‘Il faut avoir une grande musique en soi si l’on veut faire danser la vie’.
La cantina ‘Pedra Niedda ’ e il nettare della ‘Marmilla’
‘Pedra Niedda ’ è una cantina di nicchia di una coppia di giovani ragazzi: Susanna Atzori ed Enrico Menicalli. Questo gioiello si trova a Sini in provincia di Oristano, Un weekend di fine Maggio parto per la Sardegna, per provare i vini di questi territori chiamati della ‘Marmilla’. Questo nome deriva dalla parola latina ‘mamilla’, cioè ‘mammella’ , che stanno a indicare le dolci colline di questi luoghi , collocati a loro volta nell’ area denominata ‘Campidano’.
Grazie alla visita presso la cantina ‘Pedra Niedda‘, ho esplorato una parte della Sardegna davvero splendida e poco nota. Un viaggio infinito fatto di nettari divini, paesaggi mozzafiato e persone indimenticabili. Seguitemi, magari ci verrete presto anche voi!
‘Pedra Niedda’ , la cantina di Susanna Atzori ed Enrico Melicalli a Sini
Un venerdì mi ritrovo a Cagliari, dove mi vengono a prendere Susanna Atzori ed Enrico Menicalli, proprietari della cantina ‘Pedra Niedda’ . Ci dirigiamo verso la nostra destinazione , che è Sini , dove vivono e sorge la loro azienda vitivinicola.
Facciamo subito amicizia, e rompiamo il ghiaccio, visto che ci si conosceva solo per conversazioni telefoniche prima del mio arrivo presso la cantina ‘Pedra Niedda’ ! Susanna è una giovane ragazza sarda, bella e brillante. Enrico è invece puro sangue fiorentino. Insieme coltivano il loro amore e la passione per il vino, essendo dei talentuosi winemaker , carichi di sogni e voglia di fare!
Sini, un borgo incantato in provincia di Oristano
Sini è un borgo sardo di appena 500 anime, ed è il regno della cantina ‘Pedra Niedda’. Un minuscolo puntino che è stato crocevia di diverse dominazioni, che hanno lasciato tracce del loro passaggio ovunque. Tutti questi popoli hanno plasmato Sini, formando un enorme patrimonio artistico culturale. Quello che ho modo di esplorare con Susanna ed Enrico durante questo mio indimenticabile soggiorno.
Storia di Sini
Abitato sin dall’ epoca nuragica, Sini (dal latino ‘sinus’ ovvero ‘sinuosità’) nel Medioevo è appartenuta al ‘Giudicato di Arborea’ (ossia governo autonomo sotto un giudice con poteri sovrani). Nei secoli passa dal potere degli Aragonesi sotto il barone di Tuili e del marchese di Laconi a quello di nobili spagnoli . Tra questi ultimi vanno ricoradati i ‘Carroz conti di Quirra’ , i ‘Centelles’, e gli ‘Osorio del la Cueva’. La cittadina poi è diventata un comune con la soppressione del sistema feudale .
Nel 1859 con la dominazione sabauda, Sini è diventata parte del mandamento di Lunamatrona, nella provincia di Cagliari, sotto la giurisdizione di Isili. Durante il fascismo nel 1928, il paesino è stato poi annesso alla cittadina confinante di Baressa, per poi godere di totale autonomia nella seconda metà del 1900.
B&B ‘Casa Susanna’ , un’ antica casa campidanese per accogliervi a Sini
Dopo quaranta minuti di strada deserta da Cagliari in tarda ora giungiamo in pieno centro storico a Sini . Qui ci sta non solo la cantina ‘Pedra Niedda’ , ma anche la casa della coppia . Parte di questo magnifico casolareè adibito a b&b , che porta il nome di ‘Casa Susanna’ , situato in Vico I, Pozzo 10.
Appena metto piede in questo paradiso, l’atmosfera si fa davvero magica. Il cielo è coperto di stelle. La luna è alta , e illumina un possente portale di pietra ad arco . Mi ritrovo completamente avvolta dal fascino di questa tipica dimora campidanese , che risale al 1925 , appartenente un tempo ai nonni di Susanna .
