“…Desidero partire – non per le Indie impossibili,
o per le grandi isole a Sud di tutto,
ma per qualsiasi luogo, villaggio o eremo,
– che abbia in sé il non essere questo luogo…”
Ischia, un tuffo nel blu del Golfo di Napoli
Ischia è incastonata come una perla nel blu del Golfo di Napoli (a 33 km di distanza in direzione Sud-Ovest insieme a Capri e Procida ). Orgoglio e vanto del popolo partenopeo, Ischia non si può girare in pochi giorni, perché è immensa.
Così a fine Ottobre per visitarla meglio sono partita per starci più tempo ! In quarantacinque minuti di aliscafo sono approdata a Ischia Porto dal Molo Beverello di Napoli . Da qui a 10 minuti , a piedi c’è Calata Porta di Massa per chi preferisce il traghetto , che impiega un’ora e un quarto.
A pochi passi dal terminal ho raggiunto l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ in via Iasolino, 80 , dove ho alloggiato per una settimana. Questo è il centralissimo l’hotel di Giuseppe Macrì, il gestore che mi ha fatto sentire come a casa. Grazie ai suoi preziosi consigli ho avuto la possibilità di esplorare Ischia da viaggiatore e non da turista. Buona lettura!
Ischia , un’eruzione di meraviglie
Con i suoi 46, 3 km 2 Ischia (60.000 abitanti) è l’ottava isola più estesa d’Italia. Si trova all’interno dell’area marina protetta del ‘Regno di Nettuno’ . Questo è un ecosistema straordinario dove è possibile fare immersioni e contemplare magnifiche grotte e archi, come quelle dette delle ‘Formiche’ .
Nel ‘Regno di Nettuno’ si può nuotare tra anfibi di varie specie, cetacei e delfini. E con un pizzico di fortuna magari si potrà scorgere il raro corallo nero scovato dal giornalista subacqueo Franco Savastano nei pressi del borgo Sant’Angelo. Ischia si divide in sei comuni, che sono:
Ischia, l’isola verde
Se Dio in principio era il verbo, Ischia è la più grande manifestazione della sua mano in terra. Il suo cielo si confonde con il mare in un orizzonte pennellato di blu . Laddove il sole e la luna si alternano in una danza infinita.
Soprannominata l’ ‘isola verde’ per la sua rigogliosa vegetazione, Ischia è una cornucopia di piante rare , orchidee, felci, papiri, fiori dell’Ipomea, macchia mediterranea e castagneti. Sopra questo giardino esotico svolazzano splendidi volatili quali l’airone cenerino, l’upupa, e il martin pescatore. Ciò che affascina di questo atollo campano è la varietà dei suoi scenari . Essi vanno dalle pianure alle colline, dai boschi alle montagne che degradano gentilmente verso le baie cristalline.
Ma come è nata Ischia?
Non è facile spiegare l’origine geologica d’Ischia. In generale , secondo gli studi più recenti, si può dire che era una caldera di 7,5 km emersa dagli abissi 150.000 anni fa. Il raffreddamento delle successive colate laviche generò le montagne sui vari versanti isolani (con quote più elevate a Nord che a Sud), di cui la più alta è l’ Epomeo . Questo monte si staglia dal bel mezzo d’Ischia con i suoi 789 m. coprendo una superfice complessiva di 16 km2.
Il tufo verde d’Ischia
Che Ischia ai suoi albori fosse sprofondata nelle sue acque è provato dal colore esclusivo di una roccia che esiste solo qui! Mi sto riferendo al tufo verde, una pietra vulcanica di cui è composto l’ Epomeo. La sua tinta verdognola è causata da tutti i sedimenti marini che la ricoprivano prima di riaffiorare a galla.
Il tufo verde è simbolo indiscusso e anima stessa d’ Ischia. Esso è stato regolarmente adoperato per gli usi più svariati, da quelli ingegneristici a quelli ornamentali. Una testimonianza questa dell’eccezionale capacità adattativa dell’uomo al Creato, e di un passato che ora non c’è più.
Il mito di Tifeo
Proprio per questa sua natura vulcanica, Ischia è stata graziata per la presena delle terme e maledetta per le scosse telluriche . Però gli antichi erano meno scientifici nel dare una spiegazione sui pregi e i difetti della loro patria.
Secondo il mito, le terme erano infatti le lacrime del gigante Tifeo, che venne confinato nelle viscere d’ Ischia per la sua ribellione a Zeus. La terra invece tremava, perchè oggni tanto il titano si stancava di reggere l’isola sulle sue spalle e cedeva fisicamente!
Il dio gereco non solo non permise al disertore di prevaricarlo nella lotta per l’Olimpo, ma lo fece pure a pezzi! Le varie parti del corpo di Tifeo hanno battezzato alcune frazioni d’Ischia quali: il Ciglio, la Bocca, Panza, il Testaccio, e Piedimonte.
Storia d’ Ischia
Ischia non è solamente un eden da esplorare , ma è anche un luogo in cui si vive benissimo. Non manca davvero nulla. Questo lo avevano capito anticamente altri popoli. La conquistarono e ci si stanziarono permanentemente per la sua posizione felice e le sue risorse.
Ischia fu la prima colonia della Magna Grecia in Occidente! I Greci di Eretria e di Calcide vi sbarcarono nel VIII secolo a. C. denominandola ‘Pitechusa’ (ovvero ‘popolata dalle scimmie’). Del loro passaggio restano molti scavi archeologici a Lacco Ameno eseguiti dal rinomato archeologo tedesco Giorgio Buchner .
I Romani e il Medioevo
I Romani (IV secolo a. C.) battezzarono Ischia con l’epiteto di ‘Aenaria’ , che vuol dire ‘metallo’ , poiché si estraeva ferro, piombo e rame. Un vero e proprio centro industriale infatti sorgeva in località Cartaromana . Nel 1972 ad una profondità di circa nove metri i due subacquei Pierino Boffelli e Rosario D’Ambra riesumarono qualche resto di questa officina , che sparì per cause ancora sconosciute.
Dopo il disfacimento dell’Impero Romano seguirono secoli di saccheggi e barbarie ad di Visigoti, Vandali, Arabi. Molte sono le strutture difensive che si disseminarono in tutta Ischia con funzioni di avvistamento e difesa. Come le torri sulle coste ischitane a base rotonde fatte dai regnanti Angioini e a base quadrate degli Aragonesi
Dai Borbone all’unità d’Italia
Ischia passò più tardi sotto il controllo diretto della corona dei Borbone, che realizzarono numerose infrastrutture. La più importante fu il porto voluto e inaugurato nel 1854 da Ferdinando II. Da quel momento la comunità isolana prosperò economicamente essendosi finalmente aperta ai traffici commerciali e turistici esterni. Dal disfacimento del ‘Regno delle due Sicilie’ le vicende d’ Ischia furono quelle relative all’avvento dell’ unità d’Italia.
Angelo Rizzoli e la rinascita d’Ischia
Gli anni ’50 furono la golden age d’Ischia quando l’imprenditore milanese Angelo Rizzoli (1889 – 1970) ci approdò per villeggiatura su invito dell’amico medico Pietro Malcovati. Fu questo brillante ginecologo che esortò il ‘cummenda’ a fare tutta una serie di finanziamenti che rimodernarono Ischia, che in breve si trasformò in un appuntamento inevitabile della mondanità cosmopolita . Anche se ovviamente non fu tutto in discesa!
Ovviamente Angelo Rizzoli finì per innamorarsi di quegli spazi immacolati, che mantennero la loro aura , fino a quando nello stesso periodo non scoppiò il boom del turismo Cosa che se da un lato fu un miracolo per le finanze d’Ischia, dall’altro in appresso scatenò una corsa per garantire la preservazione delle sue specificità ambientali (piaga dell’abusivismo edilizio).
Cosa ha fatto Angelo Rzzoli per Ischia?
Angelo Rizzoli acquistò ‘Villa Arbusto’ a Lacco Ameno (ora sede del ‘Museo Angelo Rizzoli’) e ne fece la sua residenza. Da allora iniziò a fare molti investimenti che promossero e svilupparono Ischia quali:
- I cinema ‘Reginella’ e ‘Europeo’;
- Il night ‘O’pignatiello’;
- Gli hotel cinque stelle ‘Regina’ e ‘Regina Isabella’ ;
- L’ospedale ‘Anna Rizzoli’ (dedicato alla moglie).
Ischia, l’sola dei VIP!
Senza dubbio Angelo Rizzoli ribaltò le sorti d’Ischia , che da selvaggia diventò tappa obbligatoria di uno star system internazionale . Era consuetudine potere incontrare attori quali Clark Gable , Ava Gardner , John Wayne, Delia Scala , e Anita Ekberg.
Oppure intravedere l’armatore greco Aristotele Onassis , il soprano Maria Callas. Senza tralasciare i reali inglesi, i Duchi di Windsor, l’ultimo scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi, gli scienziati Albert Sabin e Christiaan Barnard, i mitici De Chirico, Herbert Von Karajian ecc.
Giusto per citarne qualcuno! Angelo Rizzoli fu anche un geniale produttore cinematografico che ambientò a Ischia vari film con stelle del calibro di Vittorio de Sica, Walter Chiari, Catherine Spaak, Peter Seller, Jack Lemmon, e Anna Magnani.
Ischia e il cinema
Comunque Ischia era abituata ai riflettori sin da quando a Ischia Ponte nel 1909 aprì ‘Unione’, la terza sala cinematografica più ampia d’Italia. Tuttavia, le luci della ribalta si accesero quando nel 1936 vi cominciarono le riprese del ‘Corsaro Nero’ , di ‘Campane a Martello’ con Gina Lollobrigida, e del ‘Corsaro dell’isola Verde’ con Burt Lancaster.
Decisamente un colossale avvenimento fu quando nel 1957 Charlie Chaplin scelse Ischia come anteprima mondiale per il suo capolavoro ‘ Un Re a New York’ . La fortuna continuò nel 1963 quando in varie zone d’ Ischia la ‘20th Century Fox’ girò il colossal di ‘Cleopatra’ con Liz Taylor e Richard Burton ! Una produzione parecchio costosa in cui si possono ancora apprezzare alcune inquadrature della Baia di San Montano e che immolò Ischia a una fama planetaria.
Da Lucchino Visconti all’era moderna
Certamente un’altra figura di rilievo per Ischia fu Lucchino Visconti, padre del Neorealismo , primo movimento cinematografico di spicco in Italia del secondo dopo guerra. L’illustre regista lombardo si trasferì a Ischia . Dal barone Fassini comprò un vistoso immobile , che modificò in uno splendido cottage in stile libertydetto ‘La Colombaia’ (oggi mausoleo dedicato al regista)
Lucchino Visconti ci visse fino al 1976 e fu il suo quartier generale , dove creò pellicole eccezionali quali ‘Senso’, ‘Rocco e i suoi fratelli’. Fu un via vai di collaboratori e celebrità quali Pasolini, Elsa Morante, Moravia
Il cinema a Ischia oggi
Dal 1970 in poi il cinema Italiano subì una crisi irreparabile e si spense anche Ischia , che si allontanò dal genere della commedia sexy all’italiana di quell’epoca. Qualche novità ci fu nel 2003 quando Michelangelo Messina lanciò l’ ‘Ischia Film Festival’ . Questo è un concorso per lungometraggi che si tiene ogni Luglio presso il ‘Castello Aragonese’ a Ischia Ponte. Di recente ci fu qualche risveglio con alcune riprese di successo con setting a Ischia, quali:
- ‘Il Talento di Mister Ripley’ di Antony Minghella;
- ‘Paradiso all’improvviso’ di Leonardo Pieraccioni;
- ‘Villa Amalia’ di Benoit Jacquot ;
- ‘Un ‘estate al mare’ di Carlo Vanzina;
- ‘A Casa tutti bene’ di Gabriele Muccino;
- ‘Ultras’ di Francesco Lettieri;
- ‘Men in Black: International’di Felix Gary Gray ;
- Le serie televisive: ‘Il Commisario Raimondi’ di Paolo Costella, ‘I delitti del cuoco’ di Alessandro Capone e ‘L’amica geniale’ di Saverio Costanzo.
Le terme di Ischia
Caratterizzata da un clima mite, Ischia attrae tutto l’anno flussi di visitatori da ogni parte del globo per le sue famose terme. Fin dal 700 a.C. Greci e Romani sfruttarono i poteri curativi delle sue acque termali , che resero pubbliche con l’apertura di edifici dedicati. Persino Plinio e Strabone vantavano le loro proprietà terapeutiche nei loro scritti.
In seguito durante il Rinascimento il medico calabrese Giulio Iasolino studiò e censì la ricchezza termale ischitana , che venne impiegata in medicina. Il salto di qualità fu considerevole. Perciò si cominciò a raggiungere Ischia specificatamente per curare ferite, malattie e disturbi di vario genere.
Un bene che non era soltanto riservato ai ricchi e ai borghesi. Si pensò anche ai più bisognosi con la costruzione caritativa a Casamicciola del ‘Pio Monte della Misericordia’, una delle Spa più gigantesche d’Europa.
Le terme a Ischia oggi
Il risultato dell’operato di Iasolino fu che Ischia venne riconosciuta come la stazione termale più famosa del mondo! Ci si fiondarono pure Garibaldi a Camillo Benso di Cavour , Arturo Toscanini e altre insigni personalità .
Attualmente a Ischia ci sono più di trecento stabilimenti di diversa tipologia tra centri benessere, parchi termali e sorgenti spontanee : da quelli specifici per le esigenze curative a quelli ideati per il divertimento e il relax . Le fonti termali ischitane sono caratterizzate da acque notevolmente ricche di sali (da circa 2,5 a oltre 30 grammi/litro), cioè minerali, e calde o molto calde, cioè termali o ipertermali (dai 40 gradi in su).
Quante e quali sono le principali terme a Ischia?
In tutto si contano ventinove bacini idrotermali. E ancora centinaia di fumarole. Il tutto immerso in una natura esotica che abbaglia per la sua prepotente magnificenza. In basso un elenco delle terme ischitane in cui abbandonarsi, staccando la spina definitivamente da tutto e tutti:
- ‘Poseidon’ ;
- ‘Negombo’ ;
- ‘ Parco Termale Castiglione’ ;
- ‘Terme di Cavascura’;
- ‘Giardini Termali Aphrodite Apollon’;
- ‘Altri Parchi termali di Ischia’.
Le ‘Fonti di Nitrodi’
A livello scientifico nelle vicinanze del paesino di Buonopane sono da visitare le ‘Fonti di Nitrodi’ . Da cui sgorgano circa 12 mila litri di acqua all’ora , erogata a 28 ° attraverso docce, lavabi e piccole fontane . Il ‘Ministero della Salute’ con il decreto n° 3509 del 9 ottobre 2003 ha dichiarato l’importanza di queste acque per la loro efficacia sul sistema gastrico, ginecologico, intestinale, ed epidermico. Hanno anche un effetto positivo per migliorare l’attività enzimatica, endocrina e respiratoria.
Alle ‘Fonti di Nitrodi’ oltre a guarire ci si svaga perché tra fichi , ulivi e panorami mozzafiato c’è una struttura attrezzata per godersi tante iniziative rivolte al benessere fisico e mentale (yoga, musicoterapia, meditazione, mandala terapia, massaggi, terapie olistiche, ecc.). Si può anche finire la giornata stuzzicando qualcosa a un bio bar .
Ischia da mangiare!
Ischia è un complesso di paesaggi molto diversi tra loro, per tanto la gastronomia è sia marinara che contadina. Di base napoletana la cucina ischitana è rivisitata, e risulta semplice e molto saporita e con qualche asso nella manica. Quale? Per esempio il coniglio all’ischitana, cucinato a forno nell’immancabile tegame di coccio e spolverato con la piperna, un profumatissimo timo selvatico. Vi consiglio di provarlo al ristorante ‘Da Pietro Paolo detto Stalino’ a Maronti.
Il coniglio all’ischitana è il re dei piatti locali, la carne è tenera per la tecnica di allevamento degli animali che sono selvatici e che vengono allevati in fosse. Questi quadrupedi sono stati da sempre indispensabili . Perché soddisfacevano il fabbisogno alimentare della popolazione con pochi sforzi visto la loro proverbiale capacità riproduttiva!
6 piatti tipici d’ Ischia
1. ‘Pizza di scarola’: una bontà smisurata, un calzone alle verdure condito con olive nere, capperi, acciughe , pinoli, vino cotto ed a volte noci e uva passa;
2. ‘Zingara ischitana’: due golose fette di pane ‘cafone’ farcito con prosciutto, mozzarella o fior di latte, maionese e lattuga. La ricetta originale prevede le pagnotte del leggendario ‘Panificio Boccia’ a Ischia Ponte, dove praticamente è nata nel 1977 nel pub-paninoteca ‘La Virgola’ ;
3. ‘Pasta fagioli e cozze’: le cozze si alternano ai legumi utilizzando la ‘pasta mischiata’, cioè tutti gli avanzi che rimangono che è la premessa della filosofia dello zero sprechi;
4. ‘Pesce spada all’ischitana’: lo spada viene marinato con limone, olio, sale e pepe, menta e salsa Worcestershire, e poi fatto arrosto. Assolutamente da provare;
5. ‘Pollo alla Fumarola’: i fusi di pollo messi in fogli di alluminio sono cotti nelle fumarole (temperature tra i 30° e i 100° gradi) in prossimità delle sorgenti termali d’ Ischia . Specie nella spiaggia di Maronti è ordinario cimentarsi in cuochi stravaganti che si dilettano a sperimentare nuovi intingoli che includono uova, patate, pesci, e selvaggina;
6. ‘Migliaccio’: un dolce tipico di carnevale fatto di spaghettini, uova, limone, e zucchero. La fantasia nei dolci spazia dal dolce al salato . Due sapori che si combinano in ricette abbastanza estreme da sconvolgere anche i palati più esigenti.
Ischia da bere!
La vocazione d’ Ischia alla viticoltura affonda le radici nell’antichità (quella addirittura precedente la colonizzazione greca). Ciò è testimoniato da un’iscrizione che inneggia al buon vino impressa sulla nota ‘Coppa di Nestore’ . Questa è una tazza di 10 cm (700 a. C.) che fu scoperta nel 1995 nella necropoli di San Montano . I tre versi (il primo esemplare di scrittura alfabetica greca) recitano così:
“Di Nestore… la coppa buona a bersi. Ma chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio d’amore per Afrodite dalla bella corona”.
Quella d’ Ischia è una tradizione vitivinicola millenaria. Essa si affina nel 1500 quando la produzione enoica poteva contare sull’esportazione del bianco sfuso in velieri da trasporto. Allora ad Ischia si contavano svariate tipologie di uve quali: Codacavallo, Coglionara, Fragola, Lentisco, Lugliese, Malvasia, Moscatella, Nocella, Pane, Sanfilippo, Sorbisgno, Zibibbo, Verdesca, Uvanta, Campotese, Montonico.
‘Cantina Pietra di Tommasone’, il futuro enoico d’Ischia
Il boom del turismo del 1940 ebbe risvolti negativi per l’ambiente a Ischia . Il cemento imperante ridusse drasticamente gli ettari vitati da 24. 000 a soli 300. Un piccolo tesoro agricolo preservato dal 1990 a venire da aziende di spicco. Tra queste la ‘Cantina di Pietra di Tommasone’ , grazie alla quale ho perlustrato e amato Ischia .
Al presente purtroppo sono rimasti pochi vitigni autoctoni. Questi nelle loro eterogenee declinazioni costituiscono la ‘Ischia DOC’ ( la seconda proclamata in Italia nel 1966) e sono:
- Per i bianchi il Fiano,e la Falanghina, utilizzati per lo più come uve da taglio; il Biancolella e la Forastera (di questo non si conosce la provenienza) , lavorati invece in purezza;
- Per i rossi il Guarnaccia, Barbera, l’ Aglianico e il Piedirosso ( o ‘Per’e Palummo’, ossia ‘piede di piccione’ per la forma e il colore delle radici della vite)
La viticultura a Ischia è eroica!
La problematicità della gestione delle vigne è lampante visto che il terriotrio è estremamente piccolo. Ecco perché La viticultura ischitana è di tipo eroica . Oltretutto Ischia ha un’orografia difficile che richiede molto sacrificio per la coltivazione e la cura della vigna. In linea di massima la raccolta delle uve avviene a mano. E i grappoli vengono trascinati in cantina dai gozzi via Tirreno!
Per lo più si fa fatica nel versante orientale, che presenta dei pendii più scoscesi organizzati in terrazzamenti (50 % di pendenza) sorretti dalle cosiddette ‘parracine’ . Questi sono dei muretti a secco (senza cioè l’utilizzo di alcun tipo di legante) in tufo verde . Questi divisori proteggono dal rischio frana, dal vento e dall’acqua, garantendo il normale deflusso delle piogge. A Sud Ovest d’Ischia al contrario i filari di vite si allevano a spalliera essendo più pianeggiante.
Il terroir unico d’Ischia, suoli vulcanici e vini minerali
Eppure quello d’Ischia, è un terroir unico, caratterizzato da:
- Terreni vulcanici , ben drenati e fertili;
- Suoli ricchi di potassio, e altre sostanze fondamentali per la crescita del frutto;
- Fresche brezze marine che mitigano la calura estiva ;
- Altitudine delle colline che vanno dai 200 ai 600 metri slm .
Fattori pedoclimatici che generano risultati eccellenti in grado di appagare anche il più scettico dei viticoltori. L’enorme energia investita viene ripagata con una produzione di qualità, di nettari rari, profumati, minerali e freschi.
10 artisti ischitani
Il fascino d’Ischia crea dipendenza al punto che tanti personaggi illustri, oltre a quelli menzionati, decisero di assuefarsi. Ricordiamo a tal proposito : Enrico Ibsen, Alphonse de Lamartine, Benedetto Croce, Stendhal, Verga, Maupassant, Nietzsche, Pasolini, Truman Capote, Eduardo De Filippo, ecc. Qualcuno di loro ci stava per un po’ , qualcuno invece si trasferiva definitivamente.
Ischia ha dato anche i natali a parecchi artisti celebri tra i quali:
1. Cesare Calise
Cesare Calise (1560-1640): questi fu un pittore manierista di Forio la cui attività artistica è documentata dal 1588 al 1641. Di lui ci sono scarse notizie. E quel poco che si sa proviene dai contratti firmati dal pittore. E ancora dai registri parrocchiali delle chiese di ‘S. Maria di Loreto’ e di ‘S. Vito’ a Forio (per gli anni tra il 1588 e il 1641).
A Napoli ci rimangono oggi due sue tele: la ‘Deposizione dalla Croce’ e 0Il Battesimo di Cristo con San Francesco d’Assisi’, entrambe nella ‘Chiesa di San Giovanni Battista’. Sembra ebbe un destino avverso perché le sue produzioni andarono distrutte o mal restaurate. Si firmava in lingua latina ‘Caesar Calensis pingebat’.
2. Giovanni Maltese
Giovanni Maltese (1852-1913): fu uno scultore di Forio formatosi a Napoli e alla scuola romana di Giulio Monteverde. Partecipò agli interventi di abbellimento del castello di Chenonceaux, uno dei castelli della Loira. In patria ebbe in enfiteusi il ‘Torrione’ (adesso galleria permanente delle sue creazioni artistiche) che fu suo atelier personale e alcova con l’amata Fanny Lane Fayer.
La decisione di ritirarsi a vita reclusa derivò dopo il lutto di alcuni familiari dopo il terribile terremoto di Casammicciola del 1883. Con la sua sposa Fanny Lane Fayer, che era una pittrice inglese, trovò una sua dimensione. E cominciò a scrivere poesie in dialetto foriano.
3. Luigi de Angelis
Luigi De Angelis (1883 – 1966): nato a Roma , presto si stabilizzò con la sua famigla a Ischia dove decise di lavorare come barbiere. All’età di quarant’ann la magia d’Ischia gli ispirò degli acquerelli con paesaggi isolani che attacava con del sapone nelle vetrate del suo salone.
Per caso un giorno ebbe come cliente l’incisore tedesco Purrman . Il fondatore della celebre scuola di Matisse tra il 1904 e il 1914 , riconobbe il talento di Luigi De Angelis e ne decretò la fama. Dopo avere acquistato una prima opera per duecento lire , Purrman provò a lanciare il pittore ischitano nella cerchia dei modernisti che contavano.
Fu un tentativo vano, perchè Luigi De Angelis rimase fedele alla sua arte povera e naif . Se si esclude la sua prima esposizione presso la ‘Libreria del 900’ di Napoli e un invito l’anno dopo alla ‘Biennale di Venezia’ , Luigi De Angelis fu per tutti il pittore del popolo. E perciò venne sempre amato e stimato.
4. Vincenzo Colucci
Vincenzo Colucci (1900-1975): fu un pttore molto venerato a Ischia, che venne celebrata in ogni suo dipinto. Sin da piccolo, quando il padre, scenografo del ‘San Carlo’ a Napoli, gli regalò i primi pennelli. Nella capitale frequentò la scuola di nudo e poi ebbe una delle prime botteghe d’arte in una Ischia ancora selvaggia.
Casa Colucci fu un vero e proprio cenacolo artistico frequentato da personalità del calibro di De Chirico e Montale. Vincenzo Colucci viaggiava spesso quando poteva . Fu in Francia, Olanda, America, Inghilterra, Giappone . A Venezia lasciò il segno , e a Palermo fu nominato professore n un liceo artistico. La chiamata alle armi spezzò questa parentesi della sua vita . Dopo la quale tornò con le valigie in mano e il suo cavalletto. Fino a quando un male al cuore lo spense.
5. Vincenzo Funiciello
Vincenzo Funiciello (1905-1987): questi fu un paesaggista ischitano di talento. Barche ancorate al porto, lune struggenti e stradine deserte sono i temi dei suoi collage con pezzi di stoffa colorati. Era abile in qualsiasi tecnica come quella dell’acquerello, e della china.
Ebbe la fortuna di essere apprezzato fin da subito, cosa che però non scalfì il suo carattere riservato. Un tratto distintivo della sua arte era anche la tonalità accessa dei sui quadri, che incorniciavano la dirompente sensualità di un’ Ischia non ancora invasa dal progresso. Ciò che Vincenzo Funiciello riproduceva erano le chiese, il ‘Castello Aragonese’ , Ischia Ponte. E poi ancora i mercati e le processioni, che vibravano di un forte realismo. Alla sua morte lo ripiansero in molti, soprattutto per le sue doti di bravo mandolinista.
6. Matteo Sarno
Matteo Sarno (1894-1957): questi fu un artista che dipingeva le onde che si rinfrangevano negli scogli della sua adorata Ischia da cui non si staccò mai. A parte una ritirata passeggera in America. Conosceva bene il mare, i suoi odori, la sua calma, e la sua furia. Lo dipingeva in ogni stagione, e non si stancava mai di guardarlo e raffigurarlo.
Matteo Sarno era anche un poeta e per un po’ si mise a vagabondare con una barca di porto in porto. Trovava in questo errare la sua felicità e rimaneva incantato per la gloria del Creato. Si sentiva una cosa unica con l’Universo e a esso tornava sempre con la sua arte e con le sue marine.
7. Federico Variopinto
Federico Variopinto (1905-1940): nativo del quartiere di ‘San Lorenzo’ a Napoli, fu un pittore che morì giovanissimo . A soli quarantacinque anni per un infarto. Un bohemien che parlava molte lingue ed era sempre in viaggio. Cosa non molto scontata per quel periodo.
Che dire, un artista inquieto che era sempre alla ricerca di qualcosa e forse non sapeva neppure lui cosa. Subiva felicemente il richiamo d’ Ischia, immortalata con le sue distintive pennellate di grigio. Le sue tele erano scene ischitane parecchio malinconiche. Come quelle di un mattino uggioso, o di qualche piazza isolata di periferia.
8. Mario Mazzella
Mario Mazzella (1923-2008): quasi un’istituzione . Veniva da una famiglia di contadini e la sua fu un’esistenza piuttosto semplice. Sin dall’eta di cinque anni scarabocchiava santini, ed era molto viva la passione per l’arte. Questa raggiunse il culmine nell’incontro con il pittore rumeno John Pletos nel 1932 , che era a Ischia nel periodo del Grand Tour.
Mario Mazzella abbandonò la campagna subito dopo la guerra per dedicarsi ai suoi studi artistici. Si formò a Napoli e al centro delle sue creazioni pittoriche c’erano per lo più feste popolari , barche e nasse. E donne dalle vesti lunghe che riecheggiavano le memoria della sua infanzia.
9. Aniello Antonio Mascolo
Aniello Antonio Mascolo (1903-1979): dopo la scuola di ‘Belle Arti’ a Siena, questi fu un genio poliedrico che si appassionò alla scultura, alla xilografia e alla terracotta. Di Ischia ritraeva i suoi tratti bucolici precedentemente l’avvento del progresso. Chiaramente nostalgico di qualcosa che non c’era più, egli denunciò marcatamente le nefandezze della società moderna.
Aniello Antonio Mascolo oltrepassò i confini d’ Ischia aderendo a due diverse edizioni della ‘Biennale di Venezia’, nel 1948 e nel 1952, e alle ‘Quadriennali di Roma’. Non si faceva mancare neppure rassegne di rilievo internazionale. Tuttavia. lui apparteneva a Ischia e la sua apertura al mondo non offuscò la sua arte . Perchè le sue vendemmie, o la raccolta della frutta o o lo strascico delle reti della sua isola, furono sempre la linfa vitale della sua arte
10. Gabriele Mattera
Gabriele Mattera (1929 – 2005): questi fu soprannominato il pittore del ‘Castello Aragonese’ allorquando i familiari lo acquisirono nei primi del ‘900. I suoi lavori spaziavano dalla pittura ad olio, al disegno, dall’incisione su linoleum alla ceramica. Tra mostre in Italia e Europa, la sua missione fu quella di attaccare la pubblicistica di un turismo che edulcorava la vita a Ischia per vendere e guadagnare! A ciò contrapponeva dei cicli pittorici di stampo espressionistico in cui spuntavano soggetti delle classi povere che facevano emergere il suo spiccato realismo pessimistico.
La lista dei nomi autorevoli sarebbe ancora lunga , per cui finisco con quello di Massimo Venia che ho conosciuto personalmente. La sua piccola bottega in via Roma, 32 a Ischia Porto espone quadri che hanno come tema gli scenari sconfinati d’Ischia . Ha anche firmato le etichette delle bolle di ‘Cantina di Pietra di Tommasone’
Ischia nel cuore
Ischia è frivolezza per chi ostenta il lusso, ma è anche intimità per chi ama la semplicità. Sono le piccole grandi cose che non dimenticherò mai, come il tramonto davanti la terrazza della ‘Tenuta C’est la vie’. Questo è il nuovissimo wine relais di Lucia Moraschi e del marito Giorgio Besenzoni, imprenditori bresciani che hanno concretizzato il loro desiderio d’impresa vinicola a Ischia. Per capire lo spirito d’Ischia vi lascio un inno di Erri de Luca , perché di meglio non saprei fare :
“Ischia rappresenta tutti i centimetri che possiedo. Accadeva una cosa strana, durante la mia infanzia e poi durante la mia adolescenza, almeno fino ai sedici anni. Qui, durante i tre mesi estivi, crescevo. Accumulavo centimetri e ve ne era traccia sul muro, segnando le tacche all’altezza del mio cranio.
Al sole e al sole di Ischia devo quella crescita: a Napoli, misteriosamente, nei nove mesi restanti non crescevo. Quanto al Castello, a quest’isola nell’isola, si veniva a fine settembre in gita, con le prime piogge e l’aria fresca. Ricordo distintamente la cripta delle monache: quelle ossa ti restano impresse, mezzo secolo fa si trovavano i resti delle religiose. Amo tornare a Ischia, e qui in particolare.
Compiacendomi dei luoghi che restano inalterati. Adoro tornare laddove il tempo si ferma. Ma sono che posti immutabili sono un’eccezione e mi consolo, in fondo, con il fatto che sono un visionario: in fondo mi basta un dettaglio del tempo passato, per ricostruire tutto”.
Info utili su Ischia:
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