MaremmAlta, la cantina di Stefano Rizzi in Maremma

MaremmAlta, la cantina di Stefano Rizzi in Maremma

“…O mite terra che di fieno odori
di grano ancor 
baciata dal maestral vento di mare
questo lo so 
o terra che sei il regno dei colori 
una canzone a te voglio cantar. 
E canto sol per te Maremma mia
a mia canzon 
or che la primavera è rifiorita 
di rose e fior
a te che ispiri al cuor la poesia
queste parole voglio dedicar…”

Spartaco Trapassi / Elioi Menconi 

 

‘MaremmAlta’, la cantina di Stefano Rizzi

A inizio primavera  raggiungo MaremmAlta’, una cantina di nicchia vicino Grosseto, seguita da Roberto Cipresso, agronomo di fama internazionale, con cui collaboro ormai da circa cinque anni. Ed ecco che parto da Pisa per intervistare Stefano Rizzi ,  il proprietario di questa splendida azienda agricola. 

Ancora una volta mi ritrovo a fare un wine report  davvero speciale che mi porta a scoprire il ‘Morellino di Scansano‘ , uno dei rossi più buoni della Toscana!  E dietro questo bicchiere divino ci sta lo splendore della terra in cui cresce rigoglioso, cioè la Maremma. Seguitemi per scopire questa  terra magica ! 

La Maremma , il polmone verde della Toscana

La Maremma è un angolo di paradiso della Toscana ancora poco conosciuto.  Dal fascino mediterraneo e  dai confini ben difficili da definire, la Maremma   si estende per  5000 km2 ,  da Livorno fino a Civitavecchia.

Ed è proprio in questi spazi  battuti dai Butteri, i mitici pastori a cavallo per il bestiame a pascolo , che sette anni fa Stefano Rizzi  fondò la sua impresa vinicola ‘MaremmAlta’. Siamo precisamente a Gavoranno un piccolo paesino sul versante settentrionale del Monte Amiata a est di Scarlino.

Qui Stefano Rizzi   si trasferì  dall’ America , dopo trenta anni di vicepresidenza allaWinebow’ (gruppo strategico per l’export del vino italiano negli U.S.A.  fondato nel 1980 da Leonardo Lo Cascio). Ma soprattutto fece il grande passo per amore dei tre figli Ettore, Diletta e Domitilla.

Storia  della Maremma

La Maremma seduce per la diversità dei suoi paesaggi mozzafiato tra mare e monti,  per l’arte, la cultura e la tradizione enogastronomica ereditate da antichi popoli e nobili, che la dominarono, e resero eterna.

Dagli Etruschi ai Romani, dagli Aldobrandeschi ai Medici, dagli Asburgo Lorena al secondo dopo guerra la Maremma si trasformò da un luogo malsano,  a uno che si sceglie per viverci o per soggiornarvi!

Perché  si chiama Maremma? 

C’è un riferimento di questo periodo triste  della  Maremma nell’etimologia del suo stesso nome . Esso  forse deriverebbe dal castigliano ‘marisma‘, che vuol dire ‘palude’. 

La Maremma  ebbe dunque  un passato di inferno fatto di malaria. Il suo popolo dovette lottare per la sopravvivenza per via delle aree palustri cirocostanti. Queste già dall’ Alto Medioevo la circondavano a causa dell’innalzamento dei tomboli , che cordoni di sabbia costieri che provocavano il ristagno delle acque. 

Da palude malsana a territorio di eccellenza sotto il potere di Leopoldo II

Successivamente la situazione i Maremma migliorò  per merito del piano di bonifica intensiva del granduca di Toscana Leopoldo II eseguito nel XIX secolo, che si protrasse fino al primo dopo guerra.

Quel tragico  trascorso di morte rimase unicamente un refrain in vecchie canzoni popolari. C’è ne traccia anche  nelle imprecazioni tipiche della parlata colorita dei Toscani, ove la Maremma ora è poeticamente amara‘ ora irriverentemente maiala’.

Il progresso della Maremma

Quello della Maremma fu un progresso sociale lento , una ripresa faticosa fatta da menti illuminate e dal sudore delle braccia di contadini, falegnami, boscaioli, minatori, allevatori. Tutti questi lavoratori  scommisero tutto quello che avevano nella Maremma Proprio come fece Stefano Rizzi.