Le caratteristiche della case campidanesi
Questo esclusivo palazzo storico, viene trasformato in struttura ricettiva nel 2005 . Viene dotato di tutti i migliori comfort moderni. Ci addentriamo all’interno di questo magnifico edificio spagnoleggiante a due piani , che è realizzato in mattoni crudi detti ‘su ladrini’ .
Superato il cortile adorno di un piccolo pozzo, di un vecchio torchio e di vasi di fiori profumati, entriamo in cucina. Tra me Susanna ed Enrico , scatta subito un bel feeling, e mi sento completamente mio agio. Prima di andare a letto in compagnia della loro gattina Samara, mi spiegano il programma delle dell’intero fine settimana da trascorrere con loro tra vigneti e scenari mozzafiato.
La mia suite al b&b ‘Casa Susanna’
Il tempo vola e tra una chiacchiera e l’ altra , la stanchezza sopraggiunge e così saluto Susanna ed Enrico , ritirandomi nella mia suite agreste per rigenerarmi. Apro la porta della mia camera e l’atmosfera è intima e avvolgente. Proprio come il blu cobalto delle sue pareti, abbellite da vivaci ceramiche dipinte, che sovrastano dei mobili rustici in legno. Su questi fanno bella vista alcuni monili della tradizione sarda, come ceste e oggetti in sughero.
Spalanco la finestra per fare rigenerare l’aria, e il mio sguardo è rapito da un’ immensa palma, che con il suo ciuffo di foglie ciclopiche si staglia prepotente dalle tegole dei tetti della villetta. Dopo una doccia rinfrescante, sprofondo nelle lenzuola morbide tra le braccia di Morfeo, pensando al tour dell’indomani .
Dall’ Australia alla Sardegna, la nascita della cantina ‘Pedra Niedda’
L’odore del caffè mi sveglia , mi vesto e scendo giù a fare colazione con Susanna . Mi prepara una torta al limone e dei cornetti al burro, che divoro insieme a una spremuta fresca di arance. Enrico è di fuori in veranda, che sta cercando inutilmente di tingere di azzurro una botte, perché intento ad allontanare le zampette di Samara dai pennelli e dalla vernice.
Susanna mi racconta di loro e della cantina ‘Pedra Niedda’. La loro avventura enoica inizia nel 2014 a casa di amici dopo l’incontro con il suo compagno Enrico . Questi lavora in quegli anni come agronomo per ‘Casadei’ in Toscana e per ‘Olianas’ a Gergei in Sardegna.
In quel periodo intanto Susanna si laurea in ‘Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici’ all’ università di Macerata. Oltretutto lei è reduce da uno stage presso il ‘Museo del Vino di Bordeaux’, che è fondamentale per la sua formazione in comunicazione del vino. Ancora la realizzazione della cantina ‘Pedra Niedda’ era nel cassetto!
Susanna ed Enrico dall’ oceano al mare della Sardegna
Niente è per caso. Susanna ed Enrico si legano sentimentalmente e professionalmente, due crateri in continua eruzione, pieni di idee e prospettive . All punto che nell’Aprile del 2016 fanno tappa in Australia, per apprendere e decidere cosa fare da grandi!
Per circa sei mesi Enrico lavora come cantiniere ad Adelaide nella ‘Barossa Valley’ , e inizialmente Susanna lo segue senza avere in mente un progetto preciso. Susanna conosce per caso zio Charlie Scalzi , avellinese di origine . Questi è anche proprietario delle tenute ‘God’s Hill’, e lo aiuta saltuariamente nel campo delle degustazioni e dell’accoglienza.
Il fascino dell’Australia e il richiamo della terra sarda
Ciò che affascina i due ragazzi dell’Australia è l’efficienza e l’avanguardia delle sue aziende vitivinicole con cui hanno modo di confrontarsi, specchio di un continente vincente nel mondo del vino, con un’ ottimo rapporto tra qualità e prezzo.
