Quartiere Sanità, Napoli

Quartiere Sanità, Napoli

“Erano sempre e sempre saranno nel tempo infinito” 

Empedocle

Quartiere Sanità, Napoli 

Senza dubbio il quartiere Sanità  è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita per capire la vera essenza di Napoli . Definito un vero e proprio ghetto per trascuratezza estrema , il quartiere Sanità   oggi è invece  in  fase di rilancio. Questo grazie all’umanità e la professionalità di persone e istituzioni che ci hanno creduto. E hanno fatto bene.  Perchè si vedono già i risultati. Come per esempio nella gestione e fruizione del ricco patrimonio culturale e architettonico  rionale. O ancora nella nascita in loco di centri di studio e aggregazione di ogni genere.

Ma cosa è allora il quartiere Sanità ? Esso è in primis il sorriso e la gioia  del popolo napoletano, la fede mistica nella Madonna e in Maradona . Chi ci va avrà davanti a sè un labirinto di stradine strette . E qui tra bancarelle di vestiti,  frutta fresca e panni stesi al sole, saltano fuori monumenti straordinari. Oggi per il suo fascino e il suo magnetismo il quartiere Sanità  è diventato casa per molti artisti. Geni di ogni parte del globo lo hanno reso una tela urbana con  tanti murales che l’hanno colorato e valorizzato. Di tutto questo parlerò in questo post. Mi auguro che possiate presto visitarlo utilizzando i miei  percorsi che vi porteranno indietro nel tempo glorioso della cttà partenopea.

Quartiere Sanità di Napoli, un grido di speranza

Soprattutto il quartiere Sanità è voglia di vivere, nonostante tutte le difficoltà per la delinquenza, e gli scempi che si sono dovuti affrontare negli anni. Tuttavia, adesso le cose stanno cambiando. Perché si sono attuati dei piani di interventi tra privato e pubblico per il suo recupero sociale e urbanistico culturale.

La risultante di tutti questi sforzi  è stata quella di avere generato una delle zone più  amate del capoluogo campano .  A spiegarlo è difficile, ma ci proverò. Vi invito a scoprire di persona il fascino del quartiere Sanità .  Perché vale davvero la pena farci un salto. Buon viaggio!

Perché si chiama Sanità?

Vi starete chiedendo perché il quartiere si chiama  Sanità . Forse la motivazione sarebbe da ricondurre al fatto che in passato era una zona salubre (1500). Oppure  perché veniva ripulito dal fiume che scorreva da Capodimonte. Questa è  la collina  dov’è ubicato come parte della municipalità 3 Stella-San Carlo all’Arena.

Come arrivarci? Logicamente a piedi (o con  i mezzi) per evitare l’uso della macchina (il traffico di Napoli non ve lo raccomando , tanto meno l’ansia  da parcheggio!). Ci sono vari modi per raggiungerlo. Ma il più comodo è partire dal Centro Storico in direzione di  via Foria di fronte piazza Cavour  (10 minuti circa) . Nei paragi non fatevi scappare  la frontale  Porta di San Gennaro . Questa  è unica nel suo genere perché circondata da palazzi invece che da torrioni laterali. Merita un accenno l’affresco di San Gennaro  che la sovrasta. Questo  è un  ex voto eseguito da Mattia Preti fatto per scongiurare la peste del 1600.

Storia del quartiere Sanità

La storia del   quartiere Sanità   affonda le radici nell’era greco romana di Napoli . Destinato quasi sempre alla sepoltura dei morti (laddove non c’era più spazio nelle chiese o durante i periodi di epidemie) , ebbe il suo periodo di massimo splendore all’epoca dei Borbone.  Molte famiglie nobili si accasarano da queste parti. La golden age durò però poco. Esattamente  fino alla costruzione di un ponte, l’odierno Maddalena Cerasuolo (1806) . Questo collega due importanti snodi stradali, ovvero quello di via Santa Teresa degli Scalzi e corso Amedeo di Savoia.

I re   utilizzarono il ponte come passaggio dalla loro reggia a Capodimonte verso Napoli . Da allota  il quartiere Sanità   rimase abbandonato per anni . Quella infrastruttura diventò uno spartiacque che lo separava dal centro cittadino. Ben presto quella località aristocratica si modificò in una  periferia ingestibile. Di quel transito regale resta traccia in alcuni splendidi palazzi barocchi che descriverò in basso.

Quartiere Sanità ai tempi moderni

Dopo tanto  buio i riflettori si sono riaccesi sul quartiere Sanità   per l’impegno di uomini di valore,  associazioni e commercianti. Con la loro  passione e  dedizione hanno portato la luce laddove c’erano solo macerie. In breve il quartiere Sanità  è  diventando meta di pellegrinaggio  per molti turisti  e street artist di tutto il mondo.

Cè pure qualche  inglese e francese che al presente vi ha fatto fissa residenza. E la curiosità per il quartiere Sanità   è solo all’inizio.  Ed è palesamente  in  crescita. Cosa c’è da vedere e fare al quartiere Sanità   per una vacanza diversa e insolita? Seguitemi!

Padre Antonio Loffredo e il quartiere Sanità a Napoli

Padre Antonio Loffredo ha salvato il quartiere Sanità   dalla dimenticanza  . Lui è decisamente un parroco  visionario che appena si è stanziato da queste parti nel 2001 si è subito prodigato per rilanciarlo.  E sotto ogni punto di vista. Sua mossa  vincente per combattere la guerra allo sfacelo è stata la rincorsa ai fondi (circa 500 mila euro) per amministrare i gioielli rionali.  Il suo passo successivo è stato quello di impiegare gli scugnizzi in erba per riportare in superficie  la bellezza sotterrata del quartiere Sanità . 

Ed ecco che la sua rivolzuione  è scoppiata dalla rivalorizzazione della Basilica di San Severo fuori le mura  . Poi nel 2006 è nata  la prima cooperativa  La Paranza , a cui è stata affidata la guida delle catacombe sotterranee. Ne è subentrata un’altra nel 2014 , che è la Fondazione di Comunità di San Gennaro .

