Ischia, Golfo di Napoli  

Ischia, Golfo di Napoli  

“…Desidero partire – non per le Indie impossibili,

o per le grandi isole a Sud di tutto,

ma per qualsiasi luogo, villaggio o eremo,

– che abbia in sé il non essere questo luogo…”

Fernando Pessoa

Ischia, un tuffo nel blu del Golfo di Napoli  

Ischia è incastonata come una perla nel blu del  Golfo di Napoli (a 33 km di distanza in direzione  Sud-Ovest insieme a   Capri e Procida ). Orgoglio e vanto del popolo partenopeo, Ischia  non si può girare in pochi giorni, perché è immensa.

Così a fine Ottobre per visitarla meglio sono partita per starci più tempo ! In  quarantacinque minuti di  aliscafo  sono approdata a Ischia Porto dal Molo Beverello di Napoli   . Da qui  a 10 minuti , a piedi c’è  Calata Porta di Massa  per chi preferisce  il traghetto , che impiega un’ora e un quarto.

A pochi passi dal terminal ho raggiunto l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’  in via Iasolino, 80 , dove ho alloggiato per una settimana. Questo è il centralissimo l’hotel di Giuseppe Macrì, il gestore che mi ha fatto sentire come a casa. Grazie ai suoi  preziosi consigli ho avuto la possibilità di esplorare  Ischia da viaggiatore e non da turista. Buona lettura!

Ischia , un’eruzione di meraviglie

Con i suoi 46, 3 km 2  Ischia (60.000 abitanti) è l’ottava isola più estesa d’Italia. Si trova all’interno  dell’area marina protetta del  ‘Regno di Nettuno’ . Questo è un ecosistema straordinario dove è possibile fare immersioni e contemplare magnifiche grotte e archi, come quelle dette delle ‘Formiche’ .

Nel ‘Regno di Nettuno’ si può nuotare tra anfibi di varie specie, cetacei e delfini. E con un pizzico di fortuna magari si potrà scorgere il raro corallo nero  scovato dal giornalista subacqueo Franco Savastano nei pressi del borgo Sant’Angelo. Ischia si divide in sei comuni, che sono:

Ischia, l’isola verde

Se Dio in principio era il verbo, Ischia  è la più grande manifestazione della sua mano in terra. Il suo cielo si confonde con il mare in un orizzonte pennellato di blu . Laddove il sole e la luna si alternano in una danza infinita.

Soprannominata l’  ‘isola verde’ per la sua rigogliosa vegetazione, Ischia è una cornucopia di piante rare , orchidee, felci, papiri, fiori dell’Ipomea, macchia mediterranea e castagneti.  Sopra questo giardino esotico svolazzano splendidi volatili quali l’airone cenerino, l’upupa, e il martin pescatore. Ciò che affascina di questo atollo campano è la varietà dei suoi scenari . Essi  vanno dalle pianure alle colline, dai boschi alle montagne che  degradano gentilmente verso le baie cristalline.

Ma come è nata Ischia?

Non è facile spiegare l’origine geologica d’Ischia.  In generale , secondo gli studi più recenti, si può dire che era una caldera di 7,5 km emersa dagli abissi 150.000 anni fa. Il raffreddamento delle successive colate laviche generò le montagne sui vari versanti isolani (con quote più elevate a Nord che a Sud), di cui la più alta è  l’ Epomeo . Questo monte si staglia dal bel mezzo d’Ischia   con i suoi 789 m. coprendo una superfice complessiva di 16 km2.

Il tufo verde d’Ischia

Che  Ischia  ai suoi albori fosse sprofondata nelle sue acque è provato dal colore esclusivo di una roccia che esiste solo qui! Mi sto riferendo al tufo verde, una pietra vulcanica  di cui è composto l’ Epomeo.   La sua tinta verdognola è causata da tutti i sedimenti marini che la ricoprivano prima di riaffiorare a galla.

Il tufo verde   è simbolo indiscusso e anima stessa d’ Ischia. Esso è stato regolarmente adoperato per gli usi più svariati, da quelli ingegneristici a quelli ornamentali. Una testimonianza questa dell’eccezionale capacità adattativa dell’uomo al Creato, e di un passato che ora non c’è più.

Il mito di Tifeo

Proprio per questa sua natura vulcanica,  Ischia   è stata graziata per la presena delle terme e maledetta per  le scosse telluriche . Però gli antichi erano meno scientifici nel dare una spiegazione sui  pregi e i difetti della loro patria.

Secondo il mito, le terme erano infatti  le  lacrime del gigante Tifeo, che venne confinato nelle viscere d’ Ischia per la sua ribellione a Zeus. La terra invece tremava, perchè oggni tanto il titano si stancava di reggere l’isola sulle sue spalle e cedeva fisicamente!

Il dio gereco non solo non permise al disertore  di prevaricarlo nella lotta per l’Olimpo, ma lo fece pure a pezzi! Le varie parti del corpo di  Tifeo hanno battezzato alcune frazioni d’Ischia   quali: il Ciglio, la Bocca, Panza, il Testaccio,  e Piedimonte.

Storia d’ Ischia

Ischia   non è solamente un eden da esplorare , ma è  anche un luogo in cui si vive benissimo. Non manca davvero nulla. Questo lo avevano capito anticamente altri popoli. La conquistarono e ci si  stanziarono permanentemente per la sua posizione felice e le sue risorse.

Ischia   fu  la prima colonia della Magna Grecia  in Occidente!  I Greci di Eretria e di Calcide vi sbarcarono nel VIII secolo a. C.  denominandola  ‘Pitechusa’ (ovvero ‘popolata dalle scimmie’). Del loro passaggio restano molti scavi archeologici a Lacco Ameno   eseguiti dal rinomato archeologo tedesco Giorgio Buchner .

I Romani e il Medioevo

I Romani (IV secolo a. C.) battezzarono Ischia con l’epiteto di ‘Aenaria’ , che vuol dire  ‘metallo’ , poiché si estraeva ferro, piombo e rame. Un vero e proprio centro industriale infatti sorgeva in località Cartaromana . Nel 1972 ad una profondità di circa nove metri i due subacquei Pierino Boffelli e Rosario D’Ambra  riesumarono qualche resto di questa officina , che sparì per cause ancora sconosciute.

Dopo il disfacimento dell’Impero Romano seguirono secoli di saccheggi e barbarie ad di VisigotiVandaliArabi. Molte sono le strutture difensive che si disseminarono in tutta Ischia con funzioni di avvistamento e difesa. Come le torri sulle coste ischitane a base rotonde  fatte dai regnanti Angioini e a base quadrate degli  Aragonesi

Dai  Borbone all’unità d’Italia

Ischia passò più tardi sotto il controllo diretto della corona dei Borbone, che realizzarono numerose infrastrutture. La più importante fu  il porto voluto e  inaugurato nel  1854   da Ferdinando II. Da quel momento la comunità isolana prosperò economicamente essendosi  finalmente aperta ai traffici commerciali e turistici esterni.  Dal disfacimento del Regno delle due Sicilie’   le vicende d’ Ischia  furono quelle relative  all’avvento dell’ unità d’Italia.

Angelo Rizzoli e la rinascita d’Ischia

Gli anni ’50 furono la golden age d’Ischia quando l’imprenditore milanese  Angelo Rizzoli (1889 – 1970) ci approdò per villeggiatura su invito dell’amico medico Pietro Malcovati. Fu questo brillante ginecologo che esortò il ‘cummenda’ a fare tutta una serie di finanziamenti che rimodernarono Ischia, che in breve si trasformò in un appuntamento inevitabile della mondanità cosmopolita . Anche se ovviamente non fu tutto in discesa!

Ovviamente Angelo Rizzoli finì per innamorarsi di quegli spazi immacolati, che mantennero la loro aura , fino a quando nello stesso periodo non scoppiò il boom del turismo  Cosa che se da un lato fu un miracolo per le finanze d’Ischia, dall’altro in appresso scatenò una corsa per garantire la preservazione delle sue specificità ambientali (piaga dell’abusivismo edilizio).

Cosa ha fatto Angelo Rzzoli per Ischia? 

Angelo Rizzoli acquistò ‘Villa Arbusto’ a Lacco Ameno (ora sede del ‘Museo Angelo Rizzoli’) e ne fece la sua residenza. Da allora iniziò a fare molti investimenti che promossero e svilupparono  Ischia  quali:

Ischia, l’sola dei VIP!

Senza dubbio Angelo Rizzoli  ribaltò  le sorti d’Ischia , che da selvaggia diventò tappa obbligatoria di uno star system internazionale . Era consuetudine potere incontrare attori quali  Clark Gable ,  Ava Gardner , John Wayne, Delia Scala , e Anita Ekberg.

Oppure intravedere l’armatore greco Aristotele Onassis , il soprano  Maria Callas. Senza tralasciare i reali inglesi, i Duchi di Windsor, l’ultimo scià di Persia Mohammad  Reza Pahlavi,  gli scienziati Albert Sabin e Christiaan Barnard, i mitici De ChiricoHerbert Von Karajian ecc.

Giusto per citarne qualcuno! Angelo Rizzoli    fu anche un geniale produttore cinematografico che ambientò a Ischia  vari film con stelle del calibro di Vittorio de Sica, Walter Chiari, Catherine Spaak, Peter Seller, Jack Lemmon, e Anna Magnani.

Ischia e il cinema

Comunque Ischia era  abituata ai riflettori sin da quando a Ischia Ponte nel 1909 aprì ‘Unione’, la terza sala cinematografica più ampia d’Italia. Tuttavia, le luci della ribalta si accesero quando nel 1936 vi cominciarono le riprese del ‘Corsaro Nero’ , di  ‘Campane a Martello’ con Gina Lollobrigida, e del  ‘Corsaro dell’isola Verde’ con Burt Lancaster.

Decisamente un colossale avvenimento fu quando nel 1957 Charlie Chaplin scelse Ischia    come anteprima mondiale per il  suo capolavoro  Un Re a New York’  . La fortuna continuò nel 1963 quando in varie zone  d’ Ischia    la ‘20th Century Fox’ girò il colossal di ‘Cleopatra’ con Liz Taylor  e Richard Burton  ! Una produzione parecchio costosa in cui si possono ancora apprezzare alcune inquadrature della Baia di San Montano e che immolò Ischia   a una fama planetaria.

Da Lucchino Visconti all’era moderna

Certamente un’altra figura di rilievo per Ischia   fu Lucchino Visconti, padre del Neorealismo ,  primo movimento cinematografico di spicco in Italia del secondo dopo guerra. L’illustre regista lombardo si trasferì a Ischia  . Dal barone Fassini comprò un vistoso immobile , che  modificò in uno splendido cottage in stile libertydetto ‘La Colombaia’   (oggi mausoleo dedicato al regista)

 Lucchino Visconti  ci visse fino al 1976 e fu il suo quartier generale , dove creò  pellicole eccezionali quali ‘Senso’, ‘Rocco e i suoi fratelli’. Fu un via vai di collaboratori e celebrità quali Pasolini, Elsa Morante, Moravia

Il cinema a Ischia oggi

Dal 1970 in poi il cinema Italiano subì una crisi irreparabile e si spense anche  Ischia   , che si allontanò dal genere della commedia sexy all’italiana di quell’epoca. Qualche novità ci fu nel 2003 quando Michelangelo Messina lanciò l’  ‘Ischia Film Festival’ . Questo è un concorso per  lungometraggi che si tiene ogni Luglio presso il ‘Castello Aragonese’ a Ischia Ponte. Di recente ci fu qualche risveglio con alcune riprese di successo con setting a Ischia, quali:

Le terme di Ischia   

Caratterizzata da un clima mite,  Ischia attrae tutto l’anno flussi di visitatori da ogni parte del globo per le sue famose terme. Fin dal 700 a.C.  Greci e Romani sfruttarono i poteri curativi delle sue acque termali , che resero pubbliche con l’apertura di edifici dedicati. Persino Plinio e Strabone  vantavano le loro proprietà terapeutiche nei loro scritti.

In seguito durante il Rinascimento il medico calabrese Giulio Iasolino  studiò e censì la  ricchezza termale ischitana , che venne impiegata in medicina. Il salto di qualità fu considerevole. Perciò si cominciò a raggiungere  Ischia specificatamente per curare ferite, malattie e disturbi di vario genere.

Un bene che non era soltanto riservato ai ricchi e ai borghesi. Si pensò anche ai più bisognosi con la costruzione caritativa a Casamicciola del  ‘Pio Monte della Misericordia’, una delle Spa più gigantesche d’Europa.

Le terme a Ischia oggi

Il risultato dell’operato di   Iasolino fu che Ischia  venne riconosciuta come la stazione termale  più famosa del mondo! Ci si fiondarono pure Garibaldi a Camillo Benso  di Cavour ,    Arturo Toscanini  e altre insigni personalità .

Attualmente a Ischia ci sono più di trecento stabilimenti di diversa tipologia tra centri benessere, parchi termali e sorgenti spontanee  : da quelli specifici per le esigenze curative a quelli ideati per il divertimento e il relax . Le fonti termali ischitane sono caratterizzate da acque notevolmente ricche di sali (da circa 2,5 a oltre 30 grammi/litro), cioè minerali, e calde o molto calde, cioè termali o ipertermali (dai 40 gradi in su).

Quante e quali sono le principali terme a Ischia?

In tutto si contano ventinove bacini idrotermali.  E ancora centinaia di fumarole. Il tutto  immerso in una natura esotica che abbaglia per la sua prepotente magnificenza. In basso un elenco delle terme ischitane in cui abbandonarsi, staccando la spina definitivamente da tutto e tutti:

  • Poseidon;
  • Negombo;
  • Parco Termale Castiglione;
  • Terme di Cavascura;
  • Giardini Termali Aphrodite Apollon;
  • Altri Parchi termali di Ischia.

Le ‘Fonti di Nitrodi’

A livello scientifico nelle vicinanze del paesino di Buonopane sono da visitare le ‘Fonti di Nitrodi’ . Da cui sgorgano circa 12 mila litri di acqua all’ora , erogata a 28 ° attraverso docce, lavabi e piccole fontane . Il ‘Ministero della Salute’ con il decreto n° 3509 del 9 ottobre 2003 ha dichiarato l’importanza di queste acque per la loro efficacia sul sistema gastrico, ginecologico, intestinale, ed epidermico. Hanno anche un effetto positivo per migliorare l’attività enzimatica, endocrina e respiratoria.

Alle ‘Fonti di Nitrodi’ oltre a guarire ci si svaga perché  tra   fichi ,  ulivi e panorami mozzafiato c’è una struttura attrezzata per godersi tante iniziative rivolte al benessere fisico e mentale (yoga, musicoterapia, meditazione, mandala terapia, massaggi, terapie olistiche, ecc.). Si può anche finire la giornata stuzzicando qualcosa a un bio bar .

Ischia da mangiare!

 Ischia  è un complesso di paesaggi molto diversi tra loro,  per tanto la gastronomia  è sia  marinara che contadina. Di base napoletana la cucina ischitana  è rivisitata, e risulta semplice e  molto saporita e con qualche asso nella manica. Quale? Per esempio il coniglio all’ischitana, cucinato a forno nell’immancabile tegame di coccio e spolverato con la piperna, un profumatissimo timo selvatico. Vi consiglio di provarlo al ristorante Da Pietro Paolo detto Stalino’ a Maronti.

Il coniglio all’ischitana  è il re dei piatti locali, la carne è tenera per la tecnica di allevamento degli animali che sono selvatici e  che vengono allevati in fosse.   Questi quadrupedi sono stati da sempre indispensabili . Perché soddisfacevano il fabbisogno alimentare della popolazione con pochi sforzi visto la loro proverbiale capacità riproduttiva!

6 piatti tipici d’ Ischia

1.  Pizza di scarola: una bontà smisurata, un calzone alle verdure condito con  olive nere, capperi, acciughe ,  pinoli, vino cotto ed a volte noci e uva passa;

2.Zingara ischitana: due golose fette di pane ‘cafone’ farcito con prosciutto, mozzarella o fior di latte, maionese e lattuga. La ricetta originale prevede le pagnotte del leggendario ‘Panificio Boccia’ a Ischia Ponte, dove praticamente è nata nel 1977 nel pub-paninoteca ‘La Virgola’ ;

3. Pasta fagioli e cozze: le cozze si alternano ai legumi utilizzando la ‘pasta mischiata’, cioè tutti gli avanzi che rimangono che è la premessa della filosofia dello zero sprechi;

4. Pesce spada all’ischitana: lo spada viene marinato con  limone, olio, sale e pepe, menta e salsa Worcestershire, e poi fatto arrosto. Assolutamente da provare;

5.Pollo alla Fumarola: i fusi di pollo messi in fogli di alluminio sono cotti  nelle fumarole (temperature tra i 30° e i 100°  gradi) in prossimità delle sorgenti termali d’ Ischia  . Specie nella spiaggia di Maronti è ordinario cimentarsi in cuochi stravaganti che si dilettano a sperimentare nuovi intingoli che includono uova, patate, pesci, e selvaggina;

6. ‘Migliaccio:  un dolce tipico di carnevale fatto di spaghettini, uova, limone, e zucchero. La fantasia nei dolci spazia dal dolce al salato . Due sapori che si combinano in ricette abbastanza  estreme da sconvolgere anche i palati più esigenti.

Ischia da bere!

La vocazione d’ Ischia  alla viticoltura affonda le radici nell’antichità (quella addirittura precedente la colonizzazione greca). Ciò è testimoniato da un’iscrizione che inneggia al buon vino impressa sulla nota ‘Coppa di Nestore’  . Questa è una tazza di 10 cm (700 a. C.) che fu scoperta nel 1995 nella necropoli di San Montano .   I tre versi (il primo esemplare di scrittura alfabetica greca) recitano così:

 “Di Nestore… la coppa buona a bersi. Ma chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio d’amore per Afrodite dalla bella corona”.

Quella d’ Ischia   è una tradizione vitivinicola millenaria. Essa si affina nel 1500 quando la produzione enoica poteva contare sull’esportazione del bianco sfuso in velieri da trasporto. Allora ad  Ischia   si contavano svariate tipologie di uve quali: Codacavallo, Coglionara, Fragola, Lentisco, Lugliese, Malvasia, Moscatella, Nocella, Pane, Sanfilippo, Sorbisgno, Zibibbo, Verdesca, Uvanta, Campotese, Montonico.

‘Cantina Pietra di Tommasone’, il futuro enoico d’Ischia

Il boom del turismo del 1940 ebbe risvolti negativi per l’ambiente a Ischia  .  Il cemento imperante ridusse drasticamente gli ettari vitati da 24. 000 a soli 300. Un piccolo tesoro agricolo preservato dal 1990 a venire da aziende di spicco. Tra queste la ‘Cantina di Pietra di Tommasone’ , grazie alla quale ho perlustrato e amato Ischia .

Al presente purtroppo sono rimasti pochi vitigni autoctoni. Questi nelle loro eterogenee declinazioni costituiscono la Ischia DOC’ ( la seconda proclamata in Italia nel 1966) e sono:

La viticultura a Ischia è eroica! 

La problematicità della gestione delle vigne è lampante visto che il terriotrio è estremamente piccolo. Ecco perché La viticultura ischitana è di tipo eroica . Oltretutto Ischia ha un’orografia difficile che richiede molto sacrificio per la coltivazione e la cura della vigna. In linea di massima la raccolta delle uve avviene a mano. E  i grappoli vengono trascinati in cantina dai gozzi via Tirreno!

Per lo più si fa fatica nel versante orientale, che presenta dei pendii più scoscesi organizzati in terrazzamenti (50 % di pendenza) sorretti dalle cosiddette ‘parracine’ .  Questi sono dei muretti a secco (senza cioè l’utilizzo di alcun tipo di legante) in  tufo verde . Questi divisori proteggono dal rischio frana, dal vento e dall’acqua, garantendo il normale deflusso delle piogge. A Sud Ovest d’Ischia   al contrario i filari di vite si allevano a spalliera essendo più pianeggiante.

Il terroir unico d’Ischia, suoli vulcanici e  vini minerali 

Eppure quello d’Ischia, è un terroir unico, caratterizzato da:

  • Terreni vulcanici , ben drenati e fertili;
  • Suoli ricchi di potassio, e altre sostanze fondamentali per la crescita del frutto;
  • Fresche brezze marine che mitigano la calura estiva ;
  • Altitudine delle colline che vanno dai 200 ai 600 metri slm .

Fattori pedoclimatici che generano risultati eccellenti in grado di appagare anche il più scettico dei viticoltori. L’enorme energia investita viene ripagata con una produzione di qualità, di  nettari rari, profumati, minerali e freschi.

10 artisti  ischitani

Il fascino d’Ischia  crea dipendenza al punto che tanti personaggi illustri, oltre a quelli menzionati, decisero di assuefarsi. Ricordiamo a tal proposito : Enrico Ibsen, Alphonse de Lamartine, Benedetto Croce, Stendhal, Verga, Maupassant, Nietzsche, Pasolini, Truman Capote, Eduardo De Filippo, ecc. Qualcuno di loro ci stava per un po’ , qualcuno invece si  trasferiva definitivamente.

Ischia ha dato anche i natali a parecchi artisti celebri tra i quali:

1. Cesare Calise 

Cesare Calise (1560-1640): questi fu un pittore manierista di Forio la cui attività artistica è documentata dal 1588 al 1641. Di lui ci sono scarse notizie. E quel poco che si sa proviene  dai contratti firmati dal pittore.  E ancora dai registri parrocchiali delle chiese di ‘S. Maria di Loreto’ e di ‘S. Vito’ a Forio  (per gli anni tra il 1588 e il 1641). 

Napoli ci rimangono oggi due sue tele: la ‘Deposizione dalla Croce’ e 0Il Battesimo di Cristo con San Francesco d’Assisi’, entrambe nella ‘Chiesa di San Giovanni Battista’. Sembra ebbe un destino avverso perché le sue produzioni andarono distrutte o mal restaurate. Si firmava in lingua latina ‘Caesar Calensis pingebat’. 

2. Giovanni Maltese 

Giovanni Maltese (1852-1913): fu uno scultore di Forio formatosi a Napoli e alla scuola romana di Giulio Monteverde. Partecipò agli interventi di abbellimento del castello di Chenonceaux, uno dei castelli della Loira. In patria ebbe in enfiteusi il  ‘Torrione’ (adesso galleria permanente delle sue creazioni artistiche) che fu suo  atelier personale e alcova con l’amata Fanny Lane Fayer.

La decisione di ritirarsi a vita reclusa derivò dopo il lutto di alcuni familiari dopo il terribile terremoto di Casammicciola del 1883. Con la sua sposa Fanny Lane Fayer, che era una pittrice inglese, trovò una sua dimensione. E cominciò a scrivere poesie in dialetto foriano.

3. Luigi de Angelis

Luigi De Angelis (1883 – 1966): nato a Roma , presto si stabilizzò con la sua famigla a Ischia dove decise di lavorare come barbiere.  All’età di quarant’ann la magia d’Ischia  gli ispirò degli acquerelli con paesaggi isolani  che attacava con del sapone nelle vetrate del suo salone.

Per caso un giorno ebbe come cliente l’incisore tedesco Purrman .  Il fondatore  della celebre scuola di Matisse tra il 1904 e il 1914 , riconobbe il talento di Luigi De Angelis e ne decretò la fama.  Dopo avere acquistato una prima opera per duecento lire , Purrman provò a lanciare il pittore ischitano nella cerchia dei modernisti che contavano.

Fu un tentativo vano, perchè Luigi De Angelis  rimase fedele alla sua arte povera e naif .  Se si esclude la sua prima esposizione presso la ‘Libreria del 900’ di Napoli e un invito l’anno dopo alla ‘Biennale di Venezia’ , Luigi De Angelis  fu per tutti il pittore del popolo. E perciò venne sempre amato e stimato.

4. Vincenzo Colucci

Vincenzo Colucci (1900-1975): fu un pttore molto venerato a Ischia, che venne celebrata in ogni suo dipinto. Sin da piccolo, quando il padre, scenografo del ‘San Carlo’ a Napoli, gli regalò i primi pennelli. Nella capitale frequentò la scuola di nudo e poi ebbe una delle prime botteghe d’arte in una Ischia  ancora selvaggia.

Casa  Colucci fu un vero e proprio cenacolo artistico frequentato da personalità del calibro di  De Chirico e Montale. Vincenzo Colucci  viaggiava spesso quando poteva . Fu in  Francia, Olanda, America, Inghilterra, Giappone . A Venezia lasciò il segno , e a Palermo fu nominato professore n un liceo artistico. La chiamata alle armi spezzò questa parentesi della sua vita . Dopo la quale tornò con le valigie in mano e il suo cavalletto. Fino a quando un male al cuore lo spense.

5. Vincenzo Funiciello

Vincenzo Funiciello (1905-1987): questi fu un paesaggista ischitano di talento. Barche ancorate al porto, lune struggenti e stradine deserte sono i temi dei suoi collage con pezzi di stoffa colorati. Era abile in qualsiasi tecnica come quella dell’acquerello, e della china.

Ebbe la fortuna di essere apprezzato fin da subito, cosa che però non scalfì il suo carattere riservato. Un tratto distintivo della sua arte era anche la tonalità accessa dei sui quadri, che incorniciavano la dirompente sensualità di un’ Ischia   non ancora invasa dal progresso. Ciò che Vincenzo Funiciello  riproduceva erano le chiese, il ‘Castello Aragonese’ , Ischia Ponte. E poi ancora i mercati e le processioni, che vibravano di un forte realismo. Alla sua morte lo ripiansero in molti, soprattutto per le sue doti di bravo mandolinista.

6. Matteo Sarno 

Matteo Sarno (1894-1957): questi fu un artista che dipingeva le onde che si rinfrangevano negli scogli della sua adorata Ischia da cui non si staccò mai.  A parte una ritirata  passeggera in America. Conosceva bene il mare, i suoi odori, la sua calma, e la sua furia. Lo dipingeva in ogni stagione, e non si stancava mai di guardarlo e raffigurarlo.

Matteo Sarno era anche un poeta e per un po’ si mise a vagabondare con una barca di porto in porto. Trovava in questo errare la sua felicità e rimaneva incantato per la gloria del Creato. Si sentiva una cosa unica con l’Universo e a esso tornava sempre con la sua arte e con le sue marine.

7. Federico Variopinto

Federico Variopinto (1905-1940): nativo del quartiere di ‘San Lorenzo’ a Napoli, fu un pittore che morì giovanissimo . A soli quarantacinque anni per un infarto. Un bohemien che parlava molte lingue ed era sempre in viaggio. Cosa non molto scontata per quel periodo.

Che dire, un artista inquieto che era sempre alla ricerca di qualcosa e forse non sapeva neppure lui cosa. Subiva felicemente il richiamo d’ Ischia, immortalata con le sue distintive pennellate di grigio. Le sue tele erano scene ischitane parecchio malinconiche. Come quelle di un mattino uggioso, o di qualche piazza isolata di periferia.

 

8. Mario Mazzella

Mario Mazzella (1923-2008): quasi un’istituzione .  Veniva da una famiglia di contadini e la sua fu un’esistenza piuttosto semplice. Sin dall’eta di cinque anni scarabocchiava santini, ed era molto viva la passione per l’arte. Questa raggiunse il culmine nell’incontro con il pittore rumeno  John Pletos nel 1932 , che era a  Ischia nel periodo del Grand Tour.

Mario Mazzella abbandonò la campagna subito dopo la guerra per dedicarsi ai suoi studi artistici. Si formò a Napoli e al centro delle sue creazioni pittoriche c’erano per lo più feste popolari , barche e nasse.  E donne dalle vesti lunghe che riecheggiavano le memoria della sua infanzia.

9. Aniello Antonio Mascolo

Aniello Antonio Mascolo (1903-1979): dopo la scuola di ‘Belle Arti’ a Siena, questi fu un genio poliedrico che si appassionò alla scultura, alla xilografia e alla terracotta. Di  Ischia ritraeva i suoi tratti bucolici precedentemente l’avvento del progresso. Chiaramente nostalgico di qualcosa che non c’era più, egli denunciò marcatamente le nefandezze della società moderna.

Aniello Antonio Mascolo oltrepassò i confini d’ Ischia  aderendo a due diverse edizioni della ‘Biennale di Venezia’, nel 1948 e nel 1952, e alle ‘Quadriennali di Roma’. Non si faceva mancare neppure rassegne di rilievo internazionale. Tuttavia. lui apparteneva a Ischia e la sua apertura al mondo non offuscò la sua arte . Perchè le sue vendemmie, o la raccolta della frutta o o lo strascico delle reti della sua isola, furono sempre la linfa vitale della sua arte

10. Gabriele Mattera

Gabriele Mattera (1929 – 2005): questi fu soprannominato il pittore del  ‘Castello Aragonese’  allorquando i familiari lo acquisirono nei primi del ‘900. I suoi lavori spaziavano dalla pittura ad olio, al disegno, dall’incisione su linoleum alla ceramica. Tra mostre in Italia e Europa, la sua missione fu quella di attaccare la pubblicistica di un turismo che edulcorava la vita a Ischia  per vendere e guadagnare! A ciò contrapponeva dei cicli pittorici di stampo espressionistico in cui spuntavano soggetti delle classi povere che facevano emergere il suo spiccato realismo pessimistico.

La lista dei nomi autorevoli sarebbe ancora lunga , per cui finisco con quello di Massimo Venia che ho conosciuto personalmente. La sua piccola bottega in via Roma, 32  a Ischia Porto espone quadri che hanno come tema gli scenari sconfinati d’Ischia . Ha anche firmato le etichette delle bolle di ‘Cantina di Pietra di Tommasone’

Ischia nel cuore

Ischia  è frivolezza per chi ostenta il lusso, ma è anche intimità per chi ama la semplicità. Sono le piccole grandi cose che non dimenticherò mai, come il tramonto  davanti la terrazza della ‘Tenuta C’est la vie’. Questo è il nuovissimo wine relais di Lucia Moraschi e del marito Giorgio Besenzoni, imprenditori bresciani che hanno concretizzato il loro desiderio d’impresa vinicola a  Ischia. Per capire lo spirito d’Ischia  vi lascio un inno di Erri de Luca , perché di meglio non saprei fare :

“Ischia rappresenta tutti i centimetri che possiedo. Accadeva una cosa strana, durante la mia infanzia e poi durante la mia adolescenza, almeno fino ai sedici anni. Qui, durante i tre mesi estivi, crescevo. Accumulavo centimetri e ve ne era traccia sul muro, segnando le tacche all’altezza del mio cranio.

Al sole e al sole di Ischia devo quella crescita: a Napoli, misteriosamente, nei nove mesi restanti non crescevo. Quanto al Castello, a quest’isola nell’isola, si veniva a fine settembre in gita, con le prime piogge e l’aria fresca. Ricordo distintamente la cripta delle monache: quelle ossa ti restano impresse, mezzo secolo fa si trovavano i resti delle religiose. Amo tornare a Ischia, e qui in particolare.

Compiacendomi dei luoghi che restano inalterati. Adoro tornare laddove il tempo si ferma. Ma sono che posti immutabili sono un’eccezione e mi consolo, in fondo, con il fatto che sono un visionario: in fondo mi basta un dettaglio del tempo passato, per ricostruire tutto”. 

Info utili su Ischia:

Come arrivare a Ischia;

Guida a Ischia;

Strutture ricettive e b&b;

Cosa fare a Ischia;

Feste a Ischia;

Ristoranti ;

Aperitivi;

Movida notturna;

Attività extra;

Servizi e numeri utili

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Ischia cosa fare in 4 giorni

Ischia cosa fare in 4 giorni

“… ora sono commosso dalla Partenopea intrisa di luce,
il mio grazie è per te, Ischia,
cui un buon vento m’ha portato
a goderti con dei cari amici …”

 

Ischia  in 4 giorni

Senza dubbio girare  Ischia  in 4 giorni è stato un antidoto efficace alla mia nostalgia dell’isola verde. La bellezza di questo atollo campano mi ha stregato a tal punto che ci sono tornata una terza volta. Così a Ottobre ho fatto le valigie e sono partita!

Sono stata ospite presso  l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’  in via Iasolino , 80  a Ischia Porto . Grazie alla posizione strategica di questo delizioso hotel , ho  esplorato quasi tutta Ischia. Per cui  in questo articolo vi propongo degli itinerari da fare per le vostre prossime vacanze : dal porticciolo borbonico  a Sant’Angelo , da Forio  a Lacco Ameno .

Per di più perlustrare Ischia  in 4 giorni mi ha fatto capire che qui di straordinario c’è qualcosa di più  delle sue rinomate terme. Infatti gli spazi sono infiniti e variegati,  e accolgono un immenso patrimonio storico, artistico, culturale ed enogastronomico. Ecco perchè  vi consiglio di non starci solo per un weekend . Troppo poco tempo per perdersi in 46, 3 km2 di meraviglie da scoprire! Seguitemi!

Ischia in 4 giorni. 1° Tappa,  Ischia Porto

Inevitabilmente il mio percorso è iniziato da Ischia Porto ,  in origine chiamata ‘Villa dei Bagni’ per via delle fonti termali di ‘Fornello’ e ‘Fontana’.   Questo magico borgo marinaro rappresentò la svolta di tutta l’isola  con l’inaugurazione del suo porticciolo il 17 Settembre del 1854.

Fu Ferdinando II di Borbone che ebbe l’intuizione straordinaria di trasformare quello che in passato era un lago vulcanico in un’opera pubblica fondamentale. Uno scalo portuale che favorì lo sviluppo economico locale, collegando la comunità isolana con i traffici commerciali e turistici esterni.

4 giorni a  Ischia Porto per un soggiono sull’isola

Situato tra la collina di S. Alessandro e il ‘Castello Aragonese’, Ischia Porto  costituisce infatti l’ingresso principale per approdare a Ischia . Tuttavia, ci sono altri accessi portuali sia  a Forio che a  Casamicciola Terme (gli altri a Lacco Ameno e Sant’Angelo sono per lo più approdi per le barche da diporto).

Nello specifico a  Ischia Porto  attraccano:

Ischia Porto, il cuore dell’isola 

Sicuramente Ischia Porto  è la zona perfetta dove alloggiare perché è servitissima. Ed è connessa a tutte le principali attrattive isolane per la presenza di:

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La ‘Rive Droite’ di Ischia Porto!

Che dire! Ischia Porto  è il cuore pulsante d’Ischia  per la vivacità diurna e notturna del porto borbonico sulla riva destra. Questa è soprannominata ‘Rive Droite’, e da queste parti si trovano tanti bar e localini dove ci si può divertire, mangiare e bere qualcosa.

A proposito, vi suggerisco:

Via Roma e Corso Vittoria Colonna, il fulcro di Ischia Ponte

Proprio a due passi dalla ‘Rive Droite’  per lo shopping basta imboccare via Roma e Corso Vittoria Colonna.  Queste sono le principali arterie di Ischia Porto  , che costituiscono un boulevard pieno di botteghe, gioiellerie, e bazar di prodotti tipici . Non mancano gli accessi alle spiagge più vicine.

Come quelle del ‘Lido’ e di ‘San Pietro’ di fronte il quale si erge l’ ‘Acquario’ (1905). L’artefice di questo edificio dal caratteristico color porpora fu l’ architetto Carl Sattler  su commissione di Anton Dohrn (1840-1909), un insigne zoologo marino. Lo scienziato tedesco ci abitò quando ci studiava .  Spesso ospitava i suoi amici con i quali si svagava e si dilettava in colte dissertazioni. Negli anni ’60 l’ ‘Acquario’ diventò un distaccamento della Stazione  Zoologica Napoletana e Laboratorio di Ecologia del Benthos’   , istituzioni fondamentali per  le ricerche nel campo dell’ecologia marina.

Un panino alla ‘Zingara’ con Massimo Venia

A Ischia Porto  non mi sono fatta scappare  Massimo Venia, illustratore delle migliori etichette della ‘Cantina Pietra di Tommasone’ . Appena entrata nel suo atelier al numero 32 di via Roma questo timido pittore ischitano, mi ha stretto calorosamente la mano. Erede del maestro Mario Mazzella , i suoi acquerelli sono una celebrazione degli scorci più incantevoli d’ Ischia

Non finirò mai di ringraziarlo per avermi fatto compagnia con uno spritz al  ‘Bar dell’Orologio’ , famoso bistrot in   via Vittoria Colonna, 195 . Di rito per uno spuntino sostanzioso si è provata un’eccellenza ischitana, cioè il ‘panino alla Zingara’! Cosa è? Due golose fette di pane ‘cafone’ farcito con prosciutto, mozzarella (o fior di latte), maionese e lattuga. La ricetta originale prevede le pagnotte del leggendario ‘Panificio Boccia’ a Ischia Ponte, dove è nata nel 1977 nel pub-paninoteca ‘La Virgola’ .

Clicca qui per itinerario a piedi  in centro a Ischia Porto su ‘Google Maps’ 

 

10 cose da fare a Ischia Porto 

1. ‘Villa Altana’: in via delle Fornaci si nasconde una palazzina dai tratti arabeggianti, che incanta con le sue cupole moresche, finestre bifore, e muri merlati. Era il rifugio del colonnello e avventuriero Giovanni Masturzi. Nella II°  Guerra Mondiale il duca S. Camerini comprò e salvò dall’oblio questa  imponente costruzione.

A sua volta essa era ricavata da un precedente tempietto cinese in legno. Questo fu ingegnato da Ferdinando II di Borbone per i gran galà  dell’inaugurazione del porto  .   Era noto con l’appellativo di Pagoda’ con cui ancora oggi ci si riferisce a questo punto a sinistra di Ischia Porto.

2. ‘Chiesa S. Maria del Porto Salvo’  : posizionata sotto il  Montagnone  fu fatta  nel 1856 per volere dei Borbone su progetto dell’ Ingegner  Quaranta .

A pianta a croce latina  possiede  tre navate, le cui pareti sono decorate da stucchi con diversi motivi . Ci sono due piani ed è ricca internamente di opere di valore.

3. Palazzo Reale’ : in piazza Antica Regia originariamente era una Spa per le classi benestanti appartenente alla famiglia Buonocore. Queste persone furono dei veri e propri pionieri per avere tratto vantaggio dalle sorgenti sottostanti di ‘Fontana’ e ‘Fornello.

Rimane un mistero come la proprietà passò ai Borbone . Dal 1877 dopo molte controversie storiche legate al ‘Regno di Napoli’ , il  Palazzo Reale’ , spettò al demanio militare con uso riservato per lo stesso esercito.

4. ‘Chiesa di Santa Maria delle Grazie’ :  questa chiesa è detta anche di ‘Sant’Antonio alla Mandra’ , perché è posta in località ‘Mandra’, ovvero dove pascolavano greggi.

Risale al XIV secolo ed è in stile Barocco. Dal 30 settembre 2003 vi è custodita la salma di San Giovan Giuseppe della Croce, un altro patrono d’Ischia .

5. ‘Chiesa di San Girolamo’ : questa parrocchia si staglia nell’omonima piazza . Tutta bianca ispirò molti artisti che l’immortalarono nelle loro tele per l’essenzialità delle sue forme. Del 1301 fu edificata poco dopo  l’ultima e tremenda eruzione dell’Arso.

Nel XVI secolo fu gestita dai frati di ‘Santa Maria della Scala’, e continuò a essere rimaneggiata fino al 1950. Tre sue particolarità ci sono:  una lapide che commemora le nozze della poetessa Vittoria Colonna con Ferrante D’Avalos (XVI sec.), un epitaffio per i morti in guerra , e un libro con le immagini dei quattro deceduti a causa della frana Monte Vezzi (2006).

6. ‘Chiesa S. G. G. della Croce’ : una chiesetta gialla piazzata esattamente accanto alla ‘Spiaggia dei Pescatori in contrada  ‘Mandra’,  dove si venera il culto della Madonna bambina . Questo piccolo tempio sacro è minimale e conserva:in via L. Mazzella, 70 questa basilica a croce latina è del 1636 e venne modificata varie volte fino al 1851 per iniziativa di Pio IX. Spicca subito una cupoletta di mattonelle smaltate di giallo e verde, vicino ci sta una torre e la cappella di San Giovan Giuseppe della Croce.

Attraverso una rampa di scalini di marmo si accede all’‘Arciconf. S Maria di Costantinopoli’  eretta nel 1613 . Particolare è l’usanza del 25 Agosto quando si porta in processione una statua della Madonna ivi riposta. C’è solo una navata.  Mentre negli archi reggenti il soffitto sono affrescati i principali episodi del ‘Vecchio e del Nuovo Testamento’. Questi sovrastano un altare del XVIII fatto di marmi policromi. Sparsi qua e là quadri che parlano dell’ecclesia ischitana.

7. ‘Cattedrale dell’Assunta’: questo monumento religioso a tre navate sostituì la primitiva cattedrale ischitana collocata all’altezza del ‘Castello Aragonese’   (fu distrutta dai bombardamenti inglesi) . La sua facciata è barocca ed è protetta da una cancellata in ferro. Al lato c’è un campanile antecedentemente adibito a fortezza per le scorrerie saracene.

Al suo interno di grande effetto è un quadro raffigurante una Madonna. Il suo volto pare essere quello della moglie di Pietro Cossa (figlio di Giovanni Cossa governatore d’Ischia e Procida), che nel XIV secolo fece innalzare lo stesso duomo. Alla  ‘Cattedrale dell’Assunta’ notevole è la cappella con un’altra Madonna alla quale Vittoria Colonna soleva pregare per il ritorno del suo amato sposo.

8. Ischia Ponte: è la parte antica di Ischia Porto  da cui dista poco più di 1, 5 km  ( andando a spasso per tutto  Corso Vittoria Colonna  ci si arriva in venti muniti) . Se ne attesta l’esistenza sin dal XIII secolo. Nel 1300 Ischia Ponte era conosciuta con il nome di ‘Borgo di Celsa’ per i gelsi che l’abbellivano.

Nel 1700 questo semplice villaggio si riempì di gente per lo spopolamento del ‘Castello Aragonese’, che è uno dei suoi principali richiami insieme al ‘Museo del  Mare’.  Quest’ultimo dal 1996 illustra su tre piani rudimentali attrezzi per la pesca, che era la fonte principale di sostentamento d’Ischia un tempo. Altre due mete da non perdere sono: la  ‘Torre di Guevara’ , teatro forse dell’amore tra Vittoria Colonna e Michelangelo, e i resti sommersi della città romana di Aenaria  nella  baia di Cartaromana .

9. ‘Castello Aragonese’ : questa solenne fortezza è arroccata su un isolotto, ed è collegata a Ischia Ponte da un ponte in muratura di 220 metri. Le sue fondamenta furono gettate da   Gerone  di Siracusa474 a.C. ) . Lo stratega lo ricevette dai Cumani per averli aiutati nella guerra contro i Tirreni. Il ‘Castello Aragonese’ comprende quindici soste:

  1. La Chiesa dell’Immacolata;
  2. IlConvento di S. Maria della Consolazione;
  3. IlCimitero delle Monache;
  4. LaCasa del Sole;
  5. LaChiesa di San Pietro a Pantaniello;
  6. I Palmenti per la vinificazione e cellaio;
  7. Il Carcere Borbonico;
  8. LaChiesa S. Maria delle Grazie o dell’Ortodonico;
  9. L’Antica torre di avvistamento e di difesa;
  10. Il ‘Sentiero del sole;
  11. I ‘Gradoni di S. Cristofaro;
  12. La ‘Chiesa della Madonna della Libera;
  13. IlViale dell’Ailantus;
  14. I Resti del tempio del sole;
  15. La ‘Cattedrale dell’Assunta;

Un percorso che ci racconta delle conquiste dei Greci, dei Romani, degli Aragonesi .  E delle gloriose nozze del 1509 tra Fernando Francesco D’Avalos e la poetessa Vittoria Colonna. Questa  nobildonna per la perdita del marito si immerse totalmente nelle arti, creando in quella rupe abitata un cenacolo culturale.

Dopo varie vicissitudini il  ‘Castello Aragonese’  nel 1912 passò nelle mani della famiglia Mattera , e nel 1996 fu aperto al pubblico. Ci vollero anni di incessanti interventi di restaurazione per portarlo all’attuale splendore. Tuttora è visitabile ed è sede di importanti eventi come l’‘Ischia Film Festival’ ideato nel 2003 da Michelangelo  Messina.

 

Info utili :

Come raggiungere Ischia Porto;

Dove alloggiare a Ischia Porto ;

Dove mangiare a Ischia Porto ;

Spiagge a Ischia Porto;

Feste Principali a Ischia Porto

Trekking a Ischia Porto;

Gite in barca a Ischia Porto;

Guide a Ischia Porto.

 

Ischia in 4 giorni. 2° Tappa, Sant’Angelo

Sant’Angelo  , presso il comune di Serrara Fontana ,  è l’angolo più chic e suggestivo d’Ischia . Ancor di più che è tutto pedonale (ci sono però a disposizione  parcheggi a pagamento per chi giunge motorizzato).

Sant’Angelo  si sviluppa in alto con  un groviglio di casette dipinte disposte a spirale sulla ‘Madonella’ , una collina in tufo  abbellita da una torre difensiva e dalla Chiesa Arcangelo Michele’  ( 1850) .  Nella parte bassa invece ha mantenuto il tipico aspetto di una borgata di pescatori.  Con un’insenatura stracolma di barchette e di panfili da urlo.

Per la sua tranquillità e atmosfera avvolgente,  Sant’Angelo  attira soprattutto un turismo d’élite  . Come la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ne ha fatto un vero e proprio buen ritiro dalla confusione della politica!

Un Biancolella in riva con i gabbiani!

Dalla fermata del bus a  Sant’Angelo c’è una bella discesa a serpentina di ciottoli e muretti impreziositi con ceramica colorata. Dopo qualche minuto a passo lento mi sono ritrovata in una piazzetta piena di boutiques , ristorantini, e cafè alla moda. Mi sono fermata per una pausa al  ‘Bar della Taverna del Pirata’ in via Sant’Angelo, 77 . Mentre sorseggiavo un calice ghiacciato di Forastera,  scorgevo  Capri in lontananza !

Ho approfittato di quella fermata per capire dove dirigermi. Fra i miei appunti sul da farsi a   Sant’Angelo  ho letto di :

  • ‘ Tropical’   e ‘Aphrodite Apollon’: due enormi parchi termali con decine di piscine a temperature che vanno dai 20° ai 40° e dotate di tutti i comfort immaginabili ;
  • ‘Cavascura ’ :  sono le terme più antiche d’Ischia a 300 m. dalla Spiaggia dei Maronti . Uno scenografico bacino idrologico scavato nella pietra viva di un vallone.  La sua acqua termale che sgorga naturalmente da una roccia a  90°  .  Sono particolarmente indicate per guarire affezioni reumatiche . Per i  postumi di fratture,  e qualsiasi tipo di patologia della pelle e vasculopatie periferiche di tipo venoso e arterioso.

Clicca qui  per itinerario  a piedi in centro a borgo Sant’ Angelo su   ‘Google map’ 

3 Cose da fare a Sant’Angelo

Avendo avuto disposizione   mezza giornata, a   Sant’Angelo mi sono potuta  ritagliare solo questi tre tragitti .  Sono stati davvero una scelta giusta e una gioia  sia per gli occhi che per il palato. Ecco  cosa mi ha stuzzicato i sensi e l’appetito:

1.‘Le Fumarole dei Maronti’ da Sant’Angelo    in dodici minuti circa  sono sopraggiunta in questo arenile . Emana una potente energia termica . Questa  in superficie produce sbuffi di vapore acqueo e bolle di gas alla temperatura di 100°. La sabbia non è bollente ma fuma.

Questo è frutto della natura vulcanica di  Ischia. Uno spettacolo incredibile perché oltretutto si imbandiscono tavole per cucinare! Chef selvaggi e buongustai si dilettano a sperimentare ricette salutari e appetitose con uova, pollo e altro usando questi fornelli naturali!.

2. ‘Spiaggia dei Maronti : vicina alle terme di ‘Cavascura’ , questa è la spiaggia più lunga di  Ischia  (circa 3 km) tanto da bagnare Serrara Fontana e Barano. Metà è libera e metà è dotata di stabilimenti balneari. Il suo fondale è abbastanza profondo ed è circondata da dolci pendii e  rupi che declinano verso le coste.

3. ‘Taverna Pietro Paolo detto Stalino’ : questa popolarissima taverna , molto semplice ed accogliente, è ricavata in un anfratto della Spiaggia dei Maronti  . Ci sono stata apposta per regalarmi un must della gastronomia ischitana,  cioè il  coniglio all’ischitana.

Quello di fossa per intenderci, allevato in buche profonde (3/4 metri)!  Questa tecnica di allevamento dona alle carni dell’animale un sapore e una consistenza del tutto eccezionale. Me lo hanno servito come di regola in un tegame di coccio, fatto con pomodorini e piperna, che è  il timo isolano.

Info utili :

Come raggiungere Borgo Sant’Angelo;

Dove alloggiare a Borgo Sant’Angelo ;

Dove mangiare a Borgo Sant’Angelo ;

Spiagge a Borgo Sant’Angelo;

Trekking a Sant’Angelo ;

Gite in barca a Sant’Angelo ;

Guide a Sant’Angelo .

Ischia in 4 giorni. 3° Tappa,  Forio

Forio è una sontuosa cittadina di 18.0000 abitanti, la più estesa di Ischia  . Come un fiore sboccia tra punta Imperatore e punta Caruso, e si suddivide in varie frazioni: San Francesco, la Chiaia, Citara e  Panza. La mia salvezza è stata incontrare la mia amica  Grazia Parpinel,  che mi ha scorrazzato ovunque alla ricerca dei tesori più esclusivi di Forio.

Forio  splende a Ovest, d’ Ischia  , il  lato più soleggiato, quello più vocato alla viticultura  per la fertilità dei terreni. Non a caso qui si adagia la cantina ‘ Pietra di Tommasone’ ,  che mi ha fatto ubriacare d’Ischia!

Forio, il versante luminoso

Nonostante fosse autunno a Ischia, il caldo era quasi asfissiante. La mia passeggiata a Forio è cominciata inizialmente a piedi: dal lungomare di Forio verso il  viale principale di  Corso Francesco Regine    fino alle torri di avvistamento.

Per stare dietro Grazia Parpinel   è stata necessaria tanta energia! Per cui un rituale inevitabile a Forio sono state le frequenti  pause caffè al ‘Divino Cafè’ in  Via Erasmo di lustro, 6! Ho anche verificato a  cena al  ‘Kantharos’  , raffinata enoteca in via Cesare Calise 3, che  la  parmigiana non è solo stratosferica nella mia Sicilia!

La baia di Citara e il wine relaix ‘C’est la Vie’

Muoversi in macchina è stato vantaggioso per scovare qualche gioiello nascosto di Forio. Come per esempio il  ‘Ristorante Bagno Viola’  in via G. Mazzella, 109  nei dintorni della spiaggia di Citara .Come scordare quel succulento sauté di vongole divorato all’ombra degli ombrelloni del lido!

Senza dubbio le emozioni più forti a Forio  sono state provocate dai suoi belvedere.  In montagna o nella punta più estrema d’ Ischia  mi hanno regalato dei panorami mozzafiato e una sensazione di libertà infinita. E come dimenticare il fascino d’ Ischia al crepuscolo mentre ero seduta per un aperitivo sulla terrazza del ‘C’est la Vie’, un modernissimo luxury wine relaix  a picco sul mare ! Inebriatevi anche voi con queste tappe imperdibili.

Clicca  qui per itinerario a piedi in centro a Forio (dal n.  1 al n.  10) su ‘Google Map’ 

Clicca qui per itinerario in macchina a Forio (dal n. 10 al n. 14) ‘Google Map’ 

14 cose da fare a Forio

1. ‘Chiesa di San Gaetano o Santa Maria Porto Salvo’ : questa è una sfavillante chiesa dalla cupola gialla che si intravede appena entrati a Forio. Furono i marinai a richiederla nel 1655 a protezione del loro navigare.  Fu rimaneggiata in appresso fino ad assumere tratti prevalentemente   barocchegianti . La sua navata è adornata da un mezzo busto di San Gaetano insieme ad ex voto e barche .

2. ‘Basilica di S. Maria di Loreto’ : lungo l’affollato Corso Francesco Regine    si apre questa basilica a tre navate , che è popolare per le sue calotte moresche, il pavimento maiolicato,  e i suoi orologi (XIII sec.) . Ci furono degli ampliamenti nei secoli a venire.

Dentro è impreziosito da : un’autorevole pinacoteca degli autorevoli pittori Cesare Calise   (XVII sec.) e Alfonso Di Spigna (XVIII sec.),  un archivio colmo di importanti documenti, pilastri fatti di marmi policromi. Considerevole è una statua lignea dell’Immacolata eseguita da  un seguace di Nicola Fumo , il tutto sormontato da un soffitto a cassettoni in oro e legno.

3. ‘Torre Morgera o Quattrocchi’: nel quartiere del Cierco si innalza questa torre in tufo, che è a pianta quadrata e su due livelli. Si fa fatica a identificare le fattezze di un’architettura militare contro l’attacco dei Turchi. Questo perché accanto si confonde con altre abitazioni.

4. ‘Basilica di San Vito’ : addentrandosi a Forio ci si imbatte in questa importante basilica del XIV sec. Essa è dedicata a San Vito, protettore  di Forio   (pare abbia salvato i vitigni da una terribile pestilenza).  A croce latina e a tre navate primeggia per l’imponenza delle campane, ricavate dalla fusione di alcuni cannoni.

Gli interni  sono decorati con:  stucchi di Cesare Starace , alcuni lavori dei geni di  Cesare Calise  e Alfonso Di Spigna, e una massiccia pala d’altare del 1745. Il sagrato al di fuori della chiesa rievoca il triste dilaniamento di tanti cittadini uccisi da delle bombe scagliate la notte dell’8 settembre del 1943 , giorno dell’armistizio.

5. ‘Chiesa del Soccorso’: questo fantastico santuario del 1350 è intitolato alla Madonna della Neve, ed è custode di tutti i marinai. Tutta dipinta di bianco in perfetto stile Mediterraneo si accovaccia su un promontorio a strapiombo sui litorali dorati . Da cui si può contemplare un tramonto unico.

Se siete fortunati, vedrete per pochi istanti un raggio verde  all’orizzonte. Si tratta di un fenomeno ottico raro della rifrazione della luce solare nell’aria che accade se il cielo è limpido. Oltretutto se non c’è foschia c’è una veduta spettacolare sul Lazio fino a Ventotene, Formia e Gaeta.  Superbo è il  suo piazzale battezzato ‘Papa Giovanni Paolo II in occasione della visita pastorale del 5 Maggio 2002.

La ‘Chiesa del Soccorso’ preserva diversi realizzazioni  artistiche di  Cesare Calise , e un  crocifisso ligneo del 1400. Tra il XVIII e la fine del XIX secolo, l’erosione marina a causato alcuni danni. Per questo motivo ci furono degli interventi, come quelli che hanno interessato il sagrato. A questo sono state aggiunte delle croci in piperno , ed il portale a cui furono aggiunte delle pregiate maioliche;

6. ‘Chiesa di S. Francesco d’Assisi’ : questa chiesa spunta in tutta la sua magnificenza in piazza del Municipio assieme a un convento francescano, e all’ Arciconfraternita Santa Maria Visitapoveri’ . Della seconda metà del ‘600 è a una navata. Si dice fu fatta per conseguenza della devastante epidemia del 1656. Non è molto vistosa, a eccezione dei capolavori di Giuseppe Simonelli , del soffitto barocco a botte, e della vetrata alle spalle dell’abside maggiore.

7. ‘Palazzo Covatta’: in via Torrione, 42 questo è uno stabile dalla facciata esemplare per le bizzarre finestre, che per la forma del portone e della scala dovrebbe essere del XVII secolo. Si narra che ci venne confinata Donna Rachele Guidi in Mussolini .  La consorte del Duce fu esiliata a Ischia dove vi rimase fino al 1958. In virtù della sua dolcezza , pare che il popolo ischitano trattasse lei e i suoi tre figli con reverenza.

8. ‘Chiesa di  San Sebastiano’ : in Sant’Antonio Abate, 26, questa chiesa è in pietrame di tufo e dovrebbe essere del XIV periodo della tremenda ed ultima eruzione dell’Arso. Il portale è neoclassico in rosa pastello, e sfoggia una pianta a croce greca con pilastri corinzi e una gigantesca cupola con decorazioni a lacunari.

9. ‘Bar Internazionale’ : in Corso Francesco Regene 41 questo mitico cafè  fu ed è il salotto di Forio   .  Deve la sua fama a Maria Senese , sua fondatrice negli anni ‘50. Da principio era una bettola di paese. E poi si allargò fino a cambiare in un’osteria in cui si servivano pranzi e bevande.

Divenne ritrovo per personaggi illustri nazionali e internazionali. E in taluni casi anche ultimo riparo per intellettuali perseguitati per il loro orientamento sessuale. Come nel caso di Wystan Hugh Auden ,  che con  il suo compagno Chester Kallmann furono accolti da Maria Senese  con calore umano.  A lei W Auden  si ispirò per la protagonista del suo libretto ‘Carriera di un libertino’, musicata da Igor Strawinskji;

10. ‘ Torrione’ : in via Torrione 32, questa torre a base rotonda, emblema di Forio ,  è la più alta di tutte le altre circostanti.  Del 1480 fu fatta per prevenire e fermare le scorrerie dei pirati.  A pianterreno ci si sistemavano le artiglierie, al livello superiore ci alloggiava la guarnigione. Fu restaurata di recente e accoglie un museo civico e le creazioni di Giovanni Maltese, conosciuto  artista foriano che abitò il ‘ Torrione’ dal 1883 fino ai primi anni del ‘900.

11. ‘Punta Imperatore’: questa è l’estremità più incantevole d’Ischia. Sono partita da Campotese, vicino Panza, per farci un sopralluogo. E dopo una mezz’ora attraverso un vecchio sentiero si giunge in questo paradiso.  Un fazzoletto di terra che si affaccia su tutto l’abitato di  Forio ,   la baia di Citara  e il monte Epomeo.

In seguito si procede attraverso degli scalini a un faro isolato, il cui guardiano negli anni ’30 morì fulminato. Sua moglie Lucia Capuano continuò  egregiamente il mestiere di vedetta campana. Merita menzione Lucianna De Falco, l’attrice ischitana che nel  2008 tirò fuori una pièce teatrale su questo commovente  racconto del  faro di Punta Imperatore.

12. ‘Bosco di Zaro: questa foresta a Nord Ovest d’ Ischia  presenta uno scenario indescrivibile di olivi centenari, carrubi, ginestre, ciclamini , mirto e funghi porcini. In un silenzio assordante tra qualche lumino e delle offerte votive  ci si venera la   ‘Madonna di Zaro’ per le sue apparizioni  dal 1994.

Ogni 8 e 26 Settembre le veggenti lasciano una premonizione divina che riguarda tutta l’umanità. Una delle più chiacchierate profezie sarebbe stata quella sugli  attentati dell’11 settembre 2001 . Fu fatta da Simona P. e che nel 1995 fu registrata sul settimanale Epoca .

Celata dagli alberi del ‘Bosco di Zaro    compare ‘La Colombaia’   mausoleo ed ex  abitazione liberty  del  regista Lucchino Visconti . Ci si rinchiudeva per dare sfogo al suo estremo gusto estetico, quello che ha pervaso tutta la sua produzione cinematografica. Dal 2001 ‘La Colombaia’ è una fondazione che si occupa della diffusione e della comunicazione dello spettacolo.

13. ‘Giardini della Mortella’ : questo è un eden botanico disegnato nel 1956 dall’architetto paesaggista Russell Page per  Lady Susanna. Questa giovane donna alla morte del marito il compositore Inglese Sir Walton ampliò il loro nido fino a farla divenire un’esplosione di flora mediterranea, roseti e piante tropicali.

14. ‘Giardini Poseidon’ : con accesso diretto dalla baia di Citara queste terme sono la punta di diamante d’Ischia.  La struttura è immersa in una natura esotica . Dentro ci sono ventidue piscine termali curative, con una temperatura costante da 20° C a 40° C . Circa trenta euro del costo del biglietto (ristorazione esclusa) per regalarvi un attimo di assoluto benessere sia per il corpo che per la mente.

Info utili :

Come raggiungere Forio;

Dove alloggiare a Forio;

Dove mangiare a Forio ;

Spiagge a Forio;

Trekking a Forio;

Gite in barca a Forio ;

Guide a Forio .

Ischia in 4 giorni. 4° Tappa, Lacco Ameno

All’ingresso portuale di Lacco Ameno   mi è restato impresso il pittoresco ‘Fungo’  , ormai simbolo del paesino . Questo è un gigante di 10 metri  di tufo verde caduto dall’ Epomeo che da secoli modellato dal vento si è fissato in mezzo agli scogli.

Lacco Ameno  fu la prima colonia della Magna Grecia  in Occidente  ( VIII  secolo a.c. ) .  Negli anni ’50 il rinomato archeologo tedesco Giorgio Buchner  individuò proprio  nelle pendici del monte Vico le origini di  ‘Pitechusa’ , ovvero la Ischia arcaica fondata dagli Eubei . A questa altezza probabilmente c’era l’area sacra, i templi, e le case. Di queste ultime si conosce poco, forse erano organizzate in piccoli agglomerati. Questi a loro volta erano disposti nelle aree collinari che circondavano le rade portuali.

Dalla darsena , dopo una serie di lidi balneari,  ci si sposta al Corso Angelo Rizzoli, 14 , via principale di Lacco Ameno  , che è colma di negozietti stilosi. Nei paraggi per gli appassionati di vino e della buona cucina si trova l’affermato ristorante la ‘Cantina del Mare’ di Pier Paolo Iovinelli   ( partner di ‘Mosaico per Procida 2022’ )  . Al lato del locale fa bella mostra una chiesetta deliziosa,  quella di ‘Santa Maria delle Grazie’  del XVIII secolo , che fu voluta dalla famiglia Monti.

Angelo Rizzoli e la rinascita di Lacco Ameno

Non fatevi ingannare dalle dimensioni ridotte di Lacco Ameno , perché è piena di sorprese. Piazza Santa Restituta si è manifestata in tutta la sua maestosità con lo sfarzo di due mitici hotel. Mi riferisco a  ‘Il Reginella’  e il  ‘ Regina Isabella’  , risultato ben riuscito degli investimenti capricciosi e lungimiranti dell’imprenditore milanese  Angelo Rizzoli (tra gli alberghi cinque stelle c’è anche l’‘Hotel Mozzatore’ ).

Gli anni ’50 furono la golden age d’Ischia quando il Cavaliere ci approdò per villeggiatura su invito dell’amico medico Pietro Malcovati. Fu questo brillante ginecologo che esortò il ‘cummenda’ a fare tutta una serie di investimenti che rimodernarono Ischia, trasformandola in un appuntamento immancabile della mondanità cosmopolita. Anche se ovviamente non fu tutto in discesa!

Ischia, un vulcano sommerso

Ischia  si è formata 55000 anni fa in corrispondenza di una camera magmatica che si è svuotata per la fuoriuscita di magma fluido da crepacci sulla crosta terrestre. Tanti popoli l’hanno conquistata . Ognuno di loro ha lasciato traccia della loro civiltà.  Fino a evolversi nell’era moderna in uno dei posti turistici più richiesti del pianeta.

Una time line d’ Ischia  affascinante che si può approfondire seguendo i percorsi descritti in basso. Purtroppo, alla lista degli appuntamenti irrinunciabili di Lacco Ameno    mi è mancato il  ‘Negombo’.   Questo è un  parco termale degli anni ‘40 ricavato nella splendida  ‘Baia di San  Montano’ per merito del Duca Luigi Silvestro Camerini.

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Clicca qui per itinerario a piedi in centro a Lacco Ameno su ‘Google Map’ 

4 Cose da fare a Lacco Ameno

1 .‘Museo Archeologico di Pithecusae’ : questa è un’enorme galleria di otto sale relativa  alla storia d’ Ischia . Dal Neolitico all’epoca classica, espone anche una panoramica dettagliata  dei principali fenomeni geologici isolani.

Esso  è ospitato nella magnifica ‘Villa Arbusto  , dimora di Angelo Rizzoli  che non si fece sfuggire questo casolare seicentesco appartenuto a Don Carlo Acquaviva Duca d’Atri. Operativo dal 1999 il museo fu voluto dal professor Vincenzo Mennella, sindaco di Lacco Ameno,  che ne curò la nascita dal 1979.

Da allora in poi nei suoi ambienti sapientemente allestiti si possono apprezzare reperti archeologici di pregio quali:

2. ‘Museo Angelo Rizzoli’ : una collezione di memorie varie che rende omaggio ad Angelo Rizzoli , il benefattore e magnate di Lacco Ameno . Ci sono foto che documentano il suo impegno per il risveglio d’ Ischia,  che negli anni ’60 beneficiò dei suoi ospiti singolari: divi, intellettuali, giornalisti, ecc. Altri ricordi, più personali, sono legati al suo successo, come le selezione le gigantografie dei primi numeri del ‘Corriere della Sera’ e della ‘Gazzetta dello Sport’ di cui Angelo Rizzoli fu direttore;

3. ‘Basilica e Museo di Santa Restituta’ : Questo complesso sta al di sopra di un precedente santuario paleocristiano consacrato a Santa Restituta , martira cartaginese che naufragò miracolosamente nella caletta di San Montano .Subì varie distruzioni fino a quando non venne affidata alla custodia dei monaci benedettini intorno il 1000 . Fu poi ampliata nel 1470 con una torre difensiva. Questa fu  fatta nel 1590 apposta per i fedeli in caso di incursioni nemiche . Al presente ci sono gli uffici comunali.

Altri rimaneggiamenti seguirono nel 1600 fino al catastrofico terremoto del 1883, che danneggiò gravemente la basilica, inaugurata poi nel 1866. L’esterno è in stile Neoclassico con a destra un elegante campanile. La singola navata si arricchisce di: dipinti, un pavimento colorato, una statua in legno della santa, e le sue reliquie. Nel 1950 sotto la supervisione del prete Pietro Monti si effettuarono dei restauri alla cappella.

Pertanto  si  rinvennero: necropoli feniciepuniche e grecoromane, ceramiche dell’età ellenistica , quartieri artigianali, come quello metallifero a Mazzola (VII/VI sec a. C. )  .Nel 1974 venne istituito un museo che fu sovraordinato alla ‘ Curia di Napoli’ e alla ‘Soprintendenza per i beni archeologici delle province di Napoli e Caserta.

4. ‘Spiaggia di San Montano’: a pochi passi dal centro cittadino di Lacco Ameno c’è questa caletta di sabbia dorata caratterizza da fondali bassi e  acque  cristalline e dall’ sua ombra  del Monte Vico. Questa ingloba il ‘Parco Termale del Negombo’ , una meraviglia architettonica voluta dal duca di Camerino nel 1947.

Info utili :

Come raggiungere Lacco Ameno;

Dove alloggiare a Lacco Ameno ;

Dove mangiare a Lacco Ameno ;

Spiagge a Lacco Ameno;

Trekking a Lacco Ameno ;

Gite in barca a Lacco Ameno ;

Guide a Lacco Ameno .

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A Ischia , non serve l’orologio!

A Ischia l’estate è eterna. Rimane un luogo che accontenta proprio tutti. Va bene per chi ama il lusso, quello per esempio che si ostenta tra yacht da capogiro attraccati a baie cristalline. Oppure è perfetta per chi ama la semplicità delle piccole grandi cosi, come un sole che scompare dietro qualche scogliera.

Ischia è un’esperienza unica che vi consiglio di fare presto,  e senza fretta. Andarci è un’ ottima soluzione migliore per rigenerarsi . E staccare la spina dai pensieri e dalla routine quotidiana.   Intanto iniziate a sognare e in caso avete già staccato un biglietto, buon viaggio!

 

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Procida capitale della cultura 2022

Procida capitale della cultura 2022

“…Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino;

mi accontenterei di essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare,

pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua…”

Elsa Morante 

Procida, ‘Capitale della cultura 2022’.  Un’ottima annata!

Mi sono sempre chiesta quale fosse stato il motivo del mio piede rotto la  prima volta che visitai  Procida  lo scorso anno! Ero distrutta in una sedia a rotelle al pronto soccorso dell’isola, con una magnifica vista però su Ischia!

Con il senno di poi capisco che non tutto il mal vien per nuocere! Ci ritorno infatti nuovamente in salute  quando  Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale, mi ha invitato a una conferenza stampa su ‘Mosaico per Procida 2022 ’! Questa iconica  bottiglia celebrativa in onore di ‘Procida Capitale della Cultura 2022’  , mi ha fatto scoprire Procida nell’unico modo in cui forse qualcuno lassù desiderava  che la consoscessi!

Alloggiando al ‘Riccio Apartments’ di Pasquale Persico e della sua famiglia ho trovato poi una casa, più che una struttura ricettiva moderna e accogliente!  Pasquale, capitano di lungo bordo, mi ha fatto da cicerone a Procida per un’esperienza indimenticabile lunga un weekend!

Seguitemi in questo viaggio infinito a Procida , la più piccola, bella e selvaggia delle perle delGolfo di Napoli’. Un fazzoletto di terra  lungo 4km, con una popolazione di appena 10.000 anime, che vi incanterà se ci andrete per le vostre prossime vacanze!

Procida un viaggio nella bellezza

‘Capitale Italiana della cultura 2022’,  Procida si prepara ad ospitare i visitatori con un calendario ricco di eventi. Un’ occasione di riscatto per questo minuscolo isolotto baciato dal sole! Proprio così, Procida non è solo il coloratissimo borgo marinaro della ‘Marina di Corricella’.

Stiamo parlando del regno dell’ ‘Isola di Arturo’ , celebre capolavoro di Elsa Morante. E ancora del set di  celebri film quali : il ‘Postino’ con Massimo Troisi ,  ‘Il talento di Mr Ripley’ con Matt Damon, e ‘Detenuto in attesa di giudizio’ con Alberto Sordi! Solo per citarne alcuni della lunga lista.

Slow down! A Procida  l’orologio non serve!

E chissà quanti altri quanti altri artisti, intellettuali, e bohemien si ritireranno a Procida per raccontarla a modo loro. Continuamente incantati da questa sirena dalla lunga coda, che si insinua tra abitazioni abbarbicate sugli scogli, limoneti e vigneti.

Il mio augurio è che l’amministrazione comunale di  Procida sia in grado di sfruttare questa grande opportunità di ‘Capitale Italiana della cultura 2022’  per  una ripresa sociale ed economica sostenibile e duratura. Senza però rinunciare a quella semplicità e quei  ritmi lenti, che caratterizzano questo piccolo atollo !

Certamente, perché Procida è per molti, ma non per tutti. Potrei solamente prescriverla al viaggiatore, che cammina senza orologio, e che trova poesia nel volo di un gabbiano. Oppure potrei suggerirla a chi ha  pensato di abbandonare il piacere dell’avere, per passare al vero lusso dell’essere!

Procida, tra storia e mito

La leggenda vuole che Procida sia nata da una battaglia tra Zeus e i Giganti , con la conseguente sepoltura di uno dei colossi uccisi. Questo episodio forse spiegherebbe il significato del nome  ‘Procida’. Esso deriverebbe dal greco ‘prochetai’ , cioè ‘ che giace’ (altre fonti fanno riferimento a a una  delle nutrici di Enea che si chiamava  Procida )

In verità , le origini di Procida sono vulcaniche e ad esse si deve la sua conformazione capricciosa, con ampie insenature generate dalla trasformazione degli antichi crateri. Un territorio che anticamente per la sua ricchezza e posizione geografica sedusse diversi popoli. Dai  Micenei ai Greci, dai Romani, agli Arabi , che via via la conquistarono e plasmarono.

Successivamente si passò al dominio del feudatario Giovanni da Procida (1210 -1258). A questi   subentrarono i  ‘Cossa (1339-1529),  i ‘D’Avalos’  (1530 -1729), e i Borbone . E durante la parentesi della ‘Repubblica Partenopea’ (1796-1787), Procida non si fece neppure mancare  gli occupanti inglesi. Le successive vicende  storiche seguirono per lo più le vicende di Napoli.

Cosa vedere a Procida? Tre itinerari per scoprirla 

Procida conserva ancora  il fascino della Portofino di un tempo, fuori come è dai circuiti turistici  più battuti. A parte le folle estive di Agosto, che comunque imperversano in ogni parte d’Italia, anche le più remote!

Scambiando delle chiacchiere con i cittadini di  Procida, l’impressione è stata quella di esseri umani felici e soddisfatti di quello che hanno. Se c’è di più non dicono no! Ma a loro basta il mare, che ha fatto allontanare molti di loro tra pescatori e capitani. Lo stesso azzurro che alla fine delle loro traversate li ha riportati al nido. Vediamo in basso cosa c’è da vedere e fare a Procida.

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Clicca qui per visualizzare il primo  itinerario su Google Maps

1. Primo itinerario a piedi . 7 cose da vedere da ‘Marina Grande’ a ‘Piazza dei Martiri’ 

Senza dubbio una delle zone più affascinanti di Procida è quella da fare piedi che porta da  ‘Marina Grande’ (o ‘Marina di Sancio Cattolico’) a ‘Piazza dei Martiri’.  Essa è molto trafficata , perché funge  da porto per lo sbarco di aliscafi e traghetti da e per Napoli e Pozzuoli . Inoltre essa è punto di raccordo di tutti i mezzi di trasporto pubblico (autobus, taxi, microtaxi, noleggio, e  scooter). In direzione per il centro storico si possono ammirare:

  1. ‘Palazzo Montefusco’ : Questo è un edificio del XII secolo dall’intonaco rossastro con delle belle merlature arabeggianti. Per questa particolarità esso è detto anche Palazzo Merlato’ . Altro appellativo è quello di ‘Palazzo della Catena’ per la presenza di una precedente sbarra che impediva l’ingresso quando era residenza estiva del re;
  2. ‘Crocifisso dei Pescatori’ : Questo è un ex voto in legno scolpito dai marinai nel 1845. Questo è protetto da una edicola votiva maiolicata, oggetto al  presente di una devota e accorata venerazione di molti fedeli;
  3. ‘Chiesa della Santa Annunziata’: Questa chiesa risale al 1521 , ma è stata ultimata nel Seicento. Al suo interno ci sono delle tele di valore, tra cui una dell’Annunciazione, e una statua lignea del XIX secolo. Nel sagrato si custodisce un singolare altare a forma di poppa di nave  con una statua della Vergine piena di conchiglie;
  4. ‘Piazza dei Martiri’: Nota come ‘Sèmmarèzio’, la piazzetta tuttavia è intitolata a sedici martiri che qui furono impiccati per aver aderito alla ‘Repubblica napoletana’ (fine Settecento). Chiunque ci capiti è stregato dal magnifico panorama. Oltretutto proprio questa parte di Procida è stata quella dei primi insediamenti urbani sviluppatesi al di fuori della cittadella di ‘Terra Murata’.  Di questi casali del XVI secolo, che si adagiano su viuzze strette, il più singolare è indubbiamente il ‘Casale Vascello’;
  5. ‘Santuario di Santa Maria delle Grazie’: Esempio di architettura in stile barocco sorse nel 1679 per volere dell’arcivescovo Innico Caracciolo a ‘Piazza dei Martiri’. Questo tempio religioso , affacciato con tutto il suo splendore a ‘Marina di Corricella’  è l’oggetto più fotografato di Procida;
  6. ‘Chiesa di Santa Maria della Pietà’: costruita nel 1760 insieme a ‘Torre Murata’ è  uno dei primi elementi visibili via nave a chi sbarca a Procida, con la su torre campanaria in stile barocco e  un orologio a quattro quadranti;
  7. ‘Chiesa di San Leonardo’: Sita in via Vittorio Emanuele , essa fu eretta sui resti di una preesistente cappella fondata nel XVI secolo  e dedicata  a San Leonardo l’Orlèans. Questi è il protettore e liberatore degli schiavi imprigionati dai turchi. La chiesa a croce latina, presenta esternamente una facciata in stile Barocco affiancata da un campanile del XIX secolo.

Clicca qui per visualizzare il secondo  itinerario su Google Maps

2. Secondo itinerario in macchina . 6 cose da  vedere in direzione di ‘Torre Murata

  1. ‘Torre Murata’: Questo è il nucleo antico del primo centro abitato di Procida. Originariamente si denominò ‘Torre casata’ per il folto numero delle casine ivi arroccate. Perché questo promontorio a picco sul Tirreno, fu per gli indigeni rifugio agli attacchi dei nemici per diverse epoche. L’insieme, visto dall’esterno, dà una forte idea di compattezza, per via delle mura possenti che lo circondano;
  2. ‘Palazzo D’Avalos’ : Pasquale ha organizzato un tour con la  guida Carla Vitiello presso  questo vecchio palazzo rinascimentale . Questo è stato  edificato dagli architetti Cavagna e Tortelli  per volere del Cardinale Innico d’Avalos ( XVI sec) . Esso domina tutta  ‘Torre Murata’  , ed è stato  modificato dopo in palazzo reale dai Borbone  (XVIII sec). Per ultimo si è trasformato in un carcere per gli ergastolani (1830). Poi è stato chiuso per le condizioni disumane definitivamente nel 1988. Si divide in tre piani. Quello sottoterra destinato alla conservazione del grano e per le colpe più gravi. Il primo per i detenuti più compromessi, e l’ultimo livello per i reati più leggeri. Ho avvertito tutta la sofferenza dei condannati per tutta la durata della visita. Il trattamento riservato ai rei  è stato descritto come al limite della decenza umana;
  3. ‘Abbazia di San Michele Arcangelo’ : Risalente al XVI secolo il gigantesco complesso è stato un centro religioso e culturale di riferimento per i procidani. Internamente si fanno ammirare inestimabili opere d’arte. Tra queste un presepe permanente composto prevalentemente da antichi pastori in legno e terracotta della scuola napoletana del XVIII secolo;
  4. ‘Museo della Graziella’ : Ubicato dentro il ‘Palazzo della Cultura a Terra Murata’ , dal 2011 testimonia la tipica casetta procidana. Principalmente ci si custodiscono tutti i cimeli della love story a triste epilogo tra la giovane  Graziella e Alphonse Lamartine, che scrisse un best seller sul romantico avvenimento. Questa dolce giovane fanciulla morì precocemente lasciando il suo adorato francese nel dolore più profondo prima del suo ritorno promesso a Procida. Uscendo dal museo si apre una splendida loggia con veduta Vesuvio e Golfo di Napoli;
  5. ‘Belvedere dei due Cannoni’ : Da qui la vista si perde dalla ‘Corricella’ per tutta Procida, che sembra una mano dall’alto, con tutte le sue insenature naturali. A completare il quadro si stagliano in lontananza l’isolotto di ‘Vivara’ e la cima del monte Epomeo;
  6. ‘Marina di Corricella’: Per antonomasia è l’immagine simbolo di Procida. Un villaggio marinaro di palazzine lunghe e slanciate. Queste sono pennellate di giallo, rosso e arancio per essere riconoscibili al rientro dei marittimi. Un labirinto di stradine di sampietrini, che si inerpicano in salita. Le stesse poi ridiscendono a ridosso della riva, quasi bagnando i tutti i bistrot che la punteggiano;

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3. Terzo itinerario in macchina. 5 cose da vedere in direzione di  ‘Vivara’ 

  1. ‘Spiaggia del Pozzo Vecchio’: Qui tra ciottoli e scogli Mario corteggia la sua amata Beatrice! Chi non ricorda l’immortale scena del film ‘Il Postino’ , che battezza questa magica baia, a cui si accede costeggiando il cimitero;
  2. ‘Spiaggia del Ciraccio’: Due faraglioni imponenti di tufo fanno da cornice a questa distesa di sassolini e gusci di granchio. Questa è tra spiagge più isolate e magnifiche di  Procida, assieme a quelle soprannominate  ‘della Lingua’, ‘della Chiaia’, e ‘della Silurenza’;
  3. ‘Belvedere di Elsa Morante’ : Da questa ringhiera la famosa scrittrice ebbe l’ispirazione per la nascita di Arturo, il ragazzino attore principale del suo  più grande romanzo. Da cui le acque cristalline fanno capolino con il cielo turchino,  ammutolendo ogni i rumore e spingendo alla ricerca dell’infinito;
  4. ‘Marina di Chiaiolella’: Una delle mete preferite dai turisti più sofisticati, attratti dalla presenza di alberghi sontuosi e localini alla moda. Camminando lungo i moli all’altezza di ‘via Giovanni da Procida’ , ci si imbatte nel caratteristico ‘Santuario di San Giuseppe’ del 1836. Qui è arenata ‘bella ‘mbriana’, la ‘lucertola palmata’ di Pasquale. Con questa barchettina lavora divertendosi con i tanti clienti che affollano il suo ‘Riccio Apartments’ ! Specie quando il caldo imperversa;
  5. ‘Vivara’: L’ ex parco privato della fondazione ‘Albano Francescano’ dal 2002 è stato fatto riserva naturale statale , per preservarne la tipica flora e fauna del Mediterraneo. Attualmente però non è visitabile (visita guidata riservata a gruppi limitati di escursionisti).

Come è la cucina a Procida? Fatevi la domanda e venite a provarla!

Esiste una tradizione gastronomica a Procida , che si basa principalmente sulla freschezza, la stagionalità e la semplicità dei prodotti. Di terra o di mare i piatti di Procida si mescolano con gli aromi selvatici per creare delle portate stellate. Tra le star della cuisine locale spiccano:

A cena dalla famiglia Persico!

Qualche assaggio della cucina procidana mi è stato servito in tavola a cena dalla famiglia Persico con  Gaetano Cataldo, come ospite d’onore. Ottima occasione per festeggiare il successo di ‘Mosaico per Procida 2022’  e anche la mia partenza, perché nessuno ha avuto intenzione di adottarmi! Peccato!

Il  menù di Lina  è stato un susseguirsi di sapori e profumi indimenticabili:

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Dove mangiare a Procida?

Tra un’escursione e l’altra Pasquale, mi ha anche portato in giro per mostrarmi altri  locali di Procida, dove potere mangiare qualcos’di caratteristico:

Non vi nascondo che l’argomento principale delle mie conversazioni con Pasquale, in queste soste gourmet  è stato ovviamente il cibo.

6 Segreti della cucina procidana

Non sono riuscita a strappargli i segreti delle ricette di Procida,  ma almeno un elenco abbastanza importante di quelle più tipiche:

  1. ‘Luvari’: Si tratta del pagello fragolino, o pesce imperatore, e si presta a molti tipi di cotture, bollito, in crosta di pane, e anche fatto a insalata;
  2. ‘Coniglio: A differenza di quello di Ischia, il coniglio di Procida cucina lentamente in una pentola di coccio con il soffritto, pomodoro e rosmarino compreso. La maggior parte degli animaletti è allevato, anche se non sono rari quelli selvaggi;
  3. ‘Gli spaghetti con alici , pomodori e pecorino’: Un pasto da poveri ma che fa sentire dei re , rosolando della pasta con alici , i peperoni verdi . E una grattata di pecorino per i più audaci!
  4. ‘La parmigiana di melanzane alla procidana’ : Non è facile stabilire la paternità della parmigiana, che Sicilia, Campania ed Emilia Romagna si contendono! Tuttavia la bontà è la stessa, e quella procidana è per lo più vegetale con l’utilizzo di pomodori del tipo ‘lampadina’;
  5. ‘Casatiello procidano’: Molto diverso da quello napoletano, è un pane alto e lievitato, cosparso di ‘naspro’ o ‘diavulilli’ (zuccherini dolci colorati). Si consuma principalmente nel periodo pasquale;
  6. ‘Lingua di Procida’: Si ordina anche come ‘Lingua di bue’ o  ‘Lingua di suocera’ (  a quanto pare in omaggio alla vena pettegola dei procidani!) , ed è  un dessert con due strati di pasta sfoglia, farcito con crema pasticciera aromatizzata al limone, e  ricoperto con granelli di zucchero.

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Procida sacra: feste, santi e donne

Inevitabilmente Procida.   possiede quel  je ne sais quoi e crea dipendenza! Sembra di essere trasportati come in un’altra dimensione, la stessa che ha incatenato amanti nei libri e nella vita reale! Procida stupisce soprattutto per il carattere forte delle sue donne.

Creature fragili sì ma forti, che lontane per mesi o anni dai loro uomini imbarcati, sono sempre state l’asso portante dell’intera società. La loro solitudine è stata assorbita in qualche modo dai figli da crescere. Ma  anche dalla religione, perché la chiesa è diventata per loro punto di riferimento e  centro di aggregazione.

6 Eventi da non perdere a Procida

Per cui si  capisce l’attaccamento degli isolani a Dio, le Madonne e santi, che hanno sempre osannato con appuntamenti immancabili come questi:

  1. ‘Festa di San Michele’ : San Michele è il santo patrono di Procida. I festeggiamenti cadono l’08 Maggio e il 29 Settembre per glorificare il suo intervento divino che allontanò in passato briganti e pirati!
  2. ‘La Processione dei Misteri’: Questa è un’antichissima quanto famosa processione che si tiene a  Procida dalla fine del ‘600. Durante le prime ore del mattino del Venerdì Santo, al risuonar di diversi squilli di tromba, da ‘Torre Murata’ parte un corteo di devoti e confraternite che si conclude a ‘Marina Grande’ ;
  3. ‘Sagra del Mare: Di solito si svolge l’ultima settimana di luglio. Un evento molto atteso in cui viene proclamata la ‘Graziella’, la femme procidana che meglio rappresenta il personaggio del racconto di Alphonse de Lamartine. La manifestazione si articola con musica, stand di assaggi vari, gare sportive e altro ancora;
  4. ‘Festa del Vino’: A San Martino, l’11 novembre anche  Procida si onora Bacco  con un gioioso galà popolano,  che è un inno alla inno alla fertilità delle viti procidane. Le ragazza vestite con costumi d’epoca della ‘Graziella’ girano per le locande isolane con boccali di vino che esaltano il meglio delle prelibatezze procidane;
  5. ‘Corricella In Jazz Festival’: Tra luglio e agosto l’ ‘Associazione Artistika’ a ‘Marina di Corricella’ promuove una serie di concerti, che ha  richiamano sul palco musicisti di alto  prestigio come Daniele SepeAndrea Rea Trioe gli ‘Almamegretta’:
  6. ‘Procida Racconta’ :Un festival letterario diretto dall’artista Chiara Gamberale. Questo si organizza dal 5 al 9 giugno a Procida con la collaborazione di ‘Nutrimenti’ , la libreria indipendente di Andrea Palombi. Sei scrittori si sguinzagliano nell’oasi campana in cerca di una storia di un abitante su cui scrivere, trasformando il quotidiano in straordinario!

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5 Locali per vivere Procida

La vita notturna di Procida è tranquilla, chic, elegante ed autentica e di certo non delude le aspettative di chi vuole divertirsi in coppia o con un gruppo di amici. Ecco una lista dei luoghi più esclusivi:

  1. ‘Vineria Letteraria’: Sulla riva della ‘Marina di Corricella’ al civico 96-88 spunta questa enoteca letteraria dove io e Pasquale, abbiamo sorseggiato un fresco fiano di Avellino. Un’enoteca  straordinaria che combina la passione del vino del titolare Tarcisio Ambrosino con quella della letteratura, con la vendita al pubblico degli ultimi successi editoriali ;
  2. ‘Flamingo’: Su piazza della Repubblica si trova il  disco pub più trendy di Procida che la ravviva h 24. Dal mattino con le paste più golose a notte fonda per un dopo cena con cocktail fantasiosi e dell’ultima generazione;
  3. Il Ciracciolo’ e il ‘Maresia Solarium’ : Sono tra i più attrezzati e incantevoli  stabilimenti  balneari  di Procida. Sorgono rispettivamente il primo sulla ‘spiaggia del Ciracciolo’ e il secondo sulla ‘spiaggia di Chiaiolella’. Dispongono di tutti i comfort , e di uno strepitoso lounge bar da dove potere vedere tramontare il sole;
  4. ‘Il GM Bar’  e ‘Il Sea Bar’ : A ‘Marina Grande’  sono i club più vivi e modaioli di Procida.  Ci si può sostare per colazioni, per un abbondante aperitivo o per assistere a spettacoli dal vivo con tanto di musica;
  5. Le discoteche ‘Not Found 404’  in via Libertà, 72 e ‘ Procida Hall’  in  via Roma, 4.

Procida nel cuore!

Se Capri fa impazzire, Ischia ti fa girare la testa, a Procida ci resti! C’è qualcosa nell’aria che respiri che ti inebria, come potrebbe solo fare un nettare divino. Non ci sono parole o immagini che possono davvero fare capire la profonda emozione che si prova una volta giunti qui. Si deve vivere Procida in prima persona!

In conclusione, la mia permanenza a Procida è stata come una favola che si è conclusa anche troppo presto, perché sinceramente non volevo più andare via. Al mio rientro a Pisa, il mio pensiero è stato costante su questi giorni Procida con la promessa di riviverli ancora una volta persa tra il verde di una natura ancora incontaminata!

PS: Sostieni il documentario in alto  ‘Procida l’isola conclusa’ di Massimo Saccares e Alessandra Attiani: Due artisti Romani che con il loro inedito cortometraggio parlano della dimensione di essere isolani . Questo video sarà presentato al ‘Ischia Film Festival 2022’. Clicca qui e fai il tuo dovere con una donazione  ! 

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‘Via Toledo’ , ‘Città Antica’ e ‘Centro Storico’ , Napoli

‘Via Toledo’ , ‘Città Antica’ e ‘Centro Storico’ , Napoli

“Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano, perché so che ci starei bene, Napoli va presa come una città unica, molto intelligente, Napoli è troppo speciale, quindi non la possono capire tutti”
Marcello Mastroianni

Napoli,  da ‘Via Toledo’ alla ‘Città Antica’ fino al  ‘Centro Storico’

Napoli è fascino indiscusso, racchiuso nella celeberrima frase “vedi Napoli e poi muori” dello scrittore Goethe. E se lo scrive il globe trotter tedesco! Me ne rendo conto appena metto piede allaStazione Garibaldi di  Napoli .

LaStazione Garibaldiè il principale snodo ferroviario di  Napoli , terzo in Italia per traffico passegeri. Consiste di un efficiente sistema metropolitano, della circumvesuviana e comprende anche gli stazionamenti di autobus e taxi. Si estende per 60 mila metri quadrati , ed è nata dal genio dell’architetto Dominique Perrault. Sotto il suo pergolato di acciaio con i suoi pannelli in teflon forato, si apre una galleria commerciale dove intrattenersi tra negozi e bar di ogni genere.

Da qui proseguo in direzione di ‘Via Toledo’  per dirigermi poi verso la ‘Città Antica’  e il ‘Centro Storico e perdermi a piedi per i tesori di queste zone meravigliose di Napoli . Venite con me ! Vi propongo delle cose da vedere che vi lasceranno a bocca aperta!

Metropolitana di Napoli, un museo a cielo aperto

Non è stato facile seguire un programma preciso per la mia vacanza  in una metropoli come Napoli . C’è molto più di quello che immaginavo! E me ne sono accorta subito appena ho preso i mezzi pubblici!

Così la mia avventura   a Napoli  inizia dalla Metropolitana di Napoli’ ,  un museo a cielo aperto al costo di un biglietto della metro! Essa è distribuita in nove fermate, ed è progettata sia per la mobilità pubblica che per il godimento dell’arte contemporanea. Clicca qui per sapere quali sono le altre fermate!

‘Fermata Toledo’  celebrata dal ‘Daily Telegraph‘ e dalla ‘CNN’

La mia prima fermata è quella di  ‘Toledo’ , la stazione sotterranea più suggestiva d’Europa,  celebrata dal Daily Telegraph’  e dalla CNN! Oscar Tusquets Blanca è l’artefice di questa opera faraonica. La sua  attrattiva principale è dovuta soprattutto alle pareti del livello più interrato rivestite dai mosaici azzurri in pietra e pasta vitrea. Questi sono stati fatti dall’africano William Kentridge , e raffigurano la tragedia di  Ercolano e Pompei e la processione di San Gennaro.

Napoli sta giocando bene le sue carte in termini di accoglienza turistica. Una vera sfida dunque, che purtroppo ancora non è di certo vinta. Perché? A causa delle difficoltà economiche, della mancanza e del malfunzionamento delle infrastrutture. E principalmente di una mentalità un po’ baronale tipica del Meridione.

‘Via Toledo’, Napoli a festa

I raggi del primo sole penetrano nella mia suite ‘Posilipo’ dell’ ‘InCentrob&b’ in via Toledo 156 . Mi sembra di essere quasi in un film. Tutto un po’ surreale, forse perché non credo neppure io di essere finalmente a Napoli. Mi do una rinfrescata, indosso un vestito leggero, scarpe comode ed esco.

Faccio tutto con tranquillità, perché correre a Napoli non serve! C’è da fare colazione caffè , e  mi consigliano il bistrò ‘Augustus’ in via Toledo, che serve le più buone tazzulelle e cafè dal 1927! Ordino il mio oro nero, un croissant al burro e osservo Napoli che si sta svegliando.

Storia di ‘Via Toledo’

‘InCentrob&b’ in via Toledo 156′ è un punto di partenza da cui iniziare per perdersi nel cuore della capitale partenopea. Proprio come facevano i grandi viaggiatori all’epoca del Grand Tour’, che si spingevano nel nostro bel paese da Roma in giù  per arricchire il loro bagaglio culturale.

‘Via Toledo’ è l’emblema della ricca enogastronomia regionale. Essa si snoda per ben 1,2 km , da Piazza Dante’  fino a Piazza Trieste e Trento’ . Senza essa  dubbio rappresenta il centro dello shopping e del tran tran cittadino con i suoi bar e locali aperti fino a tarda notte. Come resistere ai ‘babbà’ , alle ‘sfogliatelle’ calde. Oppure al profumo del  ‘pane cafone’ , appena sfornato e della rosticceria, che fa leale concorrenza a quella siciliana!

Miseria e nobiltà

Il  viceré Pedro Álvarez de Toledo fu il promotore di  via Toledo’   nel 1536, e affidò i lavori agli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa. In ‘Via Toledo’  le boutique delle grandi firme alzano le saracinesche accanto ai negozietti di cianfrusaglie. La gente finemente vestita si alterna ai venditori ambulanti di calzini, che stanno lì pronti a mietere la loro prossima vittima.

Gli universitari e i pendolari si incamminano verso la vicina metro, nel cui sottopassaggio dormono clochard di tutte le razze. Le banche fasciste e rigorose nei decori sfornano dipendenti e clienti che vanno e vengono. Non c’è un ordine, ma quel caos ha un suo equilibrio. Napoli è unica proprio per questo. Perché è un mix di ricchezza e degrado, spalmati per quasi un milione di abitanti, tra cui un terzo sono quelli della sua stessa provincia e metà quelli dell’intera Campania!

6 Cosa da vedere in ‘Via Toledo’ 

 Via Toledo’ è l’essenza stessa di Napoli nel suo prepotente contrasto tra miseria e nobiltà. La vitalità dei suoi vicoli poveri gremiti di  ‘scugnizzi’  si alterna con gioielli architettonici inestimabili quali:

  1. Palazzo Carafa di Maddaloni’ al n.46‘: Fu edificato nel XVI secolo dall’ architetto Cosimo Fanzago su iniziativa del  Cesare d’Avalosmarchese del regno di Aragona . Appartenne per generazioni alla potentissima famiglia Carafa, che erano duchi del territorio di Maddaloni;
  2. ‘Palazzo Berio’ al n. 256 : Fu fatto nel XVI secolo da Giulio Romano, pupillo di Raffaello Sanzio, e restaurato in seguito da  Carlo Vanvitelli su disegni di Luigi Vanvitelli e su commissione della famiglia dei Tomacelli. Prende il nome dal marchese Francesco Berio di Salsalibrettista d’opera lirica e poeta;
  3. Palazzo Doria d’Angri’ in piazza VII Settembre: Realizzato dagli architetti Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga , Mario Gioffredo e Carlo Vanvitelli  nel XVIII secolo è un palazzo in stile neoclassico a uso residenziale. Fu commissionato da Marcantonio Doria per la sua famiglia;
  4. ‘Chiesa di S. Nicola alla Carità’: La chiesa fu fatta dagli architetti Onofrio Antonio GisolfiCosimo Fanzago, e Francesco Solimena nel XVIII . In stile Barocco è sita tra Piazza Carità’ e Piazza Dante‘, ed è nota prevalentemente per il fatto che custodisce al suo interno opere eseguite dai maggiori pittori del Settecento Napoletano ;
  5. ‘Chiesa dello Spirito Santo’: Del XVII secolo questa chiesa venne costruita sotto la direzione di Pignaloso Cafaro e Giovanni Vincenzo Della Monica. Essa presenta una facciata Barocca sobria e imponente, dal cui corpo di fabbrica si eleva una delle più grandi ed eleganti cupole della città;
  6. ‘Galleria Umberto I’: Venne fatta in soli 3 anni dal 1887 e terminata nel 1890, nello stesso periodo stessi anni in cui, a Parigi, Gustave Eiffel realizzava la sua famosa ‘Torre Eiffel.  In poco tempo essa  divenne il centro mondano di Napoli. A oggi essa è caratterizzata da una struttura di ferro e vetro, la galleria è impreziosita da imponenti statue e affreschi, che rappresentano i continenti, le stagioni dell’anno e varie divinità classiche.

Tra i fasti dei vicini Teatro Augusteo’   e  ‘Teatro San Carlo’  e i rumori dei  ‘Quartieri Spagnoli , ‘Via Toledo’ è la folla dei colletti bianchi, che si affrettano addentando un calzone al volo prima di cominciare a lavorare! Sono in mezzo a un melting plot, a un quadro di Caravaggio . Una di quelle tele da porre nella ‘Galleria Zevallos’ , che a pochi passi dal mio ‘InCentrob&b’ , si erge imponente con la sua mostra dedicata alla Scuola dei Pittori di Posillipo’ di Anton Sminck van Pitloo.

La ‘Città Antica’ di Napoli

La ‘Città Antica’ di Napoli è un viaggio nel tempo. Un labirinto di viuzze ciottolate e piazze pieni di tesori artistici e architettonici, tra i più belli della città che rimanda alle sue origini greco-romane.

La ‘Città Antica’ di Napoli si sviluppa su un tracciato di tre assi principali detti  in latino ‘decumani’ che sono le strade principali che corrono da Est a Ovest . Queste a sua volta sono intersecate da arterie più strette chiamate ‘cardini’ , che corrono invece da da Est a Ovest.

Dove si trova la ‘Città Antica’ di Napoli?

La ‘Città Antica’ di Napoli è racchiusa tra ‘via Foria’ e ‘Corso Umberto’ da una parte e da Via Toledo’ ‘Via Duomo’ dall’altra.

Trasuda di storia e si svela essere l’anima pulsante della metropoli partenopea, un groviglio tumultuante di baristi che gridano, edicole votive, palazzi nobiliari, ristoranti,  pizzerie, locali alternativi, e laboratori di artigianato, dove curiosare e fare acquisti.

‘Spaccanapoli’

Ed è principalmente attraverso l’arteria nota come  ‘Spaccanapoli’ che si possono ammirare le perle ‘Città Antica’ di Napoli . Spaccanapoli’  è battezzata così perché è il decumano inferiore che  taglia appunto  in due l’urbe da ‘Via Benedetto Croce’ a Forcella(la migliore visuale per vedere la netta spaccatura si ha dalla ‘Certosa di San Martino’   e dal  ‘Castel Sant’Elmo’).

Soprattutto  ‘Spaccanapoli’  è la parte più verace di Napoli , affollata di b&b e piccoli alberghi, in cui  Napoletani, turisti e motorini convivono e non sempre pacificamente! Qui ci si puo’ perdere , perché qui tutto puo’ accadere! Anche semplicemente scambiando due chiacchiere con un passante per caso, o alzando gli occhi alla volta celeste . Ed è per me  l’essenza stessa del viaggio!

10 Cose da  vedere a ‘Spaccanapoli’

1. ‘Piazza del Gesù Nuovo’

‘Piazza del Gesù Nuovo’ è un eccentrico punto di aggregazione di studenti, musicisti e viandanti. Uno slargo raffinato e irregolare di Napoli . Qui si possono contemplare due meraviglie del Barocco Napoletano:

2. ‘Monastero di Santa Chiara’

Il ‘Monastero di Santa Chiara’  era  inizialmente  era una cappella di corte del re Roberto d’Angiò ,  edificata da  Gagliardo Primario nel 1328 in solenne stile gotico  . Per dare lustro al rango la si allargo con un convento per i frati  Francescani , con un monastero per l’ordine di clausura delle Clarisse. Disgraziatamente un violento bombardamento del 1943 la distrusse per essere successivamente  restaurata e preservata con molta pazienza.

 ‘Monastero di Santa Chiara’ comprende :

3. ‘Piazza Domenico Maggiore’

‘Piazza Domenico Maggiore’ fa da cornice alla splendida chiesa omonima e all’obelisco del santo, richiesto dal popolo napoletano dopo la peste del 1656, durante la quale scompare ben due terzi di Napoli .

‘Piazza Domenico Maggiore’ è da dove si passa per recarsi alla famosa statua del ‘Cristo Velato’, nonché il luogo preferito di ritrovo dei Napoletani, allietata da artisti di strada , stranieri e anticonformisti. In zona merita una sosta la popolare pasticceria ‘Scaturchio’ . Inoltre si susseguono nella loro sontuosità delle mirabili dimore storiche. Tra queste quella di:

4. ‘Piazzetta Nilo’ 

La ‘Piazzetta Nilo’ è la piazza intitolata alla ‘Statua del ‘Dio del Nilo’ simbolo di prosperità e benessere, e fu eretta dagli Alessandrini , che in questo punto si stanziarono 2000 anni fa con botteghe e abitazioni.

L’imponente scultura, eretta tra il II-III secolo d.C., ritrae il fiume Nilo con le sembianze di un uomo possente e barbuto. Questi è semi-sdraiato su un fianco, circondato da puttini a simboleggiare le varie ramificazioni del fiume.

La piazza è detta anche ‘Largo Corpo di Napoli’. Tale denominazione è dovuta alle lunghe vicissitudini  che la   ‘Statua del Dio del Nilo’  subì, sparendo nel XV secolo, con la testa ‘decapitata’ nel XVII.

Ci furono lavori di restauro,  e nel 1667 la   ‘Statua del Dio del Nilo’ venne adagiata su un  sedile in marmo. Sicuramente abbiamo a che fare con una testimonianza artistica che rappresenta l’essenza del centro antico e multiculturale di Napoli.

5. ‘San Gregorio Armeno’ e ‘San Biagio dei Librai’

Nelle zone di Napoli dette ‘San Gregorio Armeno’ e ‘San Biagio dei Librai’ sacro e profano si fondono insieme. Laddove tutto l’anno i pastori dei presepi di Natale cedono il posto alla moltitudine di corni rossi della tradizione scaramantica napoletana.

Sono le vie delle librerie, dei manufatti in ceramica, in legno, cuoio e vetro, che riempiono gli scaffali dei loro creatori affaccendati a venderli. Qui vi pervaderanno i profumi di incenso, e muschio, che si insinuano tra i banchi che vendono statuine dedicate a santi e personaggi popolari locali e non! Quest’ultima è un’usanza molto antica, perché nobili e ricchi borghesi si ordinavano la propria scultura ai figurinai come segno del loro potere.

6. ‘Ospedale delle Bambole’

Se i nostri giocattoli potessero parlare! Quanti ne abbiamo buttati via perch[ magari non erano più il nostro passatempo preferito. C’è invece chi se ne prende cura! Nell’era del digitale , si fa spazio un laboratorio incantato quello dell’ ‘Ospedale delle bambole’ di Tiziana Grassi , in cui si restaurano giochi e ricordi dei piccoli  da 100 anni  , costituendo un unicum in tutta Europa.

Luigi, il padre Tiziana Grassi , le lasciò in eredità il suo mestiere , che si inventò di sana pianta. Luigi era  uno scenografo teatrale che si improvvisò restauratore di una bambola rotta allorché per caso una passante gliene consegnò una!

L ‘Ospedale delle bambole’  è ubicato all’interno del ‘Palazzo Marigliano’, uno dei palazzi più belli di Napoli . Esso è stato trasformato in un vero e proprio museo delle bambole. E funziona proprio come in un pronto soccorso per le persone: c’è una accettazione, barella, ambulatorio, uno strumento per le radiografie, una sala operatoria.

7.  ‘San Lorenzo’ 

All’altezza di ‘Piazza San Gaetano’, l’area del foro greco-romano, si stagliano le basiliche di :

Proprio in quest’ultimo punto gli scavi hanno riportato alla luce importanti resti classici e medioevali . C’è anche da visitare la famosa :

8.  ‘Madonna con la Pistola di Banksy’

Il murales della  ‘Madonna con la Pistola’  si trova nei pressi di via DuomoPiazza dei Gerolomini è l’unico quadro urbano di sicura appartenenza al super quotato inglese  Banksy . L’ artista sconosciuto più famoso al monto sostituisce l’aureola della Vergine con un revolver , come segno del legame profondo tra la criminalità e la fede a  Napoli.

La ‘Madonna con la Pistola’ suscita anche un enorme impatto perché è accostata accanto ad un’altra Maria, disegnata con un’espressione rassegnata forse perché ha accanto una simile vicina! Solamente alcuni privanti hanno fiutato il potenziale da galleria della  ‘Madonna con la Pistola’ e l’ hanno rivestita con del plexiglass, dato che il resto dei politici è assente !

9. Altarino di Maradona

Tra ‘Piazzetta Niloe ‘Largo Corpo di Napoli‘ c’è il ‘Bar Nilo’ , ormai meta di pellegrinaggio dei  tifosi dell’immortale Maradona. Al ‘Pibe De Oro’ il proprietario Bruno Alcidi ha omaggiato infatti un piccolo tempietto. Al suo interno mise una ciocca di capelli presa per caso durante una trasferta con il divino calciatore. Tutto era nato per gioco, ma adesso si fa sul serio. La voce si è diffusa velocemente e gli appassionati da ogno parte del globo arrivano apposta per venerare l’atleta che ha fatto sognare Napoli.

10. ‘San Gennaro’ di Jorit

A Napoli nei pressi Forcella’  su un palazzo di ‘Piazza Crocelle ai Mannesi’, il patrono è protagonista   di una tra le maggiori  street art partenopee di JoritSan Gennaro’ , con il volto di un amico operaio dell’artista ,  è un  murales di ispirazione caravaggesca alto più di 15 metri ed ha lo sguardo assorto verso l’alto.

‘Centro Storico di Napoli’ , cuore della città

Il ‘Centro Storico di Napoli’ , patrimonio dell’ ‘UNESCO’ dal 1995, comprende i  quartieri di : ‘Avvocata’, Montecalvario’,  San Giuseppe’,  ‘Porto’,  ‘Pendino’, Mercato’, Chiaia’,  ‘San Ferdinando’, Stella’, ‘San Carlo all’Arena‘, ‘San Lorenzo’, Vicarìa’, ‘Parte delle colline del ‘Vomero’ e ‘Posillipo’.

Il ‘Centro Storico di Napoli’ è un itinerario turistico da fare  a piedi. Tra monumenti, muse, chiese, e vicoli, che trasudano secoli di storia, talora stratificati gli uni sugli altri, che rendono Napoli così vivace e caotica: dai Greci ai Romani, dai Bizantini agli Svevi-Normanni, dagli Angioini agli Aragonesi, dall’impero francese  dei Borbone ai  Bonaparte, da Garibaldi fino al Regno d’Italia.

‘Via Duomo’, tra sacro e profano a Napoli!

Tuttavia è ‘Via Duomo’ che racchiude le gemme più preziose di questo gigantesco bottino artistico e architettonico.  Questa è  lunga circa 1200 metri,  parte da via Foria e termina in via Marina, da anni è interessata a lavori di riqualificazione che hanno riguardato la pavimentazione, l’arredo urbano e l’illuminazione.

‘Via Duomo’ potrebbe a ragione considerarsi una delle vie di riferimento per il settore commerciale dei matrimoni, e questo a partire già dal Novecento. Ci sono infatti numerosi atellier di abiti da sposa e cerimonia, e di tessuti pregiati per confezione di vestiti e camicie su misura. E ancora raffinate boutique di alta moda Italiana e di calzature, saloni di coiffeur, e studi fotografici.

Ed il profano ancora dei vari bar e ristoranti alla moda, si mescola al sacro di  ‘Via Duomo’ , che abbraccia i tre ‘decumani’ dell’antica città greco-romana, diventandone il ‘cardine’ maggiore . Essa incarna il pieno sentimento religioso dei Napoletani con la meraviglia del  ‘Duomo di Napoli .

1 ‘Duomo di Napoli’

Il ‘Duomo di Napoli è  posto in  ‘Via Duomo’ . Risale al 1300 e fu ordinato da Carlo II d’Angio ed è dedicato alla Santa Maria Assunta. Tecnicamente non è un esempio di Gotico al cento per cento, perché è una cattedrale che conta stili diversi dal Paleocristiano a venire. In particolare si evidenziano quello Rinascimentale e Barocco, che lo abbellirono durante le ricostruzioni a seguito dei terremoti del Trecento e Quattrocento.

La parte più interessante del complesso è a ‘Basilica di Santa Restituta’dove si trova il battistero di ‘San Giovanni in Fonte’ considerato il più antico in occidente, e la cappella del Tesoro di San Gennaro’ che conserva le reliquie del patrono San Gennaro. Qui viene celebrata il 19 Settembre la festa del  santo con la solenne cerimonia della liquefazione del sangue del martire.

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Vita Notturna a ‘Piazza Bellini’

La movida partenopea si svolge prevalentemente all’aperto, nei week-end e nei giorni della settimana, grazie ai numerosi locali e baretti alternativi. Piazza Bellini’  è una delle aree più gettonate per ritrovarsi con gli amici per bere una birra o un bicchiere di vino . Ci sono ancora intorno le mura greche

6 posti da non perdere a ‘Piazza Bellini’

Ci sono diversi ritrovi culturali e caffè letterari che organizzano eventi live di vario tipo ,  tra questi da non farvi scappare sono:

  1. ‘Caffè Arabo’ ,  Piazza Bellini 74;
  2. ‘Caffè Letterario Intra Moenia5’,  Piazza Bellini, 70;
  3. ‘Perditempo’ ,  vico S. Pietro a Maiella, 8;
  4. Bourbon Street Jazz club’ , via V. Bellini, 52;
  5. ‘Kestè’  ,  via Via S. Giovanni Maggiore Pignatelli, 27; 
  6. ‘Mamamu Bar’  via Sedile di Porto, 46. 

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Napoli è un mondo da vivere!

Napoli ha molto da offrire dal può di vista paesaggistico, artistico, culturale, enogastronomico. Non posso assolutamente negare che è un’impresa possibile visitarla in una settimana. Sicuramente il tempo è sufficiente per afferrare ciò che di magico c’è da esplorare.

Non basterebbe una vita per capire Napoli . E per questo che il mio consiglio e di andarci più spesso, magari in periodi che non siano l’alta stagione turistica.  Insomma, sembra banale dirlo ma Napoli  è Napoli , perché fa innamorare, e toglie il fiato. Si respira un’aria diversa che nel resto d’Italia, quasi più autentica, genuina. Napoli  è colorata, anzi di  “mille culure” proprio come diceva il tanto compianto Pino Daniele!

 

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Capri, perla delle Isole del Golfo di Napoli

Capri, perla delle Isole del Golfo di Napoli

“…Sbarcai d’inverno.
Il suo abito di zaffiro
l’isola conservava ai suoi piedi,
e nuda sorgeva nel suo vapore
di cattedrale marina.
Era di pietra la sua bellezza. In ogni
frammento della sua pelle rinverdiva
la primavera pura
che nascondeva nelle fenditure il suo tesoro…”

P. Neruda

Capri, un sogno a occhi aperti!

Dopo avere preso il caffè  nel leggendario ‘Vero bar del Professore’ ‘Piazza del Plebiscito’ mi incammino verso il Molo Beverello di Napoli’  per prendere un aliscafo , direzione paradiso,  Capri. Che dire è un sogno che si materializza davanti i miei occhi in una mattina caldissima di Luglio.

Capri è un’isola nel ‘Golfo di Napoli’, appartenente all’ Arcipelago Campano’ situata di fronte alla Penisola Sorrentina’. Un’isola dai mille colori, quelli del Sud, che la natura riesce bene a mescolare fino a creare un quadro d’autore!

Per scoprire Capri mi affido al mio amico e collega sommelier  Gabriele Massa, con cui esploro il meglio dell’isola, conoscendone i sapori e i nettari attraverso ‘Le Palette’ , suo ristorante preferito in località  Anacapri. Seguitemi, la favola inizia!

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Gabriele Massa, la mia guida a Capri

Gabriele Massa  mi aspetta a ‘Marina Grande, l’unico porticciolo dell’isolotto di Capri . Questo era originariamente  un tranquillo villaggio di pescatori, con casette colorate e reti appese ad asciugare al sole. A oggi si è trasformato nel principale porto di Capri,  affollato da turisti , barche,  e yatch di lusso.

Dopo avere salutato al telefono  bella moglie Raffaella Arcucci, Gabriele Massa  diventa il mio Caronte, e con lui traghetto  verso la famosissima Capri ! Gabriele Massa  mi viene a prendere in vespa e su due ruote  ci inerpichiamo su dei tornanti di roccia calcarea. Persa tra tanta bellezza, ascolto le  parole di Gabriele Massa  , che descrive questo posto magico con tanta naturalezza e amore.

E con questo post voglio condividere con voi questa esperienza indimenticabile, raccontandovi di luoghi unici che potranno essere meta della prossima vostra vacanza! Allora prendete appunti e rilassatevi, inizia il viaggio!

Chi è Gabriele Massa?

Classe 1969, Gabriele Massa ha  una lunga carriera nel settore dell’enogastronomia ristorativa di lusso . Da quella caprese (è chef de rang all’hotel ‘Punta Tragara’ ) a quella oltre confine in Svizzera, dove impara il rigore e la precisione del suo lavoro . Cosa che, unita all’estro della sua personalità, lo fanno andare lontano viaggiando dall’Austria, e Liguria, fino a New York.

Tra un impegno e l’altro Gabriele Massa non smette mai di tenere i suoi corsi sul vino come  relatore sia all’ ‘AIS’  che Fisar’ da relatore.  Parla Inglese, Tedesco e Spagnolo, ed è anche brand ambassador delle migliori aziende vitivinicole da lui stesso selezionate, tra cui:

Girando tra le viuzze strette di Capri ombreggiate da bouganville e dipinte dal verde accecante della macchia mediterranea,  vivo  Capri on the road!

Storia di Capri. Terra di imperatori 

La storia di Capri è legata a quella del Mar Mediterraneo e delle antiche popolazioni che lo hanno attraversato, e che qui si sono stanziate tra Capo Miseno e Punta Campanella ,  teatro di grandi eventi e scambi culturali.

Abitata sin dalla preistoria come risulta dal ritrovamento di cinte muraria megalitiche, Capri viene successivamente colonizzata prima dai Greci e poi dai Romani , come dimostrano i preziosissimi resti classici e l’origine del suo nome dal greco antico ‘Kapros’ (cinghiale) o dal latino ‘Capraeae’ (capre).

Da secoli la magia di questo posto rapisce chiunque ci metta piede , primo fra tutti Augusto, che nel 29 a.C. la scioglie dalle dipendenze di Napoli e inizia il suo dominio privato. Il suo successore, l’Imperatore Tiberio, la sceglie invece come sede per le sue manovre politiche sull’impero Romano e fa costruire ben 12 ville, tra cui :

Capri durante il Medioevo

Durante il Medioevo i Saraceni assaltano Capri , costringendo gli abitanti a spostarsi dal primo agglomerato urbano nei pressi della ‘Chiesa di San Costanzo’ ‘Marina Grande’ a quello seguente sorto accanto la ‘Chiesa della Madonna delle Grazie’ , vicino l’ attuale via Le Botteghe.

Nel 1371 il Conte Giacomo Arcucci amministra Capri come segretario della regina Giovanna I d’Angiò, e fa edificare la magnifica:

Capri meta del gran tour nel XIX secolo, 

Nel XIX secolo Capri è tra i tanti possedimenti contesi tra Inglesi e Francesi nel loro eterno conflitto di supremazia politica in Europa. Questa finisce con la vittoria dei cugini d’Oltralpe nel 1808 , guidati da Gioacchino Murat,  e ivi  restano fino al crollo dell’Impero Napoleonico e il ritorno dei Borbone nel 1815 con Ferdinando IV di Napoli.

Capri risorge nella seconda metà del XIX secolo , quando diventa una tappa fondamentale del Grand Tour . Grazie ad una natura immacolata e alla semplicità dei suoi abitanti , Capri  fa innamorare tutti quei viaggiatori romantici che la costellano di dimore sfavillanti, un  buen retiro per i loro lunghi periodi di voluto esilio artistico e intellettuale.

Capri si svela al mondo con la ‘Grotta Azzurra’

Nel 1826 due stranieri, August Kopisch e Ernst Fries, accompagnati dal pescatore locale Angelo Ferraro, scovano la ‘Grotta Azzurra’, in realtà già conosciuta da Augusto e Tiberio che la celebrano come loro ninfeo preferito.

Questo avvenimento è riportato in un volumetto che al momento della sua pubblicazione è un successo editoriale clamoroso per la descrizione romanzata della bellezza e del mistero di  Capri. Ciò  contribuisce alla notorietà di questa piccola oasi, che tra il XIX ed il XX secolo passa da un’economia agricola e marinara ad una di tipo turistica di un certo spessore .

Capri si arricchisce di una serie di servizi e di infrastrutture moderne ed esclusive che le valgono un decreto governativo che la  dichiara  stazione di cura e villeggiatura per la mitezza del suo clima.

Capri, rifugio  per intellettuali, artisti e sognatori

Ed è così che la fama di  Capri  di un eden in cui potere scappare per trovare pace e serenità, comincia ad accrescere, annoverando tra i suoi esuli i personaggi più disparati:

Capri negli anni ’50

Negli gli anni cinquanta, quelli del boom economico in Italia,  Capri è la destinazione privilegiata dei regnanti (Re Farouk d’Egitto, lo Scià di Persia con la moglie Soraya) e degli attori più noti (Liz TaylorTotò, Rita Hayworth , ecc) di tutto il globo. Ieri come oggi Capri  affascina con il suo canto, e come una sirena adagiata sulGolfo di Napoli’ ti distrae dalla tua rotta fino a farti perdere nelle sue dolci acque cristalline.

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7 Cose da vedere a Capri

Capri è regina indiscussa delle isole del Golfo di Napoli . Una nobil donna che fa a meno di farti una prima impressione micidiale, preferisce stregarti dopo! Sicuramente l’avrete sentita nominare come tappa per trascorrere le ferie nel lusso più sfrenato all’insegna .

Senza dubbio Capri  è da  sempre chic ,  costosa e snob!  Tuttavia, vista la vicinanza da Napoli, è possibile raggiungerla anche per una giornata e apprezzarne le attrattive più interessanti e strepitose. Tra queste ve ne elenco un paio da non perdere:

  1. ‘Faraglioni di Capri’;
  2. ‘Giardini di Augusto’;
  3. ‘Via Krupp’;
  4. ‘Grotta Azzurra’
  5. Piazzetta di Capri’;  
  6. ‘Villa Jovis’;
  7. ‘Villa San Michele’.

Anacapri , la parte più selvaggia di Capri

Il mio tour personalizzato con Gabriele Massa ha come destinazione speciale la parte a sud ovest di Capri  , vale a dire quella meno battuta dalla folla dei turisti. Sto parlando di Anacapri , un delizioso comune alle pendici del Monte Solaro .

Il centro storico di Anacapri  è caratterizzato da una serie di viuzze strette sulle quali si riversano delle case bianche, eleganti nella loro semplicità. E tra una dimora e l’altra si insinuano fiori e bouganville a decorare porte e finestre. Qui c’è quiete e silenzio, ed è la parte nascosta e misteriosa di Capri .

4 Cose vedere ad Anacapri

Se non avete la fortuna come me di affidarvi a una guida locale motorizzata, potete raggiungere Anacapri  in taxi o in uno dei tanti bus di linea che troverete una volta sbarcati a ‘Marina Grande. Ne vale davvero la pena salire in cima fino a qui!

Ci si impiega davvero poco per arrivare ad Anacapri , e potete approfittare percorrendo la bella strada panoramica per perdervi nella natura rigogliosa ed esplosiva di questo paradiso. Ci sono molte cose da vedere e fare in centro, cliccate qui per approfondire. In basso vi propongo qualcosa di diverso e gustoso da provare ad Anacapri !

1. ‘Parco Filosofico’ e il ‘Belvedere Migliera’

Da non farsi scappare il ‘Parco Filosofico’ di Anacapri , che è un percorso tra aforismi e massime del pensiero filosofico occidentale e orientale , gestito da una fondazione dell’economista svedese Gunnar Adler Karlsson , che abita a pochi passi da qui. Esso viene curato dalla fondazione no-profitAdler-Ehrnford- Karlsson’, creata con l’obiettivo di preservare il luogo e la macchia mediterranea lasciata crescere spontaneamente

A seguire non potete rinunciare a un salto al Belvedere Migliera’, lontano dal caos e dalla folla di turisti , circondati da vigneti, giardini curati, pergolati di limoni, e querce secolari cinte dall’edera , improvvisamente mi metto a piangere davanti la vista drammatica dei tre faraglioni capresi .

2. I ‘Faraglioni di Capri’

I ‘Faraglioni di Capri’ sono  tre e si chiamano rispettivamente  ‘Saetta’, ‘Stella’,  e ‘Scopolo’  . Non ci crederete, ma sono alti come dei giganti, che spuntano dal mare in tutto il loro splendore. Questi  sorvegliati dai gabbiani reali, che librano nell’aria insieme a qualche falco pellegrino tra agavi, fichi d’india e ginestre.  Posandosi ogni tanto più a Nord in cima sul Faro di punta Carena .

Guardare  giù per quegli strapiombi infiniti lo spettacolo della di madre natura che si manifesta in tutto il suo splendore,  ti fa pensare che da qualche parte c’è qualcosa di più grande che manovra le fila della nostra esistenza.

3. Da ‘Gelsomina‘, il ristorante di Pasquale 

Ci lasciamo alle spalle  un orizzonte smisurato dove mare e cielo si confondono in un blu cobalto che ritroviamo nelle maioliche dell’ingresso del ‘Ristorante da Gelsomina , in cui ci dirigiamo per  depositare dei liquori.

Il proprietario Pasquale D’Ambrosio  ci fa accomodare e ci intrattiene per qualche ora con un antipasto di pomodori secchie su pane casereccio ed un cocktail di benvenuto il ‘Cosmopolitano’ . Un mix esplosivo di vodka, cointreaux, e succo di mirto dell’orto antistante questa struttura pensata per i palati più fini e per chi vuole allontanarsi dalla mondanità isolana.

‘Gelsomina’ , da piccolo chiosco a ristorante di livello

Gabriele Massa è un vecchio amico di Pasquale D’Ambrosio  e dei suoi genitori Gelsomina e Raffaele . Questi sono raffigurati in una foto in bianco e nero . Sembrano quasi salutarci, ed essere felici di sentire il figlio parlarci  del passato del loro originario chiosco di panini e bibite risalente agli anni ’50 .

Questo oggi si è trasformato in una meta obbligatoria per chi vuole recarsi nell’anima più selvaggia  di questo atollo e trovare un po’ di pace. Come d’altronde era solito fare Moravia, o lo scrittore svedese Axel Munthe , che cita Filomena, la mamma di Gelsomina, nel suo libro ‘Storia di San Michele’.

Pranzo con il meglio della cucina caprese

Ciò che conquista sempre più clienti è la loro cucina , che da morbide caciotte, gustose salsicce, ottime conserve e melanzane sottolio , si aggentilisce poi sotto le mani sapienti del loro chef Perillo .

Questi  prepara ottimi primi, secondi e dessert,  quali:

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4.  ‘Le Palette’ , un ristorante unico

Si fa ora di pranzo e potete immaginare il mio desiderio di gustare quelle delizie , desiderio che  Gabriele Massa realizza invitandomi a ‘Le Palette’. Si tratta di  uno dei locali più esclusivi di Anacapri, fondato nel 1960 dal violinista Paolo Falco e oggi diretto dal giovane imprenditore Alfredo Celio e lo chef Giacomo Olivieri .

Alfredo Celio recupera me e Gabriele Massa con una golf cart. Dopo qualche convenevole di presentazione,  li ringraziamo per averci fatto risparmiare tanta strada in salita sotto un sole leone, un cadeaux che riservano a pochi!

Aria di Anacapri

Ci muoviamo attraverso un viottolo irto pieno di ibiscus rossi selvaggi . Una flora straripante che adorna le facciate bianche di case eleganti. Alcune semplici dimore con le loro persiane azzurre si alternano  a ville e alberghi sfarzosi, tra i quali:

I vini di ‘Gerardo Perillo’

Lo staff del ‘Le Palette, ci accoglie nella sua raffinata terrazza panoramica prospiciente la ‘Baia di Marina Piccola’  con un vino eccezionale della cantina avellinese  ‘Gerardo Perillo’ di Castelfranci:

  • Capri DOC 2018′ Blend di Biancolella, Falanghina e Greco  , questo vino svela un colore  giallo paglierino. Profuma di cedro, mela e fiori bianchi, e ci avvolge con il suo gusto aromatico attraverso un sorso leggero, sapido, minerale, fresco, e persistente.

Alfredo Perillo mi svela che non è facile ripartire dopo l’emergenza Covid  che mette in seria difficoltà Capri  e la sua economia locale . Con quell’umiltà che appartiene solo ai grandi,   Alfredo Celio  mi confessa che l’unica soluzione per lui possibile è portare avanti questo locale storico.

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Storia del ristorante ‘Le Palette’ ad Anacapri

Inizialmente c’era una piccola pensione qui denominata ‘Reginella‘,  dove si riuniva tutta una intellighenzia teutonica per discutere di arte e riposare . Oggi rimane  un museo di quella folla di sognatori che ha dormito nei suoi letti:

Finalmente anche io ho l’opportunità di assaggiare a pranzo una cuisine caprese, che rispetta la tradizione e modernizza le ricette della nonna con originalità senza stravolgerle nella loro genuinità .

Il pranzo è servito, le cozze di ‘Capo Miseno’

La semplicità è la base di piatti di successo appetitosi e indimenticabili come  :

  • Tartare di tonno marinato in crema di pomodorini secchi e marmellata di arancia;
  • Linguine Gragnano condite con una spuma di friarelli’ e cozze di ‘Capo Miseno’ (tra le più pregiate d’Italia) e spolverati da un mix piccante di erbe rosse;
  • Spigola in crosta di pane;
  • Tiramisù con vaniglia.

Quel tripudio di odori e sapori che risvegliano tutti i sensi, quel tramonto incombente che sta per spennellare di arancione le scogliere di marna bianca visibile a un metro di distanza, e la  piacevole compagnia di questi tre brillanti napoletani fanno rallentare le lancette dell’orologio .

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A presto bella Capri!

Gabriele Massa mi accompagna alla nave ed eccomi di fronte all’effetto di smarrimento una volta giunti a Capri. Sbaglio infatti l’orario di partenza per Napoli di ben due ore . Però recupero approfittando della gentilezza della mia guida che mi intrattiene ancora per un amaro in centro al ‘Quisisana Bar’

Gabriele Massa  deve tornare a casa. Mi augura di tornare presto, promessa che manterrò a breve, consapevole del fatto che per stargli dietro a Capri necessiterò di un altro paio di scarpe, e di almeno un cambio!

Il mio tempo è scaduto, e prima di salutare Capri, mi incontro con il giornalista Luciano Garofano, che per qualche minuto mi concede il piacere della sua presenza per parlare del suo libro Un’altra Capri’ .

Chissà magari mi ricapiterà in un’altra occasione di prendere appunti in questo stesso tavolino del ‘Bar Tiberio’ nella paparazzatissima e centralissima ‘Piazza Umberto’. Questa è l’ emblema della dolce vita caprese, che fa girare la testa a tutto il pianeta , voi compresi appena verrete qui!

 

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