Il Borgo di Mare, Ischia Ponte

Il Borgo di Mare, Ischia Ponte

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“Soltanto la musica è all’altezza del mare”
Albert Camus

Il Borgo di Mare , Ischia Ponte

Il Borgo di Mare a Ischia Ponte è una società consortile che offre servizi nautici e turismo culturale a   Ischia Ponte , la parte antica di Ischia  . Se ne attesta l’esistenza sin dal XIII secolo. Nel 1300 Ischia Ponte era conosciuta con il nome di ‘Borgo di Celsa’ per i gelsi che l’abbellivano.

Mi sono rivolta a il   Borgo di Mare  per girare l’isola d’Ischia da un’altra prospettiva, cioè via mare . Mai fatta scelta più felice . Ho chiamato questa straordinaria impresa e mi sono messa d’accordo per effettuare un giro  privato in barca di un’ora accompagnata dal signor Giulio, che è il suo fondatore!

Il  Borgo di Mare , affonda le sue radici nella Cooperativa Ischia Barche che dal 1988 si occupa di assistenza alla nautica di porto . Nel 2010 si è ampliata l’offerta con l’avvio anche del turismo culturale.  Si è creata una società a tutti gli effetti che ottenne le giuste autorizzazioni per valorizzare il ricco patrimonio storico, paesaggistico e culturale ischitano. Così facendo signor Giulio,  artefice di questo impero, ha anche donato ai suoi figli un vento propizio per navigare. Verso una destinazione unica, la valorizzazione del territorio d’Ischia e la sua custodia . Seguitemi e tuffatevi nel blu del Mar Tirreno. Buona lettura!

Da Ischia Porto a Ischia Ponte

Il mio punto di partenza per un’altra avventura nell’atollo campano è sempre la mia seconda casa  , ovvero l’Albergo Locanda sul Mare a Ischia Porto. Da qui in circa mezz’ora di camminata (1, 5 km) ho raggiunto gli uffici de  Il Borgo di Mare a Ischia Ponte   . Ho attraversato   tutto il centrale  Corso Vittoria Colonna  . Un tragitto costellato da negozi raffinati , ristorantini eleganti e hotel di lusso.

A un certo punto sono passata per la deliziosa Spiaggia dei Pescatori’ e l’omonima chiesa . E sono giunta a una piazzetta . Questa è dominata dalla facciata  del ‘Museo del  Mare’.  Quest’ultimo dal 1996 illustra su tre piani rudimentali attrezzi per la pesca. Un mestiere antico , che un tempo era la fonte principale di sostentamento d’Ischia . Dopo lo storico panificio Boccia, finalmente sono approdata al molo in cemento d’Ischia Ponte per il mio tour in gozzo colorato nelle acque cristalline ischitane.

Ischia, poppa a est!

Dopo qualche convenevole di benvenuto il signor Giulio mi ha caricato a bordo e mi ha fatto    perlustrare Ischia  per 60 minuti lungo  la costa orientale. Durante tutto il tragitto mi ha raccontato come è nata Ischia da un punto di vista geologico . E della trasformazione del suo aspetto nell’arco di cinque secoli. Dall’insediamento romano di Aenaria (II sec.)  fino ai nostri giorni. Attraverso la dominazione di molteplici popoli europei che si sono succeduti nel governo di Napoli e delle sue colonie.

Di tutto questo rimane testimonianza nei punti visitati con il signor Giulio. L’unica nota dolente è sono dovuta andare via. Ma tornerù!  E se mi venisse voglia di ripercorrere con la mente questa fantastica esperienza ho con me un bel libro e degli opuscoli donatimi per leggere delle meraviglie e dell’incredibile passato d’Ischia.

Tappe della mia minicrociera con Il Borgo di Mare , Ischia Ponte

Delle tante destinazioni proposte da il Borgo di Mare  la circumnavigazione del lato orientale isolano è stata quello che ho preferito. I tratti più salienti del mio periplo con il signor Giulio sono state: la Baia di Cartaromana , la  Torre di Guevara, il  Castello Aragonese. C’è stata l’ immancabile  sosta per un bagno negli abissi della Baia di San Pancrazio . Con la visione e l’esplorazione a nuoto della famosa  Grotta del Mago e della  Grotta Verde. Quest’ultima antistante Punta della Cannuccia, è un’ insenatura con un fondale bassissimo . Al suo  interno si verifica uno strano fenomeno.  La pelle si colora di verde per effetto dell’ unione del riflesso della luce del sole con quello dell’acqua!

Baia di Carta Romana e Castello Aragonese

Alla Baia di Cartaromana ( II  secolo a.C.) fu attribuito  un insediamento romano caratterizzato da forni per la lavorazione  del piombo e dello stagno. Da cui  l’appellativo del sito come  Aenaria (aenus in latino significa metallo) e anche dell’intera isola insieme ai tanti tra cui Pithecusa. Praticamente accanto la famiglia spagnola dei Guevara ha edificato una delle sue innumerevoli torri che reca il suo nome. Una piccola fortificazione che serviva per avvistare i nemici voluta dal re Alfonso il Magnanimo. Secondo leggenda la suddetta Torre Guevara era collegata al castello con  un passaggio segreto per gli incontri segreti e amorosi tra Vittoria Colonna e Michelangelo.

15 parti del Castello Aragonese

Il  Castello Aragonese è una solenne fortezza arroccata su un isolotto, ed è collegata a Ischia Ponte da un ponte in muratura di 220 metri. Il ‘Castello Aragonese’ comprende quindici soste:

  1. La Chiesa dell’Immacolata’ ;
  2. Il ‘Convento di S. Maria della Consolazione’ ;
  3. Il ‘Cimitero delle Monache;
  4. La ‘Casa del Sole;
  5. La ‘Chiesa di San Pietro a Pantaniello;
  6. Palmenti per la vinificazione e cellaio;
  7. Il ‘ Carcere Borbonico;
  8. La ‘Chiesa S. Maria delle Grazie o dell’Ortodonico;
  9. L’ ‘ Antica torre di avvistamento e di difesa;
  10. Il ‘Sentiero del sole;
  11. ‘Gradoni di S. Cristofaro;
  12. La ‘Chiesa della Madonna della Libera;
  13. Il ‘Viale dell’Ailantus;
  14. Resti del tempio del sole;
  15. La ‘Cattedrale dell’Assunta;

Un percorso che ci racconta delle conquiste dei Greci, dei Romani, degli Aragonesi .  E delle gloriose nozze del 1509 tra Fernando Francesco D’Avalos e la poetessa Vittoria ColonnaQuesta  nobildonna per la perdita del marito si immerse totalmente nelle arti, creando in quella rupe abitata un cenacolo culturale.

