Cantina ‘Pietra di Tommasone’,  Ischia

Cantina ‘Pietra di Tommasone’, Ischia

“…‘A primma vota ca nce sò venuto
‘ncopp’ a stu scoglio d’oro illuminato,
senza parola sò rimasto, e muto
pe chesta spiaggia me sò ‘ncammenato…”

Totò

Cantina ‘Pietra di Tommasone’, Ischia in un bicchiere!

La cantina ‘Pietra di Tommasone’  è stata  la mia porta per Ischia,  quando  ho deciso di visitarla in un caldo weekend di fine Giugno. Ho esplorato  questa perla delle isole del ‘Golfo di Napoli’ grazie alle sue uve. Le stesse che insieme a quelle di altre 25 cantine campane  hanno contribuito alla creazione di ‘Mosaico per Procida 2022’.

‘Mosaico per Procida 2022’ è la  grand cuvée realizzata per  Procida in occasione della sua elezione a   capitale della cultura nel 2022 . Un progetto firmato da  Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale.  E capitanato da Gaetano Cataldo , eclettico sommelier e direttore della ‘Associazione Identintità Mediterranee’.

Ancora una volta il vino mi ha fatto rotolare verso Sud, che non è solo una meta di viaggio. Ma anche un luogo in cui ci sono chiari segnali di nuove generazioni di imprenditori che fanno sperare in un futuro migliore. Un esempio è  una  giovane coppia che ha in mano le redini della tenuta  ‘Pietra di Tommasone’ . Facciamo un giro in questa tenuta ishitana leggendo questo articolo a loro dedicato. Buona lettura

Ischia, un angolo di paradiso

Come vi dicevo , la cantina ‘Pietra di Tommasone’   per me è stato un  viaggio infinito  per scoprire Ischia . Perdersi a Ischia è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. Con i suoi 64. 000 abitanti Ischia è , dopo la Sicilia e la Sardegna , l’isola più popolosa d’Italia. L’impressione che si ha una volta che ci si va,  è quella di essere proiettati in una dimensione particolare.

Voglio dire che a Ischia ci si  sente sempre in vacanza , pur restando all’interno di paesini organizzati come delle piccole città. In tutto sono sei  i comuni che fanno parte di Ischia , i quali si susseguono l’uno dopo l’altro in tutto il loro splendore:

Ischia è il sorriso della sua gente!

Sicuramente Ischia  offre molto di più delle sue coste e dei  suoi rinomati centri termali. Quello che più mi ha colpito è stato il calore della sua gente. Come il mio  amico Pier Paolo Iovinelli . Un Napoletano dal cuore d’oro che gestisce la  Cantina del Mare’ , celebre ristorante e salotto di   Lacco Ameno.

Che dire,  Ischia inebria per  l’arte, la cultura.  E sopratutto per  il  grande patrimonio vitivinicolo, che la cantina ‘Pietra di Tommasone’ contribuisce  ad arricchire con i suoi nettari divini. Dai banchi ai rossi alle bolliccine, si tratta di un’azienda vitivinicola di nicchia, che sta facendo molto rumore!

cantina-del-mare-ristorante-lacco-ameno-pier-paolo-iovinelli

‘Pietra di Tommasone’, un giro in cantina

Appena approdata  a Ischia Porto ho incontrato Giuseppe Andreoli. Questo brillante ragazzo è insieme alla moglie Lucia Monti    la colonna portante della cantina ‘Pietra di Tommasone’ . Lui si occupa della gestione generale degli affari, lei è l0 enologa aziendale.

Giuseppe Andreoli  mi ha aspettato qualche secondo per il check in al mio hotel ‘ Albergo Locanda sul Mare’ . Questa è una delisziosa struttura in stile Mediterraneo a due passi dal terminal degli aliscafi. Ve la consiglio vivamente  per un eventuale vostro soggiorno a Ischia per la posizione strategica, e per la gentilezza dei proprietari.

Una terrazza sul mare

Appena siamo saliti in macchina ci siamo diretti alla cantina ‘Pietra di Tommasone’ in via Pro.le Lacco Fango, 144, 80076 , a  Lacco Ameno.  L’ ospitalità dei campani è davvero proverbiale, in particolare quella di Giuseppe Andreoli  e Lucia Monti  . Una volta giunti in loco mi hanno davvero fatto sentire come a casa .

Dopo che si è  spalancato il cancello di un eden immenso, marito e moglie mi hanno  fatto visitare la cantina ‘Pietra di Tommasone’ . L’architettura dello stabile è moderna e lineare e comprende tutti gli spazi necessari per la produzione del vino dall’inizio alla fine.

Il momento più bello è stato quando ci siamo seduti su una spettacolare terrazza con vista sull’azzurro del Golfo di Napoli. E ho avuto il piacere di assaggiare i loro bianchi e rossi e ascoltare la loro storia.

pietra-di-tommasone-cantina-ischia-lacco-ameno

La storia della cantina ‘Pietra di Tommasone’

La cantina ‘Pietra di Tommasone’ è davvero un luogo benedetto da Dio, totalmente immersa in una natura ancora incontaminata. Le sue radici affondano nel 1870. L’hanno messa su mattone dopo mattone  il bisnonno, il nonno e il padre  di  Lucia Monti. Questi sono rispettivamente: Pietro, Tommaso e Antonio Monti. Ognuno di loro contribuì in modo diverso alla nascita della  cantina ‘Pietra di Tommasone’ .

Pietro Monti ne costruì le fondamenta. Tommaso Monti, detto Tommasone’ per via delle grosse proprietà terriere, l’allargò e la battezzò.  Antonio Monti invece l’ avviò definitivamente  nel 1999, gestendo parimenti  la sua  ‘Osteria dei Centovini’ , una trattoria Italiana molto rinomata a Colonia (Germania).

Antonio Monti smise di importare vini per i suoi banchetti, e si mise a farli!  Questo perché desiderava tornare alle sue origini contadine per farle fruttare in patria. Come del resto si faceva da secoli in famiglia. L’ antico palmeto e un vecchio torchio che adornano la cantina  ‘Pietra di Tommasone’   , dimostrano  tuttora il forte legame della famiglia  Monti con la vite. Un legame che  non è stato cambiato, ma solo trasformato in meglio!

Pier Paolo Sirch e la svolta

Intanto Antonio Monti sposato con la teutonica Birgit, avviò le figlie Lucia e Barbara Monti in studi di settore. Successivamente per dare forma alle sue idee imprenditoriali, si affidò a importanti professionisti. Tra questi è da menzionare  Pier Paolo Sirch , luminare di agronomia, che gli fece una consulenza ad hoc per ottenere vini di prestigio.

A seguire ci fu  Renato Germini , direttore di ‘Agrotecnica Isontina’ . Questa  ditta friulana si occupò degli impianti aziendali , da quelli della vinificazione fino a quelli dell’ imbottigliamento. Da allora in poi fu tutto un divenire. Si attrezzò la cantina a regola d’arte, unendo il sapere antico alle tecniche più moderne.

‘Pitechusa’, l’antica Ischia

Con dedizione e sacrifici la cantina ‘Pietra di Tommasone’   finalmente vendemmiò per la prima volta nel 2004 . Ne vennero fuori  due vini straordinari , che sono :

Non c’è da stupirsi per la scelta del nome Pithecusa ( che da un termine greco significa ‘popolata dalle scimmie’ , anche se non è stata mai trovata traccia di questi animali in zona!). Quest’ultimo infatti era il vecchio toponimo dato a Ischia dagli Eubei, i greci che la colonizzarono. E che  tra le altre cose vi introdussero  la viticultura.

Ischia e il vino, un passato glorioso

Sin dai tempi più remoti nelle vene degli abitanti di Ischia scorre vino, perché esso insieme all’olio era una preziosa fonte di alimentazione. Cosa che è attestata del resto dal ritrovamento  nella necropoli di San Montano  nei pressi di Lacco Ameno della famosa  ‘Coppa di Nestore’  .

Su questa piccola tazza di 10 cm. risalente al VIII sec a. C è incisa un’ iscrizione che fa riferimento al consumo del vino nei banchetti. Un reperto archeologico tra l’altro fondamentale perché è una delle testimonianze più antiche dell’uso del Greco arcaico.

Il buio del Medioevo 

Il paesaggio di Ischia è incorniciato dalle sue ordinate vigne , che degradano  dalle montagne  fino alle coste sabbiose. Inoltre esse , tra alti e bassi, rappresentarono una solida base per l’economia isolana per lunghi periodi storici. Alla profonda crisi agricola in epoca Medioevale,  subentrò una bella ripresa per i vini ischitani ( per lo più per i bianchi). Questi erano esportati con orgoglio nei principali mercati italiani fino in Dalmazia. E che dire del Greco di Ischia , che fu magnificato da Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III!

Nel XIX però la devastazione della fillossera determinò un cambio di rotta, favorendo a Ischia la diffusione della coltivazione del tabacco e di uve meno rappresentative del territorio. Tra queste il  Sangiovese, il  Barbera, e vitigni internazionali quali Merlot, Chardonnay e Cabernet Franc.

La rinascita enologica a Ischia

Successivamente il  boom economico degli anni Cinquanta  ebbe risvolti negativi per l’ambiente a Ischia . Gli isolani preferirono impiegare i loro sforzi nel  turismo en nell’edilizia per i guadagni più immediati e proficui (come del resto accadde in tutta Italia). Tutto ciò però ebbe gravi conseguenze , poichè l’interesse per la  viticultura andò a venire meno.  Oltretutto  il cemento imperante ridusse drasticamente gli ettari vitati da 24. 000 a soli 300.