Il loro entusiasmo per il Nuovo Mondo dura però poco, perché l’Italia manca come una mamma. Il loro percorso in Australia è volontariamente concluso , e avendo fatto tesoro di questa significativa parentesi della loro esistenza, Susanna ed Enrico sono pronti e decisi a far fruttare il loro tempo e le loro competenze in patria.
I migliori affari si fanno bevendo buon vino!
Ed è così che un pomeriggio del 2017 , mentre sorseggiano un buon Riesling nella ‘Mac Laren Valley’ lungo le coste sabbiose dell’ Oceano, prende forma l’idea della cantina ‘Pedra Niedda’, ovvero ‘pietra nera’. Ciò per ricordare l’origine vulcanica della Sardegna , che regala mineralità ed eleganza ai loro nettari.
La loro storia è come una favola dei nostri giorni, e riflette una scelta di vita importante tanto ambiziosa quanto piena di sfide e difficoltà , che Susanna ed Enrico affrontano costantemente con determinazione e perseveranza .
I vini della cantina ‘Pedra Niedda’
Un piatto fumante di ‘fregula’ peperoni e funghi accompagnata dal fragrante pane croccante di ‘Su Civraxiu’ mi distrae momentaneamente dal racconto di Susanna , che prosegue al 2018, data del loro rimpatrio. Approdati finalmente nell’isola iniziano la loro carriera di vigneron, prendendo in affitto dei vigneti a Isili, e acquistando uve a Samatzai .
La svolta decisiva invece arriva da Albino, il padre di Susanna , che dona loro dei possedimenti a ‘Villa Verde’ in ‘Alta Marmilla’, vicino il Monte Arci (800mt). Nel 2020 questo fazzoletto di terra inizialmente seminato a cereali e sfruttato per i pascoli, diventa 1 ettaro di Cannonau e Semidano. Quest’ultimo è il vitigno autoctono da cui deriva il ‘Tittia 2018’, bianco della cantina ‘Pedra Niedda’,
‘Tittia’, il bianco della cantina ‘Pedra Niedda’
Il ‘Tittia 2018’ è la prima delle loro due etichette, che assaggio per brindare alla nostra collaborazione:
- ‘Tittia 2018’: ‘tittia’ in dialetto vuol dire ‘fresco’, come appena lo annusi e tasti, come la brezza leggera di un mattino dell’entroterra sardo. Il ‘Tittia 2018’ è un IGT 100 % del raro Semidano , suadente e piacevole come un Vermentino. Al naso si avvertono sentori di frutta e fiori bianchi , al palato si rivela fine e sapido con un finale gradevole e persistente.
Il Semidano, vitigno autoctono della ‘Marmilla’
Il Semidano è l’espressione più alta delle colline vulcaniche della ‘Marmilla’ in cui cresce, spazi infinti immersi in una natura lussureggiante, selvaggia e per certi tratti austera , che è ancora tutta da svelare.
Negli anni ’80, il Semidano non è conveniente da coltivare e viene espiantato per far posto a varietà con produzioni più elevate, ma non cade nel dimenticatoio e viene valorizzato da importanti viticoltori . Tra questi ci sono Piero Cella di ‘Quartomoro’ ed Emanuele di ‘Muxurida’ Sitzia , che contribuiscono ad avviare la DOC del Semidano nel 2020.
Enrico punta tutto sull’oro bianco del ‘Campidano’ , e crea il suo gioiello , il ‘Tittia 2018’ , di cui vi ho parlato prima. Questo è un vino di medio lungo invecchiamento, un bianco delicato con 12, 5 di alcol che fermenta metà in acciaio e metà in tonneau di rovere francese ad una temperatura costante di 18°.
