Corsica in 10 giorni

Corsica in 10 giorni

 

“Immaginatevi un mondo primordiale, un susseguirsi di montagne separate da stretti burroni dove scorrono i torrenti; non esistono pianure, ma immense crepe di granito e gigantesche onde di terra ricoperte da macchie intricate o da immense foreste di castagni e di pini.”
Guy de Maupassant

Corsica in 10 giorni

Senza dubbio la  Corsica in 10 giorni   rimarrà una delle vacanze più indimenticabili che abbia mai fatto in vita mia. Nessuna decisione presa a tavolino. Una mattina di Luglio ho  comprato una tenda da campeggio e via su quattro  ruote verso l’isola che c’è!

Non mi è mai capitato di avere un contatto così forte con la natura  come in Corsica in 10 giorni .  Il mio respiro e il battito del mio cuore sono stati gli unici suoni che ho sentito in mezzo all’infinito del mare e i sughereti. Così  questo articolo è un modesto tentativo di condividere il mio incredibile viaggio in Corsica in 10 giorni raccontandovi  di quei luoghi che mi hanno più emozionata. Buona lettura!

Come arrivare  dall’Italia

Sicuramente i mezzi più comodi per raggiungere la Corsica dalla nostra penisola sono 2  :

  1. Traghetto ( per i più  fortunati la barca a vela): ci sono due compagnie principali. La prima è la Corsica Ferries ,  la seconda è la Moby:
  2. Auto o moto: entrambe dovrebbero essere  di   piccole dimensioni a causa della morfologia isolana . Questo   perché le strade corse secondarie sono strette e difficoltose specie nell’interno.

3  collegamenti meno consigliati per l’isola

  1. Treno: ci sono solo due sole linee ferroviarie del 1800 che collegano Ajaccio, Bastia e Calvi (https://cf-corse.corsica/) . Problemi di orario e spostamenti non mancano mai;
  2. Aereo: se volete volare spesso c’è da fare uno scalo in Francia on in altri  hub principali. Esistono 4 aeroporti: l’ aeroporto di Bastia Porettaquello di Figari Corsica del Sud, di Ajaccio Napoleone Bonaparte,  e di Calvi Sainte-Catherine;
  3. Autobus: offrono una buona copertura (https://www.corsicabus.org) , ma hanno partenze solo una o due volte al giorno tra i comuni più grossi . Meglio sempre aggiornarsi per tabelle orari con gli uffici locali turistici.

Libri da leggere prima di partire

Nel XIX secolo grazie ad autori illustri come Prosper Mérimée  (Colomba), Alexandre Dumas ( I fratelli corsi) ,  Guy de Maupassant (Una vita), e Gustav Falubert (Viaggio nei Pirenni e in Corsica) la Corsica  iniziò a incuriosire gli stranieri. Intanto in loco si era generata una letteratura fatte di poesie e narrazioni tramandate di bocca in bocca da contadini e mandriani. Un’apertura letteraria più significativa si è avuta solo nel 1900 in lingua francese e corsa, di cui Rinatu Coti fu uno dei massimi rappresentanti.

Seguirono altri importanti scrittori tra i quali:

Capolavori letterari sulla Corsica

Uscendo  poco a poco dall’oscurità la  Corsica ha richiamato l’attenzione di molti intellettuali che l’hanno immortalata  in best seller  . Da avere  nella propria libreria:

Corsica in 10 giorni. Dov’ è ?

La Corsica (8680 km2)  è la quarta isola più grande del Mediterraneo , dopo la  Sicilia , Cipro , e la Sardegna , da cui è separata  dalle Bocche di Bonifacio  (11 km). Divisa dal 1976  in Alta Corsica e Corsica del Sud ,   è una regione della Francia (da cui dista 170 km) con statuto speciale. Ha come  capitale Ajaccio e conta  circa 279.600 abitanti .  

Con la sola  eccezione della piana di Aleria, il   territorio corso è prevalentemente montuoso (Monte Cinto, 2706 m) con fiumi brevi e a regime torrentizio (come quelli più rilevanti del Golo e del Tavignano). Il suo clima   è mite  .  Mentre  la sua vegetazione è tipicamente mediterranea con molti boschi e parchi . La sua economia si basa prevalentemente sul turismo, viticoltura e l’olivicoltura (inesistente l’industria , se non quella  di tipo artigianale ).

Storia della Corsica

Incerte sono  le ipotesi sul significato del nome di Corsica  . Esso che potrebbe derivare da :

  •  Còruioi, come i Greci chiamarono i primi autoctoni ivi insidiatesi;
  • Corsus  che forse fu un ipotetico conquistatore romano  o un amico  di Enea;
  • Cyrnum, un leggendario figlio di Ercole che si sarebbe stabilito sull’isola.

Di sicuro invece c’è che la Corsica  fu abitata  sin dalla preistoria come documentato dai vari ritrovamenti megalitici risalenti al 2° millennio a.C. Tra i vari invasori ci furono  i Romani  (IV secolo a.C.) , che ci rimasero più a lungo (circa 7 secoli).

Seguirono nel Medioevo:  Vandali,  Bizantini, Ostrogoti,  Longobardi fino all’arrivo dei Pisani (1092) e dei Genovesi che praticamente la plasmarono. Subentrarono poi  i Francesi e la rivoluzione per la libertà  dell’eroe nazionale P. Paoli  ,  che garantì   14 anni di indipendenza, fondando una costituzione repubblicana.

La mano della Francia

Successivamente il  dominio ripassò alla Francia di Re Luigi XV nel 1769. In questo anno nasce in Corsica   Napoleone Bonaparte , che all’inizio fu fedele agli ideali di autogoveno territoriale per poi sposare l’annessione a Parigi (1789).

Dopo un fallimentare intervento degli Inglesi la nazione  subì  le sventure dello stivale conseguenti alla due guerre mondiali, fino alla proclamazione dello stato indipendente nel 1982. Da allora fino ad oggi sono stati tanti i movimenti terroristici che si proclamano contro gli investimenti nel turismo e un aumento dei poteri della classe politica isolana (come il movimento FLNC nato nel 1976). Di religione cattolica i corsi parlano ufficialmente il francese , mentre  il Corsu è il loro dialetto (molto simile affine al toscano).

Periplo della Corsica  in 10 giorni on the road 

La  Corsica  in 10 giorni è stato un immergersi nella sua essenza selvaggia ancora poco ordinata dall’uomo. Questo è il lato più avvincente di questo eldorado che è ancora incontaminato. Soprattutto nell’entroterra dove tra cascate, laghi ,  e torrenti con le loro lagune gelide,  si aprono  valli verdeggianti  e 120 cime oltre i 2000 metri .

Lo scenario più sorprendente della Corsica   è quello delle aree protette e del Parco Naturale Regionale , che si spiega per 1500 km di sentieri. Il più famoso è il GR20. Questo è  uno degli itinerari di randonnée più impegnativi d’Europa (dislivello di 1300 metri) , che   traversa in diagonale l’intera Corsica  ( 200km da Calenzana a Conca).

Alle zone costiere che si estendono per 1000 km la Corsica  lascia la mole più cospicua del nucleo abitativo  e il lusso delle catene alberghiere . Per il resto è tutto un susseguirsi  di  baie da sogno attrezzate e libere  e anfratti nascosti raggiungibili solo in barca come il Desert des Agriates .

Corsica in 10 giorni : 4 camping da provare!

Senza pensarci un attimo d’estate sono partita  da Livorno in nave  con approdo a Bastia in macchina.  Faceva caldissimo. Ma non me ne importava. Perché  l’adrenalina era  in circolo per tutto il tragitto,  che è iniziato a est e finito all parte settentrionale della  Corsica  .

Afferrare lo spirito della  Corsica in 10 giorni in camping  è stata un’esperienza sensazionale. Dormire sotto le stelle, cenare con il canto delle cicale, e svegliarsi al mattino baciati dalla brezza marina è una poesia ancora da rimare.

La scelta delle stazioni di pernottamento è ricaduta strategicamente  su questi 4 in basso:

  1. U Punticchiu , Camping Caravaning, 20230 , Santa Lucia di Moriani;
  2. Acciol , Route D70, 20126 Evisa ;
  3.  La Rondinara, Route de la plage, 20169 , Bonifacio;
  4. Marina Camping , T30, 20220 Aregno.

1 Tappa. Corsica in 10 giorni verso est

Il mio primo giro prende il via da Bastia in giù verso la costa orientale della Corsica (80 km) , che   è meno gettonata  rispetto a quella meridionale ma a torto. Perché riserva dei paesaggi incredibili.

Consta di 3 microregioni: Costa Verde verso Moriani Plage, Costa Serena su  Aleria, e Costa Madreperla dal lato di Solenzara.

Ho  attraversato la  Riserva Naturale della Biguglia (Furiani) e  mi sono spinta fino alla Spiaggia della Mariana vicino San Nicolao con un inversione alla Fonte di Orezza. Altre chicche da non farsi scappare ni paraggi sono:

Bastia

Come un gabbiano appollaiato su uno scoglio gigante , Bastia (45715  abitanti) si rivela in tutto il suo charme adagiata su un promontorio da cui si può contemplare il traffico marittimo. L’unica nota dolente è trovare  parcheggio  (clicca qui per info).  Se lo scovate é piuttosto caro , ma ne vale la pena  per Bastia.  Fatta di tre quartieri: Place Saint-Nicolas, Terra Vecchia-Vieux Port e Cittadella si sviluppa in basso  .

Per il mio tour mi sono mossa dal suo vivace porto . Qui sono concentrati  ristorantini ,  bar  ,  boutique , che si snodano tra le facciate fatiscenti degli edifici medievali. I pescherecci colorati si alternano a yatch  da urlo , un contrasto tutto da contemplare.

Ho proseguito verso alto  la cittadella o Terra Nova , e  dopo avere superato il  Giardino Romieu  con le sue scale terrazzate ho apprezzato  l’ old city  . Il centro storico è  un labirinto di viuzze lastricate,  che recano  le tracce dell’occupazione dei genovesi (XIV sec. ), che contribuirono al suo sviluppo.

Cosa visitare a Bastia

Oltrepassata  la Porta Luigi XVI ho venerato alcune delle gemme di Bastia:

Fonte di Orezza

Dopo un tuffo nel verde smeraldo della Spiaggia di Mariani   (senza infrastrutture ma con servizi vari nelle vicinanze ) ho raggiunto San Nicolau . Questo è un delizioso paesino ai piedi del Monte Castello d’ Osari  .

Siamo nel cantone della Castagniccia. Appena  mi sono addentrata tra i suoi rigogliosi arbusti  ho scovato un sito industriale del 1800.  Questo (rimesso a norma nel 1998) è quello delle Acque Minerali di Orezza, tra le più costose (82,68 euro a pezzo)  e salutari (ferro) in circolazione. L’acqua da bere  in questione sgorga dall’alto e penetra nelle rocce millenarie fino a una profondità di 70 metri, trascinando  calcio, magnesio  e diossido di carbonio.

Zilia e Saint Georges

Ottima per la salute, le Acque Minerali di Orezza  sono un’istituzione tra i corsi insieme ad  altre due sorgenti:

2 Tappa . Corsica in 10 giorni verso il centro

 La Corsica   centrale  è stata scandagliata da Evisa e poi in direzione Corte con immersione finale nella Valle della Restonica dentro il Parco Naturale e Regionale della Corsica. Posso dire che questa deviazione è stata un sospiro di sollievo alla folla e all’arsura estiva!

Mi ha incantato la quiete di questi meandri meridionali lontani dal chiasso festoso del litorale corso. Ci si  proietta decisamente in un’altra dimensione ,  fatta di borghi medievali, vette infinte, e mini giungle fluviali. Per cui  l’appellativo di ile de beautè della Corsica (“isola della bellezza”) dei francesi ha qui davvero preso forma e significato .

La maquis della Corsica

Qui si lasciano alle spalle ombrelloni e secchielli per imbattersi  in  pianure di castagni e nella  maquis , ovvero la macchia corsa. Questa include  78 specie endemiche e 42 tipi  di orchidee e ancora: il corbezzolo, il mirto, e l’elicriso.

Paradossalmente si può nuotare anche in questi punti insoliti della Corsica mediana  . Precisamente in 10 laghetti  , e ci vuole proprio coraggio a immergersi per quanto ci si gela a 12°! Smarritevi pure in queste oasi di pace . Tra passeggiate nelle piazze di borgate fantasma , abbellite dai resti della tradizione contadina come : fontane ,  lavatoi e  casi padronali. Non scordatevi di infilarvi nelle botteghe sparse ovunque per acquistare dei souvenir dell’artigianato corso:   manufatti in vetro e in legno (coltelli) , ceramiche, coralli, ecc.