Negli ultimi anni  per fortuna c’è stata una vera e propria rinascita vitivinicola a Ischia, che mira al recupero di uve autoctone. E anche  alla ricerca di  una filiera di mercato ricercata e di valore. Tutto questo lo si deve grazie all’impegno di nuove generazioni di winemaker preparati e appassionati. Esattamente  come Lucia Monti e Giuseppe Andreoli  della cantina ‘Pietra di Tommasone’  , che stanno lavorando sodo per salvaguardare il  futuro enoico di Ischia.

‘Pietra di Tommasone’, il vino a Ischia oggi

Chi semina raccoglie! E se gli scaffali di ‘Pietra di Tommasone’  sono perennemente svuotati, si può stare certi che la strada è quella giusta.  Con una produzione di  120.000 bottiglie di vino all’anno, il trend dell’ esportazione aziendale  è orientato per soddisfare una clientela per lo più regionale.  Con delle punte comunque anche in Lazio e Puglia e uno sguardo proiettato verso l’Europa e oltre Oceano.

Dal 2009 a oggi con i suoi ‘Pietra di Tommasone’   è una delle realtà vitivinicole più rappresentative di Ischia. In tutto  sono circa 17 ettari vitati di proprietà. Essi sono suddivisi in 15 parcelle di piccole dimensione distribuite tra Lacco Ameno a Nord, Forio a Ovest e  Sant’Angelo a Sud.

Tutti gli appezzamenti sono fertili, ma molti di loto sono ripidi e scoscesi. Per questo motivo per renderli coltivabili si ricorre ai caratteristici terrazzamenti detti in dialetto  ‘parracine’ , che sono  muretti a secco in tufo verde. Ci troviamo di fronte a un dedalo di poggi mediamente alti,  che in località ‘Monte Zunta’ sfiorano i 450 metri s.l.m.  Qui si pratica la  viticultura eroica, perché l’intervento delle macchine è praticamente impossibile.

‘Pietra di Tommasone’, una cantina biologica

La determinazione  di Lucia Monti e il know-how squisitamente partenopeo di Giuseppe Andreoli sono gli assi principali  del  successo della cantina ‘Pietra di Tommasone’  . ‘Pietra di Tommasone’  è  green , perché si pratica  un’agricoltura sostenibile. Per un rispetto totale e continuo dell’ambiente ifatti si seguono alcune regole rigide quali:

  • Trattamenti chimici nelle vigne solo in caso di danni irreparabili;
  • Ricorso ai diserbanti meccanici, insetticida bio, e funghicidi per contrastare i danni delle malattie più comuni dovuti all’umidità , alla peronospora  alla flavescenza dorata , e al mal d’esca ;
  • Riduzione al minimo del contenuto di anidride solforosa per i vini; questi sono imbottigliati in vetro leggero e imballati con un packaging eco-friendly;
  • Utilizzo di  silos in acciaio inox per la vinificazione dei bianchi;
  • Affinamento dei rossi  nel fresco  delle antiche grotte della cantina.

‘Pietra di Tommasone’ , esempio di viticultura eroica a Ischia

La problematicità della gestione delle vigne per ‘Pietra di Tommasone’  a Ischia  è dato dalle dimensioni ridotte del territorio vitato.  Oltretutto Ischia ha un’orografia difficile che richiede molto sacrificio per la coltivazione e la cura della vigna. I grappoli solitamenti vengono  raccolta delle uve a mano. Per queste e altre difficoltà si può davvero  parlare di viticultura  eroica.

Per lo più si fa fatica nel versante orientale dell’isola, che presenta dei pendii più scoscesi organizzati in terrazzamenti (50 % di pendenza) sorretti dalle cosiddette ‘parracine’ .  Questi sono dei muretti a secco (senza cioè l’utilizzo di alcun tipo di legante) in  tufo verde . Questi divisori proteggono dal rischio frana, dal vento e dall’acqua, garantendo il normale deflusso delle piogge. A Sud Ovest d’Ischia   al contrario i filari di vite si allevano a spalliera essendo più pianeggiante.

Qual è il segreto dei vini di ‘Pietra di Tommasone’

Il segreto del carattere esclusivo dei vini di ‘Pietra di Tommasone’  è che sono fatti a Ischia ! Si tratta di un terroir unico, un equilibrio perfetto di fattori pedoclimatici che si può trovare solo qui:

  • La presenza del Monte Epomeo  ( 789 mt), un vulcano sottomarino sprofondato negli ultimi 130.000 anni. Incastonato come un cameo al centro di Ischia, esso arricchisce i suoli di magnesio, fosforo e potassio. Sostanze queste ultime che conferiscono una spiccata mineralità  ai vini;
  • Terreni per la gran parte collinari, ben drenati, mitigati dal mare e protetti dai monti. Per cui si generano rossi e  bianchi freschi, di ottima beva, dal gusto ricco, equilibrati in acidità e sapidità, e molto longevi;
  • Un clima mite, un’esposizione solare costante, e una ventilazione che attenuano l’umidità, e di conseguenza il rischio di gravi malattie per la vite stessa.

vini-tommasone-ischia

La degustazione dei vini di ‘Ischia Biancolella’ e ‘Ischia Forastera’

Durante il corso della mia giornata a ‘Pietra di Tommasone’  ho avuto modo di imparare molte cose sul vino di  Ischia. Per la mia degustazione ho scelto due vini simbolo di questa terra magica che sono:

  • ‘Ischia Biancolella Doc 2021’ : Questo bianco è fatto da Biancolella in purezza. Esso è un vitigno millenario e fiore all’occhiello di Ischia. Originario della Corsica e diffuso qui dai Greci, il Biancolella è molto apprezzato e richiesto oltre oceano, specie in Australia e California. Al naso sprigiona odori di pesca gialla, e gelsomino. Al palato è consistente, sapido, con un finale tipicamente mandorlato. L’ideale per antipasti freddi con salse agrodolci, verdure, fritture di pesce, creme di verdure e carine bianche. Si sposa divinamente con il coniglio alla cacciatore, una delle ricetta locali più richieste dai buongustai;
  • ‘Ischia Forastera Doc 2021’  : Questo bianco è ricavato al 100% dal Forastera. Le origini di questo vitigno sono sconosciute . La sua presenza a Ischia è attestata dal 1800. Però per essere un ‘forestiero’ , si è ambientato benissimo . E pare che esso attecchisca solamente a Forio. Rispetto al Biancolella , il Forastera risulta essere più sapido. Al naso presenta sentori di frutta tropicale, pera Williams, e pepe bianco. Avvolge il palato, e si abbina bene con crostacei, e con gli spaghetti alle vongole.

I vitigni autoctoni  di Ischia

Ischia incanta per il  blu delle sue acque cristalline ,  il  giallo di un sol leone , ma principalmente per il verde dei suoi vigneti. . In questo scenario paradisiaco ‘Pietra di Tommasone’  coltiva i seguenti vitigni autoctoni:

I vini della cantina ‘Pietra di Tommasone’

Grazie a questa grande  varietà di uve autoctone la cantina ‘Pietra di Tommasone’  offre una variegata linea di vini bianchi  (il 70 % della produzione vinicola totale) , rosé (principalmente da Aglianico) , e rossi  . Tutti questi elisir sono etichettati dagli acquerelli di  Massimo Venia , che li illumina con il tocco delicato del suo pennello.

I vini della cantina ‘Pietra di Tommasone’ stupiscono per le loro peculiarità organolettiche.  Oltretutto il loro ottimo rapporto qualità prezzo fa riscuotere molti  riconoscimenti , come quello conferito al vino ‘Ischia Bianco Terradei 2020′ dalla guida ‘Berebene 2022’  .

E per gli amanti  delle bollicine la cantina ‘Pietra di Tommasone’  realizza pure spumanti fruttati , eleganti, e dalla piacevole acidità .  Essi sono confezionati con uve selezionate , raccolte a mano, e sono vinificati con pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata.

‘Ischia Banco Spumante DOC’  sotto gli abissi

‘Pietra di Tommasone’   vuol dire anche voglia di sperimentare, unendo all’istinto il rigore della ricerca scientifiche. Sulla scia di un vecchio esperimento fatto a Portofino dalla ‘Cantina Bissont’ di Pier Luigi Lugano , si sono calati negli abissi di Casamicciola (a 37 /40 metri di profondità):

Qual è la ragione  di tutto questo? Ha per caso a che fare con un piano specifico di marketing? Assolutamente no. Ci sono due valide motivazioni tecniche per invecchiare le bolle nelle acque salate di Ischia rispetto ad altri ambienti:

  • La prima è che  la seconda rifermentazione (24 mesi)  assicura meno contatto con la luce e una temperatura molto più costante;
  • La seconda è che c’è una contropressione tale da garantire un gusto e un perlage particolare e  intenso.

L’appuntamento per stappare il primo sughero sarà nel 2024. E non vediamo l’ora di assaggiare  i risultati di questa impresa faraonica che sta facendo molto rumore!

‘Cosmetica Tommasone’, i benefici dell’uva per la pelle

Le novità non finiscono qui. L’uva non è solo impiegata per avere dell’eccellente vino. Niente viene sprecato da questo prezioso frutto. E dal suo succo e dalla sua polpa Barbara Monti, sorella di Lucia Monti,  crea ‘Cosmetica Tommasone’. ‘Cosmetica Tommasone’ è una marca di cosmetici preparati nei laboratori di Torino e acquistabili on line . Questi comprendono :

Si formulano così dei trattamenti naturali, che hanno per l’epidermide:

  • Ottime proprietà nutrienti ;
  • Un effetto rivitalizzante, purificante e ringiovanente

Cosa c’è nell’uva che fa bene alla pelle?