La ragione dell’esistenza di queste istituzioni fu quella di conferire stabilità a ciò che è stato realizzato.  Per cui si sono sempre promossi (e tuttora!)  nuovi progetti per la riqualificazione del quartiere Sanità . Tra questi la riattivazione del tour miglio sacro  che in tre ore vi conduce dalle  Catacombe di San Gennaro al suo Tesoro.

Le associazioni al quartiere Sanità

Si tratta di organizzazioni ONLUS che con effetti incredibili hanno portato avanti una realttà così complessa come quella del quartiere Sanità . Membri attivi sono tuttora quegli stessi ragazzi che sono stati tolti dalla miseria e che ridonano con la loro operosità l’aiuto che hanno ricevuto ! Parte del loro successo è stato un senso di forte collaborazione  che ha visto coinvolta la regione, la curia e altri investitori locali .

Così oltre a quelle relative all’ospitalità (B&B Monacone ) sono state via via promosse diverse  attività nel quartiere Sanità . Tutte quante sono state  dislocate tra le varie chiese e altri edifici come per esempio:

Cosa vedere al quartiere Sanità di Napoli?

Napoli è gigantesca e non basta un weekend per girarla tutta. Però se vi capita di starci per qualche settimana o ci tornate apposta, una giornata dedicatela al quartiere Sanità   . Vi propongo un itinerario di un giorno diviso in due tappe.  Di cui il prima potreste farlo la mattina, il secondo  il pomeriggio.

Mettetevi scarpe comode. E preparatevi ad assistere ad uno spettacolo a cielo aperto. Un biglietto gratuito per immergervi nella meraviglia del quartiere Sanità  . Un tuffo fra  ipogei greci, tombe romane, cimiteri medievali, chiese  e residenze signorili. Si apre un varco insolito tra  grovigli di case dalle facciate decadenti rianimate da murales titanici che abbagliano con i loro colori sgargianti. Il   quartiere Sanità  è dunque un  simbolo di speranza e rinnovamento che parte dal cuore e arriva dritto alle future generazioni che se ne prenderanno cura.

Affrettatevi a venire al quartiere Sanità

Come potrete immaginare la globalizzazione sta causando un’imbruttimento delle maggiori capitali europee. E questo si percepisce anche a Napoli . Molte zone che prima erano anonime e poche battute , come i Quartieri Spagnoli , sono state riprese dal loro deterioramento. E ciò  grazie a provvedimenti di varia natura. Tuttavia attualmente  c’è stato un  eccessivo cambiamento dell’atmosfera di questi angoli cittadini. Perché si sono sovraffolati di visitatori alla ricerca spasmodica del folklore napoletano.

Prima che questo incubo (speriamo di no!) tocchi il quartiere Sanità   vi consiglio di vederlo per afferrare lo spirito vero di una Napoli  . Quella delle donne che gridano a squarcia gola ai figli di rientrare per ora di pranzo. Del profumo della pummorola fresca  e schioppettante che fuoriesce dalle persiane dei bassi. E dei  bambini che giocano liberi nelle piazzette desolate sotto il sole cocente dell’estate o della pioggia battente dell’inverno.

Mappa Google primo itinerario rione Sanità  

Primo itinerario dal Borgo delle Vergini alla casa di Totò

Il primo itinerario che vi propongo comincia da Porta di San Gennaro. Da qui vi immetterete al Borgo delle Vergini , una piccola frazione fatta di vicolini che alternano arte e mercati di ogni genere. Il nome deriverebbe secondo la leggenda dagli Eunostidi. Quest’ultima è una confraternita religiosa di uomini vergini che tramandano il culto di Eunosto. Questi era un giovane bellissimo ucciso da Ocna , la pretendente rifiutata. L’ipotesi più realistica per l’epiteto sarebbe invece da ricollegare al ritrovamento di un tempietto delle Vestali  sacerdotesse romane che praticavano la castità.

Nel primo tratto di Borgo delle Vergini si incontra la Chiesa di S. Maria Succurre Miseris di Ferdinando San Felice (XVIII sec.) +.  In seguito si ammira la Chiesa dei Padri della Missione. La sua facciata è semplice ma il suo interno è molto sontuoso ed è attribuito a padre Andrea Garagni e Luigi Vanvitelli.

Si prosegue dal Borgo delle Vergini verso il terreno calpestato da Antonio de Curtis, alias Totò , il principe della risata . Celeberrimo attore e maschera Italiana , Totò  ebbe i suoi natali al terzo piano di un edificio in via Antaesecula, 110.  Tra il grigiore di abitazioni quasi pericolanti e le strizzatine d’occhio  di qualche guappo in motorino da scansare spuntano poi in ordine queste 5 chicche da non perdere.

Palazzo dello Spagnuolo 

Il Palazzo dello Spagnuolo  in Via Vergini 19  è  una villa patrizia battezzata così perché appartenuta al nobile spagnolo don Tommaso Atienza. Risale al 1738 e originariamente fu commissionato dal marchese di Poppano Nicola Moscati e fatto dall’ architetto Ferdinando Sanfelice .

Un grande esempio di barocco napoletano specie per la presenza all’entrata della monumentale doppia rampa di scale in marmo che è a forma d ventaglio (che fa sembrare quasi crollare la struttura al centro) .  L’ingegnere Francesco Attanasio e lo stuccatore Aniello Prezioso realizzarono gli stucchi in stile rococò degli interni ed esterni.

Nel corso dei secoli il Palazzo dello Spagnuolo   ha ospitato numerose personalità di spicco, tra cui nobili e personaggi importanti della storia napoletano. Esso è anche stato il set di molte produzioni cinematografche .

Complesso Vincenziano 

Il Complesso Vincenziano in via delle Vergini 51  è posto di fronte al Palazzo dello Spagnuolo . Questo monumento sta al di sopra delle rovine  del Convento dei Padri Crociferi  (1334), che era un ordine ospedaliero di origine medievale. Nel 1669 per volere del Cardinale Innico Caracciolo   vi si erano stanziati  i Missionari Vincenziani. Il primo missionario vincenziano ad arrivare a Napoli   fu Cosimo Galilei, nipote diretto di Galileo Galilei.

Facoltose donazioni della nobiltà napoletana, lungo il 1700, dettero la possibilità  ai Missionari Vincenzian di impiegare le maestranze migliori e gli  architetti di spicco di quel periodo. Ed ecco che internamente si possono ammirare la  cripta, la chiesa (XVIII sec.) , varie cappelle, un refettorio con il dipinto di Gerolamo Cenatiempo (allievo di Luca Giordano), e un altare di Luigi Vanvitelli.

Vicolo Cultura in via Montesilvano 

Vicolo Cultura in via Montesilvano  sta nel cuore del quartiere Sanità  . Qui si è creata una biblioteca all’aperto ricavata da un bene confiscato alla mafia. Abbellito con i murales che ritraggono Massimo Troisi, Pino Daniele, Peppino De Filippo, Totò e Sophia Loren è stata inaurata nel dicembre 2018.

A gestirla è la Opportunity Onlus presieduta da Davide D’ Errico che hanno visto anche la partecipazione  di alcune sezioni del Rotary e di altre realtà associative cittadine. E non ultima l’aiuto di Toraldo, la famosa azienda italiana produttrice di caffè. In flotte si sono uniti all’iniziativa di volontariato, dando un nuvo volto a questo punto straordinario di Napoli.

Palazzo San Felice 

Palazzo San Felice in via Sanità 2 è un palazzo in tipico barocco napoletano  con due rampe di scale in marmo . Esso fu voluto dall’architetto Ferdinando Sanfelice per la sua famiglia appositamente per allontanarsi dalla confusione del centro urbano. I suoi  materiali sono tutti in piperno, e lo avvolgono le sirene che sguizzano nel balcone del primo piano.

Si notano subito le finestre decorate con stucchi che si aprono in tutti e due i piani (al secondo si succedono decorazioni a sesto arcuato e tondi con busti) . Di grande prestigio sono i cortili , gli affreschi di Francesco Solimena e nella cappella privata le sculture di Giuseppe Sammartino (che ad oggi sono sparite).

Via Antaesecula

Via Antaesecula 110  è una  viuzza dove ebbe i natali il celebre Totò . Qui  si possono contemplare la Casa Museo con relativo mureales, e più in là altri  cimeli a lui dedicati. Lui era una forza della natura è ha lasciato il segno  non solo per la sua straordinaria comicità, ma anche per il suo talento nell’intepretazione di alcuni ruoli drammatici. Possiamo annoverarelo tra uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani .

Altre dimostrazioni di affetto concrete per Totò  sono  a  Largò Totò . In particolare mi riferisco a una sagoma di pietra perforata di Giuseppe Desiato, che ritrae Totò in una delle sue tipiche pose. E per finire le installazioni luminose Core Analfabeta fatte da Tiziano Corbelli e molto altro ancora .

Mappa  Google secondo itinerario  rione Sanità

Secondo itinerario, dalla Basilica di Santa Maria al cimitero di Fontanelle

Una passeggiata nell’anima del quartiere Sanità   vi farà penetrare in delle sorprendenti realtà artistiche che non hanno uguali. Cominciamo con una chiesa che si  trova proprio all’inizio del Borgo delle Vergini  . Mi riferisco a quella di Santa Maria Misericordia ai Vergini .

Detta anche della Misericordiella  essa è del XIV secolo (su progetto degli architetti Bartolomeo Granucci e Ferdinando Sanfelice) fu per molto tempo lasciata a se stessa . Rinasce  nel 2015 sotto la spinta dell’associazione SMMAVE e della direzione di dell’artista Christian Leperino. Teatro di vari laboratori artistici  e culturali diventa un esempi da seguire come ripristino efficace dei beni culturali. Non possiamo certamente accontentarci.  Per cui proseguendo con buona lena arriviamo esattamente nelle mete più gettonate del quartiere Sanità   che sono elencati in basso.

Basilica di Santa Maria

Basilica di Santa Maria (1602-1610) in piazza Sanità 14 è un capolavoro del barocco napoletano frutto del genio dell’architetto domenicano Fra Nuvolo.  Essa è chiamata così perché vi è stata rinvenuta una raffigurazione della Madonna del V secolo, la più antica di Napoli. Anche se popolarmente essa  è conosciuta  come  S. Vincenzo, per via della statua di S. Vincenzo Ferrer ( ‘o munacone) , che è qui adorata  per avere allontanato il colera.

La Basilica di Santa Maria si conferma essere l’asse nevralgico e scrigno di tesori dell’intera area. La basilica ha la tipica conformazione a croce greca con la sua distintiva cupola a maioliche gialle e verdi visibile dal ponte della Sanità. Dentro si rimane ammaliati dall’altare maggiore innalzato sopra la cappella antistante l’ngresso delle Catacombe di San Gaudenzio (incorporate nella zona presbiteriale).  Questo è il secondo cimitero paleocristiano più grande di Napoli (dopo le  Catacombe di San Gennaro il cui ingresso è adiacente alla Basilica del Buon Consiglio, in via Capodimonte, 13). San Gaudenzio era un vescovo Africano che arrivò a Napoli nel 439 e ci morì nel 452.

I suoi interni preziozi 

La Basilica di Santa Maria  conserva inoltre opere di correnti manieristiche, classicistiche e barocche e della pittura napoletana del XVII secolo (tra cui Luca Giordano). E quelle di artisti contemporanei come Gianni Pisani, Annamaria Bova e Riccardo Dalisi. Senza scordare che qui si può venerare il  Presepe Favoloso inaugurato il 24 Dicembre 2021 un gioiello dei fratelli Scuotto e del restauratore e scenografo presepiale Biagio Roscigno. In fine fuori la piazzetta  c’è una scultura in bronzo In-ludere di Paolo La Motta che rappresenta Genny Cesarano, un ragazzino di 17 anni  ucciso per errore dalla camorra nel Settembre 2015.