Evisa

Evisa  è uno dei tanti pittoreschi villaggi montani (850 m) della Corsica   da cui si  vede il mare. Precisamente a circa 40 km ci stanno le spiagge di Porto  di Sagone . Di stampo prettamente medievale Evisa  è stata una gioia infinita per la frescura e i ritmi lenti dei corsi che ci abitano. Ricordo perfettamente  le camminate  per le sue viuzze tranquille e i passanti che ti sorridevano a ogni ora.

Gettonatissima da biker ed escursionisti Evisa è immersa nella foresta di Aïtone    . Mi è entrata nell’anima per il silenzio e la beltà dei boschi e i pini larici che si insinuano fino al Passo di Vergio (1478 m).  In questo colle si può contemplare la caratteristica statua di Cristo Re (in granito rosa alta 6 m.) di Noël Bonardi, che delimita  il confine con la regione  di Niolo.

Corte

Costruita nel 1420 da Vincentello di Istria, signore feudale corso, Corte è:

Relativamente piccola di dimensione Corte è molto frequentata . Puntellata di barettini e trattorie si anima  vicino Piazza Paoli (dedicata all’eroe nazionale),  Piazza del Duca di Padova (generale nella rivoluzione francese), e Piazza Gaffory (altro patriota  corso ).

Corte dall’alto

L’atmosfera che ho respirato a Corte  era davvero allegra , piacevole e internazionale.  Svetta in cima con la sua cittadella (XV sec.) arroccata su uno sperone roccioso . Da non perdere :

3 Tappa. Corsica in 10 giorni verso sud

A detta di tutti il sud della Corsica  è quello che fa innamorare di più . In effetti è capitato anche a me !  Mi hanno letteralmente stregato:   Porto Vecchio ,   la punta estrema di Bonifacio ,  le spiagge della Palombaggia ,   Rondinara e  Sperone e i megaliti di  Filitosa.

Il sud della Corsica  è l’ ideale per chi ha voglia di una vita semplice per chi vuole  farsi scompigliare i capelli dal vento. Se  volete stendere un telo vicino  un catamarano arenato in una battigia   e aspettare il tramonto davanti a un calice di nettare divino, Ssete arrivati a destinazione! Perché non è necessario spostarsi alle Maldive quando le hai a portata di mano!

Porto Vecchio

Incassata nel golfo sovrastato dalla Foresta dell’Ospédale,  Porto Vecchio  è una meta ambita dagli escursionisti per numerosi trekking trai quali quelli più rinomati sono quelli che conducono a :

Nell’antichità  Porto Vecchio   fu uno scalo fondamentale per la variegata successione di sovrani che giunsero in Corsica. Riemersa dalla disgrazia della  malaria (debellata grazie agli interventi degli americani nel secondo dopoguerra),  si classifica attualmente come una delle località balneari più popolari  della Corsica.

Porto Vecchio divisa in due

Incantevole è  il  porto turistico di Porto Vecchio ,  che si popola fino a notte con concerti ed eventi vari . A poca distanza sono raggiungibili  le più superbe spiagge isolane quali quelle di : Santa Giulia, Cala Rossa , Carataggio, e  Pinarello. Porto Vecchio  è frizzante con un centro storico davvero esemplare . Qui  è possibile camminare tra terrazze panoramiche e chiese storiche come quella barocca di Saint-Jean-Baptiste.

Non potrete certo ignorare i lussuosi negozi e negarvi una pausa nei tanti caffè di Piazza della Repubblica. I prezzi non sono affatto bassi! Il tutto sullo sfondo di una cittadella severa ed elegante ( XVI sec.)   fatta dai genovesi. Arrivarci a piedi è faticoso , per cui sono stati messi a disposizione trenini e navette comunali.

Bonifacio

Bonifacio è una delle località corse che mi è piaciuta di più , perché molto elegante e romantica. Si sdraia come una sirena su una scogliera di calcare , che si bagna nelle  acque cristalline delle spiagge limitrofe di Faziò e Tonnara  .

Incastonata   nel cuore della Riserva naturale delle Bocche di Bonifacio, è un santuario che protegge le isole Lavezzi che le stanno di fronte. Ovunque a Bonifacio ci sono lounge bar, negozietti, e  locali di ogni tipo per godersi la movida diurna e notturna .

Bonifacio e le Scalinate del Re di Aragona

Ho perlustrato Bonifacio  a fondo suddividendo la mia girata in questo ordine  :

Sartène

Se si vuole fare un salto nel passato corso si possono  sfogliare i fumetti di Asterix in CorsicaRené Goscinny , Albert Uderzo , 2016) . Uno dei  personaggi è  Ocatarinetabelasciscix,   un prigioniero corso deportato nel continente perché capo della resistenza.

Dalla preistoria   all’Impero Romano la Corsica vanta 8.000 anni di storia testimoniata dalla presenza di  famosi siti archeologici delle civiltà megalitiche ( 3500 ed il 1000 a.C.). Queste ultime cominciarono ad erigere costruzioni legate al culto funerario.

Aleria e Cucuruzzu

Le più esemplari sono i menhir  e i dolmen,  cioè dei blocchi di pietra scolpiti in modo rudimentale rispettivamente  in verticale o raggruppate a cerchio. Quale fosse la ragione del loro essere,  non si sa.  Forse erano solo un modo per rappresentare la fertilità, o un talismano per scacciare i mostri. Oppure avevano la funzione di  calendario o di  osservatori astronomici .

Meritano una visita anche  quelli di  Aleria ,  Cucuruzzu (età del Bronzo) , e quelli di  Filitosa e  Cauria , che ho visto personalmente. Questi ultimi stanno vicino a  Sartène ( 35 minuti e 20 rispettivamente in macchina) nella valle del Rizzanese ,  un borgo del  XVI secolo.

Parco Archeologico di Filitosa

Precisamente a  Sollacaro nella valle del Taravo si incontra  Filitosa , uno dei più imponenti    megaliti  d’ Europa. Scopertonel 1946 dal proprietario del terreno Charles-Antoine Cesari ,  è un insieme di suggestive statue menhir (circa 13) antropomorfe alte 3 metri . Sono sparpagliate in aperta campagna assieme a capanne e altri complessi monumentali che non ancora svelato la loro esatta utilità. Il loro allineamento non è originario, ma è stato ipotizzato da alcuni archeologi.

All’ingresso di  Filitosa vengono forniti dei depliant con molte spiegazioni. Lungo tutto il percorso ci sono delle colonnine che forniscono altri dettagli in molte lingue. La passeggiata è di 800 metri e dura  1 ora e mezza. All’uscita è installato un museo che conserva in delle teche vari suppellettili rinvenuti durante gli scavi.

Sito Megalitico di Cauria

Il Sito Megalitico di Cauria si trova invece a circa 20 minuti da Sartène, percorrendo una strada sterrata. L’accesso è libero, seguendo un percorso ben indicato che permette ai visitatori di ammirare :

  • Dolmen di Fontanaccia: esempio più bello di dolmen in Corsica. Questo monumento funerario collettivo è il più noto e meglio conservato dell’isola: un’enorme lastra posta su 6 pietre verticali;
  • Stantari: 30 statue-menhir posizionate in un campo in maniera perfetta ;
  • Rinaiu:  un altro gruppo di pietre rialzate. Qui è stata valutata una cronologia. Sembra che ci fossero 60 pietre intorno al 4500 a.C. e 180 intorno al primo millennio a.C..

4 Tappa. Corsica in 10 giorni verso ovest

Esclusivo è   il versante occidentale della Corsica  .  L’ ho esplorato  da Ajaccio, dove è nato Napoleone, passando per Cargese, rifugio dei greci,  e con sosta  onirica sui  Calanchi di Piana ! Qui per poco non svenivo .  Non solo per l’eccezionale  visione  dei sassi poliformi, ma anche per la ripidità delle stradine percorse tutte  a chiocciola e senza alcuna protezione !

Incastonato come un gioiello tra il Golfo della Sanguinara e il Capo di Muru questo tratto  della Corsica   vi strabilierà per la trasparenza dei fondali e il proliferare  di paradisi interni : quali le colline di Cinarca e Gravona. Queste ultime si fanno  montuose nella foresta di Vizzanova fino alle Gole di Prunelli e del comune di  Bastelica.

Come se non bastasse se ci capiterete aggiungete alla lista queste meraviglie:

Ajaccio

Ajaccio è la capitale  della Corsica  e ha dato i natali a Napoleone (15 agosto 1769 ), intramontabile stratega per alcuni, tiranno per altri. La casa dove visse la sua infanzia con la sua numerosa e modesta famiglia   è in via Sait Charles , che è ora il museo più affollato dell’isola. Com’è adesso fu per iniziativa di Napoleone III perché ci furono vari smantellamenti.

Non c’è molto delle mobilia dell’epoca dell’infante prodigio,  a parte qualche pannello esplicativo sulla sua esistenza. L’arredamento è piuttosto semplice: una cartina della Corsica (XVIII sec. ), ritratti familiari, un divano , un comò Luigi XVI , una consolle rococò, lampadari italiani , una maschera mortuaria, un albero genealogico, oggetti feticci, ecc.

Ajaccio che stupisce  

Anche ad Ajaccio  sono stati i genovesi che hanno contribuito più di tutti a darle forma. C’è la classica ripartizione in marina portuale, molto accattivante con le sue spiaggette libere e i viali alberati, e la cittadella posta in alto.  Mettete in conto che ad Ajaccio   sarete fagocitati dal caos cittadino.  L’allegria è una costante specialmente quella del mercato  allestito tutte le mattine in piazza  Foch .

Ajaccio, Napoleone e lo zio Fesch

Ecco inoltre cosa vi aspetta:

Cargese

Nel 1774 a Cargese  i francesi   ci sistemarono  definitivamente  n un gruppo di greci di Oitylo (Peloponneso). Erano dei profughi che tentavano di scampare alla morsa dei turchi dal 1776 in Corsica,

Il villaggio crebbe . Si edificò  una chiesa cattolica greca ortodossa, quella di  Santo Spiridione . Anni dopo i corsi ne fecero una latina , la Chiesa di Santa Assunta.  Sicché  attualmente stanno una di fronte l’altra e sono il simbolo di Cargese  .

La torre genovese 

Particolari sono anche la  Cappella di Santo Erasmo e quelle di Sant’Elia e Santa Barbara a Paomia. E se avete ancora un po’ di fiato ecco altro da attenzionare:

L’aria è sottile, e Cargese  è molto raffinata con le sue casette bianche e azzurre  prospicienti il Golfo di Saidone. Essa è  molto  fashion all’estero .  Forse per il richiamo del Club Mediterranee nella Spiaggia di Chiuni, che ammalia a solo 8 km come quelle di Chiuni, di Topini , Capizzolu, Stagnoli, e  Però .

Calanchi di Piana

Solamente le parole di  Guy de Maupassant in Una vita  possono rendere omaggio allo spettacolo dei Calanchi di Piana :

 “Erano picchi, colonne, pinnacoli, figure sorprendenti modellate dal tempo, dal vento rosicchiante e dalla bruma marina. Alte fino a trecento metri, sottili, rotonde, contorte, uncinate, deformate, inaspettate, queste rocce sorprendenti sembravano alberi, piante, bestie, monumenti, monaci in tunica, diavoli cornuti, uccelli sproporzionati, tutto un popolo mostruoso, un serraglio di incubi pietrificato dalla volontà di qualche Dio stravagante”. 

I Calanchi di Piana sono delle bizzarre formazioni rocciose a 400 m sul livello del Mar Mediterraneo formatesi per erosione del vento e dell’acqua. Come nelle nuvole potete dare la forma che volete  a questo cortile di giganti e nani di pietra tinti di rosso, rosa, ruggine e miele. Sempre se non vi prende un attacco di panico come è successo a me salendo in automobile su  la D81 , che è davvero per chi sa tenere le mani al volante!

5 Tappa. Corsica in 10 giorni verso nord

Nella Corsica del nord mi sono spostata tra Aregnu e L’Ile Rousse   toccando  Calvì e Saint Florent . Mi sono insinuata in una microregione particolarissima, quella della Balagna. Questa  fu l’antico granaio della Corsica e oggi si mostra come un magnifico anfiteatro di montagne innevate  sul mare .

La Balagna è una distesa di limoni, uliveti, mandorli, e un continuo susseguirsi di festival di ogni genere che rallegrano la sua comunità . Vive principalmente di agricoltura e turismo e fa da sfondo al punto di partenza del celebre   Grande Randonnée GR 20.

Per spezzare si può fare una capatina anche a :  Lunghignano e il suo vecchio frantoio, Cassano e la sua piazza a punteMontemaggiore per la veduta  mozzafiato sul Golfo di Calvi, il nido d’aquila di Sant’Antonino, e   i centri artigianali  di Pigna e Corbara.

