Bodegas Josè L. Ferrer

Bodegas Josè L. Ferrer

“Quando sei felice bevi per festeggiare. Quando sei triste bevi per dimenticare, quando non hai nulla per essere triste o essere felice, bevi per fare accadere qualcosa.”
Charles Bukowski

Bodegas Josè L. Ferrer 

Senza dubbio la Bodegas Josè L. Ferrer è un’istituzione divina a Maiorca. Diciamo pure che è la cantina per eccellenza dell’arcipelago delle Baleari. Ancora una volta la curiosità verso il vino mi ha portato a scoprire un territorio immenso. Quello di Maiorca appunto , che vanta un ricco patrimonio culturale, artistico, paesaggistico ed enogastronomico.

Così ho trascorso la mia Pasqua a contemplare , oltre le coste infinite di questo eden spagnolo. Ho sopratutto peregrinato  verso l’entroterra. E proprio qui  ho avuto un assaggio del meglio dei piatti e dei nettari maiorchini. In questo articolo vi propongo un viaggio enoico nel cuore dell’isola.  Un posto che vale la pena di esplorare non solo per le sue baie cristalline e i suoi monumenti. Venite con me e capirete che ci sono vari motivi per regalarvi una vacanza in questo angolo di paradiso.

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Bodegas Josè L. Ferrer, un salto a Inca per i cellers

In modo particolare il mio tour  ha interessato il lato interno  a Nord Ovest di  Maiorca. Prima  della  Bodegas Josè L. Ferrer c’è stata una tappa molto succulenta , quella a Inca. Questo paesino con le sue viuzze ciottolate e le sue chiese circostanti è celebre per il suo cuoio e le sue scarpe. Non è finita qui. La gloria di Inca sono i suoi  cellers .

I cellers  sono  ristoranti caratteristici, che sono  ricavati da vecchi depositi dove si faceva il vino in casa. Se volete mangiare e bere maiorchino accomodatevi pure in una di queste osterie . Qualcosa di diverso dai soliti  locali più alla moda, assalite dalle orde estive di  stranieri in fuga.

In quale celler andare a Inca? 

Se non avete idea di quale celler scegliere, vi propongo questo in basso, dove  tra l’altro ho beccato i vini della Bodegas Josè L.  Ferrer:

  • DAYLA – Vins i Tapes in Carrer Bisbe Llompart, 4 :   è un celler molto accogliente.  Il personale è estremamente gentile. Ti senti come a casa. I ragazzi dello staff  mi hanno aperto le porte . Nonostante fossi arrivata in orario quasi di chiusura. Il mio menù ha previsto: un fritto di gamberi rossi spadellati con aglio, pomodorini e peperoni. E una serie di calici di bianchi del posto.

La DO di Benissalem

Così dopo il lauto pranzo a Inca,  sono salita in treno per andare a visitare la cantina  Bodegas Josè L.  Ferrer .   Dopo venti minuti mi sono ritrovata a Benisallem.  Quella di Benissalem è la  prima DO (1990) delle Baleari per la produzione di rossi e rosati.

In questo pueblo interno di Maiorca il re dei vitigni è quello  autoctono detto Manto Negro. Esso è anche conosciuto come Callet . Ed è un incrocio tra Callet Cas Concos e Fogoneu. Dato il suo basso contenuto di antociani , la poca acidità e il basso contenuto alcolico,  Manto Negro si presta per rossi leggeri. Il suo  potenziale aromatico medio fornisce aromi di frutta matura e  melograno.

Altri vtigni della DO di Benissalem

A Benisallem ci sono dunque le condizioni ideali per la coltivazione di altri vitigni indigeni e internazionali. Molti dei quali sono gli stessi della Bodegas Josè L.  Ferrer

Il Manto Negro,vitgno re  della  Bodegas Josè L.  Ferrer e di Maiorca

Generalmente il Manto Negro è un’uva decisamente da taglio. E per lo più  si mesce con il Cabernet Sauvignon, il Syrah o il Tempranillo. Ultimamente però i winemaker  maiorchini lo sperimentano in purezza , e con ottimi risultati .

Quella di Benisallem  è un’area davvero privilegiata. Infatti è situata  al centro di Maiorca . Ed è protetta dalla Serra de Tramuntana. Questo è un sistema montuoso che raggiunge i 1.400 metri di altezza . E protegge i filari dal gelo e dai venti freddi del Nord.

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Il Moll , il bianco della  DO di Plà i Llevant 

Un’ altra DO (1999) è  quella di Plá i Llevant a Sud Est di Maiorca.  Raggruppa 19 municipalità :

I terreni (altzza massima di 100 metri slm ) qui  sono abbastanza fertili e rossi per la presenza di ossido di ferro.  Oppure bianchi per il contenuto di  argille, carbonato di calcio e  magnesio. Il drenaggio è buono e permette una profonda penetrazione delle radici. Senza dubbio importante è la temperatura , che  è mite tutto l’anno.

Il vitigno pricipe è quello del Moll o Prensal Blanc . Un’ uva  dalla buccia chiara, che genera bianchi fruttati e minerali, con aroma di di mele verde con finale mandorlato . I rosati sono invece agrumati, e gli spumanti quasi eterei.

Maiorca, vino poco ma eccellente

Il vigneto rappresenta una delle colture maggioritarie di Maiorca,  che si alterna  con mandorli, carrubi, fichi e ulivi. Il sistema di allevamento tradizionale è quello a guyot e cordone speronato. L’intera superficie vitata ammonta a circa 1000/2000 ettari. Non è tanto, per cui si predilige la qualità alla quantità.

Il motivo della poca espansione dei vigneti è dovuto principalmente all’elevato costo della terra. Non c’è da stupirsi, anche perchè Maiorca è diventata una meta immobiliare molto ambita da parte dei norderuopei con i soldi in tasca. Possiamo con certezza affermare che al presente la viticultura è un volano dell’economia maiorchina , che ha davanti un futuro prospero.

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Benissalem, un pueblo di meraviglie

Dalla stazione ferroviaria alla Bodega Ferrer  con sede a Benisallem  c’è una buona mezz’ora di camminata. Durante il tragitto nella cittadina rimarrete ammaliati dalla cura delle abitazioni. Sono tutte lastricate di pietra bianca, basse e adornate di piante. Il silenzio è imperante, interrotto qua e là dal miagolio dei gatti o dalle voci dei bambini che giocano  per strada.

A Benisallem , un  villaggio di appena 8000 anime, senza dubbio merita una menzione  la piazza centrale. In mezzo ad essa si staglia la Chiesa di Santa Maria Robines . Un perfetto esempio di stile barocco del XVIII secolo. Ovviamente questo è il punto di ritrovo di Benisallem,   una sorta di salotto cittadino  , che è vivo  durante tutto l’anno.

Prima di arrivare a destinazione alla Bodega Ferrer , passeggiando per i vicoli ho scovato altre aziende vitivinicole.  In tutto  se ne contano 70 a Maiorca. Purtroppo  erano tutte chiuse per via della festività pasquale.

Storia del vino a Benissalem

Logicamente Benisallem   deve la sua fama alla produzione di vino! La tradizione enologica della DO  di Benissalem  si riflette nei suoi riferimenti storici. L’introduzione della vite risale  al 121 d.C. Già nel I secolo d.C., Plinio parla dei vini delle Baleari, confrontandoli con i migliori d’Italia.

Anche durante il periodo della dominazione musulmana, nonostante i divieti del Corano,  si faceva il vino a Maiorca. Dopo la conquista, le Corti d’Aragona prima, e poi di Castiglia, favorirono la relativa espansione della coltura della vite, attraverso un regime di permessi di piantagione.

Il vino di Benissalem in letteratura

Troviamo riferimenti ai vini di Binissalem in queste opere letterarie:

La coltivazione della vite n generale  a Benisallem e a Maiorca ha attraversato momenti di splendore . E counque  altri di declino legati alla prefillosserica, alla postfillosserica, alla guerra civile spagnola e al boom turistico degli anni Sessanta. Si ebbe  una nuova ripresa alla fine degli anni Ottanta. Da allora, c’è stata una continua crescita del settore.

Zona geografica della DO di Binissalem

La zona geografica della DO Binissalem è costituita dai comuni di:

Con un’estensione di 154,75 km quadrati si tratta di una pianura ovoidale molto fertile , tutta esposta a Sud-Est . Si eleva ad un’altezza compresa tra 70 e 140 m s.l.m. 8 (intorno si possono avere anche alture di 400 metri).

Il terroir delle Baleari

Il terroir delle Baleari è il responsabile di rossi e bianchi unici al mondo, che hanno come tratto distintivo i profumi del Mediterraneo.

I terreni sono  ricchi di sedimenti calcarei e di arenarie silicee rosse . Essi danno origine a suoli dai toni bruni o rossastri. Il clima è mite. Al contrario le precipitazioni medie annue diverse in relazione alle stagioni. I monti fanno da scudo  ai venti .Mentre la  vicinanza al mare è responsabile di una vivace mineralità.

Bodegas José L. Ferrer, una storia di amore per il vino 

Appena sono arrivata all’entrata della Bodegas Josè L.  Ferrer sono rimasta affascinata dall’architettura moderna e al contempo retrò dell’impresa vitivinicola. Un edificio color ocra molto lineare e semplice . Esso  vanta degli esterni e degli interni ampi e luminosi. Questi sono  divisi in:  sala degustazione, ristorante , laboratorio e barricaia.  Ci sono circa 130 ettari di vigneto che circondano lo stabile dove crescono:

Inaugurata nel 2017, quella della Bodegas Josè L.  Ferrer è  un’attività di famiglia che dura da quattro generazioni. Sin da quando nel 1931 José L. Ferrer , il fondatore, ha messo su la prima pietra. Da allora sono passati circa 85 anni . Nell’arco d quasi un secolo la Bodegas Josè L.  Ferrer ha  rispettato la tradizione nel fare vino con un occhio attento all’innovazione teconologica.

Bodegas Josè L.  Ferrer , perchè sono stati i pionieri del vino a Maiorca?

Bodegas Josè L.  Ferrer è un’azienda vitivinicola rappresentativa del patrimonio enoico di Maiorca,  e delle Baleari, che   ha un passato  millenario . Sono stati tra i primi  a Maiorca  a :

  • valorizzare i vitign autoctoni ;
  • adoperare tecniche uniche di coltivazione dell’uva; 

  • fare  imbottigliamento meccanico ; 

  • invecchiare i rossi  in botti di rovere di legno ; 

  • favorire l’uso di sistemi di irrigazione all’avanguardia.

La Bodegas Josè L. Ferrer oggi 

Oggi Bodegas Josè L.  Ferrer  è gestita dal nipote José L. Roses e dai figli, María e Pepe. Tutti quanti  seguono  le orme del bisnonno. Gli spazi adella tenuta sono grandi. Ognuno di essi  è dedicato a tutto quello che serve per l’intero processo di vinificazione, che si svolge secondo criteri rigorosi.

Il riusltato di tanto lavoro è una produzione di circa 800, 000 bottiglie all’anno, che si esportano in Spagna e all’estero.  La tenuta offre anche la possibilità di fare dell’ottimo turismo enoico che poggia sulle visite in cantina, sui dei percorsi prenotabili in treno, e su abbinamenti tra vino e specialità della cucina locale.

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Bodegas Josè L. Ferrer, quattro vini in degustazione

Quando mi sono entrata alla  Bodegas Josè L.  Ferrer ho incontrato Sandra Waldmann e Ilhan Kaic Velasco. Lei è un’Italiana esplosiva per metà tedesca. Lui un giovane ragazzo che studia economia . Entrambi fanno parte dello staff dell’accoglienza, che mi hanno guidato nella mia visita alla cantina. Momenti davvero  fantastici.

Chiaramente la parte più interessante del mio arrivo alla Bodegas Josè L.  Ferrer  è stato quello della degustazione . Mi sono seduta su uno sgabello e nella botte fatta a tavolo mi sono state servite  quattro etichette formidabili.  Vi lascio qualche appunto in merito a ciò che questi vini mi hanno trasmesso. Devo confessarvi che non hanno nulla da invidiare a quelli prodotti in Italia o altrove . Sono stati davvero una piacevole sorpresa, perché associavo lo splendore di  Maiorca solamente alle sue acque blu!

Brut e un bianco della Bodegas Josè L. Ferrer

1.Veritas Brut Naure 2022: un brut di 12 gradi fatto con 100% di Moll . Di colore giallo paglierino, le bollicine si espandono fini e in moto costante.

L’aroma è complesso, al naso è come il Verdeho, molto fruttato. Al palato si avvertono note di pera , ananas, e anice. Ha una spiccata acidità, con una punta di amaro che rinfresca;

2. Pedra de Benissalem Blanc 2022 : un bianco di 12, 5 gradi  fatto con 100% di Moll . Le uve sono raccolte a mano durante la prima settimana di Agosto, poi sono tenute in fresco a 2° C e sottoposte a una macerazione pellicolare .

La seconda fermentazione avviene a temperature basse in vasche di alluminio. Alla vista è giallo pallido con riflessi verdognoli, trasparente e brillante. Fresco e aromatico, al palato ha note floreali e fruttate, rilevando un’ acidità equilibrata.

Rossi della Bodegas Josè L. Ferrer

3. Veritas Roig 2022 : un rosè di 11, 5 gradi  fatto con 100 % di Mantonegro. Il suo è un rosa tenue e pulito, ottenuto con una lieve macerazione sulle bucce.Sembra di annusare una rosa, e della frutta bianca. In bocca è come avere delle fragole, con una punta di limone e arancia. Un vino secco, leggero e un tantino amarognolo, bilanciato e con una persistenza intensa e aromatica;

4. Veritas 2012 : un rosso di 14 gradi   fatto con  70 % Mantonegro e 30% di  Cabernet . Dal coloro rosso rubino brillante , affina 40 mesi in  botte di rovere francese. Al naso sprigiona sentori di pepe e liquirizia, lasciando un pò di amaro.  Appena si beve invece risulta più succoso ,  morbido e setoso. Evidenzia una certa acidità che gli conferisce freschezza.

Bodegas Josè L.  Ferrer , un motivo per ritornare a Maiorca

Non è facile descrivervi i vini della Bodegas Josè L.  Ferrer , bisogna recarsi in loco e provarli di persona. Ho appreso in modo molto semplice sui vini maiorchini , capendone  i loro  caratteri distintivi .

Per esempio ho imparato alla Bodegas Josè L.  Ferrer che i bianchi maiorchini alla vista hanno un giallo pallido dorato. Essi sono molto aromatici , ricordano l’odore di fiori e frutta delicata.  Si fanno notare per la loro freschezza. Al contrario i rosati variano dal rosa pallido all’arancione, sono sfavillanti e limpidi. E infine i vini rossi hanno una grande personalità , specie se in blend, e affinati. Il loro sapore è molto persistente e sono ricchi di tannini.

La mia esperienza alla Bodegas Josè L.  Ferrer è stata indimenticabile . E  posso garantirvi che vale la pena concedersi una sosta di vino  se volerete a Maiorca. Ve lo suggerisco vivamente di staccare presto un biglietto. Resterete abbagliati dalla luce del Mediterraneo, dalla sua bellezza dirompete e dal calore della sua gente.  ¡ Buen viaje!

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Fisar,  degustazione Champagne 2018, Convento dei Cappucini, Pisa

Fisar, degustazione Champagne 2018, Convento dei Cappucini, Pisa

Champagne, la Fisar di  Pisa docet!

Capodanno, Natale, il cuore di ogni festa è nelle bollicine  che salgono  brillanti lungo i  caliciCerto, oggi nei bicchieri possono fare splendida figura spumanti italiani o spagnoli, americani e perfino australiani, bianchi o rosati, secchi e dolci, ma all’inizio c’era soltanto lui: lo Champagne!

Si tratta di un mondo affascinante, su cui non si finisce mai di imparare . Così per approfondire le mie conoscenze, e per bere oro liquido, partecipo alla Degustazione di Champagne organizzata dalla Fisar di Pisa  il  18 Ottobre 2018.

All’interno della suggestiva biblioteca delConvento dei Cappuccini di Pisa” l’esperto Sommelier Luca Canapicchi  svela a un folto pubblico di partecipanti, tutti i segreti dello Champagne in modo semplice e coinvolgente:

  • caratteristiche, origini, zone di produzione, differenze tra i piccoli e grandi produttori , legislazione , denominazioni, appellazioni.

Mi auguro il mio resoconto su quanto apprendo, possa essere utile ai neofiti e possa offrire qualche spunto interessante per chi ha maggiore esperienza.

8  Cose da sapere sullo Champagne 

1. Lo Champagne è diverso dallo Spumante: sono vini effervescenti ottenuti da diverse qualità di uva coltivate nel mondo e secondo differenti metodi di lavorazione. Un vino Spumante può essere dunque molto diverso per origine e tipologia. I migliori Spumanti, e non solo in Italia, hanno guadagnato la denominazione di origine geografica che ne garantisce la qualità e la provenienza. Un esempio è il Franciacorta”, prodotto secondo un rigido disciplinare, o il Prosecco Spumante, oggi sempre più apprezzato;

2. Lo Champagne è  coltivato nell’omonima zona , Nord Est Parigi, (34.000 ettari), divisa in 5 aeree: “Montagne di Reims”  , la “Valle della Marna”  , la “Cote des Blancs” , la “Cote de Sèzanne” e la “Cote des Bar (Aube)”;

3. Lo Champagne e il clima :  possiede aromi di eccezionale finezza perché nasce da grappoli maturati oltre il 49° parallelo, ultima frontiera a nord per la coltivazione della vite;  è questo il segreto della sua inimitabile eleganza, dell’armonico equilibrio tra la freschezza acidula del suo sapore e la calda dolcezza della sua alcolicità;

4. Lo Champagne e il terreno : ma le uve dello Champagne non riuscirebbero a maturare nel rigido clima continentale francese se il terreno (gesso, calcare, ecc… ) su cui sono impiantate le viti non avesse un sottosuolo che riverbera il calore del sole e che dosa alle radici l’acqua della pioggia, assorbendola quando è in eccesso e restituendola lentamente durante la siccità estiva.

5. I vitigni consentiti per la produzione dello Champagne sono tre: https://www.quattrocalici.it/vitigni/pinot-nero/inot Nero (“Montagne di Reims”) che da Pinot Meunier (Valle della Marna”) e Chardonnay (“Cote des Bar (Aube)).  I primi due sono a bacca nera e conferiscono allo Champagne corpo e freschezza, il terzo è   bacca bianca e dona delicatezza ;  in misura nettamente minore, altri vitigni come Arbanne e Petit Meslier;

6. Lo Champagne è ottenuto con il Metodo Classico”/“Champenoise”, di cui le fasi principali sono : 

  • Vinificazione in bianco del Pinot Nero,  Pinot Meunier, e Chardonnay (Vin de Clair ) e  loro assemblaggio  detto Cuvée : i tre vitigni principali possono essere di diversa annata (se no si parla di Millesimato) e di diversa provenienza;
  • Seconda Fermentazione/Presa di Spuma (che avviene prima in tini e poi in bottiglia) per aggiunta  alla Cuvée di zuccheri e lieviti;
  • Affinamento a contatto con i lieviti, fondamentale per dare allo Champagne le note aromatiche;
  • “Remuage” (manuale o meccanico):  dopo il contatto con i lieviti avviene un  processo che consiste nel ruotare le bottiglie di qualche millimetro ogni giorno per far scivolare i depositi nel collo della bottiglia;
  • “Dégorgement” o “Sboccatura”: rimozione del deposito, raggiunta la posizione verticale, con il collo verso il basso ;
  • “Liqueur de Dosage” o “D’expédition” : nella fase conclusiva, verrà aggiunto uncomposto spesso da zucchero di canna disciolto nel vino, in dosi variabili a seconda della tipologia di vino prodotto (Doux 50 gr/l ; Demi-Sec 32-50 gr/l ; Sec tra 17 -32 g / l ; Doux più di 50 g / l; Demi-Sec  32 -50 g /l;  Extra Dry tra 12 -17 g / l; Brut meno di 12 g / l; Extra Brut  0 – 6 g / l; Pas Dosé o Dosage Zéro con una concentrazione inferiore ai 3 g / l)

7. Tiplogia di Champagne

  • “Blanc de Blancs” : ottenuto esclusivamente da uve Chardonnay;
  • “Blanc de Noirs”:  ottenuto vinificando in bianco uve nere (Pinot Noir e Pinot Meunier);
  • “Rosé”, miscelando vino bianco o vino rosso, oppure da uve rosse vinificate in rosato;
  • “Cuvée speciale”: assemblaggio di vini eccezionale qualità (ogni “Maison” la chiama con nome diverso).;
  • “Millesimato”: è lo Champagne che dichiara in etichetta l’anno della vendemmia;
  • “Grand Cru”:  è fatto con uve raccolte in vigneti classificati 100%;
  • “Premier Cru”: è fatto con uve raccolte in vigneti classificati tra il 90% e il 99%;
  • “Monocru”: preparato con le uve di un solo vigneto anziché con Cuvée. Molto raro

8. Dimensioni bottiglie Champagne

Storia dello champagne

La storia/leggenda dello Champagne comincia con Pierre Pérignon, il  monaco benedettino che fu cantiniere e amministratore  dell’Abbazia di Hautvillers per 47 anni, dal 1668 al 1715, e che è universalmente conosciuto come l’inventore dello Champagne. 

10. Fatti importanti nella seconda metà dell’Ottocento per lo Champagne

  1. Il chimico francese Louis Pasteur dimostra l’attività dei lieviti e il loro ruolo centrale nella fermentazione, gettando le basi per l’Enologia moderna. Negli stessi anni nasce l’Ampelografia, la scienza che studia e classifica le caratteristiche morfologiche dei vitigni, e l’Agronomia si orienta verso un approccio scientifico;
  2. Madame Clicquot produce nel 1810 il primo Champagne Millesimato e inventa la prima “Table de Remouage”, una tavola che inclina le bottiglie, facendo gradualmente scivolare i sedimenti verso il collo della bottiglia, da dove possono essere rimossi per rendere il vino più limpido e prezioso;
  3.  Louise Pommery, alla morte del marito, gestisce  l’azienda di famiglia fondata nel 1858 che impegnata fino a quel momento nel commercio della lana, punta dopo alla produzione di Champagne. Louise Pommery ha successo, e in breve tempo il marchio di famiglia assurge ad un ruolo di primo piano fra le “Maison” della Regione;
  4. Nel XVIII secolo nascono le Grandi Maison : Ruinart, Moèt, Vander-Veken, Delamotte, Veuve Cliquot, Heidsieck, Jacquesson, Krug; il loro talento risiede nell’ elaborazione di Cuvée che riflettano immutabilmente lo stile caratteristico di ogni marchio attraverso l’assemblaggio di vitigni, Cru e annate provenienti essenzialmente dagli acquisti di uve presso i “vigneron” (piccoli viticoltori) con i quali stipulano contratti di partnership pluriennali; 
  5. 1882 primi  sindacati e associazioni di categoria che lottano per la difesa della denominazione e delle tecniche di viticoltura;
  6. Fine del XIX  secolo diffusione di alcune terribili malattie della vite come  l’ Oidio, e la Peronospora che si propagano in tutta Europa portando al grave danneggiamento di quasi tutti i vigneti;  in modo particolare per la più distruttiva, la Fillossera (un insetto giunto dall America che attacca le radici della pianta provocandone rapidamente la morte),  l’unico rimedio si rivela l’innesto di viti europee su portainnesto di vite americana, immune dal parassita;
  7. 1911 Scala dei Cru:Gran Cru” (17 villaggi), “Premier Cru” (44 villaggi) e “Cru” (255 villaggi),  classificazione territoriale con cui  legalmente si certifica  la qualità delle uve costantemente più alta che nel resto della regione a Nord Est di Parigi, Reims, quella tradizionalmente più vocata per la produzione di Champagne;
  8. Legge sullo Champagne;  
  9. AOC Champagne; 
  10. 1941 nascita della  “CIVC” (“Comité Interprofessionnel du vin de Champagne”) ; senza queste azioni, “Champagne” sarebbe divenuto un nome generico, sinonimo di un metodi di elaborazione di vini effervescenti. 

Fisar Pisa , evento sullo Champagne

La bellissima serata prosegue con la degustazione delle seguenti etichette, provenienti dai territori più rappresentativi e da produttori di rilievo nel panorama degli Champagne, in abbinamento a degli stuzzichini:

Luca Canapicchi, il sommelier 5 stelle

Ho davvero apprezzato la preparazione di Luca Canapicchi,  e soprattutto tutto ciò che di nuovo imparo da questa Degustazione di Champagne  unica ideata e ben orchestrata dalla Fisar di Pisa.

Sorseggiando un nettare divino pregiatissimo con una storia lunga quasi 300 anni, ringrazio in modo particolare alcuni dei rappresentanti della Fisar di Pisa, Salvo Pulvirenti e Luigi Vaglini, che per l’accoglienza, e per darmi la possibilità di  scrivere un post su questa eccezionale esperienza nel mio blog sulle bellezze d’Italia www.WeLoveItaly.eu .

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