turismo di massa. Il  suo fascino mitteleuropeo , perfettamente visibile nella sua architettura urbana , vi ammalierà. Camminare per le sue strade è impressionante perché si avverte la convivenza tra miseria e nobiltà, tra vecchio e nuovo. Un susseguirsi di contrasti che ti seduce , un segno evidente di una globalizzazione che ancora tiene il passo il lento. Arte, cultura, e una ricca tradizione enogastronomica si aggiungono alle ragioni per cui vale la pena farci un salto. Oltre che per i suoi  calici di vini pregiatissimi. Tra questi il  mio preferito è il Plavac Mali, un rosso corposo e rotondo  da capogiro. Buona lettura!

Zagabria in un weekend.  Un po’ di storia !

La storia di Zagabria , che è quella della Croazia,  è difficile da riassumere in breve. Anzitutto ci sono numerosi siti archeologici che  testimoniano una piena esistenza dell’essre umano sin dai tempi preistorici. Bisogna aspettare il 1094 per   la fondazione di Zagabria.  In origine è nata come sede di una diocesi sul  colle Kaptol per volere del re ungherese Ladislao I  sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Esztergom. Quell’atto la legò  alla dinastia reale magiara,  che mosse di poi le fila del suo sviluppo e del suo destino

Kaptol si sviluppò rapidamente. Ben presto furono costruite residenze canoniche, monasteri e chiese, trasformandola  nel centro della chiesa cattolica croata. La rinascita durò poco quando nel XIII secolo ci fu l’invasione dei Tartari, mentre intanto la borghesia, e l’aristocrazia croata si espandeva sotto Kaptol , in un’area che ora è chiamata Gradec. Pure questa si ingrandì vertiginosamente . Ottenne privilegi e favori da Bela IV, un altro re ungherese    fino a risultare una libera città reale.

Zagabria in un weekend. Dalla dominazione dei Turchi all’era contemporanea

L’impero ungherese  governò  la Croazia per oltre quattro  secoli. Seguì la conquista ottomana (battaglia di Mohač ,1526 ) e l’annessione al regno asburgico fino alla Prima Guerra Mondiale. L’Austria influenzò molto  la terra croata sotto ogni puta di vista compresa la lingua nazionale Ma il sogno d’indipendenza non tardò ad attendersi.  Il XIX secolo fu quello  della rivoluzione e del matrimonio  tra il sacro e il profano, ovvero la congiunzione tra  Kaptol e Gradec.  Cosa che generò l’attuale Zagabria, che godette di una certa libertà sotto la neonata federazione slava del  casato dei  Karađorđević.

Nel 1929 la sua democrazia fu  minacciata dalla dittatura del re Alessandro che  creò il Regno di Jugoslavia . Finalmente nel   1991 si manifestò la  repubblica  dilaniata a intervalli dalle ambizioni espansionistiche  dell’allora presidente serbo  Milošević.

Oggi Zagabria è  il nucleo  politico e istituzionale di tutta la  Croazia, che è  il 28° membro dell’Unione Europea (2013)  , e membro della NATO  dal  2013. Ha un sistema politico parlamentare, con un Presidente come capo di Stato e un Primo Ministro come capo del governo. Questo  attualmente è guidato da Andrej Plenković, leader dell’Unione Democratica Croata (HDZ). Con il suo  terzo mandato consecutivo dopo le elezioni del 2024.

Zagabria in un weekend . L’ old city

A ottobre  sono partita da Pisa e atterrata all’aeroporto di Franjo Tuđman di Zagabria. (15 km) . Ci sono varie possibilità di arrivare nell’urbe .   Dai  taxi e  i transfer privati , che sono i più cari, ai bus che ho preso io , che sono i più economici .  Si può pagare sia in euro che con la kuna , che è la moneta locale , di cui vi consiglio di avere qualche spicciolo in tasca. Non si sa mai per le emergenze . Più che altro perché ho notato che nei ristoranti la prediligono! Dove fare il cambio di valuta? Ci sono uffici ovunque dall’hub aeroportuale alle vie più centrali di Zagabria.

Mi hanno chiesto tutti se tre giornate bastano per ammirare Zagabria . La risposta è sì se volete concentrarvi sul suo centro storico, che racchiude le attrattive più interessanti. Questo coincide con le due zone di Gradec e di Kaptol, di cui ho già accennato. La prima è la parte alta quella più medievale e monumentale. La seconda è quella bassa ,  più moderna e trafficata perché residenziale. I miei itinerari si sono articolati  sulla old city , e si sono diramati dalla strategica e centralissima Piazza Ban Jelačić, il salotto cittadino per antonomasia.

I tram di Zagabria

Conviene pernottare in questi pareggi. Vi segnalo quello che è stato  il mio alloggio: B&B View in 3 Trg bana Josipa Jelačića, Lower Town, 10000. Prenotato su booking era molto  comodo, elegante con vista mozzafiato sui tetti di Zagabria  . La  colazione era un buon risveglio, abbondantissima sia dolce che salata.

Quartier generale perfetto insomma perché servitissimo.  Ci sono i locali più alla moda, i negozi più introvabili e mercati popolari che colorano la piccola metropoli. Punto di snodo principale oltretutto della rete tranviaria (ZET Zagrebacki Elektricni Tramvaj )  che  conduce dal 1891 nella periferia più estrema. Si estende per  53.5 km, e  conta 256 stazioni complessive. I suoi tram azzurri sono ormai il suo stesso simbolo e la colorano di azzurro sfrecciando in maniera veloce e regolare a ogni ora. Pronti , partenza , via!

Cosa  vedere e fare  a Zagabria in un weekend 

Quello che colpisce di Zagabria è la sua architettura che è un mix intrigante di stili:   da quello gotico e rinascimentale al barocco , da quello  neoclassico  all’  Art Nouveau.  Non potrebbe essere diversamente visto che è stata dominata per  da est a ovest per novecento anniKaptol la religiosa e Gradec la borghese hanno fato a gara per primeggiare .

Qui oltre a chiese, palazzi,  gallerie e musei , ci sono migliaia di ristorantini . Questi sono lo scrigno segreto della cucina croata, che è basata su ricette multiculturali e che vi delizierà con ricette che riprendono ogni prelibatezza dal sud e il centro dell’Europa e dai Balcani.  

Cosa  mangiare a Zagabria tra un monumento e l’altro

Il ventaglio culinario della Croazia si assaggia a Zagabria! Ovunque si vada ci sono locande tipiche  da quelle più semplici a quelle  più sofisticate. Il  menù croato è ovviamente mare e monti. Si spazia dalla zuppa di crostacei Brodet e le cozze alla Busara ai pasti sostanziosi dell’entroterra come il  Sarma , che sono involtini di crauti con maiale.

Freschezza e stagionalità dei prodotti e  metodi di cottura consolidati nel tempo sono le caratteristiche peculiari della cuisine croata. Non solo primi e secondi, ma anche i dolci sono una bomba ! I più rappresentativi sono:

  •  Le Palacinke:  una frittella simile alle crepes farcita con marmellate o cioccolata;
  • La  Kremsnita:  una torta simile al   millefoglie arricchita di panna e crema.

8 specialità croate da divorare !

1.       Zagorski štrukli: Fagottini di pasta intrisi  di formaggio fresco, spesso servita come dolce;

2.       Pašticada: Stufato di manzo in salsa di vino rosso, spesso accompagnato da gnocchi;

3.       Pecenje con mlinci: Carne (agnello o maiale) con contorni di pasta al forno e  patate arrosto;

4.       Zagrabacki odrezak: una cotoletta zagabrese  ripiena di prosciutto e formaggio che si scioglie in bocca;

5.       Ćevapčići: Polpettine di carne speziate e aromi fatte alla brace o al barbecue;

6.       Punjene paprike: i peperoni ripieni con macinato di carne e paprika;

7. Formaggio di Pag: un formaggio di pecora pregiatissimo perché fatto dalle pecore del famoso atollo croato. Si nutrono nei  poveri pascoli abbondanti d’erbe medicinali, sono di dimensioni ridotte per cui danno poco latte ma buonissimo;

8. Komiška pogača: Focaccia salata e aromatica originaria di Komiža sull’isola di Vis.

La peka

Ogni ghiottoneria e  tecnica di preparazione croata  si fa identità regionale. Unica per esempio è la peka un modo di cucinare per lo più balcanico,  che è la cottura del cibo su una pentola con coperchio messa sulla brace di un forno o camino. Se volete abbandonarvi alle tentazioni del palato vi suggerisco questi  tre posti cult :

A Zagabria si mangia bene e si beve di qualità, non a caso i nettari croati sono tra i più ricercati del pianeta! Comunque, ricordatevi di munirvi di scarpe comode se vi piace come me esplorare la città a piedi. Adesso vediamo di incamminarci per  Zagabria in un weekend! Buon divertimento!

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Piazza  Josip Jelačić

Impossibile non accorgersi di Piazza Ban Jelačić  se si è a Zagabria perché la interseca nel mezzo. Gli zagebresi ci si danno appuntamento . Ci vanno a passeggiare per sorseggiare un drink o per fare shopping nella vicina e lunghissima strada Ilica. Edifici ottocenteschi ben conservati la  fiancheggiano con in loro tocco che si alterna tra come l’Art Nouveau, il Postmodernismo e il Biedermeier. Quando serve è palcoscenico a cielo aperto per concerti , parate importanti e altro. Non ha sempre avuto questo aspetto, poiché ci sono stati diversi interventi. E ridefinizioni anche toponomastici quanti rivolgimenti storici si sono susseguiti nel territorio.

Il bano Josip Jelačić

All’inizio nel 1641 fu utilizzata come bazar chiamato Harmica,  che significa “un trentesimo” (dal nome di una tassa riscossa sui prodotti venduti) . Solo nel 1848  fu intitolata al bano Josip Jelačić, che fu l’eroe nazionale . Il governatore croato aiutò  l’Austria contro la rivoluzione dell’Ungheria . Le sue speranze   di ricevere in cambio autonomia politica furono deluse dall’atteggiamento di un governo austriaco ancora più dispotico.

Fiore all’occhiello della piazza è la statua dedicata al patriota che è del 1866 e fu fatta dallo scultore austriaco Anton Dominik von Fernkorn. Il gigante equestre fu poi rimosso durante la Jugoslavia di Tito perché Josip Jelačić era considerato un venduto allo straniero .  Ma riapparve nel 1991.

Cosa c’è intorno?

Proseguendo verso l’altra estremità di Piazza Ban Jelačić   si staglia Manduševac una bella fontana  , che forniva acqua potabile fino al XIX secolo. Riporta il nome di Manda , una bella ragazza di cui, secondo leggenda, si innamorò un soldato croato. Alle sue spalle invece si estende il celebre Mercato di Dolac (1931, aperto tutti i giorni dalle 07:00  del mattino fino al primo pomeriggio). Sulla scalinata ad accogliervi c’è la statua di una contadina tipica  con l’inconfondibile cesta da trasporto merci nel suo capo. Fatta nel 2006 è un omaggio alla fatica delle donne per mandare avanti l’economia locale. L’autore è Stjepan Gračan uno scultore croato che usò  come modella una lavoratrice vera che era Kumica Đurđica.

L’emporio è amato dai locali, che ci vengono  a comprare la robba fresca per imbandire le loro tavole .  Dalla frutta alla verdura, dal pesce alla carne, dalle uova al miele, alle piccole bancarelle di souvenir il Mercato di Dolac piace a grandi e piccini . Tutto attorno sono allineati dei bar che servono piccoli spuntini per calmare fame e sete dei passanti.

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Cattedrale di Zagabria 

Adagiata nella upper town la  Cattedrale di Zagabria è una vera e propria roccaforte spirituale. Costruita in stile romanico nel 1093 per volere del re Ladislao I d’Ungheria fu sottoposta a vai rimaneggiamenti. A causa dell’invasione mongola del 1242  fu fortificata . Venne  ridefinita in stile gotico che si mantenne fino al dopo il terremoto del 1880 (Hermann Bollé )

Il tratto distintivo che ne venne fuori da queste trasformazioni furono le due guglie gemelle , , che rimangono La silhouette più iconica di Zagabria. Sono alte  108 metri in altezza e simboleggiano  l’ aspirazione della fede verso il Dio.  In realtà ebbero anche la funzioni  di torri d’avvistamento per per combattere i Turchi (XVI sec.)   Queste fungevano come avamposti per proteggere questa base religiosa insieme al Palazzo dell’Arcivescovado (non visitabile).

Nei dintorni si possono contemplare il grandioso parco Ribnjak (XIX sec.) e   la Chiesa di San Francesco (1200)  . Quest’ultima , in stile neogotico dopo una ricostruzione nel 1880 ,  è considerata  una delle strutture francescane più significative d’Europa.

Nel 2020 un’ altra scossa sismica causò danni significativi al duomo specie alla sua  facciata . Motivo per cui adesso non si può entrare perché in fase di restauro . Ho studiato  che gli interni sono contraddistinti da volte a crociera . Sono  ampi e decorati con  altari in marmo , un pulpito impreziosito in oro ,  il tutto inondato di luce naturale che penetra dalle magnifiche vetrate .  Ci sta dentro la tomba (XX sec., Ivan Meštrović) dell’arcivescovo croato Aloysius Stepinac. Figura controversa che si dice durante la Seconda Guerra Mondiale fosse un simpatizzante   dei nazizti!

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Piazza Markov , Chiesa di San Marco

Per scattare foto fantastiche sullo skyline di Zagabria, ho fatto una sosta  alla  funicolare di Zagabria. Questa collega i due promontori cittadini ed è il più vecchio mezzo di trasporto pubblico (120 anni)  della city . Attiva ogni giorno dalle 06:30 fino alle 22:00,  misura 66 metri.  Un trenino blu cobalto che ogni 10 minuti percorre 66 metri in 64 secondi (costo biglietto singolo 0,66 €) .

Nelle vicinanze sempre in Città Alta sono custoditi altri gioielli quali : il Palazzo del Parlamento Croato , il Palazzo del Governo  e il Palazzo della Corte Costituzionale. La perla di questo pezzetto di Zagabria è la  Chiesa di San Marco sita nell’omonima piazza. Essa presenta una finestra romanica sul fianco meridionale( XIII sec. ) . Anche questa chiesa non fu esente da modifiche , come quelle che le aggiunsero tre navate e uno stile tardo-gotico ( XIV sec. )  .

Il tetto a mosaico della Chiesa di San Marco

La sua popolarità odierna è chiaramente il suo tetto :  un mosaico di tegole colorate che rappresenta l’unione di Croazia, Slavonia e Dalmazia. Le tre sorelle erano sotto il dominio austriaco ma godevano di una loro entità  politica e amministrativa. Questo splendido patch  fu realizzato dall’architetto viennese Friedrich von Schmidt e dal suo collaboratore Hermann Bollé (1876 -1882). Altro suo dettaglio di valore  è il vasto ingresso  in stile gotico ( XV sec.) che è arricchito da 15 sculture . Queste personificano:   Giuseppe e Maria con Gesù bambino (in cima), i Dodici Apostoli (su entrambi i lati), San Marco e il Leone (in basso). 

Porta Pietra

Moltissimi turisti affollano il borgo medievale per la cosiddetta Porta Pietra ( XIII sec.) .  Messa ad est fu l’unica apertura difensiva sopravvissuta di quelle che proteggevano Zagabria dagli attacchi nemici. Attraversatela si accede a un santuario che è fatto in onore della Madonna raffigurata in un dipinto inserito in un’ edicola esterna.

Il tempietto è lastricato in pietra dove sono iscritti i ringraziamenti dei miracoli ricevuti dai credenti. La parola più ricorrente è  Hvala Ti”, che si traduce in “Grazie”! Si può accendere una candela ed esprimere un desiderio!  Altri tesori adiacenti sono: la Statua di Dora Krupiceva, eroina del romanzo  L’oro dell’orafo dello scrittore croato August Senoa e la farmacia più antica di Zagabria  (1355).

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Museo delle Relazioni Interrotte

Il  Museo delle Relazioni Interotte  è una delle tante trovate stravaganti dei zagrebini  per intrattenere i viaggiatori. Ospitato dentro lo  splendido palazzo barocco Kulmer colleziona oggetti con descrizioni che raccontano la sofferenza e la malinconia di separazioni amorose .  La prima esposizione avvenne nel 2006 nella Gipsoteca di Zagabria, in occasione del 41º Salone d’arte di Zagabria.

Un successo adesso planetario se di simili ne sono sorti in : Argentina, Bosnia-Erzegovina, Germania, Macedonia, Filippine, Serbia, Singapore, Slovenia, Sud Africa, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.  Il progetto nacque dopo la rottura tra la produttrice cinematografica Olinka Vištica e lo scultore Dražen Grubišić , entrambi di Zagabria. Come a dire non sbaglia mai ad amare! Qualcosa resta come il successo di questo museo che nel 2011 riscosse il premio Kenneth Hudson per la sua originalità.