‘Cantina del Bovale’, Terralba, un esempio di collaborazione d’ impresa al Sud
Nel primo pomeriggio il sole inizia a essere più tiepido e dopo pranzo Susanna ed Enrico mi fanno visitare il paradiso dei loro filari a ‘Villa Verde’. Il tragitto tra le viuzze di campagna su quattro ruote è interrotto ogni tanto dallo scontro con arbusti di sulla , leccio e mirto , che colorano quest’ angolo di Sardegna.
Scendiamo dal veicolo e perlustriamo tutta l’area, che su iniziativa di Susanna è delimitata ‘alla bordolese’ da cartelli , che nominano ogni metro quadro di proprietà. Un eden circondato da impianti ordinati e nuovi tirati su dalle sapienti mani di Enrico , che nel frattempo mi informa di alcuni dettagli tecnici chiestigli per la mia intervista.
Il dotto toscano mi riferisce che la prima scintilla per l’avviamento del loro business scocca nel 2017 per merito di finanziamenti Europei , e che con la pazienza delle ore cominciano a vinificare a Terralba con la collaborazione della ‘Cantina del Bovale’, con la speranza in un futuro immediato di camminare con le loro gambe.
Il virus del Covid. Ce la faremo!
Nel 2019 le prime bottiglie firmate ‘Pedra Niedda’ arrivano sulle tavole di rinomati ristoranti locali . Ma la gioia di questa meritata partenza viene stroncata sul nascere dal Covid, il maledetto virus che allenta ma non frena la loro grinta.
Durante il lockdown Susanna ed Enrico pertanto approfondiscono il loro sapere, finiscono lavori lasciati in sospeso, e studiano nuove strategie di marketing . Un modo non solo per reagire, ma anche per non farsi trovare impreparati al momento della ripartenza in cui il morbo sarà debellato in maniera definitiva .
E il piano funziona perfettamente, perché dopo momenti di comprensibile smarrimento e dubbi, la loro positività li premia e adesso Susanna ed Enrico sono sulla cresta dell’onda per ricominciare da dove avevano interrotto.
I vitigni della cantina ‘Pedra Niedda’ a ‘Villa Verde’
Passeggiando per ‘Villa Verde’, Enrico mi descrive il singolare terroir di questi posti, che si trovano a 300 di altezza . Qui i suoli sono vulcanici, argillosi, pieni di fosforo, potassio, ossidiana, e buona sostanza organica. Tutto ciò dona ai vini leggerezza ed eleganza.
Altri fattori che concorrono alle complesse caratteristiche organolettiche dei vini della cantina ‘Pedra Niedda’ sono:
- un’ottima esposizione a Nord Est;
- una buona ventilazione e illuminazione solare;
- un clima mite;
- un’umidità praticamente uguale a zero!
Il Cannonau e il Semidano, l’oro rosso e bianco di Sardegna
Da queste parti il Cannonau ed il Semidano crescono rigogliosi con una densità d’impianto di 6000 piante per ettaro. I loro capi a frutto sono interrati ad appena 50 c.m. , e così garantiscono in caso di siccità un certo approvvigionamento idrico e di sostanze nutritive con un ridotto dispendio di energie.
Questa tecnica si avvicina all’alberello. Questo è un tipo di allevamento concepito per adattare la vite a condizioni ambientali quasi ‘eroiche’. Se queste garantiscono rese quantitative più basse, esaltano però in modo considerevole le proprietà vitali del vitigno.
‘Petra Niedda’ è green!
I vigneti della cantina ‘Pedra Niedda’ sono gestiti in maniera completamente biologica con la pratica agronomica del ‘sovescio’ . Questa è in buona sostanza un mix di leguminose e graminacee, e talvolta con specifiche concimazioni organiche per evitare il ricorso a espedienti chimici.
Dopo questo interessante excursus , con Enrico e Susanna ci spostiamo sotto gli ulivi per cercare un po’ di ombra e bere un po’ di acqua , che si versa anche in delle scodelle di alluminio, per dissetare cinque tartarughe . Questi buffi animaletti sono posti in un recinto adiacente e sono ormai custodi di quel regno fatato.