I polifenoli dell’uva , come il resveratrolo, ci proteggono dai radicali liberi e contrastano l’invecchiamento precoce. Oltretutto oligoelementi e minerali, come il magnesio e il calcio, stimolano la circolazione sanguigna e rassodano il tessuto cutaneo.

Tantissimi centri benessere all’avanguardia hanno attivato la vinoterapia tra i loro servizi. E sono sempre più i brand che stanno imboccando questa strada. Personalmente ho provato ‘Vin Day ‘n’ Night’ , che è un unguento straordinario avere un aspetto luminoso, idratato e levigato.

cantina-pietra-di-tommasone-lucia-monti-giuseppe-andreoli-ischia

Perché andare Ischia !

Ci sono stata tre volte a Ischia e credo di tornarci presto. Se mi chiedete quali sono i motivi per recarsi in questo giardino esotico non saprei da dove iniziare.  Dagli elisir minerali escluvi dell’isola allle sue baie cristalline, dalle escursioni del Monte Epomeo alle passeggiate nel bosco di Zaro. La lista è praticamente infinita.

Tuttavia l’’unicità di Ischia è nel sorriso dei passanti che incontri . O nella vista delle barchette che dondolano indisturbate nel mare. Oppure nell’ascolto del canto dei gabbiani che volteggiano nell’aria inseguendosi l’un l’altro in un gioco infinito. C’è altro da vedere e fare a Ischia?  Certamente! Ma non basta un weekend  per afferrarne l’ essenza, per cui staccate un biglietto per almeno una settimana!

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

Procida capitale della cultura 2022

Procida capitale della cultura 2022

“…Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino;

mi accontenterei di essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare,

pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua…”

Elsa Morante 

Procida, ‘Capitale della cultura 2022’.  Un’ottima annata!

Mi sono sempre chiesta quale fosse stato il motivo del mio piede rotto la  prima volta che visitai  Procida  lo scorso anno! Ero distrutta in una sedia a rotelle al pronto soccorso dell’isola, con una magnifica vista però su Ischia!

Con il senno di poi capisco che non tutto il mal vien per nuocere! Ci ritorno infatti nuovamente in salute  quando  Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale, mi ha invitato a una conferenza stampa su ‘Mosaico per Procida 2022 ’! Questa iconica  bottiglia celebrativa in onore di ‘Procida Capitale della Cultura 2022’  , mi ha fatto scoprire Procida nell’unico modo in cui forse qualcuno lassù desiderava  che la consoscessi!

Alloggiando al ‘Riccio Apartments’ di Pasquale Persico e della sua famiglia ho trovato poi una casa, più che una struttura ricettiva moderna e accogliente!  Pasquale, capitano di lungo bordo, mi ha fatto da cicerone a Procida per un’esperienza indimenticabile lunga un weekend!

Seguitemi in questo viaggio infinito a Procida , la più piccola, bella e selvaggia delle perle delGolfo di Napoli’. Un fazzoletto di terra  lungo 4km, con una popolazione di appena 10.000 anime, che vi incanterà se ci andrete per le vostre prossime vacanze!

Procida un viaggio nella bellezza

‘Capitale Italiana della cultura 2022’,  Procida si prepara ad ospitare i visitatori con un calendario ricco di eventi. Un’ occasione di riscatto per questo minuscolo isolotto baciato dal sole! Proprio così, Procida non è solo il coloratissimo borgo marinaro della ‘Marina di Corricella’.

Stiamo parlando del regno dell’ ‘Isola di Arturo’ , celebre capolavoro di Elsa Morante. E ancora del set di  celebri film quali : il ‘Postino’ con Massimo Troisi ,  ‘Il talento di Mr Ripley’ con Matt Damon, e ‘Detenuto in attesa di giudizio’ con Alberto Sordi! Solo per citarne alcuni della lunga lista.

Slow down! A Procida  l’orologio non serve!

E chissà quanti altri quanti altri artisti, intellettuali, e bohemien si ritireranno a Procida per raccontarla a modo loro. Continuamente incantati da questa sirena dalla lunga coda, che si insinua tra abitazioni abbarbicate sugli scogli, limoneti e vigneti.

Il mio augurio è che l’amministrazione comunale di  Procida sia in grado di sfruttare questa grande opportunità di ‘Capitale Italiana della cultura 2022’  per  una ripresa sociale ed economica sostenibile e duratura. Senza però rinunciare a quella semplicità e quei  ritmi lenti, che caratterizzano questo piccolo atollo !

Certamente, perché Procida è per molti, ma non per tutti. Potrei solamente prescriverla al viaggiatore, che cammina senza orologio, e che trova poesia nel volo di un gabbiano. Oppure potrei suggerirla a chi ha  pensato di abbandonare il piacere dell’avere, per passare al vero lusso dell’essere!

Procida, tra storia e mito

La leggenda vuole che Procida sia nata da una battaglia tra Zeus e i Giganti , con la conseguente sepoltura di uno dei colossi uccisi. Questo episodio forse spiegherebbe il significato del nome  ‘Procida’. Esso deriverebbe dal greco ‘prochetai’ , cioè ‘ che giace’ (altre fonti fanno riferimento a a una  delle nutrici di Enea che si chiamava  Procida )

In verità , le origini di Procida sono vulcaniche e ad esse si deve la sua conformazione capricciosa, con ampie insenature generate dalla trasformazione degli antichi crateri. Un territorio che anticamente per la sua ricchezza e posizione geografica sedusse diversi popoli. Dai  Micenei ai Greci, dai Romani, agli Arabi , che via via la conquistarono e plasmarono.

Successivamente si passò al dominio del feudatario Giovanni da Procida (1210 -1258). A questi   subentrarono i  ‘Cossa (1339-1529),  i ‘D’Avalos’  (1530 -1729), e i Borbone . E durante la parentesi della ‘Repubblica Partenopea’ (1796-1787), Procida non si fece neppure mancare  gli occupanti inglesi. Le successive vicende  storiche seguirono per lo più le vicende di Napoli.

Cosa vedere a Procida? Tre itinerari per scoprirla 

Procida conserva ancora  il fascino della Portofino di un tempo, fuori come è dai circuiti turistici  più battuti. A parte le folle estive di Agosto, che comunque imperversano in ogni parte d’Italia, anche le più remote!

Scambiando delle chiacchiere con i cittadini di  Procida, l’impressione è stata quella di esseri umani felici e soddisfatti di quello che hanno. Se c’è di più non dicono no! Ma a loro basta il mare, che ha fatto allontanare molti di loro tra pescatori e capitani. Lo stesso azzurro che alla fine delle loro traversate li ha riportati al nido. Vediamo in basso cosa c’è da vedere e fare a Procida.

primo-itinerario-marina-grande-piazza-martiri

Clicca qui per visualizzare il primo  itinerario su Google Maps

1. Primo itinerario a piedi . 7 cose da vedere da ‘Marina Grande’ a ‘Piazza dei Martiri’ 

Senza dubbio una delle zone più affascinanti di Procida è quella da fare piedi che porta da  ‘Marina Grande’ (o ‘Marina di Sancio Cattolico’) a ‘Piazza dei Martiri’.  Essa è molto trafficata , perché funge  da porto per lo sbarco di aliscafi e traghetti da e per Napoli e Pozzuoli . Inoltre essa è punto di raccordo di tutti i mezzi di trasporto pubblico (autobus, taxi, microtaxi, noleggio, e  scooter). In direzione per il centro storico si possono ammirare:

  1. ‘Palazzo Montefusco’ : Questo è un edificio del XII secolo dall’intonaco rossastro con delle belle merlature arabeggianti. Per questa particolarità esso è detto anche Palazzo Merlato’ . Altro appellativo è quello di ‘Palazzo della Catena’ per la presenza di una precedente sbarra che impediva l’ingresso quando era residenza estiva del re;
  2. ‘Crocifisso dei Pescatori’ : Questo è un ex voto in legno scolpito dai marinai nel 1845. Questo è protetto da una edicola votiva maiolicata, oggetto al  presente di una devota e accorata venerazione di molti fedeli;
  3. ‘Chiesa della Santa Annunziata’: Questa chiesa risale al 1521 , ma è stata ultimata nel Seicento. Al suo interno ci sono delle tele di valore, tra cui una dell’Annunciazione, e una statua lignea del XIX secolo. Nel sagrato si custodisce un singolare altare a forma di poppa di nave  con una statua della Vergine piena di conchiglie;
  4. ‘Piazza dei Martiri’: Nota come ‘Sèmmarèzio’, la piazzetta tuttavia è intitolata a sedici martiri che qui furono impiccati per aver aderito alla ‘Repubblica napoletana’ (fine Settecento). Chiunque ci capiti è stregato dal magnifico panorama. Oltretutto proprio questa parte di Procida è stata quella dei primi insediamenti urbani sviluppatesi al di fuori della cittadella di ‘Terra Murata’.  Di questi casali del XVI secolo, che si adagiano su viuzze strette, il più singolare è indubbiamente il ‘Casale Vascello’;
  5. ‘Santuario di Santa Maria delle Grazie’: Esempio di architettura in stile barocco sorse nel 1679 per volere dell’arcivescovo Innico Caracciolo a ‘Piazza dei Martiri’. Questo tempio religioso , affacciato con tutto il suo splendore a ‘Marina di Corricella’  è l’oggetto più fotografato di Procida;
  6. ‘Chiesa di Santa Maria della Pietà’: costruita nel 1760 insieme a ‘Torre Murata’ è  uno dei primi elementi visibili via nave a chi sbarca a Procida, con la su torre campanaria in stile barocco e  un orologio a quattro quadranti;
  7. ‘Chiesa di San Leonardo’: Sita in via Vittorio Emanuele , essa fu eretta sui resti di una preesistente cappella fondata nel XVI secolo  e dedicata  a San Leonardo l’Orlèans. Questi è il protettore e liberatore degli schiavi imprigionati dai turchi. La chiesa a croce latina, presenta esternamente una facciata in stile Barocco affiancata da un campanile del XIX secolo.