Nel 1912 , dopo varie vicissitudini,  il  Castello Aragonese   fu acquistato dalla famiglia Mattera , e nel 1996 fu aperto al pubblico. Ci vollero anni di incessanti interventi di restaurazione per portarlo all’attuale splendore.  Tuttora è visitabile ed è sede di importanti eventi come l’Ischia Film Festival , ideato nel 2003 da Michelangelo  Messina

La Grotta del Mago

Senza dubbio la fermata alla Baia di San Pancrazio  è stato un momento indimenticabile. Di mattina presto non c’era molta gente e per fortuna il caldo era sopportabile. Ci hanno fatto compagnia gli abitanti veri di quell’anfratto esotico, gabbiani e cormorani. Volano in alto a dispetto di noi mortali che non avendo ali non  possiamo spostarci con la stessa agilità in  questa caletta pennellata di blu cobalto ! Altrimenti saremmo accecati dalla bellezza della sua macchia mediterranea dalla imponenza delle sue  rocce frastagliate e scoscese.

Più di tutto mi ha incantato l’ambita destinazione della   ‘Grotta del Mago’ . Una gola marina profonda che è un vero e proprio mistero. Un’ enigma che ha appassionato residenti, studiosi e persino le truppe tedesche. Queste forse ci si infilarono per riportare a Hitler qualche tesoro. Si narra che all’interno di questa cava , posta tra  Punta Lume e Punta Parata, dei pescatori fossero come ipnotizzati da una strana epifania. Quella di un vecchio canuto dall’aspetto gentile e di alcune ninfe.  A quanto pare quella visione era di buon auspicio, interpretata come augurio di un abbondante pescato.

Negli anni trenta ci furono numerose spedizioni speleologiche per studiare la Grotta del Mago . Si innalzarono parecchie impalcature, che furono poi smantellate da delle forti mareggiate. Da allora si spensero tutti i tentativi di scavare  sui suoi  misteri, che non hanno mai smesso di suscitare stupore e curiosità.

Conclusioni . Il Borgo di Mare , Ischia Ponte

Non finirò  mai di ringraziare il  Borgo di Mare ,  perchè mi ha regalato momenti magici  riscoprendo ancora una volta sotto un altro aspetto nuovo  Ischia . Questa mezza gionnata trascorsa con il signor Giulio mi ha regalato una traversata di un territorio immenso e infinito che non finisce mai di stupirmi. Come l’ospitalità innata degli ischitani, abituati allo straniero e ad avere la mente aperta, affacciata ad altri orizzonti.

Che dire gente di mare dal cuore grande che non ci pensa neppure due volte a darti le chiavi di casa e farti restare fino a quando vuoi . Una volta che entri ami la loro terra, loro amano te ed è questo l’unico modo perché da semplice viaggiatore diventi uno di loro, un amico, un membro della famiglia! Come avrete capito a Ischia , non ci annoia mai. Sembra piccola, ma in realtà le cose da fare e vedere sono tante . E se volete saperne di più date un’occhiata a questa mini guida fatta apposta per voi per perdervi e ritrovarvi a Ischia , perla del Tirreno! 

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Cantina Raustella , Ischia

Cantina Raustella , Ischia

“Alcuni non diventano mai folli. I loro vini devono essere proprio noiosi”
Charles Bukowski

Cantina Raustella , Ischia

Senza dubbio la  Cantina Raustella (+39 331 784 8052 ) è stata un’altra scoperta d’ Ischia , perla del Mare Tirreno durante uno dei miei immancabili ritorni all’Albergo Locanda sul Mare a Ischia Porto. Questo palazzo antico che fronteggia il porto non è solo un hotel accogliente e strategico dove soggiornare. Si tratta di una seconda casa dove potere rigenerarsi e da cui continuare a esplorare l’atollo campano.

Alla Cantina Raustella ci sono stata un caldo pomeriggio di Luglio . In macchina mi sono avventurata  fino a via Lorenzo Fiore, 49 d, 80081 nel comune di  Serrara Fontana . Questa è la parte più alta dell’isola alle falde del Monte Epomeo in cui i contadini picconavano per creare delle grotte per conservare l’uva.

C’era una volta…

La Cantina Raustella è la più antica di queste cave. Le sue mura trasudano una storia vecchia di trecento anni . Quando i muli trasportavano sui loro dorsi i grappoli che dalla montagna erano poi scaricati al porto. Oggi è una delle  parti più interessanti  dell’intera impresa agricola.

Perché dentro ci è stato allestito un piccolo museo di cimeli di prestigio che arredano il resto della struttura : tre giardini e un ristorante. Un locale da mille e una notte imbandito a festa solo per cene ed eventi privati , per pochi e solo su prenotazione.  Cosa propone il menù? Solamente  coniglio all’ischitana. Quello famoso allevato nelle fossa e cucinato in un tegame di coccio con aglio, olio, peperoncino, piperna (timo selvatico) e i pomodori del piennolo. Con il rimanente  sugo si condiscono i  bucatini  per i più esigenti.

Se poi siete insaziabili si possono anche ordinare antipasti a base di verdure  a chilometro zero perché coltivate su un appezzamento di 13. 000 ettari. Un terreno infinito che alimenta parimenti i filari di Biancolella e Piede di palumbo che sono gli unici elisir di bianco e rosso proposti per le loro degustazioni .