Inizialmente  Stefano  seguiva la fattoria ‘Le Pupille’ , sotto la scuola francese di Christian Le Sommer . Questi era il luminare di Les Domaines Baron de Rothschild-Lafite’. Successivamente dopo vari e complicati passaggi della sua esistenza,  proseguì per la sua strada fondando quella che è oggi la sua cantina ‘MaremmAlta’

‘MaremmaAlta’, il laboratorio divino di Stefano Rizzi

La mia avventura in Maremma  comincia quando fuori dalla stazione a Grosseto c’è ad aspettarmi Letizia Borselli.  Mi saluta e con la sua Dacia bianca ci  avviamo per andare a   ‘MaremmAlta’. Letizia è una donna dai tratti gentili e riservata. Dopo qualche minuto di strada, prende un po’ di confidenza , dicendomi  che è contenta di avermi come ospite nella loro tenuta.

Durante il tragitto Letizia mi confida che il loro business è gestito al meglio e con la massima dedizione. Ovviamente sottolinea il fatto che la loro realtà aziendale è a conduzione familiare, molto diversa dalle vicine cattedrali del vino quali: 

Qual è il segreto del successo della cantina ‘MaremmAlta’

Letizia dice che il cosiddetto x-factor della cantina  ‘MaremmAlta’  è quello di essere dei bravi e semplici vigneron, che fanno questo lavoro perché  lo amano. Vogliono fare vino, perché non saprebbero fare altro.  Il loro nettare soddisfa dai palati più semplici a quelli più esigenti. 

Dall’asfalto della provincia di Grosseto ai girasoli e i cipressi dei campi maremmani il passo è davvero breve. In meno di un’ora giungiamo a ‘MaremmAlta’ , a Gavorannoin località Casteani.  Stefano mi attende a braccia aperte  a ‘MaremmAlta’ per raccontarmi la loro storia.

‘MaremmAlta’ , la cantina  del  vigneron  artista

Varco la porta di un antico casolare ristrutturato in chiave moderna. Questo è circondato da  filari in fiore e uliveti secolari, da cui viene estratto un olio eccezionale.  A farmi festa tanti cagnolini scodinzolanti, e lo stesso Stefano Rizzi,  un signore alto e distinto, dagli occhi azzurri e sinceri . 

Stefano mi offre un bicchiere della loro profumatissima Ansonica’ . Si fa un brindisi insieme a Letizia e suo fratello Federico Borselli. Mi sono sentita come a casa.

Gli interni da galleria! 

Prima di gustare ogni sorta di prelibatezza, Stefano mi mostra gli interni del suo casolare. I colori esterni ed interni sono caldi . Si nota subito una ricerca dei dettagli infinita, soprattutto negli arredamenti . Essi sono molto lineari ed easy chic.  Negli scaffali ci sono libri di ogni genere, prevalgono quelli dedicati alla pittura.

Lo spirito del collezionista di Stefano trasuda dalle pipe di ogni forma e foggia e dalle tele di valore che abbelliscono ogni parete del suo nido. Intanto lo ascolto mentre mi spiega cosa è il vino! 

Stefano concepisce il vino come un miracolo tra intervento della natura e quella dell’uomo. E quando ciò succede si genera un capolavoro, perché perfetto equilibrio di  sentimento e tecnica. Il sole è invitante, e l’aria frizzante.

vini 'MaremmAlta'

Degustazione in giardino dei vini ‘MaremmAlta’

Ci accomodiamo nella veranda. Tutti insieme imbandiamo la tavola per il nostro pranzo luculliano a base di squisitezze a chilometro zero: porchetta, lardo, patate arrosto, formaggi , pane e dolci di riso, abbinati alle migliori etichette di ‘MaremmAlta’:

  • ‘Lestra 2020’ : è un vino bianco di Viognier al 100 % . Giallo paglierino, al naso è caratterizzato da percezioni d lime e albicocca, iris, giglio e acqua di rose. C’è un sottofondo di menta e pepe bianco . L’assaggio è fedele al naso, con un’ esplosione di morbidezza e sapidità . Perfetto per aperitivi formaggi, pesce e primi;