 Aregnu

Aregnu  è stata popolata da sempre, come attestano resti di placche bronzee degli eserciti di Vespasiano. Fu dei  genovesi fino alla metà del XVIII sec. , dopo  divenne proprietà francese. Aregnu  , con le sue frazioni di Torre e Praoli, è collinosa con una pianura che si estende fino al mare. Una piana agricola, che nonostante gli incendi, prospera con i suoi frutti. Oltre agli ulivi sono una gloria le sue arance, marchiate  Aregno citrus sinensis osbeck .

Altro vanto di Aregnu sono i suoi  mandorli che vanno in fiera la prima settimana di agosto . Dal 1997 sono i protagonisti di    un festival   appuntamento  che ha promosso  il settore agricolo e l’artigianato della Balagna.

I templi sacri di Aregnu

Da attenzionare ad Aregnu  oltre le sue fantastiche spiagge sono:

Ille Rousse

L’Ile Rousse  è come la vedete oggi dal 1758, quando P.  Paoli la fortificò per arenare l’invadenza dei genovesi.  Un luogo  singolare della Corsica.  Tanto glamour , da attrarre VIP che ci hanno stabilito le loro fastose residenze estive.  Quanto romantico da sedurre bohemien e sognatori d’ogni dove.

L’Ile Rousse  è un dedalo di meraviglie dalla Torre dello Scalo (del XVI sec.) alla chiesa al  monumento ai caduti  di Antoniucci Voltigero. Dall’Hotel Liberata, albergo per straricchi, fino all’ affollatissima Piazza Paoli, salotto urbano e zona in cui si pratica lo sport preferito dai cittadini , ovvero le bocce.

La città vecchia

Per i comuni mortali sempre nei pressi della old city si allestisce un mercato coperto sotto il tetto di un tempio greco. In sostanza L’Ile Rousse  è  un agglomerato raffinato di architetture sofisticate , casine di pescatori, e isolotti di porfido rosso . Il suo centro cittadino è impreziosito da piazze contenute e un pittoresco lungomare Marinella da godere nei suoi tanti ridenti cafè. Una foto da fare assolutamente è quella con la padrona di questo eden, una Sirena di bronzo realizzata nel 2016 da Gabriel Diana.

Tra questi accumuli di rocce rossastre si distingue l’Isola di Pietra con il suo faro  e  le sue estensioni di  Roccio, Roccetto e Piano. Battezza l’atollo corso e si può perlustrare arrivandoci in soli 15 minuti dal centro,  che  la battezzano e la  colorano di un arancione che si infiamma al tramonto . Le spiagge più paradisiache di Ile Rousse sono : Plage de Caruchetu, Plage de Bodri, Plage de Lozari, Davia , Algajola, Marina di Sant’Ambrogio, Arinella e Sainte-Restitude.

Corsica in 10 giorni : il cibo

La cucina della Corsica è il risultato delle varie dominazioni isolane , per cui prevale l’influenza francese e italiana. Tuttavia ha sviluppato un suo carattere distinto indirizzandosi soprattutto sulle gemme del suo entroterra montuoso.

I verdi pascoli offrono l’ambiente ottimale  per l’allevamento di  capre e pecore, il cui latte   genera squisiti formaggi  , di cui  i  più noti sono:

Charcuterie: salumi e zuppe corse

I pendii boscosi della Corsica brulicano di maiali e cinghiali selvaggi.  Ne vengono fuori delle prelibatezze esemplari, molte delle quali a marchio AOC, cioè Appellation d’origine contrôlée (Denominazione di Origine Controllata) . Tra le più note:

      • Figatellu : è una salsiccia di fegato di maiale affumicata ed essiccata, spesso grigliata o utilizzata nella zuppa di lenticchie;
      • Coppa o capicollu  AOC* : è ottenuto dal muscolo cervicale del maiale disossato e sottoposto a 6 mesi di stagionatura ;
      • Lonzu AOC: è un  filetto di maiale salato, affumicato e pepato, risulta leggermente untuoso e consistente;
      • Prisuttu AOC: è il prosciutto corso  d’eccellenza , che viene  stagionato minimo 12 mesi ricavato dal maiale razza Questi ultimi sono suini di taglia piccola che girellano liberi ad alta quota nutrendosi di radici ed erbe.

Queste carni pregiate sono pensate   per intingoli e stufati gustosissimi, tra cui si distinguono:

      • Zuppa corsa: è un minestrone di verdure in brodo di osso di prosciutto;
      • Civet de sanglier : è uno spezzatino denso di cinghiale, verdure, castagne, vino rosso e finocchietto;
      • Veau aux olives: è uno stufato  di vitello a cottura lenta, olive pomodori, erbe aromatiche e vino bianco o rosato ;
      • Agneau Corse: è l’ agnello arrosto con aglio e rosmarino.

Pesce

Allora cos’altro potrebbe esserci nel menu dei ristoranti della Corsica? Per quanto riguarda il pesce di mare, troverete tantissime:  triglie fresche, orate, acciughe, sarde e scampi. Dai fiumi dell’isola e dalle lagune della costa orientale provengono rispettivamente : abbondanti trote e anguille. La costa orientale è anche un’ importante produttrice di ostriche. Il piatto più strabiliante è :

Dolci in Corsica

Per chiudere un pasto ci sono i dolci corsi , ottimi anche  per   una bevanda bollente durante l’inverno . Stupiscono per varietà ,  consistenza e bontà . Una menzione speciale va fatta per le castagne, piantate nell’isola durante il dominio genovese (dal 1284 alla metà del XVIII sec.) come alternativa alle colture di cereali, di difficile coltivazione. La farina risultante viene utilizzata in molte  ricette corse,  come quella  per le fritelle . A questa cornucopia zuccherosa si aggiungono altre ghiottonerie:

  • Pisticcini: sono delle gallette cotte alla piastra dentro una foglia di castagno;
  • Pastizzu: è un dolce domenicale con  pane raffermo, latteuovazucchero a velozucchero vanigliato e burro;
  • Falculelle: sono delle brioche tipiche di Corte. Si preparano mescolando brocciu, tuorlo d’uovo, farina, zucchero e buccia d’arancia. Questa miscela viene poi cotta al forno su foglie di castagno;
  • Fiadone:  è il tradizionale  dolce leggero  al brocciu;
  • Cacavellu:  è a forma di ciambella ed è  fatto di pasta lievitata ;
  • Canistrelli: sono dei biscotti fatti  di vino bianco, anice, mandorle o nocciole.

Corsica in 10 giorni:  vino

La storia del vino corso è millenaria (VI secolo aC ) .  Greci, romani, pisani e genovesi  vi introdussero il vitigno autoctono principale che è il Nielluccio . Questo è  una variante del Sangiovese toscano.  Sotto i francesi ci fu un segno di ripresa per la viticultura corsa grazi all’agevolazione napoleonica dell’esenzione delle tasse sul commercio del vino corso. Tuttavia la filiera della produzione vinicola corsa ebbe un drastico declino con l’arrivo della fillossera nell’800 e con le Due Guerre Mondiali.

Gli anni ’60 segnarono una svolta . Il governo parigino introdusse  18000 algerini  ( detti pies noir ) a cui si concessero parecchi poderi a est della Corsica  per farli fruttare. Ma gli immigrati puntarono sulla quantità produttiva di vino, causando l’ira dei corsi. Questi si riunirono addirittura in un movimento politico detto  il  riacquistu che puntava sulla qualità di resa e sulla  valorizzazione delle uve autoctone.

Nel ventennio  successivo il vino corso fu  ricercatissimo perché sinonimo di eccellenza grazie a una vera e propria rinascita enologica . Ciò accadde per merito di grossi investimenti nel settore, per lo sforzo di imprenditori locali e l’introduzione di disciplinari (AOC, DOC e IGP) e nuove tecnologie.

Corsica, la carta dei vini!

I vigneti della Corsica (375.000 ettolitri all’ anno) coprono tutta la costa e il 45% viene venduto nel continente. Si sta parlando di circa 6.000 ettari quasi tutte coltivati biologicamente con le tre principali uve native:

I filari di questi grappoli corsi sono segmentati in generale in questi 2 blocchi:

Il terroir della Corsica

Ls viticultura corsa affonda le sue radici nei pendii   a est e nella Valle del Golo , a ridosso di alture che sfiorano i 1200 metri. Il terroir corso spiega la straordinarietà dei suoi vini:

      • Esposizione solare perfetta ( si ricorre ai terrazzamenti per aumentare le entrate di luce);
      • Inverni miti ed estati calde;
      • Diversi microclimi: mediterraneo (apporta calore) , montuoso (dona umidità buona   per la  vite specie in primavera) e marino (venti che rinfrescano);
      • Diversità di suoli: un misto di scisto, granito, gesso, argilla, sedimenti alluvionali :
Quali vini corsi assaggiare?

I vini corsi hanno carattere (per la mineralità del terreno)  e hanno un finale lungo in bocca.  I vini rossi hanno una buona struttura e un colore molto profondo. Sono morbidi, facili da bere e talvolta speziati. I vini bianchi sono molto aromatici, e fini, molto spesso sprigionano  note floreali o fruttate (agrumi) uniche. I rosati sono vivaci e colorati, fruttati e freschi, mentre i vini dolci sono setosi ed eleganti.  In basso vi propongo una selezione di etichette da degustare:

Bianchi:

Rossi:

Rosati:

Cosa bere in Corsica: birre, vini e liquori

La Corsica ha tante altre valide proposte in fatto di alcolici oltre il pastis e il liquore al mirto :

      • Cap Corse Mattei : si fa a Bastia (Louis Napoleon Mattei ed è il classico aperitivo dell’isola che è tra l’amaro e il dolce e rievoca i sapori della macchia mediterranea. La ricetta è segreta ma si possono avvertire le essenze di arance e china;
      • Birre PietraColombao Serena: La prima è  ambrata e ha un sapore deciso e aromatico. La seconda è una birra bianca prodotta con malto d’orzo e frumento, mentre la terza è una birra di puro malto al 100%.

corsica-in-10-giori-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Corsica in 10 giorni : conclusioni

Concludendo sulla Corsica ve la  consiglio vivamente per  vostre prossime ferie. Si presta a soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori , compresi i lupi solitari in cerca di pace  solitudine . Sta a voi decidere il modo di vivervela e quando metterci piede, perché è una sorpresa in tutte le stagioni.

Personalmente quello che la Corsica mi ha lasciato addosso è la voglia di esplorarla nuovamente in lungo e in largo. A pochi passi dallo stivale ci si catapulta direttamente ai  Caraibi . Direttamente in mezze lune di sabbia fine e dorata accarezzate dalle onde gentili in cui sguazzano pesci di ogni razza.. Vi auguro un piacevole soggiorno!

 

 

Info utili

 

Guide sulla Corsica

Ufficio del Turismo in Corsica

Documenti per la Corsica (carta d’identità)

Telefono in Corsica

Moneta e carte di credito in Corsica (Euro)

Budget per la Corsica

Lingua parlata in Corsica

Dove dormire in Corsica

Camping in Corsica

Parcheggi in Corsica

Dove mangiare in Corsica

Migliori cantine in Corsica

Corsica insolita

Cos’altro  vedere in Corsica

La Corsica in barca a vela

La Corsica in bicicletta

Con i bambini in Corsica

Fare trekking in Corsica

Girare la Corsica in auto

Girare la Corsica in moto

Le migliori spiagge della Corsica

Vacanze in montagna in Corsica

Cosa comprare in Corsica

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

‘Vignaioli Contrari 2023’ , Spilambergo

‘Vignaioli Contrari 2023’ , Spilambergo

Vignaioli Contrari 2023

 Vignaioli Contrari 2023 è stata una bella manifestazione (VII° edizione) sul vino . Si è svolta dal 13 al 14 Maggio 2023  a Spilamberto, Modena. Location fatntastica quella all’interno della fortezza medievale ‘Rocca Rangoni’ . Qui si sono riuniti 60 produttori italiani e dalla Slovenia esibendo più di 300 etichette d’autore.

Ho partecipato a  Vignaioli Contrari 2023 come sommelier nello stand della Toscana rappresentata dalla cantina Arrighi dell’Elba. Da quattro generazioni Antonio Arrighi delizia i palati più esigenti con dei nettari unici e introvabili.

Questo post è dedicato a una giornata enoica speciale, quella appunto dei   Vignaioli Contrari 2023. Senza dubbio si è trattata di un’esperienza indimenticabile .  Mi ha fatto conoscere meglio lo spirito intreaprendente degli emiliani e quello di Antonio Arrighi. Buona lettura.