La famiglia Mattera

Adesso da tre generazioni la famiglia Mattera porta avanti la tradizione enogastronomica e l’innata ospitalità ischitana con amore e dedizione. Vi parlerò del nonno Francesco, del figlio Giuseppe e del nipote Francesco .

Il primo ha lavorato come fattore la terra, che  originariamente appartenne a dei coloni di Vico Equense. Un’instancabile lavoratore che fino a novant’anni fu chiamato raustella, che in dialetto vuol dire “dalle guance rosse”.  Soprannome che il secondo diede al podere.  Allorquando lo acquistò definitivamente nel 2010 e lo aprì al pubblico nel 2019 trasformandolo in un agriturismo di lusso .

Il terzo ha ereditato il tutto . La sua missione è quella di fare conoscere questo eldorado a una clientela per lo più straniera una delle aziende vitivinicole più esclusive d’Ischia! E gli riesce perfettamente .  Sembra essere nato solo quello che fa, e si sa che risiede proprio in questo la felicità. Non è una strategia di marketing la sua, ma una genuina voglia di far star bene l’altro . Forse per ridare davvero quello che la vita gli ha regalato, e che sa egregiamente proteggere e valorizzare, Buon viaggio!

Storia della Cantina Raustella

Posteggiata l’auto in una stretta via  di campagna io Olimpia e Alessandra ci siamo sentite spaesate. Non siamo riuscite a capire dove fosse esattamente la Cantina Raustella. Così abbiamo chiesto a una gentile vecchietta appartata con un gatto.  Erano gli unici abitanti di quel borghetto. Il canto delle cicale è stato assordante .  Il paesaggio era quello di una valle brulla verdeggiata dalle parracine, locali terrazzamenti di tufo verde per favorire la crescita delle viti  . Finalmente ci siamo raccapezzate .

Ci addentriamo nel nostro tempio enoico coperto dalle foglie di uva che ci hanno fatto ombra. Abbiamo proseguito fino al portone principale in cui ci ha aspettato  il giovane Francesco addetto all’accoglienza. Dopo una forte stretta di mano lui ha dato voce al passato dell’impresa agricola familiare . Ci ha raccontato che ne è passata di acqua sotto i ponti . Ci sono voluti  otto anni di sacrifici per modellare questo  frigorifero di pietra.  Da  ex rifugio dai nazisti dove ci si consolava con pane e pomodoro si è trasformata in un’ oasi per il palato e per la mente a disposizione di chi vuole viverla.

Francesco ci ha precisato che fu un boom sin dal primo giorno di apertura. Tanti clienti in prevalenza russi .  Se ne contarono 3.500 il primo anno. Un traffico d’affari e una soddisfazione morale che durò fino all’avvento del Covid . Dopo quel periodo disastroso per l’umanità e l’economia globale ci fu una ripresa generale che si mantenne fino al presente. Adesso l’attività promette bene e spopola non solo tra  i forestieri (specie Americani) ma pure tra gli italiani. Qual è il segreto del  successo  della Cantina Raustella ? Calore umano e un ritorno ai valori di una volta. Rarità queste ultime difficili da scovare in una società così tecnologica e globalizzata come la nostra.

Uno scrigno  di saperi e sapori

Il nostro tour  ha preso il via da un cortile esterno per il ristoro sormontato da lanterne prese dalle regge borboniche . Appesi in ordine sparso i frutti del suolo: da collane di pomodorini gialli a trecce di cipolle .

A seguire ci siamo appostati accanto la porta d’ingresso principale, ovale e in legno. La sua serratura  a forma di R , prima lettera del nome della cantina, era tutta in ferro battuto riciclato da mobili d’epoca. Su un lato era affisso un corno, che serviva per benedire il raccolto. Da questo punto ci siamo infilate  nella secolare caverna di pietra (1885) attraverso un corridoio lungo e largo. Gli elementi architettonici si distinguevano  per la presenza di volte ad ogiva intervallate da sfiatatoi .

Sia a destra che sinistra nelle pareti facevano bella mostra ritratti degli avi,  edicole di santi ,  e utensili agricoli . Pregiati  torchi, frantoi, orci per l’aceto, e focolari di pietra decoravano i vecchi palmenti . E ancora laboratori per il vino mutati in salotti per un tête-à-tête romantico  o una promessa di matrimonio! Per finire siamo saliti per delle scalette che ci hanno condotto a un iconico presepe napoletano intagliato da famosi artigiani partenopei.

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La mia degustazione di Biancolella e Piede di Palumbo

Dopo averci mostrato una massiccia macina per il grano , Giuseppe ci ha mostrato uno dei suoi tanti orgogli . Per la precisione un tavolo in madreperla trafugato in un mercato delle pulci a Bologna. Uno dei tanti che ha perlustrato in giro per l’Italia . Il suo amore per l’arte e il vino gli ha fatto realizzare un regno incantato.  Un impero costruito con tanto sudore ed energia alimentata dai suoi affetti pià cari.

Oltrepassate le eleganti sale per i commensali Giuseppe ci ha guidato direttamente in un patio per la degustazione dei loro nettari minerali e profumati. Più leggeri di altre etichette testate a d’ Ischia . Perché le sue uve sono coltivate più in altura . E le accarezza una frescura montana che mitiga dove serve l’aridità dei mesi estivi . Quelli che precedono la loro  vendemmia autunnale del 04 Ottobre, quando si festeggia San Francesco.

Tra un calice e l’altro abbiamo anche divorato una bruschetta rossa spolverata di origano e olive . Non ci siamo più alzate dalle sedie. Il lauto banchetto è proseguito con un tagliare cadauno di salumi e formaggi . E si è concluso con profitterol, frutta di stagione e amari di ogni tipo. Eccezionali quelli al asilico e al finocchieto. Nulla da fare venire alla Cantina Raustella significa ubriacarsi ma di benessere , pace e allegria.

