Montalcino e il Brunello, l’oro rosso della Val d’Orcia

Montalcino e il Brunello, l’oro rosso della Val d’Orcia

Montalcino e il Brunello, l’oro rosso della Val d’Orcia

Patrimonio dell’Unesco dal 2004, Montalcino è un affascinante borgo toscano. Esso è  di origine etrusca, e conta  appena sei mila abitanti. Si trova  a sud di Siena, che in passato  la sottrae dopo secoli al controllo di Firenze.

Per questa vittoria celebrata nel 1361 si erige a Montalcino una massiccia fortezza , che è a pianta pentagonale fatta . Essa è stat fatta dagli architetti toscani Mino Foresi e Domenico di Feo.  Da questo capolavoro con torri angolari , sede del celebre ‘Jazz & Wine Festival’ , si scorgono in lontananza il Monte Amiata e le Crete Senesi.

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6 cose da vedere a Montalcino!

Montalcino è un paesino medievale incantato, che tutto l’anno ammalia migliaia di visitatori con i suoi negozi e ristorantini alla moda. I suoi vicoli stretti e i suoi quattro chilometri di mura possenti con tredici torrioni e sei porte. Montalcino racchiude inestimabili tesori quali:

  1. ‘Palazzo dei Priori: Collocato in Piazza del Popolo  ( XIII-XIV secolo) , sul cui lato orientale si ammira una straordinaria loggia  a cinque archi di fattura ed epoche diverse,   è adornato con gli stemmi araldici dei vari podestà di Montalcino. Ci sono anche un’alta torre merlata e un portico con volte ribassate . In mezzo ci sta  una statua cinquecentesca di Cosimo I dei Medici;
  2. ‘Palazzo Vescovile’: Questo era  inizialmente la residenza per il vescovo della diocesi per volere di papa Pio III Piccolomini . Poi ci trasferirono i musei di Montalcino, che  negli anni Novanta  furono poi spostati nel Seminario di Sant’Agostino;
  3. ‘Duomo’: Sorgeva qui una pieve romanica, che Pio II convertì nell’odierno   Duomo nel 1462. Dedicato a San Salvatore , esso è  in stile neoclassico. Il  Duomo è un esempio della magnificenza di Montalcino, e custodisce  al suo interno dipinti di alto valore di  Francesco Vanni ,  della scuola senese del XVI secolo, e   di Francesco Nasini (1647) ;
  4. ‘Chiesa di Sant’Egidio’: Edificata nel 1325, si fa notare per la semplicità della facciata romanica in pietra e il delizioso campanile a vela. La chiesa presenta una sola navata, sormontata da un tetto a travi. Sull’altare maggiore si staglia un tabernacolo evocativo in legno istoriato sul ‘Cristo risorto e Santi’ di Alessandro Casolani;
  5. Chiesa romanica di ‘Sant’Agostino’ : Risalente al Trecento è adornata con degli affreschi di  scuola senese  raffiguranti le scene della ‘Passione di Cristo’ e ‘La vita di Sant’Antonio Abate’.  Altri descrivono le vicissitudini di ‘Sant’Agostino, degli Evangelisti e dei Dottori della Chiesa’ attribuiti a Bartolo di Fredi. La chiesa ospita anche il Museo Civico e Diocesano d’Arte Sacra di Montalcino’  , e il più recente ‘Tempio del Brunello’, un museo dedicato all’ uva celebre  del paese;
  6. ‘Abbazia di Sant’Antimo’ :Si tratta di un complesso monastico del  XIII° secolo presso Castelnuovo dell’Abate, non molto distante da Montalcino,  notevole monumento romanico della Toscana meridionale.

Montalcino e il Brunello, una Bordeaux tutta Italiana. Un modello per uscire dalla crisi della pandemia! 

Montalcino deve la sua gloria ai suoi stupefacenti paesaggi collinari, puntellati da girasoli e papaveri. Ma anche all’essere stata tappa per i pellegrini della via Francigena.  Questa da Roma conduceva fino a Canterbury, e ciò   rese la posizione geografica di Montalcino relativamente isolata, fino a farne un crocevia di mercanti, papi e imperatori.

Grazie a questo e allo spirito imprenditoriale del suo popolo, la piccola cittadina sviluppò un’economia mercantile molto fiorente. Disgraziatamente però  Montalcino  precipitò  in fondo al baratro nella seconda metà del Novecento.

Mai arrendersi!

Le cause furono alcuni episodi funesti del 1960. Tra esse:

  • l’ apertura dell’Autostrada del Sole (che da Milano conduceva a Napoli);
  • il repentino crollo dei traffici stradali sulla vicina Cassia;
  • l’abolizione della mezzadria .

Un elenco di fattori negativi, che misero Montalcino  a dura prova . Con la conseguente sparizione delle sue attività artigianali ed emigrazione dei suoi cittadini. Una catastrofe di circa dieci anni  che si superò  nel giro di mezzo secolo.

Per intervento della comunità agricola ilcinese, che si risollevò puntando tutto sul Brunello! Mossa per nulla azzardata che consacrò Montalcino  a tempio del vino rosso. Un sapere antico ereditato già dagli etruschi, come testimoniato da vari reperti archeologici ritrovatesi nelle vicinanze.

Come nasce il Brunello?  

Ma cosa è esattamente il Brunello? Il Brunello è una variante genetica del Sangiovese, che il farmacista Clemente Biondi Santi  studiò approfonditamente alla fine dell’Ottocento .

Questo fece  fare a Montalcino il vero salto di qualità. Il nobile toscano intuì le potenzialità del Brunello ( chiamato  a questa maniera per via del colore piuttosto bruno degli acini), vinificandolo  in purezza e  ottenendo un vino rosso impareggiabile.

La vendemmia del 1865 del Brunello ottené  addirittura una medaglia d’argento dal ‘Comizio Agrario di Montepulciano’, e poi fu premiato a Parigi e Bordeaux, oscurando persino i blasonati rossi francesi.

Successivamente il nipote Ferruccio Biondi Santi  impiantò a Montalcino  il primo vitigno di Brunello , che volò in picchiata fino alla proclamazione della DOC nel 1966 ,  e del suo      Consorzio e della DOCG nel 1980 . Da allora in poi le voci sulla gloria del Brunello girarono in fretta, e dei ricchi investitori americani scommisero e investirono su Montalcino , eleggendola a patria enoica italiana.

Brunello di Montalcino

Brunello, il signor vino! Mi presento! 

Il Brunello è sempre stato un rosso di nicchia. Non a caso si aggiudicò riconoscimenti importanti dal prestigioso ‘Wine Spectator’ come:

  • migliore vino rosso nel 1999 ;
  • come primo nella classifica mondiale nel 2006.

Onore al merito, se consideriamo che  Montalcino  parò il colpo di altre tre grosse meteore. In ordine temporale esse furono:

  •  il collasso finanziaria del 2008;
  • il rincaro di prezzi del Brunello  del 50% nel 1997 a causa di politiche sbagliate  (perché intanto la domanda si abbassava!);
  • lo scandalo dell’aggiunta di altre uve contrariamente al disciplinare..

Il ‘Rosso di Montalcino’, il fratello del Brunello! 

La ripresa fu comunque veloce. Cioè accadde , nel senso che non fu progettata a tavolino. Infatti il sistema era già solido di suo . E nonostante le paure e le difficoltà, gli icinesi si tennero  compatti e agirono. I commercianti  applicarono qualche buona strategia:

  • Non riabbassarono le cifre di vendita del Brunello. Piuttosto lo esportarono nelle grosse distribuzioni del Centro Europa;
  • Fece la sua comparsa  il ‘Rosso di Montalcino’, in sostanza la prima annata del Brunello  , che è seducente abbastanza da potere essere messa in circolazione.

Tutto questo  permise un respiro all’economia di Montalcino . E da questa storia si evince che il vino è, è stato, e sarà sempre la fortuna e la speranza di Montalcino.

Cosa fa del Brunello un vino unico? Il suo terroir

Il  Brunello è un vitigno figlio del Sangiovese, che cresce solo a Montalcino , per delle peculiarità pedoclimatiche particolarissime. Montalcino sorge su una collina dell’altezza massima di 600 m, che le garantisce un’ottima esposizione solare e una perfetta escursione termica, ottimo per la prevenzione dell’umidità.

Il clima  Montalcino è mediterraneo, mitigato d’inverno per la presenza del mare (a poco più di 40 km), e ben ventilato per la protezione offerta dalle montagne e dalle tre  valli dell’Orcia, dell’Asso e dell’Ombrone .

Ed è proprio questo terroir irritrovabile che dona rarità al nostro  Brunello, la cui zona di produzione coincide con lo stesso comune di Montalcino  per un totale di circa 4000 ettari vitati. Soltanto il 15 % dell’intero comprensorio di Montalcino   è destinato alle uve,  per il resto è costituito da boschi di querce, faggi, e lecci. Un ambiente bucolico di prati estesi che si alterna a filari verdi, allevati a cordone speronato e guyot  e ad alta densità di impianto per ettaro (3 000 ceppi/ha) per garantire qualità nella resa.

Brunello, se non ci fosse bisognerebbe piantarlo!

 Il Brunello è l’espressione più autentica della Toscana, che è conosciuto anche come ‘grosso’, cioè dalla buccia spessa. Quest’ultima è una caratteristica che causa macerazione più duratura. Questa inoltre richiede almeno trenta giorni  per estrarre tannini, colore e polifenoli!

Il massimo dell’esaltazione del   Brunello è dato dal suo riposo per almeno cinque anni (che sono sei per la versione riserva) nelle botti di rovere, dal momento della vendemmia alla sua immessa nel mercato. Il  Brunello è un’opera d’arte dal rosso rubino intenso tendente al granato se invecchiato: una complessità di armonie, che sa di frutti rossi, vaniglia, legno e sottobosco.

Brunello, il re dei vini 

Il Brunello  è un vino nobile, tannico, strutturato, caldo, armonico e persistente. Un rosso che è compagno ideale dei grandi piatti della cuisine toscana, tra selvaggina e tartufi. Si  percepisce la grafite nel Brunello  , la stessa che rimane nei suoli vulcanici di Montalcino , che abbondano anche in calcare, sabbia, argilla, galestro e alberese,  regalando mineralità al nettare toscano. Elementi questi che si trovano sparpagliati in tutti i vigneti di Montalcino  , benché in percentuali diverse, per l’intesa attività tettonica durante le diverse ere geologiche.

Queste ultime lasciarono a Montalcino ambienti podologici variegati , ed è per questo motivo che  un Brunello non è  mai del tutto uguale a un altro!  Montalcino è un modello da copiare per un prototipo di sviluppo economico, che confida nella valorizzazione delle proprie risorse territoriali, che in teoria dovrebbe essere il destino di molte altre aree dell’Italia dal Nord al Sud.

Montalcino insegna! 

Il passato di  Montalcino  ci insegna che  si può uscire dalla tempesta con le ossa rotte, ma più forti e migliori di prima. E questo racconto è un augurio per sconfiggere del tutto il  Covid , e per riprenderci nell’immediato dalle tragiche conseguenze di questa pandemia.

L’impegno dei produttori di Montalcino e delle varie associazioni di categoria, hanno sicuramente funzionato per ottimizzare e preservare l’eccellenza dei beni naturali di Montalcino. Attenzioni costanti che lo stesso Roberto  pratica da quando ci abita.

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Poggio al Sole, il buen ritiro di  Roberto Cipresso a Montalcino

Poggio al Sole, il buen ritiro di Roberto Cipresso a Montalcino

“…Se riesci a parlare con la canaglia
senza perdere la tua onestà
o a passeggiare con i re
senza perdere il senso comune…

…Se riesci a colmare l’inesorabile minuto
con un momento fatto di sessanta secondi
tua è la terra e tutto ciò che è in essa
e quel che più conta sarai un uomo, figlio mio…”

Rudyard Kipling

Intervista ‘Poggio a Sole’ a Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale 

Nulla è per caso, c’è sempre una ragione perché qualcosa accada. E senza dubbio la fortuna fu dalla mia parte l’08 novembre del  2008 quando per la prima volta incontrai Roberto Cipresso , winemaker di fama internazionale!

In quella data speciale si organizzò una cena con la degustazione dei vini di Roberto Cipresso   al ristorante ‘Nautilus’  di Tirrenia , vicino Pisa. Tutti gli ospiti rimasero travolti dal carisma e dalla sua personalità. Tutti quanti rimanemmo immobili ad ascoltare la storia della sua vita e dei suoi successi.

Da allora  Roberto Cipresso è stato  il mio mentore del vino e non finirò mai di ringraziarlo  per la fiducia che ha sempre dato alla mia penna! Mi ha spedito  un po’ ovunque in Italia per raccontare di vigne e di territorio presso le aziende a cui fa  da consulente. E ancora una volta vorrei tentare di parlarvi in questo post  dell’eclettico vigneron che hatto del vino una missione di vita!

Il mio primo report sul vino della Sardegna per Roberto Cipresso

Per me Roberto Cipresso fu,  e continua a essere, un’ occasione unica. Per cui non dimenticherò mai  il primo  wine report per l’enologo nazionale. Un articolo dedicato alla cantina dei ‘Garagisti di Sorgono’ alla scoperta della Sardegna e della ‘DOC Mandrolisai’  .

Quella fu un’esperienza indimenticabile, che mi portò continuamente a riempire le pagine del mio blog sul meglio del panorama enoico italiano! E da lì il passo a intervistare Roberto Cipresso fu breve. Mi ospitò un weekend di Giugno  a  ‘Poggio al Sole‘ , il suo agriturismo cinque stelle a Montalcino. Non potei essere più felice! Per me fu un modo per avvicinarmi in punta di piedi al suo fantastico mondo . E spero con questo mio articolo di farlo conoscere anche a voi!

‘Poggio al Sole’,  splendore della campagna toscana

Era inizio estate quando soggiornai a ‘Poggio al Sole’, un’ esclusivo  wine relais vicino Montalcino , immerso in due ettari di terra coltivati per lo più a Brunello . Nel 1996 Roberto Cipresso trasformò un vecchio rudere del 1700 in quello che oggi è ‘Poggio al Sole’ . Cioè un casale  stellato di  cinque appartamenti in perfetto stile toscano , dotato di tutti i comfort per una vacanza diversa dall’ordinario. Un eden in cui rifugiarsi sito tra  Castelnuovo dell’Abate , Sant’Angelo in Colle, e il Monte Amiata .

La mi camera si chiamava  ‘Sole’ . Sistemate le valigie,  rimasi  sul davanzale di un balconcino intrappolata dalle bellezza di una natura, che si rivelava in tutto il suo rigoglio. Filari infiniti, e borghi medievali dal sapore antico , che si intravedevano tra le morbide colline che circondavano tutta la tenuta.

Poggio al Sole

A cena  con Roberto Cipresso e la sua famiglia

A distrarmi da quella meraviglia e pace fu solo la fame! Appena lo stomaco brontolò, scesi giù dalle scale e montai in macchina con Roberto Cipresso  per andare a mangiare una pizza con la sua famiglia. E il suo braccio destro, Fabio Degli Stefani. Giunti a destinazione ci sedemmo a una trattoria  molto intima e accogliente.  Per tutta la serata  Roberto Cipresso   mi raccontò su di lui, i suoi affetti e la sua passione per il vino  . Prendendo qualche appunto, lo ascoltavo meravigliata.

Si fece  tardi e ritornammo  sfiancati dall’afa a ‘Poggio al Sole’. Andai a letto, ma non chiusi occhio. Il cielo era  un manto di stelle, che giocavano con le punte dei cipressi alti nel viale alberato all’ingresso del casolare.

Vino, il Romanzo Segreto’,  il libro di Roberto Cipresso

L’ndomani mi alzai verso le cinque. ero proprio insonne. Forse perché ero emozionata  per quello che stavo vivendo.  Dalle persiana della mia stanza l’occhio cadde su delle sagome di alcuni contadini, che stanno vendemmiando. Era come ammirare  un quadro di Monet.

Non potei riprendere sonno, così aspettai in giardino l’alba sdraiata su una chaise longue. Mi svegliai quando Macchia,  il gatto di quell’oasi,  con le sue zampette si strusciò addosso a me . Dopo un’ abbondante colazione mi misi all’ombra di una quercia a  mettere in ordine gli appunti su Roberto Cipresso e la sua esistenza. Non fu facile, ma di seguito troverete un riassunto su di un uomo, che  ha stravolto  in meglio il modo di fare vino !

La storia di Roberto Cipresso 

Classe 1963, Roberto Cipresso è nativo di Bassano del Grappa. La passione per la montagna contraddistinse in assoluto la sua esistenza. Questa gli insegnò a  essere curioso . E gli  procurò anche la forza di superare i propri limiti , con la capacità di sapere  fin dove potere arrivare. Tuttavia da giovane Roberto ebbe un grave incidente durante un’arrampicata, che lo distolse dalle vette innevate. E da allora si dedicò al vino, facendone il suo mestiere!

Nel 1987 Roberto Cipresso concluse gli studi di agraria a Padova.  Spronato e referenziato dall’allora suo professore e oggi amico Attilio Scienza, poi si recò a Montalcino   per un incarico di lavoro. I tre mesi di permanenza, si prolungarono fino al suo trasferimento definitivo nella città del Brunello. Qui mise su famiglia, sposando Marina Fiorani, proprietaria del ‘Boccon Divino’, noto ristorante ilcinese. Da lei ebbe due figli Gian Marco e Mattia.

Roberto Cipresso, tanta esperienza e sogni nel cassetto

Da subito Roberto Cipresso collaborò con alcuni dei più importanti produttori di vino di Montalcino . Già negli anni ’90 fu  direttore aziendale di  ‘Ciacci Piccolomini d’Aragona. Con questa rinomata cantina ottenne i suoi primi successi :

La tensione faustiana di Roberto Cipresso nei suoi primi anni toscani fu  inarrestabile. La sua sete di conoscenza, di azione, di conquista del bene, lo  portarono dritto al successo.

La teoria dei vini del Parallelo 43

Parallelamente alla nascita dei celebri e blasonati super tuscan, nel 1995 Roberto Cipresso sviluppò la sua  ‘Teoria dei vini del Parallelo 43’! Cioè  pose le basi alla sua filosofia aziendale, che è:

  • Sperimentazione;
  • Mescolanza dei terroir più espressivi e vigorosi sul piano nazionale ed estero.

Roberto Cipresso  brevettava formule nuove di  vino, Come? Semplice, mescolando vitigni selezionati , tutti allineati sul ‘parallelo 43′, Questa venne nda lui  definita come una sorta di itinerario enologico, situato tra l’Equatore e il Polo Nord, passante tutti  i luoghi  più vocati  della vite:  dalla Mesopotamia agli USA.

Quella di Roberto fu  una visione ambiziosa e globale del concetto di terroir , che  scandalizzò gli addetti del settore di allora. Una  sorta di ‘taglio della tela’ di Lucio Fontana!  Così come l’artista argentino  muoveva  il suo capolavoro avanti lo spazio e fuori da ogni cornice fisica, Roberto usciva  fuori dai comuni canoni . Perché  anelava a fare  un vino quasi  perfetto! 

Pur essendo ateo, Roberto Cipresso era  convinto inoltre ,  che ci fosse qualcosa di ultraterreno nel 43° Parallelo.  Essendo la stessa retta dei pellegrinaggi religiosi più suggestivi:  da Santiago di Compostela alla Grotta di Lourdes, dalla Francescana Assisi a Medjugorje.

Il vino ideale non esiste, ma ci si può provare !

Nel 1995 Roberto Cipresso materializzò le sue intuizioni sul vino con la bottiglia de  ‘La Quadratura del Cerchio’. Questo era infatti la prima prova di un rosso ideale.  Ne venne fuori un blend di Sangiovese,  Montepulciano ,   e Sagrantino , cioè  i vitigni più rappresentativi d’Italia,  rispettivamente di ToscanaUmbria e  Marche. E guarda caso erano proprio quelle regioni a essere  toccate  dal  43° Parallelo!

Da quel momento in poi poche chiare e importanti regole caratterizzarono il modus operandi di Roberto Cipresso per fare vino:

  • Vitigni autoctoni;
  • Coltivazione all’interno del 43° Parallelo,;
  • Provenienza  da vigneti di proprietà;
  • Totale vinificazione nella  cantina di Roberto Cipresso;
  • Pratiche di viticultura  sostenibili, con rese contenute (1 pianta, 1 bottiglia);
  • Continua ricerca e   collaborazione con le più importanti Università d’Italia.

‘Winecircus’  , la svolta del vino a Montalcino

Da allora in avanti Roberto Cipresso non si fermò più, fondando Winecircus’ a Montalcino nel 2000 ‘, che era un gruppo di consulenza agronomica. La stessa società  poi fu battezzata nel 2016  ‘Cipresso 43‘, l’attuale cantina di Roberto Cipresso in   Bivio dell’Asso, 53024 Montalcino , Con l’aiuto del fratello Gianfranco mise a disposizione di imprese vitivinicole nazionali ed estere (soprattutto in Sud America) il suo sapere e un supporto tailor made!

A sua volta nel 2019 Roberto Cipresso acquistò un rudere nelle vicinanze di Montalcino  . Lo rimodernò dando alla luce a ‘Poggio al Sole’ , quell’angolo di  paradiso dove alloggiai per conoscere qualcosa in più di Roberto Cipresso!

Il maestro André Tchelistcheff  

Durante il suo percorso professionale Roberto Cipresso affinò le sue capacità di winemaker allorché scovò un trattato di André Tchelistcheff  . Questi era un agronomo russo, padre della viticoltura californiana ( a cui gli americani dedicarono una statua nella Napa Valley ).

Leggendo tra le righe del suo maestro, Roberto Cipresso ebbe l’intuizione di combinare il Sangiovese al Primitivo di Manduria ed eureka! Un equilibrio perfetto per dei vini strepitosi da rifare e perfezionare!

Da Montalcino all’Argentina, il sogno continua

Come è facile intuire, Roberto Cipresso non smise più di esplorare, facendosi aiutare da professionisti , Università ed Enti del specializzati in vino. Dal suo porto sicuro  di Montalcino, Roberto Cipresso si muoveva dall’ Europa al Nuovo Mondo per oltrepassare nuove frontiere.

In ognuno di questi anfratti sperduti e lontani  Roberto Cipresso, con l’aiuto di altri impresari, valorizzò  il più remoto dei terroir , generando vini di carattere.

Tra i suoi primi grandi traguardi da ricordare sono  il suo contributo alla nascita di :

Roberto Cipresso

Roberto Cipresso e le sue wine hits parade

Prendete fiato ! Roberto Cipresso fu come un vulcano attivo che non si arrestò mai nel settore del vino! Non si limitò solo a farlo e anche in grande. A un certo punto sentì la necessità di raccontarlo in pubblico , nero su bianco. Eccovi una lista dei suoi più incredibili trionfi:

Grigliata argentina  al  ‘Poggio al Sole’,  Montalcino

Grigliata Argentina a ‘Poggio al Sole’

Dopo avere sistemato i miei appunti su Roberto Cipresso , calò la sera e si cenò con lui sotto il pergolato di ‘Poggio al Sole’. C’erano degli ospiti speciali:  Simone Lago , la  moglie Cristine e il loro piccolo Pablo. 

Simone e Cristine proprietari della ditta ‘Demetra di Vicenza , fecero visita a Roberto Cipresso per fornire le loro preziose anfore in ceramica . Questo materiale permette al vino, mentre riposa, di mantenere integre le proprie qualità e caratteristiche. Questo succede per merito della facoltà di questo materiale  di essere impermeabile, resistente e isolante.

3 Vini top firmati Roberto Cipresso

Davanti a un’ appetitosissima grigliata di carne argentina, tutti quanti insieme degustammo i seguenti rossi di Roberto Cipressooberto Cipresso :

‘Cipresso 43’, il laboratorio cantina di Roberto Cipresso

Sentirsi a casa era quello che più mi faceva stare bene a ‘Poggio al Sole’. Un tranquillo  barbeque tra amici era nello stesso tempo una fonte inesauribile  di conoscenza su ogni tipo di argomento, vino compreso. E su quest’ ultimo appressi tantissimo  il mattino seguente con la mia visita a ‘Cipresso 43 ‘  ,  la cantina laboratorio di Roberto CipressoMontalcino. Ricavata da un ex fabbrica abbandonata,  la cantina   ‘Cipresso 43 ‘   era una struttura   immensa , con una architettura esterna lineare e gli arredamenti eleganti  e sobri.

Un edificio a tre piani moderno  con barriccaie, uffici e sale degustazioni . Quando giunsi lì ,  Roberto Cipresso stava facendo fare un giro a un gruppo folto di Wine Lovers argentini e colombiani. Mi aggregai a loro, e assaggiai  in anteprima le etichette più esclusive  dei suoi vini .

Cucina sarda a Montalcino sotto un sol leone 

Finiti gli assaggi di vino , si fece ora di pranzo e Roberto Cipresso portò tutti a Montalcino a mangiare sardo presso l’ ‘Osteria dei Briganti e dei Poeti. Protagonisti di quel banchetto  furono  i  toscanissimi pici  al ragù’  e i succulenti  ‘culurgiones’, specialità  della ‘Terra dei Nuraghi’ . Questi erano  degli gnocchi di patate ripieni di formaggio, menta e conditi al sugo di pomodoro semplice.

Una vera delizia che si sposò benissimo con un  Achaval Ferrer 2000′. Questo era un rosso   di Malbec, Cabernet Sauvignon e Merlot dal colore, profumo, e gusto decisamente esplosivo! Era tutto talmente perfetto che non si sentiva addosso neppure l’afa estiva!

Tutto un Sorso 2019 Montalcino
‘Tutto in un Sorso 2019′,  Montalcino

‘Tutto in un Sorso 2019’, evento sul vino a  Montalcino

Congedati i Sud Americani, per degli appuntamenti urgenti  Roberto Cipresso si allontanò dalla sua cantina e salutò i clienti e me. Lo ringraziai per tutto e sorrise sparendo velocemente per i suoi affari. Ne approfittai per  avviarmi con Simone e Cristine a ‘Tutto  in un sorso 2019‘,  una kermesse sul vino in  centro a Montalcino,

All’interno del  ‘Complesso di Sant’Agostino’ , un’antica fortezza medievale, si svolse questa interessante fiera enologica di vini importanti provenienti da tutta Europa. Quello che più mi colpì fu:

Finito lo spettacolo divino,   Cristine e il marito mi riaccompagnarono a  ‘Poggio al Sole .  Quello a Montalcino fu davvero un  interminabile e indimenticabile  weekend nel cuore della Toscana e dei suoi tesori!

Roberto Cipresso

Roberto Cipresso, un vulcano in continua eruzione! 

Che dire ! Roberto Cipresso è alla perenne ricerca dell’ eccellenza, della tradizione e dell’innovazione per il vino. Non smette mai un momento di pianificare cose nuove. Roberto Cipresso e Montalcino sono dei punti fermi per l’enologia nazionale e internazionale. Perché  Roberto Cipresso vede l’orizzionte laddove gli altri invece segnano un confine!

Immaginatevi di riuscire a indovinare alla cieca le percentuali dei diversi vitigni di uno  Châteauneuf-du-Pape’Non è una cosa che almeno io sarei mai in grado di fare ! Perché  questo è  il celebre rosso francese fatto da ben tredici  varietà di uve diverse sia a bacca nera che bianca!

Ecco, la stessa cosa succede con Roberto Cipresso! Nel senso che è difficile cogliere le singole componenti della sua personalità, perché è complessa. La si percepisce al massimo nella sua interezza, come accadde a me  a   ‘Poggio al Sole’ a Montalcino!

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