Ci appollaiamo su delle rocce per rilassarci un po’, e il nostro sguardo si perde nell’orizzonte. Laddove l’azzurro della volta celeste si confonde nel verde della macchia mediterranea, puntellata da ciuffi di margherite gialle e papaveri.
‘Basca 2019’, il vero Cannonau di Sardegna
Si fa sera, ed Enrico raccoglie della legna per la cena. Si torna al focolare domestico e aiuto Susanna ad imbandire la tavola per una grigliata nel camino di squisite costine d maiale. Queste sono abbinate al rosso di punta della loro produzione vinicola, il ‘Basca 2019’:
- ‘Basca 2019’: ‘basca’ in Sardo significa ‘che caldo’, come quello che si avverte nel palato appena si assaggia questo Cannonau in purezza. Enrico mi dice che in realtà quello che fanno loro è il vero Cannonau , quello autentico della Sardegna. Un rosso molto diverso da quello a cui si è abituati di solito a reperire in commercio. Quello fatto da loro è infatti un Cannonau più delicato, e scarico di colore, che addirittura lo rende simile al Nebbiolo!
Cosa è il Cannonau?
Con una DOC ottenuta nel 1972, il Cannonau è l’uva principe della Sardegna, simile alla Grenache e all’Alicante spagnoli, e al Tocai Rosso e alla Vernaccia Nera . Esso è speziato all’olfatto, e morbido al palato, con un retrogusto un po’ amarognolo. Un vino che è ideale per l’invecchiamento, e si sposa perfettamente con arrosti e formaggi stagionati.
Susanna ed Enrico sono l’incarnazione del calore della Sardegna. I grilli cantano fuori in giardino, ma le nostre batterie sono scariche e decidiamo di andare a riposarci per ricaricarle.
I tesori della ‘Marmilla’ e del ‘Campidano’. Dal ‘Parco della Giara’ alla ‘Penisola del Sini’
Dalle persiane di ‘Casa Susanna’ entra la luce gentile della mattina, che mi accarezza il viso. Crollata tra le piume del mio giaciglio, non riesco ad alzarmi, fino a che non mi risveglia il borbottio della caffettiera.
Scendo a pianterreno e mi rifocillo con un tè freddo e dei ‘mustazzolus’ (‘mustaccioli’), semplici e gustosi biscotti al latte tipici del ‘Campidano’, che mi anticipano e preannunciano le sue meraviglie. Carichi come non mai io , Susanna ed Enrico partiamo in jeep per una escursione da urlo, che riassume tutta la bellezza di questi luoghi . Venite con me!
‘Parco della Giara’
‘Parco della Giara’ , deriva dal termine ‘jara’ in gergo indica il basalto, la materia prima che compone questo eden compreso tra Gesturi, Genoni, Tuili e Setzu. Si tratta di un tavolato di 2,5 milioni di anni, lungo 42 Km2, che a 550 metri di altitudine sviluppa una variegata vegetazione e originali specie animali. Tra questi i cavallini selvatici ‘quaddeddus’ , immersi in una prateria di ranuncolo bianco che ricopre i laghetti temporanei ‘paulis’ .
Si contano circa 700 di questi esemplari, che vivono allo stato brado e che hanno tratti distintivi: piccola statura, folta criniera, e occhi mandorla. Questo spettacolo continua con la presenza delle capanne in paglia e muratura dei pastori, e dei Nuraghi, di cui il più famoso è quello di ‘Su Nuraxi’ a Barumini.
‘Su Nuraxi’ , il Nuraghe a Barumini, Sardegna
Tra il 1951 e il 1956 in seguito alla campagna di scavi dell’archeologo Giovanni Lillu, salta fuori ‘Su Nuraxi’ a Barumini questo villaggio di casupole e imponenti torrioni megalitici , costruiti da clan che vi ci vivevano isolati probabilmente a scopo difensivo .
Dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 1997 è databile tra il 1500 e l’800 a. C. , ‘Su Nuraxi’ ci riporta alla civiltà nuragica, e quindi alla preistoria della Sardegna. Sviluppatesi a partire dal Bronzo (XVI sec a. C.) fino al Ferro (X-VI sec. a. C.).