Basilica di San Severo fuori le mura

Basilica di San Severo fuori le mura in piazzetta San Severo a Capodimonte, 8 è un omaggio a San Severo.  Questi  fu l’undicesimo vescovo di Napoli tra il 363 e il 409 d.C. Risalente al XVI nacque per volontà dell’arcivescovo Carafa e rimaneggiata dall’architetto Dionisio Lazzari. La chiesa presenta una pianta a croce latina con tre cappelle per lato e transetto. Vanta e custodisce opere, tra gli altri, di Leandro Carcano (L’Annunciazione), Paolo De Matteis (la Madonna del Rosario con i santi Domenicani), Pietro Lambertucci (Santi Pietro e Paolo).Nel 2017 fu restaurata coinvolgendo in modo particolare  la cupola,e  la  facciata .

Nella piazzetta adiacente spicca Perseveranza , il murales di geometrie colorate del cileno  Matu & Sal. Incastonata come una perla è la Cappella dei Banchi , cioè di quella confraternita che nel XVI secolo aveva il compito di confortare i condannati a morte. Tutte le pareti sono infatti affrescate con scene che rimandano al dolore e alla sorte dei giustiziati per mano di grandi talenti dell’epoca. Infine a fare riflettere sulla tragedia moderna dell’immigrazione c’è la scultura del Figlio Velato di Jago , che è stato aggiunto di recente. Si ispira al Cristo Velato di G. Sanmartino ed è stata tirata fuori a New York da un blocco di marmo del Vermont . Raffigura un bimbo morto con la pancia gonfia. Davvero commovente.

Cimitero di Fontanelle

Cimitero di Fontanelle  (al momento chiuso per messa in sicurrezza, dovrebbe riaprire primavera 2023) è così intitolato per i rigagnoli di acqua che scendono dalla collina di Materdei sotto il quale è ricavato (in un’antica cava di tufo). In 3000 mq sono seppelliti le ossa di tutte quei poveri che morirono di pestilenze. L’usura lo aveva segnato . Fino a quando non venne riordinato nel 1872 dal canonico Don Gaetano Barbati  con l’aiuto di alcune donne del quartiere. Fu poi messo in sicurezza e riordinato dopo il 2002 e riaperto definitivamente nel 2010.

Ci sono varie sezioni al Cimitero di Fontanelle  . Come quella dell’ossario che è suddivisa dentro solchi che accolgono i diversi resti catalogati per provenienza. Poi abbiamo anche un Tribunale . Questo è un crocifisso davanti il quale dovevano tenersi le sedute segrete dei malavitosi. Ci sono anche  degli scolatoi, dove venivano posti i cadaveri per far colare i liquidi.

Al Cimitero di Fontanelle   si praticava pure  il rito delle anime pezzentelle. In pratica chiunque volesse ricevere una grazia adottava un teschio . E se ne prendeva cura . Ma se non esaudivano nessun desiderio, i fedeli passavano ad altra capuzzella! Al riguardo meritano menzione le due cape  più visitate , coè quelle di Concetta e del Capitano.  La prima era venerata per trovare marito , la seconda è una star protetta addirittura da una teca di vetro. Leggenda vuole che la testa del Capitano si vendicò dell’esuberanza di un giovane sposino che non credeva ai suoi poteri. Per ripicca gli apparve insieme alla consorte durante le nozze causandone la morte.

Murales del quartiere Sanità

Logicamente quartiere Sanità   vuol dire anche street art , che a Napoli esordì già negli anni ’80 e che ebbe il suo picco nel 2015. Un’esplosione di cooperazioni tra i grandi nazionali e internazionali di questo genere artistico  che hanno avuto una duplice funzione.

Da una parte il loro operato ha provocato un rinnovamento di spazi decadenti, e dall’altra un input generale   a risorgere dall cneri. I messaggi di questi disegni giganteschi sono ovviamente urla di protesta contro  tutte le forme di degrado sociale e morale che si insinuano nella comunità napoletana.

Diamo allora uno sguardo generale alle migliori rappresentazioni dei murales che hanno portato good vibes  al quartiere Sanità   . Da quelle più famose a quelle più nascoste (potrete visualizzare meglio cliccando in questa Mappa interattiva dei murales di Napoli).

 

Piazza Miracoli: Maxi  murales di Diego Armando Maradona,   Diez , 2023

Palazzo Sanfelice: Il vento pesa quanto le catene Zilda,  2015

Vico Buongiorno: Nu ‘mmescà ‘e fantasme cu ll’anguile Collettivo FX, 2019

Vico Lammatari: Stencil di Maradona ,  Alex Senna  , 2017

Piazza Sanità:  Luce   e Totò e Peppino (scena del film La Banda degli Onesti ) ,  Cruz , 2016

Ponte della SanitàRe Si Stiamo , Bosoletti, 2016

Ponte della  Sanità: Tienime, ca te tengo , Jerico , 2019

Via Sanità :  Speranza Nascosta  ,  Bosoletti ,  2016

Salita San Raffaele :  Donne Partenopee ,  Bosoletti, 2016

Via Fontanelle: Chiesa della Santissima Maria del Carmine, Tono Cruz & Mono Gonzalez, 2016

Via Fontanelle: E Vir Napule e po’ muorFratelli Toqué, 2018

La cucina Napoletana 

La cucina a Napoli  non è solo pizza , anhce se qui non ha eguali ! La cucina napoletana è variegata, gustosa e fa sognare. Essa è la risultante delle varie domnazioni che hanno invaso e plasmato Napoli. In ogni piatto c’è qualcosa dei Greci, dei Romani, dei Francesi e degli Spgnoli. Sono le pietanze più povere quelle più apprezzate che sono state l’emulazione dei banchetti nobiliari dell’aristocrazia partenopea.

Mangiare Napoli vuol dire quind ripercorre le pagine della sua storia e l’offerta è logicamente infinta. Dallo street food, alle ricette di pesce e carne a una pasticcerria che solo a pensarci si ingrassa. Che soddisfazione però, compresa una tradizione enoica di bianchi e rossi che dalla Falanghina al Taurasi soddisfano i palati da quelli più semplici a quelli più raffinati. Vi è venuta fame? Ecco in baso un elenco delle principale pietanze :

Dove mangiare al quartiere Sanità

Quartiere Sanità, un’altra Napoli

In conclusione il quartiere Sanità rappresenta il lato più sacro e profano di Napoli, dove miseria e nobiltà camminano abbraccetto. Dove alle morti per sparatoie di rese dei conti si sovrappongono le vite di tutti coloro  che stanno camminando verso un futuro migliore. Il cammino verso il paradiso è ancora lungo ma la voglia di fare e di riscatto è tanta. Nonostante tutte le problematiche legate al rilancio del  quartiere Sanità  sono stati colmati tanti vuoti. E ce ne saranno ancora tanti da riempire. Però il motore è in azione e la linea di tendenza verso la ripresa è quella di una collettività unita che tenta di rispondere a tutti i bisogni e i diritti dell’essere umano.

Chissa cosa proverebbe Edoardo de Filippo se vagasse per le viuzze del quartiere Sanità .  Magari sarebbe ancora una volta  fonte di ispirazione per un’altra pièce teatrale irriverente  come Il Sindaco del Rione Sanità .  Forse avrebbe affiancato alle figure dei  camorristi anche quelli di eroi che si rimboccano le maniche per ricominciare da capo verso il traguardo  della legalità!

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Procida capitale della cultura 2022

Procida capitale della cultura 2022

“…Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino;

mi accontenterei di essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare,

pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua…”

Elsa Morante 

Procida, ‘Capitale della cultura 2022’.  Un’ottima annata!

Mi sono sempre chiesta quale fosse stato il motivo del mio piede rotto la  prima volta che visitai  Procida  lo scorso anno! Ero distrutta in una sedia a rotelle al pronto soccorso dell’isola, con una magnifica vista però su Ischia!

Con il senno di poi capisco che non tutto il mal vien per nuocere! Ci ritorno infatti nuovamente in salute  quando  Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale, mi ha invitato a una conferenza stampa su ‘Mosaico per Procida 2022 ’! Questa iconica  bottiglia celebrativa in onore di ‘Procida Capitale della Cultura 2022’  , mi ha fatto scoprire Procida nell’unico modo in cui forse qualcuno lassù desiderava  che la consoscessi!

Alloggiando al ‘Riccio Apartments’ di Pasquale Persico e della sua famiglia ho trovato poi una casa, più che una struttura ricettiva moderna e accogliente!  Pasquale, capitano di lungo bordo, mi ha fatto da cicerone a Procida per un’esperienza indimenticabile lunga un weekend!

Seguitemi in questo viaggio infinito a Procida , la più piccola, bella e selvaggia delle perle delGolfo di Napoli’. Un fazzoletto di terra  lungo 4km, con una popolazione di appena 10.000 anime, che vi incanterà se ci andrete per le vostre prossime vacanze!

Procida un viaggio nella bellezza

‘Capitale Italiana della cultura 2022’,  Procida si prepara ad ospitare i visitatori con un calendario ricco di eventi. Un’ occasione di riscatto per questo minuscolo isolotto baciato dal sole! Proprio così, Procida non è solo il coloratissimo borgo marinaro della ‘Marina di Corricella’.

Stiamo parlando del regno dell’ ‘Isola di Arturo’ , celebre capolavoro di Elsa Morante. E ancora del set di  celebri film quali : il ‘Postino’ con Massimo Troisi ,  ‘Il talento di Mr Ripley’ con Matt Damon, e ‘Detenuto in attesa di giudizio’ con Alberto Sordi! Solo per citarne alcuni della lunga lista.

Slow down! A Procida  l’orologio non serve!

E chissà quanti altri quanti altri artisti, intellettuali, e bohemien si ritireranno a Procida per raccontarla a modo loro. Continuamente incantati da questa sirena dalla lunga coda, che si insinua tra abitazioni abbarbicate sugli scogli, limoneti e vigneti.

Il mio augurio è che l’amministrazione comunale di  Procida sia in grado di sfruttare questa grande opportunità di ‘Capitale Italiana della cultura 2022’  per  una ripresa sociale ed economica sostenibile e duratura. Senza però rinunciare a quella semplicità e quei  ritmi lenti, che caratterizzano questo piccolo atollo !

Certamente, perché Procida è per molti, ma non per tutti. Potrei solamente prescriverla al viaggiatore, che cammina senza orologio, e che trova poesia nel volo di un gabbiano. Oppure potrei suggerirla a chi ha  pensato di abbandonare il piacere dell’avere, per passare al vero lusso dell’essere!

Procida, tra storia e mito

La leggenda vuole che Procida sia nata da una battaglia tra Zeus e i Giganti , con la conseguente sepoltura di uno dei colossi uccisi. Questo episodio forse spiegherebbe il significato del nome  ‘Procida’. Esso deriverebbe dal greco ‘prochetai’ , cioè ‘ che giace’ (altre fonti fanno riferimento a a una  delle nutrici di Enea che si chiamava  Procida )

In verità , le origini di Procida sono vulcaniche e ad esse si deve la sua conformazione capricciosa, con ampie insenature generate dalla trasformazione degli antichi crateri. Un territorio che anticamente per la sua ricchezza e posizione geografica sedusse diversi popoli. Dai  Micenei ai Greci, dai Romani, agli Arabi , che via via la conquistarono e plasmarono.

Successivamente si passò al dominio del feudatario Giovanni da Procida (1210 -1258). A questi   subentrarono i  ‘Cossa (1339-1529),  i ‘D’Avalos’  (1530 -1729), e i Borbone . E durante la parentesi della ‘Repubblica Partenopea’ (1796-1787), Procida non si fece neppure mancare  gli occupanti inglesi. Le successive vicende  storiche seguirono per lo più le vicende di Napoli.

Cosa vedere a Procida? Tre itinerari per scoprirla 

Procida conserva ancora  il fascino della Portofino di un tempo, fuori come è dai circuiti turistici  più battuti. A parte le folle estive di Agosto, che comunque imperversano in ogni parte d’Italia, anche le più remote!

Scambiando delle chiacchiere con i cittadini di  Procida, l’impressione è stata quella di esseri umani felici e soddisfatti di quello che hanno. Se c’è di più non dicono no! Ma a loro basta il mare, che ha fatto allontanare molti di loro tra pescatori e capitani. Lo stesso azzurro che alla fine delle loro traversate li ha riportati al nido. Vediamo in basso cosa c’è da vedere e fare a Procida.

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Clicca qui per visualizzare il primo  itinerario su Google Maps

1. Primo itinerario a piedi . 7 cose da vedere da ‘Marina Grande’ a ‘Piazza dei Martiri’ 

Senza dubbio una delle zone più affascinanti di Procida è quella da fare piedi che porta da  ‘Marina Grande’ (o ‘Marina di Sancio Cattolico’) a ‘Piazza dei Martiri’.  Essa è molto trafficata , perché funge  da porto per lo sbarco di aliscafi e traghetti da e per Napoli e Pozzuoli . Inoltre essa è punto di raccordo di tutti i mezzi di trasporto pubblico (autobus, taxi, microtaxi, noleggio, e  scooter). In direzione per il centro storico si possono ammirare:

  1. ‘Palazzo Montefusco’ : Questo è un edificio del XII secolo dall’intonaco rossastro con delle belle merlature arabeggianti. Per questa particolarità esso è detto anche Palazzo Merlato’ . Altro appellativo è quello di ‘Palazzo della Catena’ per la presenza di una precedente sbarra che impediva l’ingresso quando era residenza estiva del re;
  2. ‘Crocifisso dei Pescatori’ : Questo è un ex voto in legno scolpito dai marinai nel 1845. Questo è protetto da una edicola votiva maiolicata, oggetto al  presente di una devota e accorata venerazione di molti fedeli;
  3. ‘Chiesa della Santa Annunziata’: Questa chiesa risale al 1521 , ma è stata ultimata nel Seicento. Al suo interno ci sono delle tele di valore, tra cui una dell’Annunciazione, e una statua lignea del XIX secolo. Nel sagrato si custodisce un singolare altare a forma di poppa di nave  con una statua della Vergine piena di conchiglie;
  4. ‘Piazza dei Martiri’: Nota come ‘Sèmmarèzio’, la piazzetta tuttavia è intitolata a sedici martiri che qui furono impiccati per aver aderito alla ‘Repubblica napoletana’ (fine Settecento). Chiunque ci capiti è stregato dal magnifico panorama. Oltretutto proprio questa parte di Procida è stata quella dei primi insediamenti urbani sviluppatesi al di fuori della cittadella di ‘Terra Murata’.  Di questi casali del XVI secolo, che si adagiano su viuzze strette, il più singolare è indubbiamente il ‘Casale Vascello’;
  5. ‘Santuario di Santa Maria delle Grazie’: Esempio di architettura in stile barocco sorse nel 1679 per volere dell’arcivescovo Innico Caracciolo a ‘Piazza dei Martiri’. Questo tempio religioso , affacciato con tutto il suo splendore a ‘Marina di Corricella’  è l’oggetto più fotografato di Procida;
  6. ‘Chiesa di Santa Maria della Pietà’: costruita nel 1760 insieme a ‘Torre Murata’ è  uno dei primi elementi visibili via nave a chi sbarca a Procida, con la su torre campanaria in stile barocco e  un orologio a quattro quadranti;
  7. ‘Chiesa di San Leonardo’: Sita in via Vittorio Emanuele , essa fu eretta sui resti di una preesistente cappella fondata nel XVI secolo  e dedicata  a San Leonardo l’Orlèans. Questi è il protettore e liberatore degli schiavi imprigionati dai turchi. La chiesa a croce latina, presenta esternamente una facciata in stile Barocco affiancata da un campanile del XIX secolo.

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2. Secondo itinerario in macchina . 6 cose da  vedere in direzione di ‘Torre Murata

  1. ‘Torre Murata’: Questo è il nucleo antico del primo centro abitato di Procida. Originariamente si denominò ‘Torre casata’ per il folto numero delle casine ivi arroccate. Perché questo promontorio a picco sul Tirreno, fu per gli indigeni rifugio agli attacchi dei nemici per diverse epoche. L’insieme, visto dall’esterno, dà una forte idea di compattezza, per via delle mura possenti che lo circondano;
  2. ‘Palazzo D’Avalos’ : Pasquale ha organizzato un tour con la  guida Carla Vitiello presso  questo vecchio palazzo rinascimentale . Questo è stato  edificato dagli architetti Cavagna e Tortelli  per volere del Cardinale Innico d’Avalos ( XVI sec) . Esso domina tutta  ‘Torre Murata’  , ed è stato  modificato dopo in palazzo reale dai Borbone  (XVIII sec). Per ultimo si è trasformato in un carcere per gli ergastolani (1830). Poi è stato chiuso per le condizioni disumane definitivamente nel 1988. Si divide in tre piani. Quello sottoterra destinato alla conservazione del grano e per le colpe più gravi. Il primo per i detenuti più compromessi, e l’ultimo livello per i reati più leggeri. Ho avvertito tutta la sofferenza dei condannati per tutta la durata della visita. Il trattamento riservato ai rei  è stato descritto come al limite della decenza umana;
  3. ‘Abbazia di San Michele Arcangelo’ : Risalente al XVI secolo il gigantesco complesso è stato un centro religioso e culturale di riferimento per i procidani. Internamente si fanno ammirare inestimabili opere d’arte. Tra queste un presepe permanente composto prevalentemente da antichi pastori in legno e terracotta della scuola napoletana del XVIII secolo;
  4. ‘Museo della Graziella’ : Ubicato dentro il ‘Palazzo della Cultura a Terra Murata’ , dal 2011 testimonia la tipica casetta procidana. Principalmente ci si custodiscono tutti i cimeli della love story a triste epilogo tra la giovane  Graziella e Alphonse Lamartine, che scrisse un best seller sul romantico avvenimento. Questa dolce giovane fanciulla morì precocemente lasciando il suo adorato francese nel dolore più profondo prima del suo ritorno promesso a Procida. Uscendo dal museo si apre una splendida loggia con veduta Vesuvio e Golfo di Napoli;
  5. ‘Belvedere dei due Cannoni’ : Da qui la vista si perde dalla ‘Corricella’ per tutta Procida, che sembra una mano dall’alto, con tutte le sue insenature naturali. A completare il quadro si stagliano in lontananza l’isolotto di ‘Vivara’ e la cima del monte Epomeo;
  6. ‘Marina di Corricella’: Per antonomasia è l’immagine simbolo di Procida. Un villaggio marinaro di palazzine lunghe e slanciate. Queste sono pennellate di giallo, rosso e arancio per essere riconoscibili al rientro dei marittimi. Un labirinto di stradine di sampietrini, che si inerpicano in salita. Le stesse poi ridiscendono a ridosso della riva, quasi bagnando i tutti i bistrot che la punteggiano;

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3. Terzo itinerario in macchina. 5 cose da vedere in direzione di  ‘Vivara’ 

  1. ‘Spiaggia del Pozzo Vecchio’: Qui tra ciottoli e scogli Mario corteggia la sua amata Beatrice! Chi non ricorda l’immortale scena del film ‘Il Postino’ , che battezza questa magica baia, a cui si accede costeggiando il cimitero;
  2. ‘Spiaggia del Ciraccio’: Due faraglioni imponenti di tufo fanno da cornice a questa distesa di sassolini e gusci di granchio. Questa è tra spiagge più isolate e magnifiche di  Procida, assieme a quelle soprannominate  ‘della Lingua’, ‘della Chiaia’, e ‘della Silurenza’;
  3. ‘Belvedere di Elsa Morante’ : Da questa ringhiera la famosa scrittrice ebbe l’ispirazione per la nascita di Arturo, il ragazzino attore principale del suo  più grande romanzo. Da cui le acque cristalline fanno capolino con il cielo turchino,  ammutolendo ogni i rumore e spingendo alla ricerca dell’infinito;
  4. ‘Marina di Chiaiolella’: Una delle mete preferite dai turisti più sofisticati, attratti dalla presenza di alberghi sontuosi e localini alla moda. Camminando lungo i moli all’altezza di ‘via Giovanni da Procida’ , ci si imbatte nel caratteristico ‘Santuario di San Giuseppe’ del 1836. Qui è arenata ‘bella ‘mbriana’, la ‘lucertola palmata’ di Pasquale. Con questa barchettina lavora divertendosi con i tanti clienti che affollano il suo ‘Riccio Apartments’ ! Specie quando il caldo imperversa;
  5. ‘Vivara’: L’ ex parco privato della fondazione ‘Albano Francescano’ dal 2002 è stato fatto riserva naturale statale , per preservarne la tipica flora e fauna del Mediterraneo. Attualmente però non è visitabile (visita guidata riservata a gruppi limitati di escursionisti).

Come è la cucina a Procida? Fatevi la domanda e venite a provarla!

Esiste una tradizione gastronomica a Procida , che si basa principalmente sulla freschezza, la stagionalità e la semplicità dei prodotti. Di terra o di mare i piatti di Procida si mescolano con gli aromi selvatici per creare delle portate stellate. Tra le star della cuisine locale spiccano:

A cena dalla famiglia Persico!

Qualche assaggio della cucina procidana mi è stato servito in tavola a cena dalla famiglia Persico con  Gaetano Cataldo, come ospite d’onore. Ottima occasione per festeggiare il successo di ‘Mosaico per Procida 2022’  e anche la mia partenza, perché nessuno ha avuto intenzione di adottarmi! Peccato!

Il  menù di Lina  è stato un susseguirsi di sapori e profumi indimenticabili:

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Dove mangiare a Procida?

Tra un’escursione e l’altra Pasquale, mi ha anche portato in giro per mostrarmi altri  locali di Procida, dove potere mangiare qualcos’di caratteristico:

Non vi nascondo che l’argomento principale delle mie conversazioni con Pasquale, in queste soste gourmet  è stato ovviamente il cibo.

6 Segreti della cucina procidana

Non sono riuscita a strappargli i segreti delle ricette di Procida,  ma almeno un elenco abbastanza importante di quelle più tipiche:

  1. ‘Luvari’: Si tratta del pagello fragolino, o pesce imperatore, e si presta a molti tipi di cotture, bollito, in crosta di pane, e anche fatto a insalata;
  2. ‘Coniglio: A differenza di quello di Ischia, il coniglio di Procida cucina lentamente in una pentola di coccio con il soffritto, pomodoro e rosmarino compreso. La maggior parte degli animaletti è allevato, anche se non sono rari quelli selvaggi;
  3. ‘Gli spaghetti con alici , pomodori e pecorino’: Un pasto da poveri ma che fa sentire dei re , rosolando della pasta con alici , i peperoni verdi . E una grattata di pecorino per i più audaci!
  4. ‘La parmigiana di melanzane alla procidana’ : Non è facile stabilire la paternità della parmigiana, che Sicilia, Campania ed Emilia Romagna si contendono! Tuttavia la bontà è la stessa, e quella procidana è per lo più vegetale con l’utilizzo di pomodori del tipo ‘lampadina’;
  5. ‘Casatiello procidano’: Molto diverso da quello napoletano, è un pane alto e lievitato, cosparso di ‘naspro’ o ‘diavulilli’ (zuccherini dolci colorati). Si consuma principalmente nel periodo pasquale;
  6. ‘Lingua di Procida’: Si ordina anche come ‘Lingua di bue’ o  ‘Lingua di suocera’ (  a quanto pare in omaggio alla vena pettegola dei procidani!) , ed è  un dessert con due strati di pasta sfoglia, farcito con crema pasticciera aromatizzata al limone, e  ricoperto con granelli di zucchero.

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Procida sacra: feste, santi e donne

Inevitabilmente Procida.   possiede quel  je ne sais quoi e crea dipendenza! Sembra di essere trasportati come in un’altra dimensione, la stessa che ha incatenato amanti nei libri e nella vita reale! Procida stupisce soprattutto per il carattere forte delle sue donne.

Creature fragili sì ma forti, che lontane per mesi o anni dai loro uomini imbarcati, sono sempre state l’asso portante dell’intera società. La loro solitudine è stata assorbita in qualche modo dai figli da crescere. Ma  anche dalla religione, perché la chiesa è diventata per loro punto di riferimento e  centro di aggregazione.

6 Eventi da non perdere a Procida

Per cui si  capisce l’attaccamento degli isolani a Dio, le Madonne e santi, che hanno sempre osannato con appuntamenti immancabili come questi:

  1. ‘Festa di San Michele’ : San Michele è il santo patrono di Procida. I festeggiamenti cadono l’08 Maggio e il 29 Settembre per glorificare il suo intervento divino che allontanò in passato briganti e pirati!
  2. ‘La Processione dei Misteri’: Questa è un’antichissima quanto famosa processione che si tiene a  Procida dalla fine del ‘600. Durante le prime ore del mattino del Venerdì Santo, al risuonar di diversi squilli di tromba, da ‘Torre Murata’ parte un corteo di devoti e confraternite che si conclude a ‘Marina Grande’ ;
  3. ‘Sagra del Mare: Di solito si svolge l’ultima settimana di luglio. Un evento molto atteso in cui viene proclamata la ‘Graziella’, la femme procidana che meglio rappresenta il personaggio del racconto di Alphonse de Lamartine. La manifestazione si articola con musica, stand di assaggi vari, gare sportive e altro ancora;
  4. ‘Festa del Vino’: A San Martino, l’11 novembre anche  Procida si onora Bacco  con un gioioso galà popolano,  che è un inno alla inno alla fertilità delle viti procidane. Le ragazza vestite con costumi d’epoca della ‘Graziella’ girano per le locande isolane con boccali di vino che esaltano il meglio delle prelibatezze procidane;
  5. ‘Corricella In Jazz Festival’: Tra luglio e agosto l’ ‘Associazione Artistika’ a ‘Marina di Corricella’ promuove una serie di concerti, che ha  richiamano sul palco musicisti di alto  prestigio come Daniele SepeAndrea Rea Trioe gli ‘Almamegretta’:
  6. ‘Procida Racconta’ :Un festival letterario diretto dall’artista Chiara Gamberale. Questo si organizza dal 5 al 9 giugno a Procida con la collaborazione di ‘Nutrimenti’ , la libreria indipendente di Andrea Palombi. Sei scrittori si sguinzagliano nell’oasi campana in cerca di una storia di un abitante su cui scrivere, trasformando il quotidiano in straordinario!

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5 Locali per vivere Procida

La vita notturna di Procida è tranquilla, chic, elegante ed autentica e di certo non delude le aspettative di chi vuole divertirsi in coppia o con un gruppo di amici. Ecco una lista dei luoghi più esclusivi:

  1. ‘Vineria Letteraria’: Sulla riva della ‘Marina di Corricella’ al civico 96-88 spunta questa enoteca letteraria dove io e Pasquale, abbiamo sorseggiato un fresco fiano di Avellino. Un’enoteca  straordinaria che combina la passione del vino del titolare Tarcisio Ambrosino con quella della letteratura, con la vendita al pubblico degli ultimi successi editoriali ;
  2. ‘Flamingo’: Su piazza della Repubblica si trova il  disco pub più trendy di Procida che la ravviva h 24. Dal mattino con le paste più golose a notte fonda per un dopo cena con cocktail fantasiosi e dell’ultima generazione;
  3. Il Ciracciolo’ e il ‘Maresia Solarium’ : Sono tra i più attrezzati e incantevoli  stabilimenti  balneari  di Procida. Sorgono rispettivamente il primo sulla ‘spiaggia del Ciracciolo’ e il secondo sulla ‘spiaggia di Chiaiolella’. Dispongono di tutti i comfort , e di uno strepitoso lounge bar da dove potere vedere tramontare il sole;
  4. ‘Il GM Bar’  e ‘Il Sea Bar’ : A ‘Marina Grande’  sono i club più vivi e modaioli di Procida.  Ci si può sostare per colazioni, per un abbondante aperitivo o per assistere a spettacoli dal vivo con tanto di musica;
  5. Le discoteche ‘Not Found 404’  in via Libertà, 72 e ‘ Procida Hall’  in  via Roma, 4.

Procida nel cuore!

Se Capri fa impazzire, Ischia ti fa girare la testa, a Procida ci resti! C’è qualcosa nell’aria che respiri che ti inebria, come potrebbe solo fare un nettare divino. Non ci sono parole o immagini che possono davvero fare capire la profonda emozione che si prova una volta giunti qui. Si deve vivere Procida in prima persona!

In conclusione, la mia permanenza a Procida è stata come una favola che si è conclusa anche troppo presto, perché sinceramente non volevo più andare via. Al mio rientro a Pisa, il mio pensiero è stato costante su questi giorni Procida con la promessa di riviverli ancora una volta persa tra il verde di una natura ancora incontaminata!

PS: Sostieni il documentario in alto  ‘Procida l’isola conclusa’ di Massimo Saccares e Alessandra Attiani: Due artisti Romani che con il loro inedito cortometraggio parlano della dimensione di essere isolani . Questo video sarà presentato al ‘Ischia Film Festival 2022’. Clicca qui e fai il tuo dovere con una donazione  ! 

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