Poggio al Sole, il buen ritiro di  Roberto Cipresso a Montalcino

Poggio al Sole, il buen ritiro di Roberto Cipresso a Montalcino

“…Se riesci a parlare con la canaglia
senza perdere la tua onestà
o a passeggiare con i re
senza perdere il senso comune…

…Se riesci a colmare l’inesorabile minuto
con un momento fatto di sessanta secondi
tua è la terra e tutto ciò che è in essa
e quel che più conta sarai un uomo, figlio mio…”

Rudyard Kipling

Intervista ‘Poggio a Sole’ a Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale 

Nulla è per caso, c’è sempre una ragione perché qualcosa accada. E senza dubbio la fortuna fu dalla mia parte l’08 novembre del  2008 quando per la prima volta incontrai Roberto Cipresso , winemaker di fama internazionale!

In quella data speciale si organizzò una cena con la degustazione dei vini di Roberto Cipresso   al ristorante ‘Nautilus’  di Tirrenia , vicino Pisa. Tutti gli ospiti rimasero travolti dal carisma e dalla sua personalità. Tutti quanti rimanemmo immobili ad ascoltare la storia della sua vita e dei suoi successi.

Da allora  Roberto Cipresso è stato  il mio mentore del vino e non finirò mai di ringraziarlo  per la fiducia che ha sempre dato alla mia penna! Mi ha spedito  un po’ ovunque in Italia per raccontare di vigne e di territorio presso le aziende a cui fa  da consulente. E ancora una volta vorrei tentare di parlarvi in questo post  dell’eclettico vigneron che hatto del vino una missione di vita!

Il mio primo report sul vino della Sardegna per Roberto Cipresso

Per me Roberto Cipresso fu,  e continua a essere, un’ occasione unica. Per cui non dimenticherò mai  il primo  wine report per l’enologo nazionale. Un articolo dedicato alla cantina dei ‘Garagisti di Sorgono’ alla scoperta della Sardegna e della ‘DOC Mandrolisai’  .

Quella fu un’esperienza indimenticabile, che mi portò continuamente a riempire le pagine del mio blog sul meglio del panorama enoico italiano! E da lì il passo a intervistare Roberto Cipresso fu breve. Mi ospitò un weekend di Giugno  a  ‘Poggio al Sole‘ , il suo agriturismo cinque stelle a Montalcino. Non potei essere più felice! Per me fu un modo per avvicinarmi in punta di piedi al suo fantastico mondo . E spero con questo mio articolo di farlo conoscere anche a voi!

‘Poggio al Sole’,  splendore della campagna toscana

Era inizio estate quando soggiornai a ‘Poggio al Sole’, un’ esclusivo  wine relais vicino Montalcino , immerso in due ettari di terra coltivati per lo più a Brunello . Nel 1996 Roberto Cipresso trasformò un vecchio rudere del 1700 in quello che oggi è ‘Poggio al Sole’ . Cioè un casale  stellato di  cinque appartamenti in perfetto stile toscano , dotato di tutti i comfort per una vacanza diversa dall’ordinario. Un eden in cui rifugiarsi sito tra  Castelnuovo dell’Abate , Sant’Angelo in Colle, e il Monte Amiata .

La mi camera si chiamava  ‘Sole’ . Sistemate le valigie,  rimasi  sul davanzale di un balconcino intrappolata dalle bellezza di una natura, che si rivelava in tutto il suo rigoglio. Filari infiniti, e borghi medievali dal sapore antico , che si intravedevano tra le morbide colline che circondavano tutta la tenuta.

Poggio al Sole

A cena  con Roberto Cipresso e la sua famiglia

A distrarmi da quella meraviglia e pace fu solo la fame! Appena lo stomaco brontolò, scesi giù dalle scale e montai in macchina con Roberto Cipresso  per andare a mangiare una pizza con la sua famiglia. E il suo braccio destro, Fabio Degli Stefani. Giunti a destinazione ci sedemmo a una trattoria  molto intima e accogliente.  Per tutta la serata  Roberto Cipresso   mi raccontò su di lui, i suoi affetti e la sua passione per il vino  . Prendendo qualche appunto, lo ascoltavo meravigliata.

Si fece  tardi e ritornammo  sfiancati dall’afa a ‘Poggio al Sole’. Andai a letto, ma non chiusi occhio. Il cielo era  un manto di stelle, che giocavano con le punte dei cipressi alti nel viale alberato all’ingresso del casolare.

Vino, il Romanzo Segreto’,  il libro di Roberto Cipresso

L’ndomani mi alzai verso le cinque. ero proprio insonne. Forse perché ero emozionata  per quello che stavo vivendo.  Dalle persiana della mia stanza l’occhio cadde su delle sagome di alcuni contadini, che stanno vendemmiando. Era come ammirare  un quadro di Monet.

Non potei riprendere sonno, così aspettai in giardino l’alba sdraiata su una chaise longue. Mi svegliai quando Macchia,  il gatto di quell’oasi,  con le sue zampette si strusciò addosso a me . Dopo un’ abbondante colazione mi misi all’ombra di una quercia a  mettere in ordine gli appunti su Roberto Cipresso e la sua esistenza. Non fu facile, ma di seguito troverete un riassunto su di un uomo, che  ha stravolto  in meglio il modo di fare vino !

La storia di Roberto Cipresso 

Classe 1963, Roberto Cipresso è nativo di Bassano del Grappa. La passione per la montagna contraddistinse in assoluto la sua esistenza. Questa gli insegnò a  essere curioso . E gli  procurò anche la forza di superare i propri limiti , con la capacità di sapere  fin dove potere arrivare. Tuttavia da giovane Roberto ebbe un grave incidente durante un’arrampicata, che lo distolse dalle vette innevate. E da allora si dedicò al vino, facendone il suo mestiere!

Nel 1987 Roberto Cipresso concluse gli studi di agraria a Padova.  Spronato e referenziato dall’allora suo professore e oggi amico Attilio Scienza, poi si recò a Montalcino   per un incarico di lavoro. I tre mesi di permanenza, si prolungarono fino al suo trasferimento definitivo nella città del Brunello. Qui mise su famiglia, sposando Marina Fiorani, proprietaria del ‘Boccon Divino’, noto ristorante ilcinese. Da lei ebbe due figli Gian Marco e Mattia.

Roberto Cipresso, tanta esperienza e sogni nel cassetto

Da subito Roberto Cipresso collaborò con alcuni dei più importanti produttori di vino di Montalcino . Già negli anni ’90 fu  direttore aziendale di  ‘Ciacci Piccolomini d’Aragona. Con questa rinomata cantina ottenne i suoi primi successi :

La tensione faustiana di Roberto Cipresso nei suoi primi anni toscani fu  inarrestabile. La sua sete di conoscenza, di azione, di conquista del bene, lo  portarono dritto al successo.

La teoria dei vini del Parallelo 43

Parallelamente alla nascita dei celebri e blasonati super tuscan, nel 1995 Roberto Cipresso sviluppò la sua  ‘Teoria dei vini del Parallelo 43’! Cioè  pose le basi alla sua filosofia aziendale, che è:

  • Sperimentazione;
  • Mescolanza dei terroir più espressivi e vigorosi sul piano nazionale ed estero.

Roberto Cipresso  brevettava formule nuove di  vino, Come? Semplice, mescolando vitigni selezionati , tutti allineati sul ‘parallelo 43′, Questa venne nda lui  definita come una sorta di itinerario enologico, situato tra l’Equatore e il Polo Nord, passante tutti  i luoghi  più vocati  della vite:  dalla Mesopotamia agli USA.

Quella di Roberto fu  una visione ambiziosa e globale del concetto di terroir , che  scandalizzò gli addetti del settore di allora. Una  sorta di ‘taglio della tela’ di Lucio Fontana!  Così come l’artista argentino  muoveva  il suo capolavoro avanti lo spazio e fuori da ogni cornice fisica, Roberto usciva  fuori dai comuni canoni . Perché  anelava a fare  un vino quasi  perfetto! 

Pur essendo ateo, Roberto Cipresso era  convinto inoltre ,  che ci fosse qualcosa di ultraterreno nel 43° Parallelo.  Essendo la stessa retta dei pellegrinaggi religiosi più suggestivi:  da Santiago di Compostela alla Grotta di Lourdes, dalla Francescana Assisi a Medjugorje.

Il vino ideale non esiste, ma ci si può provare !

Nel 1995 Roberto Cipresso materializzò le sue intuizioni sul vino con la bottiglia de  ‘La Quadratura del Cerchio’. Questo era infatti la prima prova di un rosso ideale.  Ne venne fuori un blend di Sangiovese,  Montepulciano ,   e Sagrantino , cioè  i vitigni più rappresentativi d’Italia,  rispettivamente di ToscanaUmbria e  Marche. E guarda caso erano proprio quelle regioni a essere  toccate  dal  43° Parallelo!

Da quel momento in poi poche chiare e importanti regole caratterizzarono il modus operandi di Roberto Cipresso per fare vino:

  • Vitigni autoctoni;
  • Coltivazione all’interno del 43° Parallelo,;
  • Provenienza  da vigneti di proprietà;
  • Totale vinificazione nella  cantina di Roberto Cipresso;
  • Pratiche di viticultura  sostenibili, con rese contenute (1 pianta, 1 bottiglia);
  • Continua ricerca e   collaborazione con le più importanti Università d’Italia.

‘Winecircus’  , la svolta del vino a Montalcino

Da allora in avanti Roberto Cipresso non si fermò più, fondando Winecircus’ a Montalcino nel 2000 ‘, che era un gruppo di consulenza agronomica. La stessa società  poi fu battezzata nel 2016  ‘Cipresso 43‘, l’attuale cantina di Roberto Cipresso in   Bivio dell’Asso, 53024 Montalcino , Con l’aiuto del fratello Gianfranco mise a disposizione di imprese vitivinicole nazionali ed estere (soprattutto in Sud America) il suo sapere e un supporto tailor made!

A sua volta nel 2019 Roberto Cipresso acquistò un rudere nelle vicinanze di Montalcino  . Lo rimodernò dando alla luce a ‘Poggio al Sole’ , quell’angolo di  paradiso dove alloggiai per conoscere qualcosa in più di Roberto Cipresso!

Il maestro André Tchelistcheff  

Durante il suo percorso professionale Roberto Cipresso affinò le sue capacità di winemaker allorché scovò un trattato di André Tchelistcheff  . Questi era un agronomo russo, padre della viticoltura californiana ( a cui gli americani dedicarono una statua nella Napa Valley ).

Leggendo tra le righe del suo maestro, Roberto Cipresso ebbe l’intuizione di combinare il Sangiovese al Primitivo di Manduria ed eureka! Un equilibrio perfetto per dei vini strepitosi da rifare e perfezionare!

Da Montalcino all’Argentina, il sogno continua

Come è facile intuire, Roberto Cipresso non smise più di esplorare, facendosi aiutare da professionisti , Università ed Enti del specializzati in vino. Dal suo porto sicuro  di Montalcino, Roberto Cipresso si muoveva dall’ Europa al Nuovo Mondo per oltrepassare nuove frontiere.

In ognuno di questi anfratti sperduti e lontani  Roberto Cipresso, con l’aiuto di altri impresari, valorizzò  il più remoto dei terroir , generando vini di carattere.

Tra i suoi primi grandi traguardi da ricordare sono  il suo contributo alla nascita di :

Roberto Cipresso

Roberto Cipresso e le sue wine hits parade

Prendete fiato ! Roberto Cipresso fu come un vulcano attivo che non si arrestò mai nel settore del vino! Non si limitò solo a farlo e anche in grande. A un certo punto sentì la necessità di raccontarlo in pubblico , nero su bianco. Eccovi una lista dei suoi più incredibili trionfi:

Grigliata argentina  al  ‘Poggio al Sole’,  Montalcino

Grigliata Argentina a ‘Poggio al Sole’

Dopo avere sistemato i miei appunti su Roberto Cipresso , calò la sera e si cenò con lui sotto il pergolato di ‘Poggio al Sole’. C’erano degli ospiti speciali:  Simone Lago , la  moglie Cristine e il loro piccolo Pablo. 

Simone e Cristine proprietari della ditta ‘Demetra di Vicenza , fecero visita a Roberto Cipresso per fornire le loro preziose anfore in ceramica . Questo materiale permette al vino, mentre riposa, di mantenere integre le proprie qualità e caratteristiche. Questo succede per merito della facoltà di questo materiale  di essere impermeabile, resistente e isolante.

3 Vini top firmati Roberto Cipresso

Davanti a un’ appetitosissima grigliata di carne argentina, tutti quanti insieme degustammo i seguenti rossi di Roberto Cipressooberto Cipresso :

‘Cipresso 43’, il laboratorio cantina di Roberto Cipresso

Sentirsi a casa era quello che più mi faceva stare bene a ‘Poggio al Sole’. Un tranquillo  barbeque tra amici era nello stesso tempo una fonte inesauribile  di conoscenza su ogni tipo di argomento, vino compreso. E su quest’ ultimo appressi tantissimo  il mattino seguente con la mia visita a ‘Cipresso 43 ‘  ,  la cantina laboratorio di Roberto CipressoMontalcino. Ricavata da un ex fabbrica abbandonata,  la cantina   ‘Cipresso 43 ‘   era una struttura   immensa , con una architettura esterna lineare e gli arredamenti eleganti  e sobri.

Un edificio a tre piani moderno  con barriccaie, uffici e sale degustazioni . Quando giunsi lì ,  Roberto Cipresso stava facendo fare un giro a un gruppo folto di Wine Lovers argentini e colombiani. Mi aggregai a loro, e assaggiai  in anteprima le etichette più esclusive  dei suoi vini .

Cucina sarda a Montalcino sotto un sol leone 

Finiti gli assaggi di vino , si fece ora di pranzo e Roberto Cipresso portò tutti a Montalcino a mangiare sardo presso l’ ‘Osteria dei Briganti e dei Poeti. Protagonisti di quel banchetto  furono  i  toscanissimi pici  al ragù’  e i succulenti  ‘culurgiones’, specialità  della ‘Terra dei Nuraghi’ . Questi erano  degli gnocchi di patate ripieni di formaggio, menta e conditi al sugo di pomodoro semplice.

Una vera delizia che si sposò benissimo con un  Achaval Ferrer 2000′. Questo era un rosso   di Malbec, Cabernet Sauvignon e Merlot dal colore, profumo, e gusto decisamente esplosivo! Era tutto talmente perfetto che non si sentiva addosso neppure l’afa estiva!

Tutto un Sorso 2019 Montalcino
‘Tutto in un Sorso 2019′,  Montalcino

‘Tutto in un Sorso 2019’, evento sul vino a  Montalcino

Congedati i Sud Americani, per degli appuntamenti urgenti  Roberto Cipresso si allontanò dalla sua cantina e salutò i clienti e me. Lo ringraziai per tutto e sorrise sparendo velocemente per i suoi affari. Ne approfittai per  avviarmi con Simone e Cristine a ‘Tutto  in un sorso 2019‘,  una kermesse sul vino in  centro a Montalcino,

All’interno del  ‘Complesso di Sant’Agostino’ , un’antica fortezza medievale, si svolse questa interessante fiera enologica di vini importanti provenienti da tutta Europa. Quello che più mi colpì fu:

Finito lo spettacolo divino,   Cristine e il marito mi riaccompagnarono a  ‘Poggio al Sole .  Quello a Montalcino fu davvero un  interminabile e indimenticabile  weekend nel cuore della Toscana e dei suoi tesori!

Roberto Cipresso

Roberto Cipresso, un vulcano in continua eruzione! 

Che dire ! Roberto Cipresso è alla perenne ricerca dell’ eccellenza, della tradizione e dell’innovazione per il vino. Non smette mai un momento di pianificare cose nuove. Roberto Cipresso e Montalcino sono dei punti fermi per l’enologia nazionale e internazionale. Perché  Roberto Cipresso vede l’orizzionte laddove gli altri invece segnano un confine!

Immaginatevi di riuscire a indovinare alla cieca le percentuali dei diversi vitigni di uno  Châteauneuf-du-Pape’Non è una cosa che almeno io sarei mai in grado di fare ! Perché  questo è  il celebre rosso francese fatto da ben tredici  varietà di uve diverse sia a bacca nera che bianca!

Ecco, la stessa cosa succede con Roberto Cipresso! Nel senso che è difficile cogliere le singole componenti della sua personalità, perché è complessa. La si percepisce al massimo nella sua interezza, come accadde a me  a   ‘Poggio al Sole’ a Montalcino!

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Cantina Benanti: un viaggio nel cuore dell’Etna. II Parte

Cantina Benanti: un viaggio nel cuore dell’Etna. II Parte

“La Sicilia è il paese delle arance, del suolo fiorito la cui aria, in primavera, è tutto un profumo… Ma quel che ne fa una terra necessaria a vedersi e unica al mondo, è il fatto che da un’estremità all’altra, essa si può definire uno strano e divino museo di architettura.”

“Cantina Benanti” , carattere etneo dal 1734

Il sogno di visitare la Cantina Benanti” a Viagrande in Sicilia, si realizza per il mio compleanno l’08 Ottobre 2018.  Io e la mai amica Anna arriviamo in tarda serata all’aeroporto di Catania e noleggiamo una  Fiat Cinquecento e ci avviamo in albergo.

Sistemiamo le valigie e ci dirigiamo in un ristorante nei pressi del “Castel Ursino”, vicino il centro storico di Catania. L’ aria è ancora estiva, e c’è tanta gente seduta fuori ai tavoli dei locali che rallegrano l’ atmosfera . Per cena ordiniamo vino rosso e carne di cavallo alla griglia, specialità di queste parti.

Io e Anna facciamo un giro per le strade illuminate di  via Etnea,  boulevard di Catania, e parliamo dei  ricordi legati alla nostra isola e di come è difficile starle lontani. E per questo motivo voglio condividere questa visita alla Cantina Benanti” , per suggerirvi un posto unico per le vostre prossime vacanze!

La visita alla “Cantina Benanti”, Rovitello, Catania

All’indomani del nostro arrivo in terra patria, la prima tappa è la colazione da Saiva”,  storica pasticceria e tavola calda di Catania. Ci concediamo caffè nero bollente e due dolci enormi tipici della gastronomia siciliana.

Cariche di energia dopo circa 20 minuti da Catania   facciamo finalmente tappa alla  Cantina Benanti”,  a Viagrande. Si apre un cancello in ferro battuto e vediamo un lungo viale alberato, ci incamminiamo ed è come essere entrati in un altro mondo.

Lascito  il caos di Catania è come entrare in un’ altra dimensione:  un parco privato con un vulcano in mezzo,  dove ogni cosa sembra essere messa al posto giusto.

Davanti a noi c’è un grande palazzo a due piani in pietra lavica e  un parco adiacente, dove Giuseppe Bennati  ci aspetta con il suo inseparabile  Jo, un pastore tedesco affabile e cordiale.

L’antico palmento

Giuseppe accoglie me e  Anna nella sua straordinaria azienda con un magnifico sorriso e una magnum di “Noblesse”, bollicine di puro Carricante. Successivamente entriamo insieme nel vecchio palmento, antiche vasche scavate nella roccia e collegate da un canale, in cui avveniva la pigiatura dell’uva per produrre il mosto.

Giuseppe spiega con un rigore quasi scientifico l’importanza di quel vecchio palmento e la sua funzione per la produzione del vino. E con una nota di melanconia ricorda i profumi del mosto di quando è piccolo, quando il nonno lo porta a “pistare la racina ” (“pestare l’uva”). Il cvaliere cita anche in dialetto catanese i versi dei canti dei contadini di un tempo , che accompagnavano le fatiche e le gioie dei campi.

Il palmento è rimasto integro, e da lì attraverso una porta a vetri si va al salone delle feste. Questo è infinito  con il suo  pianoforte a coda,  e adornato da mobili di prestigio ,   specchi antichi e quadri di valore.

“Noblesse”, bollicine di puro Carricante. Un successo programmato!

Giuseppe ama, cura e celebra l’arte e la bellezza in tutte le sue forme.  Che siano  le sue vigne alle pendici dell’Etna o le tele secolari,  i cui personaggi enigmatici sono oggi alcune delle etichette dei suoi vini. Come quella che adorna il “Noblesse 2003”, primo metodo classico di Carricante dell’ Etna  Si tratta del ritratto di un nobile misterioso, che Giuseppe trova  e rispolvera a  Palermo, che si fa risalire al periodo in cui Antoon Van Dick vise  in Sicilia.

La hall delle degustazione della “Cantina Benanti”

Altre parti interessanti della cantina sono:

  • L’ala dedicata alla degustazione: questa è molto  luminosa. Ci sono tavoli e sedie di prestigio. Spicca una gigantografia colorata che ha come soggetto l’Etna, proprio come tutti i libri cartonati da collezione sparpagliati ovunque;
  • La cella dove dorme il vino, pieno di barrique e tonneau, che stanno lì ad aspettare di finire il loro lavoro;
  • Una magnifica piscina da cui si vede il Monteserra.

“Cantina Benanti”, un giardino di natura e d’arte alle falde dell’Etna

Il brontolio dello stomaco ci suggerisce che è ora pranzo, ci allontaniamo io, Anna e il cavaliere  iper pranzare alla “Trattoria Scalo Grande”, a Santa Maria La Scala. Ci deliziamo con gamberoni freschi e  linguine alla vongole.

Siamo seduti con di fronte un panorama mozzafiato: un mare blu cobalto, delle barche che ondeggiano e dei gabbiani , che virando nell’aria sembrano quasi darci il benvenuto.

Vini Benanti , vini d’autore

Tornati in cantina  Giuseppe ci inizia alla magnifica degustazione dei vini Benanti, e fornisce dei dettagli sulla Cantina Benanti”, sui vigneti, e in particolare sull’importante contributo di tutto lo staff aziendale. In particolare  quello dei due figli , Antonio e Salvino, a cui oggi è affidata la direzione.

La storia della  famiglia Benanti

L’origine della famiglia Benanti è bolognese e va indietro nel lontano 1734. A quel tempo si chiamano “Benati”. Poi grazie a un provvedimento regale, si chiede a un loro antenato di spostarsi in Sicilia e fare fiorire un ramo e al tempo stesso di cambiare il nome da “Benati” a “Benanti”.

Sono da generazioni proprietari terrieri, dediti alla viticultura dell’Etna. Successivamente diventano anche imprenditori nel campo della farmaceutica,  fondando nel 1935 a  Catania   la  Sifi, una delle più importanti imprese in campo oftalmologico.

Giuseppe Benanti e le origini della cantina

Il vino è una passione di famiglia trasformato da  Giuseppe Benanti, anche lui imprenditore farmaceutico, nella Cantina Benanti”  nel 1988 a Viagrande, versante Est dell’Etna.

Tutto comincia quando Giuseppe è a pranzo con l’amico medico Francesco Micale al pranzo al ” Picciolo”, Castiglione di Sicilia. Lui desidera un gran vino rosso dell’Etna, ma non trova  niente di simile sul menù ! Giuseppe sceglie di valorizzare il territorio Etneo, da sempre comunque votato alla viticultura, ma non vuole solo la qualità, vuole l’eccellenza.

Francia e Piemonte come modello per la rinascita del vino etneo

Ed ecco che Giuseppe inizia un progetto portato avanti in collaborazione con  numi dell’enologia, tra questi:

  • Salvo Fot:  il più importante agronomo ed enologo siciliano;
  • Rocco Di Stefano,   professore dell’ “Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti” ;
  • Jean Siegrist professore dell’ ’ “INRA” di Beaune.

Da quel momento in poi si pongono le basi per produrre grandi vini sull’ Etna e si dà inizio “rivoluzione dei vini etnei”.

Le vigne acquistate o gestite nei comuni di Castiglione di Sicilia (Etna nord) e Milo (Etna est), sono già impiantate o vengono coltivate a Nerello Mascalese (Castiglione di Sicilia) e Carricante (Milo), i vitigni autoctoni del vulcano.

A metà degli anni novanta Giuseppe scommette da  subito e  con decisione su tali varietà. Effettua circa 150 prove di micro vinificazione, e valorizza sia i tradizionali assemblaggi tipici dellaDOC Etna Rosso” (Nerello Mascalese e  Nerello Cappuccio) che i monovitigni, all’epoca una vera rarità!

Le vigne  della “Cantina Benanti”

Giuseppe collabora con coltivatori di Santa Maria di Licodia (Etna sudovest), mentre nel 1998,  dieci anni dopo la  creazione  della sua cantina,  l’azienda si espande anche sul Monte Serra a Viagrande (Etna sudest).

Un lavoro pionieristico quello di Giuseppe , che vuole da sempre portare in un calice tutto il terroir dell’Etna.

Il risultato :

La rivoluzione della famiglia Benanti con il vino dell’Etna

Grazie alla passione e al genio di Giuseppe Benanti, l’Etna fa parlare  di “rinascita” e successo. L’Etna diventa un nuovo distretto vinicolo d’eccellenza. Inoltre attira altri produttori ella “muntagna”, ispirati dai traguardi ottenuti dalla Cantina Benanti” negli anni ‘9o nella lavorazione del Carricante, del Nerello Mascalese e del Nerello Cappuccio.

Nel 2005 Cantina Benanti”   avvia una lunga ed importantissima sperimentazione che porta nel 2010 alla selezione ed all’ottenimento del brevetto di quattro lieviti autoctoni. Ancora oggi, esempio unico sull’Etna.

Antonio e Salvino Benanti

Nel 2012 i gemelli Antonio e Salvino, classe 1974, reduci da esperienze accademiche e lavorative di diversi anni all’estero e poi in Italia, accompagnano il padre Giuseppe Benanti in questa splendida avventura imprenditoriale.

Antonio e Salvino portano energia e innovazione nella Cantina Benanti, mantenendo intatte la filosofia aziendale, cioè la valorizzazione dei vitigni Autoctoni Etnei. I fratelli Benanti si  formano alla “International School di Ginevra” ed in seguito alla “European Business School” ed all’ “Imperial College di Londra”.

Un ricco percorso accademico, seguito da altre importanti esperienze lavorative formative nel campo della finanza anglosassone.

Un ricambio generazionale vincente

L’idea di Antonio e Salvino è quella di portare i vini Benanti in giro per l’Italia e il mondo, vini di alto livello pensati per tutti. E non solo per esperti e palati sofisticati. Una tattica vincente che conferma il grande successo dei vini Benanti nel mercato nazionale e internazionale.

Antonio e Salvino portano avanti strategie molto chiare e pienamente condivise, ed agiscono da subito con grande decisione facendo scelte importanti, come quelle di seguito riportate:

  •  Dal 2004 attribuzione del ruolo di enologo, responsabile tecnico di  vigna e  cantina ad Enzo Calì;
  • Dismissione di alcune proprietà ed alcuni vigneti e terreni considerati non strategici, con conseguente abbandono dei vini ad essi collegati;
  • Acquisto di ulteriori tevigneti, in parte anche da conferitori storici, ubicati in sotto zone di eccellenza sull’Etna a Rovittello e a Milo;
  • Avvio formale della certificazione biologica per i vini.

8 modernità della “Cantina Benanti”

Con i fratelli Benanti la parola d’ordine è investimenti, e tra quelli più importanti che sono stati fatti , ricordiamo:

  1. Nuovi sistemi di controllo delle temperature;
  2. Nuova strumentazione di laboratorio,;
  3. Una nuova pressa pneumatica;
  4. Botti grandi in sostituzione di legni più piccoli;
  5. Impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili;
  6. Allestimento di nuovi e moderni spazi sia per lo stoccaggio e la movimentazione (circa 250 posti pallet) che per il lungo affinamento (circa 200 posti pallet) del vino imbottigliato, con impianti di condizionamento all’ avanguardia;
  7. Sviluppo di un’attività di accoglienza e degustazioni in cantina;
  8. Ampliamento, rinnovamento e consolidamento della rete commerciale, composta da distributori e importatori specializzati in vini di eccellenza, oggi in grado di coprire circa quaranta mercati in circa trenta paesi nel mondo.

Antonio e Salvino portano a termine il  passaggio generazionale, ma il core business   rimane sempre  loro padre  Giuseppe Benanti !

Quali sono le zone dell’Etna più vocate per la “Cantina Benanti”?

La Cantina Benanti” si estende per 20 ha, nei comuni di:

Quali sono i migliori vini della “Cantina Benanti”?

La produzione, altamente specializzata, oggi ammonta a circa 160.000 bottiglie (obiettivo nel medio periodo 190.000-200.000).  I vini Benanti prodotti sono:

Spumanti:

Classici:
Monovitigni:

I vini Benanti nel mondo

I vini Benanti sono esportati in importanti mercati esteri, tra i quali spiccano :

  • gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna, la Francia, la Scandinavia, la Svizzera, il Belgio, la Russia, l’Austria, Singapore, Hong Kong, la Cina continentale, il Giappone, l’Australia e la Nuova Zelanda.

I vini Benanti ricevonoapprezzamenti convinti ed unanimi e creando consenso tra gli appassionati e tra i professionisti.

6 riconoscimenti dei vini Benanti

Fra i principali riconoscimenti ottenuti risaltano quello di “Cantina Italiana dell’Anno”:

Una Sicilia dall’anima nobile

La Cantina Benanti” è diventata un’azienda di nicchia specializzata nella produzione di vini dell’Etna, votata all’eccellenza qualitativa.

I Vini Benanti esprimono appieno  il Terroir Etneo,  sono vini autentici, fatti per durare nel tempo ed accompagnare i piatti delle migliori cucine. Non sono vini alla moda, né puntano ad esserlo. Essi ambiscono invece ad entrare nell’élite dei grandi vini d’Europa.

Il vino non è un business è una passione! Ed ecco il mio regalo per il mio compleanno,  un giorno  con la mia amica Anna e il cavaliere Benanti.  Un’esperienza che non dimenticherò mai, insieme al profumo, al  sapore dei vni Benanti.  Un articolo che è un omaggio alla bellezza e allo splendore dell’ Etna, che vi invitio a vederre presto!

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