Clicca qui per visualizzare il secondo  itinerario su Google Maps

2. Secondo itinerario in macchina . 6 cose da  vedere in direzione di ‘Torre Murata

  1. ‘Torre Murata’: Questo è il nucleo antico del primo centro abitato di Procida. Originariamente si denominò ‘Torre casata’ per il folto numero delle casine ivi arroccate. Perché questo promontorio a picco sul Tirreno, fu per gli indigeni rifugio agli attacchi dei nemici per diverse epoche. L’insieme, visto dall’esterno, dà una forte idea di compattezza, per via delle mura possenti che lo circondano;
  2. ‘Palazzo D’Avalos’ : Pasquale ha organizzato un tour con la  guida Carla Vitiello presso  questo vecchio palazzo rinascimentale . Questo è stato  edificato dagli architetti Cavagna e Tortelli  per volere del Cardinale Innico d’Avalos ( XVI sec) . Esso domina tutta  ‘Torre Murata’  , ed è stato  modificato dopo in palazzo reale dai Borbone  (XVIII sec). Per ultimo si è trasformato in un carcere per gli ergastolani (1830). Poi è stato chiuso per le condizioni disumane definitivamente nel 1988. Si divide in tre piani. Quello sottoterra destinato alla conservazione del grano e per le colpe più gravi. Il primo per i detenuti più compromessi, e l’ultimo livello per i reati più leggeri. Ho avvertito tutta la sofferenza dei condannati per tutta la durata della visita. Il trattamento riservato ai rei  è stato descritto come al limite della decenza umana;
  3. ‘Abbazia di San Michele Arcangelo’ : Risalente al XVI secolo il gigantesco complesso è stato un centro religioso e culturale di riferimento per i procidani. Internamente si fanno ammirare inestimabili opere d’arte. Tra queste un presepe permanente composto prevalentemente da antichi pastori in legno e terracotta della scuola napoletana del XVIII secolo;
  4. ‘Museo della Graziella’ : Ubicato dentro il ‘Palazzo della Cultura a Terra Murata’ , dal 2011 testimonia la tipica casetta procidana. Principalmente ci si custodiscono tutti i cimeli della love story a triste epilogo tra la giovane  Graziella e Alphonse Lamartine, che scrisse un best seller sul romantico avvenimento. Questa dolce giovane fanciulla morì precocemente lasciando il suo adorato francese nel dolore più profondo prima del suo ritorno promesso a Procida. Uscendo dal museo si apre una splendida loggia con veduta Vesuvio e Golfo di Napoli;
  5. ‘Belvedere dei due Cannoni’ : Da qui la vista si perde dalla ‘Corricella’ per tutta Procida, che sembra una mano dall’alto, con tutte le sue insenature naturali. A completare il quadro si stagliano in lontananza l’isolotto di ‘Vivara’ e la cima del monte Epomeo;
  6. ‘Marina di Corricella’: Per antonomasia è l’immagine simbolo di Procida. Un villaggio marinaro di palazzine lunghe e slanciate. Queste sono pennellate di giallo, rosso e arancio per essere riconoscibili al rientro dei marittimi. Un labirinto di stradine di sampietrini, che si inerpicano in salita. Le stesse poi ridiscendono a ridosso della riva, quasi bagnando i tutti i bistrot che la punteggiano;

procida-terzo-itinerario

Clicca qui per visualizzare il terzo su Google Maps

3. Terzo itinerario in macchina. 5 cose da vedere in direzione di  ‘Vivara’ 

  1. ‘Spiaggia del Pozzo Vecchio’: Qui tra ciottoli e scogli Mario corteggia la sua amata Beatrice! Chi non ricorda l’immortale scena del film ‘Il Postino’ , che battezza questa magica baia, a cui si accede costeggiando il cimitero;
  2. ‘Spiaggia del Ciraccio’: Due faraglioni imponenti di tufo fanno da cornice a questa distesa di sassolini e gusci di granchio. Questa è tra spiagge più isolate e magnifiche di  Procida, assieme a quelle soprannominate  ‘della Lingua’, ‘della Chiaia’, e ‘della Silurenza’;
  3. ‘Belvedere di Elsa Morante’ : Da questa ringhiera la famosa scrittrice ebbe l’ispirazione per la nascita di Arturo, il ragazzino attore principale del suo  più grande romanzo. Da cui le acque cristalline fanno capolino con il cielo turchino,  ammutolendo ogni i rumore e spingendo alla ricerca dell’infinito;
  4. ‘Marina di Chiaiolella’: Una delle mete preferite dai turisti più sofisticati, attratti dalla presenza di alberghi sontuosi e localini alla moda. Camminando lungo i moli all’altezza di ‘via Giovanni da Procida’ , ci si imbatte nel caratteristico ‘Santuario di San Giuseppe’ del 1836. Qui è arenata ‘bella ‘mbriana’, la ‘lucertola palmata’ di Pasquale. Con questa barchettina lavora divertendosi con i tanti clienti che affollano il suo ‘Riccio Apartments’ ! Specie quando il caldo imperversa;
  5. ‘Vivara’: L’ ex parco privato della fondazione ‘Albano Francescano’ dal 2002 è stato fatto riserva naturale statale , per preservarne la tipica flora e fauna del Mediterraneo. Attualmente però non è visitabile (visita guidata riservata a gruppi limitati di escursionisti).

Come è la cucina a Procida? Fatevi la domanda e venite a provarla!

Esiste una tradizione gastronomica a Procida , che si basa principalmente sulla freschezza, la stagionalità e la semplicità dei prodotti. Di terra o di mare i piatti di Procida si mescolano con gli aromi selvatici per creare delle portate stellate. Tra le star della cuisine locale spiccano:

A cena dalla famiglia Persico!

Qualche assaggio della cucina procidana mi è stato servito in tavola a cena dalla famiglia Persico con  Gaetano Cataldo, come ospite d’onore. Ottima occasione per festeggiare il successo di ‘Mosaico per Procida 2022’  e anche la mia partenza, perché nessuno ha avuto intenzione di adottarmi! Peccato!

Il  menù di Lina  è stato un susseguirsi di sapori e profumi indimenticabili:

procida-ristoranti-ricette (1)

Dove mangiare a Procida?

Tra un’escursione e l’altra Pasquale, mi ha anche portato in giro per mostrarmi altri  locali di Procida, dove potere mangiare qualcos’di caratteristico:

Non vi nascondo che l’argomento principale delle mie conversazioni con Pasquale, in queste soste gourmet  è stato ovviamente il cibo.

6 Segreti della cucina procidana

Non sono riuscita a strappargli i segreti delle ricette di Procida,  ma almeno un elenco abbastanza importante di quelle più tipiche:

  1. ‘Luvari’: Si tratta del pagello fragolino, o pesce imperatore, e si presta a molti tipi di cotture, bollito, in crosta di pane, e anche fatto a insalata;
  2. ‘Coniglio: A differenza di quello di Ischia, il coniglio di Procida cucina lentamente in una pentola di coccio con il soffritto, pomodoro e rosmarino compreso. La maggior parte degli animaletti è allevato, anche se non sono rari quelli selvaggi;
  3. ‘Gli spaghetti con alici , pomodori e pecorino’: Un pasto da poveri ma che fa sentire dei re , rosolando della pasta con alici , i peperoni verdi . E una grattata di pecorino per i più audaci!
  4. ‘La parmigiana di melanzane alla procidana’ : Non è facile stabilire la paternità della parmigiana, che Sicilia, Campania ed Emilia Romagna si contendono! Tuttavia la bontà è la stessa, e quella procidana è per lo più vegetale con l’utilizzo di pomodori del tipo ‘lampadina’;
  5. ‘Casatiello procidano’: Molto diverso da quello napoletano, è un pane alto e lievitato, cosparso di ‘naspro’ o ‘diavulilli’ (zuccherini dolci colorati). Si consuma principalmente nel periodo pasquale;
  6. ‘Lingua di Procida’: Si ordina anche come ‘Lingua di bue’ o  ‘Lingua di suocera’ (  a quanto pare in omaggio alla vena pettegola dei procidani!) , ed è  un dessert con due strati di pasta sfoglia, farcito con crema pasticciera aromatizzata al limone, e  ricoperto con granelli di zucchero.

procida-eventi

Procida sacra: feste, santi e donne

Inevitabilmente Procida.   possiede quel  je ne sais quoi e crea dipendenza! Sembra di essere trasportati come in un’altra dimensione, la stessa che ha incatenato amanti nei libri e nella vita reale! Procida stupisce soprattutto per il carattere forte delle sue donne.