Vignaioli-contrari-2023-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Vignaioli Contrari 2023 , il vino dei vigneron

 Vignaioli Contrari 2023 è stato un riflesso chiaro del trend attuale della filiera del settoren vitivinicolo. Quello cioè di  valorizzare i vitigni autoctoni secondo criteri biologici e sostenibili. Durante la kermesse si è tenuta pure una sorta di Roulette de Vin. Nel dettaglio sono stati  quattro laboratori didattici dove ogni viticoltore dialoga e propene due calici con i partecipanti.

Si sa che non è facile fare vino oggi , perché costa tanto e la concorrenza è spietata. Diventa davvero difficile non tenere conto delle esigenze e delle preferenze dei consumatori. Per cui a volte gli imprenditori  sono costretti a sacrificare la propria filosofia nel fare vino a vantaggio di una sorta di legge di mercato da seguire.  Vignaioli Contrari 2023 è dunque quasi un monito a ricordare che il vino deve rimandare al suo territorio di appartenenza!

Il cibo in Emilia Romagna

A  Vignaioli Contrari 2023 di particolare interesse è stato anche lo  Slow Food Park. Questa è stata un’area tutta dedicata a piatti tipici locali quali: formaggi, salumi vari, insieme a ottime birre artigianali.La cucina emiliano-romagnola è tutta da scoprire.

Per esempio in sede ho provato oltre alle classe crescentine ( un tipo di pane piccolo di forma rotonda) anche i cosiddetti burlenghi o zampanelle.  Questi ultimi sono dei golosissimi intrugli di pastella fritta e farcita con aglio, rosmarino e battuto di lardo.

Se poi vi trovate a Modena, non fatevi scappare di fermarvi per una sosta appetitosa allo:

Chi sono i Vignaioli Contrari  ?

Ma chi sono i  Vignaioli Contrari 2023 ? Sono tutti i vigneron che sono contrari all’omologazione del gusto e alla standardizzazione dei vini. Scendono così in campo  tutti quei winemaker che s definiscono artigiani del vino, che lavorano la propria terra e rispettano l’ambiente . Per cui si può dire che ho assistito a una sfilata di cantine di nicchia, piccole grandi realtà che tengono alto il livello del made in Italy.

Vignaioli-contrari-2023-wine-travel-blog-weloveitalyeu
If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :
Vignaioli-contrari-2023-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Quali sono le caratteristiche dei Vignaioli Contrari ?

Ovviamente un vino fatto in modo tradizionale senza negare l’uso della tecnologia quando serve e nel modo giusto ha tutto un altro sapore. Fare parte  dei  Vignaioli Contrari  vuol dire 7 cose:

  1. Coltivaredirettamente il suolo  indifferentemente se il vigneto sia di proprietà o meno;
  2. Non fare ricorso a concimi, diserbanti chimici e anti botritici;
  3. Mettere  in primo piano i vitigni autoctoni;
  4. Utilizzare le risorse ambientali e naturali che esistono nell’area aziendale per la produzione di uva con coscienza e sostenibilità;
  5. Incoraggiarela biodiversità preservando quei vitigni autoctoni che rischiano l’estinzione ;
  6. In cantina non si fa ricorso all’osmosi inversa o metodi fisici di concentrazione del mosto . E si predilige la fermentazione spontanea;
  7. I vini devono rispecchiare il terroir specifico e devono essere privi dei principali difetti enologici.

Le mie cantine preferite ai Vignaioli Contrari 2023

  1. Casa Lucciola : questa è la cantina della famiglia Cruciani nelle Marche . Mi ha fatto esplorare il mondo del Verdicchio di Matelica. Questa è un’ azienda agricola nella valle di Matelica a a 430 metri sul livello del mare. Una piccola fattoria, sopra la linea della nebbia, circondata da vigneti.  Produce e imbottiglia un verdicchio artigianale, fermentato in maniera naturale con poca solforosa e tanto rispetto per la natura;
  2. Balugani : questa è l’azienda agricola di  Roberto Balugani . Sorge sul versante soleggiato delle prime colline che si incontrano giungendo a Levizzano Rangone da Castelvetro, lungo la via Sinistra Guerro. Qui è viva l’arte di creare vino Lambrusco, con profondo amore, partendo dalla vigna per arrivare alla bottiglia;
  3. La Rabiosa : questa è una cantina che si trova a Casale di Scodosia, Padova. Nei loro vini è palese un forte impegno al recupero di vecchie uve bianche, come la Vernazzola. Dopo aver analizzato il genoma, dai tralci di queste antiche vigne è stato possibile realizzare uno stupendo vigneto in zona Laghi nel comune di Merlara (PD);
  4. Bastianelli : questa è una cantina che mi ha fatto apprezzare due bianchi tipici delle Marche che adoro, cioè la Passerina e il Pecorino. Siamo tra Fermo e Macerata, e la particolarità  è l’uso dei torchi in legno e di pompe manuali per i travasi , che rendono ancora più speciali i loro vini;
  5. Klosterhof : questa è una cantina che sta vicino il lago di Caldaro, Trentino Alto Adige. In quattro vigneti si arriva a lanciare circa 40.000 bottiglie tra bianchi e rossi di eccellenza: Pinot Bianco, Pinot Nero e il Kalterersee, caratteristico della regione;
  6. Balter : questa è una cantina di Rovereto, Trentino. In fatto di bollicine, devo confessare che ho avuto modo di apprezzare quelle di montagna, fini e molto persistenti. Sono tutti spumanti Trentodoc ,  rigorosamente ottenuti con Metodo Classico.  Si fanno maturare i rossi in barriques dai 4 ai 20 mesi, e per i bianchi si sceglie la vinificazione in acciaio.

Cantina Arrighi, Elba

Ovviamente la cantina per eccellenza che per la Toscana incorpora tutti i valori dei Vignaioli Contrari 2023 è la cantina Arrighi .  Essa è l’espressione vitivinicola più rappresentativa dell’Elba, una delle più belle isole dell’Arcipelago toscano. Chi si occupa di questa cantina di successo a Porto Azzurro è Antonio Arrighi insieme alle figlie Giulia e Ilaria.

In località Piano al Monte sono distribuiti circa 14 ettari di terreno. Tra ulivi secolari e le big bench di Charles Bangle , 9 ettari (disposti ad anfiteatro su vari livelli) sono vitati a:

L’Elba un’isola di vino

L’Elba sfoggia un passato enoico che affonda le radici dai tempi  degli  Etruschi fino a quella  Romani. Per la sua posizione strategica l’atollo toscano è sempre stato ambito da differenti dominazioni. Queste erano anche attratte dall’abbondanza dei minerali del sottosuolo e dalla bellezza dei paesaggi. Come dargli torto!

Tra alti e bassi la viticultura ha fatto il suo corso dal  Medioevo alla Seconda Guerra Mondiale. Negli anni ’50 quelli del boom economico molti elbani si sono dedicati al rilancio del turismo, risorsa economica più facile e immediata. Tuttavia, grazie all’impegno delle nuove leve di viticoltori che si sono poi associati in un consorzio, c’è stata una nuova ripresa.

Antonio Arrighi e la rinascita vitivinicola dell’Elba

Antonio Arrighi fa parte di quelle menti lungimiranti che hanno investito nelle risorse agricole isolane. Figlio di albergatori, inizialmente si era dedicato agli affari di famiglia. Il suo interesse per il vino si era concretizzato nel 1990 con la sua partecipazione a un bando del CREA di Arezzo (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria di Arezzo ) . Successivamente è diventato sommelier e delegato AIS dell’Elba.

Nel giro di poco tempo Antonio Arrighi contribuì al rilancio per la coltivazione di vitigni internazionali, quelli che meglio attecchivano sull’isola. Da allora il viaggio fu in salita, annoverando molti premi e traguardi, tra cui:

Elba e i vini bianchi della Toscana

Senza dubbio la Toscana è una regione vocata principalmente ai rossi, nonostante la Vernaccia di San Gimignano sia stato il primo bianco DOC nel 1966. I vini di Arrighi e quelli elbani in generali si distinguono per lo più per i bianchi, e i passiti. Questo accade in linea con le caratteristiche pedoclimatiche dell’intero territorio, che per la sua natura complessa è difficile da coltivare.

Ecco perché per l’Elba si può ben parlare di viticultura eroica. Il terreno a disposizione è davvero esiguo e per lo più è spalmato in terrazzamenti che devono essere tutti lavorati a mano durante la vendemmia. Poca quantità massima resa, questo è il premio di tanta fatica.

Cosa rende speciale  i vini della Cantina Arrighi ?

La produzione della cantina Arrighi  arriva a circa 42, 000 bottiglie annue tra bianchi, rossi e passiti. Sono vini che provengono da un terroir eccezionale, quello esclusivo dell’Elba.

Tutto il team aziendale è attento a seguire la tradizione insieme all’innovazione tecnologica per tutto il processo di vinificazione. Oltretutto ha saputo sfruttare al massimo il microclima isolano che vanta:

  • Un suolo ferroso, con scisti, galestri e manganese ;
  • Un’ enorme ricchezza di falde metallifere;
  • Il vento che protegge la vite da malattie;
  • Un clima mite tutto l’anno che previene la formazione di umidità e muffe;
  • La brezza del mare che dona un tipico sentore mediterraneo ai vini.

Etichette firmate Antonio Arrighi ai Vignaioli Contrari 2023

Andiamo a vedere più da vicino le etichette che hanno fatto da protagoniste ai  Vignaioli Contrari 2023 :

Bianchi:

  • Arrighi in Bolla 2022: Spumante Metodo Classico fatto di 50% Chardonnay e 50% di  Manzoni Bianco. Le bollicine sono fini e persistenti. Il colore è un giallo dorato che sa di vaniglia e fiori gialli. L’ideale per brindare ai momenti felici o semplicemente per essere degustato tutto pasto;
  • Arembapampane 2022: questo è fatto da 100% di Vermentino toscano, che all’Elba è detto Riminese. Il segreto di questo elisir sono il vento, la collina e il mare in cui cresce. Fermentato e conservato in acciaio, fa affinamento in bottiglia per 3 mesi. Un’esplosione di sentori e sapori che ricordano la macchia mediterranea;
  • Ilagiù 2022: questo è l’Elba Bianco DOC , cioè un blend di uve bianche locali: Procanico (80 % Trebbiano toscano), Ansonica, e Biancone. Fermentato  conservato in acciaio , fa  affinamento in bottiglia per 3 mesi. Un vino di buon corpo, con note fruttate che ben si abbina alla cucina di mare.

Rossi:

    • Tresse : questo è il rosso punta di diamante della cantina, un vino strutturato e destinato all’invecchiamento. Un equilibrio insolito e perfetto di Sangioveto  al 50%, Syrah al   30%, e Sagrantino al 20%. Fa macerazione a contatto con le bucce per 14/16 giorni. Dopo la pressatura il mosto continua la fermentazione.  L’affinamento è fatto in anfore da 800 litri per 15/18 mesi e dopo sta 6 mesi in bottiglia. Una cornucopia di frutti e fiori rossi che rimane deciso al naso e al palato, e che persiste a lungo.
    • Sergio Arrighi: questa è una DOC Elba Rosso riserva, fatta da 100% di Sangioveto  . Un vino che è un omaggio al padre di  Antonio Arrighi , che fa  barrique per 15 mesi. Dal colore intenso e rubino a un gusto carico e goloso, sprigiona sentori di caffè e pepe.
    • Silosò: questo è sicuramente il vino più tipico  dell’Elba , un passito naturale fatto al 100%  di uve Aleatico 100% . Fa affinamento in acciaio per 4 mesi e poi affina in bottiglia per altri 3 mesi. La gente è arrivata a flotte per prenderne un goccio, perché è davvero speciale. Colpisce il profumo intenso di frutti di bosco, e appena si sorseggia sembra di mangiare mirtilli e ribes. In bocca si presenta morbido, fresco con delle note di pepe nero.

Vignaioli Contrari 2023 la voce di un’ Emilia Romagna di valore

Alla luce della tragedia che si è abbattuta in Emilia Romagna, quella dei  Vignaioli Contrari 2023  è la voce di un popolo che non molla. In questa regione si condensano tanti validi prodotti che tutto il mondo ci invidia oltre il vino:  dal   Parmigiano Reggiano  e il prosciutto di Parma fino alla Ferrari.

L’ Emilia Romagna è l’Italia che lavora e va avanti, un concentrato di arte, cultura e ospitalità che è sempre stato un esempio da seguire.  Mi auguro che il governo prenda presto provvedimenti per aiutare come di dovere chi al momento è stremato e fa fatica a sopravvivere.