Secondo giorno . Zagabria in un weekend

Innegabile che la voglia di esplorare mi è andata sempre più crescendo man mano che sfogliavo qualche guida cartacea su Zagabria. L’orologio si dimentica a casa quando si viaggia. Ma appena realizzi che giunge il momento di rientrare a casa, lo rimetti al polso! Mi è davvero dispiaciuto non potermi soffermare più a lungo . Perché ci sarebbero state da fare altre incredibili gite fuori porta di cui ho letto e di cui per comodità vi riporto l’elenco:

Ottima ragione per staccare un altro biglietto aereo per Zagabria. Tuttavia in questo breve soggiorno ci ho incastrato delle tappe che sono un must in coppia o in famiglia. Perfettamente raggiungibili con i mezzi di traposto vi mostreranno un altro aspetto magico  di  Zagabria .  Quello legato alla natura rigogliosa che la circonda e che  si manifesta in  polmoni verdi e curati tanto apprezzati dai cittadini.

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Parco Maksimir  e lo zoo di Zagabria

Il Parco Maksimir   (info orari e costi) è  un parco foresta dettato da una seria progettazione voluta dai  tre vescovi croati:   Maksimilijan Vrhovac, Aleksandar Alagović e  Juraj Haulik (XVIII sec.) . Imita il landscape inglese e nonostante una superficie piuttosto ridotta (121 ettari circa)  accoglie cinque laghi  e  centinaia di specie vegetali e animali. Tra i suoi abitanti più curiosi:   Dedek  (“nonno” in Italiano) una quercia  di 600 anni, e una moltitudine di picchi rossi.  Gli ornamenti del parco sono i suoi elementi distintivi , di cui più notevole è il Gazebo

A sud del parco c’è anche un magnifico zoo (1925) . Si estende per 19 e ci sono ben 2.225 animali  . Oltre il leopardo delle nevi e il panda rosso popolano questo eden: l’ okapi, l’ addax, la scimitarra Oryx, il leopardo della Cina settentrionale, lo scimpanzé comune, la Scimmia Diana, l’ippopotamo pigmeo, e il  cammello bactrianus. Al Parco Maksimir   ci si può rilassare , fare un picnic, praticare sport o semplicemente perdersi in questa sorta di paradiso terrestre .  Ho avuto la fortuna di godermi questa oasi nei colori bruni dell’autunno con le foglie che cadevano alle improvvise folate di un vento ancora gentile.

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Museo Archeologico di Zagabria

Il Museo Archeologico di Zagabria  (info orari e costi) iniziò la sua attività nel 1846. Dal 1866 fu suddiviso in un Dipartimento di Storia Naturale e Archeologia e Storia. Nel 1945 fu trasferito nell’attuale Palazzo Vranyczany-Hafner . Subì gravi danni per un terremoto nel 2020.

 Il  suo patrimonio conta oltre 450.000 reperti locali. Questi  sono datati dalla preistoria al Medioevo , e ci sono anche numerosi resti provenienti dall’estero.

Oltre alla collezione egizia, il museo  conserva anche diverse illustri  collezioni di manufatti greci e romani. Ma le vere  star del museo sono :

Conclusioni. Zagabria in un weekend

Dopo avervi scritto del fascino discreto di Zagabria non abbiate nessuna remora a partire per scoprirla. Chiaramente la Croazia è un magnete per i viaggiatori per le sue coste e i suoi rari elisir, ma il suo entroterra non è da meno. Perché  vi rivelerà delle gemme nascoste e  misteriosi. E Zagabria è solo la punta di un iceberg!

Zagabria in un weekend è stata una bella scelta. Credo che sia una città per tutti ma non per molti . Se siete dei viaggiatori che vogliono fare un’esperienza lontana dalle caotiche capitali europee siete nel posto giusto! I ritmi sono lenti e a volte pare che si sia il tempo si sia fermato. Zagabria è a misura d’uomo  e vi incanterà con la sua rilassatezza, la sua eleganza e il suo profilo volutamente basso ! Vi coccolerà con tanto da vedere e fare a cui aggiungo in lista queste altre due attrazioni:

Info utili su Zagabria: 

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Tirana in una settimana

Tirana in una settimana

“Duaje atdhene si shqiponja folenë/Ama la patria come l’aquila il proprio nido

Proverbio Albanese

Tirana in una settimana. Un’Albania che non ti aspetti!

Senza dubbio visitare Tirana (598.176 abitanti) in una settimana è stata un’esperienza  incredibile. Si tratta della capitale dell’Albania , un  piccolo paese  (28.748 Km2)  dell’Europa sud orientale .  Sffascina per i suoi paesaggi variegati e selvaggi , e   per  la sua lunga costa (450 km) bagnata dal Mar Ionio e dall’Adriatico .  Ogni anno  attira tantissimi turisti e gli italiani sono i più numerosi . Questo perché è vicina alla nostra penisola (80 km) e si può raggiungere facilmente in aereo come ho fatto io , oppure in  traghetto e in macchina.

Non lasciatevi influenzare dagli stereotipi comuni legano l’Albania al deserto dei Gobi! Sicuramente ci sono ancora i segni tangibili nel suo presente . Quello di  un decennio di dittatura stalinista grigia e triste , e del crollo del comunismo (1992). Tuttavia al momento le cose sono cambiate in meglio . I problemi non mancano a, Tirana , ma è una città in continua evoluzione.  Sa preservare il suo passato mentre guarda al futuro con determinazione.

Cuore pulsante della politica e dell’intrattenimento nazionale, Tirana è diventata una meta turistica sicura, che offre servizi e infrastrutture moderne . C’è davvero tanto da scoprire proprio perché non è la solita destinazione popolare. Senza spendere tanto, ci si può davvero divertire e mangiare bene. Si possono fare e vedere molte cose : dalle sue radici storiche ai nuovi sviluppi urbanistici, passando per luoghi di culto e mercati tradizionali!  .

Il risultato di questo peregrinare è stato un interessante itinerario di Tirana in una settimana  che vi propongo in questo articolo. Una vacanza che mi ha fatto conoscere un posto autentico,  pieno di arte e cultura . Certamente toccando l’interno e i suoi dintorni dell’Albania  ho colto poco del suo spirito, ma abbastanza per apprezzarla e tornare a completare il giro! Buona lettura!

Tirana in una settimana. Rinascita o falsi miti?

Tirana è un mix  forti contrasti in ogni settore della sua società e della sua architettura. Un gioco forza fra  miseria e nobiltà, tra arretratezza e progresso, tra rassegnazione e speranza.  Si passa da vie desolate e povere a piazze monumentali . Da garage arrangiati a botteghe a  grattacieli immensi che ne ridisegnano lo skyline. Per non parlare dei mezzi di trasporto, che sono al limite nel centro urbano e inesistenti altrove. Bisogna avere una macchina per spostarsi. Oppure ci si può affidare  ai taxi,  non sempre economici e affidabili (contrattare sempre prima il prezzo!). I treni? La ferrovia è  scomparsa.

Però te ne fai una ragione quado a Tirana la sua  gente ti sorride per strada. La sua  ospitalità è proverbiale . Forse perché curiosa verso lo straniero che si riversa in patria dopo anni di isolamento. I loro volti comunque sono tristi,  nonostante le luci sfavillanti della notte di qualche locale alla moda e l’attuale ripresa economica. Come se vivessero in una sorta di limbo.  Consapevoli che sono stati fatti passi da gigante per arrivare a un grado di civiltà così alto come quello di adesso. Ma il traguardo è lontano . E ci vuole tanto tempo e lavoro perché il benessere  possa essere di qualità ,  omogeneo e a lungo termine!  Le cause principali di  questa situazione di stallo sono da attribuire alla sua storia secolare ,  travagliata  . I  tiranni l’hanno massacrata e lasciata libera solo di recente. Passato troppo poco tempo per riemergere.  Ma ci stanno lavorando !

Storia di Tirana e dell’Albania: dalle caverne e la tirannia al sogno di un miracolo economico

Le origini dell’Albania risalgono all’età del bronzo (2100 a. C.) e del ferro (1000 a.C.) quando erano chiamati Illiri.  Dallo scettro greco di Pirro (IV sec. a.C.) al dominio romano (167 a.C.)  prosperò per poi annettersi a Bisanzio (395) . Seguirono : Barbari (IV, V e VI sec.) , Bulgari (X sec.), e Bizantini a più riprese . Nel Medioevo fu assoggettata da : Veneziani, Svevi, Angioini e  Turchi (XV sec.) .

Successivamente il desiderio di rivolta degli albanesi fu sempre forte ma qualsiasi  ribellione effimera . Come quella dell’ eroe nazionale Skandeberg (1403-1468) contro gli Ottomani che  regnarono per quattro secoli. O quella di qualche debole tentativo d’indipendenza di qualche principato locale  ( XIX sec.). Una calamità di eventi che determinarono ben otto emigrazioni fino al 1774 . Questo spiega l’esistenza di folte comunità di albanesi sparse ovunque specie nel nostro meridione. Il desiderio d’affermazione dell’identità nazionale apparve solo ai primi dell’Ottocento, sull’ ondata dei moti di nazionalismo europeo . Un sentimento patriottico sincero che fu alimentato da una intellighenzia  di spessore in Albania  .

L’era moderna (1924) fu invece segnata  dalla nascita della  Repubblica Albanese , che poi diventò  Regno d’Albania . Il sogno della Repubblica Popolare Albanese si concretizzò solo dopo la seconda guerra mondiale  (1945). La tragedia non tardò eppure a mostrarsi .  Tedeschi e italiani si ritirarono ed  Enver Hoxha (1908-1985)   impose quarant’anni di  totalitarismo.

Gli anni bui dell’Albania , Enver  Hoxha

Nato a Girocastro, Enver Hoxha ricoprì varie cariche politiche, tra cui quella di Primo Ministro. Se in politica  estera alternava  alleanze con Russia e Cina in cambio di aiuti economici  , in politica interna perseguì il modello sovietico.   Questo per ottenere la piena autosufficienza nazionale. Il suo allineamento marxista rese l’Albania  il primo stato ateo al mondo (1967), la cui visione scientifico-materialista fu inserita nella Costituzione del 1976.

L’ autocrazia di  Hoxha dette un colpo mortale ai diritti umani. La Sigurimi , cioè la  polizia albanese,  mise in atto forme brutali di repressione del dissenso: numero di vittime altissimo e migliaia di incarcerati e perseguitati . Il terrore ebbe fine con la sua morte .  Il suo successore fu Ramiz Alia (1982-1991) . Se questi ripristinò l’apertura degli edifici di culto ,  non fu però in grado di avviare  un’ apertura economica dell’Albania . Al puntò che la fame nazionale provocò  l’esodo biblico di 450.000 albanesi in Italia

L’Albania del 2000: Sali Berisha ed Edi Rama

Fino al 1996 iniziò una fase di democratizzazione dell’Albania . E in un sistema politico multipartitico prevalse e resse la corrente  democratica di Sali Berisha . Questi  tentò la liberalizzazione economica dell’Albania e vinse alle lezioni del 1997 passando alla controparte  socialista .  Tra crisi del Kosovo e altre problematiche dal Duemila in poi  l’Albania:

Per l’Albania del momento sotto le mani del socialista Edi Rama ci sono molte aspettative. Si può intravedere con la sua politica  una  certa ripresa economica che punta sul turismo e sull’edilizia.  Però il recente e relativo progresso è spalmato ancora a macchia di leopardo  . In poche parole  siamo ancora  lontani da  un  cambiamento globale che possa avvicinare l’ Albania a degli standard di civiltà europei a lungo termine .

Ad affaticare questa fase di risveglio rallentato è  la convivenza (seppure civile) di diverse religioni (musulmana, cattolica e ortodossa) che fanno via via cambiare le alleanze politiche.   (attualmente  USA, Cina e Turchia). Gli albanesi fondamentalmente sono laici  e il loro Dio è l’albanesità! Non a caso recentemente la minoranza religiosa dei bektashi (confraterntà sufi scita) sta pilotando un progetto di permanenza stabile proprio a Tirana!

Tirana in una settimana . Cosa è propriamente definibile come albanese?   

Quello che maggiormente mi ha stupito peregrinando a Tirana in una settimana è la sua cultura   fatta di tutti gli stranieri che l’hanno sottomessa ma mai schiacciata. Di questo ne è testimone la bandiera albanese: un’ aquila bicipite su sfondo rosso come il sangue versato per la libertà. Il popolo albanese è sempre stato fiero e forte come la  tribù illirica degli Albanoi da cui deriva il suo nome.

Quello che per me è stato incomprensibile è la lingua albanese . Pare sia un caso isolato dell’Indoeuropeo,  che ha sviluppato una sua tradizione letteraria dall’età di mezzo fino a oggi. Figure di grande rilievo sono stati per esempio  il poeta risorgimentale  Naim Frashëri e lo scrittore reale socialista  Ismail Kadare .

Il Kanun

Ciò che si può considerare  indiscutibilmente  come albanese è il Kanun, Questo è un codice di leggi consuetudinarie tramandato oralmente per secoli . Fu ordinato per iscritto nel XV sec. da Lekë Dukagjini.

Regola vari aspetti della vita degli albanesi  e incide  nel carattere della persona . Ci sono alcuni concetti essenziali : come la besa , ( onore individuale),  lo nder,( il senso della famiglia) , la  vendetta di sangue, e la sottomissione della donna. Retaggio antico ma qualcosa ancora sopravvive negli usi e costumi dell’Albania!

Tirana in una settimana. Arte e architettura

 L’ Albania fu un baluardo  di fedi convissute in armonia , e ciò  è evidente nella sopravvivenza dei rispettivi templi dedicati , di quelli rimasti dopo la distruzione di Hoxa.  Andando a spasso per Tirana sono rimasta sbalordita da capolavori artistici e architettonici di grande valore .

La maggior parte  di loro sono stati costruiti soprattutto a partire  dall’epoca tardoantica e altomedievale dove è lo stile bizantino che prevale. I contenuti sono tutti di riferimento a scene religiose del Vangelo, della Chiesa  o dell’Apocalisse.  Dal X al  XIII secolo si assistette a un rinnovamento e a un raffinamento delle realizzazioni architettoniche.  Come si può notare nel Monastero dei Quaranta Santi a Saranda, le chiese di Berat e Labovë , e l’anfiteatro romano di Durazzo.

Con l’avvento di lotte e combattimenti vari invece dopo il XV secolo si moltiplicarono le fortificazioni  e i castelli.  Mentre nel XVI secolo spiccò la maestria del genio di Onufri,  che rivoluzionò l’arte delle icone, poiché donò movimento alle figure facendole esaltare con i suoi rossi brillanti.

Barocco europeo

Ma è nel XVII – XVIII secolo che ci fu una profonda trasformazione nell’arte albanese per contatto con il barocco europeo. Portavoce indiscusso fu il pittore David Selenica che introdusse elementi del quotidiano nei suoi affreschi. Così nelle arti figurative si intravide lo spiraglio per  un realismo più autentico , lo stesso  dei fratelli Konstandin e Athanas Zigrafi.

Islam e Cristianesimo fecero a gara nel XIX secolo a innalzare i loro monumenti religiosi. Le moschee  non erano però imponenti come quelle di Istanbul.  Oltretutto erano più massicce , a base quadrata e spesso dotate di porticato. Le chiese esaltavano le loro peculiarità barocche e neoclassiche. Contemporaneamente acquisirono importanza l’architettura militare e l’ingegneria civile  come i ponti che erano disseminati dappertutto.

Era moderna e regime comunista

Nel XX secolo di pari passo alla ripresa della coscienza nazionale fiorì un’arte specificatamente albanese soprattutto a Scutari . Si intensificò intanto l’ interesse per l’urbanistica e l’architettura pubblica avendo come modello  l’occidente ( brillante  l’operato dell’architetto Kole Idromeno).    Dopo il 1943 in Albania pullulavano opere artistiche per lo più di stampo celebrativo per via dell’ imperante realismo socialista . Risonanza ebbe la  scultura . Tra i maggiori esponenti :  Odhise Paskali, Sali Shhijaku, e Myrteza Fushekati . Anche la produzione nel settore della  grafica , stimolata dalla  propaganda,    fu ampia  ed eterogenea .

Caduto il regime comunista in Albania emersero nuove tendenze artistiche che ben rispecchiavano   la  confusione e lo smarrimento dell’epoca. Violenza e ironia, biografie, speranza e disillusone, concetti contrastanti e una buona dose di nonsense sembrarono indirizzare queste nuove forme espressive. Per finire l’ultima architettura del periodo socialista non luccicò per la bellezza delle sue soluzioni estetiche , anzi queste si impostarono sul grigiore di condomini senz’anima .  Ma fornirono  un obiettivo contro cui puntare il mirino . La  conseguenza più evidente fu la riconversione delle facciate dei palazzi di Tirana fatta da artisti internazionali.