  • Micante Bianco 2019 ‘ : Vermentino (90%) e Sauvignon (10%), è un bianco proveniente da vigneti giovani e vigorosi. Si ammira un bel giallo chiaro luminoso .  Al naso esprime sentori intensi di frutta esotica, ananas e pesca bianca, insieme a note di erbe aromatiche e qualche accenno di agrumi. Al palato si avverte subito una piacevole freschezza e mineralità . Il  finale è agrumato , misurato, ma  intenso. Si presta a buona longevità in bottiglia. Ideale per piatti a base di pesce;

  • Micante 2019′ : Sangiovese 80% e Cabernet Sauvignon 20% puramente biologico e certificato, manifesta un rosso rubino accesso e raggiante. Al naso si respira mirtillo, prugna e ciliegia. A questi sentori  si avvertono sensazioni di viola, sottobosco, foglie secche e lievi accenni balsamici di eucalipto. La bocca gode di struttura piena , morbidezza avvolgente e suadente freschezza. Il finale è burroso e persistente . Consigliabile per grigliate di carne;

  •  ‘Poggio Maestro 2019’: un Syrah 100 % biologico , che cresce perfettamente in Maremma con i suoi terreni  calcareo-silicei. Di un rosso rubino carico , è intenso e speziato al naso. Esso è carico di sentori di amarena sotto spirito, cioccolato fondente, pepe, e grafite. Al  palato si presenta corposo e scalpitante con un lungo finale balsamico. Ottimo per formaggi, salumi, piatti a base di carne;

  • ‘Ciliegiolo Casa Rizzi 2019’ : è una carta da giocare quella del Ciliegiolo, vitigno autoctono del sud della Toscana, che invece di essere usato come taglio per il ‘Chianti’ , viene fatto in purezza. Dal rosso rubino, al naso esso sa di ciliegia e viola con qualche accenno di pepe e noce moscata. Al palato è ampio, pieno di polpa. La sua acidità non molto spiccata. I tannini sono invece forti, e  danno slancio al vino senza prepotenza alcolica. La persistenza è gradevole e di frutti di bosco selvatici. Abbinabile ad aperitivi, formaggi, salumi, primi, secondi di carne e preparazioni BBQ .

Come nasce ‘MaremmAlta’?

Dopo aver pranzato , Letizia ci lascia per prendersi cura dei suoi cuccioli. Con Stefano e Federico ci rechiamo tra le vigne di ‘MaremmAlta’.  Intanto  la luce del giorno si smorza,  pennellando di arancione la campagna maremmana.

Giungiamo nel punto più lontano della cantina, da cui si ha una panoramica meravigliosa sui 16 ettari (di cui 6 in affitto) dell’azienda agricola. Questa produce  30,000 bottiglie annue , e sono vendute prevalentemente in Italia e in Nord Europa.

Un  ristorante particolare! 

Tutto intorno è la pace, e si ode solo il cinguettio degli uccelli e il fruscio degli alberi, che sembrano come delle colonne che reggono un cielo turchino e terso. Saliamo su degli scalini e arriviamo in cima a una maestosa quercia. Qui sopra   Stefano ha costruito un piccolo locale  plen air .

Stefano ha organizzato tante  degustazioni su questo delizioso  ristorante posto su un  albero, che è  fatto tutto in legno . E le richieste dei clienti aumentano , tanto che pensa di attrezzarlo e allargarlo per ricavarne un petit chateaux ! Ad un certo punto lo sguardo  di  Stefano quasi si spegne. Questo perché  mi confessa di una tragedia immane, che da adolescente lo segnò nel suo intimo. 

La vita di Stefano Rizzi. Dal furto alla Capitale all’oro rosso della Maremma

Girando le lancette dell’orologio indietro nel tempo, Stefano ricorda di quando era dodicenne, quando rimase orfano di entrambi i genitori. In seguito  fu adottato dai Salesiani a Frascati. Ad aggravare la situazione la  sorella si ammala, ma non si perse d’animo.

Stefano cominciò a buttarsi sul lavoro per sopravvivere a quella disgrazia familiare. I  suoi primi guadagni li ottenne faticando come fattorino in uno studio notarile ai Parioli, quartiere vippaiolo di Roma. Destino volle che trovò conforto a   ‘Vigna Stelluti’, l’ enoteca più famosa dell’Urbe, quella dei fratelli Antoni in largo Stefano.

La gazza ladra di Roma

Stefano era attratto dai lustri di quel posto. Per  lui  quel posto rappresentava quella giostra mai goduta per un’ infanzia bruciata troppo velocemente. Stefano era come rapito dalla bella gente, che sembrava essere felice con un solo calice di vino in mano. Così rubò un’ampolla e pure delle più scadenti per capire quale fosse il segreto di quel misterioso elisir!

Luca uno dei proprietari, si accorse del furto e fece finta di nulla.  In fondo sapeva si trattava di una ragazzata. E finì pure per affezionarsi a quel biondo brigantello. Il piccolo da ‘quell’ ignobile gesto’ in poi frequentò assiduamente la sua lussuosa vineria. Luca trasmise tutto il suo sapere sul vino a Stefano  , che lo considerò come padre e  mecenate.

In appresso Stefano, dovendosi campare, si lanciò prima nella gestione degli spacci del ministero prima, e poi esplose come  top manager delle esportazioni del vino Italiano in America negli anni ottanta.

Bacco solleva dai dolori 

Prima di volare via, Stefano fu festeggiato da Luca con un ‘Barolo Bussia 68’, rammentandogli bonariamente:  “se vuoi fare come la volpe che frega le galline , almeno fallo bene la prossima volta!” .

Nelle parole di Stefano c’è molta nostalgia, e se guarda indietro, la fortuna è stata con lui come una donna capricciosa, che lo ha sedotto e poi abbandonato e poi ripreso, fino a farlo diventare l’uomo che è adesso.

Stefano è di una umanità disarmante, la stessa virtù che lo accomuna al suo amico e consulente Roberto Cipresso, incontrato qualche anno fa in occasione di una giornata AIS nella capitale.  

Il Morellino, il vino della Maremma

Contemplo la bellezza della Maremma, e Stefano me ne spiega i segreti. Dopo periodi nefasti, questa parte di Toscana è stata sanata e valorizzata al punto da vantare un terroir ineguagliabile e uan ricezione turistica di livello.

La Maremma è quel “…dolce paese dal quale derivai identico il carattere fiero e la poesia sdegnosa e l’animo in cui non si acquietano mai odio e amore, ti rivedo ancora e rivedendoti il cuore sussulta…”. Così Carducci  la immortalò, versi aulici legati ai ricirdi della sua fanciullezza ivi trascorsa! 

Le ‘DOC Morellino di Scansano’

Grazie agli sforzi , gli investimenti e l’acume di produttori illuminati , la Maremma  tuttavia e per fortuna, da brulla si è evoluta. Si è trasformata  in una sorta di eldorado viticolo consolidato e certificato con una DOCG, sette DOC, due IGT e a ‘tre Strade del Vino’:

Vitigni della Maremma

Le caratteristiche pedoclimatiche della Maremma sono particolari:

  • La presenza contemporanea e ravvicinata di mare, montagna e colline, la rendono unica:
  • Gli inverni non sono mai troppo rigidi e le estati mai eccessivamente calde

Questo spiega perché i vini  della Maremma  , da secoli vocata alla viticultura, sono di alta qualità. Essi possono essere bianchi, rosati, passiti, vinsanti, e di vendemmia tardiva. La Maremma è ormai proiettata verso una lavorazione moderna dei suoi vitigni più diffusi quali: 

Senza ombra di dubbio dal tufo di Pitigliano  alle terrazze dell’isola del Giglio, la Maremma è  testimonial indiscusso della Toscana in fatto di vino. E il ‘Morellino di Scansano’ ha contribuito indiscutibilmente alla sua fama.

Sua maestà, il Morellino di Scansano 

Il ‘Morellino di Scansano , DOCG dal 2007, è originario dell’omonimo comune di Scansano e del comprensorio delle cittadine di: 

Secondo quanto previsto dal disciplinare, il ‘Morellino di Scansano DOCG’ deve contenere: 

Esso inoltre va  vinificato in vasche di acciaio inox. Solo la versione riserva, più strutturata, prevede un invecchiamento di due anni in botti di legno.