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

La ‘Cantina di Roberto Cipresso’. La teoria rivoluzionaria del parallelo 43

La ‘Cantina di Roberto Cipresso’. La teoria rivoluzionaria del parallelo 43

La ‘Cantina di Roberto Cipresso’ un modo rivoluzionario di fare vino! 

Fabio mi porta in macchina nella cantina di Roberto denominata ‘Cipresso 43’, situata a pochi passi da ‘Poggio al Sole’.  Si trova esattamente in Località Bivio dell’Asso, 53024 . Qui trovo Roberto  all’entrata con il suo inconfondibile sorriso .

Ci sediamo su un gradino e Roberto . Ed ecco che mi anticipa che il nuovo marchio delle sue creazioni sarà  denominato ‘La Cantina di Roberto Cipresso’ . Ciò al fine di  un più immediato riconoscimento del suo laboratorio divino. Vista la sua crescente notorietà. Questo è un piccolo anticipo di quello che bolle in pentola!

La ‘Teoria rivoluzionaria  del parallelo 43’ 

‘La Cantina di Roberto Cipresso’ , a breve sarà operativa! Intanto Roberto mi spiega meglio con il suo fare gentile l’asse portante della sua filosofia aziendale ovvero la sperimentazione e la ‘Teoria del parallelo 43′:

“Quando assaggio un vino eccellente, mi chiedo qual è la sua posizione geografica, non la parcella di vigneto da cui proviene. La mia visione di terroir è ampia, perché basata su coltivazioni allineate su uno stesso orizzonte, il parallelo 43.

Un ambiente pedoclimatico diffuso di cui, in collaborazione con l’Università di Firenze, sto tuttora studiando tutte le caratteristiche, vale a dire la geografia, la geologia, le altitudini, l’orografia, il clima.  Il parallelo 43 è una linea immaginaria, che passa attraverso tutte le tappe fondamentali della viticoltura, dalla Mesopotamia agli Stati Uniti. 

Un filo magico, che avvolge tutto il globo, e ci fa viaggiare dal Tigri e l’Eufrate (nel massiccio del Monte Tauro ci sono state le prime forme di viticoltura) e si arresta all’Oregon (la capitale del vino del nuovo mondo), dopo avere toccato regioni con uve sacre come  Croazia (Plavac Mali), Marche, Umbria, Toscana (Montepulciano, Sagrantino e Sangiovese) , Corsica, Midì francese (Viogner e Grenache) e i Paesi Baschi (Txacoli).

Non sono religioso, ma credo ci sia qualcosa di mistico, sovrannaturale nel parallelo 43, se è vero che su questa asse si adagiano Medjugorje, Assisi, Santiago De Compostela e Lourdes”.

La ‘Quadratura del Cerchio’

Esiste un vino perfetto? No, ma si può imparare a farlo! 

‘La Cantina di Roberto Cipresso’  mira a creare un vino inimitabile a partire dai terroir più vigorosi ed espressivi del parallelo 43°, all’interno del quale i requisiti propri dei singoli componenti si esaltano l’uno con l’altro anziché ottenebrarsi a vicenda.

Si tratta di un concetto quasi rivoluzionario, che scandalizzò quando nel 1995 venne fuori ‘La Quadratura del Cerchio’, che:

Non si può raggiungere la perfezione, ma ci si può provare.  Così come non si può ottenere un cerchio da un quadrato a meno che non lo si smonti in puntini! Roberto monta i suoi vini brevettando delle quadrature perfettibili, e li smonta nuovamente fino a quando non è del tutto soddisfatto. Roberto vuole offrire qualcosa di insolito, sorprendente e speciale, e si cimenta con la testa, con l’anima e l’istinto.

André Tchelistcheff , un maestro di vino e di vita

Roberto  si sforza di rincorre continuamente il vento giusto. Come quando scoprì un trattato di André Tchelistcheff. In questo scritto  il famoso enologo russo discuteva sulle possibili forme di supertuscan negli USA ! Roberto  sposò le convinzioni del maestro e le mise in pratica. Come? Abbinando il Sangiovese  alla versione italiana dello Zinfandel,   ovvero il Primitivo di Manduria.

Roberto lotta per scovare le armi e le tattiche giuste per essere più che un vincitore un bravo stratega nel fare vino. Roberto  studia, coopera con Università, ed esplora, mantenendo il suo porto fermo a Montalcino. Da cui però si allontana come un marinaio per compiere altre gesta del vino.

Come quelle fatte in più di venti regioni italiane e oltre confine in Croazia, Brasile, Spagna, Romania, California, Perù, Turchia, Slovacchia, Cile. Ma per lo più in Argentina ( ‘Achaval Ferrer’ e ‘Matervini) e Brasile (‘Bellavista Estate).

Con l’aiuto di altri imprenditori, in ognuno di questi anfratti sperduti e lontani, Roberto aspira a valorizzare il più remoto dei terroir . E anche a  generare a vini di carattere, dal Malbec argentino alla Dorona veneziana .

Oltre ad avere ricevuto tantissimi premi e scritto molti libri , Roberto riveste un ruolo importante nel panorama enoico italiano. DNel 1990 fondò  ‘Winemaking’ , un gruppo di consulenza vitivinicola. Questo poi fu ribattezato  ‘Cipresso 43’  nel 2001. Che dire ,  Roberto   è stato sempre un fiume in piena , che è ancora pronto ad esondare!

La cantina di Roberto Ci
‘La Cantina di Roberto Cipresso’

La nuova ‘Cantina di Roberto Cipresso’. Cosa bolle in pentola!

Siamo nella cantina  ‘Cipresso 43’ . Questa è senz’altro  un punto di riferimento per i vignaiuoli, che, in assenza momentanea degli strumenti giusti, vogliono provare a vinificare, mettendo alla prova le loro potenzialità. Ci addentriamo nella lounge degustazione per un’apericena di benvenuto. L’atmosfera è intima e raccolta con musica jazz in sottofondo. Particolare è l’arredamento decisamente urban chic:

  • un lungo tavolo in legno;
  • foto e quadri d’autore per tutto il corridoio.

Sbalorditiva è l’adiacente  ‘Terroteca’, una collezione di ampolle in vetro con  tutti i terreni calpestati da Roberto durante i suoi sopralluoghi professionali.

Bollicine di Sangiovese per andare altrove a Milano e tornare giù Montalcino!

Al bancone di materiale riciclato  Roberto stappa e mi versa le soavi bollicine del suo ‘Altrove’.  Esso è un metodo Charmat  del cru di Brunello a ‘Poggio al Sole’ .  Proseguendo la visita della sala, Roberto mi svela finalmente i suoi quattro piani  segreti:

  1. ‘Milano da bere’: Roberto vuole installare dei  vitigni pensili sulle terrazze dei più colossali e importanti grattacieli nella zona vip di ‘City Life’. Questa è a Portello , nord-ovest della metropoli. Un altro mega progetto fatto in collaborazione con  noto otorino milanese. Per questo intento,  Roberto sta allevando delle uve speciali , dette  Sauvignon  Kretos . Questa è una varietà particolare di uve resistenti alle malattie (dette PWI, dal tedesco ‘pilzwiderstandfähig’, ossia ‘viti resistenti ai funghi’) ;
  2. ‘Eureka’: è una linea di bottiglie di 35 uve vinificate senza scopi commerciali destinate a un club di wine experts per un totale di 4000 aderenti , che vi accederanno tramite tesserà;
  3. ‘Parco del parallelo 43’: se c’è una cosa a cui   Roberto è allergico è la monotonia ! Come la geometria perenne delle Langhe.! Se c’è una cosa che per Roberto è un credo, questa è la sostenibilità in tre fattori:
  • impatto ambientale della coltivazione,;
  • tollerabilità economica dell’operazione;
  • sfruttamento consapevole della terra.

Con queste premesse è facile innamorarsi di un altro spettacolo che spunterà a breve a  Montalcino:

 Brunello e  Rosso di Montalcino firmati  Roberto Cipresso

Cena sarda a Montalcino, ‘Osteria dei Briganti’

Fare due chiacchiere con Roberto è un attimo di crescita culturale e spirituale, al prezzo di una sbornia. Perché letteralmente ti ubriaca. Ci si può avvicinare a Roberto  , se si possiede la giusta dose di empatia e si è on wine , ovvero collegati al vino! Il vino  è infatti primae una  bevanda seduttrice e  un’opera d’arte .

Roberto è un vulcano e se qualche volta avete la fortuna come me di beccarlo in pausa fumante, approfittatene, prima che riprenda a scoppiettare! Anche Roberto è un essere umano, non preoccupatevi, specie se ha fame! Lo stomaco brontola, e allora si decide per una cena sarda nell’ ‘Osteria dei Briganti e dei Poeti’:  porcheddu e patate esaltato da un  Savigny Les Beaune ler Cru Les Narbantons Domaine Mongeard Mugneret’ , un  Pinot Nero da urlo!

Risveglio a ‘Poggio al Sole’. Brunello e  Rosso di Montalcino firmati  Roberto Cipresso

L’indomani la tranquillità a ‘Poggio al Sole’ è distratta dalla piacevole incursione di clienti di Padova e Bologna. Questi hanno giustamente selezionato questo buen ritiro per staccare la spina. Faccio colazione con caffè nero bollente e delle brioche calde , che Fabio mi omaggia prima di tuffarsi nella sua routine quotidiana.

Vedo dei bambini che inseguono Kyra, il barboncino di Roberto.  Le mamme sorvegliano i loro pargoli, beatamente sdraiate su dei dondoli. Stanno beate  all’ombra di ulivi per proteggere la loro pelle bianca dal sole settembrino, che ancora scotta.

Lascio la mia suite campestre e mi perdo nella natura della tenuta.  Passeggio tra grappoli, viste sconfinate e un silenzio rigenerante. Al mio rientro mi accingo verso la cucina all’aperto di  ‘Poggio al Sole’ . Attendo l’imbrunire per aiutare Roberto   e Fabio a imbandire una tavolata per il banchetto della sera.

I rossi di Roberto Cipresso: Brunello e Rosso di Montalcino

Sopraggiungono gli invitati, persone affabili e contenute all’inizio. Decisamente più allegre dopo i miei spaghetti alla mediterranea, la grigliata e i rossi di Roberto :

  • ‘Brunello di Montalcino 2018’: 100 % Sangiovese, con affinamento di un anno in barrique di rovere francese. Il colore è rosso rubino con riflessi granata, si apre al naso con le sue note di frutta rossa e liquirizia, cuoio, e cioccolato. I suoi tannini sono morbidi, al palato è strutturato e persistente;
  • ‘Rosso di Montalcino’ : 100% Sangiovese, rosso rubino con sfumature porpora, all’olfatto molto intenso, sa di amarena e vaniglia.  Un vino che possiede una giusta acidità, delicato al palato, e che permane a lungo.

La ‘quadratura del cerchio’ non è solo un enigma! Si tratta   di un’ attitudine misurabile in tre vini! 

Quello che mi colpisce di Roberto oltre il talento, la classe e l’umiltà, è l’attenzione per i dettagli,  l’abilità di osservare le cose da un’altra prospettiva, l’ha appreso in montagna.

Come si è già accennato, un quadrato non può mai raggiungere l’area di un cerchio, per una semplice questione di Pi greco’, il numero irrazionale. Però si può osare ragionarci su! Per Roberto non è una questione di avere per forza una soluzione a un problema, ma di avvicinarsi quanto più si può alla verità.

D’altra parte, questo anelito alla conoscenza ha spinto  Roberto  alla creatività nel vino, alla maestria di migliorarlo, dosando le peculiarità singolari di ogni vitigno.

4 vini di Roberto Cipresso  fuori dal comune 

Ne risultano dei sorsi sorprendenti, come quelli di questi tesori decantati da Roberto  a un gruppo di giovani wine experts  l’ultimo giorno prima della mia permanenza:

1. ‘Punto Bianco 2020’:un matrimonio perfetto tra la verticalità e l’ossatura del Vermentino Toscano e la vivacità del Verdicchio Marchigiano, i due vitigni autoctoni del parallelo 43, quelli che più esprimono la storicità delle lande attraversate da questa linea magica.

Il valore aggiunto di due mari che s’incontrano, l’Adriatico e il Tirreno in un calice che fa stupire. Sono due terroir diversi che però si amalgamano nello stesso parallelo e vibrano. Giallo paglierino scarico, al naso note floreali di tiglio e acacia con piacevoli sensazioni aromatiche di basilico.

La beva denota una buona freschezza con l’equilibrio leggermente spostato su mineralità e sapidità. Con affinamento di otto mesi in contenitori di acciaio, è un bianco di buon corpo, gradevole e contemporaneo;

2. ‘Punto Rosso  2019’ : la sensualità e l’acidità del Sangiovese Toscano prende forza e vigore grazie al Montepulciano Marchigiano, che lo arricchisce con la sua carnosità . Pensato come vino da mescita, questo vino è un passepartout , cioè sta bene con tutto.