A detta di molti studiosi, queste enormi costruzioni sono da ritenersi eccezionali monumenti a metà tra l’edilizia difensiva e quella civile. Sono soprattutto simbolo di una cultura millenaria collegata alla civiltà megalitica del bacino del Mediterraneo.
Come sono fatti i Nuraghi
La particolarità dei Nuraghi sono le torri a due o tre livelli a forma di cono fatte con pietre quadrangolari , disposte a secco in cerchi concentrici sovrapposti che si stringono verso la sommità. I Nuraghi variavano in dimensioni, quelle grandi si alterano con quelle più piccole all’interno di recinti collegati da muri massicci.
Con le sue sale interne e coperture a pseudo cupola , ‘Su Nuraxi’ a Barumini è una regia antica che attira ogni anno milioni di turisti da tutto il globo, e costituisce perciò un importante volano per l’economia locale.
‘Castelli Giudicali’
I ‘Castelli Giudicali’ sono disseminati in tutto il ‘Medio Campidano’ , al confine tra i ‘Giudicati di Arborea e Cagliari’ . Abbiamo a che fare con resti di castelli come quelli di Monreale (Sardara) e Las Plassas, che erano delle fortificazioni strategiche erette nel XII secolo , legati perciò sia alla vita militare che alla sussistenza dei agglomerati umani sorti ai loro piedi.
La ‘Penisola del Sinis’
La ‘Penisola del Sinis’, ritrovamenti fenici, campanili spagnoli, chiese medievali, lo ‘Stagno di Cabras’ e un’ enogastronomica di tutto rispetto, sono solo alcuni delle ottime regioni per fare un salto in questo posto di straordinario fascino e magnetismo.
Metteteci il richiamo di infinte spiagge di sabbia e sassolini di quarzo (San Giovanni di Sinis, Is Aruttas, Mari Ermi e Capo Mannu, mitico ritrovo di tutti i migliori surfisti della nostra Penisola) e di mare cristallino, e vi manca solo di staccare il biglietto!
San Giovanni e le ‘Rovine di Tharros’
In lontananza dall’incantevole borgata di San Giovanni , vecchio avamposto commerciale cartaginese, si ammira il Golfo di Oristano e l’omonima città , le cui radici sono da collegare alle limitrofe ‘Rovine di Tharros’ (fondata verso la fine dell’VIII secolo a.C. e poi abbandonata attorno al 1050 d.C.) , precisamente situate vicino il comune di Cabras .
‘Tharros’ si trova all’estremità meridionale della ‘penisola del Sinis’ e, grazie ad un istmo di terra, è connessa a Capo San Marco, un’alta falesia dominata da un imponente faro visibile dalle imbarcazioni fino a una distanza di 18 miglia. La ‘penisola del Sinis’ insieme all’ isola granitica di ‘Mal di Ventre’ (o ‘Malu Entu’) e al piccolo ‘Scoglio del Catalano’ sono un’ area marina protetta e orgoglio dello spirito isolano Sardi.
La Sardegna nel cuore
L’estate si avvicina, e vi state chiedendo ancora dove andare per le vostre vacanze? La Sardegna attrae da sempre per i suoi litorali limpidi e trasparenti, ma ultimamente è meta indiscussa di wine lovers per il suo ricco patrimonio enoico e viaggiatori alternativi, che possono ritrovare nell’entroterra sardo qualcosa di sconosciuto e suggestivo da vedere.
Questo per sottolineare che la Sardegna non è solo Costa Smeralda, resort per vip, movida notturna alla maniera di Alghero e San Teodoro, ma è soprattutto una regione rappresentativa delle straordinarie attrattive turistiche dell’ Italia, che merita di essere circumnavigata soprattutto per la quiete e la pace dei suoi spazi immensi, che come Sini rimangono nel cuore e per questo non finirò mai di ringraziare Susanna ed Enrico .