Perché  si chiama ‘Morellino’

Il termine ‘Morellino’ è stato introdotto, intorno al 1700, dai viticoltori di Scansano per indicare il loro vino, vigoroso , scuro intenso nel suo rosso . Esattamente come il manto dei cavallo detti ‘morelli’ , che venivano utilizzati per trainare le carrozze dei nobili verso Scansano, dove si recavano per acquistare proprio il vino.

Qualcuno sostiene, invece, che il termine sia da attribuire all’uva Sangiovese impiegata per la sua produzione e denominata ‘morella’ in Maremma.

4 buoni motivi per visitare la Maremma

Maremma oggi è una meta turistica ambita da milioni di visitatori da tutte le parti dell’Italia e dell’estero. Stefano mi svela che rimane davvero poco del suo passato da  ‘Medioevo buio’. 

Il  mezzo migliore per esplorare la Maremma  rimane sicuramente la macchina, proprio per essere indipendenti e permettersi di godersela appieno in tutto il suo splendore. La bellezza della Maremma  declina dal mare  alla montagna, dalla pianura alla collina, dai borghi medievali alle oasi naturalistiche, e tanto altro ancora. Sarebbe davvero impossibile elencare tutto quello che c’è da fare e vedere in Maremma. Vi regalo però un piccolo assaggio! 

1. Il Parco della Maremma

Il ‘Parco della Maremma’  chiamato localmente ‘Parco della Uccellina ,  fu istituito nel 1975 per un totale di quasi 10.000 ettari. Esso va da Principina a Mare’ (circa 20 km a sud di Castiglione della Pescaia) fino al promontorio di Talamone

2. Populonia

Populonia e il ‘Golfo di Baratti’ sono dei must da perlustrare della ‘Costiera degli Etruschi’.  Due località che abbagliano per il loro patrimonio archeologico e paesaggistico. Siete davanti i più antichi insediamenti degli Etruschi, civiltà all’avanguardia e misteriosa che ha lasciato di se tracce nel DNA del popolo toscano.

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3. Terme di Saturnia

Terme di Saturnia’  sono un centro termale incantevole situato ai piedi del borgo medievale di Saturnia . Questa oasi  è circondata da un parco . Innegabile  che sia una struttura di altissimo livello, sapientemente organizzata, in grado di soddisfare una clientela molto esigente. Il complesso è composto da  Spa & Golf Resort e Golf Club’

Immersi nelle quattro piscine termali all’aperto (da cui si alza un vapore suggestivo e rilassante),  si può godere  di  una magnifica vista sulla tipica  terra maremmana. Il fulcro delle terme è dato  costituite da un’unica sorgente termale,  la quale sgorga ad una temperatura costante di 37,5 gradi.

4. San Galgano

San Galgano è un luogo magico, che ti trasporta in un altro tempo, sospeso fra la realtà e il mito. Questo posto fantastico si trova a Chiusdino, in provincia di Siena. Di grande impatto è una singolare ‘Abbazia’   del  1200, che  appartenne all’ordine  dei monaci  cistercensi. Perse il suo prestigio e la sua ricchezza un secolo dopo, a seguito di una gravissima epidemia di peste,  che decimò la popolazione monastica.

Questa misteriosa  chiesa diroccata è legata alla leggenda d di San Galgano.  Prima di essere santo questi era un ricco cavaliere che si dedicò a Dio dopo l’apparizione Arcangelo Michele, che avvenne proprio qui . Esattamente a Montesiepi, si narra che  San Galgano  abbia conficcato la spada nella roccia, simbolo della scelta santa fatta.

Di questa ‘Abbazia’  sono rimaste solo le mura. Varcandole si entra in un edificio gotico, solenne, con un pavimento di terra ed erba e con un tetto di cielo e nuvole. Sorprendente è la forza che questi resti architettonici emanano,  nonostante le evidenti mancanze.

Tramonto in Maremma

Stregata da un tramonto che sfuma di riflessi ambrati il blu dell’orizzonte, mi accorgo che è ora di andare via dalla cantina MaremmAlta’ .Mi riprometto  di tornare quanto prima, perché la Maremma crea dipendenza. Non siete d’accordo?

In conclusione, posso confessare che la Toscana non smette mai di stupirmi. Ovunque ti dirigi, c’è sempre qualcosa da vedere o fare. Non c’è da meravigliarsi se è considerata dagli stranieri  la regione più affascinante d’Italia. Spero di avere contribuito nel mio piccolo ad avervi proposto un itinerario alternativo per le vostre prossime vacanze! 

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Sergio Mottura, cantina di Civitella d’Agliano

Sergio Mottura, cantina di Civitella d’Agliano

“Il vino è poesia imbottigliata.”

Robert Louis Balfour Stevenson 

“Cantina di Sergio Mottura”,  Civitella d’Agliano, Tuscia, Lazio

Come al solito è il vino che mi fa viaggiare, e in questo caso quello della “Cantina di Sergio Mottura“, Civitella d’Agliano,  una piccola cittadina sperduta a nord di Roma, , vicino Viterbo.  Di questo momento indelebile devo ringraziare il mio caro amico Joe Castellano.

Tornata da poco dal mio weekend del 29 Settembre 2018 nella Tuscia nel Lazio, è ora di raccontarvi la mia esperienza, le impressioni e le sensazioni provate.

I vini della “Cantina Sergio Mottura” e la musica di Joe Castellano 

Artista agrigentino di successo e fondatore del celebre  “Blues & Wine Soul Festival” (giunto alla XVI edizione), Joe Castellano mi invita come blogger per la rassegna stampa del :

In occasione del “Festival del Vino e della Musica 2018”, di cui Joe Castellano è direttore artistico,  l’antica Torre Monaldesca” di Civitella d’Agliano si trasforma in una piazza brulicante di persone.

6 buoni motivi per andare in Tuscia, Lazio

La Tuscia ha saputo convincere le mie aspettative, e voglio condividerle con voi con questo articolo. Scoprirete dei luoghi nuovi, eccezionali, a volte sottovalutati, ma ricchi di sorprese. In particolare avrete modo di leggere su:

  1. Tuscia ;
  2. Civitella d’Agliano;
  3. Civitella d’Agliano e il “Festival del Vino e della Musica 2018”;
  4. “Cantina di Sergio Mottura;
  5. Dibattito “Cultura e Vino come volano per lo Sviluppo del Territorio “;
  6. Cena al  ristorante “La Tana dell’Istrice” ;
  7. Concerto “Blues & Soul” di Joe Castellano &“Red Wagons”

Tuscia, Lazio. Terra dei vini di Sergio Mottura

Il nome Tuscia  deriva dalla parola latina “Tuscĭa”, ovvero  “il territorio abitato dai Tusci”. “Tusci”  sarebbe la  contrazione al plurale di “Etruscus”. Per cui la Tuscia   non è altro che un sinonimo dell’antica ’Etruria, cioè dove è nata la civiltà etrusca.  Questa denominazione ha iniziato a essere utilizzata dopo la fine dell’Impero Romano e nell’Alto Medioevo.

Secoli fa  il territorio era più  ampio, poiché inglobava oltre al Lazio settentrionale, anche la Toscana e l’Umbria occidentale.  Oggi la Tuscia corrisponde  alla provincia di Viterbo, anche se la zona nord di Roma, fino più o meno al lago di Bracciano, viene definita “Tuscia Romana”.

Il contesto storico e artistico della Tuscia  è particolarmente ricco e variegato. Esso  copre infatti  un arco di tempo molto esteso che va dal VII sec a.C. fino al periodo rinascimentale e barocco.  Inoltre c’è una natura ancora incontaminata, altrettanto bella di quella umbro-toscana, ospitando ben 15 Riserve e Parchi Naturali

14 Borghi più belli della Tuscia 

  1. Viterbo
  2. Tarquinia
  3. Civita di Bagnoregio
  4. Vitorchiano
  5. Caprarola
  6. Bracciano
  7. Bolsena
  8. Acquapendente
  9. Calcata
  10. Tuscania
  11. Sutri
  12. Capodimonte
  13. Montefiascone
  14. Soriano nel Cimino

Civitella d’Agliano, borgo medievale della Tuscia

Civitella d’Agliano sorge tra il Lazio e l’Umbria, in uno scenario fatto di colline morbide, vigneti, ulivi, tombe etrusche e  romane, calanchi argillosi, un paesaggio a volte quasi lunare,  incantevole e incontaminato.

Cosa vedere a Civitella d’Agliano

A Civitella d’Agliano arte e natura si fondono in un magnifico equilibrio. Ne è un esempio “ La Serpara” di Paul Wiedmer, un giardino di sculture contemporanee chiamato .

Paul Wiedmer è un artista svizzero che negli anni ‘60 ha realizzato nel suo giardino un percorso di circa 30 statue di artisti da tutto il mondo.

Civitella d’Agliano offre tante altre attrattive come:

Civitella d’Agliano e il “Festival del Vino e della Musica 2018”

Civitella d’Agliano è la casa di appena mille abitanti . Un sabato pomeriggio ci metto piede, e c’è un sole lento che rallegra la piazza principale e la torre medievale.  Ci sono poche persone nel paesino, che stanno preparando tutto per il “Festival del Vino e della Musica 2018”.

Io e altri invitati facciamo numero! Giro per la deliziosa cittadina laziale in compagnia del mio amico Siciliano Joe Castellano.

Joe Castellano, sangue agrigentino, talento arstico internazionale

Joe Castellano, pianista e compositore Siciliano, crea ad Agrigento nel 2003 il “Blues & Wine Soul Festival”. Questa  è una delle più belle 20 rassegne musicali  Italiane, unica menzionata per la Sicilia su  www.Italia.it,  sito ufficiale dell’Italia nel mondo

Joe Castellano è recensito in tutte le principali riviste del mondo del “Blues & Soul”. Ha pubblicato ben sei album, di cui l’ultimo, “Soul Land”, è stato il primo disco di un Italiano che è stato candidato ai leggendari “Blues Music Awards” Americani (2013).

Visita alla “Cantina di Sergio Mottura”

Civitella d’Agliano si sveglia piano piano, c’è più gente nelle stradine e anche qualche gruppo di turisti americani, che pare aspettarmi all’ ingresso della “Cantina di Sergio Mottura verso cui mi dirigo.

Sergio Mottura è un signore piemontese dal fascino straniero. Da generazioni custodisce i segreti di Civitella d’Agliano , borgo medievale silente e misterioso . La sua cantina sta proprio nel centro  della piazza principale della cittadina.

Varcando l’uscio della barriccaia di  questo impero divino, Sergio Mottura  mi accoglie con dei  calici del suo  “Spumante Metodo Classico Brut”. Allietata dalla finezze di queste bollicine di Grechetto, vitigno autoctono portato al massimo livello, ascolto il racconto della sua vita.

La storia di Sergio Mottura

Dagli anni ’60 Sergio Mottura originario di Torino , si occupa dell’azienda vitivinicola di famiglia,  insieme ai figli e alla seconda moglie Alessandra. Si gode il successo senza presunzione, così come fanno in precedenza i suoi avi in campi diversi.

Tra questi ultimi uno in particolare, Sebastiano Mottura, fonda nel 1862 a Caltanissetta l’ “Istituto Mottura”, il primo Istituto Tecnico Minerario d’Italia !

Nel 2013 il Gambero Rosso nomina Sergio MotturaIl migliore Viticoltore e Interprete di Grechetto al mondo”.

La rivoluzione del Grechetto di Sergio Mottura nel Lazio

Sergio Mottura intuisce il potenziale del Grechetto in particolare, e di altri vitigni autoctoni della zona di Viterbo, quali:

Sergio Mottura  produce così dei vini di grande qualità, rilanciando il Lazio all’interno della produzione enologica italiana, in cui ha sempre occupato un posto secondario rispetto ad altre regioni.

La “Cantina di Sergio Mottura rappresenta così una smentita alle regole, fa parte proprio di quelle eccezioni, tanto belle quanto rare.

“Cantina di Sergio Mottura” è green !

La “Cantina di Sergio Mottura, circa 36 ettari, sorge in un luogo fortunato, ricco di storia (dal 1292 vocato alla viticoltura come attestano alcuni documenti storici di Orvieto), di risorse naturali.

Si trova precisamente  tra le colline e i calanchi argillosi del  Nord del Lazio e la pianura Umbra bagnata dal Tevere, e le viti sono coltivate  secondo i parametri dell’agricoltura biologica.

Questo spiega anche la scelta di utilizzare l’istrice come simbolo della cantina: esso infatti è un animale che vive esclusivamente dove c’è equilibrio ecologico. Per questo i vini di Sergio Mottura garantiscono forte territorialità, qualità e rispetto per l’ambiente.

   

Dibattito “Cultura e Vino come volano per lo Sviluppo del Territorio” 

Si fa tardi ed è giunta l’ora di andare via. Inebriata dalla conoscenza di Sergio Mottura, partecipo al dibattito “Cultura e Vino come volano per lo Sviluppo del Territorio”, moderato dalla brava Teresa Pierini, giornalista romana della testata on line www.LaTuaEtruria.it .

All’interno di una sala della Torre Monaldesca” di Civitella d’Agliano, mi trovo a sedere intorno a un tavolo insieme agli altri partecipanti. Questi includono me, Joe Castellano  e Gian Paolo, il sindaco di Civitella d’Agliano, Giuseppe Mottura (figlio di Sergio Mottura), e Mauro Morucci, fondatore del “Tuscia Film Fest” (www.TusciaFilmFest.com).

Vino è arte, cultura e fonte di sviluppo

Il tema su cui si discute è a me profondamente caro, cioè creare percorsi turistici esperienziali, eventi culturali, musicali ed enogastronomici legati al vino. Tutto da calendarizzare  per lo sviluppo economico locale.

Ognuno dei presenti riporta la propria esperienza al riguardo, e ci sono importanti momenti di riflessione e di confronto con il pubblico, in cui emerge la comune consapevolezza di come in Italia non è “il cosa ma il come fare” per trasformare il turismo in una risorsa primaria di benessere, lavoro e qualità di vita.

A oggi non ci si riesce e ciò è un paradosso assurdo ! Proprio in un paese come l’Italia, che detiene il 70% del patrimonio culturale mondiale, e in cui solo a macchia di leopardo e con il sacrificio dei privati,  si tiene alta la bandiera del Made in Italy. Mentre la maggior parte dell’amministrazione pubblica  spesso investe poco e male. Rimane sempre la voglia di cambiare le cose, e l’essere qui tutti insieme ne è la prova!

Cena alla “Tana dell’Istrice”, ristorante di Sergio Mottura

I bollori di cotanta ardita questione vengono sedati subito dopo alla cena degustazione nel ristorante della“Cantina di Sergio Mottura, “La Tana dell’Istrice”.

In un salone signorile e davanti una tavola finemente imbandita iniziano le danze, nulla è lasciato al caso:

Io e i mie commensali Joe , Teresa Pierini e suo consorte, rimaniamo insieme agli  altri ospiti stranieri del ristorante in un teutonico silenzio di fronte alla bellezza della sala, e alla professionalità e dolcezza con cui Sebastiano, figlio prediletto di Sergio, ci spiega quei piatti raffinati e qui vini pregiati.

Concerto “Blues & Soul” di “Joe Castellano &“Red Wagons”

A concludere quei momenti indimenticabile, il concerto di Joe Castellano & “Red Wagons. Questi straordinari musicisti  sono un po’ come dei magici pifferai, che stanano gli abitanti di Civitella d’Agliano con le note del loro irresistibile “Blues & Soul”.

Per tutta la durata della performance, grandi e piccini si divertono come matti nella medievale  Torre Monaldesca” , dove c’è la festa.

Brillano le stelle a Civitella d’Agliano. A presto! 

Lo spettacolo finisce, cala il sipario, il pubblico esce di scena . I protagonosti  principali  e tutti noi ospiti d’onore di quella manifestazione scendiamo un paio di scalini. Ci  ritroviamo nella piazza principale  di Civitella d’Agliano,  che  Sergio Mottura trasforma  in un Wine Bar a cielo aperto.

Ci accomodiamo in questo salotto, e seduti su dei cuscini color porpora, sorseggiando le bollicine di Grechetto, guardiamo in alto le stelle che brillano. Sperando che quest’aria di festa così straordinaria e ben organizzata possa essere non l’eccezione ma la regola nella nostra bella Italia, dalle Alpi alla Sicilia.

 

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