Un rosso dal colore rubino, dai sentori olfattivi schietti e intensi, con profumi fruttati e sfumature delicatamente speziate. In bocca ha un buon corpo, mostra una media tannicità e una buona finitura;

3. ‘Pi Greco 2012’ : è un Sangiovese da San Quirico d’Orcia in purezza , un tripudio di spezie, frutta nera e rossa, fichi . Esso ha una buona acidità, e non vuole confrontarsi con le grandi DOC e DOCG dell’impero toscano.

Prende quindi un’altra strada, un rischio calcolato nelle complessità, nelle altitudini e in terroir finora poco valorizzati, che però esprimono un carattere personale e percettibile.

4. ‘Quadratura 2017’: Sangiovese di San Quirico d’Orcia (SI); Montepulciano di Moresco (FM) e Sagrantino di Spello (PG) , le tre uve autoctone più rinomate del nostro bel paese. La scommessa è stata quella di co-fermentarle tutta sulla stessa frequenza, quella del parallelo 43.

Un’accordatura che ha l’ambizione di rivelare il massimo bilanciamento. Una sorta di metamorfosi fermentativa di tre uve apparentemente distanti ma, nel risultato finale, molto affini. Il colore è di un rosso prepotente, all’olfatto è raffinato con il suo pepe e tabacco al mentolo.

Energico e ben rispondente, è un rosso che sfodera una morbidezza sinuosa e tannini abbondanti quanto vellutati. Freschezza senza cedimenti e struttura compatta lasciano presagire grande potenziale evolutivo.

Bisogna alzare lo sguardo in cielo per vedere le stelle

Bisogna alzare lo sguardo in cielo per vedere le stelle

Non è solo una questione di determinazione, passione e duro lavoro se Roberto    ha sempre ottenuto ciò che ha voluto.  Ci vuole sensibilità e apertura mentale. Roberto è un visionario, guarda in alto le stelle, immagina la realtà diversamente dagli altri, mette in discussione sempre. Impara, mischia, mescola e shakera, ci crede e poi lo fa!

Mi auguro per lui  che ogni tanto possa fermarsi per godere della bellezza di cui si è circondato, ma non sarà mai forse fattibile.

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

Michele Satta, Bolgheri

Michele Satta, Bolgheri

L’essenziale è invisibile agli occhi”. 

Antoine de Saint-Exupéry

Michele Satta, 1 giorno in cantina per scoprire Bolgheri

I vini di Michele Satta sono l’essenza di Bolgheri , una zona a Sud di Livorno, che pochi conoscono. Si tratta di una zona ricca di fascino,  arte e cultura, e con una grande vocazione vitivinicola che è esplosa negli ultimi 50 anni! Vi racconterò di  Michele Satta , che è uno tra gli storici winemaker di Bolgheri, Questo per farvi conoscere la sua cantina , la storia di questo fazzoletto di terra e la sua magia.

D’altronde, si sa,  la Toscana è maledetta, pensi di starci poco e poi ci rimani per sempre! Questo è successo anche a Michele Satta , esattamente  nel 1974 , quando  iniziò a trascorrere qui  le  vacanze di famiglia.

Venite con me, si parte!

Michele Satta

Visita alla cantina di Michele Satta a Bolgheri

Novembre 2019.  Una mattina soleggiata  si parte in macchina. Direzione cantina di Michele Satta, Bolgheri. Il percorso si snoda attraverso  stradine strette,  verso una  pianura d’erba puntellata da papaveri, trifogli e alberi maestosi.

L’ ingresso semplice e minimale della cantina  di Michele Satta inganna . Questo  perché l’architettura dei suoi interni invece si impone con due piani di maestosità, modernità e raffinatezza. Insieme ad altri ospiti ci ritroviamo in una terrazza panoramica prospiciente la famosa Costa degli Estruschi’,  e ad accoglierci il giovane Matteo Bonaguidi,  brillante sommelier in carriera. 

Tutto parte dalla ‘Vigna del Cavaliere’

Appoggiandosi al muretto rovente della balconata, Matteo  ci  indica un punto preciso di Bolgheri tra acque trasparenti, cielo ed ulivi da cui inizia l’avventura di Michele Satta. Si tratta della ‘Vigna del Cavaliere’, il cui rudere è l’ombelico di quella che adesso è la tenuta:

  • una superficie vitata di 24 ettari con una produzione media di 150.000 bottiglie annue, ottenute tutte da uva propria.

In questa area benedetta da Dio il vino è nato molto prima dell’uomo, il vino qui è cultura, è tradizione, è l’anima stessa di Bolgheri . Michele Satta è riuscito perfettamente a valorizzare ogni cosa, che apprendiamo nel dettaglio  con le parole di Matteo prima del banchetto!

Michele Satta, l’uomo

Michele Satta, nasce a  Sant’ Ambrogio Olona, un paesino vicino Varese. Lui è di sangue mezzo sardo e mezzo piemontese. Dopo il liceo classico ,  si iscrive ad Agraria a Milano per un richiamo istintivo verso la natura. Forse lo hanno forgiato i ricordi dell’adoloscenza, trascorsa in villeggiatura tra Sardegna e Toscana, tra acque cristalline e colline di girasoli.

E tra una punta e l’altra dello stivale con le sue diramazioni isolane, come la verità che sta in mezzo, Michele Satta si ritrova a vivere presto  a Castagneto Carducci. Inizialmente metà estiva per un impiego occasionale da fattore propostogli da un amico del padre ingegnere.

Maledetta Toscana!

Nulla è per caso, ed evidentemente c’è una linea sottile, misteriosa, l’Io più profondo, che unisce tutti questi eventi e che spingono Michele Satta a spiegare le vele verso Toscana. Così ventiquattrenne Michele Satta continua l’università a Pisa e sposa Lucia da cui ha sei figli, di cui Giacomo, l’enologo, e Benedetta, responsabile comunicazione, costituiscono l’asse portante dell’azienda agricola.

Il 1983 è un periodo faticoso per  Michele Satta , che però lo tempra e lo fortifica nello spirito.  Per mandare avanti la baracca si sporca le mani, quelle stesse con cui sfoglia i libri da cui apprende con passione l’Ars Agricolae. Tuttavia la poesia dura davvero poco!

L’Italia negli anni ’80. Economia che punta alla quantità e non alla qualità!

Michele Satta  è infatti testimone di un’agricoltura che sta mutando a vista d’occhio, si sta ammodernando con il conseguente e negativo effetto di prediligere la quantità alla qualità e ciò fa abbassare i costi della merce.

Non si guadagna molto con quella fattoria ormai fuori moda ! Appena settanta ettari coltivati a pesche, fragole, carciofi, grano, e un po’ di vigna, che sono rivenduti per una miseria ogni mattina all’alba ai mercati centrali limitrofi.

Mala tempora currunt!

Michele Satta ce la mette tutta per fare funzionare gli ingranaggi di una macchina che però ormai è al collasso, come le sue finanze. C’è da affannarsi il pane tanto quanto basta per sfamare la cospicua prole.

Un concorso in banca a Roma potrebbe essere l’ancora di salvezza. Però c’è la tentazione di restare a lavorare la terra. Accade infatti che il suo vecchio capo gli propone di  curare la parte commerciale e i proventi delle vigne della stessa fattoria che abbandona in precedenza per sfinimento! Michele Satta non esita neppure un attimo e fa ritorno al solo destino cui è designato, il più nobile della terra, il vino! Da allora non si ferma più.

Degustazione vini Michele Satta

Degustazione dei vini di Michele Satta, Bolgheri

Il mio viaggio a Bolgheri   prosegue con la degustazione dei vini Michele Satta. Matteo  si fa notare subito per la sua classe e la sua professionalità . Si capisce subito che fa quello che gli piace fare.

Matteo  prepara i tavoli con dei cestini di pane sciocco e taglieri di salumi e formaggi locali. Sistema in fila tutti i bicchieri , che riflettono una luce calda, quella che entra attraverso le grandi vetrate della sala degustazione.

I miei vini preferiti di Michele Satta

Ecco qui di seguito la  selezione dei rossi e dei bianchi di Michele Satta. Tra quelli che proviamo  mi hanno particolarmente colpito:

  • ‘Bolgheri Bianco Costa di Giulia 2019’: battezzato così dal vigneto da cui proviene oltre che quello di ‘Querciola’, è  una bomba esplosiva di 70% di Vermentino e di 30% Sauvignon . Un bianco che fa innamorare Michele Obama in occasione del suo quarantunesimo compleanno al  ‘Caffè Milano’ di Washington. Questo vino  a contatto con le fecce fini fa affinamento lungo per circa sei mesi in tini di acciaio. Dal colore giallo paglierino, alterna i suoi profumi di pesca bianca e fiori delicati a evidenti sentori di  timo,  erba appena tagliata, miele , vaniglia. Dal finale lungo si presta a invecchiare qualche anno ;
  • ‘Syrah Michele Satta 2016 è un rosso in purezza di Syrah , proveniente dal vigneto detto  ‘Vignanova’ . Possiede tutte le caratteristiche di un vino mediterraneo, molto  sofisticato . Non  ha nulla da invidiare ai superbi rossi francesi del Rodano. Fermenta in botti di rovere da trenta hl ed affina diciotto mesi in barriques di secondo, terzo e quarto passaggio ed un anno in bottiglia con capacità di invecchiamento fino a venti anni. Nel calice si annuncia con un colore rosso rubino cupo, con note di frutta a bacca nera e si arricchisce di sensazioni speziate e nuance di erbe aromatiche. In bocca è di ottimo corpo, con un tannino maturo e termina con una chiusura persistente;
  • ‘Il Cavaliere 2017’: è un rosso 100% da selezione di uve Sangiovese raccolte a mano nei vigneti di ‘Vignanova’ e ‘Torre’ . Esso fa cemento per diciotto mesi , e può invecchiare fino a venti anni. Presenta un colore rubino ed al naso è molto aperto, con aromi di prugna, violetta, tabacco, cuoio e terra di bosco. In bocca è sapido e con tannini morbidi, con un retrogusto di liquirizia e un piacevole finale;
  • ‘Piastraia Michele Satta’ 2017: è un rosso, un taglio bordolese di Cabernet, Merlot e Sangiovese che con l’aggiunta di una punta di Syra prende il corpo  dei vini del Sud. Le uve provengono da cinque diversi vigneti che sono: ‘Torre’, ‘Poderini’, ‘Vignanova’, i ‘Castagni’ e ‘Campastrello’. Ciascuna varietà è fermentata separatamente in botti di rovere troncoconiche da trenta hl.  Sosta in barriques di legni francesi tra i diciotto ed i ventiquattro mesi. Un vino smart con un colore tendente al porpora con riflessi violacei. Al naso emergono note di ciliegia, cacao, e fiori blu. Il vino è sapido, con tannini rotondi e finale lungo. Capacità di invecchiamento fino a venti anni.

I vini di Michele Satta stregano e fanno venire voglia di stare bene, di godersi la vita, di rilassarsi.

Bolgheri, il viale dei cipressi più famoso al mondo

Chiunque arrivi a Bolgheri finisce vittima del suo incantesimo, non appena si percorrono i cinque chilometri dell’Aurelia fiancheggiati da 2500 “cipressi che alti e schietti quasi in corsa giganti giovinetti vanno fino a San Guido in duplice filar “.

Questi ultimi sono i versi del poeta Giosuè Carducci, premio  Nobel per la letteratura italiana nel 1906, che immortalano questo antico borgo medievale fondato nel XI dal Conte Gherardo della Gherardesca, il cui stemma all’ingresso del castello in mattoni rossi   saluta migliaia di visitatori all’arrivo della bella stagione .

Bolgheri, la Bordeaux d’Italia

Bolgheri è una frazione del comune di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno. La sua posizione strategica, tra le Colline Metallifere e la leggendaria ‘Costa degli Etruschi’, fa di questo villaggio un territorio unico .

Immersa in una vegetazione rigogliosa e con le sue torri  affacciate su un mare cristallino,  Bolgheri è il fiore all’occhiello della Toscana grazie al Marchese Mario Incisa della Rocchetta, la cui genialità si materializza in tre suoi capolavori e ora attrattive del posto:

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta. In principio è il ‘Sassicaia’

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta  è nato a Roma . Lui è di  stirpe sabauda, e  giunge in Maremma al seguito del suo matrimonio nel 1930 con l’affascinante Clarice, discendente del conte Ugolino cantato da Dante nella sua ‘Divina Commedia’.

