“…Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà….”
Trieste in 5 giorni
Senza dubbio visitare Trieste in 5 giorni a Pasqua per me è stata un’esperienza indimenticabile. Si tratta dello spettacolare capoluogo (199 305 abitanti) del Friuli Venezia Giulia , una regione a statuto speciale vigorosa e da secoli crocevia di culture diverse per la sua posizione geografica. Una realtà quasi a se stante posta come è al confine con Slovenia e Austria e incastonata tra l’ altopiano carsico e l’Adriatico .
Trieste in 5 giorni mi ha anche fatto rendere conto di una cosa. Normalmente ci si riferisce con il termine Friuli Venezia Giulia all’intera superficie territoriale . In realtà si tratta di due aree distinte , che si sono unificate tra il 1954 e il 1975 dopo tante controversie che non sono ancora finite. In comune hanno solo la discendenza dall’imperatore Giulio Cesare.
Nello specifico il Friuli (da Forum Iuli l’antica Cividale del Friuli) comprende la provincia di Pordenone, Udine e Gorizia. Di quest’ultima una fetta appartiene invece alla Venezia Giulia (nome proposto dal linguista G. I. Ascoli nel 1863). Essa ingloba inoltre: la circoscrizione di Trieste , l’Istria, le isole del Quarnaro e la città di Fiume.
Trieste in 5 giorni. Un piacevole ritorno
Ci sono ritornata a distanza di anni a Trieste , perché mi avevano folgorato Piazza Unità d’Italia e il Castello Miramare. La prima è come una baia di pietra a ridosso di acque cristalline. La seconda è una delle più impressionanti fortezze nobiliari a picco sul mare mai viste in vita mia.
Ovviamente Trieste in 5 giorni è stata molto di più di queste attrattive. Perché è davvero un luogo pieno di storia, arte, cultura, sapori, nettari divini, e paesaggi mozzafiato. Un paradiso ancora poco gettonato, che vi accoglierà a braccia aperte. Scoprire Trieste in 5 giorni non basta per afferrarne l’ anima . Ma è un tempo sufficiente per inebriarsi del suo spirito docile e ribelle, e della sua delicata bellezza .
Che dire! Trieste in 5 giorni è stata una vacanza da sogno! Una seducente città del nord est baciata dal sole e spettinata dalla bora . Trieste in 5 giorni mi ha regalato forti emozioni , che proverò a raccontare in questo articolo. Il risultato è una piccola guida in cui propongo degli itinerari da fare a piedi (https://www.triestemetro.eu/poi/2). Buona lettura!
Trieste in 5 giorni: tra mito e storia
Trieste in 5 giorni è stato un salto dal passaggio degli Argonauti agli Illiri del II millennio a.C. Roma conquistò Trieste (II secolo a.C.), la plasmò e ne fece un esempio riuscito di convivenza tra genti slave e italiche .
Girando per Trieste in 5 giorni non si direbbe fosse stata distrutta dalle invasioni barbariche del Medioevo. Piuttosto si percepisce da subito un’ impronta squisitamente mitteleuropea , che ci riporta alla dichiarazione di porto franco decretata da Carlo VI (1719). Questa libertà di navigazione promossa dagli Asburgo a Trieste fu dettata da ovvi vantaggi finanziari a favore della casata nobiliare.
Fu un atto che però determinò un generale benessere economico per la comunità. A Trieste prosperò il commercio . E tutto ciò che lo teneva saldo: da una Borsa alle grandi banche, da importanti gruppi assicurativi alle varie compagnie di navigazione.
L’età dell’ oro . L’Ottocento
Che dire, una golden age con gli Asburgo che continuò fino a tutto l’Ottocento. Proprio quando l’impero austriaco (e poi austro-ungarico) si aprì con Trieste una fiorente porta sul Mediterraneo. Così da cittadina contadina e Italiana Trieste si ritrovò a essere urbana e cosmopolita . Sull’onda di quest’apertura di confini commerciali giunsero molti stranieri. Etnie di ogni nazionalità, che furono perfettamente integrate dal governo al tessuto sociale triestino con il fine di arricchirlo.
La regina Maria Teresa d’Austria permise ai forestieri di edificare una propria chiesa, scuola e un cimitero. Ovvero le basi religiose e culturali per la sopravvivenza di qualunque civiltà. Questo spiega la presenza di svariati luoghi di culto camminando a Trieste in 5 giorni .
Trieste a metà Novecento
Il legame tra Trieste e l’Europa centrale fu sempre basilare per la sua crescita. Però il suo cuore batteva per l’ Italia fino a quando non venne incorporata nel regno nel 1918. Dopo il Secondo Conflitto Mondiale e la contesa dei suoi territori tra lo stivale e la Jugoslavia subentrò nuovamente l’occupazione italiana (1920).
Purtroppo la questione triestina durò per molto. Come del resto nel resto del Friuli Venezia Giulia , passando sostanzialmente dalle mani di tedeschi e jugoslavi (1943) a quello degli Americani (1947). Altre spartizioni territoriali purtroppo lacerarono Trieste (Memorandum di Londra 1954) , che finirono per fortuna con il trattato NATO del 1975
Trieste oggi
Nell’immediato dopoguerra Trieste tornò alla ribalta con il suo porto franco e uno slancio nell’ industria (siderurgia). Rimase e rimane comunque inalterata la sua indole non solo culturale ma anche scientifica e tecnologica. Ne è una prova il festival annuale della ricerca scientifica (trieste.next) .
Tuttora Trieste si distingue come enorme hub di più di 30 istituzioni prestigiose di rilevanza internazionale . Tra queste basta ricordare: l’ Università degli Studi di Trieste, l’ Osservatorio astronomico di Trieste, l’ Istituto internazionale di fisica teorica, l’ Area Science Park, Elettra Sincrotone , la Scuola Internazionale di Studi Avanzati.
Al presente Trieste è una realtà vibrante , che guarda verso il futuro, pur mantenendo inalterate le tracce della sua storia millenaria. Vive di turismo. Il settore ittico va forte e anche quello industriale . Si pensi ai solidi gruppi quali: Illy cafe , Pasta Zara, e la Diaco farmaceutica. Multiculturale e al passo con altre capitali europee, Trieste è tutta da esplorare!
Trieste in 5 giorni. Perché andare?
Trieste non rientra immediatamente nella lista delle destinazioni preferite di un viaggiatore. Cosa completamente errata! Perché a Trieste ci sono dei tesori inestimabili e riserva mille sorprese.Quello che maggiormente mi ha sconvolto di Trieste è il suo carattere poliedrico.
A tratti ci si sente quasi gelati dal suo spirito nordico fiero e laborioso. Un attimo dopo ci si scioglie con la solarità del suo inconfondibile carattere mediterraneo. Lo stesso che si legge nel sorriso della sua gente di mare. Quella che d’estate invade i bagni cittadini . O che ai primi raggi solari si riversa negli ampi parchi di Trieste, che è green , immersa nella natura e dedita allo sport!
Trieste in 5 giorni. 3 cose che trovate solo qui!
Se vi state chiedendo perché svignarsela dal tran tran quotidiano a Trieste ecco altre 3 stravaganti buone ragioni:
1. Montare in bici lungo la ciclabile Cottur: Trieste vanta una straordinaria ciclopedonale intitolata al triestino Giordano Cottur (1914 – 2006) . Questi fu un ciclista che per tre volte si classificò terzo al Giro d’Italia. Inaugurata nel 2010 essa segue il tracciato della ex ferrovia Trieste-Hrpelje (Erpelle) , attiva tra il 1887 e il 1959 e smantellata nel 1966.
2. Assistere alla Barcarola : Trieste è da sempre rinomata per questa regata attiva dal 1969, che è entrata per i suoi numeri nel Guinness World Record. Si svolge ogni seconda domenica di Ottobre . Come in un maxi stadio si radunano circa 400 000 spettatori per assistere allo spettacolo della gara di 2000 vele;
3. Recarsi presso il Museo della Bora: che però ho trovato chiuso ! Sarebbe stato interessante esserci stata per imparare qualcosa sulla bora, il vento che da nord est dilania Trieste . I triestini sono abituati a questo uragano , che devono sopportare almeno una decida di giorni all’anno con una potenza di 150 km/h. Passando attraverso la Slovenia , la Bora si riversa verso il Carso .ì Sfiora Trieste in inverno e letteralmente la sconvolge . La Bbra si manifesta in folate furiose, che fanno vibrare i mattoni, volare i cassonetti dell’immondizia, e pezzi di cornicione.
Trieste in 5 giorni. Le forme di una città
Volete altre motivazioni per aggiungere Trieste alle vostre prossime vacanze? Allora vi illustrerò delle piccole rotte per godervi Trieste in 5 giorni. Per di più vi stuzzicherò il palato accennandovi della tradizione eno-gastronomica locale . In aggiunta vi segnalerò altre attrattive da fare fuori porta! Diamo intanto uno sguardo alla struttura urbana di Trieste.
Trieste forma come un arco lungo il golfo dell’Alto Adriatico, che è intersecato a metà da Piazza Unità in corrispondenza della quale corrono le Rive . Un quadro d’autore completato dal Porto Vecchio. Questo è uno dei più importanti esempi di recupero industriale in Europa. Fattore dovuto al suo essere un polo attivo. Possiede vasti spazi per pedoni , per bici e un museo, che è il Magazzino 26 , relativo al rapporto tra Trieste e il mare.
Trieste in 5 giorni. I° Tappa : il centro storico
Un consiglio per farvi ammaliare da Trieste è quello di leggere una buona guida turistica senza programmare tutto nel dettaglio. Cioè ogni tanto uscite , e avventuratevi senza pensare troppo. Questo è il modo migliore per afferrare lo spirito misterioso di quest’urbe che riserva meraviglie in ogni dove.
Intanto dovete sapere che l’old city di Trieste si allarga dal Ghetto ebraico al quartiere di Canava . Esso culmina nel Colle di San Giusto, che è l’ombelico primordiale di Trieste . I grandi viali invece rappresentano la Trieste degli Asburgo e profilano la sua parte nuova di fattura neoclassica tratteggiata da strade regolari.
Il primo tragitto è stato piuttosto lungo. L’ho fatto tra mattina e pomeriggio partendo dal mio alloggio vicino (www.dovedormireatriste.it ) la stazione di Trieste (1857) . Questa è in piazza della Liberta 8 , ed è capolinea della linea ferroviaria Trieste-Vienna. Nelle vicinanze vi suggerisco una sosta nella popolarissima Gelateria Zampolli , che da prepara generazioni gelati e granite da urlo. Munitevi di scarpe comode per spassarvela a Trieste . Per i più viziati e pigri Trieste si gira bene anche con la macchina e con i mezzi pubblici .
Piazza Unità d’Italia
Mi sono incamminata verso la Capitaneria di Porto . Davanti i miei occhi si è materializzata la statua di J . Ressel (2022, G. Delben, 183 cm) , che fu l’ inventore dell’elica. Poco dopo ho rivisto Piazza Unità d’Italia (chiamata così in onore di Trieste Italiana nel 1918 ) , sontuosa e imponente come era rimasta nella mia mente. Essa è uno spazio urbano unico nel suo genere, circondato da architetture prestigiose con un lato prospiciente il mare come una quinta scenografica.
L’assetto attuale di Piazza Unità risale al XIX sec. , ovvero quando si eliminarono strutture più ingombranti. Nel 2021 l’architetto B. Huet ridisegnò la piazza con un reticolo di fari azzurri rasoterra che la illuminano di notte. Lo slargo è occupato per intero dal Palazzo del Municipio (1870), con la torre dell’orologio e una commistione di stili , specchio del gusto eclettico di quel periodo.
I gioielli di piazza Unità
Davanti Piazza Unità spunta la stravagante Fontana dei quattro continenti di G. Mazzoleni (1751) , in memoria della fortuna commerciale di Trieste . Alla sua destra si sdraia sublime Palazzo Strati (A. Buttazzoni, 139) . Al suo fianco c’è il Palazzo del Governo (E. Artmann, 1905) , dove risiede la Prefettura: fine fattezza con un porticato centrale e una decorazione a mosaico. Dirimpetto la piazza si venera Palazzo Pitteri (U. Moro 1780) , che sopravvisse alla ricostruzione ottocentesca con i suoi elementi di rococò viennese.
Verso il mare si profila Palazzo Lloyd Triestino, fatto da H. von Ferstel (1880) , ove si riunisce la Giunta Regionale. Sulla riva del Mandracchio fanno bella mostra due statue :
- Ragazze di Trieste e i Bersaglieri : scolpite da T. F. Bacci nel 2024 per il 50° anniversario del ritorno di Trieste all’Italia omaggiano la Trieste Italiana (1918) .
Caffè degli Specchi
Ho un debole per i caffè storici specie per il memorabile Caffè degli Specchi di Trieste . Del 1839 esso ha una posizione strategica in Piazza Unità . Fu frequentato per i concerti diretti da un esordiente Franz Lehar (Tu che mi hai preso il cuor) .
Era il posto preferito di J. Joyce e I. Svevo|, due dei tanti personaggi famosi che l’hanno abitata. Perché sedersi al Caffè degli Specchi ? Non solo per il suo cioccolato e l’eccezionale panorama, ma anche per il caffè che a Trieste è davvero un’istituzione!
Il caffè a Trieste
Trieste è stato uno dei maggiori scali caffeicoli del Mediterraneo. Questo è un primato che si riflette nella precisione del lessico sul caffè:
- nero : è l’espresso in tazzina;
- capo : è quello macchiato, versato anche in B, cioè bicchiere;
- goccia: con schiuma di latte
Il traffico del caffè ha garantito per secoli a Trieste enormi introiti. E la sua vibrante vita intellettuale è germogliata tra i tavolini di altrettanti rinomati caffè cittadini quali : Caffè SanMarco , Antico Caffè Torinese , Caffè Urbanis , e Caffè Tommaseo.
Molo Audace
Lasciatevi stregare dalla passeggiata di Trieste al Molo Audace , dove non si distingue l’azzurro del mare con quello della volta celeste. Fu fatto nel 1743 usando come base lo scafo della nave San Carlo. Il 3 novembre 1918 fu ribattezzato Audace. Questo era l’omonimo cacciatorpediniere che attraccò su questo scalo portando le prime truppe italiane sul suolo di Trieste libera. Il Molo Audace è una stretta lingua di pietra lungo 246 m , con pavimentazione in masegni , pietra arenaria locale. Al vertice la caratteristica bitta con la rosa dei venti.
Da qui sguardo si spinge dal Castello di Miramare e quello di Duino fino alle Alpi. Poco distante si colloca la Chiesa di San Nicolò dei Greci (Matteo Pertsch, XIX sec) in stile neoclassico, tempio della comunità greco-ortodossa.
Quartiere Ebraico
Il centro storico di Trieste è stato investito dai cambiamenti dell’architettura fascista compromettendo il vecchio Ghetto ebraico . Questo è un labirinto di botteghe , vicoli , trattorie, e altro ancora che si sviluppano fino a Piazza della Borsa.
Il ghetto arrivava fino a via del Monte . In questo punto c’era un ospedale ebraico . Questo adesso ospita il Museo della Comuità ebraica Carlo e Vera Wagner, che documenta l’importanza che gli ebrei ebbero per Trieste. Un segno della loro persecuzione è rimasto nella Risiera di San Sabba, campo di concentramento nazista.
Ogni terza domenica del mese c’è un mercatino dell’usato con oggettistica del Carso , che si possono ribeccare nei negozi d’usato la Rigatteria , in via Malcanto 12 e nella Libreria Achille , in Piazza Vecchia.
Teatro Romano e Arco di Riccardo
Testimone del primitivo cardo romano di Trieste è invece il non lontano Arco di Riccardo (metà I sec. d.C. ). Si soprannominò così forse per Riccardo Cuor di Leone, il quale, di ritorno dalla Terra santa, fu tenuto prigioniero anche a Trieste.
Delle lesene semplici solcano i pilastri dell’ Arco di Riccardo sormontati da capitelli corinzi. Alto 7 m e largo 5 rimase sempre problematico inserirlo nel circondario delle varie abitazioni. Specialmente quando si ritrovò il piedritto occidentale nel 1913 che evidenziò appunto l’area archeologica di epoca romana .
Poco lontano sbuca fuori il Teatro Romano ( anfiteatro de I sec. d. C. ) . Capace di contenere 6000 spettatori, è stato edificato quasi interamente in muratura. Ad eccezione del palcoscenico che doveva essere in legno. Alle sue spalle domina un Antiquarium in via Donota , che accoglie i resti di una domus e di un sepolcreto di età romana.
Il colle e la Cattedrale di San Giusto
Salendo lungo la ripida via della Cattedrale si fanno notare la chiesa di S. Maria Maggiore (1682) con la sua maestosa facciata barocca; la Basilica romanica di S. Silvestro (XII sec.) . Da cui si giunge al Colle di San Giusto . Questo è il punto più alto di Trieste. E anche il più antico , perché vi sorgeva l’emporio romano.
In cima c’è la Cattedrale di San Giusto, che risulta asimmetrica perché è la risultante di due chiese accostate preesistenti . Il duomo si contraddistingue:
- Per la sua facciata in arenaria;
- L’ elegante rosone gotico (1300);
- Il portale con stipiti ricavati da una stele funeraria romana;
- Un massiccio campanile con la statua del santo martire triestino in un’ edicola gotica.
Interno della cattedrale
Il suo interno è a cinque navate . Una foresta di colonne con decorazioni in legno e dipinti e un magnifico lampadario in ferro battuto (doni del duca Massimiliano d’Asburgo) . Le due absidi ai lati di quella centrale son ornate con dei mosaici di scuola veneto bizantina (XIII sec.) . Ci sono figure di : Cristo, San Giusto, la Madonna e gli arcangeli Michele e Gabriele, e gli Apostoli.
Internamente si custodisce la cappella del Tesoro impoverita da un furto del 1984. Tra gli oggetti di valore:
- Un Crocefisso della confraternita dei Battuti in legno e argento;
- L ‘alabarda di S. Sergio, un’arma da parta saracena o persiana dei tempi delle crociate ;
- Cattistero di S. Giovanni (1380) con una vasca esagonale (XI sec.) usata per i battesimi.
Le pareti sono istoriate da un Cristo tardogotico (XIV sec.) e un ciclo di affreschi coevo illustra episodi della vita di San Giusto.
Castello di San Giusto
Il Castello di San Giusto fu un capriccio degli imperatori austriaci . I lavori ebbero inizio nel 1468 e finirono nel 1636 conferendo al castello l’attuale forma triangolare munita di bastioni ai vertici . Nel Seicento fu un carcere politico, e nel Settecento si smantellarono le sue mura. Poi fu donato al Comune di Trieste nel 1932 e fu visitabile nel 1936. Quello che si può vedere ora oltre al lapidario, sono : la cappella, la sala Caprin, l’ampio cortile e gli spalti.
Dal Colle San Giusto attraverso un filare di alberi ci si infiltra nel Monumento dei Caduti della Prima Guerra mondiale (Attilio Selva, 1935) . E al Parco delle Rimembranze , un omaggio ai caduti , raggiungibile anche da Piazza Goldoni attraverso la gigantesca Scala dei Giganti.
Museo Winckelman
Il Museo Winckelman (1800) è ricavato da uno stabile a tre piani . Raccoglie testimonianze della preistoria e protostoria di Trieste (rinvenuti da Carlo Marchesetti) e dell’Istria. Esso è arricchito con donazioni private di reperti di diverse civiltà: greca, cipriota, lucana , egizia, maya e altro ancora.
Fa particolare effetto l’adiacente Orto Lapidario , un boschetto di epigrafi, monumenti vari . In questo si nasconde il tempietto neoclassico con il monumento a Winckelmann. Il dotto tedesco fu ritenuto il padre dell’archeologia e morì assassinato a Trieste . Ciò accadde nel 1768 mentre era ospite della Locanda Grande. L’ideatore di questo cenotafio fu Domenico Rossetti, procuratore civico e dotto studioso di storia patria.
Altro superficie museale è quella del Giardino del Capitano, un insieme di lapidi ed iscrizioni di epoca medioevale-moderna . Nell’agosto del 2000, gli ambienti al piano terra del museo sono stati forniti di cinque ambienti, nonché del nuovo ingresso con il bookshop.
Per info visite: https://museoantichitawinckelmann.it/
Piazza Cavana
Piazza Cavana era originariamente il covo di marinai che alleviavano le fatiche del lavoro tra alcol e donne dei bordelli sparsi qui e lì. Al presente è un rione molto animato . Soprattutto la sera, perfetto per un after dinner in uno dei tanti locali affollati e alla moda, che offrono quasi sempre musica dal vivo.
Nei pressi di Piazza Cavana sono da non perdere:
- Il Civico Museo d’Arte orientale (via S. Sebastiano) : con i suoi cimeli ci riporta ai contatti tra Trieste e la Cina e Giappone;
- La Biblioteca Attilio Hortis (via della Madonna) : comprende tre musei dedicati a Italo Svevo, James Joyce e Petrarca.
Trieste in 5 giorni: le Rive
Le Rive ( XVIII-XIX sec.) di Trieste sono come una terrazza sul mare appena ci si allontana dal suo centro storico. La loro genesi è legata al predominio austriaco ( dal 1382 ) e sono nella fattispecie :
- Riva 3 Novembre : dal Canal Grandea Piazza Unità con il Molo Audace;
- Riva del Mandracchio : fino alla Stazione Marittima , ampio terminal passeggeri degli anni ’30;
- Riva Nazario Sauro : fin oltre la Pescheria . Questa era lo storico mercato del pesce, poi mutata in acquario e ora adibito a rassegne artistiche;
- Riva Grumula : attorno al porto turistico, dove, al di là del faro Lanterna , resiste lo stabilimento balneare Pedocin . Questo ha due entrate, uno per le signore e uno per i signori!
I palazzi lungo le Rive
Le Rive è un giretto lungo dal Porto Vecchio a Piazza Venezia, tra geometrie neoclassiche ed eclettiche. Si alternano le architetture più minimali e festose dal Secolo d’Oro di Trieste alla Belle Epoque a seconda del periodo di appartenenza. Tra queste:
- Palazzo Aedes: o Palazzo Rosso, è il primo grattacielo di Trieste (1926-28) che fa molto Grande Mela;
- Palazzo Assicurazioni Generali: fu il quartiere generale di questa compagnia assicurativa (E. Geiringer, 1831) che commissionò nel 1833 . Qui si sperimentò per la prima volta la luce elettrica per l’illuminazione degli uffici;
- Palazzo Carciotti: in stile neoclassico (1775, Matteo Pertsch) è il capriccio del ricco commerciante di stoffe greco D. Carciotti . Questi lo volle come sua residenza e per i suoi magazzini. La cupola è ricoperta in rame ed è sormontata dall’aquila napoleonica;
- Palazzo Fincantieri: questo era l’ex Albergo Metternich (poi ribattezzato Hotel de la Ville) in cui il cantiere navale triestino ebbe la fortuna di restare dal 1975.
Esso fu il lusso a Trieste dal 1841 per antonomasia. Vi si impiantò oltretutto il primo ascensore (1884) e riscaldamento centralizzato di Trieste (1910).
Trieste in 5 giorni. II tappa: città nuova
Trieste in 5 giorni è un ricordo indelebile. Dopo aver lasciato il centro storico cittadino la seconda tappa ha coinvolto la Trieste più recente. Da piazza Oberdan (non tralasciate il vicino Museo del Risorgimento) mi sono diretta verso il versante settentrionale che si allunga verso Borgo teresiano. Questo fu opera della regina Maria Teresa (1740-1780). Esso è fatto di isolati compresi tra le vie Carducci e Ghega. Qui di particolare fascino sono i fabbricati a tre piani che erano prima degli ex fondaci.
Successivamente si staglia il Borgo franceschino che confluisce appena a Barriera nuova. Questo è un rione architettonicamente vario . Altamente popolato che va da via Giosuè Carducci a l’intero Viale XX Settembre e sfoggia delle chicche , quali:
- Politeama Rossetti : è uno dei più antichi teatri stabili nazionali (1878) che sbandiera una notevole varietà di generi spettacolari diversi;
- Sinagoga di Trieste : è fra le sinagoghe più maestose d’Europa (Ruggero e Arduino Berlam, 1912) . Gigantesca e orientaleggiante simboleggia il prestigio che la comunità ebraica ha avuto a Trieste;
- Kleine Berlin : il più esteso complesso di gallerie antiaeree sotterranee, risalenti alla seconda guerra mondiale;
- Giardino pubblico Muzio de’ Tommasini : questo è stato un parco denominato come il podestà di Trieste che lo volle in sostituzione di una chiesa. Sono circa 30.000 mq. con 368 enormi esemplari arborei e un laghetto per la gioia dei bambini.
Canal Grande
A sud in verticale si convoglia in via Roma che tramite il Ponte Rosso sobbalza sul Canal Grande. Questo era un rigagnolo di acqua utile per le precedenti saline . Sotto la riurbanizzazione asburgica il ponte tramutato in porto e completato nel 1756. Richiama molti turisti per il suo specchio d’acqua altamente scenografico. Oltre che per la statua di James Joyce in corrispondenza della via Gioacchino Rossi ( Nino Spagnoli , 2004).
Tra i grandi palazzi che orbitano attorno il Canal Grande meritano di essere citati quello di Gopcevich, dove attualmente c’è il Museo teatrale Carlo Schimdl. Il suo creatore fu G. Berlam (1823), che realizzò pure quello del Morpurgo (175) prospiciente Piazza Vittorio Veneto. Questo fu l’appartamento di una ricca famiglia della borghesia imprenditoriale triestina dell’800.
Chiesa di Sant’Antonio e San Spiridone
Il Canal Grande è incorniciato alle sue spalle dalla Chiesa di Sant’Antonio (P. Nobile 1828) in stile neoclassico. Essa fu necessaria per venire incontro alle esigenze religiose della popolazione . Questa si era allargata parallelamente al suo sviluppo tra il 1700 e il 1800.
Nelle immediate vicinanze si profila il Tempio di San Spiridone , (C. Maciachini,1861). Essa è una chiesa serbo ortodossa , una comunità che si insediò a nella Trieste fiorente del 1719 . A croce greca si caratterizza per delle cupole sofisticate. Ci possono stare 1600 fedeli ed è in stile bizantino . Sono d’impatto le decorazioni musive delle facciate e la copertura in pietra dalla cave del Carso, Istria, Carrara e Verona.
Trieste: Svevo, Joyce e Saba
Il Canal Grande si insinua come un serpente fino al Borgo giuseppino . Questo sorse sotto Giuseppe II quando Trieste era al massimo del suo splendore. Di pari passo si allargarono i confini oltre l’attuale Molo Bersaglieri e si intensificò la sua produzione culturale e artistica.
Italo Svevo, James Joyce, e Umberto Saba sono dei pilastri dello straboccante panorama di Trieste , che ha fatto da salotto ai primi del Novecento ai tormenti esistenziali dell’uomo. Qui i tre celebri scrittori riuscirono sfogare il loro genio facendo dell’equilibrismo esistenziale una ragione di vita.
Trekking letterari a Trieste
Di suggestioni letterarie Trieste è pervasa in ogni dove. Per esempio al secondo piano della Biblioteca Centrale in via della Madonna: sono visitabili gratuitamente i Civici Musei Letterari, il Museo Sveviano e il Museo James Joyce.
Trieste ostenta una serie di trekking letterari che prendono spunto dai tre intramontabili autori. Tappe ben segnalate da targhe in colore diversi azzurro per Saba, verde per l’irlandese, e il nero per Svevo. Una delle fermate più popolari è quella di:
- Via S. Nicolò: al numero 32 era collocato il Berlitz dove Joyce impartiva lezioni d’Inglese a Ettore Schmitz, alias Italo Svevo. Sotto la stessa abitazione ecco la nota Libreria Antiquaria Umberto Saba . Era il rifugio del poeta, che quando era affaccendato ci spediva il giovane commesso Carlo Cerne, il cui figlio adesso ne è proprietario ;
- Via Bramante 4: la residenza in cui Joyce scordò gli ultimi due capitoli dell’Ulisse che chiese all’amico Svevo di farglieli recapitare a Parigi attraverso un biglietto scritto in dialetto triestino.
Piazza della Borsa
Come è facile dedurre Piazza della Borsa è stato l’epicentro del rilancio economico di Trieste . Impreziosita da una rigogliosa Fontana di Nettuno ( G. D. Mazzoleni , 1755) fu Borsa mercantile prima e dei valori poi. Chissà cosa pensa Gabriele D’Annunzio (A. Verdi, 2029) mentre legge ! Una delle tante statue che si possono contare a Trieste!
Al n 5 della disciplinata schiera di palazzi neoclassici a sud della piazza c’è la Portizza un passaggio che conduce al Ghetto vecchio. La sovrasta un panduro. Elemento architettonico onnipresente a Trieste. Un volto di pietra che riporta alla mente i temibili soldati ungheresi che per secoli la difesero dai Turchi . La loro funzione era quella di scoraggiare i malintenzionati
Cosa c’è attorno a Piazza della Borsa
La pianta dello slargo è irregolare, antecedentemente protetta da cinte murarie e fa incontrare la Trieste vecchia con quella nuova voluta da Maria Teresa. Si possono contemplare tutto intorno:
- Palazzo del Tergesteo: (F. Bruyn , 1840) in stile neoclassico sorse per iniziativa di un gruppo di azionisti, la Società del Tergesteo come campo adatto al commercio e ritrovo della Trieste ottocentesca. Notevole è al pian terreno una galleria coperta da spioventi con l’intelaiatura metallica a sesto acuto;
- Teatro Verdi : (1798 , Giannantonio Selva) è uno tra i più antichi teatri lirici in attività. Ricorda la Scala di Milano perché risentì della mano del suo architetto Piermarini;
- Palazzo della Borsa Vecchia: qui è dove risiede la Camera di Commercio , del ‘700 è in stile neoclassico. Come nella vicina fontana di Piazza Unità, le statue sono allegorie dei quattro continenti allora noti. Sul tetto altre sculture, opera di Antonio Bosa, immortalano il Danubio, Trieste, Minerva e Nettuno;
- Palazzo Dreher: fu fatto nel 1909/1910 da Emile Bressler per conto della famiglia Dreher e fino al 1926 fu adibito a ristorante e in ultimo avamposto della Borsa fino a chiusura nel 1997.
Trieste in 5 giorni. III tappa: Castello Miramare
Il Castello Miramare (Grignano) fu fatto tra il 1856 e il 1860 da C. Junker per volere del duca Massimiliano (1832-67) . Il giovane Asburgo era innamorato dell’Adriatico e di Trieste. Era molto giovane quando era governatore della Lombardia e del Veneto. Il suo soggiorno con la consorte Carolina durò poco dopo il suo assassinio in Messico . Qui le sue mire espansionistiche vennero ricambiate con la fucilazione.
Tutto in pietra bianca d’Istria il Castello Miramare si presenta all’esterno con ampi archi acuti che movimentano la verticalità dei suoi motivi gotici. Un complesso unico agghindato con terrazze e un lussureggiante parco che scende a balze verso balconate panoramiche. Da qui si può scorgere tutta la magnificenza della costa triestina e l’estuario dell’Isonzo.
Gli interni del castello
I suoi interni sono pregevoli con tutti gli arredamenti, i dipinti, e cimeli della coppia regale. Nelle stanze di Massimiliano spiccano la camera da letto, lo studio . Mentre quelle di Carlotta primeggiano per un delizioso boudoir. La sala della rosa dei venti era nella bella stagione una sala da pranzo e da gioco d’inverno. Ci sono altri uffici con storiografia della casa asburgica.
A pranzo mi sono deliziata in un ristorante La Terrazza Villa Tergeste in V.le Miramare, 331. Personale gentile e professionale e primi e secondi di pesce strepitosi al prezzo giusto. Impagabile la vista sul mare triestino.
Info visite: https://miramare.cultura.gov.it/acquista/; Info trasporti: clicca qui
Trieste oltre il centro storico
Dopo il lauto banchetto a base di sardine e cozze marinate mi sono avviata in autobus a Trieste .Ho avuto modo di osservare da lontano il resto delle meraviglie che Trieste riserva oltre il suo centro storico. Tra queste:
- Faro della Vittoria: il visitatore che arriva a Trieste come un marinaio incontra a dargli il benvenuto questo faro (1923, A. Berlam) che si erge sul Poggio di Gretta . Un monumento per rimembrare i caduti in guerra. Alto circa 68 metri racchiude una lanterna posta a 115 m.l.m.;
- Barcola : è un quartiere residenziale (14 metri s.l.m.) che fu antecedentemente prospero presidio romano. A metà ‘800 iniziò l’insediamento di case signorili . Per lo più si viene qui per fare il bagno . La sponda prediletta dai triestini è quella detta dei Topolini, piattaforme a forma di orecchie!
Trieste sempre più in alto!
Non è finita qui. Per non annoiarvi potete prendervi di coraggio e salire verso le alture di Trieste :
- Santuario del Monte Grisa : è un santuario nazionale ( 1960, A. Guacci) coricato su un ciglione carsico a 330 m.l.m. sul monte Grisa visibile da tutti i paesi rivolti verso il golfo. Esso eleva la memoria vari episodi nazionali tra cui il voto fatto dal mons. Santin per la salvezza di Trieste (30 apr. 1945). Info visite e trasporti: clicca qui!
- Opicina : centro urbano nell’Altopiano Carsico è gettonatissimo dai turisti per la fermata del tram all’Obelisco (1830, per Francesco I) , e la Grotta Gigante . Questa è una caverna per le cui dimensioni è stata inserita nel Guinness dei primatidal 1995 (alta circa 114 m., lunga 280 metri e larga 76,3 metri) . Info visite : clicca qui ;
- Strada Napoleonica: cinque chilometriche accessibili a tutti che collegano Opicina con Prosecco. Ci si immerge nella natura e poi per i più audaci nella pietra per delle arrampicate Sarebbero state secondo leggenda truppe napoleoniche ad effettuare il varco! Dall’ingegnere Vicentini che ideò il tracciato a fine Ottocento viene definita anche strada vicentina.
Trieste in 5 giorni. IV tappa: Duino e il Sentiero Rilke
Duino è un romantico borgo marinaro adagiato sotto le falde del monte Ermada. Intorno alla montagna troverete i segni della Grande Guerra: caverne usate come riparo e trincee dell’esercito austro-ungarico .
Anticamente Duino era un santuario del culto celtico della Luna e del Sole . Poi i Romani lo conquistarono (I sec. a.C.). Nel Medioevo era un feudo imperiale di cui rimangono le rovine di un vecchio castello (XI sec.) sostituito da un altro nel 1395.
Quest’ultimo è il celebre Castello di Duino , che appartenne ai principi di Torre Hofer Valsassina e al momento a quelli di Torre e Tasso. Questi ne furono i secolari proprietari. Si possono prenotare visite perché ne vale davvero la pena . Tra le sue perle : la Scala del Palladio, capolavoro di architettura e il forte-piano del 1810 sul quale suonò Liszt .
Cosa vedere a Duino
Nel 1476 le battaglie fra Veneziani e Saraceni rasero al suolo Duino . Dal ‘600 perse la sua funzione militare e diventò una corte umanistica che pullulava di letterati e ospiti illustri. Gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale è un vaso di pandora tutto da scoperchiare!
Il suo centro storico è davvero piccino e oltre le mura del Castello di Duino di valore è la chiesa del Santo Spirito (1543) e il porticciolo ricavato da rocce a strapiombo sul mare. Una di esse ha la forma di una donna la Dama Bianca. Secondo la leggenda era l’infelice moglie di un feudatario crudele che finì per gettarsi in acqua. Per pietà divina rimase pietrificata durante la caduta.
Sentiero Rilke
A Duino ci si può anche ritrovare dopo un trekking (2km) di circa un’ora . Basta raggiungere il comune di Sistiana. Dopo aver parcheggiato con l’auto (da Trieste bus n 44) avviatevi in uno dei suoi accessi . Nel giro di pochi minuti attraverserete la Riserva Naturale delle Falesie con tanto di sosta per camperisti!
Un paradiso di macchia mediterranea serrata da cielo e mare che ispirò al poeta praghese Rilke le sue Elegie (1912). Da cui l’appellativo di Sentiero di Rilke , uno dei tragitti più incantevoli del Carso triestino. Potrete osservare le postazioni belliche sparse ovunque lungo questo splendido cammino che costeggia le falesie a picco sul Golfo di Trieste.
Duino e dintorni
Altro da perlustrare vicino Duino :
- Collegio del Mondo unito dell’Adriatico (1982): è una scuola indipendente, parte dei Collegi del Mondo Unito, un movimento internazionale che riunisce studenti con lo scopo di promuovere la pace e la cooperazione internazionale. La scuola è frequentata da circa 200 studenti, di età compresa tra 16 e 19 anni;
- Grotta tempio del dio Mitra: rinvenuta negli anni ’70 era una spelonca per la pratica del culto di Mitra, una divinità iranica. Al suo interno ci sono ancora offerte votive e un altare;
- Sorgenti del fiume Timavo: questo fiume carsico è alquanto misterioso perché tutt’ora non si conosce il suo iter sotterraneo;
- Villaggio del Pescatore: è un sito paleontologico dove sono stati rinvenuti scheletri e resti di fossili di dinosauri;
- Galleria naturale: è un’opera che risale al 1928 , un tunnel all’uscita del quale vi apparirà l’immenso dell’Adriatico. Potreste sentire suonare il clacson nella carreggiata all’interno dell’angusta arca . Secondo tradizione si sta salutando Trieste a cui è dedicata la toccante poesia Avevo di Saba su una lapide posta in una piazzola che recita:
“Avevo una città bella tra i monti
rocciosi e il mare luminoso. Mia
perché vi nacqui, più che d’altri mia
che la scoprivo fanciullo, ed adulto
per sempre a Italia la sposai col canto”
Le osmize
Se vi sentirete provati e affamati potreste provare per una sosta presso degli agriturismi unici nel loro genere . Sono le cosiddette osmize, dalla parola slovena che indica il numero 8 tante quante erano le volte che potevano stare aperti all’anno. Servono solo cibo pronto e crudo tranne l’uovo . A volte si improvvisa qualche gruppo che suona canti tipici .
Per trovarle dovete stare attenti a delle insegne improvvisate appese ai rami. Sono ormai ridotte a poco più che venti in tutto per lo più sulla linea slovena. L’ideale per trascorrere una gita fuori porta la domenica.
Trieste in 5 giorni. V Tappa: i musei di Trieste
Trieste è un sogno anche sotto la pioggia. Più scomoda da girare ma sempre affascinante. Subito dopo un’abbondante colazione faccio un elenco dei musei più esclusivi dove dirigermi. Devo ammettere che quello di Revoltella è stata davvero un’esperienza! Imbottigliato in una villa settecentesca, preserva significativi pezzi d’arte tra cui disegni del Tiepolo. Mi ha succhiato tutte le energie, per cui ho dovuto aggirare il Civico Museo Sartorio .
Oltrepassata piazza Venezia sono rimasta a meditare sull’eccezionalità del Museo Revoltella , che vi descriverò in basso . Intanto nei pressi della Marina di San Giusto, mi sono seduta ai tavolini di Eataly. Ho sbranato dei crostini con acciughe e burro. Mentre stavo sorseggiando uno spritz vedo le gocce d’acqua lentamente solcare i vetri appannati del mega mercato. Non mi sono fatta mancare nulla come un inaspettato corso sul gin davvero entusiasmante.
Il Salone degli Incanti e Salgado
Il pomeriggio l’ho terminato ammirando Amazonia , una mostra fotografica di S. Salgado (1944) , uno dei più quotati fotografi esistenti . Per sette anni ha vissuto in Brasile . Con i suoi scatti drammatici in bianco e nero ha documentato gli ultimi popoli rimasti nel più esteso polmone verde del nostro pianeta.
L’evento si è svolto nell’auditorium dell’esclusivo Salone degli Incanti (1913, G. Polli). Questa era una pescheria , che poi fu rimessa in uso come centro espositivo polivalente . Nel 1974 Francis Ford Coppola la scelse per il Padrino . Per la scena dello sbarco degli immigrati a Ellis Island, New York.
Museo Revoltella
Accanto al Civico Museo della civiltà Istriana Fiumana Dalmazia si scova il Museo Revoltella . Inizialmente era la residenza nobiliare (1853, F.Hitzig) del barone veneto P. Revoltella (1795-1869).Nel 1902 il municipio ereditò la sua proprietà che insieme ad altri due beni adiacenti (casa Brunner e palazzina Basevi) formarono l’attuale galleria moderna.
Morandi, Manzù, Pomodoro, Fontana e Burri sono alcuni dei maestri che potrete esaminare a fondo. L’unione dei fabbricati fu frutto dell’ingegno di Carlo Scarpa (1962) , che volle così farci un contenitore d’arte a quattro strati.
Dopo un corridoio con sculture (A . Selva, M. Mascherini , P. Magni, XX sec. ) all’ingresso del Museo Revoltella c’era un porticato . Mi ha colpito per una antica libreria in noce fatta dal vicentino Giovanni Moscotto nel 1855.
La camera ottica e Van Gogh
Tante sono le cose che più mi hanno rapito. Per cominciare gli appartamenti del Revoltella e una camera ottica attraverso cui scrutava segretamente le navi di Trieste! Dopo avere fatto un paio di scale mi è stato assolutamente chiaro quanto l’imprenditore si distinse per il finanziamento del Canale di Suez. Impresa ardita fatta da Lesseps che consentiva di essere in Africa da Bombay in 4600 miglia invece del doppio! Tema costante per tutto il museo sottoforma di marmi o quadri di Fiedler e Schiavoni (IX sec.).
Ho visto anche una mostra sul pittore olandese Van Gogh. Muore a 37 anni 10 anni . Non sapevo che la sua mecenate fu Helene Kröller-Müller . Nel XX secolo la coraggiosa collezionista sì dedico alla creazione di una fondazione tutta dedita all’intramontabile Van Gogh.
Arte a tutto tondo
Ci ho passato tutta una mezza giornata al Museo Revoltella . E non mi è bastato. Una buona porzione del museo immortala l’arte del ‘900 (De Chirico e la Secessione Romana) e i più considerevoli traguardi epocali di fine secolo. Come l’introduzione di un acquedotto a Trieste (1850). Questo è impersonificato dalle curve della Ninfa Aurisina scultura che rende leggiadra la scala elicoidale interna . O ancora una tela di Cesare dell’Acqua (1855) sulla Proclamazione Porto Franco di Trieste.
Potevano non esserci dei calchi in gesso di Canova e Houdon di Napoleone? L’insolente imperatore francese le tornò indietro! Per lo meno sappiamo quale ea la sua faccia dai ritratti di Bartolini, suo ritrattista ufficiale toscano! Revoltella fondò una scuola di disegno oggi I .T. A . Volta. Ne vengono fuori grandi artisti locali come N. Cozzi artista poliedrico e grande alpinista. E. R. Ratman e V .Timmel.
Trieste in 5 giorni da mangiare
Non c’è dubbio che l’enogastronomia di Trieste è un melting pot di sapori sloveni, greci, kosher, orientali e mitteleuropei . Una cornucopia di piatti di pesce e di mare che hanno in comune l’abbinamento con i vini locali. Questi sono i nettari autoctoni delle colline del Carso . Mi sto riferendo rispettivamente al Terrano (rosso ) e il Vitovska (bianco). Fatevi versare qualche goccia presso Enoteca Giovinotto in Via Trento, 9,
Dove gustare la cuisine triestina? Nei tanti ristoranti che in tutta Trieste sono pronti a sfornare la loro specialità giornaliera. In basso vi elenco alcuni di quelli che mi sono piaciuti di più:
- Da Giovanni: in via S. Lazzaro 14/b, trattoria storica triestina che da oltre 60 anni serve in tavola i piatti e la cultura di Trieste;
- Da Sora : in via Lorenzo Lorenzetti 9 , informale e centralissimo è qui che c’è tutta la tradizione culinaria triestina;
- Osteria Pepis : in via Cassa del Risparmio 3, non accettano prenotazioni . Vi consiglio però di fare la fila . Per capire cosa sia la cottura in caldaia, cioè nel pentolone , il trucco perfetto per degli ottimi bolliti di carne! Stessa filosofia da Rudy in via Valdirivo 32, Trieste, Italy
- Libero: via risorta, 7/A, cucina triestina rivisitata in chiave moderna. Una garanzia!
- Il Salvaggente : in via dei Burlo 1c, osteria di pesce con prodotti freschi di giornata. Il menù è settimanale , un po’ rumoroso ma molto carino!
- Pizzeria da Michele: in Via Giusto Muratti 4, c’è tutto il calore della Napoli di una volta e dei suoi impasti. In una pizza avvisterete Partenope! Meglio del film di Sorrentino! Per qualcosa di più ricercatamente campano Joya: in riva Tommaso Gulli, 4/a.
Ricette da provare a Trieste in 5 giorni
Se i triestini si assomigliano per la regolarità dei pasti quotidiani, un’usanza tutta loro è quella del rebechin. Prima era la merenda di metà mattina di lavoratori portuali. Adesso è un ricco aperitivo con tanto di buffet . Tra i mitici drink meritano un’alta considerazione lo spritz bianco (vino bianco, acqua gasata o seltz, ghiaccio e limone) e l’hugo , prosecco con sambuco e menta.
La cucina della di Trieste e provincia è opulenta e varia. Tra le tipicità triestine molto apprezzate ci sono:
- La jota : che è una zuppa con cavolo, fagioli, maiale e patate;
- La granseola : che è come uno stufato di granchio ammollato in cipolla, e poi insaporito con aglio e prezzemolo .
In montagna prevalgono carni e formaggi come lo jamar del Carso . Dalla crosta rugisa, sta 4 mesi nelle grotte naturali che gli conferiscono delle sfumature erborine . Se vi è venuta fame vi srotolo un tipico menù triestino a cui ricorrere.
Mare
- Baccala Mantecato: questa è la tapa triestina per eccellenza. Ovvero una crema di baccala (dissalato, ammollato, e bollito) da spalmare nei crostini caldi ;
- Gamberi alla busara : sono gamberi o a volte scampi sfumati in padella con il brandy . Poi sono messi in una zuppa di mare . Aglio, cipolla, prezzemolo, pomodoro e peperoncino fanno il resto;
- Sardoni impanai: sono le famose alici impanate e fritte, in umido o in saor , ovvero alla veneziana con cipolle, aceto e alloro ;
- Pedoci a la scotadeo : sono le cozze alla scottadito, cucinate in bianco con aglio, prezzemolo e pangrattato . Sono un must da provare!
Montagna
- Bollito di maiale : il maiale è fatto in tutte le maniere . Si ottengono così prelibatezze calde come la porzina (coppa o spalla di maiale ). E ancora cotechini, piedini, pancetta, carrè affumicato, lingua, con tanto di crauti e salse;
- Ćevapčići : provengono dai Balcani e sono delle polpette cilindriche di macinato misto (maiale, manzo e agnello) aromatizzate con aglio, cipolla e paprika forte;
- Gnocchi : palline di patate grandi e di sostanza . Sono conditi con il gulash alla triestina (spezzatino di manzo alla paprika). In alternativa sono spolverati con della prugna matura, e si farciscono con burro fuso e cannella;
- Prosciutto cotto e cren : rigorosamente affettato a mano è avvolto nella pasta di pane di cottura. Si accompagna con il crec (radice di rafano fresca) , senape e formaggio fuso.
Contorni
- Patate in tecia: sono le patate al tegame . Possono essere lessate e ripassate in padella con cipolla, pancetta;
- Polenta: consistente come quella alpina che si accompagnano alle luganeghe e ai fasoi ( salsicce e fagioli) . Oppure al frico, che è una specie di frittata di formaggio, patate e cipolle senza uova ;
- Capuzi garbi : sono cavoli cappucci acidi molto invitanti e appetitosi.
Dolci
- Strucoli : sono simili allo strudel di mele, ma c’è anche la versione con le ciliegie, prugne, albicocche, e ricotta ;
- Presnitz : è una pasta sfogliaarrotolata con un ripieno di frutta secca, cioccolata , zucchero, cannella, chiodi di garofano e rum;
- Pinza : è un dolce soffice pasquale delicatamente profumato di agrumi, semplice ma tutto da mordere;
- Gubana: dalla forma a chiocciola è uno zuccotto natalizio al forno ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone.
Conclusioni . Trieste in 5 giorni
Si dice di Trieste che sia una piccola Vienna sull’acqua. Il paragone calza perfettamente , perché c’è molto che l’avvicina alla perla del Danubio. Parafrasando U. Saba , Trieste è “come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore”.
Una confessione passionale del poeta triestino per la sua terra scritta in Italiano quando Trieste era ancora imperiale. Non è un dettaglio. Non c’è ragione di nascondere che gli Asburgo l’hanno fatta evolvere nella massima potenza storica della Mitteleuropa. Inestimabile sbocco sul Mediterraneo Trieste è stata la patria di armatori navali, assicuratori internazionali e uomini di affari.
Trieste vi aspetta per svelare tutte i suoi segreti. Non cercate qui gli schiamazzi di una movida sfrenata, o di divertimento allo stato puro. Trieste non è nulla di tutto questo. Calma, tranquilla ed elegante saprà farvi godere dell’atmosfera pacata e a tratti giovane dei suoi localini sparsi per via Torino. Per il resto vi auguro di mettere Trieste nella lista delle vostre prossime vacanze!
Siti utili su Trieste:
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