Tirana in una settimana. Primo giorno. 8 cose  da vedere vedere!

Io e la mia famiglia siamo atterrati all’aeroporto internazionale Nënë Tereza in pieno luglio  . Come documento bastava solo la carta d’indentità. Il mese è sconsigliato  per andare a Tirana , ma il mio lavoro non mi permette altro. Abbiamo sofferto il caldo, che non dava tregua neppure di notte. Il rimedio ?  Ci siamo abituati! Per comodità ci siamo rivolti a un taxi della compagnia www.atex.al per raggiungere Tirana dallo scalo aereo (20 km) . A  tratta il costo è di 2.394 Lek  (€ 20 ) , che è la loro moneta ufficiale. Se non li avete potete cambiare in uno dei tantibox di cambio .   Si accetta anche  l’Euro sia in contanti che per pagamenti elettronici. In alternativa ci sarebbero stati altri collegamenti come bus  (Lek 400 ,  € 4 ),  o transfer privati.

Il nostro  hotel Eder di Tirana  è stata una buona scelta perché a buon prezzo , con prima colazione, elegante e dotato di tutti i comfort.  La sua posizione centrale è stata strategica per girottollare  indisturbati . Si trovava a dieci minuti a piedi da  piazza Skandeberg , cuore pulsante di Tirana e centro nevralgico istituzionale dell’Albania. Da cui si diramano tutte le più esclusive attrazioni  su cui si è sviluppato l’ itinerario dei primi giorni. Se siete dipendenti da Google map per orientarvi, munitevi di una eSim Holafly per avere una connessione internet attiva e perenne! Inoltre prima della partenza ci siamo diretti verso altre località limitrofe suggestive e pittoresche.

Tirana in una settimana . Perchè andarci? 

Con il suo clima Mediterraneo (meno in estate!)  Tirana   può ospitarvi tutto l’anno. I motivi per regalarsi anche un slo weekend sono tanti . Una quantità infinita di svaghi dentro e alle porte della metropoli è il fattore X per molti giovani , che però non trascurano affatto il suo ricco patrimonio culturale , artistico , architettonico e culinario che si insinua in ogni angolo della metropoli.

Nota per la sua colorata architettura risalente all’era ottomana, fascista e sovietica Tirana è la porta d’accesso per esplorare l’Albania. Incastonata tra possenti montagne e vicina alla Macedonia del Nord,  Tirana fu  fondata nel XVII secolo.  Ogni invasore lasciò  traccia della sua conquista e  acquisì importanza quando fu dichiarata capitale dell’Albania nel 1920. Dalla  resistenza fascista al 2025 Tirana è una prova  della resilienza e dell’evoluzione dell’ AlbaniaIl divario tra povertà e innovazione è abissale, ma è proprio questo il suo fascino . Oltre alla meraviglia dei suoi tesori visitabili a partire da  piazza Skandeberg , salotto cittadino da cui è iniziata la mia avventura. Questo quadrato di storia è stracolmo di ristoranti, chioschi, negozi, che distraggono piacevolmente tra un punto d’interesse e un altro.

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1.     Piazza Skandeberg

Piazza Skandeberg , intitolata al patriota nazionale è di  forma quasi piramidale e irregolare. Misura 22 metri e racchiude vedute estremamente eterogenee tra loro a seconda dell’ora. Ci stanno le strutture più innovative , da quelle governative e istituzionali  al lussuoso  Tirana International Hotel.  La pavimentazione è stata frutto di un restauro del 2015, ed è qui che gli albanesi chiacchierano, si incontrano tra i divani colorati in plastica e fanno sport.

Piazza Skandeberg è un continuo via via di lavoratori che addentano qualcosa tra una pausa e un’altra nel bel mezzo di qualche manifestazione. Tutto avviene sotto lo sguardo protettivo della statua equestre di Skandeberg (Paskali, 1968) che fu fatta in occasione del cinquecentenario della morte del cavaliere senza paura. Fino al 1991 c’erano anche le statue di Lenin e Hoxa.

Quando era un mercato

Agli inizi del 1900 piazza Skandeberg era un semplice polo commerciale , uno scalo di merci con le sue vestigia antiche mal conservate e attorno tante case basse. Il suo aspetto attuale riqualificato è del periodo dell’occupazione italiana quando si innalzarono fabbricati fascisti . Tra cui quello della Banca Nazionale dell’Albania.

Peccato che l’adiacente  Museo di Storia Nazionale era chiuso perché in fase di ristrutturazione. Inaugurato nel 1981, è facilmente riconoscibile grazie al grande mosaico che si trova sulla sua facciata. Internamente vanta una collezione di 3.600 oggetti che raccontano la storia albanese con una sezione dedicata al comunismo.

 

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2.     Torre dell’Orologio

La Torre dell’Orologio di Tirana  è del 1811 e fu fatta da   Et’hem Bey Mollaj, autore dell’omonima moschea adiacente.  Conosciuta localmente come Kulla e Sahatit, presenta uno stile architettonico misto ma è di forgia prettamente ottomana. Ha un solo ingresso , ha pianta quadrata . Di poi le furono aggiunti un tetto in stile veneziano e un balcone, che la portarono a 35 metri di altezza dopo i lavori di restauro del 1928. Si può salire fino in cima per avere dei panorami fenomenali su Tirana.

Sebbene l’interno sia in pietra, le sue scale erano originariamente in legno , poi sostituite da quelle in ferro (90 gradini a spirale). Nella parte centrale della torre ci sono griglie di ventilazione per fare entrare  aria fresca e l’ illuminare . Nella parte superiore dei locali ci sono il meccanismo e la campana dell’orologio.

  • Orari: Lunedì, mercoledì e sabato 09:00 – 13:00 e 16:00 – 18:00 . Chiuso Domenica

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3.     Moschea Et’hem Bey

La Moschea Et’hem Bey (in albanese Xhamia e Et’hem Beut fu fatta nel 1789 su commissione del turco Molla Bey e venne ultimata nel 1823. Fu sempre stimata come fondamentale per la preghiera ed è sopravvissuta a tutte le vicende più nefaste dell’Albania . Si può ritenere  una fortuna che si è risparmiata dal degrado e dall’abbandono perché è un’oasi di spiritualità che è in grado di isolare il fedele dal caos esterno.

Le decorazioni fitte degli interni sono il suo segno indistinguibile come quelle del porticato a motivi floreali che sono rare nell’arte islamica. Proprio perché sono state affrescate da maestranze veneziane. Se non c’è il momento della preghiera si può anche dare liberamente un’occhiata, ma copritevi le spalle (info posizione e orari )  . Se non avrete nulla per farlo, vi daranno una stola all’entrata .

4.     Cattedrale della Resurrezione di Cristo

La Cattedrale della Resurrezione di Cristo (in albanese Katedralja Ngjallia e Kristhtit)  racchiude l’arcidiocesi di Tirana, Durazzo e tutta l’Albania. Fu voluta nel 1865 ma dopo varie vicende fu consacrata nei primi decenni del 2000. Per certo è la terza cattedrale più  spettacolare  di questo genere nei Balcani.

Si articola in maniera circolare ed è  dotata di un’enorme cupola intarsiata con un  mosaico del Cristo Pantocratore, ed è arricchita  di una grande iconostasi in marmo. Nella cattedrale c’ è panche un anfiteatro, un piccolo museo, una sala presentazioni, una biblioteca e una sala per mostre. Non si paga per accedervi (info posizione e orari) .

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5.     Mercato Pazari i Ri

 Pazari i Ri vuol dire letteralmente “nuovo mercato” ed è dove gli albanesi amano stare quando vogliono fare la spesa e scambiare due parole. Fu il Re Zog a ordinarlo e chiaramente è mutato di molto per i vari interventi di riqualificazione cessati nel 2017. Non splende per grandezza e non è proprio eccezionale . Ma è molto folkloristico e fino alla tarda sera si può spiluccare qualcosa di buono.

Il Mercato Pazari i Ri è sormontato da una tettoia e ovunque ci si può sedere per degustare qualche specialità o bere qualcosa . Ci sono più di 150 commercianti tra bancarelle che vendono ogni cosa: carne, pesce fresco, frutta, verdure, miele, tabacco, souvenir, spezie, formaggi, te, olive, olio

  • Orari : tutti i giorni, lunedì – domenica,  07:00 / 22:00

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6.     Castello di Tirana

Il Castello di Tirana  o Fortezza Giustiniana è un’antica fortificazione usata dai Bizantini (XIV sec. )  contro i loro persecutori. Anche i Turchi la riutilizzarono per lo stesso motivo , per cui è come un libro dove sfogliare  lo scorrere dei secoli di Tirana.  I resti  della fortezza si riassumono a  un muro alto 6 metri di  e tre torri . Queste caratteristiche difensive lo  aiutarono a resistere alle sfide poste dalle varie forze d’invasione.

Dal dicembre 2018 all’interno delle mura fortificate è stato creato una sorta di  bazar  all’area aperta : boutique, ristorantini chic, e gallerie d’arte . Questa sua commercializzazione  è stata una strategia  illuminata, che ha avuto la duplice funzione di custodire il castello e integrarlo con il resto dell’area urbana. A pochi passi se volete spendere soldi potete fare shopping nel gigantesco Centro Commerciale Toptani . Altri sono: Ring center e l’ ETC GaleriaVi  assicuro che lafa sofferta a Tirana in una settimana in questi paradisi delle compere si è sconfitta a suon di aria condizionata!

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7.     Piramide di Hoxha

La Piramide di Hoxha è stato un mausoleo/museo rivestito di marmo bianco del dittatore defunto Hoxha fatto dalla figlia l’architetto Pranvera  per celebrare le sue gloriose imprese! Alla morte del comunismo iniziò a disgregarsi nel 1991.  L’impresa faraonica fu abbandonata e il corpo di Hoxha fu riesumato e collocato presso il Cimitero dei Martiri , in un cimitero normale alla periferia di Tirana. La piramide, che se osservata da lontano sembra un’ aquila con le ali aperte, divenne presto un simbolo surreale del deterioramento dell’Albania postcomunista.  Uno specchio che rifletteva la  follia del sistema, che teneva la popolazione generale in povertà e senza libertà.

Diversi investitori tentarono di fare rivivere questo scempio  modernista, senza successo: da una pinacoteca, a un centro congressi fino a un night club fino a studio televisivo. Ci furono proposte per abbatterlo che sfociarono nella comune decisione di farne uno spazio per intrattenimento e laboratorio informatico. Di fatto si è sfruttata la base dandole un aspetto più moderno con l’aggiunta di scalini che permettono di arrampicarsi per ammirare Tirana dall’alto.

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8.     Boulevard Dëshmorët e Kombit 

Il Boulevard Dëshmorët e Kombit (G.  Bosio , 1939 -1941) in italiano è tradotto come  viale dei Martiri della Nazione, ed  è una delle arterie primarie  di Tirana.   Inizialmente era stata battezzata  in onore del re Zog .  Dopo l’invasione italiana del 1939, fu rinominata  Viale dell’Impero. Vi si svolgevano parate significative, tra cui quella del Giorno della Liberazione e la Festa dei lavoratori.

Si snoda dalla piazza Scanderbeg e  termina nella piazza Madre Teresa,  che di sangue albanese si vide glorificare in tutta l’Albania solo dopo la cessazione del regime totalitario. Lungo questo viale si trovano molti edifici istituzionali:  il Palazzo Presidenziale, l’Ufficio del Primo Ministro, il Palazzo dei Congressi e l’Università di Tirana. Avrete capito che servono scarpe comodo per trotterellare per Tirana  in una settimana !

Cucina albanese e gemme nascoste

Qualcosa che mi ha davvero entusiasmato a Tirana è stato assaggiare la cucina albanese. Piatti di montagna, della campagna e della costa regalano al palato sapori unici e pieni. Di base la cuisine albanese  è sostanziosa e rustica .  Non si discosta dalla dieta Mediterranea di cui ne sposa i principi: ingredienti freschi  e di stagione. Carni, verdure, pesci e squisiti formaggi si alternano dalla colazione al pranzo alla cena con tanto di salse e intingoli .

Abbiamo a che fare con un’assortita cornucopia di ricette e tecniche che ne riflettono la storia e la geografia con una netta ascendenza di ricette turche, italiane e  greche. Su tutto prevale la semplicità delle preparazioni delle pietanze,  lasciando la  sperimentazione a qualche chef stellato di  Tirana.

3 posti dove mangiare tipico a Tirana

Tirana . Secondo giorno. 4 assaggi di Tirana 

  1. Zuppe: la Jahni me fasule con deliziosi fagioli bianchi. Un’altra è la Tarator allo yogurt;
  2. Piatti unici: Il Byrek è una torta salata farcita con carne, spinaci o formaggio;
  3. Carni: Si distinguono il  Tavë Kosi, che è agnello al forno con yogurt e riso. Di pregio sono gli stufati : il Tasqebap ( con salsa di pomodoro e miele),  il Fërges  (fatto  di manzo) , e il Rosto me salcë kosi  (un arrosto con panna acida). Sfiziose sono pure le Qofte : polpette di carne, spesso di manzo, condite con spezie;
  4. Dolci: Per pulirsi la bocca divorate il Baklava, una pasta    fillo con miele e noci. E per smaltire dirigetevi verso queste chicche di Tirana raccontate qui in basso .

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1.     Cattedrale di San Paolo

Ultimata nel 2001 la Cattedrale di San Paolo   è un inno al cattolicesimo e a San Paolo, il cui simulacro domina la sommità dell’edificio . Triangolare è molto lineare e dalle pareti lisce, spicca per una vetrata evocativa che riporta i volti di Papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta. Della martire e profeta  c’è anche una statua all’entrata sulla destra.

I suoi interni sono minimali e piuttosto spogli con panchine per le preghiere e un altare per le messe dietro il quale è appeso un crocefisso. È stata consacrata il 26 gennaio 2002 e visitata da Papa Francesco il 21 settembre 2014, durante il suo viaggio apostolico a Tirana. L’ingresso è gratuito.

  • Orari: tutti i giorni 9:00 -14:00 ;  16:00- 19:00

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2.     Blloku  e lo Sky bar di Tirana

Il Blloku  (Blocco) nasce sotto il regime comunista .  In origine  era una zona residenziale per i pezzi forti del partito. Il quartiere era disseminato da eleganti ville (tra cui quella per Hoxha) progettate da architetti italiani nel dopoguerra. Il tutto  per esibire potere e privilegio in netto contrasto con le condizioni di miseria  in cui stava la maggior parte degli albanesi .

 Soldati armati sorvegliavano l’ intero perimetro, perché il cittadino comune non vi aveva accesso .  L’elitè dei politici  doveva restare  isolata dagli altri . Con l’adozione della democrazia da parte dell’Albania  il Blloku subì una straordinaria metamorfosi. Quello che ritrovate adesso sono ambasciate, caffè, ristorantini , ecc. Quello che prima era un’asse di divisione e disuguaglianza  ora è un chiaro segnale di apertura verso una transizione liberale  della nazione.  Nelle immediate vicinanze se avete voglia di fare una bella pazzia fatevi trasportare dall’ascensore in cima al lounge bar roteante dello Sky Club . Osservare Tirana da lassù su sedici piani nel buio della notte  è un qualcosa che mi rimarrà sempre nell’anima. Co mio padre e mia madre abbiamo anche provato la birra locale, niente male ! Se volete strafare ballate all’infinito in uno di questi ritrovi strepitosi: Radio Bar, Colonial Cocktail Accademy, Duff Sports bar, Check point e Local kitchen & beer.

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3.     Casa delle Foglie

Se state a Tirana in una settimana incastrateci anche la  Casa delle Foglie . Questo è un museo (2017) dei servizi segreti albanesi sotto Hokha, la già citata Sigurimi. La necessità di avere un corpo militare per sostenere la sua  politica dittatoriale fu vitale per eliminare ogni forma di rivolta dei dissidenti! In sostanza è una casa a due piani denominata così per le rampicanti che si abbarbicano sulle sue mura. Nel 1931 fu una  clinica ostetrica , poi fu anche il quartier generale  della Gestapo durante l’assedio di Hitler .

Passeggiare per le 31 sale della Casa delle Foglie significa capire come il regime reagiva  contro i  cittadini sospettati di opposizione. A centinaia furono spiati e interrogati,  finivano in prigione o venivano uccisi.  Oltre a innumerevoli dispositivi di sorveglianza, il museo espone decine di documenti originali che descrivono in dettaglio il funzionamento segreto della Sigurimi.