Agronomo, cosmopolita, visionario e di classe il Marchese Mario Incisa della Rocchetta  ‘colonizza’ Bolgheri, un centro agricolo di appena cento abitanti e dimenticato da Dio, e la trasforma in una corte stupenda con il suo entourage aristocratico.

Ribot, il cavallo prodigio di Bolgheri

Nei poderi ereditati il Marchese Mario Incisa della Rocchetta  apre un allevamento di cavalli da corsa da cui fuoriesce Ribot, che tra il 1955 e il 1958, vince sedici competizioni su sedici, dall’ ‘Arc de Triomphe’, al ‘Royal Ascot’ da San Siro a ‘Longchamp’.

Dal Cabernet dei Duchi Salviati di Pisa al ‘Sassicaia’

Ci fa anche una fattoria e in particolare a Castiglioncello di Bolgheri nel 1944 il Marchese Mario Incisa della Rocchetta semina delle barbatelle di Cabernet importate dai Duchi Salviati di Migliarino , che frequenta ai tempi dell’università a Pisa, e come il cappellaio matto tira fuori il primo taglio bordolese della Maremma.

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta non è del tutto soddisfatto di quella miscela di vitigni per nulla armonico, ma in fin dei conti gli sta bene, è un esperimento, il suo vino non vuole venderlo ma solo goderselo con chi gli sta intorno e con gli amici.

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta non si arrende e azzarda a regolare il tiro spostando il vigneto in un campo più alto che chiama ‘Sassicaia’ per il mix di sassi e ghiaia che la caratterizza in onore a Graves a cui si ispira,  e da cui ha origine l’omonimo vino che farà di  Bolgheri la Bordeaux d’Italia e un prestigioso centro di riferimento per l’enologia europea.

Nasce il ‘Sassicaia’

Ci vogliono venti anni di perfezionamenti e vicende varie prima che nasca il rinomato ‘Sassicaia’ che ognuno di noi vorrebbe in uno scaffale in bella mostra!Di fondamentale importanza è la lungimiranza del Marchese Mario Incisa della Rocchetta nell’avere individuato in Bolgheri la base per la replica del taglio bordolese francese. Questo è  sempre stato di gran tendenza in Europa e oltre oceano, e ha reso celebre Bolgheri .

Oltretutto si è offerto qualcosa di nuovo al mercato italiano che, da dopo il sofferente e disastroso dopoguerra alla lenta ripresa economica,  ha dormito per quanto riguarda il vino almeno fino agli  anni ’80!

DOC Bolgheri Consorzio di Tutela Vini

‘Sassicaia’, l’oro rosso di Bolgheri

E senza dubbio lo scossone del terremoto  ‘Sassicaia’ con epicentro a Bolgheri si avvertirà in superficie e profondità lungo tutta la penisola ! Pazzo o pioniere, il  Marchese Mario Incisa della Rocchetta lascia il segno a Bolgheri.

A differenza dei contadini della sua era per cui il vino è un modo per sopravvivere e da bere prima dell’inverno successivo, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta è un nobile dentro e fuori . Lui vuole fare un vino di pregio, si interessa ai problemi agricoli evidenziando la necessità dì uscire dall’improvvisazione e di imitare i francesi dando un tono alla materia.

Seguendo il metodo francese e in controtendenza con l’allora dominante produzione di massa dovuta all’avvento delle nuove tecnologie, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta impianta vitigni selezionati e sperimenta nuovi metodi di vinificazione. Preferisce basse rese in vigna e vitigni alloctoni a quelli autoctoni, lascia perdere il torchio a favore di una pressatura più dolce, e introduce l’affinamento in botte.

La famiglia Antinori , Giacomo Tachis e  l’ascesa del ‘Sassicaia’

Tutti questi sforzi sarebbero stati forse vani se ad un certo punto di questo bel romanzo non ci sarebbero stati altri protagonisti! Da una parte il figlio Nicolò Incisa della Rocchetta,  che, capendo la reale potenzialità di quel  ‘primitivo’ ‘Sassicaia’   osa commercializzarlo.  E dall’ altra i parenti patrizi degli Antinori nelle figure di Niccolò e Piero , che si occupano del marketing.

Questi ultimi fanno scacco matto facendo assumere il loro enologo,  il pater vinorum Giacomo Tachis. Il padre del ‘rinascimento del vino italiano’  stabilisce  tecniche  e tempi di affinamento, ingentilisce e struttura quello che sta per essere il primo cru del Bel Paese!

1968, l’anno del ‘Sassicaia‘. Luigi Veronelli e Robert Parker lo acclamano! 

Con l’inconfondibile etichetta della rosa dei venti dorata su sfondo blu disegnata dallo stesso Marchese Mario Incisa della Rocchett , il ‘Sassicaia’ viene imbottigliato per la prima volta nel 1968 e messo in distribuzione nel 1972 .

L’oro rosso di Bolgheri è sgrezzato dalle sue impurezze a tal punto da abbagliare i big del giornalismo enogastronomico. Le prime luci del ‘Sassicaia’ colpiscono Luigi Veronelli , pietra miliare nostrana del  wine & food , che gli dedica un articolo intero su ‘Panorama’ nel 1974.

Successivamente  con l’annata del 1978 il  ‘Sassicaia’ vola oltre i  confini . Questo esattamente quando la rivista inglese ‘Decanter’   lo proclama come migliore Cabernet tra quelli in competizione di altri trentatré paesi in un concorso tenutosi a Londra . Qui   prevale addirittura sui famosi chateaux bordoles

La vendemmia del 1985 regala al ‘Sassicaia’ 100 punti assegnati dalla penna di  Robert Parker,  guru della critica americana che lo consacra a fama internazionale.

Cosa sono i ‘Super tuscan’? 

E se vi dico che il ‘Sassicaia’ star indiscussa del jet set planetario usciva con la denominazione ‘vino da tavola’? Un paradosso questo che scatena e indigna al punto che, per questa categoria di vini speciali che non si adattano  alle regole dei rigidi disciplinari di allora come le DOC del 1983′ , che tutelano i soli bianchi e rosé.  Ecco che si conia in America il termine di ‘super tuscan’, dove ‘super’ sta per ‘diverso’ e non ‘migliore’.

La ‘Doc’ per i vini di Bolgheri e il ‘Sassicaia’

Bisogna attendere fino al 1994 con la formazione delle ‘DOC Bolgheri’ ,  ‘DOC Bolgheri Superiore e ‘DOC Bolgheri Sassicaia’ per placare le ire funeste .

La costituzione  del ‘Consorzio per la Tutela dei Vini Bolgheri DOC’ , di cui Michele Satta è uno dei soci fondatori, nel 1955 con le sue cinquantacinque imprese agricole, sigilla a fuoco una grande  business venture . Questa ricerca costantemente di preservare sapere antico congiunto a modernità  e innovazione con lo scopo  di garantire a Bolgheri  un futuro tutto in salita.

I grandi di Bolgheri dopo il ‘Sassicaia’: ‘Ornellaia’, ‘Guado al Tasso’, ‘Grattamacco’, ‘Masseto’ 

In soli cinquanta anni Bolgheri  passa da 120 a circa 1300 ettari di vigna e assurge a  fenomeno di  vini da collezione che oltre al ‘Sassicaia’ vede spuntare nelle immediate vicinanze  mostri sacri del made in Italy quali ‘Ornellaia’, ‘Guado al Tasso’, ‘Grattamacco’ e  il ‘Masseto’ , Merlot al cento per cento che nel 2001 il ‘Wine Spectator’ celebra come secondo solo al ‘Petrus’ di Pomerol.

Bolgheri non è una moda!

Bolgheri non è una moda o un capriccio di qualche blasonato ma il ‘Rinascimento’ del vino in Toscana, nel momento in cui il ‘Brunello’ e l’Italia sonnecchia per poi svegliarsi del tutto a fine anni Novanta ed essere in classifica tra le potenze enoiche del globo . Bolgheri è il frutto del lavoro e il più dolce dei piaceri di uomini intelligenti e illuminati .  Questi  hanno collaborato e dialogato ribaltando le sorti di questa deliziosa cittadina.

Bolgheri ieri landa del deserto e considerata addirittura non vocata alla viticultura , oggi è una chicca dell’enologia italiana . Un luogo densamente popolato e affollato di turisti, curiosi e investitori provenienti da ogni parte del pianeta.

Cantina Michele Satta

Michele Satta, l’azienda

Michele Satta scommette tutto il suo essere e il suo avere a Bolgheri sin da quando ci mette piede. Genius loci , vate, o cosa? Michele Satta è certamente un imprenditore fuori dagli schemi, dotato di grande personalità, sensibilità ed intuito.

Non dimentichiamo però che se Michele Satta è un’autorità in fatto di vino non è solo per  i suoi studi, il suo carattere, le sue esperienze, e certe circostante favorevoli, ma principalmente per la devozione, la costanza , la  gioia e la serietà con cui ha perseguito  i suoi obiettivi, i suoi ideali.

La filosofia di Michele Satta!

Tutto quello che dai ti torna indietro nel bene e nel male, e quanto è vero per  Michele Satta ! E si sa che la fortuna non è una dea cieca ma aiuta gli audaci!  Tutto questo associato a un rapporto quasi ancestrale tra  Michele Satta  e la terra, che è il leitmotiv della sua esistenza stessa, si traduce nella nascita della sua azienda nel 1983 e nel suo primo vigneto nel 1991.

Michele Satta si distingue dagli altri fuoriclasse a Bolgheri  perché è una voce fuori coro nel dare largo spazio alle uve del posto quali Sangiovese e Vermentino (sia in assemblaggio che in purezza), e nel cimentarsi con altre varietà quali per esempio il Sauvignon Blanc, il Tempranillo e il Petit Verdot.

Una mossa alquanto temeraria quella di Michele Satta in un ambiente di altolocati e di certezze stellate tra le quali primeggia quella del ‘Sassicaia’ , ma mossa del tutto inevitabile per movimentare l’identità territoriale di questo paesotto maremmano, rispettandone sempre l’inclinazione per i vini bordolesi.

Cosa fa di particolare Michele Satta a Bolgheri con il vino?

In linea con i bolgheresi classici,  Michele Satta ha una sua personale visione del vino in cui soggiace prevalentemente l’intenzione di esaltare al massimo la complessità aromatica tipica del terroir mediterraneo che Bolgheri riesce a sprigionare.

Ciò si incarna perfettamente in tappe importanti della sua carriera enoica che dà alla luce nel 1987 il ‘Costa Giulia’ , 100% Vermentino,  e  nel 1994 il ‘Piastraia’ , blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese.

A fine anni novanta, reduce di una consulenza presso l’ ‘Ornellaia’ e sotto la supervisione del prof. Attilio ScienzaMichele Satta pianta anche una piccola porzione di Teroldego, quest’ultimo ingrediente di un’altra opera d’arte di Michele Satta che è il ‘I Castagni’.

Michele Satta, Paolo Lazzarotti studio fotografico

La barricaia di Michele Satta, Bolgheri

Un momento solenne della visita alla cantina di Michele Satta, è quando scendiamo nei  sotterranei , che sono  dedicati all’affinamento dei vini. Appena siamo giù nella cella rocciosa in cui i vini riposano,  Matteo ci confessa una cosa! Cioè che molti  Wine Lovers & Experts snobbano i vini bolgheresi , perché troppo freschi, fin troppo fruttati e non tipici. E principalmente perché essi  accontentano in maggiore misura il palato degli intenditori americani e cinesi.

Ogni testa è tribunale e la verità sta in mezzo! Lo ascoltiamo attenti lì tra le botti e le anfore di terracotta.  E dopo avere assaggiato i vini di Michele Satta, nessuno dei presenti ha dubbio alcuno che il bello per Bolgheri  deve ancora arrivare, nonostante i dubbi di qualcuno!

E come non credere ad un avvenire glorioso per questi vini marittimi, sontuosi, con una traccia balsamica indimenticabile che è il ricordo della macchia mediterranea, tratto specifico che li rende irripetibili.

Quanto è grande la cantina di Miche Satta? 

Michele Satta vanta una superficie vitata di 24 ettari , fruttando attualmente 150.000 bottiglie ottenute da uva propria. Matteo ci fa fare un giro all’interno della bottaia ed è orgoglioso di quello che ci sta descrivendo.

I suoi occhi brillano quasi a illuminare quegli spazi bui e freschi della grotta dove i vini di Michele Satta dormono per esprimere al meglio tutto il loro valore. Un valore che e è strettamente legato al terroir esclusivo di  Bolgheri , che li fanno oggetto di invidia!  Una alchimia naturale di sole, mare e terra questa è Bolgheri! Matteo ci spiega il motivo.

Le vigne di Michele Satta, il terroir di Bolgheri

Le vigne di Michele Satta sono tra quelle più a sud di tutto il comprensorio. Qui il suolo è particolarmente fertile , essendo  variegato per struttura: per lo più sabbia e in molti punti argilla. C’è anche del  limo,  di medio impasto,  drenante, e privo di sedimenti, cosa che facilita alle radici delle viti di scendere giù a fondo per alimentarsi.  

Matteo va avanti narrando che i filari, trattati con pratiche biologiche, sono protetti dal vento a est dalle colline, mentre a sud beneficiano degli effetti del mare e dei fiumi Cornia e Cecina . L’acqua apporta:

  • luce, favorendo la fotosintesi;
  • mitiga  il clima;
  • rende le estati fresche e gli  inverni miti;
  • genera  brezze gentili,  che tolgono la dannosa umidità in superficie.

Bolgheri, a presto

Bolgheri, a presto!

Una passeggiata tra le stradine ciottolate di  Bolgheri  e una cena a lume di candela nell’ intima e raffinata ‘Enoteca del Centro’ conclude magicamente il mio incontro con Michele Satta.

Mi sono riconcessa un sorso del suo ‘Syrah 2015’ , che è in poesia una frase di Antoine de Saint-Exupéry:

“E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”. 

Non è necessario che vi consigli Bolgheri  per una vacanza, o una semplice gita fuori porta. Perché l’Italia è meravigliosa, e se verrete qui capirete il motivo!

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

 

‘Podere Marcampo’ winery, Volterra, Tuscany

‘Podere Marcampo’ winery, Volterra, Tuscany

“Accept what life offers you and try to drink from every cup. All wines should be tasted; some should only be sipped, but with others, drink the whole bottle.”

Paulo Coelho

‘Podere Marcampo winery , Volterra, Tuscany

Six years ago two things happened to change my life. First of all, I fell in love with Tuscany , and then I became a sommelier. These were the starting points allowing me to discover the hidden delights of the wine of Pisa . Its area is a charming sun kissed land, stretching from the hills to the sea, blessed by God, as beautiful as unexpected!

Wine runs deep in the veins of Tuscany, being woven into the cultural identity of this central Italian paradise. The wines of Pisa are synonymous with excellence thanks to the efforts of many skilled professionals.

Follow me reading my post about ‘Podere Marcampo winery’ , which is one of the most rappresentative wine enterprise  in Pisa. You’ll discover hidden treasure in the hills of Pisa.

‘Podere Marcampo Winery’ , the jewellery of the hills of Pisa

‘Podere Marcampo winery’ is one of the most important wine business  in the hills of Pisa.  ‘The hills of Pisa’ is not only a ‘DOC label’ , but also a ‘wine road’ , playing an increasingly important role in wine production in Tuscany . It’s  on the rise only recently , starting to get the recognition that is deserves.

‘The hills of Pisa’ meanders through the hills of the valley of the Era River and the lower part of the Arno Valley crossing a territory with traditions dating back to the time of the Etruscans.

‘Podere Marcampo winery’ is green! 

If you head towards this entrancing place you will be greeted by an environment almost untouched by modernity . It ranges from picturesque scenery of mesmerising color set amongst the trees to places, where wine and oil are still cultivated and produced in the traditional way.

‘Podere Marcampo winery’  is an organic biodynamic wine estate which reflects all the beauty and wine production potential of the ‘the hills of Pisa’

podere-marcampo-winery-travel-wine-blog-weloveitalyeu

Claudia del Duca, the woman of the wine at ‘Podere Marcampo winery’

In February the first time I sipped the elegant wines of   ‘Podere Marcampo winery’   at ‘Terre di Toscana’. This was  a wine exhibition , which took place at the ‘Luna Hotel’ in Viarreggio. Claudia Del Duca, the owner of ‘Podere Marcampo winery’, invited me to visit her estate in Volterra.

Claudia was very friendly and  professional . What impressed me the most about her was her dedication to her work , and her love for wine,  which she  shared with her parents Genuino and Ivana del Duca.

A wonderful experience at ‘Podere Marcampo winery’

So, I arrived at ‘Podere Marcampo winery’ on a rainy day in late November in  ‘Podere Marcampo winery’  . It’ s a family farm business, which is surrounded by lush and verdant countryside. It produces both excellent and also rare red and white wines, extra virgin olive oil and grappa.

Claudia welcomed me with a big smile. Looking at this scene where sky and sea converge at the Tuscan horizon in an endless embrace, I felt overcome with emotion. We sat down in a small patio near the front of a  private residence, where we talked about the history of the whole family .

podere-marcampo-winery-travel-wine-blog-weloveitalyeu

Genuino del Duca, the man of the wine at ‘Podere Marcampo Winery

Claudia explained that ‘Podere Marcampo winery’  was born in 1971 , when her father Genuino del Duca , having been promoted at work as a policeman, had moved from Abruzzo to Volterra . Then he  came up with the idea of transforming his passion for food and wine into a full time job.

Actually, Genuino del Duca wanted to create a new career in food and wine, so that he could resign from his day to day work as a policeman, and worked hard to make this dream come true! In the beginning it was not easy.  Though having climbed through the ranks at work , in 2001 he was able to open a small inn in Saline, a small town near Volterra.

The history of ‘Podere Marcampo winery’

By 2003 Genuino del Duca had earned enough money to open ‘Enoteca del Duca’, which is an exclusive restaurant in the center of Volterra. In 2005 he managed to buy ‘Marcampo’ a historic homestead, which had been abandoned though captured his heart as well as sparking his imagination.

Genuino del Duca restored ‘Marcampo’ shortly afterwards transforming it into what ‘Podere Marcampo winery’   is today! That is  an extraordinary holiday home , as well as a farm and winery, which is surrounded by 4 hectares of land.  Here he  takes care of his  best local grapes:

Genuino del Duca and his passion for wine 

Genuino  had to work hard to make his land suitable for wine growing because of the original salt and clay content of the soil. He had to plant the best rootstocks with roots to a maximum depth of 1 meter and did a lot for being successful.

Today, ‘Podere Marcampo winery’  is a real gem situated within a  national park known as ‘Le Balze’, which is a magical place where visitors can slow down and unwind. At ‘Podere Marcampo winery’ there are:

  • an outdoor swimming pool;
  • a sunlit terrace;
  • vineyards;
  • gardens;
  • olives tree

A tour at ‘Podere Marcampo Winery’

After a short walk through the vineyards Claudia explained the winemaking process starting with the working of the land to the bottling in the wine cellar and this for me was the best part of the tour.

In the tasting room I sampled high quality wines paired with homemade cured meats and local cheeses. ‘Podere Marcampo winery’  is completely hand worked by Genuino and Claudia and is organic, completely free of any pesticides.

A couple of million years ago this area lay at the bottom of the sea . That’s why  the soil is rich in fossil shells , and is characterised by a particular geology of sand, silt, clay and limestone . They have been stable for centuries giving a complexity, structure and minerality to these well balanced wines.

The wines of  ‘Podere Marcampo winery’

These are the best award winning labels I tasted:

‘Terrablu’: It’s a white wine made from Vermentino and Malvasia . The grapes are first processed by the modern technique of maceration in order to preserve all the aromas of the variety . There are four months of fermentation in temperature controlled stainless steel tanks. On the palate there are notes of lime, almond, green apple and white florals , with a unique sense of refreshing acidity, its charm being in its delicate, briny nose and long, fresh palate;

‘Giusto alle Balze’: It’s a red wine made from 100% Merlot. It’s vinified in stainless steel vats, then aged in oak barrels for 12 months. It’s left to settle for another 6 months before bottling. It is my favourite wine , because of its soft and sensual texture and approachable style. This wine has won the silver medal at ‘Mondial du Merlot’ in Lugano and the ‘Concours Mondial Merlot’ in Brussels;

‘Severus’: It’s a red wine made from a selection of 100% Sangiovese. It’ s  vinified in stainless steel vats then aged in oak barrels for 12 months.  This wine is  left to settle for another 12 months before bottling. Tasting of clove spice and cherries ,  it’s also savoury,  providing a wide range of tastes from the very earthy and rustic to the rounded and red fruit;

‘Marcampo’: It’s a red wine made from 50% Sangiovese and 50% Merlot.  These two varieties are vinified separately in stainless steel vats and blended after 12 months in oak barrels. The wine is left to settle for another 6 months before being bottled. It is a powerful combination of the sweet, juicy, fruit flavours of Merlot, and the rustic, sour-cherry tang of Sangiovese;

‘Genuino’: It’s a red wine made from 80% Sangiovese and 20% Merlot.  These two varieties are vinified separately in stainless steel vats and then blended and bottled after 10 months. It’s a medium bodied moderately tannic wine , with a lovely cherry flavour, which impresses with its ruby red, vinous though also fruity and floral, dry and firm taste.

From the start Genuino and Claudia make wines just as they envisage them. Their winemaking takes its course, the grapes being gently guided through a gentle process until they arrive at carefully selected barrels for resting, maturing and evolving.

enoteca-del-duca-restaurant-travel-wine-blog-weloveitalyeu

The restaurant ‘Enoteca del Duca’ in  Volterra

After our fantastic wine tasting, Genuino , Claudia and myself made our way down to the ‘Enoteca del Duca , whic is their restaurant in the centre of Volterra. Genuino’s wife, Ivana runs this fine and intimate restaurant , which is equipped with a terrific outdoor garden and excellent wine cellar housed in a historic building situated  in  ‘Priori Square’

‘Enoteca del Duca offers a special kind of  gourmet cuisine . Its  menu changes according to the season and the availability of ingredients. My lunch   was really wonderful and the service impeccable. I tried their best wines along with their home-made pasta in beef broth and their boar stew.

Wine and food of top quality!

The quality of wine and food was outstanding, the ambience wonderfully inviting . When you go, ask to see their beautiful wine cellar , which is packed with many unknown treasures! Genuino’s family form a perfect team when it comes to satisfying food and wine lovers.

Claudia also organizes cooking classes at their farm demonstrating how to make fresh pasta or ‘focaccia’ whilst also allowing you to discover the secrets of homemade cake making all under the guidance of a professional Italian chef.

Volterra, amazing city in Tuscany

I thanked Genuino and Claudia warmly for the wonderful memories they had provided me. They had made me feel at home . Before going back to Pisa, it was a good idea to explore Volterra,because there is lot of things to see and to do!

The history of Volterra

Volterra is a delightful  medieval town . I think it well deserves a place in this list of the best towns of Tuscany . Its narrow streets are full of  old churches, palaces, secret chapels, intimate restaurants and alabaster shops , where you can watch artisans at work.

Alabaster has long been a big industry in Volterra. Softer and easier to work than marble, this translucent material was traditionally thinly sliced to provide windows for Italy’s medieval churches.

What to see in Volterra

The best way to appreciate Volterra is to walk through its cobbled lanes, enjoying :

3 things to visit in Volterra 

Other things to visit in Volterra include:

  1. The Alabaster Museum’: This museum is housed in the 13th-century Minucci Towers’. It boasts the ancient alabaster tradition of  Volterra has an . Art fans can watch sculptors at work and can purchase locally made alabaster in the studio shop;
  2. The Guarnacci  Museum‘: It houses the world’s largest collection of Etruscan funerary urns,  used to collect the ashes of the dead;
  3. Roman Cistern’: It’s located at the top of the hill by the ‘Medicean Fortress’The cistern, made of opus caementicium, had to supply the whole area of the ‘acropolis’ with water. It’s formed by a large rectangular room divided into three naves covered with a barrel vault with six pillars in stone blocks. The entire building can be dated to the first century. d. C. and for its capacity, which is about 1000 cubic meters, must have been built with public money.

Famous films set in Volterra

In recent years Volterra  has attracted international recognition for its connection with the ‘Twilight’ series of books and movies, part of the second movie ‘New Moon’ being set in Volterra though most of the movie was actually filmed in another Tuscan town.

More than 2000 years ago Volterra was a key trading center and one of the most important Etruscan cities and was protected by a wall four miles long, twice the length of the wall that encircles Volterra today. You can still see the mighty Etruscan gate, built from volcanic stone.

Bye Bye Volterra! 

Tuscany is a pretty large region, and all of it is stunning. There is so much to see and do that I can’t suggest any particular good guide or website! But even in the short time I spent here, there’s so much to recommend to you I don’t even know where to start!

It would be a good idea to enjoy any good wines in Tuscany ,  not just to drink them, but to experience  people, places, and cultures . The  Tuscans consider themselves the inheritors and stewards of a centuries-long legacy of beauty.

Every tree that’s planted, every farmhouse that’s restored, every road that’s re-routed — it’s all carefully considered not only on practical or economic merits, but also on aesthetics. Get lost among  this huge amount of artistic wonders!

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :