Tirana in una settimana

Tirana in una settimana

“Duaje atdhene si shqiponja folenë/Ama la patria come l’aquila il proprio nido

Proverbio Albanese

Tirana in una settimana. Un’Albania che non ti aspetti!

Senza dubbio visitare Tirana (598.176 abitanti) in una settimana è stata un’esperienza  incredibile. Si tratta della capitale dell’Albania , un  piccolo paese  (28.748 Km2)  dell’Europa sud orientale .  Sffascina per i suoi paesaggi variegati e selvaggi , e   per  la sua lunga costa (450 km) bagnata dal Mar Ionio e dall’Adriatico .  Ogni anno  attira tantissimi turisti e gli italiani sono i più numerosi . Questo perché è vicina alla nostra penisola (80 km) e si può raggiungere facilmente in aereo come ho fatto io , oppure in  traghetto e in macchina.

Non lasciatevi influenzare dagli stereotipi comuni legano l’Albania al deserto dei Gobi! Sicuramente ci sono ancora i segni tangibili nel suo presente . Quello di  un decennio di dittatura stalinista grigia e triste , e del crollo del comunismo (1992). Tuttavia al momento le cose sono cambiate in meglio . I problemi non mancano a, Tirana , ma è una città in continua evoluzione.  Sa preservare il suo passato mentre guarda al futuro con determinazione.

Cuore pulsante della politica e dell’intrattenimento nazionale, Tirana è diventata una meta turistica sicura, che offre servizi e infrastrutture moderne . C’è davvero tanto da scoprire proprio perché non è la solita destinazione popolare. Senza spendere tanto, ci si può davvero divertire e mangiare bene. Si possono fare e vedere molte cose : dalle sue radici storiche ai nuovi sviluppi urbanistici, passando per luoghi di culto e mercati tradizionali!  .

Il risultato di questo peregrinare è stato un interessante itinerario di Tirana in una settimana  che vi propongo in questo articolo. Una vacanza che mi ha fatto conoscere un posto autentico,  pieno di arte e cultura . Certamente toccando l’interno e i suoi dintorni dell’Albania  ho colto poco del suo spirito, ma abbastanza per apprezzarla e tornare a completare il giro! Buona lettura!

Tirana in una settimana. Rinascita o falsi miti?

Tirana è un mix  forti contrasti in ogni settore della sua società e della sua architettura. Un gioco forza fra  miseria e nobiltà, tra arretratezza e progresso, tra rassegnazione e speranza.  Si passa da vie desolate e povere a piazze monumentali . Da garage arrangiati a botteghe a  grattacieli immensi che ne ridisegnano lo skyline. Per non parlare dei mezzi di trasporto, che sono al limite nel centro urbano e inesistenti altrove. Bisogna avere una macchina per spostarsi. Oppure ci si può affidare  ai taxi,  non sempre economici e affidabili (contrattare sempre prima il prezzo!). I treni? La ferrovia è  scomparsa.

Però te ne fai una ragione quado a Tirana la sua  gente ti sorride per strada. La sua  ospitalità è proverbiale . Forse perché curiosa verso lo straniero che si riversa in patria dopo anni di isolamento. I loro volti comunque sono tristi,  nonostante le luci sfavillanti della notte di qualche locale alla moda e l’attuale ripresa economica. Come se vivessero in una sorta di limbo.  Consapevoli che sono stati fatti passi da gigante per arrivare a un grado di civiltà così alto come quello di adesso. Ma il traguardo è lontano . E ci vuole tanto tempo e lavoro perché il benessere  possa essere di qualità ,  omogeneo e a lungo termine!  Le cause principali di  questa situazione di stallo sono da attribuire alla sua storia secolare ,  travagliata  . I  tiranni l’hanno massacrata e lasciata libera solo di recente. Passato troppo poco tempo per riemergere.  Ma ci stanno lavorando !

Storia di Tirana e dell’Albania: dalle caverne e la tirannia al sogno di un miracolo economico

Le origini dell’Albania risalgono all’età del bronzo (2100 a. C.) e del ferro (1000 a.C.) quando erano chiamati Illiri.  Dallo scettro greco di Pirro (IV sec. a.C.) al dominio romano (167 a.C.)  prosperò per poi annettersi a Bisanzio (395) . Seguirono : Barbari (IV, V e VI sec.) , Bulgari (X sec.), e Bizantini a più riprese . Nel Medioevo fu assoggettata da : Veneziani, Svevi, Angioini e  Turchi (XV sec.) .

Successivamente il desiderio di rivolta degli albanesi fu sempre forte ma qualsiasi  ribellione effimera . Come quella dell’ eroe nazionale Skandeberg (1403-1468) contro gli Ottomani che  regnarono per quattro secoli. O quella di qualche debole tentativo d’indipendenza di qualche principato locale  ( XIX sec.). Una calamità di eventi che determinarono ben otto emigrazioni fino al 1774 . Questo spiega l’esistenza di folte comunità di albanesi sparse ovunque specie nel nostro meridione. Il desiderio d’affermazione dell’identità nazionale apparve solo ai primi dell’Ottocento, sull’ ondata dei moti di nazionalismo europeo . Un sentimento patriottico sincero che fu alimentato da una intellighenzia  di spessore in Albania  .

L’era moderna (1924) fu invece segnata  dalla nascita della  Repubblica Albanese , che poi diventò  Regno d’Albania . Il sogno della Repubblica Popolare Albanese si concretizzò solo dopo la seconda guerra mondiale  (1945). La tragedia non tardò eppure a mostrarsi .  Tedeschi e italiani si ritirarono ed  Enver Hoxha (1908-1985)   impose quarant’anni di  totalitarismo.

Gli anni bui dell’Albania , Enver  Hoxha

Nato a Girocastro, Enver Hoxha ricoprì varie cariche politiche, tra cui quella di Primo Ministro. Se in politica  estera alternava  alleanze con Russia e Cina in cambio di aiuti economici  , in politica interna perseguì il modello sovietico.   Questo per ottenere la piena autosufficienza nazionale. Il suo allineamento marxista rese l’Albania  il primo stato ateo al mondo (1967), la cui visione scientifico-materialista fu inserita nella Costituzione del 1976.

L’ autocrazia di  Hoxha dette un colpo mortale ai diritti umani. La Sigurimi , cioè la  polizia albanese,  mise in atto forme brutali di repressione del dissenso: numero di vittime altissimo e migliaia di incarcerati e perseguitati . Il terrore ebbe fine con la sua morte .  Il suo successore fu Ramiz Alia (1982-1991) . Se questi ripristinò l’apertura degli edifici di culto ,  non fu però in grado di avviare  un’ apertura economica dell’Albania . Al puntò che la fame nazionale provocò  l’esodo biblico di 450.000 albanesi in Italia

L’Albania del 2000: Sali Berisha ed Edi Rama

Fino al 1996 iniziò una fase di democratizzazione dell’Albania . E in un sistema politico multipartitico prevalse e resse la corrente  democratica di Sali Berisha . Questi  tentò la liberalizzazione economica dell’Albania e vinse alle lezioni del 1997 passando alla controparte  socialista .  Tra crisi del Kosovo e altre problematiche dal Duemila in poi  l’Albania:

Per l’Albania del momento sotto le mani del socialista Edi Rama ci sono molte aspettative. Si può intravedere con la sua politica  una  certa ripresa economica che punta sul turismo e sull’edilizia.  Però il recente e relativo progresso è spalmato ancora a macchia di leopardo  . In poche parole  siamo ancora  lontani da  un  cambiamento globale che possa avvicinare l’ Albania a degli standard di civiltà europei a lungo termine .

Ad affaticare questa fase di risveglio rallentato è  la convivenza (seppure civile) di diverse religioni (musulmana, cattolica e ortodossa) che fanno via via cambiare le alleanze politiche.   (attualmente  USA, Cina e Turchia). Gli albanesi fondamentalmente sono laici  e il loro Dio è l’albanesità! Non a caso recentemente la minoranza religiosa dei bektashi (confraterntà sufi scita) sta pilotando un progetto di permanenza stabile proprio a Tirana!

Tirana in una settimana . Cosa è propriamente definibile come albanese?   

Quello che maggiormente mi ha stupito peregrinando a Tirana in una settimana è la sua cultura   fatta di tutti gli stranieri che l’hanno sottomessa ma mai schiacciata. Di questo ne è testimone la bandiera albanese: un’ aquila bicipite su sfondo rosso come il sangue versato per la libertà. Il popolo albanese è sempre stato fiero e forte come la  tribù illirica degli Albanoi da cui deriva il suo nome.

Quello che per me è stato incomprensibile è la lingua albanese . Pare sia un caso isolato dell’Indoeuropeo,  che ha sviluppato una sua tradizione letteraria dall’età di mezzo fino a oggi. Figure di grande rilievo sono stati per esempio  il poeta risorgimentale  Naim Frashëri e lo scrittore reale socialista  Ismail Kadare .

Il Kanun

Ciò che si può considerare  indiscutibilmente  come albanese è il Kanun, Questo è un codice di leggi consuetudinarie tramandato oralmente per secoli . Fu ordinato per iscritto nel XV sec. da Lekë Dukagjini.

Regola vari aspetti della vita degli albanesi  e incide  nel carattere della persona . Ci sono alcuni concetti essenziali : come la besa , ( onore individuale),  lo nder,( il senso della famiglia) , la  vendetta di sangue, e la sottomissione della donna. Retaggio antico ma qualcosa ancora sopravvive negli usi e costumi dell’Albania!

Tirana in una settimana. Arte e architettura

 L’ Albania fu un baluardo  di fedi convissute in armonia , e ciò  è evidente nella sopravvivenza dei rispettivi templi dedicati , di quelli rimasti dopo la distruzione di Hoxa.  Andando a spasso per Tirana sono rimasta sbalordita da capolavori artistici e architettonici di grande valore .

La maggior parte  di loro sono stati costruiti soprattutto a partire  dall’epoca tardoantica e altomedievale dove è lo stile bizantino che prevale. I contenuti sono tutti di riferimento a scene religiose del Vangelo, della Chiesa  o dell’Apocalisse.  Dal X al  XIII secolo si assistette a un rinnovamento e a un raffinamento delle realizzazioni architettoniche.  Come si può notare nel Monastero dei Quaranta Santi a Saranda, le chiese di Berat e Labovë , e l’anfiteatro romano di Durazzo.

Con l’avvento di lotte e combattimenti vari invece dopo il XV secolo si moltiplicarono le fortificazioni  e i castelli.  Mentre nel XVI secolo spiccò la maestria del genio di Onufri,  che rivoluzionò l’arte delle icone, poiché donò movimento alle figure facendole esaltare con i suoi rossi brillanti.

Barocco europeo

Ma è nel XVII – XVIII secolo che ci fu una profonda trasformazione nell’arte albanese per contatto con il barocco europeo. Portavoce indiscusso fu il pittore David Selenica che introdusse elementi del quotidiano nei suoi affreschi. Così nelle arti figurative si intravide lo spiraglio per  un realismo più autentico , lo stesso  dei fratelli Konstandin e Athanas Zigrafi.

Islam e Cristianesimo fecero a gara nel XIX secolo a innalzare i loro monumenti religiosi. Le moschee  non erano però imponenti come quelle di Istanbul.  Oltretutto erano più massicce , a base quadrata e spesso dotate di porticato. Le chiese esaltavano le loro peculiarità barocche e neoclassiche. Contemporaneamente acquisirono importanza l’architettura militare e l’ingegneria civile  come i ponti che erano disseminati dappertutto.

Era moderna e regime comunista

Nel XX secolo di pari passo alla ripresa della coscienza nazionale fiorì un’arte specificatamente albanese soprattutto a Scutari . Si intensificò intanto l’ interesse per l’urbanistica e l’architettura pubblica avendo come modello  l’occidente ( brillante  l’operato dell’architetto Kole Idromeno).    Dopo il 1943 in Albania pullulavano opere artistiche per lo più di stampo celebrativo per via dell’ imperante realismo socialista . Risonanza ebbe la  scultura . Tra i maggiori esponenti :  Odhise Paskali, Sali Shhijaku, e Myrteza Fushekati . Anche la produzione nel settore della  grafica , stimolata dalla  propaganda,    fu ampia  ed eterogenea .

Caduto il regime comunista in Albania emersero nuove tendenze artistiche che ben rispecchiavano   la  confusione e lo smarrimento dell’epoca. Violenza e ironia, biografie, speranza e disillusone, concetti contrastanti e una buona dose di nonsense sembrarono indirizzare queste nuove forme espressive. Per finire l’ultima architettura del periodo socialista non luccicò per la bellezza delle sue soluzioni estetiche , anzi queste si impostarono sul grigiore di condomini senz’anima .  Ma fornirono  un obiettivo contro cui puntare il mirino . La  conseguenza più evidente fu la riconversione delle facciate dei palazzi di Tirana fatta da artisti internazionali.

Tirana in una settimana. Primo giorno. 8 cose  da vedere vedere!

Io e la mia famiglia siamo atterrati all’aeroporto internazionale Nënë Tereza in pieno luglio  . Come documento bastava solo la carta d’indentità. Il mese è sconsigliato  per andare a Tirana , ma il mio lavoro non mi permette altro. Abbiamo sofferto il caldo, che non dava tregua neppure di notte. Il rimedio ?  Ci siamo abituati! Per comodità ci siamo rivolti a un taxi della compagnia www.atex.al per raggiungere Tirana dallo scalo aereo (20 km) . A  tratta il costo è di 2.394 Lek  (€ 20 ) , che è la loro moneta ufficiale. Se non li avete potete cambiare in uno dei tantibox di cambio .   Si accetta anche  l’Euro sia in contanti che per pagamenti elettronici. In alternativa ci sarebbero stati altri collegamenti come bus  (Lek 400 ,  € 4 ),  o transfer privati.

Il nostro  hotel Eder di Tirana  è stata una buona scelta perché a buon prezzo , con prima colazione, elegante e dotato di tutti i comfort.  La sua posizione centrale è stata strategica per girottollare  indisturbati . Si trovava a dieci minuti a piedi da  piazza Skandeberg , cuore pulsante di Tirana e centro nevralgico istituzionale dell’Albania. Da cui si diramano tutte le più esclusive attrazioni  su cui si è sviluppato l’ itinerario dei primi giorni. Se siete dipendenti da Google map per orientarvi, munitevi di una eSim Holafly per avere una connessione internet attiva e perenne! Inoltre prima della partenza ci siamo diretti verso altre località limitrofe suggestive e pittoresche.

Tirana in una settimana . Perchè andarci? 

Con il suo clima Mediterraneo (meno in estate!)  Tirana   può ospitarvi tutto l’anno. I motivi per regalarsi anche un slo weekend sono tanti . Una quantità infinita di svaghi dentro e alle porte della metropoli è il fattore X per molti giovani , che però non trascurano affatto il suo ricco patrimonio culturale , artistico , architettonico e culinario che si insinua in ogni angolo della metropoli.

Nota per la sua colorata architettura risalente all’era ottomana, fascista e sovietica Tirana è la porta d’accesso per esplorare l’Albania. Incastonata tra possenti montagne e vicina alla Macedonia del Nord,  Tirana fu  fondata nel XVII secolo.  Ogni invasore lasciò  traccia della sua conquista e  acquisì importanza quando fu dichiarata capitale dell’Albania nel 1920. Dalla  resistenza fascista al 2025 Tirana è una prova  della resilienza e dell’evoluzione dell’ AlbaniaIl divario tra povertà e innovazione è abissale, ma è proprio questo il suo fascino . Oltre alla meraviglia dei suoi tesori visitabili a partire da  piazza Skandeberg , salotto cittadino da cui è iniziata la mia avventura. Questo quadrato di storia è stracolmo di ristoranti, chioschi, negozi, che distraggono piacevolmente tra un punto d’interesse e un altro.

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1.     Piazza Skandeberg

Piazza Skandeberg , intitolata al patriota nazionale è di  forma quasi piramidale e irregolare. Misura 22 metri e racchiude vedute estremamente eterogenee tra loro a seconda dell’ora. Ci stanno le strutture più innovative , da quelle governative e istituzionali  al lussuoso  Tirana International Hotel.  La pavimentazione è stata frutto di un restauro del 2015, ed è qui che gli albanesi chiacchierano, si incontrano tra i divani colorati in plastica e fanno sport.

Piazza Skandeberg è un continuo via via di lavoratori che addentano qualcosa tra una pausa e un’altra nel bel mezzo di qualche manifestazione. Tutto avviene sotto lo sguardo protettivo della statua equestre di Skandeberg (Paskali, 1968) che fu fatta in occasione del cinquecentenario della morte del cavaliere senza paura. Fino al 1991 c’erano anche le statue di Lenin e Hoxa.

Quando era un mercato

Agli inizi del 1900 piazza Skandeberg era un semplice polo commerciale , uno scalo di merci con le sue vestigia antiche mal conservate e attorno tante case basse. Il suo aspetto attuale riqualificato è del periodo dell’occupazione italiana quando si innalzarono fabbricati fascisti . Tra cui quello della Banca Nazionale dell’Albania.

Peccato che l’adiacente  Museo di Storia Nazionale era chiuso perché in fase di ristrutturazione. Inaugurato nel 1981, è facilmente riconoscibile grazie al grande mosaico che si trova sulla sua facciata. Internamente vanta una collezione di 3.600 oggetti che raccontano la storia albanese con una sezione dedicata al comunismo.

 

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2.     Torre dell’Orologio

La Torre dell’Orologio di Tirana  è del 1811 e fu fatta da   Et’hem Bey Mollaj, autore dell’omonima moschea adiacente.  Conosciuta localmente come Kulla e Sahatit, presenta uno stile architettonico misto ma è di forgia prettamente ottomana. Ha un solo ingresso , ha pianta quadrata . Di poi le furono aggiunti un tetto in stile veneziano e un balcone, che la portarono a 35 metri di altezza dopo i lavori di restauro del 1928. Si può salire fino in cima per avere dei panorami fenomenali su Tirana.

Sebbene l’interno sia in pietra, le sue scale erano originariamente in legno , poi sostituite da quelle in ferro (90 gradini a spirale). Nella parte centrale della torre ci sono griglie di ventilazione per fare entrare  aria fresca e l’ illuminare . Nella parte superiore dei locali ci sono il meccanismo e la campana dell’orologio.

  • Orari: Lunedì, mercoledì e sabato 09:00 – 13:00 e 16:00 – 18:00 . Chiuso Domenica

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3.     Moschea Et’hem Bey

La Moschea Et’hem Bey (in albanese Xhamia e Et’hem Beut fu fatta nel 1789 su commissione del turco Molla Bey e venne ultimata nel 1823. Fu sempre stimata come fondamentale per la preghiera ed è sopravvissuta a tutte le vicende più nefaste dell’Albania . Si può ritenere  una fortuna che si è risparmiata dal degrado e dall’abbandono perché è un’oasi di spiritualità che è in grado di isolare il fedele dal caos esterno.

Le decorazioni fitte degli interni sono il suo segno indistinguibile come quelle del porticato a motivi floreali che sono rare nell’arte islamica. Proprio perché sono state affrescate da maestranze veneziane. Se non c’è il momento della preghiera si può anche dare liberamente un’occhiata, ma copritevi le spalle (info posizione e orari )  . Se non avrete nulla per farlo, vi daranno una stola all’entrata .

4.     Cattedrale della Resurrezione di Cristo

La Cattedrale della Resurrezione di Cristo (in albanese Katedralja Ngjallia e Kristhtit)  racchiude l’arcidiocesi di Tirana, Durazzo e tutta l’Albania. Fu voluta nel 1865 ma dopo varie vicende fu consacrata nei primi decenni del 2000. Per certo è la terza cattedrale più  spettacolare  di questo genere nei Balcani.

Si articola in maniera circolare ed è  dotata di un’enorme cupola intarsiata con un  mosaico del Cristo Pantocratore, ed è arricchita  di una grande iconostasi in marmo. Nella cattedrale c’ è panche un anfiteatro, un piccolo museo, una sala presentazioni, una biblioteca e una sala per mostre. Non si paga per accedervi (info posizione e orari) .

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5.     Mercato Pazari i Ri

 Pazari i Ri vuol dire letteralmente “nuovo mercato” ed è dove gli albanesi amano stare quando vogliono fare la spesa e scambiare due parole. Fu il Re Zog a ordinarlo e chiaramente è mutato di molto per i vari interventi di riqualificazione cessati nel 2017. Non splende per grandezza e non è proprio eccezionale . Ma è molto folkloristico e fino alla tarda sera si può spiluccare qualcosa di buono.

Il Mercato Pazari i Ri è sormontato da una tettoia e ovunque ci si può sedere per degustare qualche specialità o bere qualcosa . Ci sono più di 150 commercianti tra bancarelle che vendono ogni cosa: carne, pesce fresco, frutta, verdure, miele, tabacco, souvenir, spezie, formaggi, te, olive, olio

  • Orari : tutti i giorni, lunedì – domenica,  07:00 / 22:00

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6.     Castello di Tirana

Il Castello di Tirana  o Fortezza Giustiniana è un’antica fortificazione usata dai Bizantini (XIV sec. )  contro i loro persecutori. Anche i Turchi la riutilizzarono per lo stesso motivo , per cui è come un libro dove sfogliare  lo scorrere dei secoli di Tirana.  I resti  della fortezza si riassumono a  un muro alto 6 metri di  e tre torri . Queste caratteristiche difensive lo  aiutarono a resistere alle sfide poste dalle varie forze d’invasione.

Dal dicembre 2018 all’interno delle mura fortificate è stato creato una sorta di  bazar  all’area aperta : boutique, ristorantini chic, e gallerie d’arte . Questa sua commercializzazione  è stata una strategia  illuminata, che ha avuto la duplice funzione di custodire il castello e integrarlo con il resto dell’area urbana. A pochi passi se volete spendere soldi potete fare shopping nel gigantesco Centro Commerciale Toptani . Altri sono: Ring center e l’ ETC GaleriaVi  assicuro che lafa sofferta a Tirana in una settimana in questi paradisi delle compere si è sconfitta a suon di aria condizionata!

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7.     Piramide di Hoxha

La Piramide di Hoxha è stato un mausoleo/museo rivestito di marmo bianco del dittatore defunto Hoxha fatto dalla figlia l’architetto Pranvera  per celebrare le sue gloriose imprese! Alla morte del comunismo iniziò a disgregarsi nel 1991.  L’impresa faraonica fu abbandonata e il corpo di Hoxha fu riesumato e collocato presso il Cimitero dei Martiri , in un cimitero normale alla periferia di Tirana. La piramide, che se osservata da lontano sembra un’ aquila con le ali aperte, divenne presto un simbolo surreale del deterioramento dell’Albania postcomunista.  Uno specchio che rifletteva la  follia del sistema, che teneva la popolazione generale in povertà e senza libertà.

Diversi investitori tentarono di fare rivivere questo scempio  modernista, senza successo: da una pinacoteca, a un centro congressi fino a un night club fino a studio televisivo. Ci furono proposte per abbatterlo che sfociarono nella comune decisione di farne uno spazio per intrattenimento e laboratorio informatico. Di fatto si è sfruttata la base dandole un aspetto più moderno con l’aggiunta di scalini che permettono di arrampicarsi per ammirare Tirana dall’alto.

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8.     Boulevard Dëshmorët e Kombit 

Il Boulevard Dëshmorët e Kombit (G.  Bosio , 1939 -1941) in italiano è tradotto come  viale dei Martiri della Nazione, ed  è una delle arterie primarie  di Tirana.   Inizialmente era stata battezzata  in onore del re Zog .  Dopo l’invasione italiana del 1939, fu rinominata  Viale dell’Impero. Vi si svolgevano parate significative, tra cui quella del Giorno della Liberazione e la Festa dei lavoratori.

Si snoda dalla piazza Scanderbeg e  termina nella piazza Madre Teresa,  che di sangue albanese si vide glorificare in tutta l’Albania solo dopo la cessazione del regime totalitario. Lungo questo viale si trovano molti edifici istituzionali:  il Palazzo Presidenziale, l’Ufficio del Primo Ministro, il Palazzo dei Congressi e l’Università di Tirana. Avrete capito che servono scarpe comodo per trotterellare per Tirana  in una settimana !

Cucina albanese e gemme nascoste

Qualcosa che mi ha davvero entusiasmato a Tirana è stato assaggiare la cucina albanese. Piatti di montagna, della campagna e della costa regalano al palato sapori unici e pieni. Di base la cuisine albanese  è sostanziosa e rustica .  Non si discosta dalla dieta Mediterranea di cui ne sposa i principi: ingredienti freschi  e di stagione. Carni, verdure, pesci e squisiti formaggi si alternano dalla colazione al pranzo alla cena con tanto di salse e intingoli .

Abbiamo a che fare con un’assortita cornucopia di ricette e tecniche che ne riflettono la storia e la geografia con una netta ascendenza di ricette turche, italiane e  greche. Su tutto prevale la semplicità delle preparazioni delle pietanze,  lasciando la  sperimentazione a qualche chef stellato di  Tirana.

3 posti dove mangiare tipico a Tirana

Tirana . Secondo giorno. 4 assaggi di Tirana 

  1. Zuppe: la Jahni me fasule con deliziosi fagioli bianchi. Un’altra è la Tarator allo yogurt;
  2. Piatti unici: Il Byrek è una torta salata farcita con carne, spinaci o formaggio;
  3. Carni: Si distinguono il  Tavë Kosi, che è agnello al forno con yogurt e riso. Di pregio sono gli stufati : il Tasqebap ( con salsa di pomodoro e miele),  il Fërges  (fatto  di manzo) , e il Rosto me salcë kosi  (un arrosto con panna acida). Sfiziose sono pure le Qofte : polpette di carne, spesso di manzo, condite con spezie;
  4. Dolci: Per pulirsi la bocca divorate il Baklava, una pasta    fillo con miele e noci. E per smaltire dirigetevi verso queste chicche di Tirana raccontate qui in basso .

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1.     Cattedrale di San Paolo

Ultimata nel 2001 la Cattedrale di San Paolo   è un inno al cattolicesimo e a San Paolo, il cui simulacro domina la sommità dell’edificio . Triangolare è molto lineare e dalle pareti lisce, spicca per una vetrata evocativa che riporta i volti di Papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta. Della martire e profeta  c’è anche una statua all’entrata sulla destra.

I suoi interni sono minimali e piuttosto spogli con panchine per le preghiere e un altare per le messe dietro il quale è appeso un crocefisso. È stata consacrata il 26 gennaio 2002 e visitata da Papa Francesco il 21 settembre 2014, durante il suo viaggio apostolico a Tirana. L’ingresso è gratuito.

  • Orari: tutti i giorni 9:00 -14:00 ;  16:00- 19:00

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2.     Blloku  e lo Sky bar di Tirana

Il Blloku  (Blocco) nasce sotto il regime comunista .  In origine  era una zona residenziale per i pezzi forti del partito. Il quartiere era disseminato da eleganti ville (tra cui quella per Hoxha) progettate da architetti italiani nel dopoguerra. Il tutto  per esibire potere e privilegio in netto contrasto con le condizioni di miseria  in cui stava la maggior parte degli albanesi .

 Soldati armati sorvegliavano l’ intero perimetro, perché il cittadino comune non vi aveva accesso .  L’elitè dei politici  doveva restare  isolata dagli altri . Con l’adozione della democrazia da parte dell’Albania  il Blloku subì una straordinaria metamorfosi. Quello che ritrovate adesso sono ambasciate, caffè, ristorantini , ecc. Quello che prima era un’asse di divisione e disuguaglianza  ora è un chiaro segnale di apertura verso una transizione liberale  della nazione.  Nelle immediate vicinanze se avete voglia di fare una bella pazzia fatevi trasportare dall’ascensore in cima al lounge bar roteante dello Sky Club . Osservare Tirana da lassù su sedici piani nel buio della notte  è un qualcosa che mi rimarrà sempre nell’anima. Co mio padre e mia madre abbiamo anche provato la birra locale, niente male ! Se volete strafare ballate all’infinito in uno di questi ritrovi strepitosi: Radio Bar, Colonial Cocktail Accademy, Duff Sports bar, Check point e Local kitchen & beer.

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3.     Casa delle Foglie

Se state a Tirana in una settimana incastrateci anche la  Casa delle Foglie . Questo è un museo (2017) dei servizi segreti albanesi sotto Hokha, la già citata Sigurimi. La necessità di avere un corpo militare per sostenere la sua  politica dittatoriale fu vitale per eliminare ogni forma di rivolta dei dissidenti! In sostanza è una casa a due piani denominata così per le rampicanti che si abbarbicano sulle sue mura. Nel 1931 fu una  clinica ostetrica , poi fu anche il quartier generale  della Gestapo durante l’assedio di Hitler .

Passeggiare per le 31 sale della Casa delle Foglie significa capire come il regime reagiva  contro i  cittadini sospettati di opposizione. A centinaia furono spiati e interrogati,  finivano in prigione o venivano uccisi.  Oltre a innumerevoli dispositivi di sorveglianza, il museo espone decine di documenti originali che descrivono in dettaglio il funzionamento segreto della Sigurimi.

Le stanze degli interrogatori sono dotate di supporti visivi . Questi mostrano come i prigionieri venivano persuasi  a confessare attraverso l’uso della violenza fisica. Non sorprende che ci siano anche una camera oscura per lo sviluppo delle pellicole fotografiche . E un laboratorio per l’analisi delle impronte digitali e l’identificazione di tracce di sostanze chimiche pericolose. Il giardino ospita alcune installazioni artistiche e l’ingresso a un tunnel sotterraneo protetto da spesse porte di cemento.

  • Orari: Tutti i giorni dalle 9 alle 19;
  • Prezzo : 700 Lek (€ 6)

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4.     Bunk’Art 2

Indubbiamente di Tirana in una settimana quello che mi ha stravolto è scendere nel Bunk’Art 2 ( info posizione, orari e costi). Questa  è stata l’occasione per riflettere sul destino tragico dell’Albania durante il governo egemonico di Hoxha. Si stima che vennero fatti circa 700 mila  bunker per proteggere la macchina governativa da possibili attacchi nucleari. Ma non capitò nulla di tutto questo. Gli albanesi hanno restituito altra funzione a queste tane affossate (Bunk’ Art 1 è qualcosa di simile ma è in periferia ) .  Tra cui quello di musei per non dimenticare ! Gli artefici di questo progetto furono  due   giornalisti  Carlo Bollini e  Admirina Peçi .

Non appena ho varcato  varca la soglia del Bunk Art 2,  mi ha sconvolto l’oscurità  e il freddo,  perché si sta sottoterra. Lo stesso gelo mi ha pervaso la pelle quando ho letto sotto la luce fioca delle lampadine delle placche. Le scritte erano sull’orrore del regime comunista e la repressione senza filtri. I massacri compiuti contro i ribelli erano inauditi e disumani.  Sono stati  tutti immortalati in , documentari visivi, e i resti di macchinari usati per  le torture. Il tutto disposto in vari corridori stretti e lunghi, come le voci registrate che raccontavano gli abusi dei campi di lavoro a cui furono destinati (1960) .

Tirana in una settimana.Terzo giorno: Durazzo 

Un tassista  (6.000 Lek- € 60 andata e ritorno) ci ha lasciato a  Durazzo ,  la seconda città più popolosa dell’Albania dopo Tirana (113 249 abitanti).   Rimane celebre  per le sue spiagge, il centro storico e i siti archeologici. Di sangue illirica, fu un’ avamposto dei  greci626 a.C. ). Dappresso vi si stanziarono :  RomaniBizantini, BulgariOstrogoti e slavo-serbi. Nel XIII secolo  fu contesa tra Venezia e Costantinopoli, Normanni e Angioini. Dopo gli Ottomani, ( quattro secoli) fu proclamata  capitale del principato d’Albania (1912)  ed ebbe parecchio potere fino al 1920  nei diversi stadi d’evoluzione della moderna Albania

Siamo scesi proprio nel  porto  di Durazzo, gigantesco e molto efficiente per traffici commerciali e turistici. Ci ha dato il benvenuto con delle statue in bronzo di rock star del calibro di John Lennon e panchetti rossi  nel suo lungomare ,  costellato  di locali ultramoderni.

Purtroppo mi ha deluso  la qualità dell’acqua era  putrida e rifugio per piccioni. Mi chiedo come facciano a esserci cosi  lungo questo tratto di mare  tanti lidi , sebbene siano super attrezzati . Mi hanno segnalato dei passanti che ci sono delle spiagge migliori:   Ohana e Portez, Plazhi i Golemit, Durrës Beach. Se Durazzo non è assolutamente da preferire come metà balneare, vale la pena ciondolare per la  sua old city, che è uno scrigno di gemme percorribili a passo lento. Ci ho trascorso  mezza giornata, per cui ho tralasciato le moschee, il Museo Archeologico e altro ancora , ma ho contemplato i suoi monumenti più rappresentativi descritti qui  giù.

Anfiteatro Romano

L’ Anfiteatro Romano (II sec.  d.C. ,  Traiano) sorge accanto la magnifica  piazza Liria  di Durazzo (aperto:  tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00 ; prezzo : 300 Lek – € 3) .  Aveva una capacità di 20.000 spettatori e serviva per i  combattimenti di gladiatori e altri giochi antichi. L’anfiteatro è stato scoperto di recente nel 1966.

La cavea misura  136 metri, con scalinate adagiate su una zona collinare.  Nel 2004, l’Università di Parma si è messa in discussione per riavviare gli scavi ma ancora il tutto è in condizioni di degrado . La noncuranza dell’amministrazione comunale ha riguardato anche degli scavi archeologici  vicino il  Teatro Aleksandër Moisiu . Qui ci sta il  Foro Bizantino ( VI sec. d.C) , una piazza attorniata  colonne con capitelli corinzi e le Terme romane (I sec. d.C. )

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Torre Veneziana

La Torre Veneziana è ciò che rimane di una vecchia fortezza bizantina (491-518, Anastasio I) .   Fu progettata specificamente per essere armata di artiglieria, e fungeva da punto di osservazione cruciale per il monitoraggio dell’area circostante.

Nel 2022-2023 la Torre Veneziana è stata mutata nel  Centro di Interpretazione del Patrimonio Albanese . Lo scopo è quello di  riguardare la storia albanese attraverso  strumenti multimediali all’avanguardia. Tra queste, visori VR, audioguide, proiezioni multimediali .

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Tirana in una settimana. Quarto giorno: Dajti Ekspres (funivia)

La funivia Dajti Ekspres (info mezzi da Tirana ) è  la più lunga di tutti i Balcani. Fu completata nel 2005 e inaugurata il 28 luglio dello stesso anno.  Con i suoi 4350 metri di lunghezza  collega l’hinterland di  Tirana con la sommità del monte Dajti. Ci sono a disposizione trenta cabine ( per otto persone) . Si  scala  a circa 4,5 metri al secondo e si completa  il tragitto in salita in soli 15 minuti.

Quando si è giunti a destinazione  mancava il fiato per la bellezza dei paesaggi straordinari su  Tirana   e  sulle colline circostanti. Se si ha un meteo fantastico si scorge anche il mare Adriatico .  Oltre ad una trattoria molto rustica e con pizze stratosferiche in questo eldorado si possono fare varie attività:

Tirana in una settimana.  5  giorno: Kruja 

Kruja (600 metri di altitudine)  è stata una piacevole e graditissima escursione per addentrarsi nell’entroterra montuoso dell’Albania . Tutto stupendo se tralascio come io , mia madre e mio padre ci siamo capitati. Decisi a utilizzare i mezzi albanesi ci siamo diretti alla stazione degli autobus di Tirana , da cui Kruja sta a 40 km . Non sapevamo che c’erano dei diretti  , e siamo incappati a un cambio a Fushe Kruje. Non lo fate anche voi!

Un’avventura disastrosa perché in questo piccolo comune siamo incappati in un’ autista  improvvisato che ci ha fatto patire le pene dell’inferno. Il fatiscente furgone aveva poche seggiole per passeggeri, di cui molte erano riservate a galline e cipolle fresche! Come non bastasse, si era rotto il radiatore poi rinfrescato con del liquido sporco. Ma la genialata è stata il pezzo di spago adoperato per tenere fermi gli estremi della portiera posteriore del catorcio a quattro ruote! Appena si è sfracellata anche questa ci ha pensato un ragazzone a tenerla chiusa  per venti minuti di corsa con entrambi i palmi!  Meno peggio il rientro su un camioncino verde (info e orari ) ! Sorvolo volentieri sul come dirigersi a Kruja, e mi soffermo sul suo splendore .

Cosa vedere e fare a Kruja: castello e museo di Skandeberg

Kruja  è una tappa irrinunciabile se si è in Albania. La sua storia è strettamente connessa con quella del paese ed è nel Medioevo che si è distinta . Perché è stata la roccaforte di Skanderbeg contro l’invasione ottomana (XV sec.). Questo è un castello collocato  in alto a una via principale , che   accoglie con un bazar . Quest’ultimo è detto anche   Pazari i Vjetër  (XVII sec.) ed è un susseguirsi di botteghe in legno .  Si  vendono  manufatti artigianali e souvenir : ceramiche, tappeti, utensili in legno e gioielli in argento. Una delle tante architetture che i turchi hanno fatto nei secoli avvenire della ripresa della città (1478) .

Il Castello di Scandeberg (IV – V sec.) una volta completato fece parte delle guarnigioni Bizantine. Al suo interno è visitabile il Museo Skanderbeg, contenente oggetti risalenti all’epoca del condottiero omonimo. Nel XIX secolo, Kruja partecipò attivamente al Risveglio Nazionale Albanese, un movimento per l’indipendenza dell’Albania dall’Impero Ottomano, raggiunta nel 1912.

  • Orari: il castello è sempre aperto;  il museo dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00, chiuso il Lunedì.

Tirana in una settimana. Conclusioni

Tirana offre molto ai visitatori . Mi riprometto di tornare per potere ammirare altre grandiosità: villaggi sperduti, laghi, fiumi ,  valli , arenili dorati. Mi aspetteranno le misteriose cittadine di  Scutari, Berati, il sito archeologico di Butrinto , l’ entroterra meridionale con Përmet e l’ultimo fiume selvaggio d’Europa Vjosa .

Spassandomela a Tirana in una settimana ho calpestato la terra di e enormi aree verdi internamente alla città e anche fuori.  Qui ci si  rilassa veramente e si  sta freschi  all’ombra di qualche albero fronzuto.   Tra questi : il Grand Park di Tirana , il Parco della Gioventù, i Giardini Botanici di Tirana, e il Parco Nazionale Dajti  che è quello che mi ha entusiasmato di più.

Dopo Tirana in una settiman ? Il mio sogno è però quello di rotolare verso il sud dell’Albania verso la cosiddetta Riviera albanese che oltre il mare offre splendidi alberghi e resort dove potersi rilassare con tutta la famiglia. Questa comprende oasi come: Valona ,  Saranda ,   Dhërmi, Gjipë, Jalë, Himara, Qeparo, Borsh, Lukova e Pulebardha .

Info utili per Tirana in una settimana:

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Corsica in 10 giorni

Corsica in 10 giorni

 

“Immaginatevi un mondo primordiale, un susseguirsi di montagne separate da stretti burroni dove scorrono i torrenti; non esistono pianure, ma immense crepe di granito e gigantesche onde di terra ricoperte da macchie intricate o da immense foreste di castagni e di pini.”
Guy de Maupassant

Corsica in 10 giorni

Senza dubbio la  Corsica in 10 giorni   rimarrà una delle vacanze più indimenticabili che abbia mai fatto in vita mia. Nessuna decisione presa a tavolino. Una mattina di Luglio ho  comprato una tenda da campeggio e via su quattro  ruote verso l’isola che c’è!

Non mi è mai capitato di avere un contatto così forte con la natura  come in Corsica in 10 giorni .  Il mio respiro e il battito del mio cuore sono stati gli unici suoni che ho sentito in mezzo all’infinito del mare e i sughereti. Così  questo articolo è un modesto tentativo di condividere il mio incredibile viaggio in Corsica in 10 giorni raccontandovi  di quei luoghi che mi hanno più emozionata. Buona lettura!

Come arrivare  dall’Italia

Sicuramente i mezzi più comodi per raggiungere la Corsica dalla nostra penisola sono 2  :

  1. Traghetto ( per i più  fortunati la barca a vela): ci sono due compagnie principali. La prima è la Corsica Ferries ,  la seconda è la Moby:
  2. Auto o moto: entrambe dovrebbero essere  di   piccole dimensioni a causa della morfologia isolana . Questo   perché le strade corse secondarie sono strette e difficoltose specie nell’interno.

3  collegamenti meno consigliati per l’isola

  1. Treno: ci sono solo due sole linee ferroviarie del 1800 che collegano Ajaccio, Bastia e Calvi (https://cf-corse.corsica/) . Problemi di orario e spostamenti non mancano mai;
  2. Aereo: se volete volare spesso c’è da fare uno scalo in Francia on in altri  hub principali. Esistono 4 aeroporti: l’ aeroporto di Bastia Porettaquello di Figari Corsica del Sud, di Ajaccio Napoleone Bonaparte,  e di Calvi Sainte-Catherine;
  3. Autobus: offrono una buona copertura (https://www.corsicabus.org) , ma hanno partenze solo una o due volte al giorno tra i comuni più grossi . Meglio sempre aggiornarsi per tabelle orari con gli uffici locali turistici.

Libri da leggere prima di partire

Nel XIX secolo grazie ad autori illustri come Prosper Mérimée  (Colomba), Alexandre Dumas ( I fratelli corsi) ,  Guy de Maupassant (Una vita), e Gustav Falubert (Viaggio nei Pirenni e in Corsica) la Corsica  iniziò a incuriosire gli stranieri. Intanto in loco si era generata una letteratura fatte di poesie e narrazioni tramandate di bocca in bocca da contadini e mandriani. Un’apertura letteraria più significativa si è avuta solo nel 1900 in lingua francese e corsa, di cui Rinatu Coti fu uno dei massimi rappresentanti.

Seguirono altri importanti scrittori tra i quali:

Capolavori letterari sulla Corsica

Uscendo  poco a poco dall’oscurità la  Corsica ha richiamato l’attenzione di molti intellettuali che l’hanno immortalata  in best seller  . Da avere  nella propria libreria:

Corsica in 10 giorni. Dov’ è ?

La Corsica (8680 km2)  è la quarta isola più grande del Mediterraneo , dopo la  Sicilia , Cipro , e la Sardegna , da cui è separata  dalle Bocche di Bonifacio  (11 km). Divisa dal 1976  in Alta Corsica e Corsica del Sud ,   è una regione della Francia (da cui dista 170 km) con statuto speciale. Ha come  capitale Ajaccio e conta  circa 279.600 abitanti .  

Con la sola  eccezione della piana di Aleria, il   territorio corso è prevalentemente montuoso (Monte Cinto, 2706 m) con fiumi brevi e a regime torrentizio (come quelli più rilevanti del Golo e del Tavignano). Il suo clima   è mite  .  Mentre  la sua vegetazione è tipicamente mediterranea con molti boschi e parchi . La sua economia si basa prevalentemente sul turismo, viticoltura e l’olivicoltura (inesistente l’industria , se non quella  di tipo artigianale ).

Storia della Corsica

Incerte sono  le ipotesi sul significato del nome di Corsica  . Esso che potrebbe derivare da :

  •  Còruioi, come i Greci chiamarono i primi autoctoni ivi insidiatesi;
  • Corsus  che forse fu un ipotetico conquistatore romano  o un amico  di Enea;
  • Cyrnum, un leggendario figlio di Ercole che si sarebbe stabilito sull’isola.

Di sicuro invece c’è che la Corsica  fu abitata  sin dalla preistoria come documentato dai vari ritrovamenti megalitici risalenti al 2° millennio a.C. Tra i vari invasori ci furono  i Romani  (IV secolo a.C.) , che ci rimasero più a lungo (circa 7 secoli).

Seguirono nel Medioevo:  Vandali,  Bizantini, Ostrogoti,  Longobardi fino all’arrivo dei Pisani (1092) e dei Genovesi che praticamente la plasmarono. Subentrarono poi  i Francesi e la rivoluzione per la libertà  dell’eroe nazionale P. Paoli  ,  che garantì   14 anni di indipendenza, fondando una costituzione repubblicana.

La mano della Francia

Successivamente il  dominio ripassò alla Francia di Re Luigi XV nel 1769. In questo anno nasce in Corsica   Napoleone Bonaparte , che all’inizio fu fedele agli ideali di autogoveno territoriale per poi sposare l’annessione a Parigi (1789).

Dopo un fallimentare intervento degli Inglesi la nazione  subì  le sventure dello stivale conseguenti alla due guerre mondiali, fino alla proclamazione dello stato indipendente nel 1982. Da allora fino ad oggi sono stati tanti i movimenti terroristici che si proclamano contro gli investimenti nel turismo e un aumento dei poteri della classe politica isolana (come il movimento FLNC nato nel 1976). Di religione cattolica i corsi parlano ufficialmente il francese , mentre  il Corsu è il loro dialetto (molto simile affine al toscano).

Periplo della Corsica  in 10 giorni on the road 

La  Corsica  in 10 giorni è stato un immergersi nella sua essenza selvaggia ancora poco ordinata dall’uomo. Questo è il lato più avvincente di questo eldorado che è ancora incontaminato. Soprattutto nell’entroterra dove tra cascate, laghi ,  e torrenti con le loro lagune gelide,  si aprono  valli verdeggianti  e 120 cime oltre i 2000 metri .

Lo scenario più sorprendente della Corsica   è quello delle aree protette e del Parco Naturale Regionale , che si spiega per 1500 km di sentieri. Il più famoso è il GR20. Questo è  uno degli itinerari di randonnée più impegnativi d’Europa (dislivello di 1300 metri) , che   traversa in diagonale l’intera Corsica  ( 200km da Calenzana a Conca).

Alle zone costiere che si estendono per 1000 km la Corsica  lascia la mole più cospicua del nucleo abitativo  e il lusso delle catene alberghiere . Per il resto è tutto un susseguirsi  di  baie da sogno attrezzate e libere  e anfratti nascosti raggiungibili solo in barca come il Desert des Agriates .

Corsica in 10 giorni : 4 camping da provare!

Senza pensarci un attimo d’estate sono partita  da Livorno in nave  con approdo a Bastia in macchina.  Faceva caldissimo. Ma non me ne importava. Perché  l’adrenalina era  in circolo per tutto il tragitto,  che è iniziato a est e finito all parte settentrionale della  Corsica  .

Afferrare lo spirito della  Corsica in 10 giorni in camping  è stata un’esperienza sensazionale. Dormire sotto le stelle, cenare con il canto delle cicale, e svegliarsi al mattino baciati dalla brezza marina è una poesia ancora da rimare.

La scelta delle stazioni di pernottamento è ricaduta strategicamente  su questi 4 in basso:

  1. U Punticchiu , Camping Caravaning, 20230 , Santa Lucia di Moriani;
  2. Acciol , Route D70, 20126 Evisa ;
  3.  La Rondinara, Route de la plage, 20169 , Bonifacio;
  4. Marina Camping , T30, 20220 Aregno.

1 Tappa. Corsica in 10 giorni verso est

Il mio primo giro prende il via da Bastia in giù verso la costa orientale della Corsica (80 km) , che   è meno gettonata  rispetto a quella meridionale ma a torto. Perché riserva dei paesaggi incredibili.

Consta di 3 microregioni: Costa Verde verso Moriani Plage, Costa Serena su  Aleria, e Costa Madreperla dal lato di Solenzara.

Ho  attraversato la  Riserva Naturale della Biguglia (Furiani) e  mi sono spinta fino alla Spiaggia della Mariana vicino San Nicolao con un inversione alla Fonte di Orezza. Altre chicche da non farsi scappare ni paraggi sono:

Bastia

Come un gabbiano appollaiato su uno scoglio gigante , Bastia (45715  abitanti) si rivela in tutto il suo charme adagiata su un promontorio da cui si può contemplare il traffico marittimo. L’unica nota dolente è trovare  parcheggio  (clicca qui per info).  Se lo scovate é piuttosto caro , ma ne vale la pena  per Bastia.  Fatta di tre quartieri: Place Saint-Nicolas, Terra Vecchia-Vieux Port e Cittadella si sviluppa in basso  .

Per il mio tour mi sono mossa dal suo vivace porto . Qui sono concentrati  ristorantini ,  bar  ,  boutique , che si snodano tra le facciate fatiscenti degli edifici medievali. I pescherecci colorati si alternano a yatch  da urlo , un contrasto tutto da contemplare.

Ho proseguito verso alto  la cittadella o Terra Nova , e  dopo avere superato il  Giardino Romieu  con le sue scale terrazzate ho apprezzato  l’ old city  . Il centro storico è  un labirinto di viuzze lastricate,  che recano  le tracce dell’occupazione dei genovesi (XIV sec. ), che contribuirono al suo sviluppo.

Cosa visitare a Bastia

Oltrepassata  la Porta Luigi XVI ho venerato alcune delle gemme di Bastia:

Fonte di Orezza

Dopo un tuffo nel verde smeraldo della Spiaggia di Mariani   (senza infrastrutture ma con servizi vari nelle vicinanze ) ho raggiunto San Nicolau . Questo è un delizioso paesino ai piedi del Monte Castello d’ Osari  .

Siamo nel cantone della Castagniccia. Appena  mi sono addentrata tra i suoi rigogliosi arbusti  ho scovato un sito industriale del 1800.  Questo (rimesso a norma nel 1998) è quello delle Acque Minerali di Orezza, tra le più costose (82,68 euro a pezzo)  e salutari (ferro) in circolazione. L’acqua da bere  in questione sgorga dall’alto e penetra nelle rocce millenarie fino a una profondità di 70 metri, trascinando  calcio, magnesio  e diossido di carbonio.

Zilia e Saint Georges

Ottima per la salute, le Acque Minerali di Orezza  sono un’istituzione tra i corsi insieme ad  altre due sorgenti:

2 Tappa . Corsica in 10 giorni verso il centro

 La Corsica   centrale  è stata scandagliata da Evisa e poi in direzione Corte con immersione finale nella Valle della Restonica dentro il Parco Naturale e Regionale della Corsica. Posso dire che questa deviazione è stata un sospiro di sollievo alla folla e all’arsura estiva!

Mi ha incantato la quiete di questi meandri meridionali lontani dal chiasso festoso del litorale corso. Ci si  proietta decisamente in un’altra dimensione ,  fatta di borghi medievali, vette infinte, e mini giungle fluviali. Per cui  l’appellativo di ile de beautè della Corsica (“isola della bellezza”) dei francesi ha qui davvero preso forma e significato .

La maquis della Corsica

Qui si lasciano alle spalle ombrelloni e secchielli per imbattersi  in  pianure di castagni e nella  maquis , ovvero la macchia corsa. Questa include  78 specie endemiche e 42 tipi  di orchidee e ancora: il corbezzolo, il mirto, e l’elicriso.

Paradossalmente si può nuotare anche in questi punti insoliti della Corsica mediana  . Precisamente in 10 laghetti  , e ci vuole proprio coraggio a immergersi per quanto ci si gela a 12°! Smarritevi pure in queste oasi di pace . Tra passeggiate nelle piazze di borgate fantasma , abbellite dai resti della tradizione contadina come : fontane ,  lavatoi e  casi padronali. Non scordatevi di infilarvi nelle botteghe sparse ovunque per acquistare dei souvenir dell’artigianato corso:   manufatti in vetro e in legno (coltelli) , ceramiche, coralli, ecc.

Evisa

Evisa  è uno dei tanti pittoreschi villaggi montani (850 m) della Corsica   da cui si  vede il mare. Precisamente a circa 40 km ci stanno le spiagge di Porto  di Sagone . Di stampo prettamente medievale Evisa  è stata una gioia infinita per la frescura e i ritmi lenti dei corsi che ci abitano. Ricordo perfettamente  le camminate  per le sue viuzze tranquille e i passanti che ti sorridevano a ogni ora.

Gettonatissima da biker ed escursionisti Evisa è immersa nella foresta di Aïtone    . Mi è entrata nell’anima per il silenzio e la beltà dei boschi e i pini larici che si insinuano fino al Passo di Vergio (1478 m).  In questo colle si può contemplare la caratteristica statua di Cristo Re (in granito rosa alta 6 m.) di Noël Bonardi, che delimita  il confine con la regione  di Niolo.

Corte

Costruita nel 1420 da Vincentello di Istria, signore feudale corso, Corte è:

Relativamente piccola di dimensione Corte è molto frequentata . Puntellata di barettini e trattorie si anima  vicino Piazza Paoli (dedicata all’eroe nazionale),  Piazza del Duca di Padova (generale nella rivoluzione francese), e Piazza Gaffory (altro patriota  corso ).

Corte dall’alto

L’atmosfera che ho respirato a Corte  era davvero allegra , piacevole e internazionale.  Svetta in cima con la sua cittadella (XV sec.) arroccata su uno sperone roccioso . Da non perdere :

3 Tappa. Corsica in 10 giorni verso sud

A detta di tutti il sud della Corsica  è quello che fa innamorare di più . In effetti è capitato anche a me !  Mi hanno letteralmente stregato:   Porto Vecchio ,   la punta estrema di Bonifacio ,  le spiagge della Palombaggia ,   Rondinara e  Sperone e i megaliti di  Filitosa.

Il sud della Corsica  è l’ ideale per chi ha voglia di una vita semplice per chi vuole  farsi scompigliare i capelli dal vento. Se  volete stendere un telo vicino  un catamarano arenato in una battigia   e aspettare il tramonto davanti a un calice di nettare divino, Ssete arrivati a destinazione! Perché non è necessario spostarsi alle Maldive quando le hai a portata di mano!

Porto Vecchio

Incassata nel golfo sovrastato dalla Foresta dell’Ospédale,  Porto Vecchio  è una meta ambita dagli escursionisti per numerosi trekking trai quali quelli più rinomati sono quelli che conducono a :

Nell’antichità  Porto Vecchio   fu uno scalo fondamentale per la variegata successione di sovrani che giunsero in Corsica. Riemersa dalla disgrazia della  malaria (debellata grazie agli interventi degli americani nel secondo dopoguerra),  si classifica attualmente come una delle località balneari più popolari  della Corsica.

Porto Vecchio divisa in due

Incantevole è  il  porto turistico di Porto Vecchio ,  che si popola fino a notte con concerti ed eventi vari . A poca distanza sono raggiungibili  le più superbe spiagge isolane quali quelle di : Santa Giulia, Cala Rossa , Carataggio, e  Pinarello. Porto Vecchio  è frizzante con un centro storico davvero esemplare . Qui  è possibile camminare tra terrazze panoramiche e chiese storiche come quella barocca di Saint-Jean-Baptiste.

Non potrete certo ignorare i lussuosi negozi e negarvi una pausa nei tanti caffè di Piazza della Repubblica. I prezzi non sono affatto bassi! Il tutto sullo sfondo di una cittadella severa ed elegante ( XVI sec.)   fatta dai genovesi. Arrivarci a piedi è faticoso , per cui sono stati messi a disposizione trenini e navette comunali.

Bonifacio

Bonifacio è una delle località corse che mi è piaciuta di più , perché molto elegante e romantica. Si sdraia come una sirena su una scogliera di calcare , che si bagna nelle  acque cristalline delle spiagge limitrofe di Faziò e Tonnara  .

Incastonata   nel cuore della Riserva naturale delle Bocche di Bonifacio, è un santuario che protegge le isole Lavezzi che le stanno di fronte. Ovunque a Bonifacio ci sono lounge bar, negozietti, e  locali di ogni tipo per godersi la movida diurna e notturna .

Bonifacio e le Scalinate del Re di Aragona

Ho perlustrato Bonifacio  a fondo suddividendo la mia girata in questo ordine  :

Sartène

Se si vuole fare un salto nel passato corso si possono  sfogliare i fumetti di Asterix in CorsicaRené Goscinny , Albert Uderzo , 2016) . Uno dei  personaggi è  Ocatarinetabelasciscix,   un prigioniero corso deportato nel continente perché capo della resistenza.

Dalla preistoria   all’Impero Romano la Corsica vanta 8.000 anni di storia testimoniata dalla presenza di  famosi siti archeologici delle civiltà megalitiche ( 3500 ed il 1000 a.C.). Queste ultime cominciarono ad erigere costruzioni legate al culto funerario.

Aleria e Cucuruzzu

Le più esemplari sono i menhir  e i dolmen,  cioè dei blocchi di pietra scolpiti in modo rudimentale rispettivamente  in verticale o raggruppate a cerchio. Quale fosse la ragione del loro essere,  non si sa.  Forse erano solo un modo per rappresentare la fertilità, o un talismano per scacciare i mostri. Oppure avevano la funzione di  calendario o di  osservatori astronomici .

Meritano una visita anche  quelli di  Aleria ,  Cucuruzzu (età del Bronzo) , e quelli di  Filitosa e  Cauria , che ho visto personalmente. Questi ultimi stanno vicino a  Sartène ( 35 minuti e 20 rispettivamente in macchina) nella valle del Rizzanese ,  un borgo del  XVI secolo.

Parco Archeologico di Filitosa

Precisamente a  Sollacaro nella valle del Taravo si incontra  Filitosa , uno dei più imponenti    megaliti  d’ Europa. Scopertonel 1946 dal proprietario del terreno Charles-Antoine Cesari ,  è un insieme di suggestive statue menhir (circa 13) antropomorfe alte 3 metri . Sono sparpagliate in aperta campagna assieme a capanne e altri complessi monumentali che non ancora svelato la loro esatta utilità. Il loro allineamento non è originario, ma è stato ipotizzato da alcuni archeologi.

All’ingresso di  Filitosa vengono forniti dei depliant con molte spiegazioni. Lungo tutto il percorso ci sono delle colonnine che forniscono altri dettagli in molte lingue. La passeggiata è di 800 metri e dura  1 ora e mezza. All’uscita è installato un museo che conserva in delle teche vari suppellettili rinvenuti durante gli scavi.

Sito Megalitico di Cauria

Il Sito Megalitico di Cauria si trova invece a circa 20 minuti da Sartène, percorrendo una strada sterrata. L’accesso è libero, seguendo un percorso ben indicato che permette ai visitatori di ammirare :

  • Dolmen di Fontanaccia: esempio più bello di dolmen in Corsica. Questo monumento funerario collettivo è il più noto e meglio conservato dell’isola: un’enorme lastra posta su 6 pietre verticali;
  • Stantari: 30 statue-menhir posizionate in un campo in maniera perfetta ;
  • Rinaiu:  un altro gruppo di pietre rialzate. Qui è stata valutata una cronologia. Sembra che ci fossero 60 pietre intorno al 4500 a.C. e 180 intorno al primo millennio a.C..

4 Tappa. Corsica in 10 giorni verso ovest

Esclusivo è   il versante occidentale della Corsica  .  L’ ho esplorato  da Ajaccio, dove è nato Napoleone, passando per Cargese, rifugio dei greci,  e con sosta  onirica sui  Calanchi di Piana ! Qui per poco non svenivo .  Non solo per l’eccezionale  visione  dei sassi poliformi, ma anche per la ripidità delle stradine percorse tutte  a chiocciola e senza alcuna protezione !

Incastonato come un gioiello tra il Golfo della Sanguinara e il Capo di Muru questo tratto  della Corsica   vi strabilierà per la trasparenza dei fondali e il proliferare  di paradisi interni : quali le colline di Cinarca e Gravona. Queste ultime si fanno  montuose nella foresta di Vizzanova fino alle Gole di Prunelli e del comune di  Bastelica.

Come se non bastasse se ci capiterete aggiungete alla lista queste meraviglie:

Ajaccio

Ajaccio è la capitale  della Corsica  e ha dato i natali a Napoleone (15 agosto 1769 ), intramontabile stratega per alcuni, tiranno per altri. La casa dove visse la sua infanzia con la sua numerosa e modesta famiglia   è in via Sait Charles , che è ora il museo più affollato dell’isola. Com’è adesso fu per iniziativa di Napoleone III perché ci furono vari smantellamenti.

Non c’è molto delle mobilia dell’epoca dell’infante prodigio,  a parte qualche pannello esplicativo sulla sua esistenza. L’arredamento è piuttosto semplice: una cartina della Corsica (XVIII sec. ), ritratti familiari, un divano , un comò Luigi XVI , una consolle rococò, lampadari italiani , una maschera mortuaria, un albero genealogico, oggetti feticci, ecc.

Ajaccio che stupisce  

Anche ad Ajaccio  sono stati i genovesi che hanno contribuito più di tutti a darle forma. C’è la classica ripartizione in marina portuale, molto accattivante con le sue spiaggette libere e i viali alberati, e la cittadella posta in alto.  Mettete in conto che ad Ajaccio   sarete fagocitati dal caos cittadino.  L’allegria è una costante specialmente quella del mercato  allestito tutte le mattine in piazza  Foch .

Ajaccio, Napoleone e lo zio Fesch

Ecco inoltre cosa vi aspetta:

Cargese

Nel 1774 a Cargese  i francesi   ci sistemarono  definitivamente  n un gruppo di greci di Oitylo (Peloponneso). Erano dei profughi che tentavano di scampare alla morsa dei turchi dal 1776 in Corsica,

Il villaggio crebbe . Si edificò  una chiesa cattolica greca ortodossa, quella di  Santo Spiridione . Anni dopo i corsi ne fecero una latina , la Chiesa di Santa Assunta.  Sicché  attualmente stanno una di fronte l’altra e sono il simbolo di Cargese  .

La torre genovese 

Particolari sono anche la  Cappella di Santo Erasmo e quelle di Sant’Elia e Santa Barbara a Paomia. E se avete ancora un po’ di fiato ecco altro da attenzionare:

L’aria è sottile, e Cargese  è molto raffinata con le sue casette bianche e azzurre  prospicienti il Golfo di Saidone. Essa è  molto  fashion all’estero .  Forse per il richiamo del Club Mediterranee nella Spiaggia di Chiuni, che ammalia a solo 8 km come quelle di Chiuni, di Topini , Capizzolu, Stagnoli, e  Però .

Calanchi di Piana

Solamente le parole di  Guy de Maupassant in Una vita  possono rendere omaggio allo spettacolo dei Calanchi di Piana :

 “Erano picchi, colonne, pinnacoli, figure sorprendenti modellate dal tempo, dal vento rosicchiante e dalla bruma marina. Alte fino a trecento metri, sottili, rotonde, contorte, uncinate, deformate, inaspettate, queste rocce sorprendenti sembravano alberi, piante, bestie, monumenti, monaci in tunica, diavoli cornuti, uccelli sproporzionati, tutto un popolo mostruoso, un serraglio di incubi pietrificato dalla volontà di qualche Dio stravagante”. 

I Calanchi di Piana sono delle bizzarre formazioni rocciose a 400 m sul livello del Mar Mediterraneo formatesi per erosione del vento e dell’acqua. Come nelle nuvole potete dare la forma che volete  a questo cortile di giganti e nani di pietra tinti di rosso, rosa, ruggine e miele. Sempre se non vi prende un attacco di panico come è successo a me salendo in automobile su  la D81 , che è davvero per chi sa tenere le mani al volante!

5 Tappa. Corsica in 10 giorni verso nord

Nella Corsica del nord mi sono spostata tra Aregnu e L’Ile Rousse   toccando  Calvì e Saint Florent . Mi sono insinuata in una microregione particolarissima, quella della Balagna. Questa  fu l’antico granaio della Corsica e oggi si mostra come un magnifico anfiteatro di montagne innevate  sul mare .

La Balagna è una distesa di limoni, uliveti, mandorli, e un continuo susseguirsi di festival di ogni genere che rallegrano la sua comunità . Vive principalmente di agricoltura e turismo e fa da sfondo al punto di partenza del celebre   Grande Randonnée GR 20.

Per spezzare si può fare una capatina anche a :  Lunghignano e il suo vecchio frantoio, Cassano e la sua piazza a punteMontemaggiore per la veduta  mozzafiato sul Golfo di Calvi, il nido d’aquila di Sant’Antonino, e   i centri artigianali  di Pigna e Corbara.

 Aregnu

Aregnu  è stata popolata da sempre, come attestano resti di placche bronzee degli eserciti di Vespasiano. Fu dei  genovesi fino alla metà del XVIII sec. , dopo  divenne proprietà francese. Aregnu  , con le sue frazioni di Torre e Praoli, è collinosa con una pianura che si estende fino al mare. Una piana agricola, che nonostante gli incendi, prospera con i suoi frutti. Oltre agli ulivi sono una gloria le sue arance, marchiate  Aregno citrus sinensis osbeck .

Altro vanto di Aregnu sono i suoi  mandorli che vanno in fiera la prima settimana di agosto . Dal 1997 sono i protagonisti di    un festival   appuntamento  che ha promosso  il settore agricolo e l’artigianato della Balagna.

I templi sacri di Aregnu

Da attenzionare ad Aregnu  oltre le sue fantastiche spiagge sono:

Ille Rousse

L’Ile Rousse  è come la vedete oggi dal 1758, quando P.  Paoli la fortificò per arenare l’invadenza dei genovesi.  Un luogo  singolare della Corsica.  Tanto glamour , da attrarre VIP che ci hanno stabilito le loro fastose residenze estive.  Quanto romantico da sedurre bohemien e sognatori d’ogni dove.

L’Ile Rousse  è un dedalo di meraviglie dalla Torre dello Scalo (del XVI sec.) alla chiesa al  monumento ai caduti  di Antoniucci Voltigero. Dall’Hotel Liberata, albergo per straricchi, fino all’ affollatissima Piazza Paoli, salotto urbano e zona in cui si pratica lo sport preferito dai cittadini , ovvero le bocce.

La città vecchia

Per i comuni mortali sempre nei pressi della old city si allestisce un mercato coperto sotto il tetto di un tempio greco. In sostanza L’Ile Rousse  è  un agglomerato raffinato di architetture sofisticate , casine di pescatori, e isolotti di porfido rosso . Il suo centro cittadino è impreziosito da piazze contenute e un pittoresco lungomare Marinella da godere nei suoi tanti ridenti cafè. Una foto da fare assolutamente è quella con la padrona di questo eden, una Sirena di bronzo realizzata nel 2016 da Gabriel Diana.

Tra questi accumuli di rocce rossastre si distingue l’Isola di Pietra con il suo faro  e  le sue estensioni di  Roccio, Roccetto e Piano. Battezza l’atollo corso e si può perlustrare arrivandoci in soli 15 minuti dal centro,  che  la battezzano e la  colorano di un arancione che si infiamma al tramonto . Le spiagge più paradisiache di Ile Rousse sono : Plage de Caruchetu, Plage de Bodri, Plage de Lozari, Davia , Algajola, Marina di Sant’Ambrogio, Arinella e Sainte-Restitude.

Corsica in 10 giorni : il cibo

La cucina della Corsica è il risultato delle varie dominazioni isolane , per cui prevale l’influenza francese e italiana. Tuttavia ha sviluppato un suo carattere distinto indirizzandosi soprattutto sulle gemme del suo entroterra montuoso.

I verdi pascoli offrono l’ambiente ottimale  per l’allevamento di  capre e pecore, il cui latte   genera squisiti formaggi  , di cui  i  più noti sono:

Charcuterie: salumi e zuppe corse

I pendii boscosi della Corsica brulicano di maiali e cinghiali selvaggi.  Ne vengono fuori delle prelibatezze esemplari, molte delle quali a marchio AOC, cioè Appellation d’origine contrôlée (Denominazione di Origine Controllata) . Tra le più note:

      • Figatellu : è una salsiccia di fegato di maiale affumicata ed essiccata, spesso grigliata o utilizzata nella zuppa di lenticchie;
      • Coppa o capicollu  AOC* : è ottenuto dal muscolo cervicale del maiale disossato e sottoposto a 6 mesi di stagionatura ;
      • Lonzu AOC: è un  filetto di maiale salato, affumicato e pepato, risulta leggermente untuoso e consistente;
      • Prisuttu AOC: è il prosciutto corso  d’eccellenza , che viene  stagionato minimo 12 mesi ricavato dal maiale razza Questi ultimi sono suini di taglia piccola che girellano liberi ad alta quota nutrendosi di radici ed erbe.

Queste carni pregiate sono pensate   per intingoli e stufati gustosissimi, tra cui si distinguono:

      • Zuppa corsa: è un minestrone di verdure in brodo di osso di prosciutto;
      • Civet de sanglier : è uno spezzatino denso di cinghiale, verdure, castagne, vino rosso e finocchietto;
      • Veau aux olives: è uno stufato  di vitello a cottura lenta, olive pomodori, erbe aromatiche e vino bianco o rosato ;
      • Agneau Corse: è l’ agnello arrosto con aglio e rosmarino.

Pesce

Allora cos’altro potrebbe esserci nel menu dei ristoranti della Corsica? Per quanto riguarda il pesce di mare, troverete tantissime:  triglie fresche, orate, acciughe, sarde e scampi. Dai fiumi dell’isola e dalle lagune della costa orientale provengono rispettivamente : abbondanti trote e anguille. La costa orientale è anche un’ importante produttrice di ostriche. Il piatto più strabiliante è :

Dolci in Corsica

Per chiudere un pasto ci sono i dolci corsi , ottimi anche  per   una bevanda bollente durante l’inverno . Stupiscono per varietà ,  consistenza e bontà . Una menzione speciale va fatta per le castagne, piantate nell’isola durante il dominio genovese (dal 1284 alla metà del XVIII sec.) come alternativa alle colture di cereali, di difficile coltivazione. La farina risultante viene utilizzata in molte  ricette corse,  come quella  per le fritelle . A questa cornucopia zuccherosa si aggiungono altre ghiottonerie:

  • Pisticcini: sono delle gallette cotte alla piastra dentro una foglia di castagno;
  • Pastizzu: è un dolce domenicale con  pane raffermo, latteuovazucchero a velozucchero vanigliato e burro;
  • Falculelle: sono delle brioche tipiche di Corte. Si preparano mescolando brocciu, tuorlo d’uovo, farina, zucchero e buccia d’arancia. Questa miscela viene poi cotta al forno su foglie di castagno;
  • Fiadone:  è il tradizionale  dolce leggero  al brocciu;
  • Cacavellu:  è a forma di ciambella ed è  fatto di pasta lievitata ;
  • Canistrelli: sono dei biscotti fatti  di vino bianco, anice, mandorle o nocciole.

Corsica in 10 giorni:  vino

La storia del vino corso è millenaria (VI secolo aC ) .  Greci, romani, pisani e genovesi  vi introdussero il vitigno autoctono principale che è il Nielluccio . Questo è  una variante del Sangiovese toscano.  Sotto i francesi ci fu un segno di ripresa per la viticultura corsa grazi all’agevolazione napoleonica dell’esenzione delle tasse sul commercio del vino corso. Tuttavia la filiera della produzione vinicola corsa ebbe un drastico declino con l’arrivo della fillossera nell’800 e con le Due Guerre Mondiali.

Gli anni ’60 segnarono una svolta . Il governo parigino introdusse  18000 algerini  ( detti pies noir ) a cui si concessero parecchi poderi a est della Corsica  per farli fruttare. Ma gli immigrati puntarono sulla quantità produttiva di vino, causando l’ira dei corsi. Questi si riunirono addirittura in un movimento politico detto  il  riacquistu che puntava sulla qualità di resa e sulla  valorizzazione delle uve autoctone.

Nel ventennio  successivo il vino corso fu  ricercatissimo perché sinonimo di eccellenza grazie a una vera e propria rinascita enologica . Ciò accadde per merito di grossi investimenti nel settore, per lo sforzo di imprenditori locali e l’introduzione di disciplinari (AOC, DOC e IGP) e nuove tecnologie.

Corsica, la carta dei vini!

I vigneti della Corsica (375.000 ettolitri all’ anno) coprono tutta la costa e il 45% viene venduto nel continente. Si sta parlando di circa 6.000 ettari quasi tutte coltivati biologicamente con le tre principali uve native:

I filari di questi grappoli corsi sono segmentati in generale in questi 2 blocchi:

Il terroir della Corsica

Ls viticultura corsa affonda le sue radici nei pendii   a est e nella Valle del Golo , a ridosso di alture che sfiorano i 1200 metri. Il terroir corso spiega la straordinarietà dei suoi vini:

      • Esposizione solare perfetta ( si ricorre ai terrazzamenti per aumentare le entrate di luce);
      • Inverni miti ed estati calde;
      • Diversi microclimi: mediterraneo (apporta calore) , montuoso (dona umidità buona   per la  vite specie in primavera) e marino (venti che rinfrescano);
      • Diversità di suoli: un misto di scisto, granito, gesso, argilla, sedimenti alluvionali :
Quali vini corsi assaggiare?

I vini corsi hanno carattere (per la mineralità del terreno)  e hanno un finale lungo in bocca.  I vini rossi hanno una buona struttura e un colore molto profondo. Sono morbidi, facili da bere e talvolta speziati. I vini bianchi sono molto aromatici, e fini, molto spesso sprigionano  note floreali o fruttate (agrumi) uniche. I rosati sono vivaci e colorati, fruttati e freschi, mentre i vini dolci sono setosi ed eleganti.  In basso vi propongo una selezione di etichette da degustare:

Bianchi:

Rossi:

Rosati:

Cosa bere in Corsica: birre, vini e liquori

La Corsica ha tante altre valide proposte in fatto di alcolici oltre il pastis e il liquore al mirto :

      • Cap Corse Mattei : si fa a Bastia (Louis Napoleon Mattei ed è il classico aperitivo dell’isola che è tra l’amaro e il dolce e rievoca i sapori della macchia mediterranea. La ricetta è segreta ma si possono avvertire le essenze di arance e china;
      • Birre PietraColombao Serena: La prima è  ambrata e ha un sapore deciso e aromatico. La seconda è una birra bianca prodotta con malto d’orzo e frumento, mentre la terza è una birra di puro malto al 100%.

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Corsica in 10 giorni : conclusioni

Concludendo sulla Corsica ve la  consiglio vivamente per  vostre prossime ferie. Si presta a soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori , compresi i lupi solitari in cerca di pace  solitudine . Sta a voi decidere il modo di vivervela e quando metterci piede, perché è una sorpresa in tutte le stagioni.

Personalmente quello che la Corsica mi ha lasciato addosso è la voglia di esplorarla nuovamente in lungo e in largo. A pochi passi dallo stivale ci si catapulta direttamente ai  Caraibi . Direttamente in mezze lune di sabbia fine e dorata accarezzate dalle onde gentili in cui sguazzano pesci di ogni razza.. Vi auguro un piacevole soggiorno!

 

 

Info utili

 

Guide sulla Corsica

Ufficio del Turismo in Corsica

Documenti per la Corsica (carta d’identità)

Telefono in Corsica

Moneta e carte di credito in Corsica (Euro)

Budget per la Corsica

Lingua parlata in Corsica

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