Le stanze degli interrogatori sono dotate di supporti visivi . Questi mostrano come i prigionieri venivano persuasi  a confessare attraverso l’uso della violenza fisica. Non sorprende che ci siano anche una camera oscura per lo sviluppo delle pellicole fotografiche . E un laboratorio per l’analisi delle impronte digitali e l’identificazione di tracce di sostanze chimiche pericolose. Il giardino ospita alcune installazioni artistiche e l’ingresso a un tunnel sotterraneo protetto da spesse porte di cemento.

  • Orari: Tutti i giorni dalle 9 alle 19;
  • Prezzo : 700 Lek (€ 6)

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4.     Bunk’Art 2

Indubbiamente di Tirana in una settimana quello che mi ha stravolto è scendere nel Bunk’Art 2 ( info posizione, orari e costi). Questa  è stata l’occasione per riflettere sul destino tragico dell’Albania durante il governo egemonico di Hoxha. Si stima che vennero fatti circa 700 mila  bunker per proteggere la macchina governativa da possibili attacchi nucleari. Ma non capitò nulla di tutto questo. Gli albanesi hanno restituito altra funzione a queste tane affossate (Bunk’ Art 1 è qualcosa di simile ma è in periferia ) .  Tra cui quello di musei per non dimenticare ! Gli artefici di questo progetto furono  due   giornalisti  Carlo Bollini e  Admirina Peçi .

Non appena ho varcato  varca la soglia del Bunk Art 2,  mi ha sconvolto l’oscurità  e il freddo,  perché si sta sottoterra. Lo stesso gelo mi ha pervaso la pelle quando ho letto sotto la luce fioca delle lampadine delle placche. Le scritte erano sull’orrore del regime comunista e la repressione senza filtri. I massacri compiuti contro i ribelli erano inauditi e disumani.  Sono stati  tutti immortalati in , documentari visivi, e i resti di macchinari usati per  le torture. Il tutto disposto in vari corridori stretti e lunghi, come le voci registrate che raccontavano gli abusi dei campi di lavoro a cui furono destinati (1960) .

Tirana in una settimana.Terzo giorno: Durazzo 

Un tassista  (6.000 Lek- € 60 andata e ritorno) ci ha lasciato a  Durazzo ,  la seconda città più popolosa dell’Albania dopo Tirana (113 249 abitanti).   Rimane celebre  per le sue spiagge, il centro storico e i siti archeologici. Di sangue illirica, fu un’ avamposto dei  greci626 a.C. ). Dappresso vi si stanziarono :  RomaniBizantini, BulgariOstrogoti e slavo-serbi. Nel XIII secolo  fu contesa tra Venezia e Costantinopoli, Normanni e Angioini. Dopo gli Ottomani, ( quattro secoli) fu proclamata  capitale del principato d’Albania (1912)  ed ebbe parecchio potere fino al 1920  nei diversi stadi d’evoluzione della moderna Albania

Siamo scesi proprio nel  porto  di Durazzo, gigantesco e molto efficiente per traffici commerciali e turistici. Ci ha dato il benvenuto con delle statue in bronzo di rock star del calibro di John Lennon e panchetti rossi  nel suo lungomare ,  costellato  di locali ultramoderni.

Purtroppo mi ha deluso  la qualità dell’acqua era  putrida e rifugio per piccioni. Mi chiedo come facciano a esserci cosi  lungo questo tratto di mare  tanti lidi , sebbene siano super attrezzati . Mi hanno segnalato dei passanti che ci sono delle spiagge migliori:   Ohana e Portez, Plazhi i Golemit, Durrës Beach. Se Durazzo non è assolutamente da preferire come metà balneare, vale la pena ciondolare per la  sua old city, che è uno scrigno di gemme percorribili a passo lento. Ci ho trascorso  mezza giornata, per cui ho tralasciato le moschee, il Museo Archeologico e altro ancora , ma ho contemplato i suoi monumenti più rappresentativi descritti qui  giù.

Anfiteatro Romano

L’ Anfiteatro Romano (II sec.  d.C. ,  Traiano) sorge accanto la magnifica  piazza Liria  di Durazzo (aperto:  tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00 ; prezzo : 300 Lek – € 3) .  Aveva una capacità di 20.000 spettatori e serviva per i  combattimenti di gladiatori e altri giochi antichi. L’anfiteatro è stato scoperto di recente nel 1966.

La cavea misura  136 metri, con scalinate adagiate su una zona collinare.  Nel 2004, l’Università di Parma si è messa in discussione per riavviare gli scavi ma ancora il tutto è in condizioni di degrado . La noncuranza dell’amministrazione comunale ha riguardato anche degli scavi archeologici  vicino il  Teatro Aleksandër Moisiu . Qui ci sta il  Foro Bizantino ( VI sec. d.C) , una piazza attorniata  colonne con capitelli corinzi e le Terme romane (I sec. d.C. )

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Torre Veneziana

La Torre Veneziana è ciò che rimane di una vecchia fortezza bizantina (491-518, Anastasio I) .   Fu progettata specificamente per essere armata di artiglieria, e fungeva da punto di osservazione cruciale per il monitoraggio dell’area circostante.

Nel 2022-2023 la Torre Veneziana è stata mutata nel  Centro di Interpretazione del Patrimonio Albanese . Lo scopo è quello di  riguardare la storia albanese attraverso  strumenti multimediali all’avanguardia. Tra queste, visori VR, audioguide, proiezioni multimediali .

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Tirana in una settimana. Quarto giorno: Dajti Ekspres (funivia)

La funivia Dajti Ekspres (info mezzi da Tirana ) è  la più lunga di tutti i Balcani. Fu completata nel 2005 e inaugurata il 28 luglio dello stesso anno.  Con i suoi 4350 metri di lunghezza  collega l’hinterland di  Tirana con la sommità del monte Dajti. Ci sono a disposizione trenta cabine ( per otto persone) . Si  scala  a circa 4,5 metri al secondo e si completa  il tragitto in salita in soli 15 minuti.

Quando si è giunti a destinazione  mancava il fiato per la bellezza dei paesaggi straordinari su  Tirana   e  sulle colline circostanti. Se si ha un meteo fantastico si scorge anche il mare Adriatico .  Oltre ad una trattoria molto rustica e con pizze stratosferiche in questo eldorado si possono fare varie attività:

Tirana in una settimana.  5  giorno: Kruja 

Kruja (600 metri di altitudine)  è stata una piacevole e graditissima escursione per addentrarsi nell’entroterra montuoso dell’Albania . Tutto stupendo se tralascio come io , mia madre e mio padre ci siamo capitati. Decisi a utilizzare i mezzi albanesi ci siamo diretti alla stazione degli autobus di Tirana , da cui Kruja sta a 40 km . Non sapevamo che c’erano dei diretti  , e siamo incappati a un cambio a Fushe Kruje. Non lo fate anche voi!

Un’avventura disastrosa perché in questo piccolo comune siamo incappati in un’ autista  improvvisato che ci ha fatto patire le pene dell’inferno. Il fatiscente furgone aveva poche seggiole per passeggeri, di cui molte erano riservate a galline e cipolle fresche! Come non bastasse, si era rotto il radiatore poi rinfrescato con del liquido sporco. Ma la genialata è stata il pezzo di spago adoperato per tenere fermi gli estremi della portiera posteriore del catorcio a quattro ruote! Appena si è sfracellata anche questa ci ha pensato un ragazzone a tenerla chiusa  per venti minuti di corsa con entrambi i palmi!  Meno peggio il rientro su un camioncino verde (info e orari ) ! Sorvolo volentieri sul come dirigersi a Kruja, e mi soffermo sul suo splendore .

Cosa vedere e fare a Kruja: castello e museo di Skandeberg

Kruja  è una tappa irrinunciabile se si è in Albania. La sua storia è strettamente connessa con quella del paese ed è nel Medioevo che si è distinta . Perché è stata la roccaforte di Skanderbeg contro l’invasione ottomana (XV sec.). Questo è un castello collocato  in alto a una via principale , che   accoglie con un bazar . Quest’ultimo è detto anche   Pazari i Vjetër  (XVII sec.) ed è un susseguirsi di botteghe in legno .  Si  vendono  manufatti artigianali e souvenir : ceramiche, tappeti, utensili in legno e gioielli in argento. Una delle tante architetture che i turchi hanno fatto nei secoli avvenire della ripresa della città (1478) .

Il Castello di Scandeberg (IV – V sec.) una volta completato fece parte delle guarnigioni Bizantine. Al suo interno è visitabile il Museo Skanderbeg, contenente oggetti risalenti all’epoca del condottiero omonimo. Nel XIX secolo, Kruja partecipò attivamente al Risveglio Nazionale Albanese, un movimento per l’indipendenza dell’Albania dall’Impero Ottomano, raggiunta nel 1912.

  • Orari: il castello è sempre aperto;  il museo dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00, chiuso il Lunedì.

Tirana in una settimana. Conclusioni

Tirana offre molto ai visitatori . Mi riprometto di tornare per potere ammirare altre grandiosità: villaggi sperduti, laghi, fiumi ,  valli , arenili dorati. Mi aspetteranno le misteriose cittadine di  Scutari, Berati, il sito archeologico di Butrinto , l’ entroterra meridionale con Përmet e l’ultimo fiume selvaggio d’Europa Vjosa .

Spassandomela a Tirana in una settimana ho calpestato la terra di e enormi aree verdi internamente alla città e anche fuori.  Qui ci si  rilassa veramente e si  sta freschi  all’ombra di qualche albero fronzuto.   Tra questi : il Grand Park di Tirana , il Parco della Gioventù, i Giardini Botanici di Tirana, e il Parco Nazionale Dajti  che è quello che mi ha entusiasmato di più.

Dopo Tirana in una settiman ? Il mio sogno è però quello di rotolare verso il sud dell’Albania verso la cosiddetta Riviera albanese che oltre il mare offre splendidi alberghi e resort dove potersi rilassare con tutta la famiglia. Questa comprende oasi come: Valona ,  Saranda ,   Dhërmi, Gjipë, Jalë, Himara, Qeparo, Borsh, Lukova e Pulebardha .

Info utili per Tirana in una settimana:

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Isola di Skiathos in una settimana

Isola di Skiathos in una settimana

“Non credete al cavallo, Troiani.”

Virgilio

L’isola di Skiathos  in una settimana

Se dovessi descrivere l’estate potrei solo identificarla con la spensieratezza che ho vissuto nell’isola di  Skiathos in una settimana. Insieme a Skopelos ,  Alonissos e Skyros  , l’isola di Skiathos rientra  fra le isole delle Sporadi , che in greco vuol dire  “sparse” . Un significato che casca a pennello . Perché tutte e quattro sono come perle che si sono sfilate dalla schiena nuda di una qualche divinità dell’Olimpo per  poi  finire incastonate nel blu cobalto del Mar Egeo. Collocate a est della Grecia  e confinanti a  sud est con Evia ( la storica  Eubea ),  le Sporadi sono note per la loro bellezza disarmante . Siamo nell’antica Tessaglia per capirci, sempre contesa per la sua ricchezza e patria del pelide Achille!

Non si assomigliano affatto e sono completamente differenti l’una dall’altra .Skopelos è celebre per le scene del film cult Mamma Mia con tanto di colonna sonora degli ABBA .   Skyros è la più isolata e  Alonissos è una riserva naturale all’interno di un  Parco Nazionale Marino.

L’isola di Skyathos è la più animata . In estate è super gettonata  . Perché connessa a tutto  il mondo grazie all’aeroporto internazionale Alexandros Papadiamantis  (JSI)  , dedicato a  un famoso  scrittore locale.  Questo è in  verità la prima cosa che vi stupirà una volta atterrati perché è  ricavato  dalla spiaggia . Vi sembrerà di tuffarvi in mare.  Poiché è  un hub  (7.000 mq ) gremito di tanti curiosi che fanno a gara per postare uno scatto da urlo su instagram . In definitiva l’isola di  Skiathos   è una delle  poche “piste marine” esistenti al mondo, come quella di Saint Marteen nei Caraibi! Alla  Grecia invece è  agganciata con traghetti che partono da Salonicco e Volos . Non per questo l’isola di Skyathos   perde  la sua anima greca.

L’isola di Skiathos anche a Luglio!

Sono partita per l’ isola di  Skiathos     a Luglio . Certamente meglio la primavera, ma non posso fare altrimenti per lavoro. Per chi avesse lo stesso problema, non rinunciateci. Non date retta alle recenzioni di qualche viaggiatore che esclude a priori l’alta stagione!

Per carità le temperature sono altre, ma la brezza marina rinfresca. Troppe persone? Allora rifugiatevi in periferia e muovetevi con un veicolo. Ogni cosa costa il doppio?  Anticipatevi con i pagamenti! Vi assicuro che con un po’ di buon senso si possono evitare disagi e truffe . Quelle sono ovunque e capitano in qualsiasi momento. In merito al cibo si sa che la Grecia è abbastanza economica . Leggete qualche dritta in questo post,  e poi deciderete cosa fare! Buona lettura!

L’isola di Skiathos, cenni storici

Cosa da mettere in conto se si sceglie di stare nell’isola di Skiathos in una settimana  è che oggettivamente ci sono cose interessanti da vedere ma non sono tante.  Questo perché il suo non è un passato così glorioso come altri lembi  della Grecia. Come vedremo più avanti nell’articolo, il grosso delle attrattive dell’isola di Skiathos ,   è racchiuso nel reticolo del capoluogo omonimo.

Intanto pare che l’isola di Skiathos fu  da sempre abitata. Le prime tracce di popolazioni furono quelle dei  Pelasgi, seguiti dai Cretesi, dai Tessali (nell’epoca micenea) e dai Calcidesi. Subentrarono altre dominazioni: quella Ateniesi (IV sec. a. C. ) , Romani (II sec. a. C.), e  Bizantini  (XIV sec.) .

Turchi ,  Veneziani ed età moderna

Sotto Costantinopoli (XIV sec. d. C. ) l’attacco dei pirati provocç  l’esodo dei cittadini verso un’altura  di riparo identificata con l’odierno Kastrum (“Castello”) nell’estremo nord.  Sono visibili ancora i resti di questa urbe medievale: viuzze, palazzine, cisterne, ecc. Intrigante da ispezionare ma dovete munirvi di un mezzoDopo la conquista dei Veneziani seguì  quella dei Turchi fino all’indipendenza del 1821. Da allora in poi i citaddini tornarono nell’odierna città di Skiathos. Durante le due guerre mondiali poi l’isola fu bombardata e  divenne patria per parecchi dissertori.

Per il resto nel XX secolo  il turismo e la costruzione dell’aeroporto (1970)  rilanciarono l’economia isolana . Risorse economiche  fondamentali valide tuttora per l’isola di Skiathos che però dovranno essere gestiti a dovere in futuro. Si spera che non la si inonderà  di cemento per costruire  catene alberghiere  già abbondanti a sud e sud est . Giusto per non deturpare definitivamente la natura prorompente  e il fascino di questo atollo greco.

Italiani a Skiathos. Intervista a Massimo Cincotti

Sono un sommelier e chiaramente mi sarebbe piaciuto fare una degustazione di vini nell’unica cantina dell’isola , cioè quella di Parissis . Ci ho rinunciato per la mancanza di una mezza giornata a disposizione . Più che altro  ho mollato la preda per la distanza. Troppi chilometri da fare , anche se tuttosommato  ero alla ricerca di uno scooter in rete.

Non ho combinando nulla . Ma navigando tra un sito e l’altro ho avuto la  gran fortuna d’imbattermi  nella pagina di  Italiani a Skyathos . Si tratta di un’ agenzia turistica che fornisce rental, appartamenti, transfer di qualsiasi tipo , tour, e attività varie sul territorio. Ho chiamato il numero e al telefono mi ha risposto il suo proprietario Massimo Cincotti , per capire se poteva pianificare qualcosa  per assaggiare i nettari greci. Tra una chiacchiera e l’altra mi ha invitato a passare direttamente nel suo ufficio a Skiathos città  .

Uno scugnizzo napoletano nell’isola di Skiathos

Sono entrata nel suo studio e  mi ha letteralmente stritolato la mano sorridendo come non mai. Già avevo avverito il calore del meridione d’Italia! Effettivamente dopo i primi convenevoli esultò  presentandosi come  Napoletano DOC trapiantato altrove per “campà” (“campare”) . Vecchio refrain!

Non si è concluso nulla per farmi odorare le botti,  era diventato un affare troppo complicato perché andava concordato preventivamente.   In compenso, colpita dal suo fare squisitamente partenopeo , gli ho chiesto un’intervista. Perché mi aveva incuriosito  il suo passaggio dalla Campania alla Grecia. Abbiamo scelto una location adatta , ovvero il popolare ristorante Akrogiali Tavern da cui era partita la sua avventura . Messe le gambe sotto il tavolino , abbiamo ordinato  sardine fritte e pane pita 

Sono stata ad ascoltarlo e lui ha iniziato il suo canto. Dopo avere abbondato casa sua per problematiche familiari e lavorative, Massimo Cincotti decise di ricominciare da capo proprio in Grecia. La scelta non fu casuale perché l’aveva già circumnavigata rimanendone  stregato . Stabilitosi successivamente nell’isola di Skiathos   la partenza non fu semplice. Ma un bravo scugnizzo non si è fermato mai  davanti a nulla. L ’arte dell’arrangiarsi trasformò  tutto in oro. Da aiuto sbriga faccende riuscì , tra alti e bassi, ad aprire Italiani a Skyathos  . Quello che è ora è uno dei più noti sportelli turistici dell’isola che  garantisce un soggiorno da favola! Provare per credere!

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Skiathos in una settimana. Dove dormire

Vi consiglio di rivolgervi a  Booking  per un alloggio . Se fate presto potrete accedere a vantaggiose promozioni . Come è successo a me con il  b&b  Mitsa . Il  prezzo bomba per una settimana  includeva il pick up all’aeroporto di Alexandros Papadiamantis (JSI), il cui nome si riferisce a un famoso  scrittore locale. Cosa che mi ha fatto davvero comodo pur se i  collegamenti per/da  old city sono continui ( 2 km di lontananza).

Un hub di 7.000 mq ricavato dalla spiaggia che vi stupirà una volta atterrati perché vi sembrerà di fare veramente un tuffo. Troverete tanti curiosi che vi aspetteranno muniti di macchina fotografica per fare uno scatto da urlo. Insomma, l’isola di Skiathos   è una delle  poche “piste marine” al mondo, come quella di Saint Marteen nei Caraibi!

Il B&B  Mitsa a Skiathos città

Il primo giorno all’arrivo mi ha prelevato  Dimitri , il simpatico proprietario del mio b&b  Mitsa.  L’appartamento non era molto grande, ma grazioso ,   pulito, e fornito dei comfort più essenziali (aria condizionata e frigo bar). Indimenticabile il terrazzino privato. Questo si affacciva  a sua volta su un patio di limoni con  vele di tela che adornavano un giardino in comune con gli altri inquilini. Lo sfruttavo per la la siesta pomeridiana!

Lo stabile è  in via Karaiskaki, una stradina interna a via  Papadimanti , il  cuore pulsante di Skiathos città .   Una posizione strategica .  Potevo avere pace quando volevo.  O spassarmela perchè  in soli cinque minuti di camminata mi ritrovavo  lungo l’ asse pedonale principale puntellata di : ristoranti,  lounge bar, boutique, e qualsiasi tipo di servizi (supermercati, farmacie, estetica, parrucchieri, gioiellerie, bazar, ecc.)  .

C’era  anche a pochi passi il Garden Theater  , un teatro all’aperto dove si potevano assistere a spettacoli vari. La prima sera sull’isola ,  improvvisamente sotto la pioggia,  ho visto  la performance danzante  della compagnia  Plato’s Cave  . Un gruppo di professionisti che riprendono il mito della caverna di Platone per metterti in discussione sulla volontà di uscire fuori dalla nostra comfort zone!

E in  un quarto d’ora di camminata appena alzata mi recavo al Caffè del Mar Παραλία Μεγάλη Άμμοςlocalità Siferi . Era collocato presso la magnifica spiaggia  di Megali Ammos . Non aveva eguali fare  colazione accarezzati da un timido vento  guardando  l’orizzonte  dove l’azzurro delle acque si confondeva con quello del cielo !

 

L’isola di Skiathos in una settimana . Primo giorno

L’isola di  Skiathos è famosa per la sua natura delicata e a tratti selvaggia. C’è molto verde. I  suoi paesaggi  spaziano dalla collina e la montagna fino al mare. Senza dubbio vi stupirà  maggiormente per le sue spiagge  (circa 60)   . Queste ultime sono  fatte per lo più di fine sabbia bianca  .  Raramente di ciottoli,  se si esclude  l’eccezione di  Lalaria . Quest’ultima ,  che resta a nord dell’isola , è davvero meravigliosa  e incontaminata.  Ci sono stata in in barca (info utili). Le più frequentate e accessibili sono le baie della costa meridionale–  Quelle a  nord-ovest  sono invece meno frequentate e più protette  perché accessibili solamente da  strade non asfaltate.

Tappa primaria nell’isola è stata il capoluogo omonimo , ovvero Skyathos città ,  l’unico vero fulcro  urbano dell’intero comprensorio. La parte nuova  e  gli scali portuali si sviluppano  in basso verso est.   Attrezzatissima per i turisti , a Skiathos città  l’atmosfera è frizzante e  ci si scatena  a suon di jazz o hip hop ,  ballando  e facendo  le ore piccole .  Da informazioni precedenti in questo articolo sapete che ci sono dei tesori da scoperchiare . Ma  si contano sulle dite delle mani e sono da scovare nella porzione vecchia della città ,  che rimane in alto a ovest.

Skiathos, l’old town

In generale l’old town) rispetta la classica urbanistica greca inventata da Ippodamo. Cioè era una rete stradale ortogonale, fatta  di strade principali (πλατεῖαι ) e strade secondarie (στενωποί).  A completare lo schema urbano si incastravano due pilastri essenziali :     la piazza per le attività pubbliche (agorà) ,  e i templi per le cerimonie religiose (acropoli) .

Quando mi addentravo tra le viuzze strette e ciottolate di questo labirinto imperava il silenzio a tratti interrotto da qualcosa. Gli schiamazzi dei bimbi che giocavano a palla o le  chiacchiere degli anziani . Vecchi canuti e dal volto sereno che di tanto in tanto arrossivano per il passaggio di qualche avvenente  americana!  Chissà se hanno mai ispezionato con lo stesso fervore i quattro  cimeli patri di cui possono essere orgogliosi!

1. L’isola di Skiathos in una settimana . Skiathitiko Spiti 

Inaspettatamente interessante è stata la visita alla  dimora storica Skiathitiko Spiti  (info utili) in Politechniou, 370 02  . Frutto dell’impegno della famiglia Papadopoulis quest’ abitazione d’epoca ha mantenuto viva la memoria degli avi  raccogliendo  testimonianze varie della quotidianità isolana dal 1910.

Con  muri  in mattoni e tetto in tegole si sono perfettamente preservati : arredamenti originali, corredi, costumi tradizionali, tappeti, ricami, sedie in bambù .  Sbalorditivi sono i pomposi lampadari che scendevano giù dal soffitto che accesi illuminavano vecchi documenti sparsi tra tavoli.

Per salire in mansarda ho notato esserci  una scala che conduceva in  tre stanze. Particolarità  una sorta di macchina da cucire con cui si realizzavano abiti, e una collezione di foto , che ritraevano volti  comuni ritratte in qualche faccenda domestica. Gradito il bicchiere di vino offerto nel cortile antistante alla fine del percorso.

2.  L’isola di Skiathos in una settimana . Torre dell’ orologio

Appena  ho lasciato alle spalle  la rumorosa  via Papadimanti quasi a metà della sua lunghezza ho salito delle scale e mi si è profilata davanti  la Torre dell’Orologio , che è visibile da ogni lato  dell’isola di Skiathos . Svetta dalla chiesa di San Nicola (1950) , protettore dei marinai . Adagiata su una magnifica terrazza panoramica questo  tempio religioso ha un’architettura quasi basica esternamente. All’interno conserva delle pregiate reliquie sacre come  quella di Panagia Megalomata.

In questi meandri mi sono riscontrata con la vita semplice della  gente del posto . Ti  salutavano senza conoscerti  . A distrarti i miagolii dei gatti , che  fanno da padroni mentre sonnecchiano con fare distratto e distaccato .  Mi fiondavo  tra le  casette a due piani dipinte di bianco  e azzurro . E ogni tanto per l’arsura piombavo  sotto l’ombra di qualche albero di fichi dal profumo inebriante .

 

3.  L’isola di Skiathos in una settimana. Museo Papadiamanti

Quello che adesso è il Museo di Alessandro Papadiamanti (info utili) è stata allora l’abitazione di  Alessandro Papadiamanti (1851-1911)  , uno dei massimi autori della letteratura greca. Nato a  Skiathos città   apparteneva a una famiglia modesta.  Interruppe gli studi ad Atene per problemi finanziari , e le sue poesie e la pubblicazione di romanzi diventarono fonte dei suoi guadagni. Proprio perché era un self made man odiava i ricchi . E spesso destinava una quota dei suoi compensi (che rifiutava se troppo esosi) ai più bisognosi.

Alessandro Papadiamanti visse in una Grecia che lottava  per l’indipendenza politica per cui i suoi racconti sono intrisi di un forte patriottismo. Protagonisti delle sue opere sono anche i poveri essendo di  indole religiosa (ortodossa) molto accentuata. Non manca nelle sue pagine  qualche nota di nostalgia  , un enorme attaccamento alle sue radici.  Il tutto connotato da una  profonda introspezione psicologica. Tra  le sue opere più famose  merita attenzione l’Assassina . Un best seller che rimanda  alla  difficoltà dell’esistenza isolana attraverso l’epopea di una contadina che uccide le figlie femmine perché poco produttive alla società.

Una volta entrati nel Museo di Alessandro Papadiamanti si rimane esterrefatti di come tutto sia ben curato e conservato. L’edificio è a due piani ed è fatto in pietra e in legno. Stanze da letto, un camino, e una piccola biblioteca ne costituiscono il corpo principale. Lo stabile fu acquistato dallo Sato nel 1954 e aperto al pubblico negli anni’90.

3.  L’isola di Skiathos in una settimana.  Penisola di Bourtzi

La penisola di Bourtzi è un triangolo roccioso che delimita e chiude Skathos città  in prossimità dell’arenile portuale. Prima di attraversarla mi sono imbattuta in un memoriale in bronzo dedicato al sottomarino Katsonis affondato dai tedeschi nel secondo conflitto mondiale. Di fattura veneziana la  penisola di Bourtzi  fu  una fortezza (XIII sec.)  innalzata per proteggere gli isolani dai corsari. Era dotata di torri difensive e doveva esserci un castello e una chiesa fatta in onore di San Giorgio.

Il complesso fu demolito dall’ammiraglio Francesco Morosini (XVIII sec.). Successivamente servì da ospedale (quarantena per i malati ) ,  fino a quando il banchiere e filantropo Andreas Syngros ci edificò una scuola elementare .  Tuttora esiste ed è sede oltre che di eventi e spettacoli anche di un Museo Navale (2015) che espone 600 reperti di due secoli di cantieristica marittima dell’isola.

La penisola di Bourtzi mi ha incantato  perché è un piccolo parco sopra il mare pieno di panchine e vegetazione . La vera tentazione è il ristorante Bourtzi che dal 2014 è stato plasmato da due giovani architetti . Il loro talento e madre natura hanno fatto esplodere questo puntino dell’isola. Sedersi al bar ammirando  le sfumature d’arancione  del sole che scompare tra le onde marine è stato come un biglietto per la Marte!

L’isola di Skyathos in una settimana . Secondo giorno

Normalmente  per gli abitanti dell’isola di Skiathos il freddo preannuncia un lungo letargo .  In vista dei  150 000 pellegrini che vi si ributtano da maggio fino a ottobre inoltrato. Minuscola e con una popolazione di appena 5000 anime, mi sono sempre chiesta come sarebbe viverci d’inverno. Potrebbe essere una sfida , oppure  un’ esperienza catartica , perché si rimane soli  e il nulla cosmico!

Eppure circa venticinque anni fa un tedesco Ortwin Widmann con la moglie Ursula si sono innamorati dell’isola e si sono trasferiti definitivamente. Il naturalista ha tracciato oltre 200 km di sentieri, ben tenuti e messi in evidenza con segnali rossi e bianchi. Ne ha tracciato  e mappato 26 che vanno da 1,8 km a 11 km  . Parimenti ha scritto  un libro Hiking in the Aegean Paradise  (Escursioni nel paradiso dell’Egeo) che contiene informazioni varie, mappe e dettagli delle piste.

Alcuni dei trekking più popolari sono :

Camminare nell’entroterra dell’isola di Skiathos riserverà sorprese inimmaginabili. Panorami  unici fatti di dolci  cime milleformi,  valli fluviali e boschi con sorgenti. Una natura incontaminata e quasi selvaggia dove si avvistano villaggi abbondonati, qualche villa, e monasteri secolari come quello di  Evangelistria descritto a seguito . Ce ne è un altro , che  è quello di  Panagia Kounistra (XVII sec.)  che avrò modo di perlustrare un’altra volta!

4.  L’isola di Skiathos in una settimana.  Il Monastero  Evangelistria

 Sono montata  su un autobus . Ad appena 5 km di distanza dalla Skiathos città ho avvistato dalla finestra  il Monastero di Evangelistria ( XVIII sec. ). Fu realizzato sulle reliquie di una precedente chiesa da un gruppo di monaci dissidenti del Monte Athos dove nel 1801 si innalzò la bandiera della liberazione della Grecia. Il monastero fungeva da  roccaforte per proteggere i partigiani all’epoca della guerra contro gli Ottomani.

Il tragitto che conduceva fino al monastero era come un ritorno a Dio.  Gli occhi spaziavano dal color smeraldo dell’erba all’avorio scuro delle rocce brulle che sparivano ai primi tornanti. Si entrava da una porta.  Questa  dava su un cortile con un pozzo delimitato dalle celle degli asceti . Lateralmente dominava la statua di una madonna in marmo avvolta da corone di rose bianche. Mi sono sentita come protetta e benedetta da suo sguardo. Dai pertugi  di un’  abside laterale si intravedeva la fiammella fioca di una candela che avvolgeva il coro che recitava un’omelia.

La chiesa bizantina

Il Monastero di Evangelistria è una costruzione lineare e imponente come le tre cupole a mattoncini della sua chiesa  . Internamente si custodiscono :  icone bizantine e post-bizantine (secoli XVI, XVII e XVIII),   pregiati affreschi , una  preziosa iconostasi ( XVII sec.)  in legno intarsiato e dorato.  Dal sito religioso se si prosegue in salita  si giungeva fino  alla cima più alta dell’isola , il  Karaflizanakia (436 s.l.m.).

Nel 1833 il monastero contava 111 tenute, uliveti, vigneti e campi a cui si aggiunsero altre donazioni in seguito. Nel convento era  presente anche un museo sul folklore e un bar che vende vino, olio, liquori, grappe e  prepara deliziosi caffè serviti con cioccolatini e biscotti.

Le spiagge più belle dell’isola di Skiathos . Dal quarto al sesto giorno

L’isola di Skiathos ha una reputazione di lunga data come destinazione balneare esclusiva nell’Egeo.  Le numerose insenature dell’isola spaziano da lidi  da cartolina a insenature remote punteggiate da sassolini e pinete.

La costa nord occidentale  è quella più affascinante perché  è la meno battuta  e la più protetta  . Ci si va con i traghetti  e non di rado  sono popolate  da nudisti. Tra le più suggestive e  incontaminate ricordiamo : Krifi Ammos, Mandraki, Elia, Agkistros, Megalos e Mikros Aselinos, Ligaries e Kechria.  Così come anche quelle di Lechouni Nikotsara, Megas Gialos e Ksanemos. Sono da  escludere  se soffia vento, perché potrebbe essere pericoloso e difficoltoso nuotare.

Le spiagge più frequentate e accessibili sono quelle poste a sud   a cui ho riservato per intero  gli ultimi tre giorni. Sono super equipaggiate di tutto . Dall’essenziale come ombrelloni e  lettini al cocktail serviti in vassoi di vetro!  Tra queste non posso non citare: Megali Amnos, Kolios, Vromolimnos, Agia Paraskevi, Troulos, Kokounaries , e tante altre ancora.

Xanemos

Ubicata in prossimità dell’aeroporto in prossimità  di Kefalas,  Xamenos è una delle spiagge più appartate  dell’isola. Praticamente è  senza comodità se si fa eccezione di un chioschetto minimale che vende l’essenziale per rifocillarsi. Sarebbero perfette  le scarpette antiscivolo  per via delle pietruzze circostanti  e magari anche un materassino gonfiabile per sdraiarsi

Xamenos è stata una libertà infinita. Mi sono immersa in questo angolo di paradiso nel buio più pesto per spegnere i sudori di una serata danzante. Le stelle nella cupola celeste formavano una coperta  e la luna faceva capolino con i rami di una quercia  la cui sagoma abbraciava tutto il golfo. A farmi compagnia le lucciole che brillavano e saltellavano per aria.

Al rientro al mio  bed & breakfast era già l’alba. Percorre  via Papadimanti deserta e assistere alla cittadina che si svegliava mi ha commosso. I pescatori tiravano i remi in barca e sistemavano le nasse . Qualche coppietta sbarcava dalle navi forse per la loro luna  di miele. Nel lungomare tutti i ristoratori, i camerieri , i negozianti e gli albergatori si preparavano ad altre ventiquattrore  di lavoro. E mentre li osservavo mi ero concessa un espresso, ammirando il loro zelo e la loro energia

Vromolimnos

Vromolimnos è la spiaggia più ammaliante della penisola di Kalamaki, tana di molte piccole tartarughe . Questo incantevole anfratto  è poco ventoso , cosa che gli conferisce valore se si è  in cerca di totale benessere . Se invece si vuole schiacciare un pisolino alle sue spalle si può approfittare dei boschi di conifere che la trasformavano in una vera oasi.

Vromolimnos è lunga e strozzata e si srotola per sette chilometri . La renella era  morbida, le sue acqueturchesi e i fondali  sommessi , quasi una piscina naturale. Dotata di tutto  , se si ha fame tante piccole taverne sfornano pesce fresco per la gioia dei più golosi. Per gli sportivi  Vromolimnos è un’occasione per praticare beach volley,  moto d’acqua, e  windsurf. Chi ha più fiato si può avventurare ed addentrarsi nelle piccole foreste pluviali dove  incontrerete  degli splendidi e inconsueti cigni neri.

Kolios

Aprendosi a mezzaluna tra massicci  di media altezza,  Kolios  è un eldorado  perché non molto toccata dalle rotte turistiche . Anche qui s può profittare della macchia mediterranea  per ripararsi dalla calura estiva .  Mentre mi abbronzavo,  il mare  e dondolava tranquillamente barchette attraccate qui e lì. Si possono affittare delle sdraio . C’è anche un minimarket . Non si viene qui per la baldoria ma per  tranquillità e pr staccare la spina dalla confusione cittadina.

Per chi apprezza la buona tavola ci sono due tavernette tipiche che offrono le più squisite prelibatezze della cucina greca. Io ne ho approfittato per gustarmi la classica insalata greca di pomodori, cetrioli ,peperoni crudi,  olive e feta, formaggio di latte  di pecora.

Troulos

Troulos è una spiaggia  fatta per chi non vuole faticare troppo! Appena ci si mette piede è tutto intorno una serie di servizi che fanno comodo soprattutto alle famiglie e i loro piccoli:  supermercati, e osterie  che offrono  spuntini e bevande fredde. A tratti potrete anche stendere un telo tra gli ombrelloni a forma di palma che rigenerano  dall’afa a  volte un po’ insopportabile.

Troulos in greco significa “cupola”, perché ricorda la forma a capanna di uno scoglio che la fronteggia.  Si distingue per la finezza dei suoi  granelli sabbiosi e le sue acque trasparenti attraverso cui si possono scrutare i pesci variopinti che punzecchiano la pelle.

Mantraki 

Posta  a nord ovest dell’isola di Skiathos, Mantraki è una caletta da sogno. Ci sono stata con due cari amici greci .  Mi hanno scortato a bordo di una opel  in questo eldorado che emanava un’energia unica. All’inizio  era completamente desolata.  Trascorsa la mattinata qualche altro intrepido  avventuriero  l’ha scovata. Un numero ristretto di esseri umani si poteva sopportare. Al massimo ci si consolava contemplando le onde che dolcemente si infrangevano sulla battigia.

Con noi a Mantraki  c’era anche Rosa una jack rassell che non ha smesso di stare ferma un attimo. Equipaggiati per starci un paio di ore ci si è portati dietro dei panini e qualche lattina di birra e limonata .

Mi sono allontanata dal gruppo per meditare in solitaria sullo charme di Mantraki  .  Mi  ha devastato l’ocra intenso  dei suoi calanchi al di sotto dei quali c’era tutto l’occorrente per fare un regalo. Ho raccolto conchiglie e pezzi di legno con cui ho realizzato un quadro intitolato 04 Luglio , la data di quella giornata speciale.

Tsougria 

Tsougria è un puntino terroso circondato dal mare poco distante dall’isola di Skiathos. Ci si reca lì  con un taxi boat  che impiega poco più di una ventina  di minuti (3 corse all’andata dal porto vecchio di Skiathos città e 3 al ritorno (10 euro a persona) .

Ho pagato solo dieci euro per starci tutto il giorno.  C’erano pochi forestieri , e un elegante cafè bistrot. A fianco sbucava un delizioso bazar , dove una ragazza vendeva oggettistica varia e colorati pareo da abbinare ad altrettanti vivaci bikini. Non rinunciate a una  frittura mista di pesce nella locanda adiacente . E neppure a  un bel calice di  retsina fredda, il  bianco  della Grecia per antonomasia. Anche questo è un ottimo modo per godersi  Tsougria

Ovviamente Tsougria vive solo . Durante l’anno è graziata dalla  sola presenza di capre! Tutto intorno sbucano eucalipti e gigli marini. Il mare sfoggia delle tonalità di turchese impressionante e   non è molto profondo .

Koukounaries

Koukonaries è la spiaggia regina  dell’ isola di Skiathos, totalmente piena di villegianti,  taverne e agi per i più pigri. Sinceramente non mi è piaciuta, perché  troppo caotica  , cosa che ha  deturpato la sua oggettiva magnificenza.

A dire la verità non mi sono trattenuta  neppure un attimo. Ho fatto solo una lunga passeggiata . Fino a un porticciolo che confinava con il laghetto salato di   Strofylia. Dipende del periodo dell’anno si possono scorgere  contenere cigni , anatre  e persino aironi, cormorani, cicogne e altri uccelli migratori.

Small Banana beach

Small (Mikri) banana beach è ubicata nell’estremo nord dell’isola di Skiathos. Sarebbe la  continuazione di un’altra spiaggia più estesa, quella di  Big (Megali) banana  . Non ci sono stata, perché   le gambe non mi reggevano. Ma non mi sono pentita più di tanto perché ho letto che è molto rumorosa e adatta ai festaioli!  Entrambe le spiagge prima erano note come  Krassa. Ma ormai il termine  inglese ha preso il sopravvento , riferendosi alla loro forma che somglia appunto una banana.

Anche in Small banana beach ci si può tuffare in acque limpide che attirano soprattutto naturalisti in cerca di solitudine e privacy. Lo spazio è limitato ma l’atmosfera è decisamente magica.  Specialmente  se fisserete il calare del sole . Magari sorseggiando qualcosa di buono tra i drinks preparati dall’unico chioschetto prospiciente la spiaggia.

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Conclusioni al settimo giorno

Che altro dirvi dell’isola di Skiathos. Non ci sono parole sufficienti per spiegarvi l’essenza  di questo luogo. Dovete solamente partire. Ripeto non fatevi ingannare da chi ve la sconsiglia perché massacrata dal turismo di massa. L’isola di Skiathos vi sedurrà facilmente perché potrete isolarvi o catapultarvi nel divertimento più assoluto. Il ritmo della  vacanza lo deciderete voi.  A proposito vi starete domandando dove mangiare :

  • Scuna in Paraliakos : ambiente raffinato e panorama a riva, qui ho assaggiato le mitiche sarde panate e grigliate e un primo ai gamberoni che era da paura;
  • Marmita in Odos Eyaggelistrίas 30: ristorante raccomandato dalle migliori guide cartacee . Piatto forte è la moussakà. Non ne ho mai provato una così buona.  Questa  parmigiana greca con patate e carne tritata  sapeva  di affumicato perché cotta con schegge di legname . L’ ho accompagnata con il fantastico Assyrtiko , vino bianco di Santorini;
  • Totem e Blinding dog : per la vostra vita notturna nella città Skyathos direttamente in centro . O se volete testare una birra greca come la golden ale Repi . Questi disco pub sono l’occasione giusta . Band strepitose si esibiscono dal vivo cantando le ultime hit parade nazionali e internazionali .

Il periplo dell’ isola di Skiathos

Per finire , mi è dispiaciuto di aver preso un bel raffreddore quando ho fatto il  periplo di Skopelos ed Alonissos, di cui però ho ammirato qualche chicca con le poche forze rimaste . Se non volete rimanere senza un posto in battello, riservate un giorno prima della partenza presso gli info point disseminati nel  fronte del porto. Di Skopelos mi è rimasta impressa la chiesetta in cima a un faraglione dove hanno girato il già citato musical Mamma Mia. Di Alonissos il nucleo abitato che era costellato di  parrocchie incappellate con croce e campanili e balconi agghindati di fiori.

καλό ταξίδι!

 

Siti utili sull’isola di Skiathos in una settimana:

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Stoccolma in un weekend

Stoccolma in un weekend

“Percorre il suo cammino
Il grande gabbiano dal dorso nero,
Timoniere del sole.
Sotto di lui, l’acqua…”

Tomas Tranströmer

Stoccolma in un weekend

Che dire, Stoccolma in un weekend è stato un capriccio di inizio estate. Ho sempre desiderato andare in Svezia , così ho fatto le valigie e sono atterrata all’aeroporto di Arlanda. Questo dista circa 41 km dalla capitale svedese a cui è ben collegato con i mezzi pubblici. ,Meglio sceglire il  bus per una  scelta più economica,  perché il transfer e il treno sono  più cari

Ovviamente Stoccolma in un weekend è stata un’esperienza indimenticabile , perché mi ha fiondato nel profondo nord alla scoperta di una Venezia scandinava. Ho visitato le attrattive più importanti dislocate su 14 isole e 57 ponti, che affiorano lì dove il lago Mälaren incontra il Mar Baltico. Si può girare tutto facilmente a piedi, in bici o i trasporti urbani. La macchina  quasi non serve, come  i contanti ! Infatti, la maggior parte degli esercizi  è ormai abilitata al pagamento contactless!

Stoccolma in un weekend  ! Una metropoli bellissima, a misura d’uomo.  Dove ti avvolgono  la modernità, la cultura, i paesaggi e il suo passato germanico . Stoccolma in un weekend  mi ha regalato la scoperta della  parte orientale del paese. Con 984 748 abitanti è il centro di riferimento economico e culturale della Svezia e della Scandinavia, nonché sede di governoparlamento, oltre che luogo di residenza del capo dello stato, il re Carlo Gustavo XVI. Leggete qualche consiglio utile in queso articolo per muovervi al meglio. Buon viaggio!

Storia di Stoccolma in breve

Il nome “Stoccolma‘” significa  “isola dei tronchi”.  La sua etimologia è da collegare ai pali di legno che la circondavano e la difendevano nell’antichità. Infatti ha avuto una storia piuttosto turbolenta, segnata da unioni, guerre e molti omicidi.

Le  origini di Stoccolma  sono legate a un nucleo primitivo che è quello di Birka (VIII sec.)  a circa 30 km nel lato occidentale . A questo seguì quello di Sigtuna e ci furono tanti insediamenti dove si trovaroo oggetti dell’era vichinga. Tuttavia secondo le Cronache di Sant’Erik (1320) Stoccolma fu fondata da Birger Jarl , a cui fu dedicata una torre a  Riddarholmen (1530) .  La prima fortezza fu costruita più o meno dove oggi si trova il Palazzo Reale di Stoccolma .

Medioevo

Poco dopo la sua fondazione, Stoccolma divenne un importante porto commerciale . Importava sale, spezie, birra, vino, vestiti e beni di lusso come seta, armi e armature. Le esportazioni erano ferro e rame, pelli locali, pesce essiccato, burro e fuochi.

Nel Medioevo si legò politicamente a Germania e Danimarca fino alla costituzione dell’ Unione di Kalmar  (1380). Ma non andavano molto d’accordo . Si susseguirono 150 anni di battaglie, lotte ,  blocchi e bagni di sangue specialmente tra Svezia e Danimarca . Sempre a favore di quest’ultima con l’incoronazione di Cristiano II nel 1520.

Quello stesso anno tra il 07 e il 10 Novembre il re danese avrebbe massacrato molti sudditi e politici svedesi , pur avendone promesso l’amnestia. Dopo questo  bagno di sangue di Stoccolma ci fu una totale ribellione in Svezia che culminò con la sua vittoria governativa sotto il re Gustav Vasa (1523) A lui subentrò il figlio Eric XIV (1561).  Da allora  il titolo di monarca diventò  ereditario e il regno fu finanziato dalle tasse.

Il secolo d’oro e l’era moderna

Tra il 1600 e il 1700 l’importanza sociale ed economica di Stoccolma aumentò . Sviluppò una società di stampo prettamente mercantile.   Crebbe   tabto anche se non mancavano i problemi.  Anche il suo aspetto mutò . Le case in legno e in pietra vennero sostituite da edifici in mattoni. Si crearono  nuove strade , palazzi e monumenti importanti. Tutto questo sotto l’influenza dei principali stili architettonici europei tra cui il Rinascimento. Processo di urbanizzazione e ammodernamento che durò dall’era industriale fino alla Seconda Guerra Mondiale, da cui ne uscì praticamente intatta!

Nel dopoguerra lavori di rilievo furono la  Tunnelbana , ovvero la metro di Stoccolma, che è   lunga circa 110 km. Considerata ragionevolmente come una vera e propria galleria d’arte perché illustrata da grandi artisti. Mentre fatto curioso nel 1967 si passò (come in tutta la Svezia ) dalla guida a sinistra alla guida a destra. Invece dal 1975 si stabilizzò la monarchia parlamentare come forma di governo.

Stoccolma in un weekend. Kungsholmen

Al di là di ogni aspettativa il mio soggiorno a Kungsholmen è stato davvero piacevole . Molto vicinoe al centro storico di Stoccolma (circa mezz’ora di camminata),  vanta due grandi parchi: il Rålambshovsparken  e  il  Kronobergsparken. Oltretutto dormirci   costa molto meno che altrove, poiché non si tratta di una meta economica! Per saperne di più clicca su https://www.stoccolma.com/dove-dormire.

Kungsholmen è un quartiere poco conosciuto dai visitatori , per cui risulta particolarmente tranquillo e autentico. In sostanza ci si mescola con la gente del posto. Qui si trovano molti ristoranti, bar e caffè , specialmente lungo Hantverkarhgatan e Fleminggatan. La sua esistenza affonda le radici nel 1500 quando era popolato da monaci francescani che ci facevano pascolare il  bestiame. Non resta traccia di nulla neppure dei secoli successivi fino all’avvento dell’industrializzazione .

Cosa vedere a Kungsholmen

L’area di Kungsholmen  è sotto l’amministrazione cittadina ed  è bene collegata al resto di  Stoccolma . Dimenticavo, non perdetevi uno uno scatto davanti alla fermata di T-Centralen dipinta dei fiori del finlandese  Olof Ultvedt .

D’altronde i trasporti sono molto efficienti e veloci. Offettivamente  non c’è molto da vedere , a parte : il tribunale  (Rådhuset ) e la sede della polizia, (Polishuset ). Hanno un loro perché anche:  gli edifici  art Deco che fiancheggiano il ponte Sankt Eriksbron.   E ancora  il palazzo di  Kristineber  fatto nel  1750 per il mercante Roland Schröder.

Merita  un discorso diverso il Municipio (Stadshuset) progettato dall’architetto Ragnar Östberg in stile romantico svedese . Si edificò nel  1911 e ci vollero 12 anni per finirlo  con 8 milioni di mattoni rossi. L’inaugurazione avvenne il 23 giugno 1923, ad esattamente 400 anni dall’arrivo in città di Gustavo I Vasa.

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Stadshuset

Il Municipio di Stoccolma    (visitabile solo su prenotazione con guida) è una delle silhouette più famose di Stoccolma . La sua torre è alta 106 metri ed è ornata con tre  corone dorate, stemma nazionale svedese. Durante i mesi estivi (da maggio ad agosto) vi si può accedere per godersi uno dei migliori skyline di Stoccolma.

Attorno al  Municipio di Stoccolma    si estende un magnifico giardino adorno di fiori colorati e  statue femminili con lo sguardo perso all’orizzonte. Dietro le magnifiche facciate del complesso ci sono uffici e sale di riunione per politici e funzionari.  Tra  queste spiccano: la camera del consiglio (Rådssalen) , e la Sala Blu, dove si  celebrano il premio Nobel, nato proprio a Stoccolma. Tutte le decorazioni interne sono un riferimento al passato di  Stoccolma, le sue leggende,  la sua collocazione  geografica, il suo ruolo politico, la perenne ricerca di una propria identità artistica.

Ristoranti a Kungsholmen

 

Norrmalm

Da Kungsholmen   mi sono spostata nel distretto di  Norrmalm (entrambi sono separati dal canale artificiale di Barnhusviken.  A nord del centro storico di Gamla Stan, Norrmalm è un vecchio quartiere anni’ 50 ripensato assolutamente in chiave moderna.

Prima  Norrmalm era adagiato sulla  collina di Brunkeberg ,  e  con il nascere di  nuove esigenze architettoniche  furono abbattute le vecchie case  e fu fatto ex novo. Questo per fare posto a un punto in cui si concentrassero vari servizi.  Quali negozi, uffici, banche, sedi governative, istituzioni culturali e grandi magazzini , come quello attuale  di Ahlens city . Cosa vedere a Norrmalm? Seguitemi.

Cosa vedere a Norrmalm?

Norrmalm è un cantiere aperto in continua evoluzione per i numerosi interventi di riqualificazione e manutenzione. Un caos perenne , dove si assiste a un continuo cambio di persone che vanno e vengono. Proprio perché qui c’è tutto quello che serve ai cittadini.

Dalla affollatissima strada Drottninggatan alla piazza di  Sergels torg facilmente riconoscibile dall’obelisco di cristallo (37 m., fatto da  Edvin Öhrström) posizionato al centro di una fontana . Non lontano svetta un obelisco di vetro  intorno al quale sorge  una rotatoria per il traffico urbano.

Sparpagliati si alternano qui la Kulturhuset, la casa della cultura, sede di una biblioteca. E ancora il Teatro di Città,  che organizza sempre mostre d’arte ed altri eventi di vario genere. Mercati all’aperto e coperti e altre attrazioni fantastiche si susseguono uno dopo l’altro tra complesse gemetrie e spazi artistici.

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Drottninggatan 

Drottninggatan   significa in Italiano la “strada della regina” , poichè è  dedicata  a  Cristina di Svezia ( XVII secolo). In definitiva è il boulevard di Stoccolma.  Quasi interamente pedonale ,  è un must per lo  shopping . Sfoggia botteghe artigiane e boutique di lusso, caffetterie. Un vero e proprio parco giochi per turisti spendaccioni e amanti delle ultime novità della moda.

Fate un salto anche al  Museo Strindberg  fatto in onore del noto drammaturgo svedese. Come pure  alla vicina chiesa storica di Adolf Fredrik , che con la sua splendida architettura e l’atmosfera serena offre un riparo al traffico cittadino.

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Hötorget

Uno dei posti più accoglienti che ho visto a Stoccolma   è stata Hötorget  , ovvero   la “piazza del fieno” . Di particolare c’è la   Konserthuset, la casa dei concerti. Questo è il palco dove suona l’Orchestra Filarmonica Reale svedese e dove si svolge la cerimonia annuale dei Premi Nobel. È davvero un edificio significativo e uno dei pochi che ha resistito agli ultimi interventi di ristrutturazione nella città.

Tuttavia il pezzo forte è Hötorgshalle , un mercato di prelibatezze svedesi e internazionali a cui si accede da una scala esterna (chiuso la domenica). La struttura originaria era del 1880 progettata da Axel Fredrik Nyström . Negli anni ’60 il livello inferiore fu ideato e innovato dall’architetto David Helldén .

Sicuramente Hötorgshalle è un’ottima scelta per scovare di tutto un po’. Dai formaggi francesi e frutti esotici ai  tipici prodotti della Scandinavia. Soprattutto è molto più conveniente del suo alter ego  chic che si chiama Östermalms Saluhall a est di Stoccolma.

Cosa si beve in Svezia?

Discorso a parte si deve fare per le bevande alcoliche. Poiché per vari motivi in Svezia l’alcolismo era diventato un problema grosso, il governo fece di tutto per eliminarlo. Per cui con una gradazione superiore al 3,5%  per il consumo domestico ci si mise di mezzo  la Systembolaget , società governativa che detiene il monopolio esclusivo per la loro vendita.

Se si va in Svezia non è per  Il  vino? Pare che i winemaker svedesi si stiano dando da fare. Andrebbe a loro favore    il cambiamento  climatico! Nel senso che a breve il parallelo più temperato sarà proprio in Scandinavia!   Per cui  il vino si fa anche in Svezia , specie nella punta meridionale di Skåne , che è la più temperata . Tutto inizia verso la fine degli anni Novanta, periodo in cui tutto cercavano di coltivare uva in ogni varietà. Tra le più diffuse il PIWI, il rondo e il solaris. Tuttavia gli svedesi  sono meglio specializzati nella birra, acquavite,  sidro ,  vodka. Alcuni tra i più comuni elisir svedesi sono :

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Sergels torg e dintorni

Sergels torg  è un’importante piazza pubblica di Stoccolma  fatta con  mattoni a  triangolo  bianchi e grigi. Costruita sul finire degli anni ‘50 è  intitolata allo scultore  Johan Tobias Sergel (XVIII sec.) . Dove passano i pedoni è un  livello più basso rispetto al manto stradale. Per gli abitanti di Stoccolma Sergels torg  è semplicemente chiamata Plattan . Un punto di contro per chi vuol fare acquisti, fermarsi per una pausa pranzo, o bere un drink in compagnia.

A volte qui si svolgono manifestazioni politiche. Sfortunatamente sono diffusi criminalità e traffico di droga per cui non è molto frequentata e piena di attrattive. Pure in un posto così ordinato certamente non mancano i problemi da risolvere!

Cos’altro fare  vicino Sergels torg ?

Altro da non dimenticare di visitare nei pressi della  Sergels torg  :

  1. Teatro Reale Drammatico di Stoccolma :  del 1909 e in stile Art Nouveau si trova dentro la  Casa della Cultura. Simbolo del modernismo in Svezia, fu fatto  dall’architetto Fredrik Lilljekvist. Collaborarono alla sua realizzazione geni quali  Carl Milles e Carl Larsson ;
  2. Chiesa di Klara : del 1280 fu demolita da Gustavo Vasa nel 1527. Giovanni III   la riedificò  nel 1572 . Di particolare c’è l’annesso cimitero (XVII sec.) , e il campanile . Questo è alto 116 metri , ed  è la risultante dei lavori di restauro nel 1880 ;
  3. Kungsträdgården: è il parco cittadino più visitato in assoluto , celebre per la fioritura dei suoi alberi di ciliegi giapponesi in primavera.  Si anima in  estate con numerosi concerti, e diventa  pista da pattinaggio in inverno;
  4. Opera reale svedese :  è il teatro nazionale d’ opera lirica e balletto in Svezia, con sede nel pieno centro storico di Stoccolma;
  5. Museo Hallwyl : residenza invernale dei von Hallwyl,è un palazzo storico di una straordinaria raffinatezza che colleziona porcellane e arredamenti dell’epoca ;
  6. Museo del Paradosso: ci si diverte lasciando andare per un attimo la logica e affidandosi al sesto senso e al pensiero laterale attraverso un labirinto di giochi e paradossi vari;
  7. Avicii Experience: qui è dove ripercorre la carriera di uno dei Dj più famosi del globo,  Tim Bergling. Morto per suicidio ad appena 28 anni per causa di depressione.
Ristoranti a Norrmalm

Gamla stan 

Indubbiamente la vena pulsante di Stoccolma è Gamla Stan, che èil suo centro storico  , un blocco urbano pedonale , che è pieno di meraviglie . Tra queste le sue vie più glamour:

Gamla Stan è la città vecchia, con i suoi musei e monumenti è un must da fare a Stoccolma. Ci stavano i primi insediamenti che sorsero sull’ isola di Stadsholmen . Un nucleo primitivo che comprendeva anche le altre isole di Riddarholmen, Helgeandsholmen e Strömsborg .

Cosa vedere a Gamla Stan

A Gamla Stan  altre minuscole stradine si  intrecciano tra loro convergendo  in    Stortorget , la scenografica piazza centrale con le sue case colorate . Tra queste spiccano i coloratissimi palazzi  Schantzska e Seyfridtzska Huset, diventati ormai  il simbolo della old city.

Curiosità : addentratevi  nel vicolo di Mårten Trotzig  intitolato a un ricco mercante tedesco. Si dice essere il più stretto di Stoccolma (90 cm) !  Si chiuse  a metà del XIX secoloma  ma fu riaperto nel 1945.  Il commercciante emigrò a Stoccolma nel 1581 e acquistò proprietà nel vicolo nel 1597 e nel 1599, aprendovi anche un negozio.

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Riddaholmen e la Terrazza di Evert Taube

Per arrivarci ho attraversato un’altra parte interessante di Stoccolma, che è Riddaholmen, che colpisce per l’omonima chiesa e uno slargo imponente.  La prima è del XIII secolo in mattoni rossi che accoglie le spoglie dei reali svedesi . La seconda è la Terrazza di Evert Taube , affacciata sul lago Mälaren . Fu pensata per immortalare un illustre  trovatore, compositore e cantante svedese del Novecento. Se riuscite a essere qui a fine Aprile assisterete alla celebrazione della notte di Valpurga, festa pagana che con tanto di fuochi abbraccia l’arrivo della primavera.

Se siete alla ricerca di scorci da fotografare qui avrete l’imbarazzo della scelta. Come il profilo del Municipio di Stoccolma, il Västerbron (“Ponte dell’Ovest”) , è Lady Hutton, uno yacht di lusso che da albergo. Barbara Hutton, una delle tanti moglie dell’attore Cary Grant, fu l’artefice di questa incredibile trovata, allorquando ereditò l’imbarcazione dal padre.

Punti panoramici di Stoccolma

Nelle vicinanze altri panorami mozzafiato sono visibili da Fjallgatan una piccola strada verso Soderlman. Se siete armati di pazienza potrete pure osare altro spettacolo sul mar Baltico  dalla collina di  Monteliusvagen .

Se siete stanchi poi fate una pausa nello storico caffè Fafangan, per poi proseguire verso la meta hippy di Sofo, vecchia arteria cittadina recuperata ad hub modaiolo  e alternativo . Perché in fine  non ammirare qualche scatto d’autore al Fotografiska? Vi aspetta una collezione di instantanee di tutta la Svezia, di artisti del calibro di : Martin Schoeller, Annie Leibovitz e David Drebin! Adesso addentriamoci nelle gemme più gettonati della città vecchia di Stoccolma .

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Parlamento svedese (info orari e visite)

Il Parlamento svedese o  Riksdag è situato nell’ isola di Helgeandsholmen  dal 1971.  Composto da due corpi  collegati da passaggi coperti e canali sotterranei fu costruito tra il 1897 e nel 1905 su progetto dall’architetto Aron Johansson.

In stile neobarocco ha dimensioni monumentali ed è caratterizzato da vari ambienti. Quali  l’emiciclo, che è la tribuna dei dibatti parlamentari.  Seguono una scala e hall in marmo, e diverse sale . Una per la discussione sulle finanze.  Un’altra piena di affreschi e sormontata da volte di vetro , cosa che dona un tocco di estrema raffinatezza all’intera struttura ottagonale. E per finire quella per i ricevimenti che si srotola in una  una galleria di 45 metri.

Se siete attenti ai dettagli non potete non scovare La statua della volpe  ,  (Laura Ford)  rappresenta un clochard  con viso di volpe, vestito co stracci  . Il messaggio è la triste contrapposizione tra la ricchezza dei centri urbani e la miseria in cui stanno i senza tetto. 

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Kungliga Slottet   (info orari e visite)

Il  Kungliga Slottet  (1697) è  il palazzo reale . Costruito su un vecchio castello medievale e distrutto da un incendio è  un esplosione di  Barocco.  Capolavoro di    Nicodemus  Tessin  il giovane che si ispirò al palazzo Bernini di Roma ,  è la  residenza ufficiale dei reali di Svezia.

Troverete  :  appartamenti reali, gioielli della corona, biblioteca, trono della regina, carrozze, e tre  musei . Di notevole interesse è la cappella reale : decorata in oro e marmo risale alla fine del XVII secolo. Il suo elegante organo cattura l’attenzione di tutti i visitatori, così come le sculture, le statue e gli affreschi del tetto. Assicuratevi di assistere al cambio guardia delle Forze Armate svedesi ( lunedì – sabato 12.15 ;  domenica 13.15 , cantando l’ inno degli  ABBA) .

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Storkyrkan Cattedrale (info e visite)

Storkyrkan è la Cattedrale intitolata a San Nicola. Frutto di mix di stili architettonici (gotico e barocco) risale al XIII sec. Storia millenaria , fu la prima chiesa di Stoccolma . Già citata  in alcune fonti  nel 1279 è il tempio  cristiano più sacro  per gli abitanti. Al suo interno sono avvenute cerimonie di investitura, matrimoni reali e altri eventi di grande portata storica.

Tra gli elementi più singolari: la Statua lignea di San Giorgio e il drago che celebra il potere sulla Danimarca (1489).  Si menziona ancora  il dipinto Vädersolstavlan, che è la più antica immagine conosciuta di Stoccolma ( 1632)  Il monumentale pulpito è in stile barocco francese .

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 Chiesa Finlandese 

La  Chiesa Finlandese è l’acquisto di un tempio in barocco nel 1725 dalla comunità finaldese autorizato dal re Fredrik I. Semplice all’esterno e senza campanile internamente è di forma rettangolare e abbellito da una croce,  stemmi e un altare ( Lorens Gottman ,  1734) raffigurante la Resurrezione di Cristo, e lampadari. Si può accedere gratuitamente come nella Chiesa Tedesca di Sanata Gertrude (XIV),  fatta per volere di mercanti tedeschi,

La vera star sta nel cortile adiacente , che è   Jarnpojken  o Iron Boy , ovvero il monumento più piccolo della città di 15 cm del 1957 . Cosa è?  Una scultura in ferro, metà del secolo , di  Liss Eriksson .  Si è ispirato alla sua infanzia; ogni volta che non riusciva a dormire si rannicchiava nel suo letto e guardava la luna dalla finestra. 

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Nobelmuseet (info e visite)

Come non recarsi presso il  Nobelmusee o Muse Nobel   ( 1895 ) racconta di questo premio dato alle menti eccelse della scienza. Fu istituito dal chimico svedese Alfred Bernhard Nobel   (1833–1896), che  ha vissuto tra San Pietroburgo, Stoccolma e Parigi. Con le sue geniali invenzioni ha contribuito al progresso tecnologico .

Prima di morire si convinse a lasciare per testamento il suo immenso patrimonio a un premio da conferire annualmente a menti illustri responsabili dell’evoluzione dell’umanità in tutti i campi del sapere. Al presente è uno dei riconoscimenti più prestigiosi che un essere umano possa ricevere per le sue scoperte a prescindere dall’umanità.

Ristoranti a Gamla Stan

Strandvagen

Come non rilassarsi percorrendo il lungomare di Stradvagen , un viale (XIX sec.) di Östermalm, altra stupefacente zona di Stoccolma.  Subito si notano file di nobili ed eleganti costruzioni in stile jugend .  Si susseguono per 1200 metri fino al ponte di Djurgården , il polmone verde dove si tenne la Grande Esposizione  del 1897.

Proprio in questa distesa di verde ci stanno due musei eccezionali che non mi  farò scappare al prossimo ritorno. Esattamene il Museo degli Abba, consacrato alla mitica band svedese , e il Museo Vasa, che custodisce un vascello vichingo del 1600.

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Arcipelago svedese , un giro in battello

A Stradvagen si passeggia tra splendidi caffè ,  pittoresche imbarcazioni e rinomati hotel quali  l’  Esplanade e il Diplomat .  Posizione strategica oltretutto per le gite per l’arcipelago svedese,  24.000 isolotti   di varie dimensioni.

Non potevo sottrarmi a questa magia e dal molo 15 per due ore mi sono immersa in una natura dal sapore tutto nordico in direzione di  Vaxholm . Per info :  get on your guide,  molo 15, battello   M/S Östanå  del 1906 .

Cucina Svedese

Dopo questo assaggio di Svezia, sono passata a qualcosa di più serio mettendo le gambe sotto il tavolo del ristorante Slingerbulten in Stora Nygatan 24, 111 27 a Gamla Stan- Consigliatissimo da ogni guida di rispetto, in un ambiente in informale e intimo ho divorato delle deliziose silltallrik, acciughe al burro e panna acida .

Vi chiederete se ho provato le  immancabili polpette affogate nel purè di patate e  marmellata di mirtilli rossi. La risposta è assolutamente sì. Sono le cosidette köttbullar med mos och sylt . Una ricetta che affonda le radici in Turchia, trasportate in loco dal re Carlo (XVIII secolo) dopo che aveva trascroso un periodo di permanenza nell’impero Ottomano per motivi bellici e politici. Naturalmente sono migliori di quelli che si mangiano all’Ikea!

Come nasce Ikea!

Sta a voi decidere se passare  nello store  a Norrmalm del colosso svedese di mobili ormai sdoganato in tutto il globo ( 300 negozi in 25 nazioni) . Di certo è singolare la sua nascita. Fu ormai il defunto Ingvar Kamprad (1936-2008) a concepire il mobilificio per eccellenza a soli 17 anni. Dislessico e povero cominciò registrando la sua attività che inizialmente si limitava a vendere articoli per la casa. Più tardi si allargò alla mobilia conquistando il pianeta.

Questo motore di arredamenti prese il titolo dalle sue iniziali seguite da quelle della fattoria di famiglia (Elmtaryd) e del suo villaggio natale (Agunnaryd). Tanto di cappello al signor Ikea che ha riportato il design alla sua funzione originaria cioè quello scatenato dal Bauhaus: costare poco perché deve portare il bello a tutti!

Alcuni tra i più tipici piatti svedesi

Tornando alla cucina svedese  c’è differenza tra il nord dove si prediligono le carni (alcevitellorenna e maiale) e il sud dove prevalgono le verdure. Per noi italiani è difficile forse apprezzare totalmente questi gusti così semplici, severi anche se molto salutari, che prevedono comunque dei contrasti notevoli . Pensate al loro piatto unico il flygande jacob , uno sformato svedese  di pollobananebaconpanna montatasalsa chili e arachidi tostate. O la pölsa, un intingolo di varie frattaglie di manzo.

Tra i primi vanno forti le zuppe di ogni tipo, per i secondi pesce e carni sono tra i più comuni con contorni di patate e verdure varie. Il salmone impera sovrano in ricette piuttosto basiche come il gravad lax , marinato in sale grosso, aceto, zucchero, aneto e pepe nero. Oppure più complesse come nel laxpudding, pasticcio preparato con patate, cipolle, burro, uova e latte. Se siete di palato più fine per voi c’è l’aragosta blu di Göteborg.

7 specialità svedesi

Ricca in  pani di diverse farine, cereali integrali, proteine ​​e omega-3 ecco un breve elenco di alcune  specialità della gastronomia salata svedese :

  1. Toast Skagen: antipasto di cocktail di gamberi sgusciati insaporiti con maionese, aneto , limone, e guarniti con uova di pesce e serviti su pane croccante spalmato con mostarda di Digione ;
  2. Rodbetsallad: un’insalata di barbabietolerosse bollite, mele ,  cetriolini sottaceto ,  e  rafano ;
  3. Falukorv: wurstel svedese fritto o grigliato infilato nel panino e voilà un hot dog spennellato da senape ;
  4. Husmanskost: spezzatino di vitello cotto nell’aneto, carote, alloro, panna, e cipolla e sfumato con dell’aceto.
La fika svedese è pazzesca!

Non siate maliziosi! Non mi sto riferendo alle bellissime sventole svedesi chilometriche, bionde con tanto di occhi azzurri! La fika in Svezia è quella breve pausa da fare in qualsiasi momento della giornata quando il corpo lo richiede. Da fare sorseggiando qualcosa di caldo come un buon caffè, da cui deriverebbe la stessa parola (con le sillabe invertite!) .

La fika è dunque un rito per gli svedesi che generalmente l’accompagnano con dolci come i kanelbulle,  brioche a forma di girella aromatizzate alla cannella, vaniglia e leggermente zuccherato. Altre prelibatezze zuccherose sono:

  1. Risgrynsgröt e Pepparkakor : budino di riso e biscotti alla cannella per celebrare il Natale o quando si crede più opportuno per gola!
  2. Nyponsoppa: è una zuppa  di rosa canina .  Si assume  come bevanda o come dessert con latte , panna o gelato alla vaniglia insieme a piccoli biscotti alle mandorle;
  3. Filmjölk: uno yogurt acido a cui si aggiunge muesli e zucchero;
  4. Prinsesstårta: è un tipo di torta svedese, costituita da fette di pan di Spagna farcite con crema alla vaniglia;
  5. Lingonberries: una golosità di dolce ai mirtilli e mele molto popolare che fa breccia tra adulti e bambini;

Skeppsholmen

Incastonato tra Gamla Stan e DjurgårdenSkeppsholmen è una piccola terra collegata alla località chic e blasonata   di  Östermalm dal Skepssholmsbron,  il famoso ponte della corona . Fatto in ferro è del  1861. In realtà qui esisteva un ponte di legno sin dal 1600.  Sparì dopo  un incendio. E’ lungo 165 metri ed è noto per la corona dorata, fissata alla ringhiera, che lo decora più o meno al centro.

Proprio per essere incastonato in mezzo al Mar Baltico, divenne per Stoccolma  dal XVII secolo base per la Marina Reale. Dal 1968, anno in cui il complesso militare fu spostato in altrove i fabbricati sono stati occupati da scuole, musei e istituzioni culturali.

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Cosa vedere a Skeppsholmen

Si cammina beatamente a Skeppsholmen, che comprende anche l’isola di Kastellholmen .  Lungo il molo Brobänken si possono contemplare splendide barche a vela, pescherecci o navi da guerra , alcune delle quali sono abitate. Qui si celebra il festival estivo dello Stockholm Jazz Festival. Un appuntamento annuale che ha celebrato il suo 20º anniversario nel 2003,

Notevole è  la chiesa Skeppsholmskyrkan ( 1823-1849 ) . Prima c’era una chiesa  in legno andata persa dal fuoco devastante  del  1822. Inaugurata dal re Carlo XIV Giovanni  (1842) fu progettata dall’architetto Fredrik Blom . A parte il parco Skeppsholmsgården protagonista a Skeppsholmen  è in assoluto il Moderna Museet , ovvero  museo moderno di cui vi accenno qualcosa in basso.

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Moderna Museet  ( info orari e visite)

Moderna Museet è uno dei principali musei di arte moderna e contemporanea in Europa! Progettato da Rafael Moneo, si estende per  5000 m2 di aree espositive  che presentano tutta la creazione artistica a partire dal 1900 a oggi

Il museo comprende opere maestose di : Pablo Picasso, Andy Warhol, Ljubov Popova, Salvador Dalí, Meret Oppenheim, Robert Rauschenberg, Donald Judd e Irving Penn, e  tanti altri artisti contemporanei . Accessibile a tutti e interattiva, la collezione comprende : dipinti, sculture (anche poste all’aperto)  installazioni, film, video, disegni e stampe di artisti svedesi e internazionali del XX e XXI secolo, nonché fotografie dal 1840 ai nostri giorni. Oltre alla sua parte museale, il Moderna Museet  comprende anche un negozio e un ristorante che si affaccia sulle incantevoli coste dell’isola.

Maurizo Cattalan

Tra i più chiacchierati ed acclamati artisti italiani Maurizio Cattalan si guadagna un posto d’onore. E me lo sono ritrovato al Moderna Museet  con la sua personale intitolata The third Hand, una riflessione sul potere. Accanto a lui altri artisti del calibro di :  Eva Aeppli, Cecilia Edefalk ,  Lena Svedberg e Rosemarie Trockel

Padovano , classe 1960 Maurizio Cattalan  non ha mai frequentato nessuna scuola o accademia. Dopo il diploma a un istituto tecnico ha fatto vari lavoretti per mantenersi fino al suo impiego da infermiere. Per non annoiarsi elaborava creazioni , le fotografava e le inviava a varie gallerie. Una di quelle che per prime  lo lanciò fu la Neo di Bologna. Artista piuttosto discusso dopo l’acquisto di un collezionista della sua banana attaccata a un muro con del nastro adesivo, può piacere come non piacere . L’arte moderna rimarrà sempre un mistero , ma è l’espressione della nostra era.

Per cui facciamocene una ragione, e ciò fa riflettere. Come dice il maestro ogni cosa può essere rivalutata se cambia il contesto. Pensate appunto al frutto giallo appiccicato in una teca museale! Lui non è mai stato molto versatile a interviste o a spiegare bene cosa vuole trasmettere con la sua arte, perché, a detta sua laddove si capisce perde d’interesse!

The Third Hand a Stoccolma

Mi piace molto l’arte ma posso solo riportare e non criticare quello che è passato davanti i miei occhi, che oggettivamente, mi ha lasciato un po’ perplessa. Tra i vari soggetti strani e comunque ognuno con un loro significato ben preciso mi hanno stravolto:

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National Museum (info orari e visite)

Allocato  nella penisola Blasieholmen Il Nationalmuseum è il museo d’arte più acclamato di   Stoccolma.  Furono  il re Gustavo III e Carl Gustaf Tessin i suoi ideatori e benefattori esponendo un’impressionante collezione d’arte.

Per l’esattezza oltre 700.000 tra oggetti di arte, mobili, ceramica, vetreria, sculture, dipinti, porcellane , grafica e  design moderno dall’Alto Medioevo a ora. Una menzione particolare meritano le teledi :  Carl Larsson, Anders Zorn, B. Liljefors, Ruben, Degas,  Rembrandt , El Greco, Renoir , Goya, Manet, e  Gauguin. Tanto altro ancora  è racchiuso in questo tesoro fatto tra il 1844 e il 1866 in stile rinascimentale per mano dell’architetto tedesco Friedrich August Stüler.

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Conclusioni. Stoccolma in un weekend

Non potrei concludere meglio che invitarvi  a staccare u biglietto per Stoccolma . Una fuga romantica o un regalo per la propria famiglia è adatta a tutti i tipi di viaggiatori che vogliono esplorare il grande Nord e vivere qualcosa di estremamente unico.

Stoccolma è una Venezia tutta scandinava che si adagia sulle sue acque cristalline e si illumina di luce per periodi più lunghi dei nostri. Vedere il sole calare alle 10 di sera è una sensazione forte che  porterò sempre dentro di me . Questo e altro vi aspetta nella severa e briosa urbe.  Non fatevi ingannare dalla sua aria ordinata e pulita , perché sotto sotto è una city che adora fare tardi fino a notte fonda e trabocca di luoghi incantevoli.

Qualcuno anche molto estroso e all’avanguardia come il cimitero  di Skogskyrkogården  (1915-1940) . Ubicato a  Enskede fu realizzato dagli architetti Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz. La loro missione era quella di creare un’unità di paesaggio ed edifici che offrisse ai visitatori un’esperienza di vita e morte, speranza e dolore, luce e oscurità, natura e architettura: il ciclo della vita. Fate buon viaggio!

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O’ Vagnitiello, parco termale a Ischia

O’ Vagnitiello, parco termale a Ischia

“Quando torno ad Ischia le ordino di essere perfettamente uguale a come era, e lei, la mia fattucchiera, mi obbedisce”
Erri De Luca

O Vagnitiello , parco termale a  Ischia. Il gioiello di Casamicciola

Ancora una volta O’ Vagnitiello parco termale a Ischia   mi ha curato temporaneamente  l’ischite acuta. Cosa è? Una dipendenza d’amore verso l’isola verde, perla indiscussa del Golfo di Napoli. Chi me l’ha trasmessa ?  Il vino della cantina Tommasone e l’ospitalità e l’affetto di Peppino e Olimpia, gestori di Albergo Locanda sul mare, a Ischia Porto.

Grazie alla mia ormai famiglia campana ho scoperto O’ Vagnitiello parco termale a Ischia  .   Nel cuore della deliziosa cittadina di Casamicciola si adagia questa oasi termale , dove per qualche giorno di giugno ho staccato la spina . Rigenerandomi. Che aspettate a farlo anche voi? Non esitate nemmeno un secondo a prenotare un soggiorno in questi posti unici al mondo . Un regalo che fate al vostro corpo e alla vostra anima. Buona lettura.

Luciano Schiano

Sono stata ospite una giornata intera a O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. Luciano Schiano  , il proprietario , e la figlia Roberta mi hanno aperto le porte di questo paradiso termale . Incastonato come una gemma in una natura  di una bellezza prorompente O’ Vagnitiello parco termale a Ischia mi ha letteralmente sedotto non solo per le sue acque benefiche. Infatti oltre le terme si può anche pranzare , bere un drink o cenare a picco sul mare!

A gestione familiare e curato da uno staff giovane e altamente professionale la prima cosa che mi ha colpito del O’ Vagnitiello parco termale a Ischia è la sua posizione . Lontano dal caos cittadino di Casamicciola ci si arriva a piedi o per mezzo di piccoli mini van che fanno servizio giornaliero di trasporto.

Come è fatto  O’ Vagnitiello parco termale a Ischia?

Si cammina lungo gli scogli che si affacciano direttamente sul blu cobalto del Tirreno . I primi ad accoglierti sono i gabbiani che volteggiano quasi fossero i padroni di questi luoghi benedetti da Dio e baciati dal sole.

Poi si arriva all’ingresso che raccoglie tutto il complesso de O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. Esso è costitutio di :

O ‘ Vagnitiello , la storia di Luciano Schiano

Senza dubbio la cucina ischitana a base di esce fresco e i panorami mozzafiato su Napoli e il Vesuvio sono stati dannosi per la mia salute! Nel senso che devo andarci presto un’altra volta per riprendermi dal mio male, cioè il desiderio di tornare sempre a Ischia!

Dopo avere fatto un tuffo nel parco termale e nelle acque cristalline da cui si scorgevano i fondali, ho intervistato Luciano . Aveva molto da fare . Ma mi ha concesso un po’ del suo prezioso tempo per parlarmi della sua storia . E  di come nasce O’ Vagnitiello parco termale a Ischia, che   comunque affonda le sue origini in una leggenda. Il gesuita Camillo Eucherio Quinzi (1726) riporterebbe in un poema che in questo posto Acmeno, il figlio di una ninfa, sarebbe stato trasformato in un torrente guaritore.

Dal mito a oggi 

Per quanto affascinante possa essere una favola antica, esistono diverse testimonianze dell’utilizzo a scopo terapeutico delle acque di questa parte di Casamicciola. Precisamente nei documenti del medico calabrese Giulio Iasolino, diede un impulso decisivo alla moderna medicina termale (1500).

Vi riporto  intanto il testo dell’intervista con Luciano Schiano  che mi ha commosso. Traspare da ogni parola la  passione per la propria terra , per il proprio lavoro e gli affetti di sempre. Valori che non sono del tutto perduti e che ancora restano in piedi per farci sognare. Come la nascita de O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. 

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Due chiacchiere con Luciano

Io: “Salve, mi chiamo Stefania . Sono del blog Weloveitaly.eu . Oggi sono al O’ Vagnitiello  con il signor Luciano , che  in un minuto o forse  meno racconterà la storia di questo paradiso a Ischia”

Signor Luciano: “Allora, questo signore che vedi in foto era mio nonno, il quale era il colone di questa proprietà.  Allora giustamente lui ogni anno quando faceva il mosto portava le botti di vino giù.  A lavarle con l’acqua di mare .

Essendo che l’acqua di mare era piena di alghe, il nonno fece un pozzo.  E scoprì l’acqua calda.  Intorno a questa sorgente di acqua calda che mio nonno scoprì è nato tutto O’Vagnietiello che oggi noi vediamo”

Io: “Le faccio una domanda, come si chiamava suo nonno?”

Signor Luciano: “Luigi”

Io: “Dopo Luigi, signor Lucino?”

Signor Luciano: “Dopo Luigi è venuto il mio papà che si chiama Niello, che ha cominciato con le barche a fare il trasporto da Casamicciola a O’ Vagnietiello . E poi con il tempo abbiamo comprato una barca nuova.  Più grande  con il pontile. E portavamo i  primi tedeschi. E quando mio nonno faceva la vasca di pietra per arrotondare un po’ mio nonno mi faceva l’occhiolino .

Io andavo nel terreno facevo l’uva, i fichi.  Facevo le prugne, le albicocche e le portavo ai tedeschi con un cassettina. Mi facevo rosso rosso ma ho buscato le prime venti lire”

Io: “Che meraviglia, e in tutto questo che periodo era , che anni erano ?”

Signor Luciano: “Anni ‘60 , ‘70. E poi da tutta questa avventura iniziale è nato questo posto che si chiama O’ Vagnitiello”

Io: “Signor Luciano La ringrazio per la sua gentilezza, il suo tempo e ci si rivedrà in un altro tempo”

Signor Luciano: “Tante cose belle”. 

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Conclusioni . O’ Vagnitiello parco termale a Ischia

O’ Vagnitiello parco termale a Ischia è una meta esclusiva per trascorrere delle vacanze all’insegna del benessere fisico e mentale. Diventa anche un modo per visitare Ischia , che è vasta e offre tanto da vedere e fare. Dal mare alla montagna sarete sedotti da angoli di un fascino unico.

Una permanenza O’ Vagnitiello parco termale a Ischia vuol dire  coccolarsi e viziarsi Per poi procedere alla scoperta di questo atollo campano che ha fatto innamorare attori, imprenditori e registi. Un pezzo d’Italia che ci invidiano all’estero per il suo ricco patrimonio culturale, artistico, paesaggistico ed enogastronomico. E soprattutto per il calore e il sorriso della gente che è quello che non va più via dalla vostra testa.

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