Conclusione. Cantina Raustella

Non smetterò mai di ritornare a Ischia,  perché è un paradiso terrestre che crea dipendenza. Nuovamente mi ha riconquistata con dei vini eroici frutto dell’impegno e della dedizione di grandi imprenditori . Uomini che attaccati alle proprie radici sentono forte il compito di tramandare  la viticultura isolana innovandola e rendendola sempre più sostenibile. Il ritorno di tutta questa straordinaria operazione sono dei vini inimitabili e introvabili,  che sprigionano in bocca e al primo sorso tutta la potenza dei loro suoli vulcanici.

Mi piace viaggiare perché si esplorano posti nuovi e culture diverse che aprono gli orizzonti. Ma spesso ritorno  in virtù della gente del luogo che incontro . Quella stessa che da semplice ospite è capace di farti diventare una loro  amica . Non posso che consigliare vivamente di visitare la Cantina Raustella. Che decidiate di cenare o di fare una giro guidato ,  vi attende un’esperienza unica,  che vi farà vibrare tutti i sensi. Ma soprattutto vi farà tornare a battere forte il cuore. Provare per credere!

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O’ Vagnitiello, parco termale a Ischia

O’ Vagnitiello, parco termale a Ischia

“Quando torno ad Ischia le ordino di essere perfettamente uguale a come era, e lei, la mia fattucchiera, mi obbedisce”
Erri De Luca

O Vagnitiello , parco termale a  Ischia. Il gioiello di Casamicciola

Ancora una volta O’ Vagnitiello parco termale a Ischia   mi ha curato temporaneamente  l’ischite acuta. Cosa è? Una dipendenza d’amore verso l’isola verde, perla indiscussa del Golfo di Napoli. Chi me l’ha trasmessa ?  Il vino della cantina Tommasone e l’ospitalità e l’affetto di Peppino e Olimpia, gestori di Albergo Locanda sul mare, a Ischia Porto.

Grazie alla mia ormai famiglia campana ho scoperto O’ Vagnitiello parco termale a Ischia  .   Nel cuore della deliziosa cittadina di Casamicciola si adagia questa oasi termale , dove per qualche giorno di giugno ho staccato la spina . Rigenerandomi. Che aspettate a farlo anche voi? Non esitate nemmeno un secondo a prenotare un soggiorno in questi posti unici al mondo . Un regalo che fate al vostro corpo e alla vostra anima. Buona lettura.

Luciano Schiano

Sono stata ospite una giornata intera a O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. Luciano Schiano  , il proprietario , e la figlia Roberta mi hanno aperto le porte di questo paradiso termale . Incastonato come una gemma in una natura  di una bellezza prorompente O’ Vagnitiello parco termale a Ischia mi ha letteralmente sedotto non solo per le sue acque benefiche. Infatti oltre le terme si può anche pranzare , bere un drink o cenare a picco sul mare!

A gestione familiare e curato da uno staff giovane e altamente professionale la prima cosa che mi ha colpito del O’ Vagnitiello parco termale a Ischia è la sua posizione . Lontano dal caos cittadino di Casamicciola ci si arriva a piedi o per mezzo di piccoli mini van che fanno servizio giornaliero di trasporto.

Come è fatto  O’ Vagnitiello parco termale a Ischia?

Si cammina lungo gli scogli che si affacciano direttamente sul blu cobalto del Tirreno . I primi ad accoglierti sono i gabbiani che volteggiano quasi fossero i padroni di questi luoghi benedetti da Dio e baciati dal sole.

Poi si arriva all’ingresso che raccoglie tutto il complesso de O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. Esso è costitutio di :

O ‘ Vagnitiello , la storia di Luciano Schiano

Senza dubbio la cucina ischitana a base di esce fresco e i panorami mozzafiato su Napoli e il Vesuvio sono stati dannosi per la mia salute! Nel senso che devo andarci presto un’altra volta per riprendermi dal mio male, cioè il desiderio di tornare sempre a Ischia!

Dopo avere fatto un tuffo nel parco termale e nelle acque cristalline da cui si scorgevano i fondali, ho intervistato Luciano . Aveva molto da fare . Ma mi ha concesso un po’ del suo prezioso tempo per parlarmi della sua storia . E  di come nasce O’ Vagnitiello parco termale a Ischia, che   comunque affonda le sue origini in una leggenda. Il gesuita Camillo Eucherio Quinzi (1726) riporterebbe in un poema che in questo posto Acmeno, il figlio di una ninfa, sarebbe stato trasformato in un torrente guaritore.

Dal mito a oggi 

Per quanto affascinante possa essere una favola antica, esistono diverse testimonianze dell’utilizzo a scopo terapeutico delle acque di questa parte di Casamicciola. Precisamente nei documenti del medico calabrese Giulio Iasolino, diede un impulso decisivo alla moderna medicina termale (1500).

Vi riporto  intanto il testo dell’intervista con Luciano Schiano  che mi ha commosso. Traspare da ogni parola la  passione per la propria terra , per il proprio lavoro e gli affetti di sempre. Valori che non sono del tutto perduti e che ancora restano in piedi per farci sognare. Come la nascita de O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. 

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Due chiacchiere con Luciano

Io: “Salve, mi chiamo Stefania . Sono del blog Weloveitaly.eu . Oggi sono al O’ Vagnitiello  con il signor Luciano , che  in un minuto o forse  meno racconterà la storia di questo paradiso a Ischia”

Signor Luciano: “Allora, questo signore che vedi in foto era mio nonno, il quale era il colone di questa proprietà.  Allora giustamente lui ogni anno quando faceva il mosto portava le botti di vino giù.  A lavarle con l’acqua di mare .

Essendo che l’acqua di mare era piena di alghe, il nonno fece un pozzo.  E scoprì l’acqua calda.  Intorno a questa sorgente di acqua calda che mio nonno scoprì è nato tutto O’Vagnietiello che oggi noi vediamo”

Io: “Le faccio una domanda, come si chiamava suo nonno?”

Signor Luciano: “Luigi”

Io: “Dopo Luigi, signor Lucino?”

Signor Luciano: “Dopo Luigi è venuto il mio papà che si chiama Niello, che ha cominciato con le barche a fare il trasporto da Casamicciola a O’ Vagnietiello . E poi con il tempo abbiamo comprato una barca nuova.  Più grande  con il pontile. E portavamo i  primi tedeschi. E quando mio nonno faceva la vasca di pietra per arrotondare un po’ mio nonno mi faceva l’occhiolino .

Io andavo nel terreno facevo l’uva, i fichi.  Facevo le prugne, le albicocche e le portavo ai tedeschi con un cassettina. Mi facevo rosso rosso ma ho buscato le prime venti lire”

Io: “Che meraviglia, e in tutto questo che periodo era , che anni erano ?”

Signor Luciano: “Anni ‘60 , ‘70. E poi da tutta questa avventura iniziale è nato questo posto che si chiama O’ Vagnitiello”

Io: “Signor Luciano La ringrazio per la sua gentilezza, il suo tempo e ci si rivedrà in un altro tempo”

Signor Luciano: “Tante cose belle”. 

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Conclusioni . O’ Vagnitiello parco termale a Ischia

O’ Vagnitiello parco termale a Ischia è una meta esclusiva per trascorrere delle vacanze all’insegna del benessere fisico e mentale. Diventa anche un modo per visitare Ischia , che è vasta e offre tanto da vedere e fare. Dal mare alla montagna sarete sedotti da angoli di un fascino unico.

Una permanenza O’ Vagnitiello parco termale a Ischia vuol dire  coccolarsi e viziarsi Per poi procedere alla scoperta di questo atollo campano che ha fatto innamorare attori, imprenditori e registi. Un pezzo d’Italia che ci invidiano all’estero per il suo ricco patrimonio culturale, artistico, paesaggistico ed enogastronomico. E soprattutto per il calore e il sorriso della gente che è quello che non va più via dalla vostra testa.

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Ischia film Festival 2023

Ischia film Festival 2023

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“L’autunno è una seconda primavera dove ogni foglia è un fiore.”

A. Camus

Ischia film Festival 2023

Senza dubbio Ischia Film Festival 2023 è una delle kermesse cinematografiche più significative d’Italia tenutasi all’interno della splendida cornice del Castello Aragonese d’ Ischia . Dal 24 Giugno al 01 Luglio ci sono state proiezioni cinematografiche d’autore che mi hanno rapito l’anima. Ed è così che Piazzale delle Armi, la Cattedrale dell’Assunta e la Casa del Sole  sono diventate sale sotto un cielo trapuntato di  stelle . Un biglietto staccato il mio per uno straordinario evento annuale di alto livello culturale. Un appuntamento imperdibile quello dell’ Ischia Film Festival 2023 , che con un programma vario e internazionale cerca di raccontare l’umanità nel bene e nel male.

Ancora una volta Ischia Film Festival 2023 mi ha riportato alla bellezza d’ Ischia. Ormai l’atollo campano mi ha creato dipendenza . Un’oasi che diventa sempre occasione per me di una pausa rigenerante e necessaria per il corpo e la mente. Tappa fissa in questo luogo del cuore è sempre l’Albergo Locanda sul Mare in via Iasolino 80 a Ischia Porto. Una casa ormai più che un albergo. Ci  torno tutte le volte che mi manca la poesia, e  il calore dei suoi gestori. Un posto in cui vi consiglio di soggiornare per vivere Ischia in tutta la sua magia.  Vediamo meglio  cosa è il Ischia Film Festival 2023.  Buona visione!

Cosa è Ischia film Festival 2023 ?

Che dire , Ischia Film Festival 2023  è una manifestazione artistica che vede in concorso lungometraggi, documentari e cortometraggi provenienti da tutto il mondo. Capolavori in grado di valorizzare le tradizioni, la storia, i paesaggi di quei territori scelti per la narrazione filmica.

Giunto alla sua XI° edizione Ischia Film Festival 2023 è sostenuto dalla:

Da puntualizzare che  Ischia Film Festival 2023 nasce dall’idea dell’imprenditore Michelangelo Messina. Un uomo così appassionato della sua Ischia e del cinema, che è riuscito a creare  un evento di fama internazionale. Qualcosa di unico nel suo genere che ha fatto rinascere il cinema sull’isola dai tempi d’oro di Angelo Rizzoli.

Ischia e il cinema

Comunque Ischia era  abituata ai riflettori . E precisamente da quando a Ischia Ponte nel 1909 aprì Unione, la terza sala cinematografica più ampia dello stivale. Tuttavia, le luci della ribalta si accesero quando nel 1936 vi cominciarono le riprese del:

Decisamente un colossale avvenimento fu quando nel 1957 Charlie Chaplin scelse Ischia  come anteprima planetaria per il suo capolavoro  Un Re a New York . La fortuna continuò nel 1963 quando in varie zone  d’ Ischia   la  20th Century Fox girò il colossal di Cleopatra’ con Liz Taylor  e Richard Burton  ! Una produzione parecchio costosa , in cui si possono ancora apprezzare alcune inquadrature della Baia di San Montano .

Da Lucchino Visconti all’era moderna

Certamente un’altra figura di rilievo per Ischia   fu Lucchino Visconti. Questi fu  padre del Neorealismo  primo movimento cinematografico di spicco in Italia del secondo dopo guerra. L’illustre regista lombardo si trasferì a Ischia  . Dal barone Fassini comprò un vistoso immobile. In seguito lo modificò in uno splendido cottage in stile liberty . Di poi fu conosciuto meglio e localmente come  ‘La Colombaia’   .  Esso oggi è  il mausoleo dedicato al regista). 

Lucchino Visconti  ci visse fino al 1976 e fu il suo quartier generale . Qui è dove creò  pellicole eccezionali quali ‘Senso’, ‘Rocco e i suoi fratelli’. Fu un via vai di collaboratori e celebrità quali PasoliniElsa MoranteMoravia

Il cinema a Ischia oggi

Dal 1970 in poi il cinema Italiano subì una crisi irreparabile . E si spense anche  Ischia   , che si allontanò dal genere della commedia sexy all’italiana di quell’epoca.  A parte  la novità nel 2003 di Michelangelo Messina che lanciò appunto  l’  Ischia Film Festival , al presente si possono annoverare pochi risvegli di prestigio con setting a Ischia, quali:

Come è articolato Ischia film Festival 2023?

Ischia Film Festival 2023  è un palinsesto ricco di anteprime d’eccezione e grandi nomi. In questo modo ha garantito nel corso del tempo successo e la fidelizzazione di un pubblico sempre più vasto. In particolare  Ischia Film Festival 2023  si è articolato in diverse sezioni:

  • Best of : sono lungometraggi nazionali ed internazionali che esprimono al meglio l’attuale stagione cinematografica;
  • Sezione competiva: lungometraggi, documentari e cortometraggi che hanno avuto come protagonista principale e colonna portante del racconto le location dei filmati;
  • Location Negata: film, documentari e corti che raccontano gli spazi del pianeta violentati dal progresso, quelli in cui vengono negati i diritti ai popoli, quelli distrutti dalla guerra, o fagocitati da calamità naturali ;
  • Scenari Campani : lungometraggi, corti e documentari che hanno come tema portante la Campania e la sua identità culturale.

Delle 72 opere dell’ Ischia Film Festival 2023  36 sono inserite nella  Sezione competiva . E  le atre   36 nel resto della lista in alto (24 delle quali saranno proiettate esclusivamente online  su www.ischiafilmfestivalonline.it ).

Momenti salienti dell’ Ischia film Festival 2023

Di notevole effetto è stata l’inaugurazione dell’ Ischia Film Festival 2023  con la consegna di un premio alla carriera a Christopher Lambert, stella indiscussa e mondiale del panorama cinematografico. Riconoscimento che nelle edizioni passate è toccato ad altre star importanti quali :

California, l’Emila di Andrea Roncato

Sono stati otto giorni indimenticabili quelli dell’ Ischia Film Festival 2023    tra giornalisti,  registi  e attori di spessore.  Tra loro c’è stato anche Andrea Roncato. Mi ha commosso con le sue parole di coraggio rivolte alla sua Emilia Romagna dopo il tragico evento delle inondazioni d fine Maggio. La sua regione natale è pronta a rialzarsi . Egli  chiede agli Italiani non bonifici , ma di visitarla rilanciando così un turismo responsabile e attivo.

La sua terra è stato il leitmotiv della pellicola in gara California (2022) di Cinzia Bomoll con la partecipazione di Silvia e Giulia Provedi. Da maschera solitamente comica Andrea Roncato mi ha colpito nella parte responsabile del nonno di due gemelle . Una figura centrale per la salvezza di una parte di una famiglia della provincia emiliana. Un nucleo affettivo che è apparentemente tranquillo. Perché in realtà nasconde tante violenze contro le quali si eleva una denuncia forte e spietata. Specie per quella degli uomini contro le donne. Oltre a California vi descrivo in basso altri due audiovisivi estremamente significativi ed emblematici . Entrambi affrontao il dilemma del legame indisslubile tra l’essere umano , le proprie radici e l’esistenza riconsociuta come dono divino. Mi sto riferendo a La Cura di Francesco Patierno e a An Irish Goodbye di Tom Berkeley e  Ross White

La Cura di Francesco Patierno

Con la La Cura  torna alla ribalta il famoso regista napoletano Francesco Patierno (2022) .  Tra i suoi innumerovoli  traguardi profssionali si ricorda  il lungometraggio il  Mattino ha l’oro in bocca del 2007. Esso è tratto dall’autobiografia de Il Giocatore di Marco Baldini (interpreti Elio GermanoLaura Chiatti e Martina Stella)  .  Si tratta di  una condanna a tutti i tipi di dipendenze estreme.  Come quelle per il gioco d’azzardo che hanno massacrato il celebre conduttore radiofonico.

La Cura   vede nel cast il bravissimo Alessandro Preziosi e  parla di una troupe cinematografica, che per l’arrivo del Covid interrompe  le riprese della La Peste, un romanzo dello scrittore Albert Camus. Un film che evolve dal master piece inizale fino a confodersi e fondersi  con esso . Suo obiettivo è quello di esporre in maniera diversa da un documentario il dramma del planetario del lockdown, che ha segnato e cambiato per sempre la nostra società. Dalla finzione si passa alla realtà e non si capisce davvero quale sia il confine, quale sia la parte vera da interpretare!

Il flagello della black death si sposta dall’Argentina a una Napoli contemporanea , che smette di pulsare come è solita fare. Un caos immane in cui si perde il senso dell’orientamento. Il  virus  ha messo a dura prova e fatto rilevare come effimeri , se non modulati nel giusto modo,  i perni saldi della nostra era: soldi e sviluppo industriale.  Inolre a piegato fisicamente e moralmente per solitudine e povertà migliaia di persone in tutto il globo. Una malattia per cui esiste un unico rimedio l’amore e il rapporto con l’altro.

An Irish Goodbye

An Irish Goodbye di Tom BerkeleyRoss White ha vinto il Premio Oscar come Miglior cortoemetraggio Live Action alla 95a edizione degli Academy Awards.  E si è aggiudicato il premio come Miglior cortometraggio ai Premi BAFTA 2023.

An Irish Goodbye   è una black commedy  che descrive l’unione difficile e picaresca  dei fratelli  Turlough  (Seamus O’Hara) e Lorcan (James Martin). Quest’ultimo  è affetto da sindrome di Down.  Dopo la scomparsa improvvisa  della madre Turlough non vuole più affidare  Lorcan a una zia grazie al ritrovamento di una lista di desideri incompiuta della mamma. Da sfondo a questa trama così ironicamente drammatica e a lieto fine è l’Irlanda del Nord con le sue campagne e il suo assordante silenzio e infinita quiete.

Questo corto è un inno all’amore che vincit omnia . 23 minuti di genialità assoluta e pura che ha avuto il record di essere proiettato al cinema come qualsiasi altro film. Primato che era toccato solamente al cortometraggio di Pedro Almodóvar, The Human Voice.

 

Ischia film Festival 2023, ciak le premiazioni !

In conclusione  manca solo annunciare il vincitore dell’ Ischia Film Festival 2023 (clicca qui per sapere delgl altri riconoscimenti)  :

  • Mountain Onion (Kazakistan, 2022) di Eldar Shibanov :    l’undicenne Jabai vemde  cipolle di montagna lungo l’autostrada in Kazakistan e farà di tutto per riportare il padre nella sua famiglia . Un grido di speranza per i dolori universali come quelli della sparazione dei genitori. Perché nonostante show must go on !

Ischia Film Festival 2023  è stata un’esperienza unica che mi ha fatto apprezzare ancora una volta Ischia .  Come è facile da intuire questa perla del Golfo di Napoli non affascina solo per il suo passato, il suo patrimonio archeologico. E ancora per le sue terme, i suoi paesaggi esotici e un clima mediterraneo, che ne fanno un buen ritiro in ogni momento dell’anno. E Ischia Film Festival 2023   è la conferma che a  Ischia    ci si può perdere per infinite ragioni all’insegna di un turismo di altà qualità e sostenibile. Questo è il trend da seguire per un solido futuro economico , perché è l’unico modo per prosperare senza danneggiare l’ambiente e valorizzare al massimo le risorse territoriali. Sarà l’inizio di un cambio di tendenza che vorrà sbarazzarsi della globalizzazione di massa? E quello che ci auguriamo tutti per rivedere splendere ogni angolo della nostra Italia.

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Reggia di Capodimonte, Napoli

Reggia di Capodimonte, Napoli

“Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto. In questa magia l’anima mia risuona dell’Unico Suono che mi riporta a Dio”
Caravaggio

Reggia di  Capodimonte, Napoli

Sicuramente  la Reggia di Capodimonte a Napoli è uno dei musei più visitati e amati della città partenopea. Mi ci sono ritrovata partendo da Piazza Dante  in autobus (clicca qui per sapere come altro andare) in una giornata afosa di Luglio. Condizione perfetta per stare al fresco dell’aria condizionata  E così ho  esplorato in 124 gallerie i tesori dei re di Borbone , che l’hanno ideata come loro residenza nobiliare e casa per la Collezione Farnese.

Vi assicuro che girare per la Reggia di Capodimonte è un’esperienza unica. Perché vi fare capire il passato glorioso di Napoli   , che raggiunse il suo periodo di massimo splendore artistico culturale nel Settecento. La dinastia Borbone volle infatti fare diventare Napoli  un luogo capace di gareggiare con altre capitali europee come Parigi. E diciamo pure che ci sono riusciti, distinguendosi come una famiglia di politici capaci, lungimiranti, raffinati e dall’animo sensibile. Tra le luci e le ombre dei sovrani più discussi e curiosi degli annali italiani , vediamo più da vicino cosa c’è  di preciso all’interno della Reggia di Capodimonte a Napoli . Buon viaggio!

Storia della Regia di Capodimonte

Ancora una volta  i  Borbone hanno lasciato il segno a Napoli con la loro Reggia di Capodimonte, voluta da   re Carlo III  come sua  villa reale e riserva di caccia  . In più era un’ottima area per contenere la preziosa collezione d’arte della madre Elisabetta Farnese,  seconda moglie del padre Filippo V di Spagna. Chiaramente si scelse come location la collina di Capodimonte , poichè era lontana dalla confusione cittadina. E oltretutto c’era tanto terreno intorno e uno splendido panorama sul Golfo di Napoli! Niente male!

Ci volle un secolo per terminare la Reggia di Capodimonte: 14 000 metri quadri di bellezza artistica iniziata nel XVIII secolo (17381838) ,  inaugurata nel 1775 e aperta al pubblico  nel 1957. Da allora ne passò di acqua sotto i ponti, e ci abitarono altre personalità di spicco tra le quali Murat, i Savoia , i quali poi cedettero il tutto allo Stato nel 1910. E fu una salvezza per  i capolavori custoditi dai regali . Questi  per un periodo furono alloggiati al  Palazzo degli Studi per volontà di Ferdinando IV , figlio di Carlo. Parte di questa sfarzosa eredità oggi è spalmata tra il Museo Archeologico (MANN) e il Palazzo Reale di Napoli

La Collezione Farnese, cosa è ?

Senza dubbio la Collezione Farnese è una delle più importanti raccolte di opere artistiche e archeologiche mai esistita al mondo. Essa spazia da pitturesculture  a  disegnilibri, bronzi, cammei, monete, medaglie e altro ancora.

Prima che i  Borbone diventassero ufficialmente (e per legami di parentelaù) gli unici titolari effettivi, essa era stata avviata da diversi esponenti della famiglia (di origini laziali)  dei Farnese, su tutti i cardinali Alessandro e Odoardo.

Come è strutturata la Regia di Capodimonte?

La Reggia di Capodimonte in stile Barocco e Neoclassico  è il frutto dell’inventiva di diversi architetti tra i quali: Giovanni Antonio Medrano, Antonio Canevari, Ferdinando Fuga e Antonio Niccolini. Lo stabile di un rosso brillante è a pianta rettangolare e sfoggia lateralmente delle colonne in piperno grigio .

L’entrata principale alla Reggia di Capodimonte è quella di Porta Milano (ce ne sono altre due Porta Piccola e Porta Grande) . Si estende su tre livelli con cortili interni. Il piano terra è adibito all’accoglienza dei visitatori con i vari servizi. Tra questi  la biglietteria, il  guardaroba, un bookshop, la caffetteria e un auditorium. Diamo un’occhiata agli itinerari da fare al suo interno.

Ammezzato

Questo  intermezzo ingloba il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe (2500 fogli e 25000 pezzi) di cartoni che sono da ricondurre a Michelangelo, Raffaello, alla scuola parmense, bolognese e romana. Si distingue anche la Collezione Mele. Questa è l’insieme delle migliori affiches di fine Ottocento di Emiddio e Alfonso Mele. Furono fatte per i Grandi Magazzini Italiani che aprirono  nel 1889 in via S. Carlo a Napoli  .

Dall’ammezzato poi una scala esagonale conduce alla Ottocento Privato, che era una estensione degli ambenti abitati dalla corte dei Borbone e dei Savoia. Si possono venerare oltre 200 dipinti, sculture, mobili e arredi che ci riportano a come era la vita a palazzo.

Piano Nobile

Al primo piano fa bella mostra la perla della Reggia di Capodimonte , ovvero la Collezione Farnese (sale 1-30). Tra i membri più in vista di questa famiglia patrizia appare tra le cornici appese il Ritratto di Paolo III .  Il pontefice  romano che fu come fotografato da Tiziano con le pennellate del suo immancabile e intramontabile rosso. Colpisce il particolare della mano del papa, che cerca di nascondere il bottino dallo sguardo dei nipoti ai lati. Questo allude alle difficoltà dei rapporti tra eredi.

Di notevole impatto e valore è poi la Crocefissione del Masaccio (sala 3) che del 1426 rappresentava il comparto centrale superiore del Polittico di Pisa . Un capriccio che fu commissionato da Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto per la sua cappella. Essa mostra la scena della Crocifissione con  la VergineSan Giovanni e la Maddalena . Si evidenzia un forte patos e  uno studio preciso dello spazio e del corpo umano . In questo modo Masaccio rivoluzionò la pittura del Quattrocento anticipando quella del Rinascimento.

Cosa altro vedere al piano nobile?

Da non perdere all’interno del piano nobile tra le altre cose :

Secondo Piano

Questa galleria include tutte quei beni napoletani che provengono per lo più dalla Collezione d’Avalos e da chiese e monasteri soppressi nell’Ottocento per ordine di Gioacchino Murat.

Tra queste pareti sono custodite preziose tele databili dal 1200 al 1700 firmate da geni quali Colantonio, Caracciolo, Jusepe de Ribeira, M. Stanzione, A. Gentleschi, A. Vaccaro, A. Falcone e A. Caravaggio con la sua Flagellazione.  I colori scuri di questo Cristo morente sono tipiche del magnifico pittore lombardo, che contrastano con il chiaro del corpo dilaniato illuminato da un fascio di luce a sinistra. Un gioco di colori che mettono l’accento sulla tensione emotiva e psicologica dei personaggi.

All’epoca barocca si rifanno invece i dipinti di Mattia Preti e Luca Giordano. Mentre appaiono anche incanti artistici del XVIII di Francesco de Mura, Francesco Solimena e Paolo de Matteis . Di prestigio è anche la Gallleria degli Arazzi d’Avalos, che sono 7 tessuti giganti la battaglia di Pavia del 1525 tra le armate di Francesco I e quelle di Carlo V                   

Terzo Piano

Qui  spicca la Galleria dell’Ottocento che è ricca di opere neoclassiche dei pittori della Scuola di Posillipo (da Anton Pitloo a Giacinto Gigante e Francis Vervolet) e dei maestri del Naturalismo come Domenico Morelli, Francesco Saverio Altamura e Michele Cammarano.

Di grande interesse è anche la Collezione Fotografica con opere di Mimmo Jodice e la sezione dell’arte contemporanea , che è stata inaugurata nel 1798 e che annovera Burri, Warhol, Alfano, Buren, Kosuth, Pistoletto, Konellis, Merz, Bourgeonis.

Il parco della Reggia di Capodimonte

Il parco della Reggia di Capodimonte è di circa 130 ettari ed è stato progettato da Ferdinando San Felice (1734) come riserva di caccia del re Carlo di Borbone. Esso fu restaurato da Federico Dehnhardt (metà del XIX secolo).

Esso fu realizzato sulla stregua dei modelli dei giardini Inglese e Francesi. Ma ne venne fuori un qualcosa di originale e tipicamente barocco: 5 lunghi viali alberati che si irradiano dal piazzale dell’entrata abbelliti da statue di marmo (al presente ne resta solo una forse dedicata a una dea romana). Oltretutto disseminate ovunque si trovano panchine in bronzo abbellite con dei piedi a forma di serpente.

All’interno del parco della Reggia di Capodimonte furono piantate 400 diverse specie vegetali, tra cui orti, frutteti e alberi secolari, tra cui oggi risplendono una spettacolare Magnolia e una Canfora. Successivamente furono messe piante da frutta, e altre specie esotiche. Entrare in questo immenso paradiso significa immergersi in una natura rigogliosa e ordinata che è stata arricchita attualmente di molte palme.

Gli edifici del Parco di Capodimonte

Di enorme impatto sono i circa 17 edifici presenti che servivano a soddisfare le esigenze venatorie, agricole e spirituali dei Borbone. Tra i più caratteristici ricordiamo la Torre, la Fontana del Belvedere, la Vaccheria, il Casino della Regina, il Fabbricato Cattaneo, l’Eremo dei Cappuccini, il Granaio, la Cappella di San Gennaro, e la Real Fabbrca di Porcellana , che è sede dell’Istituto professionale per l’industria della Ceramica e della Porcellana.  Quest’ultimo merita un accenno perché era una vera e propria fabbrica che soddisfava le vanità dei Borbone. Ballavano e organizzavano banchetti con altri aristocratici di stampo internazionale. Perciò l’esigenza di avere un servizio di piatti numeroso e di alto livello. A tal proposito si può ammirare nella Reggia di Capodimonte .

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Reggia di Capodimonte, c’era una volta Napoli !

In conclusione posso dire che da sola la  Reggia di Capodimonte vale un viaggio a Napoli . Ci vuole una giornata intera per visitarla tutta, e vi garantisco che anche in estate è un’ottima alternativa all’afa cittadina!

Napoli stupisce sempre e non si finisce mai perché dietro ogni angolo di questa metropoli c’è sempre qualcosa che ti fa alzare lo sguardo verso l’alto. Per questo motivo non si può mai pensare di perlustrare Napoli in un weekend . E se volete perdetevi pure per una settimana senza programmi nell’urbe , perché è davvero l’unico modo per afferrarne la vera anima. Buone vacanze!

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