Zagabria in un weekend

Zagabria in un weekend

“Bez cilja i nada mi smo samo mjerači vremena/Senza obiettivi e speranza, siamo solo misuratori del tempo”

Ranko Marinković

Zagabria in un weekend. Una Croazia inaspettata! 

Sicuramente girare per  Zagabria in un weekend è stata una forte emozione che non dimenticherò mai. Situata sulle pendici della collina Medvednica e attraversata dal fiume Sava  , Zagabria è la capitale della  Croazia , un paese straordinario dell’Europa sudorientale. Ha la forma di una mezzaluna ,  e incanta milioni di turisti per gli incredibili e variegati   scenari naturali .

Senza dubbio visitare Zagabria  in un weekend non fa afferrare lo spirito della Croazia per intero, ma è già qualcosa.  E in fondo anche in maniera alternativa perché non ci i fionda nelle sue spiagge dorate come fan tutti ma nel suo interno! Lasciamo quindi per un attimo i lidi sconfinati della Dalmazia bagnati dall’Adriatico , o  l’isola di Pag , famosa per la sua  movida notturna e voliamo  a Zagabria  in un weekend.

Mi chiedete il perché osare Zagabria in un weekend? Per staccare la spina, per divertirsi senza troppi frastuoni e lontano dal turismo di massa. Il  suo fascino mitteleuropeo , perfettamente visibile nella sua architettura urbana , vi ammalierà. Camminare per le sue strade è impressionante perché si avverte la convivenza tra miseria e nobiltà, tra vecchio e nuovo. Un susseguirsi di contrasti che ti seduce , un segno evidente di una globalizzazione che ancora tiene il passo il lento. Arte, cultura, e una ricca tradizione enogastronomica si aggiungono alle ragioni per cui vale la pena farci un salto. Oltre che per i suoi  calici di vini pregiatissimi. Tra questi il  mio preferito è il Plavac Mali, un rosso corposo e rotondo  da capogiro. Buona lettura!

Zagabria in un weekend.  Un po’ di storia !

La storia di Zagabria , che è quella della Croazia,  è difficile da riassumere in breve. Anzitutto ci sono numerosi siti archeologici che  testimoniano una piena esistenza dell’essre umano sin dai tempi preistorici. Bisogna aspettare il 1094 per   la fondazione di Zagabria.  In origine è nata come sede di una diocesi sul  colle Kaptol per volere del re ungherese Ladislao I sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Esztergom. Quell’atto la legò  alla dinastia reale magiara,  che mosse di poi le fila del  del suo destino.

Kaptol si sviluppò rapidamente. Ben presto furono costruite residenze canoniche, monasteri e chiese, trasformandola  nel centro della chiesa cattolica croata. La rinascita durò poco quando nel XIII secolo ci fu l’invasione dei Tartari, mentre  la borghesia, e l’aristocrazia croata si espandeva sotto  Kaptol , in un’area che ora è chiamata Gradec. Quest’ultima  si ingrandì pure vertiginosamente . Ottenne privilegi e favori da Bela IV, un altro re ungherese  ,   fino a risultare una libera città reale.

Zagabria in un weekend. Dalla dominazione dei Turchi all’era contemporanea

L’impero ungherese  governò  la Croazia per oltre quattro  secoli. Seguì la conquista ottomana (battaglia di Mohač ,1526 ) e l’annessione al regno asburgico fino alla Prima Guerra Mondiale. L’Austria influenzò molto  la terra croata sotto ogni punto di vista compresa la lingua nazionale. Ma il sogno d’indipendenza non tardò ad attendersi.  Il XIX secolo fu quello  della rivoluzione e del matrimonio  tra il sacro e il profano, ovvero la congiunzione tra  Kaptol e Gradec.  Cosa che generò l’attuale Zagabria, che godette di una certa libertà sotto la neonata federazione slava del  casato dei  Karađorđević.

Nel 1929 la sua democrazia fu  minacciata dalla dittatura del re Alessandro che  creò il Regno di Jugoslavia . Finalmente nel  1991 si manifestò la  repubblica  dilaniata a intervalli dalle ambizioni espansionistiche  dell’allora presidente serbo  Milošević.

Oggi Zagabria è  il nucleo  politico e istituzionale di tutta la  Croazia, che è  il 28° membro dell’Unione Europea (2013)  , e membro della NATO  dal  2013. Ha un sistema politico parlamentare, con un Presidente come capo di Stato e un Primo Ministro come capo del governo. Questo  attualmente è guidato da Andrej Plenković, leader dell’Unione Democratica Croata (HDZ). Con il suo  terzo mandato consecutivo dopo le elezioni del 2024.

Zagabria in un weekend . L’ old city

A Ottobre  sono partita da Pisa e atterrata all’aeroporto di Franjo Tuđman di Zagabria. (15 km) . Ci sono varie possibilità di arrivare nell’urbe .   Dai  taxi e  i transfer privati , che sono i più cari, ai bus che ho preso io , che sono i più economici .  Si può pagare sia in euro che con la kuna , che è la moneta locale , di cui vi consiglio di avere qualche spicciolo in tasca. Non si sa mai per le emergenze . Più che altro perché ho notato che nei ristoranti la prediligono! Dove fare il cambio di valuta? Ci sono uffici ovunque dall’hub aeroportuale alle vie più centrali di Zagabria.

Mi hanno chiesto tutti se tre giornate bastano per ammirare Zagabria . La risposta è sì se volete  soffemarvi sul suo centro storico, che racchiude le attrattive più interessanti. Questo coincide con le due zone di Gradec e di Kaptol, di cui ho già accennato. La prima è la parte alta quella più medievale e monumentale. La seconda è quella bassa ,  più moderna e trafficata perché residenziale.

I tram di Zagabria

I miei itinerari si sono articolati  sulla old city , e si sono tutti diramati dalla strategica e centralissima Piazza Ban Jelačić, il salotto cittadino per antonomasia. Conviene pernottare in questi paraggi. Vi segnalo  il mio alloggio: B&B View in 3 Trg bana Josipa Jelačića, Lower Town, 10000. Prenotato su booking era molto  comodo, elegante con vista mozzafiato sui tetti di Zagabria  . La  colazione , abbondantissima sia dolce che salata, era un buon risveglio, .

Quartier generale perfetto insomma perché servitissimo.  Ci sono i locali più alla moda, i negozi più introvabili e mercati popolari che colorano la piccola metropoli. Punto di snodo principale oltretutto della rete tranviaria (ZET Zagrebacki Elektricni Tramvaj )  che  conduce dal 1891 nella periferia più estrema. Si estende per  53.5 km, e  conta 256 stazioni complessive. I suoi tram sono ormai il suo stesso simbolo e la colorano di azzurro sfrecciando in maniera veloce e regolare a ogni ora.

Cosa  vedere e fare  a Zagabria in un weekend 

Quello che colpisce di Zagabria è la sua architettura che è un mix intrigante di stili:   da quello gotico e rinascimentale al barocco , da quello  neoclassico  all’  Art Nouveau.  Non potrebbe essere diversamente visto che è stata dominata   da est a ovest per novecento anni.

Una time line storica durante la quale  Kaptol la religiosa e Gradec la borghese hanno fatto a gara per primeggiare . Qui oltre a chiese, palazzi,  gallerie e musei , ci sono migliaia di ristorantini . Questi sono lo scrigno segreto della cucina croata, che è basata su ricette multiculturali e che vi delizierà con ricette che riprendono ogni prelibatezza dal sud e il centro dell’Europa e dai Balcani.  

Cosa  mangiare a Zagabria tra un monumento e l’altro

Il ventaglio culinario della Croazia si assaggia a Zagabria! Ovunque si vada ci sono locande tipiche  da quelle più semplici a quelle  più sofisticate. Il  menù croato è ovviamente mare e monti. Si spazia dalla zuppa di crostacei Brodet e le cozze alla Busara ai pasti sostanziosi dell’entroterra come il  Sarma , che sono involtini di crauti con maiale.

Freschezza e stagionalità dei prodotti e  metodi di cottura consolidati nel tempo sono le caratteristiche peculiari della cuisine croata. Non solo primi e secondi, ma anche i dolci sono una bomba ! I più rappresentativi sono:

  •  Le Palacinke:  una frittella simile alle crepes farcita con marmellate o cioccolata;
  • La  Kremsnita:  una torta simile al   millefoglie arricchita di panna e crema.

8 specialità croate da divorare !

1.       Zagorski štrukli: Fagottini di pasta intrisi  di formaggio fresco, spesso servita come dolce;

2.       Pašticada: Stufato di manzo in salsa di vino rosso, spesso accompagnato da gnocchi;

3.       Pecenje con mlinci: Carne (agnello o maiale) con contorni di pasta al forno e  patate arrosto;

4.       Zagrabacki odrezak: una cotoletta zagabrese  ripiena di prosciutto e formaggio che si scioglie in bocca;

5.       Ćevapčići: Polpettine di carne speziate e aromi fatte alla brace o al barbecue;

6.       Punjene paprike: i peperoni ripieni con macinato di carne e paprika;

7. Formaggio di Pag: un formaggio di pecora pregiatissimo perché fatto dalle pecore del famoso atollo croato. Si nutrono nei  poveri pascoli abbondanti d’erbe medicinali, sono di dimensioni ridotte per cui danno poco latte ma buonissimo;

8. Komiška pogača: Focaccia salata e aromatica originaria di Komiža sull’isola di Vis.

La peka

Ogni ghiottoneria e  tecnica di preparazione croata  si fa identità regionale. Unica per esempio è la peka, che è  un modo di cucinare per lo più balcanico. Cosa è?  Una cottura del cibo su una pentola con coperchio , messa sulla brace di un forno o di un camino. Se volete abbandonarvi alle tentazioni del palato vi suggerisco questi  tre posti cult :

A Zagabria si mangia bene e si beve di qualità, non a caso i nettari croati sono tra i più ricercati del pianeta! Comunque, ricordatevi di munirvi di scarpe comode se vi piace come me esplorare la città a piedi. Adesso vediamo di incamminarci per  Zagabria in un weekend! Buon divertimento!

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Piazza  Josip Jelačić

Impossibile non accorgersi di Piazza Ban Jelačić  se si è a Zagabria perché la interseca nel mezzo. Gli zagebresi ci si danno appuntamento . Ci vanno a passeggiare per sorseggiare un drink o per fare shopping nella vicina e lunghissima strada Ilica. Edifici ottocenteschi ben conservati la  fiancheggiano alternando diversi stili artistici:  l’Art Nouveau, il Postmodernismo e il Biedermeier. Quando serve è palcoscenico a cielo aperto per concerti , parate importanti e altro. Non ha sempre avuto questo aspetto. Questo perché ci sono stati  tanti interventi e ridefinizioni anche toponomastici quanti rivolgimenti storici si sono susseguiti nel territorio.

All’inizio nel 1641 fu utilizzata come bazar chiamato Harmica,  che significa “un trentesimo” (dal nome di una tassa riscossa sui prodotti venduti) . Solo nel 1848  fu intitolata al bano Josip Jelačić, che fu l’eroe nazionale . Il governatore croato aiutò  l’Austria contro la rivoluzione dell’Ungheria . Le sue speranze  di ricevere in cambio autonomia politica furono deluse dall’atteggiamento di un governo austriaco ancora più dispotico.

Fiore all’occhiello della piazza è la statua dedicata al patriota che è del 1866 e fu fatta dallo scultore austriaco Anton Dominik von Fernkorn. Il gigante equestre fu poi rimosso durante la Jugoslavia di Tito perché Josip Jelačić era considerato un venduto allo straniero .  Ma riapparve nel 1991.

Cosa c’è intorno?

Proseguendo verso l’altra estremità di Piazza Ban Jelačić   si staglia la fontana di Manduševac   , che forniva acqua potabile fino al XIX secolo. Riporta il nome di Manda , una bella ragazza di cui, secondo leggenda, si innamorò un soldato croato. Alle sue spalle invece si estende il celebre Mercato di Dolac (1931, aperto tutti i giorni dalle 07:00  del mattino fino al primo pomeriggio). Sulla scalinata ad accogliervi c’è la statua di una contadina tipica  con l’inconfondibile cesta da trasporto merci nel suo capo. Fatta nel 2006 è un omaggio alla fatica delle donne per mandare avanti l’economia locale. L’autore è Stjepan Gračan uno scultore croato che usò  come modella una lavoratrice vera che era Kumica Đurđica.

L’emporio è amato dai locali, che ci vengono  a comprare la robba fresca per imbandire le loro tavole .  Dalla frutta alla verdura, dal pesce alla carne, dalle uova al miele, alle piccole bancarelle di souvenir il Mercato di Dolac piace a grandi e piccini . Tutto attorno sono allineati dei bar che servono piccoli spuntini per calmare fame e sete dei passanti.

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Cattedrale di Zagabria 

Adagiata nella upper town la  Cattedrale di Zagabria è una vera e propria roccaforte spirituale. Costruita in stile romanico nel 1093 per volere del re Ladislao I d’Ungheria fu sottoposta a vai rimaneggiamenti. A causa dell’invasione mongola del 1242  fu fortificata . Venne  ridefinita in stile gotico che si mantenne fino al dopo il terremoto del 1880 (Hermann Bollé )

Il tratto distintivo che ne venne fuori da queste trasformazioni furono le due guglie gemelle , che rimangono La silhouette più iconica di Zagabria. Sono alte  108 metri in altezza e simboleggiano  l’ aspirazione della fede verso il Dio.  In realtà ebbero anche la funzioni  di torri d’avvistamento per per combattere i Turchi (XVI sec.) .  Queste fungevano come avamposti per proteggere questa base religiosa insieme al Palazzo dell’Arcivescovado (non visitabile).

Nei dintorni si possono contemplare il grandioso parco Ribnjak (XIX sec.) e   la Chiesa di San Francesco (1200)  . Quest’ultima , in stile neogotico dopo una ricostruzione nel 1880 ,  è considerata  una delle strutture francescane più significative d’Europa.

Nel 2020 un’ altra scossa sismica causò danni significativi al duomo specie alla sua  facciata . Motivo per cui adesso non si può entrare perché in fase di restauro . Ho studiato  che gli interni sono contraddistinti da volte a crociera . Sono  ampi e decorati con  altari in marmo , un pulpito impreziosito in oro ,  il tutto inondato di luce naturale che penetra dalle magnifiche vetrate .  Ci sta dentro la tomba (XX sec., Ivan Meštrović) dell’arcivescovo croato Aloysius Stepinac. Figura controversa che si dice durante la Seconda Guerra Mondiale fosse un simpatizzante   dei nazizti!

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Piazza Markov , Chiesa di San Marco

Per scattare foto fantastiche sullo skyline di Zagabria, ho fatto una sosta  alla  funicolare di Zagabria. Questa collega i due promontori cittadini ed è il più vecchio mezzo di trasporto pubblico (120 anni)  della city . Attiva ogni giorno dalle 06:30 fino alle 22:00,  misura 66 metri.  Un trenino blu cobalto che ogni 10 minuti percorre 66 metri in 64 secondi (costo biglietto singolo 0,66 €) .

Nelle vicinanze sempre in Città Alta sono custoditi altri gioielli quali : il Palazzo del Parlamento Croato , il Palazzo del Governo  e il Palazzo della Corte Costituzionale. La perla di questo pezzetto di Zagabria è la  Chiesa di San Marco sita nell’omonima piazza. Essa presenta una finestra romanica sul fianco meridionale ( XIII sec. ) . Anche questa chiesa non fu esente da modifiche , come quelle che le aggiunsero tre navate e uno stile tardo-gotico ( XIV sec. )  .

Il tetto a mosaico della Chiesa di San Marco

La  popolarità odierna della Chiesa di San Marco è chiaramente il suo tetto :  un mosaico di tegole colorate che rappresenta l’unione di Croazia, Slavonia e Dalmazia. Le tre sorelle erano sotto il dominio austriaco ma godevano di una loro entità  politica e amministrativa. Questo splendido patch  fu realizzato dall’architetto viennese Friedrich von Schmidt e dal suo collaboratore Hermann Bollé (1876 -1882). Altro suo dettaglio di valore  è il vasto ingresso  in stile gotico ( XV sec.) che è arricchito da 15 sculture . Queste personificano:   Giuseppe e Maria con Gesù bambino (in cima), i Dodici Apostoli (su entrambi i lati), San Marco e il Leone (in basso). 

Porta Pietra

Moltissimi turisti affollano il borgo medievale per la cosiddetta Porta Pietra ( XIII sec.) .  Messa ad est fu l’unica apertura difensiva sopravvissuta di quelle che proteggevano Zagabria dagli attacchi nemici. Attraversatela si accede a un santuario che è fatto in onore della Madonna raffigurata in un dipinto inserito in un’ edicola esterna.

Il tempietto è lastricato in pietra dove sono iscritti i ringraziamenti dei miracoli ricevuti dai credenti. La parola più ricorrente è  Hvala Ti”, che si traduce in “Grazie”! Si può accendere una candela ed esprimere un desiderio!  Altri tesori adiacenti sono: la Statua di Dora Krupiceva, eroina del romanzo  L’oro dell’orafo dello scrittore croato August Senoa e la farmacia più antica di Zagabria  (1355).

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Museo delle Relazioni Interrotte

Il  Museo delle Relazioni Interotte  è una delle tante trovate stravaganti dei zagrebini  per intrattenere i viaggiatori. Ospitato dentro lo  splendido palazzo barocco Kulmer colleziona oggetti con descrizioni che raccontano la sofferenza e la malinconia di separazioni amorose .  La prima esposizione avvenne nel 2006 nella Gipsoteca di Zagabria, in occasione del 41º Salone d’arte di Zagabria.

Un successo adesso planetario se di simili ne sono sorti in : Argentina, Bosnia-Erzegovina, Germania, Macedonia, Filippine, Serbia, Singapore, Slovenia, Sud Africa, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.  Il progetto nacque dopo la rottura tra la produttrice cinematografica Olinka Vištica e lo scultore Drazen Grubisic,  entrambi di Zagabria. Come a dire non si sbaglia mai ad amare! Qualcosa resta,  come il successo di questo museo che nel 2011 riscosse il premio Kenneth Hudson per la sua originalità.

Secondo giorno . Zagabria in un weekend

Innegabile che la voglia di esplorare mi è andata sempre più crescendo man mano che sfogliavo qualche guida cartacea su Zagabria. L’orologio si dimentica a casa quando si viaggia. Ma appena realizzi che giunge il momento di rientrare a casa, lo rimetti al polso! Mi è davvero dispiaciuto non potermi soffermare più a lungo . Perché ci sarebbero state da fare altre incredibili gite fuori porta di cui ho letto e di cui per comodità vi riporto l’elenco:

Ottima ragione per staccare un altro biglietto aereo per Zagabria. Tuttavia in questo breve soggiorno ci ho incastrato delle tappe che sono un must in coppia o in famiglia. Perfettamente raggiungibili con i mezzi di traposto vi mostreranno un altro aspetto magico  di  Zagabria .  Quello legato alla natura rigogliosa che la circonda e che  si manifesta in  polmoni verdi e curati tanto apprezzati dai cittadini.

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Parco Maksimir  e lo zoo di Zagabria

Il Parco Maksimir   (info orari e costi) è  un parco foresta dettato da una seria progettazione voluta dai  tre vescovi croati:   Maksimilijan Vrhovac, Aleksandar Alagović e  Juraj Haulik (XVIII sec.) . Imita il landscape inglese e nonostante una superficie piuttosto ridotta (121 ettari circa)  accoglie cinque laghi  e  centinaia di specie vegetali e animali. Tra i suoi abitanti più curiosi:   Dedek  (“nonno” in Italiano) una quercia  di 600 anni, e una moltitudine di picchi rossi.  Gli ornamenti del parco sono i suoi elementi distintivi , di cui più notevole è il Gazebo

A sud del parco c’è anche un magnifico zoo (1925) . Si estende per 19 e ci sono ben 2.225 animali  . Oltre il leopardo delle nevi e il panda rosso popolano questo eden: l’ okapi, l’ addax, la scimitarra Oryx, il leopardo della Cina settentrionale, lo scimpanzé comune, la Scimmia Diana, l’ippopotamo pigmeo, e il  cammello bactrianus. Al Parco Maksimir   ci si può rilassare , fare un picnic, praticare sport o semplicemente perdersi in questa sorta di paradiso terrestre .  Ho avuto la fortuna di godermi questa oasi nei colori bruni dell’autunno con le foglie che cadevano alle improvvise folate di un vento ancora gentile.

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Museo Archeologico di Zagabria

Il Museo Archeologico di Zagabria  (info orari e costi) iniziò la sua attività nel 1846. Dal 1866 fu suddiviso in un Dipartimento di Storia Naturale e Archeologia e Storia. Nel 1945 fu trasferito nell’attuale Palazzo Vranyczany-Hafner . Subì gravi danni per un terremoto nel 2020.

Il  suo patrimonio conta oltre 450.000 reperti locali. Questi  sono datati dalla preistoria al Medioevo , e ci sono anche numerosi resti provenienti dall’estero.

Oltre alla collezione egizia, il museo  conserva anche diverse illustri  collezioni di manufatti greci e romani. Ma le vere  star del museo sono :

Conclusioni. Zagabria in un weekend

Dopo avervi scritto del fascino discreto di Zagabria non abbiate nessuna remora a partire per scoprirla. Chiaramente la Croazia è un magnete per i viaggiatori per le sue coste e i suoi rari elisir, ma il suo entroterra non è da meno. Perché  vi rivelerà delle gemme nascoste e  misteriosi. E Zagabria è solo la punta di un iceberg!

Zagabria in un weekend è stata una bella scelta. Credo che sia una città per tutti ma non per molti . I ritmi sono lenti e a volte pare che il tempo si sia fermato. Zagabria è a misura d’uomo  e vi incanterà con la sua rilassatezza, la sua eleganza e il suo profilo volutamente basso ! Vi coccolerà con tanto da vedere e fare a cui aggiungo in lista queste altre due attrazioni:

Info utili su Zagabria: 

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Trieste in 5 giorni

Trieste in 5 giorni

“…Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà….”

Umberto Saba

Trieste in 5 giorni

Senza dubbio  visitare Trieste in 5 giorni a Pasqua per me è stata un’esperienza indimenticabile. Si tratta dello spettacolare capoluogo (199 305 abitanti)  del Friuli Venezia Giulia ,  una regione a statuto speciale vigorosa e da secoli crocevia di culture diverse per la sua posizione geografica. Una realtà quasi a se stante posta come è al confine con Slovenia e Austria e  incastonata tra l’ altopiano carsico l’Adriatico .

Trieste in 5 giorni mi ha anche fatto rendere conto di una cosa. Normalmente ci si riferisce con il termine Friuli Venezia Giulia  all’intera superficie territoriale .  In realtà si tratta  di due aree distinte , che si sono unificate   tra il 1954 e il 1975 dopo tante controversie che non sono ancora finite. In comune hanno solo la discendenza dall’imperatore Giulio Cesare.

Nello specifico il Friuli (da Forum Iuli l’antica Cividale del Friuli) comprende la provincia di PordenoneUdine e  Gorizia. Di quest’ultima una fetta appartiene invece alla Venezia Giulia (nome  proposto dal linguista G. I. Ascoli nel 1863). Essa  ingloba inoltre:   la  circoscrizione di  Trieste , l’Istria, le isole del Quarnaro e la città di Fiume.

Trieste in 5 giorni. Un piacevole ritorno

Ci sono ritornata a distanza di anni a Trieste , perché mi avevano folgorato Piazza Unità d’Italia e il Castello Miramare. La prima è come una baia di pietra  a ridosso di acque cristalline.   La seconda è una delle più impressionanti fortezze nobiliari a picco sul mare mai viste in vita mia.

Ovviamente Trieste in 5 giorni è stata molto di più di queste attrattive. Perché è davvero un luogo pieno di storia, arte, cultura, sapori,  nettari divini, e paesaggi mozzafiato. Un paradiso ancora poco gettonato, che vi accoglierà a braccia aperte. Scoprire Trieste in 5 giorni non basta per afferrarne l’ anima . Ma è un tempo sufficiente per inebriarsi del suo spirito docile e ribelle, e della sua delicata bellezza .

Che dire! Trieste in 5 giorni è stata una vacanza da sogno!  Una seducente città del nord est  baciata dal sole  e spettinata dalla bora  .  Trieste in 5 giorni mi ha regalato forti emozioni , che proverò a raccontare in questo articolo. Il risultato è una piccola guida in cui propongo degli itinerari da fare a piedi (https://www.triestemetro.eu/poi/2). Buona lettura!

Trieste in 5 giorni: tra mito e storia

Trieste in 5 giorni è stato un salto  dal passaggio degli Argonauti agli Illiri del  II millennio a.C. Roma conquistò Trieste (II secolo a.C.), la plasmò e ne fece un esempio riuscito di convivenza tra genti slave e italiche .

Girando per Trieste in 5 giorni non si direbbe fosse stata distrutta dalle invasioni barbariche del Medioevo. Piuttosto si percepisce da subito un’ impronta squisitamente mitteleuropea , che ci riporta alla dichiarazione di porto franco decretata da Carlo VI (1719). Questa  libertà di navigazione promossa dagli Asburgo  a Trieste fu dettata da ovvi vantaggi finanziari  a favore della casata nobiliare.

Fu un atto che però determinò un generale benessere economico per la comunità. A Trieste prosperò  il commercio . E tutto ciò che lo teneva saldo: da una Borsa alle grandi banche, da  importanti gruppi assicurativi  alle varie compagnie di navigazione.

L’età dell’ oro . L’Ottocento

Che dire,  una golden age con gli Asburgo che continuò fino a tutto l’Ottocento. Proprio quando l’impero austriaco (e poi austro-ungarico) si aprì con Trieste una fiorente porta sul Mediterraneo. Così da cittadina contadina e Italiana Trieste  si ritrovò a essere urbana e cosmopolita . Sull’onda di quest’apertura di confini commerciali giunsero molti stranieri. Etnie di ogni nazionalità, che furono perfettamente integrate dal governo al tessuto sociale triestino con il fine di arricchirlo.

La regina Maria Teresa d’Austria  permise ai forestieri di edificare una propria chiesa, scuola e un cimitero. Ovvero le basi religiose e culturali per la sopravvivenza di qualunque civiltà.  Questo spiega la presenza di svariati luoghi di culto camminando a Trieste in 5 giorni .

Trieste a metà Novecento

Il legame tra Trieste  e l’Europa centrale fu sempre basilare per la sua crescita.  Però il suo cuore batteva per l’ Italia fino a quando non venne incorporata nel regno nel 1918. Dopo il Secondo Conflitto Mondiale e la contesa dei suoi territori tra lo stivale e la Jugoslavia subentrò nuovamente l’occupazione italiana (1920).

Purtroppo la questione triestina durò per molto.  Come del resto nel resto del Friuli Venezia Giulia ,  passando sostanzialmente dalle mani di tedeschi e jugoslavi (1943) a quello degli Americani (1947). Altre spartizioni territoriali purtroppo lacerarono Trieste  (Memorandum di Londra 1954) , che finirono per fortuna con il trattato NATO del 1975

Trieste oggi

Nell’immediato dopoguerra Trieste tornò alla ribalta con il suo porto franco e uno slancio nell’ industria (siderurgia). Rimase e rimane comunque inalterata la sua indole  non solo culturale ma anche  scientifica e tecnologica. Ne è una prova il festival annuale della ricerca scientifica (trieste.next) .

Tuttora Trieste  si distingue come enorme hub di più di 30 istituzioni prestigiose di rilevanza internazionale . Tra queste basta ricordare: l’ Università degli Studi di Trieste,  l’ Osservatorio astronomico di Trieste, l’ Istituto internazionale di fisica teorica, l’ Area Science Park, Elettra Sincrotone  , la Scuola Internazionale di Studi Avanzati.

Al presente Trieste  è una realtà vibrante , che guarda verso il futuro, pur mantenendo  inalterate le tracce della sua storia millenaria. Vive di turismo.  Il settore ittico va forte e anche quello industriale . Si pensi ai solidi gruppi quali:  Illy cafePasta Zara, e la  Diaco farmaceutica. Multiculturale e al passo con altre capitali europee, Trieste è tutta da esplorare!

Trieste in 5 giorni. Perché andare? 

Trieste non rientra immediatamente nella lista delle destinazioni preferite di un viaggiatore. Cosa completamente errata! Perché a Trieste ci sono dei tesori inestimabili e riserva mille sorprese.Quello che maggiormente mi ha sconvolto di Trieste è il suo carattere poliedrico.

A tratti ci si sente quasi gelati dal suo spirito nordico fiero e laborioso. Un attimo dopo ci si scioglie con  la solarità del suo inconfondibile carattere mediterraneo. Lo stesso che  si legge nel sorriso della sua gente di mare. Quella  che d’estate invade i bagni cittadini . O  che ai primi raggi solari  si riversa negli ampi parchi di Trieste, che  è green , immersa nella natura e dedita allo sport

Trieste in 5 giorni. 3 cose che trovate solo qui!

Se vi state chiedendo perché svignarsela dal tran tran quotidiano a Trieste ecco altre  3 stravaganti buone ragioni:

1. Montare in bici lungo la ciclabile Cottur: Trieste vanta una straordinaria  ciclopedonale intitolata al triestino Giordano Cottur (1914 – 2006) . Questi fu un ciclista che per  tre volte si classificò terzo al Giro d’Italia. Inaugurata nel 2010 essa  segue il tracciato della ex ferrovia Trieste-Hrpelje (Erpelle) , attiva tra il 1887 e il 1959 e smantellata nel 1966.

2. Assistere alla  Barcarola Trieste è da sempre rinomata per questa regata attiva dal 1969,  che è entrata per i suoi numeri nel  Guinness World Record. Si svolge ogni seconda domenica di  Ottobre . Come in un maxi stadio si radunano circa 400 000 spettatori per assistere allo spettacolo della gara di 2000 vele;

3.  Recarsi presso il Museo della Bora:  che però ho trovato chiuso !  Sarebbe stato interessante esserci stata per imparare qualcosa sulla bora, il vento che da nord est dilania Trieste . I triestini sono abituati a questo uragano , che devono sopportare almeno una decida di giorni all’anno con una potenza di 150 km/h. Passando attraverso la Slovenia , la Bora  si riversa verso il Carso .ì Sfiora Trieste in inverno e letteralmente la sconvolge . La Bbra si manifesta in folate furiose, che fanno vibrare i mattoni, volare i cassonetti dell’immondizia, e pezzi di cornicione.

Trieste in 5 giorni. Le forme di una città

Volete altre motivazioni per aggiungere Trieste  alle vostre prossime vacanze? Allora vi illustrerò delle piccole rotte per godervi  Trieste in 5 giorni. Per di più vi stuzzicherò il palato accennandovi della tradizione eno-gastronomica locale  . In aggiunta vi segnalerò altre attrattive da fare fuori porta! Diamo intanto uno sguardo alla struttura urbana di Trieste.

Trieste forma come un arco lungo il golfo dell’Alto Adriatico, che è  intersecato a metà da Piazza Unità in corrispondenza della quale corrono le Rive . Un quadro d’autore completato dal Porto Vecchio.  Questo è uno dei più importanti esempi di recupero industriale in Europa. Fattore dovuto al suo essere un polo attivo. Possiede  vasti spazi per pedoni ,  per bici e un museo, che è  il Magazzino 26 ,  relativo al rapporto tra Trieste e il mare.

Trieste in 5 giorni. I° Tappa : il centro storico

Un consiglio per farvi ammaliare da Trieste è quello di leggere una buona guida turistica senza  programmare tutto nel dettaglio. Cioè ogni tanto uscite , e avventuratevi senza pensare troppo. Questo è il modo migliore per afferrare lo spirito misterioso di quest’urbe che riserva meraviglie in ogni dove.

Intanto dovete sapere che l’old city  di Trieste  si allarga dal Ghetto ebraico al quartiere di Canava . Esso culmina nel Colle di San Giusto, che è l’ombelico primordiale di Trieste . I grandi viali invece rappresentano la Trieste degli Asburgo e profilano la sua parte nuova di fattura neoclassica tratteggiata da strade regolari.

Il primo tragitto è stato piuttosto lungo. L’ho fatto tra mattina e pomeriggio partendo dal mio alloggio vicino (www.dovedormireatriste.it ) la stazione di Trieste  (1857) . Questa è in piazza della Liberta 8  , ed è capolinea della linea ferroviaria Trieste-Vienna. Nelle vicinanze vi suggerisco una sosta nella popolarissima Gelateria Zampolli  ,  che  da prepara generazioni gelati e granite da urlo. Munitevi di scarpe comode  per  spassarvela a  Trieste  . Per i più viziati e pigri Trieste si gira bene anche con la macchina e con i mezzi pubblici .

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Piazza Unità d’Italia

Mi sono incamminata  verso la Capitaneria di Porto . Davanti i miei occhi si è materializzata  la statua di J . Ressel (2022, G. Delben, 183 cm) , che fu l’ inventore dell’elica. Poco dopo ho rivisto Piazza Unità d’Italia  (chiamata così in onore di Trieste Italiana nel 1918 ) , sontuosa e imponente come era rimasta nella mia mente. Essa è uno spazio urbano unico nel suo genere, circondato da architetture prestigiose con un lato prospiciente il mare come una quinta scenografica.

L’assetto attuale di Piazza Unità risale al XIX sec. , ovvero quando si eliminarono strutture più ingombranti. Nel 2021 l’architetto B. Huet ridisegnò la piazza con un reticolo di fari azzurri rasoterra che la illuminano di notte. Lo slargo è occupato per intero dal Palazzo del Municipio  (1870),  con la torre dell’orologio e una commistione di stili , specchio del gusto eclettico di quel periodo.

I gioielli di piazza Unità

Davanti Piazza Unità  spunta la  stravagante Fontana dei quattro continenti  di G. Mazzoleni (1751) ,  in memoria  della fortuna commerciale di Trieste . Alla sua  destra si sdraia sublime Palazzo Strati (A. Buttazzoni, 139) . Al suo fianco c’è il Palazzo del Governo (E. Artmann, 1905) , dove risiede la Prefettura: fine fattezza con un porticato centrale e una decorazione a mosaico. Dirimpetto la piazza si venera Palazzo Pitteri (U. Moro 1780) , che sopravvisse alla ricostruzione ottocentesca con i suoi elementi di rococò viennese.

Verso il mare si profila  Palazzo Lloyd Triestino,  fatto da H. von Ferstel (1880) , ove si riunisce la Giunta Regionale. Sulla riva del Mandracchio  fanno bella mostra due statue :

Caffè degli Specchi

Ho un debole  per i caffè storici specie per  il memorabile  Caffè degli Specchi di Trieste . Del 1839 esso ha una posizione strategica in Piazza Unità  . Fu frequentato per i concerti diretti da un esordiente Franz Lehar  (Tu che mi hai preso il cuor) .

Era il posto preferito di J. Joyce e I. Svevo|, due dei tanti personaggi famosi che l’hanno abitata. Perché sedersi al Caffè degli Specchi ? Non solo per il suo cioccolato e l’eccezionale panorama, ma anche per il caffè che a Trieste è davvero un’istituzione!

Il caffè a Trieste

Trieste è stato uno dei maggiori scali caffeicoli del Mediterraneo. Questo è  un primato che si riflette nella precisione del lessico sul caffè:

  • nero : è l’espresso in tazzina;
  • capo : è quello macchiato, versato anche in B, cioè bicchiere;
  • goccia: con schiuma di latte

Il  traffico del caffè  ha garantito per secoli a Trieste  enormi introiti. E la sua vibrante vita intellettuale è germogliata tra i tavolini di altrettanti rinomati caffè cittadini quali : Caffè SanMarco , Antico Caffè Torinese , Caffè Urbanis , e Caffè Tommaseo.

Molo Audace

Lasciatevi stregare dalla passeggiata di Trieste  al  Molo Audace , dove non si distingue l’azzurro del mare con quello della volta celeste. Fu fatto nel 1743 usando come base lo scafo della nave San Carlo. Il 3 novembre 1918 fu ribattezzato Audace. Questo era  l’omonimo cacciatorpediniere che attraccò su questo scalo portando le prime truppe italiane sul suolo di Trieste libera. Il Molo Audace è una stretta lingua di pietra lungo 246 m , con pavimentazione in masegni ,  pietra arenaria locale. Al vertice la caratteristica bitta con la rosa dei venti.

Da qui  sguardo si spinge dal Castello di Miramare e  quello di Duino  fino alle Alpi. Poco distante si colloca la Chiesa di San Nicolò dei Greci (Matteo Pertsch, XIX sec) in stile neoclassico, tempio  della comunità greco-ortodossa.

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Quartiere Ebraico

Il centro storico di Trieste è stato investito dai cambiamenti dell’architettura fascista compromettendo il vecchio Ghetto ebraico . Questo è un labirinto di botteghe , vicoli , trattorie, e altro ancora che si sviluppano fino a Piazza della Borsa.

Il ghetto arrivava fino a via del Monte . In questo punto c’era un ospedale ebraico  . Questo adesso ospita il Museo della Comuità ebraica Carlo e Vera Wagner, che documenta l’importanza che gli ebrei ebbero per Trieste. Un segno della  loro persecuzione  è rimasto nella Risiera di San Sabbacampo di concentramento nazista.

Ogni terza domenica del mese c’è un mercatino dell’usato con oggettistica del Carso , che si possono ribeccare nei negozi d’usato la Rigatteria , in via Malcanto 12 e nella Libreria Achille ,  in Piazza Vecchia.

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Teatro Romano  e Arco di Riccardo

Testimone del primitivo cardo romano di Trieste   è invece il non lontano Arco di Riccardo (metà I sec. d.C. ).  Si soprannominò così forse per Riccardo Cuor di Leone, il quale, di ritorno dalla Terra santa, fu tenuto prigioniero anche a Trieste.

Delle lesene semplici solcano i pilastri dell’ Arco di Riccardo sormontati da capitelli corinzi. Alto 7 m e largo 5  rimase sempre problematico inserirlo nel circondario delle varie abitazioni. Specialmente quando si ritrovò il  piedritto occidentale nel 1913 che evidenziò appunto l’area archeologica di epoca romana .

Poco lontano sbuca fuori il Teatro Romano ( anfiteatro de I sec. d. C. ) . Capace di contenere  6000 spettatori, è stato edificato quasi interamente in muratura.  Ad eccezione del palcoscenico che doveva essere in legno. Alle sue spalle domina un Antiquarium in via Donota , che accoglie  i resti di una domus e di un sepolcreto di età romana.

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Il colle e la Cattedrale di San Giusto

Salendo lungo la ripida via della Cattedrale si fanno notare la chiesa di S. Maria Maggiore (1682) con la sua  maestosa facciata barocca;  la  Basilica romanica di S. Silvestro (XII sec.) . Da cui  si giunge al Colle di San Giusto . Questo è il punto più alto di Trieste. E anche il più antico , perché vi sorgeva l’emporio romano.

In cima c’è la  Cattedrale di San Giusto, che risulta asimmetrica perché è la risultante di due chiese accostate preesistenti . Il duomo si contraddistingue:

Interno della cattedrale

Il suo interno è a cinque navate . Una foresta di colonne con decorazioni in legno e dipinti e un magnifico lampadario in ferro battuto (doni del duca Massimiliano d’Asburgo) . Le due absidi ai lati di quella centrale son ornate con dei mosaici di scuola veneto bizantina (XIII sec.) . Ci sono figure di : Cristo, San Giusto, la Madonna e gli arcangeli Michele e Gabriele, e gli Apostoli.

Internamente si custodisce la cappella del Tesoro impoverita da un furto del 1984. Tra gli oggetti di valore:

Le pareti sono istoriate da un Cristo tardogotico (XIV sec.) e un ciclo di affreschi coevo illustra episodi della vita di San Giusto.

Castello di San Giusto

Il Castello di San Giusto fu un capriccio degli imperatori austriaci . I lavori ebbero inizio nel 1468 e finirono nel 1636  conferendo al castello l’attuale forma triangolare munita di bastioni ai vertici . Nel Seicento fu un carcere politico, e nel Settecento si smantellarono le sue mura. Poi fu donato al Comune di Trieste nel 1932 e fu visitabile nel 1936. Quello che si può vedere ora  oltre al lapidario, sono : la cappella, la sala Caprin, l’ampio cortile e gli spalti.

Dal Colle San Giusto attraverso un filare di alberi ci si infiltra  nel Monumento dei Caduti della Prima Guerra mondiale (Attilio Selva, 1935) . E  al Parco delle Rimembranze , un omaggio ai caduti , raggiungibile anche da Piazza Goldoni attraverso la gigantesca Scala dei Giganti.

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Museo Winckelman

Il Museo Winckelman (1800) è ricavato da  uno stabile a tre piani . Raccoglie  testimonianze della preistoria e protostoria di Trieste (rinvenuti da Carlo Marchesetti) e dell’Istria. Esso è arricchito con donazioni private di reperti di diverse civiltà: greca, cipriota, lucana , egizia, maya  e  altro ancora.

Fa particolare effetto l’adiacente Orto Lapidario , un boschetto di epigrafi, monumenti vari . In questo si nasconde il tempietto neoclassico con il monumento a Winckelmann. Il dotto tedesco fu ritenuto il padre dell’archeologia e morì assassinato a Trieste . Ciò accadde nel 1768 mentre era ospite della Locanda Grande. L’ideatore di questo cenotafio  fu Domenico Rossetti, procuratore civico e dotto studioso di storia patria.

Altro superficie museale è  quella del Giardino del Capitano, un insieme di lapidi ed iscrizioni di epoca medioevale-moderna . Nell’agosto del 2000, gli ambienti al piano terra del museo sono stati forniti  di cinque ambienti, nonché del nuovo ingresso con il bookshop.

Per info visite: https://museoantichitawinckelmann.it/

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Piazza Cavana

Piazza Cavana era originariamente il covo di marinai che  alleviavano le fatiche del lavoro tra alcol e donne dei bordelli sparsi qui e lì. Al presente è un rione molto animato . Soprattutto la sera, perfetto per un after dinner in uno dei tanti locali affollati e alla moda, che offrono quasi sempre musica dal vivo.

Nei pressi di Piazza Cavana sono da non perdere:

 Trieste in 5 giorni: le Rive

Le Rive ( XVIII-XIX sec.) di Trieste sono come una terrazza sul mare appena ci si allontana dal suo centro storico. La loro genesi è legata al predominio austriaco ( dal 1382 ) e sono nella fattispecie :

I palazzi lungo le Rive

Le Rive è un giretto lungo dal Porto Vecchio a Piazza Venezia, tra geometrie neoclassiche ed eclettiche. Si alternano le architetture più minimali e  festose  dal Secolo d’Oro di Trieste alla Belle Epoque a seconda del periodo di appartenenza. Tra queste:

  Esso fu il lusso a Trieste dal 1841 per antonomasia. Vi si impiantò oltretutto il primo ascensore (1884)  e riscaldamento centralizzato di Trieste (1910).

Trieste in 5 giorni. II tappa: città nuova

Trieste in 5 giorni è un ricordo indelebile. Dopo aver lasciato il centro storico cittadino la seconda tappa ha coinvolto la Trieste più recente. Da piazza Oberdan (non tralasciate il vicino Museo del Risorgimento) mi sono diretta verso il versante settentrionale che si allunga verso Borgo teresiano. Questo fu opera della regina Maria Teresa (1740-1780). Esso è  fatto  di isolati compresi tra le vie Carducci e Ghega. Qui di particolare fascino sono i fabbricati  a tre piani che erano prima degli ex fondaci.

Successivamente si staglia il Borgo franceschino che confluisce appena a Barriera nuova. Questo è un rione architettonicamente vario . Altamente popolato che va da via Giosuè Carducci a l’intero Viale XX Settembre e  sfoggia delle chicche ,  quali:

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Canal Grande

A sud in verticale si convoglia in via Roma che tramite il Ponte Rosso sobbalza sul Canal Grande. Questo era un rigagnolo di acqua utile per le precedenti saline . Sotto la riurbanizzazione asburgica il ponte tramutato in porto e completato nel 1756. Richiama molti turisti per il suo specchio d’acqua altamente scenografico. Oltre che per la statua di James Joyce in corrispondenza della via Gioacchino Rossi ( Nino Spagnoli , 2004).

Tra i grandi palazzi che orbitano attorno il  Canal Grande meritano di essere citati quello di Gopcevich, dove attualmente c’è il Museo teatrale Carlo Schimdl. Il suo creatore fu G.  Berlam (1823), che realizzò pure quello del Morpurgo (175) prospiciente Piazza Vittorio Veneto. Questo fu l’appartamento di una ricca famiglia della borghesia imprenditoriale triestina dell’800.

Chiesa di Sant’Antonio e San Spiridone

Il Canal Grande è incorniciato alle sue spalle dalla Chiesa di Sant’Antonio (P.  Nobile 1828) in stile neoclassico. Essa fu  necessaria  per  venire incontro alle esigenze religiose della popolazione . Questa si era allargata parallelamente al suo sviluppo tra  il 1700 e  il 1800.

Nelle immediate vicinanze si profila il  Tempio di San Spiridone , (C. Maciachini,1861). Essa è una chiesa serbo ortodossa , una comunità che si insediò a nella  Trieste  fiorente  del 1719 . A croce greca si caratterizza per delle cupole sofisticate. Ci possono stare  1600 fedeli ed è in stile bizantino . Sono d’impatto le decorazioni musive delle facciate e la copertura in pietra dalla cave del Carso, Istria, Carrara e Verona.

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Trieste: Svevo, Joyce e Saba

Il Canal Grande si insinua come un serpente fino  al Borgo giuseppino . Questo sorse sotto Giuseppe II quando Trieste era al massimo del suo splendore. Di pari passo si allargarono i confini oltre l’attuale Molo Bersaglieri e si intensificò la sua produzione culturale e artistica.

 Italo Svevo, James Joyce, e Umberto Saba sono dei pilastri dello straboccante panorama di Trieste , che ha fatto da salotto ai primi del Novecento ai tormenti esistenziali dell’uomo. Qui i tre celebri scrittori riuscirono sfogare il loro genio facendo dell’equilibrismo esistenziale una ragione di vita.

Trekking letterari a Trieste

Di suggestioni letterarie Trieste è pervasa in ogni dove. Per esempio al secondo piano della Biblioteca Centrale in via della Madonna: sono visitabili gratuitamente i Civici Musei Letterari, il Museo Sveviano e il Museo James Joyce.

Trieste ostenta una serie di trekking letterari che prendono spunto dai tre intramontabili autori. Tappe ben segnalate da targhe in colore diversi azzurro per Saba, verde per l’irlandese, e il nero per Svevo.  Una delle fermate più popolari è quella di:

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Piazza della Borsa  

Come è facile dedurre Piazza della Borsa è stato l’epicentro del rilancio economico di Trieste . Impreziosita da una rigogliosa Fontana di Nettuno ( G. D. Mazzoleni , 1755) fu Borsa mercantile prima e dei valori poi. Chissà cosa pensa Gabriele D’Annunzio (A. Verdi, 2029) mentre legge ! Una delle tante statue che si possono contare a Trieste!

Al n 5 della disciplinata schiera di palazzi neoclassici a sud della piazza c’è la Portizza un passaggio che conduce al Ghetto vecchio. La sovrasta un panduro. Elemento architettonico onnipresente a Trieste. Un volto di pietra che riporta alla mente i temibili soldati ungheresi che per secoli la difesero dai Turchi . La loro funzione era quella di scoraggiare i malintenzionati

Cosa c’è attorno a Piazza della Borsa 

La pianta dello slargo è irregolare, antecedentemente protetta da cinte murarie  e fa incontrare la Trieste vecchia con quella nuova voluta da Maria Teresa. Si possono contemplare tutto intorno:

Trieste in 5 giorni. III tappa: Castello Miramare

Il Castello Miramare (Grignano) fu fatto tra il 1856 e il 1860 da C. Junker per volere del duca Massimiliano (1832-67) . Il giovane Asburgo era innamorato dell’Adriatico e di Trieste. Era molto giovane quando era governatore della Lombardia e del Veneto.  Il suo soggiorno con la  consorte Carolina durò poco dopo il suo assassinio in Messico . Qui le sue mire espansionistiche vennero ricambiate con la fucilazione.

Tutto in pietra bianca d’Istria il Castello Miramare si presenta all’esterno con ampi  archi acuti che movimentano la verticalità dei suoi motivi gotici. Un complesso unico  agghindato con  terrazze e un lussureggiante parco che scende a balze verso balconate panoramiche. Da qui si può scorgere tutta la magnificenza della costa triestina e l’estuario dell’Isonzo.

Gli interni del castello

 I suoi interni sono pregevoli con tutti gli arredamenti, i dipinti, e cimeli della coppia regale. Nelle stanze di Massimiliano spiccano la camera da letto, lo studio . Mentre quelle di Carlotta primeggiano per un delizioso boudoir. La sala della rosa dei venti era nella bella stagione una sala da pranzo e da gioco d’inverno. Ci sono altri uffici con storiografia della casa asburgica.

A pranzo mi sono deliziata in un ristorante La Terrazza Villa Tergeste in V.le Miramare, 331.  Personale gentile e professionale e primi e secondi di pesce strepitosi al prezzo giusto. Impagabile la vista sul mare triestino.

Info visite:  https://miramare.cultura.gov.it/acquista/; Info trasporti: clicca qui

Trieste oltre il centro storico

Dopo il lauto banchetto a base di sardine e cozze marinate mi sono avviata in autobus a Trieste .Ho avuto modo di osservare da lontano il resto delle meraviglie che Trieste   riserva oltre il suo centro storico. Tra queste:

Trieste sempre più in alto!

Non è finita qui. Per non annoiarvi potete prendervi di coraggio e salire verso le alture di Trieste : 

Trieste in 5 giorni. IV tappa: Duino e il Sentiero Rilke

Duino è un romantico borgo marinaro adagiato sotto le falde del monte Ermada.  Intorno alla montagna troverete i segni della Grande Guerra: caverne usate come riparo e trincee dell’esercito austro-ungarico .

Anticamente Duino era un  santuario del culto celtico della Luna e del Sole .  Poi i Romani lo conquistarono (I sec. a.C.). Nel Medioevo era un feudo imperiale di cui rimangono le rovine di un vecchio castello (XI sec.) sostituito da un altro nel 1395.

Quest’ultimo è il celebre Castello di Duino , che appartenne ai principi di Torre Hofer Valsassina e al momento a quelli di  Torre e Tasso.  Questi ne furono i secolari proprietari. Si possono prenotare visite perché ne vale davvero la pena . Tra le sue perle : la Scala del Palladio, capolavoro di architettura e il forte-piano del 1810 sul quale suonò Liszt .

Cosa vedere a Duino

Nel 1476 le battaglie fra Veneziani e Saraceni rasero al suolo Duino . Dal ‘600 perse la sua funzione militare e diventò  una corte umanistica che pullulava  di letterati e ospiti illustri.   Gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale è un vaso di pandora tutto da scoperchiare!

Il suo centro storico è davvero piccino e oltre le mura del Castello di Duino di valore è la chiesa del Santo Spirito (1543) e il porticciolo  ricavato da rocce  a  strapiombo sul mare. Una di esse ha  la forma di una donna la Dama Bianca. Secondo la leggenda era l’infelice moglie di un feudatario crudele che finì per gettarsi in acqua. Per pietà divina rimase pietrificata durante la caduta.

Sentiero Rilke

A Duino ci si può anche ritrovare dopo un trekking (2km) di circa un’ora . Basta raggiungere il  comune di Sistiana. Dopo aver parcheggiato con l’auto (da Trieste bus n 44)  avviatevi in uno dei suoi  accessi . Nel giro di pochi minuti attraverserete la Riserva Naturale delle Falesie con tanto di sosta per camperisti!

Un paradiso di macchia mediterranea serrata da cielo e mare che ispirò al poeta praghese Rilke le sue Elegie (1912). Da cui l’appellativo di Sentiero di Rilke ,  uno dei tragitti più incantevoli del Carso triestino. Potrete osservare le postazioni belliche sparse ovunque lungo questo splendido cammino che costeggia le falesie a picco sul Golfo di Trieste.

Duino e dintorni

Altro da perlustrare vicino Duino :

“Avevo una città bella tra i monti

rocciosi e il mare luminoso. Mia

perché vi nacqui, più che d’altri mia

che la scoprivo fanciullo, ed adulto

per sempre a Italia la sposai col canto”

Le osmize

Se vi sentirete provati e affamati potreste provare per una sosta presso degli agriturismi unici nel loro genere . Sono le cosiddette osmize, dalla parola slovena che indica il numero 8 tante quante erano le volte che potevano stare aperti all’anno. Servono solo cibo pronto e  crudo tranne l’uovo . A volte si improvvisa qualche gruppo che suona canti tipici .

Per trovarle dovete stare attenti a delle insegne improvvisate appese ai rami. Sono ormai ridotte  a poco più che venti in tutto per lo più sulla linea slovena. L’ideale per trascorrere una gita fuori porta la domenica.

Trieste in 5 giorni. V Tappa: i musei di Trieste

Trieste  è un sogno anche sotto la pioggia. Più scomoda da girare ma sempre affascinante. Subito dopo un’abbondante colazione faccio un elenco dei musei più esclusivi dove dirigermi. Devo ammettere che quello di Revoltella è stata davvero un’esperienza! Imbottigliato in una villa settecentesca, preserva significativi pezzi d’arte tra cui disegni del Tiepolo.  Mi ha succhiato tutte le energie, per cui ho dovuto  aggirare il Civico Museo Sartorio .

Oltrepassata piazza Venezia sono rimasta a meditare sull’eccezionalità del Museo Revoltella , che vi descriverò in basso . Intanto nei pressi della Marina di  San Giusto, mi sono seduta ai tavolini di Eataly. Ho sbranato dei crostini con acciughe e burro. Mentre stavo sorseggiando uno spritz vedo le gocce d’acqua  lentamente solcare i vetri appannati del mega mercato. Non mi sono fatta mancare nulla come un inaspettato corso sul gin davvero entusiasmante.

 

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Il Salone degli Incanti e Salgado

Il pomeriggio l’ho terminato ammirando Amazonia , una mostra fotografica di S. Salgado (1944) , uno dei più quotati fotografi esistenti . Per sette anni ha vissuto in Brasile . Con i suoi  scatti drammatici in bianco e nero ha documentato gli ultimi popoli rimasti nel più esteso polmone verde del nostro pianeta.

L’evento si è svolto nell’auditorium dell’esclusivo Salone degli Incanti  (1913, G. Polli). Questa era una pescheria , che poi fu  rimessa in uso come centro espositivo polivalente . Nel 1974 Francis Ford Coppola la scelse per il Padrino  . Per la scena  dello sbarco degli immigrati a Ellis Island, New York. 

Museo Revoltella

Accanto al Civico Museo della civiltà Istriana Fiumana Dalmazia si scova il   Museo Revoltella  . Inizialmente era la residenza nobiliare (1853, F.Hitzig) del barone veneto  P. Revoltella (1795-1869).Nel 1902 il municipio ereditò la sua proprietà che insieme ad altri due beni adiacenti (casa Brunner e palazzina Basevi) formarono l’attuale galleria moderna.

Morandi, Manzù, Pomodoro, Fontana e Burri sono alcuni dei maestri che potrete esaminare a fondo. L’unione dei fabbricati fu frutto dell’ingegno di Carlo Scarpa (1962) , che volle così farci un contenitore d’arte a quattro  strati.

Dopo un corridoio con sculture (A . Selva,   M. Mascherini , P. Magni, XX sec.  )  all’ingresso del  Museo Revoltella  c’era  un porticato . Mi ha colpito per una antica libreria in noce fatta dal vicentino Giovanni Moscotto nel 1855.

La camera ottica e Van Gogh

Tante sono le cose che più mi hanno rapito. Per cominciare gli appartamenti del  Revoltella  e una camera ottica attraverso cui scrutava segretamente  le navi  di Trieste! Dopo avere fatto un paio di scale mi è stato assolutamente chiaro quanto l’imprenditore si distinse per il finanziamento del Canale di Suez. Impresa ardita fatta da Lesseps che consentiva di essere in Africa da Bombay  in  4600 miglia invece del doppio! Tema costante per tutto il museo sottoforma di marmi o quadri di Fiedler e Schiavoni (IX sec.).

Ho visto anche  una mostra sul pittore olandese Van Gogh. Muore a 37 anni 10 anni . Non sapevo che la sua mecenate fu Helene Kröller-Müller  .  Nel XX secolo la coraggiosa collezionista sì dedico alla creazione di una fondazione tutta dedita all’intramontabile Van Gogh.

Arte a tutto tondo

Ci ho passato tutta una mezza giornata al  Museo Revoltella . E non mi è bastato. Una buona porzione del museo immortala l’arte del ‘900 (De Chirico e la Secessione Romana) e i più considerevoli traguardi epocali di fine secolo. Come l’introduzione di un acquedotto a Trieste (1850). Questo è impersonificato dalle curve della Ninfa Aurisina scultura che rende leggiadra la scala elicoidale interna . O ancora una tela di Cesare dell’Acqua (1855) sulla Proclamazione Porto Franco di Trieste.

Potevano non esserci dei calchi in gesso di Canova e Houdon di Napoleone? L’insolente imperatore francese le tornò indietro! Per lo meno sappiamo quale ea la sua faccia dai ritratti di Bartolini, suo ritrattista ufficiale toscano! Revoltella fondò una scuola di disegno oggi I .T. A . Volta. Ne vengono fuori grandi artisti locali come N.  Cozzi artista poliedrico e grande alpinista. E. R. Ratman e V .Timmel.

 

Trieste in 5 giorni da mangiare

Non c’è dubbio che l’enogastronomia di Trieste è un melting pot di sapori sloveni, greci, kosher, orientali e mitteleuropei  . Una cornucopia di piatti di pesce e di mare che hanno in comune l’abbinamento con i vini locali. Questi sono i nettari autoctoni delle colline del Carso . Mi sto riferendo rispettivamente al  Terrano (rosso ) e il  Vitovska (bianco). Fatevi versare qualche goccia presso Enoteca Giovinotto in  Via Trento, 9,

Dove gustare la cuisine triestina? Nei tanti ristoranti che in tutta Trieste sono pronti a sfornare la loro specialità giornaliera. In basso vi elenco alcuni di quelli che mi sono piaciuti di più:

Ricette da provare a Trieste in 5 giorni

Se  i triestini si assomigliano per la regolarità dei pasti quotidiani, un’usanza tutta loro è quella del rebechin. Prima era la merenda di metà mattina di lavoratori portuali. Adesso è   un ricco aperitivo con tanto di buffet . Tra i mitici drink meritano un’alta considerazione lo spritz bianco (vino bianco,  acqua gasata o seltz, ghiaccio e limone) e l’hugo , prosecco con sambuco e menta.

La cucina della di Trieste e provincia è opulenta e varia.  Tra le tipicità triestine molto apprezzate ci sono:

  • La jota : che è una zuppa con cavolo, fagioli, maiale e patate;
  • La granseola : che è come uno stufato di granchio ammollato in cipolla, e poi insaporito con aglio e prezzemolo .

In montagna prevalgono carni e formaggi come lo jamar del Carso . Dalla crosta rugisa, sta 4 mesi nelle grotte naturali che gli conferiscono delle sfumature erborine . Se vi è venuta fame vi srotolo un tipico menù triestino a cui ricorrere.

Mare

  • Baccala Mantecato: questa è la tapa triestina per eccellenza. Ovvero una crema di baccala (dissalato, ammollato, e bollito)  da spalmare nei crostini caldi  ;
  • Gamberi alla busara : sono gamberi o a volte scampi sfumati in padella con il brandy . Poi sono messi in una zuppa di mare . Aglio, cipolla, prezzemolo, pomodoro e peperoncino fanno il resto;
  • Sardoni impanai: sono le famose alici impanate e fritte, in umido o in saor , ovvero alla veneziana con cipolle, aceto e alloro ;
  • Pedoci a la scotadeo : sono le cozze alla scottadito, cucinate in bianco con aglio, prezzemolo e pangrattato . Sono un must da provare!

Montagna

Contorni

  • Patate in tecia: sono le patate al tegame . Possono essere lessate e ripassate in padella con cipolla, pancetta;
  • Polenta: consistente come quella alpina che si accompagnano alle luganeghe e ai  fasoi ( salsicce e fagioli) . Oppure al frico, che è una specie di frittata di formaggio, patate e cipolle senza uova   ;
  • Capuzi garbi : sono cavoli cappucci acidi molto invitanti e appetitosi.

Dolci

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Conclusioni . Trieste in 5 giorni

Si dice di Trieste che sia una piccola Vienna sull’acqua. Il paragone calza perfettamente , perché c’è molto  che l’avvicina alla perla del Danubio. Parafrasando U. Saba , Trieste è “come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore”.

Una confessione passionale del poeta triestino per la sua terra scritta in Italiano quando Trieste era ancora imperiale. Non è un dettaglio. Non c’è ragione di nascondere che gli Asburgo l’hanno fatta evolvere nella massima potenza storica della Mitteleuropa. Inestimabile sbocco sul Mediterraneo Trieste è stata la patria di armatori navali, assicuratori internazionali e uomini di affari.

Trieste vi aspetta per svelare tutte i suoi segreti. Non cercate qui gli schiamazzi di una movida sfrenata, o di divertimento allo stato puro. Trieste non è nulla di tutto questo. Calma, tranquilla ed elegante saprà farvi godere dell’atmosfera pacata e a tratti giovane dei suoi localini sparsi per via Torino. Per il resto vi auguro di mettere Trieste nella lista delle vostre prossime vacanze!

 

Siti utili su Trieste: 

 

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