Creature fragili sì ma forti, che lontane per mesi o anni dai loro uomini imbarcati, sono sempre state l’asso portante dell’intera società. La loro solitudine è stata assorbita in qualche modo dai figli da crescere. Ma  anche dalla religione, perché la chiesa è diventata per loro punto di riferimento e  centro di aggregazione.

6 Eventi da non perdere a Procida

Per cui si  capisce l’attaccamento degli isolani a Dio, le Madonne e santi, che hanno sempre osannato con appuntamenti immancabili come questi:

  1. ‘Festa di San Michele’ : San Michele è il santo patrono di Procida. I festeggiamenti cadono l’08 Maggio e il 29 Settembre per glorificare il suo intervento divino che allontanò in passato briganti e pirati!
  2. ‘La Processione dei Misteri’: Questa è un’antichissima quanto famosa processione che si tiene a  Procida dalla fine del ‘600. Durante le prime ore del mattino del Venerdì Santo, al risuonar di diversi squilli di tromba, da ‘Torre Murata’ parte un corteo di devoti e confraternite che si conclude a ‘Marina Grande’ ;
  3. ‘Sagra del Mare: Di solito si svolge l’ultima settimana di luglio. Un evento molto atteso in cui viene proclamata la ‘Graziella’, la femme procidana che meglio rappresenta il personaggio del racconto di Alphonse de Lamartine. La manifestazione si articola con musica, stand di assaggi vari, gare sportive e altro ancora;
  4. ‘Festa del Vino’: A San Martino, l’11 novembre anche  Procida si onora Bacco  con un gioioso galà popolano,  che è un inno alla inno alla fertilità delle viti procidane. Le ragazza vestite con costumi d’epoca della ‘Graziella’ girano per le locande isolane con boccali di vino che esaltano il meglio delle prelibatezze procidane;
  5. ‘Corricella In Jazz Festival’: Tra luglio e agosto l’ ‘Associazione Artistika’ a ‘Marina di Corricella’ promuove una serie di concerti, che ha  richiamano sul palco musicisti di alto  prestigio come Daniele SepeAndrea Rea Trioe gli ‘Almamegretta’:
  6. ‘Procida Racconta’ :Un festival letterario diretto dall’artista Chiara Gamberale. Questo si organizza dal 5 al 9 giugno a Procida con la collaborazione di ‘Nutrimenti’ , la libreria indipendente di Andrea Palombi. Sei scrittori si sguinzagliano nell’oasi campana in cerca di una storia di un abitante su cui scrivere, trasformando il quotidiano in straordinario!

procida-locali

5 Locali per vivere Procida

La vita notturna di Procida è tranquilla, chic, elegante ed autentica e di certo non delude le aspettative di chi vuole divertirsi in coppia o con un gruppo di amici. Ecco una lista dei luoghi più esclusivi:

  1. ‘Vineria Letteraria’: Sulla riva della ‘Marina di Corricella’ al civico 96-88 spunta questa enoteca letteraria dove io e Pasquale, abbiamo sorseggiato un fresco fiano di Avellino. Un’enoteca  straordinaria che combina la passione del vino del titolare Tarcisio Ambrosino con quella della letteratura, con la vendita al pubblico degli ultimi successi editoriali ;
  2. ‘Flamingo’: Su piazza della Repubblica si trova il  disco pub più trendy di Procida che la ravviva h 24. Dal mattino con le paste più golose a notte fonda per un dopo cena con cocktail fantasiosi e dell’ultima generazione;
  3. Il Ciracciolo’ e il ‘Maresia Solarium’ : Sono tra i più attrezzati e incantevoli  stabilimenti  balneari  di Procida. Sorgono rispettivamente il primo sulla ‘spiaggia del Ciracciolo’ e il secondo sulla ‘spiaggia di Chiaiolella’. Dispongono di tutti i comfort , e di uno strepitoso lounge bar da dove potere vedere tramontare il sole;
  4. ‘Il GM Bar’  e ‘Il Sea Bar’ : A ‘Marina Grande’  sono i club più vivi e modaioli di Procida.  Ci si può sostare per colazioni, per un abbondante aperitivo o per assistere a spettacoli dal vivo con tanto di musica;
  5. Le discoteche ‘Not Found 404’  in via Libertà, 72 e ‘ Procida Hall’  in  via Roma, 4.

Procida nel cuore!

Se Capri fa impazzire, Ischia ti fa girare la testa, a Procida ci resti! C’è qualcosa nell’aria che respiri che ti inebria, come potrebbe solo fare un nettare divino. Non ci sono parole o immagini che possono davvero fare capire la profonda emozione che si prova una volta giunti qui. Si deve vivere Procida in prima persona!

In conclusione, la mia permanenza a Procida è stata come una favola che si è conclusa anche troppo presto, perché sinceramente non volevo più andare via. Al mio rientro a Pisa, il mio pensiero è stato costante su questi giorni Procida con la promessa di riviverli ancora una volta persa tra il verde di una natura ancora incontaminata!

PS: Sostieni il documentario in alto  ‘Procida l’isola conclusa’ di Massimo Saccares e Alessandra Attiani: Due artisti Romani che con il loro inedito cortometraggio parlano della dimensione di essere isolani . Questo video sarà presentato al ‘Ischia Film Festival 2022’. Clicca qui e fai il tuo dovere con una donazione  ! 

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

Cosa è ‘Mosaico per Procida 2022’? Ve lo spiego subito!

Cosa è ‘Mosaico per Procida 2022’? Ve lo spiego subito!

„…È strano come l’eternità si lasci captare piuttosto in un segmento effimero che in una continuità estesa…“
Elsa Morante

‘Mosaico per Procida 2022’. Una bottiglia celebrativa per  l’isola capitale della cultura

‘Mosaico per Procida 2022’  è una grand cuvée nata dal genio di Roberto Cipresso . In questo modo il winemaker di fama internazionale ha voluto  omaggiare  Procida , eletta capitale della cultura 2022. Per  la ricorrenza si produrranno circa 6000 bottiglie , che saranno date  in  dono a tutte quelle personalità  che hanno reso possibile il miracolo!

Dovete sapere che non è la prima volta che sono  approdata a Procida! Purtroppo lo scorso Luglio ci ho  messo piede, rompendomelo letteralmente. Da allora Procida è stata per me come il canto di una sirena, che si  è diffusa nell’aria. E poi è giunta  in qualche modo all’orecchio di Roberto Cipresso , il quale mi ha  invitato alla conferenza stampa di ‘Mosaico per Procida 2022’ .

Da circa cinque anni sto scrivendo degli articoli sulle cantine seguite dall’ eclettico globetrotter del vino, che mi hanno dato la possibilità di perdermi in terre infinite. Adesso è stata la volta in cui sono partita per  esplorare Procida!

‘Mosaico per Procida 2022’. 26 Febbraio 2022, conferenza stampa

Descrivervi in toto la sensazione di essermi  trovata a Procida  per una manifestazione significativa come ‘Mosaico per Procida 2022’, mi porterebbe via troppo inchiostro.  Ci proverò in questo mio post! Siete pronti a seguirmi? via!

Sabato 26 Febbraio 2022 ci si è riuniti con  Roberto CipressoGaetano Cataldo al bar ‘Capriccio’  vicino il porto prima della conferenza stampa su ‘Mosaico per  Procida 2022’ . In attesa degli alti ospiti è piovuto ininterrottamente! Nonostante il freddo, l’atmosfera si è scaldata , perché è stata una gran festa!

Ciak si gira! Il vino è la cultura, che non isola!

Tra quei tavoli e sotto gli ombrelloni del bar al riparo dalla pioggia, si è convogliata  così tanta energia, che è esplosa appena ci si è spostati successivamente  nel palazzo di città di Procida. Le nuvole grigie sono state colorate dai sorrisi di tutti i partecipanti. Dopo tanta acqua addosso insieme a una gioia infinita , ci siamo accomodati nell’ aula consiliare del comune di Procida, dove ‘Mosaico per  Procida 2022’  si è finalmente reso pubblico.

4 Special guest!

Sono stati presenti al convegno :

  1. Pasquale Persico, capitano di lungo bordo , proprietario del ‘Riccio Apartments’ , e soprattutto  primo procidano a credere nell’impresa con una lauta offerta spontanea;
  2. Alcuni dei viticoltori societari e imprenditori del settore eno gastronomico;
  3. Tommaso Mascolo , delegato di  ‘AIS Campania’ ;
  4. Ciro Adinolfi dirigente ‘Agenzia Regionale Campania Turismo’.

Senza dubbio,  ‘Mosaico per  Procida 2022’ è un’opera d’arte. Si tratta della creazione di un blend  dei migliori bianchi campani, che sta già facendo rumore!  Il cappellaio magico in questione è stato  Gaetano Cataldo .  Con la sua assoc.  cult.  ‘Identità Mediterranee  ha sposato e promosso questo capolavoro questo evento  indimenticabile1

mosaico-per-procida-2022

7 Motivi del successo di ‘Mosaico per Procida 2022’

Dopo aver preso posto in aula, si è aspettato impazienti per la rivelazione di ‘Mosaico per Procida 2022’. Questa è stata definita un’iniziativa di altissimo valore. Non poteva essere stato diversamente! Se si considera che non è stata affatto una manovra  commerciale, ma si è auto alimentata con libere donazioni!

I volti della gente lì riunita si sono illuminati alla visione di Roberto Cipresso e di Gaetano Cataldo  che presenziavano ai tavoli di fronte. Loro sono stati i capitani di bordo di questa incredibile traversata, con una  fedele ciurma senza la quale  non si sarebbe neppure potuto  salpare! Vediamo più da vicino chi sono stati i magnifici 7 di  ‘Mosaico per  Procida 2022’ .

1. Ass. al turismo Leonardo Costagliola e il sindaco Dino Ambrosino. Procida merita!

Intanto hanno preso la parola   l’ass, al tur.  Leonardo Costagliola e il sindaco Dino Ambrosino . Quasi commossi, il loro discorso di apertura ha avuto in comune il loro amore per Procida. L’hanno ricordata come una vecchia fotografia in bianco e nero, affollata da pescatori e bambini. Tra questi c’erano anche loro, che adesso da adulti si sono impegnati  per cambiarla. In meglio!

Schiarita la voce, e nel silenzio più assoluto i due primi cittadini hanno attirato l’attenzione di tutti i presenti , presentando   gli  altri attori  principali di ‘Mosaico per Procida 2022’. Sono riportati di seguito , in ordine di intervento.

2. Angelo Radica presidente di  ‘Città del Vino’ 

Angelo Radica,  sindaco di Tollo (Abbruzzo), ha annunciato orgoglioso l’adesione di Procida ai 460 comuni di ‘Città del Vino’. Partendo da un’ iniziale  terroir diffuso e grazie a un fondo di 3000 euro , si innescherà un processo importante . Cioè quello di educare i vigneron procidani ad avviare una  solida realtà enoturistica nella loro terra .

4. Roberto Cipresso. Il vino parla! 

Roberto Cipresso  è inequivocabilmente l’enologo nazionale! Con  ‘Mosaico per Procida 2022’ ha ripetuto un’altra magica  alchimia. Questa si aggiunge ad altre del passato, come per esempio  le magnum fatte per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e per i papi Giovanni Paolo II e Francesco Bergoglio!  Da ambasciatore di ‘Città del Vino’, Roberto Cipresso ha sottolineato che il vino  deve fare emozionare.

5. Gaetano Cataldo , il ‘Corto Maltese’ di Castel San Giorgio, Salerno

Gaetano Cataldo , giornalista con un master in food and beverage, ci ha delucidati sulle difficoltà e i traguardi raggiunti con ‘Mosaico per Procida 2022’. Tra questi i fondi che verranno destinati per l’allestimento di un altro  ‘Abito della Graziella’. 

6. ‘Team diffuso’ per ‘Mosaico per Procida’

Con orgoglio Gaetano Cataldo ha alzato il sipario sui nomi delle imprese vitivinicole , che si sono imbarcate in questa sfida, che è proiettata verso un futuro più che brillante. C’è un forte segnale che appare chiaro:

  • fare sistema lavorativo  in  Campania ;
  • abbattere unitamente le paure e le problematiche della concorrenza in fatto di vino;
  • porre le basi per un rilancio del tessuto economico locale  efficace e duraturo!

7. L’arte si manifesta al ‘MAVV Wine Art Museum’ di Portici

Non poteva mancare un vestito  per ‘Mosaico per Procida 2022’  ! Al  ‘MAVV Wine Art Musem’ di Portici il direttore  Eugenio Gervasio  ha premiato Claudia Albano come miglior artista per la produzione di ‘Incanto DiVino’ . Questa è l’etichetta dell’ampolla sacra, che riprende lo skyline stilizzato di questo isolotto colorato!

Come è nato ‘Mosaico per Procida 2022’? Galeotta fu Pontelatone! 

Ma come viene fuori ‘Mosaico per Procida 2022’ ? Nel Settembre del 2021 a Pontelatone (CA) Roberto Cipresso e Gaetano Cataldo si incontrarono per discutere  delle  potenzialità vitivinicole della Campania.

Da lì  l’idea  per l’ elisir per Procida  iniziò a prendere forma! Da quel momento in poi si mise in moto un ingranaggio infernale per procedere con l’intento. Il primo passo  fu di trovare partner validi per lo scopo.Presto si unirono ben 26 cantine campane, tutte rigorosamente selezionate secondo i criteri di territorialità, sostenibilità agronomica ed enologia etica.

La ‘Cantina Bellaria’ di Antonio Pepe, primo tassello di ‘Mosaico Procida 2022’

Il grosso venne fatto! Le stesse aziende successivamente inviarono qualche ettolitro del loro vino nel laboratorio di Roberto Cipresso a Montalcino . Nello stesso periodo si proseguì con la vinificazione effettiva del bianco inedito presso la ‘Cantina Bellaria’      di  Antonio Pepe a  Roccabascerana  (AV).

A suggellare il tutto ci fu poi  l’intervento dei due grandi enologi Mario Mazzitelli e Luca Zirpoli. Adesso invece si sta aspettando che il vino maturi . In attesa di poterlo  poi  stappare ad Aprile 2022 per la  proclamazione ufficiale di Procida  a capitale della cultura 2022 .

Insieme si può! Anche al Sud!

La Campania ha un cuore che pulsa a dismisura, e una testa che funziona benissimo.  Ma con ‘Mosaico per Procida 2022’ siamo oltre l’abbraccio della regione per la gloria di Procida nel 2022! Infatti la  realizzazione di ‘Mosaico per Procida 2022’ è  soprattutto un esempio di grande sinergia imprenditoriale campana, che scalda l’anima e insegna!

Questo è il Sud  che voglio,  poiché quando c’è  gioco di squadra vero, si vince! Questo succede quando  in campo scendono i sentimenti , i buoni propositi, guidati da maestri quali Roberto Cipresso  e Gaetano Cataldo. Si sa che l’ unione fa la forza! Allora questa straordinaria azione collettiva  vuole essere in primis  un messaggio di pace alle soglie del dissidio tra Russia e Ucraina, con l’unica speranza che possa presto spegnersi!

‘Mosaico per Procida 2022’ , un’avventura appena iniziata

 ‘Mosaico per Procida 2022’ è  l’espressione più totale e autentica della passione del popolo campano per il loro territorio, convertito liberamente in un business pulito ed efficiente! Da questi quattro giorni procidani ho imparato che se non alzi lo sguardo in alto non vedrai mai le stelle!

Non bisogna mai  smettere di desiderare quello che si vuole! Questione di tempo, accadrà! Ma solo se si ha davanti una metà precisa, E se non puoi dirigere il vento, puoi comunque sempre orientare le vele!

Roberto Cipresso, se non ci fosse bisognerebbe clonarlo!

Dietro ogni mossa vincente in fatto di vino c’è sempre lo zampino di Roberto CipressoTutte le volte che ho la fortuna di collaborare con lui  per un wine report , mi domando perché non possa clonare il suo DNA , oltre che vitigni antichi!

Si deduce che la scelta di Roberto Cipresso  a capo della sua stessa creatura qual è ‘Mosaico per Procida 2022’ ,  non è stata né funzionale né mediatica. Oserei dire quasi obbligata per la sua professionalità e umanità!  A confermarlo il poliedrico Gaetano Cataldo , direttore di questa magnifica orchestra enoica, che mi ha accolto a bordo come un fido mozzo!

Nulla è per caso! I love Procida

In conclusione, non tutto il mal vien per nuocere! Forse senza quello sfortunato incidente estivo dello scorso anno , non avrei mai vissuto Procida in maniera così profonda! Di conseguenza questo post è un umile tentativo di immortalare in parole l’esperiensa unica di ‘Mosaico per Procida 2022’ ,  che mi ha fatto innamorare di Procida .

Avete presente come quando vi sentite catapultati in un film? Ecco, questo è stato per me ‘Mosaico per Procida 2022’  ! Un cortometraggio lungo quanto basta per impressionare nella pellicola tutta la bellezza  di Procida  e della sua gente!

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

‘Cantina Sorrentino’, Boscotrecase, Vesuvio

‘Cantina Sorrentino’, Boscotrecase, Vesuvio

“Io amo la luna, assai più del sole. Amo la notte, le strade vuote, morte, la campagna buia, con le ombre, i fruscii, le rane che fanno cra cra, l’eleganza tetra della notte. È bella la notte: bella quanto il giorno è volgare. Io amo tutto ciò che è scuro, tranquillo, senza rumore. La risata fa rumore. Come il giorno.”

Totò

‘Cantina Sorrentino’,  i vini del  Vesuvio

2 Luglio 2020. Abbandono il mio ‘InCentro b&b via Toledo 156’ , la mia porta per Napoli , e mi dirigo verso la   Cantina Sorrentino’  Per me è un occasione di un viaggio enoico  nel mondo dei vini Vesuviani

Seguitemi in questo percorso affascinante, che vi farà venire la voglia di bere subito questi nettari divini! Prima di arrivare a destinazione nella  Cantina Sorrentino, vi racconto della mia tappa nella mitica  Sorrento , a località più visitata della Campania dopo Napoli!

Sorrento e la sua bellezza

Dopo un’ora di treno regionale da Napoli arrivo a Sorrento, una piccola cittadina che si trova nella ‘Penisola Sorrentina’ , di fronte alla baia di Napoli, nella parte sud-occidentale dell’Italia.

Adagiata sulla scogliera che la separa dal suo affollato porticciolo, Sorrento è famosa per  la sua bellezza, la sua notorietà e la sua posizione strategica attirano migliaia di turisti da tutto il mondo ogni anno. Si respira un’aria internazionale a scapito magari della sua vera natura di semplice borgo marinaro. Tuttavia il turismo è il principale volano di questo gioiello del Tirreno, che  da sempre richiama  artisti, scrittori e musicisti!

A differenza però degli altri paesi della ‘Costiera Amalfitana’ e di Capri, Sorrento rimane viva tutto l’anno. Trovare bar, ristoranti e negozi aperti non è mai un problema anche se a gennaio e febbraio molte attività turistiche chiudono.

3 Cose da vedere in ‘Piazza Tasso’ a  Sorrento

Dalla stazione a pochi passi mi ritrovo in  Piazza Tasso’ , il  salotto di Sorrento,  dedicata all’illustre e omonimo poeta Torquato Tasso,  che qui ha i suoi natali .

Questa piazza è adornata dalla statua del patrono Sant’Antonio Abbate. Inoltre è circondata da preziosi gioielli quali:

  1. La ‘Casa Correale’ , palazzo signorile con un bel cortile maiolicato;
  2. La chiesa di ‘Santa Maria del Carmine’  con la sua ricca facciata barocca;
  3. L’elegante Grand Hotel Vittoria’ , famoso per aver ospitato nel 1921 il grande Enrico Caruso.

2 Cose da  visitare nel centro storico di Sorrento

Mi rifugio immediatamente all’ombra di un chioschetto per rianimarmi dall’afa estiva di questo luglio bollente con una spremuta d’arancia ghiacciata.

Subito dopo mi addentro nel centro storico con le sue viuzze strette straripanti di negozi, ristoranti, e di attrattive artistiche e culturali, che richiamano ogni anno milioni di visitatori da tutto il mondo. Meritano sicuramente attenzione:

    1. Il ‘Duomo’ del XV secolo in stile Romanico ;
    2. La ‘Basilica di Sant’Antonio’, che risalente al XI secolo, è uno straordinario esempio di Barocco.

Sorrento, altre 3 cose non perdere

Le sorprese a Sorrento non mancano mai. Ci si sente come immersi in una favola, un sogno ad occhi aperti. Ovunque passeggiando per le viuzze strette del paese, o scendendo giù per qualche scalinata che vi porta in qualche spiaggetta piena di barchette,  sarete come in estasi.

Sarete ammaliati dalle infinite meraviglie della natura che si rivela in tutto il suo splendore, dall’odore dei limoni, alla vista di un mare blu cobalto.

Non c’è da stupirsi se Sorrento strega chiunque ci metta piede, e per quanti ancora stanno pensando di andarci in vacanza vi tento con  altre 3 attrattive da non farvi mancare. Siete ponti?

1. Il ‘Vallone dei Mulini’ di Sorrento. Fascino ancora poco conosciuto di un solco 

A pochi passi da ‘Piazza Tasso’ mi affaccio dalla  ringhiera di via Fuorimura per ammirare il  ‘Vallone dei Mulini’. Si tratta di un luogo affascinante e molto gettonato dai turisti, un solco profondo che attraversa tutta la montagna. Un insieme di valloni che sono venuti fuori da un’eruzione di 35000 anni fa, che devastò tutta la Campania.

Il vallone sparì con l’era moderna a fronte di riempimenti necessari per donare salubrità alla zona. Sinceramente la parte più bella di Sorrento per me sono i suoi due borghi marinari, che mi appaiono come un tripudio di colori , con le onde del loro mare azzurro,  che si infrangono sugli scogli bianchi,  su cui si affacciano case color pastello e strabilianti hotel  di lusso!

2. ‘Marina Grande di  Sorrento’

Il primo borgo marinaro è ‘Marina Grande’, a cui si accede da una strada di gradini ripidi. Un delizioso villaggio di pescatori, dove a parte qualche stabilimento balneare alla moda, pare che il tempo si sia fermato con tutte le barche e le reti tirate sulla riva.

‘Marina Grande’, è il setting del celebre film ‘Pane, amore e fantasia’ con la prorompente Sofia Loren. Rimane invece poco dei vecchi cantieri dove venivano realizzati i famosi ‘gozzi sorrentini’, imbarcazioni per la pesca fatti di legno, sia a remi che a vela.

3. ‘Marina Piccola di Sorrento’

Il secondo borgo marinaro è ‘Marina Piccola’, che in sostanza è il porto di Sorrento, importante approdo di traghetti e aliscafi. Il porto è ubicato in una caratteristica insenatura, chiamata prima ‘Marina di Capo Cervo’ dal nome del promontorio che lo sovrasta. Anche qui ci si può crogiolare al sole nei deliziosi lidi che per lo spazio esiguo sono fatte come delle palafitte sull’acqua.

‘Cantina Sorrentino’, un viaggio nel cuore del  ‘Parco del Vesuvio’

Lascio a malincuore  Sorrento  e raggiungo  Torre Annunziata  ,  dove mi viene a prendere  Giuseppe Sorrentino  , titolare della  Cantina Sorrentino’     nel cuore del Parco del Vesuvio’ ,  che  mi invita per un’intervista . La fortuna premia gli audaci,  specie se entri nelle grazie del mio amico sommelier  Gabriele Massa,  che mi fornisce questo  prezioso contatto!

Entriamo in macchina e durante  il tragitto Giuseppe Sorrentino racconta del suo lavoro,  della sua vita, dei suoi affetti, e dei suoi sogni, che si intersecano l’uno con l’altro senza problemi chiudendo il cerchio della sua esistenza che è assolutamente felice.

Boscotrecase, da riserva di caccia angioina a comune della ‘DOC Lacryma Christi’

Ci fermiamo a circa in località  Boscotrecase   250 metri sopra il livello del mare. Prima di essere uno dei più rinomati comuni della ‘DOC Lacryma Christi’ , questo paesino dal 1337 è poco più di un folto bosco detto “Sylva Mala , che diventò riserva di caccia angioina con tre monasteri al suo interno.

Prima di arrivare nel suo laboratorio divino, Giuseppe Sorrentino  mi parla dell’amore per la sua famiglia e della sua azienda la Cantina Sorrentino. Qui da tre generazioni si producono: vini di altissima qualità, olio, e confetture di frutta.

E che dire del fiore all’occhiello della produzione:

Questo pomodoro è un fiore all’ occhiello dell’agricoltura campana, orgoglio puro per la sua squisitezza, tanto da essere perfino rappresentato nella scena del tradizionale presepe napoletano. Giuseppe Sorrentino  mi fa scendere dalla sua vettura, che di bianco ormai non ha più nulla per via della polvere grigia, che la copre per intero non appena parcheggia davanti l’ingresso della cantina.

sorrentino-cantina-napoli-travel-blog-weloveitaly-eu

Pranzo alla  Cantina Sorrentino’ con vista sul ‘Golfo di Napoli’

La tenuta della Cantina Sorrentinoconsiste di 35 ettari di proprietà prospiciente  il Vesuvio. L’ imponente vulcano fa da sfondo con tutta la sua solennità al mio pranzo luculliano all’interno dell’elegantissima  sala degustazione. Questa è un terrazzo in legno tutto a vetrate,  da cui si ha una vista mozzafiato sulla:

Cucina a km Zero!

Dalla cucina a vista gestita da mamma Angela Cascone, esce il menù del giorno rigorosamente a chilometri zero.

Cosa mi fa venire l’acquolina alla bocca? Un antipasto di bruschette con contorno di melanzane e zucchine grigliate, assieme a olive verdi, formaggi e salumi locali. E ancora mi gusto un primo di spaghetti  ‘sciuè sciuè’ , in dialetto ‘veloci veloci’ , con sugo di ‘pummarola fresca’ , basilico e parmigiano. E per finire una cocotte di parmigiana da urlo!

Storia della ‘Cantina Sorrentino’

Inizialmente la Cantina Sorrentinoera un podere rustico dell’Ottocento, che con tanta tenacia e determinazione venne trasformata nell’attuale azienda agricola.

Il successo arrivò presto.  Al presente l’impresa è di una importanza rilevante per tutta l’economia locale. Inoltre  copre tutta la filiera produttiva, da quella agroalimentare e vitivinicola a quella dell’accoglienza turistica.

In principio fu nonna Benigna

Il traino per la realizzazione di un business autentico per la  Cantina Sorrentino fu  nonna Benigna . Classe 1953 e cresciuta a pane e vino, Benigna ereditò dei possedimenti.

Nel 1965, la sua vena di contadina esperta e savia, finì   per fare organizzare tutti i suoi averi e quelli del marito per custodire e tramandare a prole e nipoti  i suoi tesori, dai vitigni autoctoni a tante varietà di frutta e ortaggi.

Paolo Sorrentino e il sogno di una vita

Da allora l’attività passò nelle mani del figlio Paolo Sorrentino.  Questi alternò giacca e cravatta in banca a guantoni da imprenditore agricolo.  Nel 1988 Paolo  intestò tutti i beni alla moglie Angela  , e dal 2001 l’intero impero fu gelosamente e attivamente gestito dalle sue tre creature, un maschio e due femmine.

C’è una forte identità in questa cantina. I Sorrentino sono degli appassionati di vino e sono consapevoli della responsabilità che ricoprono. La loro energia e competenza è devoluta al mantenimento degli elevati standard qualitativi del loro vino vesuviano, che è di nicchia, ricercato e molto di moda, mix perfetto di forma e contenuto!

Il cambio generazionale

A oggi la  Cantina Sorrentino è gestita da uno staff giovane e dinamico, eredi di questo antico patrimonio vitivinicolo.

Giuseppe Sorrentino  è il direttore generale, Benigna Sorrentino è l’enologa, e  Maria Paola Sorrentino,  si occupa del marketing e della comunicazione.

A loro fianco si aggiungono nuove figure di esperti enoici: da Bonaiuto Santolo e Marco Stefanini a Carmine Valentino, quest’ultimo rimasto fino al 2010.

sorrentino-cantina-napoli-travel-blog-weloveitaly-eu

‘Vini Sorrentino’ il meglio della ‘Lacryma Christi DOC’   

Dal 1983 la ‘DOC Lacryma Christi’ è una denominazione che fa riferimento ai bianchi e i rossi prodotti con le uve auctone del Vesuvio.

La Cantina Sorrentino’  ci regala tra i vini più rappresentativi della ‘DOC Lacryma Christi’  fatti con queste secolari varietà locali:

Comuni della ‘DOC Lacryma Christi’ 

Il comprensorio della ‘DOC Lacryma Christi’ raggruppa 15 comuni interessati: San Sebastiano al Vesuvio, Boscoreale, Boscotrecase, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Trecase, Terzigno, Torre Annunziata, Ercolano, Portici, Torre del Greco, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, Cercola e Somma Vesuviana.

Si tratta di un fazzoletto di terra che fa vino dai  tempi degli antichi Romani. Le prime testimonianze della coltivazione dell’uva sul Vesuvio risalgono, infatti, al V secolo a.C.

6 vini della ‘Cantina Sorrentino’  in degustazione

Degustare i  ‘Vini Sorrentino’ davanti al panorama mozzafiato delGolfo di Napoli’ insieme a Giuseppe Sorrentino è impagabile.

Un regalo da farsi assolutamente, perché potrete degustare  il meglio dei vini vesuviani , di cui vi propongo  alcune delle migliori  etichette firmate ‘Cantina Sorrentino’ :

  1. ‘Dorè Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Spumante DOC’ : Questo spumante è in assoluto il primo maestoso tentativo di Metodo Charmat’ da  ‘DOC Lacryma Christi’ a partire da Caprettone per il  90% e Falanghina per il rimanente 10%.  Giuseppe lo chiama  ‘Dorè’, per un duplice ossequio  alla musica e alla grandezza reale di  Carlo D’Angio. Questo spumante fa affinamento per otto mesi in tini di acciaio con delle bollicine tanto fini da sembrare quasi evanescenti. Esso ha un bel colore giallo paglierino chiaro, e sprigiona degli aromi fini e floreali. Alla bocca ha un gusto etereo e fruttato, ed è perfetto da abbinare con antipasti e golosità di mare,  e  secondi di carne bianca;
  2. ‘Benita 31 Caprettone DOC Bio 2019’ : Questo bianco è fatto in onore della nonna Benigna, è un vino biologico di Caprettone in purezza. L’etimologia di Caprettone potrebbe fare riferimento alla forma del grappolo, che ricorda la barbetta della capra, oppure ai pastori suoi probabili originari coltivatori. A lungo  scambiato per il più affermato Coda di Volpe, il vitigno Caprettone viene alla ribalta nel 2014 con l’inserimento della varietà nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite’.  Ciò catturò l’attenzione di tanti sommelier ed estimatori, che stanno contribuendo efficacemente al posizionamento del vino sulle principali piazze internazionali. ‘Benita 31 Caprettone DOC 2019’  è un bianco piacevole, deciso al naso con delle note minerali di grafite, mediterraneo nei sentori di finocchietto e timo e piacevolmente agrumato nei toni del bergamotto. Il sorso rimanda ad un’energia piena e succosa e con il suo finale lungo di note balsamiche di menta è l’ideale per calmare l’arsura estiva.  Magari davanti a delle invitanti linguine allo scoglio;
  3. ‘Vigna Lapilli Lacryma Christi del Vesuvio Bianco DOC Superiore 2018’ : Questo bianco nasce da uve selezionate di Caprettone 80% e Falanghina 20% del vigneto ‘Vigna Lapillo’ . Un terreno pieno appunto di lava e lapilli che si riflettono nella mineralità e grazia di questo bianco dal colore giallo paglierino. Dal profumo intenso, è corposo al gusto con sentori fruttati di mandorla, pesca bianca e pera. Se siete travolti dalla bontà di crostacei e molluschi, è il suo!
  4. ‘Lacryma Cristi del Vesuvio Rosato DOC Bio 2018’ : Questo vino da  Piedirosso 100%  è il rosé per ogni tipo di banchetto, che dona piacere tanto alle papille gustative quanto alla vista. Un rosato dal colore cerasuolo che colpisce per la sua mineralità , il suo essere amabilmente fruttato. Si presta a essere d’accompagnamento per arrosti di carne bianca, risotti, pesci tipici del napoletano, o per la classica ’zuppa di polipi’    servita con salsa di Pomodorini del Piennolo del Vesuvio D.O.P’.;
  5. ‘7 Moggi Vesuvio Piedirosso Bio 2018’ : Questo rosso dal profondo color rubino è fuoriuscito dalle mani di papà Paolo , che compra altra terra ove semina Piedirosso di cui questo rosso è fatto al 100% . Si chiama ‘moggio’ come l’unità di misura agraria vesuviana corrispondente ad un terzo di un ettaro. Si presenta fruttato al naso e morbido al palato. La sua dolcezza  simile a quella del Pinot Nero gli consente di sposarsi con cibi molto diversi tra loro, come lasagnette di pesce azzurro e pomodorini, ma anche pizza e formaggi assortiti;
  6. Lacryma Christi Rosso Vesuvio Bio 2016′ : Questo rosso proviene dai 500 m2 dati in gestione agli apicoltori , e da questo punto di alta salubrità dell’aria,  viene fuori  un rosso di  Piedirosso 80% e Aglianico 20%  . Esso è contraddistinto da un forte  colore rubino e dalle sue inconfondibili  note di more. In  bocca è molto asciutto e  leggero,  ma l’affinamento di 12 mesi in botte grande Allier di rovere sloveno ed altri 14 in bottiglia , gli rilascia una punta di  piccante e liquirizia, giusto carni, paste e agnello.

Cosa rende i ‘Vini Sorrentino’ così speciali?

Ma cos’è che rende i ‘Vini Sorrentino’ così speciali? La risposta è il loro ‘terroir’, unico e irritrovabile! I suoli delle vigne sono ricchi come sono di minerali, pietre pomici, lapilli e potassio. La loro fertilità è conseguenza delle varie eruzioni laviche nel versante sud-occidentale del Vesuvio , proprio dove stanno i vigneti aziendali.

Si tratta di un patrimonio enorme, una distesa di terreni lavorabili fino ad un massimo di altitudine che va dai 280 ai 780 metri, oltre i quali si trovano solo scenari lunari, una fonte di ricchezza custodita e regolamentata dal  ‘Consorzio Tutela dei Vini del Vesuvio’  risalente al 2015.

Un clima mite tutto l’anno

‘Consorzio Tutela dei Vini del Vesuvio’  persegue l’obiettivo di migliorare la viticultura portandola al massimo delle sue potenzialità, unendo  il sapere secolare all’utilizzo della tecnologia per tutto ciò che serve a garantirne il pregio, il monitoraggio e favorire la sperimentazione. Cose queste ultime che stanno alla base della filosofia aziendale della cantina ‘Cantina Sorrentino’ , che ne è membro attivo!

Se a ciò si aggiunge un clima mite d’ inverno e caldo d’estate, una posizione geografica che risente dell’influsso marino, e di un’importante ventosità moderata dall’azione riparatrice delle catene montuose, si può intuire l’incomparabile tipicità di queste viti. Inoltre queste sono tra le poche nel pianeta a essere a piede franco, grazie all’azione della sabbia, che le nutrì e le difese dagli effetti nefasti della fillossera di fine Ottocento.

‘Cantina Sorrentino’ è green

E che dire dell’alta porosità del sottosuolo e del costante stress idrico, che costituiscono un’arma efficace contro gli attacchi di patogeni.

In questo modo infatti si favorisce spontaneamente la conduzione biologica dei vigneti della Cantina Sorrentino’. Sono assolutamente dei prodotti sani, che vengono confezionati in modo naturale senza sconvolgere chimicamente le loro potenzialità.

3 linee tradizionali di vino della ‘Cantina Sorrentino’

La  ‘Cantina Sorrentino’  ha  tre linee aziendali da cui potere scegliere il meglio della ‘DOC Lacryma Christi’ :

5 caratteristiche della viticoltura della ‘Cantina Sorrentino’
  1. Uso di appropriati sistemi di allevamento (da quello usuale della pergola a quello più recente della spalliera);
  2. Accurata selezione delle uve;
  3. Terrazzamenti;
  4. Orientamento studiato dei filari;
  5. Rese equilibrate.

sorrentino-cantina-napoli-travel-blog-weloveitaly-eu

‘Vesuvio Inn’, dormire tra le vigne del Vesuvio

Inebriata dai ‘Vini Sorrentino’ mi incammino con  Giuseppe Sorrentino  tra le magnifiche vigne aziendali, che avvolgono dei casolari di proprietà ristrutturati a ’Gest Houses’  per la gioia dei Wine Lovers .

Per concludere , posso davvero garantirvi che la famaglia  Sorrentino sanno  trasmettere la passione per la loro terra  attraverso la una produzione vinicola di eccellenza.

A ciò affiancano anche un lavoro di accoglienza turistica di alto livello pensato per  tutti quei viaggiatori, che vogliono concedersi una fuga da tutto e tutti . E per questo scopo mettono a dispozione i loro alloggi e servizi annessi :

Per farvi arrivare a casa tutto lo splendore di Napoli , deliziatevi con un’anteprima dei ‘Prodotti Sorrentino’, cliccando questo link in basso , omaggiandovi al contempo  di un coupon sconto  per un ordine online:

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :