‘Vignaioli Contrari 2023’ , Spilambergo

‘Vignaioli Contrari 2023’ , Spilambergo

Vignaioli Contrari 2023

 Vignaioli Contrari 2023 è stata una bella manifestazione (VII° edizione) sul vino . Si è svolta dal 13 al 14 Maggio 2023  a Spilamberto, Modena. Location fatntastica quella all’interno della fortezza medievale ‘Rocca Rangoni’ . Qui si sono riuniti 60 produttori italiani e dalla Slovenia esibendo più di 300 etichette d’autore.

Ho partecipato a  Vignaioli Contrari 2023 come sommelier nello stand della Toscana rappresentata dalla cantina Arrighi dell’Elba. Da quattro generazioni Antonio Arrighi delizia i palati più esigenti con dei nettari unici e introvabili.

Questo post è dedicato a una giornata enoica speciale, quella appunto dei   Vignaioli Contrari 2023. Senza dubbio si è trattata di un’esperienza indimenticabile .  Mi ha fatto conoscere meglio lo spirito intreaprendente degli emiliani e quello di Antonio Arrighi. Buona lettura.

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Vignaioli Contrari 2023 , il vino dei vigneron

 Vignaioli Contrari 2023 è stato un riflesso chiaro del trend attuale della filiera del settoren vitivinicolo. Quello cioè di  valorizzare i vitigni autoctoni secondo criteri biologici e sostenibili. Durante la kermesse si è tenuta pure una sorta di Roulette de Vin. Nel dettaglio sono stati  quattro laboratori didattici dove ogni viticoltore dialoga e propene due calici con i partecipanti.

Si sa che non è facile fare vino oggi , perché costa tanto e la concorrenza è spietata. Diventa davvero difficile non tenere conto delle esigenze e delle preferenze dei consumatori. Per cui a volte gli imprenditori  sono costretti a sacrificare la propria filosofia nel fare vino a vantaggio di una sorta di legge di mercato da seguire.  Vignaioli Contrari 2023 è dunque quasi un monito a ricordare che il vino deve rimandare al suo territorio di appartenenza!

Il cibo in Emilia Romagna

A  Vignaioli Contrari 2023 di particolare interesse è stato anche lo  Slow Food Park. Questa è stata un’area tutta dedicata a piatti tipici locali quali: formaggi, salumi vari, insieme a ottime birre artigianali.La cucina emiliano-romagnola è tutta da scoprire.

Per esempio in sede ho provato oltre alle classe crescentine ( un tipo di pane piccolo di forma rotonda) anche i cosiddetti burlenghi o zampanelle.  Questi ultimi sono dei golosissimi intrugli di pastella fritta e farcita con aglio, rosmarino e battuto di lardo.

Se poi vi trovate a Modena, non fatevi scappare di fermarvi per una sosta appetitosa allo:

Chi sono i Vignaioli Contrari  ?

Ma chi sono i  Vignaioli Contrari 2023 ? Sono tutti i vigneron che sono contrari all’omologazione del gusto e alla standardizzazione dei vini. Scendono così in campo  tutti quei winemaker che s definiscono artigiani del vino, che lavorano la propria terra e rispettano l’ambiente . Per cui si può dire che ho assistito a una sfilata di cantine di nicchia, piccole grandi realtà che tengono alto il livello del made in Italy.

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Quali sono le caratteristiche dei Vignaioli Contrari ?

Ovviamente un vino fatto in modo tradizionale senza negare l’uso della tecnologia quando serve e nel modo giusto ha tutto un altro sapore. Fare parte  dei  Vignaioli Contrari  vuol dire 7 cose:

  1. Coltivaredirettamente il suolo  indifferentemente se il vigneto sia di proprietà o meno;
  2. Non fare ricorso a concimi, diserbanti chimici e anti botritici;
  3. Mettere  in primo piano i vitigni autoctoni;
  4. Utilizzare le risorse ambientali e naturali che esistono nell’area aziendale per la produzione di uva con coscienza e sostenibilità;
  5. Incoraggiarela biodiversità preservando quei vitigni autoctoni che rischiano l’estinzione ;
  6. In cantina non si fa ricorso all’osmosi inversa o metodi fisici di concentrazione del mosto . E si predilige la fermentazione spontanea;
  7. I vini devono rispecchiare il terroir specifico e devono essere privi dei principali difetti enologici.

Le mie cantine preferite ai Vignaioli Contrari 2023

  1. Casa Lucciola : questa è la cantina della famiglia Cruciani nelle Marche . Mi ha fatto esplorare il mondo del Verdicchio di Matelica. Questa è un’ azienda agricola nella valle di Matelica a a 430 metri sul livello del mare. Una piccola fattoria, sopra la linea della nebbia, circondata da vigneti.  Produce e imbottiglia un verdicchio artigianale, fermentato in maniera naturale con poca solforosa e tanto rispetto per la natura;
  2. Balugani : questa è l’azienda agricola di  Roberto Balugani . Sorge sul versante soleggiato delle prime colline che si incontrano giungendo a Levizzano Rangone da Castelvetro, lungo la via Sinistra Guerro. Qui è viva l’arte di creare vino Lambrusco, con profondo amore, partendo dalla vigna per arrivare alla bottiglia;
  3. La Rabiosa : questa è una cantina che si trova a Casale di Scodosia, Padova. Nei loro vini è palese un forte impegno al recupero di vecchie uve bianche, come la Vernazzola. Dopo aver analizzato il genoma, dai tralci di queste antiche vigne è stato possibile realizzare uno stupendo vigneto in zona Laghi nel comune di Merlara (PD);
  4. Bastianelli : questa è una cantina che mi ha fatto apprezzare due bianchi tipici delle Marche che adoro, cioè la Passerina e il Pecorino. Siamo tra Fermo e Macerata, e la particolarità  è l’uso dei torchi in legno e di pompe manuali per i travasi , che rendono ancora più speciali i loro vini;
  5. Klosterhof : questa è una cantina che sta vicino il lago di Caldaro, Trentino Alto Adige. In quattro vigneti si arriva a lanciare circa 40.000 bottiglie tra bianchi e rossi di eccellenza: Pinot Bianco, Pinot Nero e il Kalterersee, caratteristico della regione;
  6. Balter : questa è una cantina di Rovereto, Trentino. In fatto di bollicine, devo confessare che ho avuto modo di apprezzare quelle di montagna, fini e molto persistenti. Sono tutti spumanti Trentodoc ,  rigorosamente ottenuti con Metodo Classico.  Si fanno maturare i rossi in barriques dai 4 ai 20 mesi, e per i bianchi si sceglie la vinificazione in acciaio.

Cantina Arrighi, Elba

Ovviamente la cantina per eccellenza che per la Toscana incorpora tutti i valori dei Vignaioli Contrari 2023 è la cantina Arrighi .  Essa è l’espressione vitivinicola più rappresentativa dell’Elba, una delle più belle isole dell’Arcipelago toscano. Chi si occupa di questa cantina di successo a Porto Azzurro è Antonio Arrighi insieme alle figlie Giulia e Ilaria.

In località Piano al Monte sono distribuiti circa 14 ettari di terreno. Tra ulivi secolari e le big bench di Charles Bangle , 9 ettari (disposti ad anfiteatro su vari livelli) sono vitati a:

L’Elba un’isola di vino

L’Elba sfoggia un passato enoico che affonda le radici dai tempi  degli  Etruschi fino a quella  Romani. Per la sua posizione strategica l’atollo toscano è sempre stato ambito da differenti dominazioni. Queste erano anche attratte dall’abbondanza dei minerali del sottosuolo e dalla bellezza dei paesaggi. Come dargli torto!

Tra alti e bassi la viticultura ha fatto il suo corso dal  Medioevo alla Seconda Guerra Mondiale. Negli anni ’50 quelli del boom economico molti elbani si sono dedicati al rilancio del turismo, risorsa economica più facile e immediata. Tuttavia, grazie all’impegno delle nuove leve di viticoltori che si sono poi associati in un consorzio, c’è stata una nuova ripresa.

Antonio Arrighi e la rinascita vitivinicola dell’Elba

Antonio Arrighi fa parte di quelle menti lungimiranti che hanno investito nelle risorse agricole isolane. Figlio di albergatori, inizialmente si era dedicato agli affari di famiglia. Il suo interesse per il vino si era concretizzato nel 1990 con la sua partecipazione a un bando del CREA di Arezzo (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria di Arezzo ) . Successivamente è diventato sommelier e delegato AIS dell’Elba.

Nel giro di poco tempo Antonio Arrighi contribuì al rilancio per la coltivazione di vitigni internazionali, quelli che meglio attecchivano sull’isola. Da allora il viaggio fu in salita, annoverando molti premi e traguardi, tra cui:

Elba e i vini bianchi della Toscana

Senza dubbio la Toscana è una regione vocata principalmente ai rossi, nonostante la Vernaccia di San Gimignano sia stato il primo bianco DOC nel 1966. I vini di Arrighi e quelli elbani in generali si distinguono per lo più per i bianchi, e i passiti. Questo accade in linea con le caratteristiche pedoclimatiche dell’intero territorio, che per la sua natura complessa è difficile da coltivare.

Ecco perché per l’Elba si può ben parlare di viticultura eroica. Il terreno a disposizione è davvero esiguo e per lo più è spalmato in terrazzamenti che devono essere tutti lavorati a mano durante la vendemmia. Poca quantità massima resa, questo è il premio di tanta fatica.

Cosa rende speciale  i vini della Cantina Arrighi ?

La produzione della cantina Arrighi  arriva a circa 42, 000 bottiglie annue tra bianchi, rossi e passiti. Sono vini che provengono da un terroir eccezionale, quello esclusivo dell’Elba.

Tutto il team aziendale è attento a seguire la tradizione insieme all’innovazione tecnologica per tutto il processo di vinificazione. Oltretutto ha saputo sfruttare al massimo il microclima isolano che vanta:

  • Un suolo ferroso, con scisti, galestri e manganese ;
  • Un’ enorme ricchezza di falde metallifere;
  • Il vento che protegge la vite da malattie;
  • Un clima mite tutto l’anno che previene la formazione di umidità e muffe;
  • La brezza del mare che dona un tipico sentore mediterraneo ai vini.

Etichette firmate Antonio Arrighi ai Vignaioli Contrari 2023

Andiamo a vedere più da vicino le etichette che hanno fatto da protagoniste ai  Vignaioli Contrari 2023 :

Bianchi:

  • Arrighi in Bolla 2022: Spumante Metodo Classico fatto di 50% Chardonnay e 50% di  Manzoni Bianco. Le bollicine sono fini e persistenti. Il colore è un giallo dorato che sa di vaniglia e fiori gialli. L’ideale per brindare ai momenti felici o semplicemente per essere degustato tutto pasto;
  • Arembapampane 2022: questo è fatto da 100% di Vermentino toscano, che all’Elba è detto Riminese. Il segreto di questo elisir sono il vento, la collina e il mare in cui cresce. Fermentato e conservato in acciaio, fa affinamento in bottiglia per 3 mesi. Un’esplosione di sentori e sapori che ricordano la macchia mediterranea;
  • Ilagiù 2022: questo è l’Elba Bianco DOC , cioè un blend di uve bianche locali: Procanico (80 % Trebbiano toscano), Ansonica, e Biancone. Fermentato  conservato in acciaio , fa  affinamento in bottiglia per 3 mesi. Un vino di buon corpo, con note fruttate che ben si abbina alla cucina di mare.

Rossi:

    • Tresse : questo è il rosso punta di diamante della cantina, un vino strutturato e destinato all’invecchiamento. Un equilibrio insolito e perfetto di Sangioveto  al 50%, Syrah al   30%, e Sagrantino al 20%. Fa macerazione a contatto con le bucce per 14/16 giorni. Dopo la pressatura il mosto continua la fermentazione.  L’affinamento è fatto in anfore da 800 litri per 15/18 mesi e dopo sta 6 mesi in bottiglia. Una cornucopia di frutti e fiori rossi che rimane deciso al naso e al palato, e che persiste a lungo.
    • Sergio Arrighi: questa è una DOC Elba Rosso riserva, fatta da 100% di Sangioveto  . Un vino che è un omaggio al padre di  Antonio Arrighi , che fa  barrique per 15 mesi. Dal colore intenso e rubino a un gusto carico e goloso, sprigiona sentori di caffè e pepe.
    • Silosò: questo è sicuramente il vino più tipico  dell’Elba , un passito naturale fatto al 100%  di uve Aleatico 100% . Fa affinamento in acciaio per 4 mesi e poi affina in bottiglia per altri 3 mesi. La gente è arrivata a flotte per prenderne un goccio, perché è davvero speciale. Colpisce il profumo intenso di frutti di bosco, e appena si sorseggia sembra di mangiare mirtilli e ribes. In bocca si presenta morbido, fresco con delle note di pepe nero.

Vignaioli Contrari 2023 la voce di un’ Emilia Romagna di valore

Alla luce della tragedia che si è abbattuta in Emilia Romagna, quella dei  Vignaioli Contrari 2023  è la voce di un popolo che non molla. In questa regione si condensano tanti validi prodotti che tutto il mondo ci invidia oltre il vino:  dal   Parmigiano Reggiano  e il prosciutto di Parma fino alla Ferrari.

L’ Emilia Romagna è l’Italia che lavora e va avanti, un concentrato di arte, cultura e ospitalità che è sempre stato un esempio da seguire.  Mi auguro che il governo prenda presto provvedimenti per aiutare come di dovere chi al momento è stremato e fa fatica a sopravvivere.

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Cantina Ribote, Dogliani. Prima Parte

Cantina Ribote, Dogliani. Prima Parte

“..Ci sono dei momenti significativi nella vita di ognuno di noi che possono ispirare la letteratura. Questo è ciò su cui si dovrebbe scrivere… ” 

R. Carver

‘Cantina Ribote’, Dogliani. Prima Parte

Fabrizio Porro , proprietario della ‘Cantina Ribote’,  viene a prendermi alla stazione di Savona in un pomeriggio afoso di Luglio. Nonostante un evidente male alla gamba, che lo fa faticare a camminare,  Fabrizio  mi accoglie con un sorriso smagliante. Si rompe subito il ghiaccio con una stretta forte di mano. Il suo benvenuto è meraviglioso!

Fabrizio  e io saliamo sul suo fuoristrada. Il caldo è davvero insopportabile, per cui si pompa a manetta  l’aria condizionata . Durante il tragitto intravedo dai finestrini le acque cristalline di Savona. Quest’ultima è una deliziosa località ligure, che per Fabrizio  rappresenta il rifugio estivo per eccellenza. Qui scappa  quando possibile con la sua compagna Monica  Virgilio, brillante manager  del laboratorio estetico ‘Essenza .

Piemonte e il mare della Liguria

Fabrizio  seguita a descrivere con orgoglio confinanti borghi liguri di  Bergeggi, Noli, Varigotti e Finale Ligure .  Intanto non riesco a credere che a breve sarò nelle Langhe , precisamente a Dogliani, dove risiede la sua  ‘Cantina Ribote’

Sto per vivere  l’esperienza di un altro nuovo ed avvincente wine reporting firmato Roberto Cipresso, enologo di fama internazionale con base a MontalcinoRoberto Cipresso è consulente e  soprattutto ‘nume tutelare’ della ‘Cantina Ribote’ Mi auguro che il mio racconto possa essere all’altezza di farvi provare  le stesse emozioni che Fabrizio  mi ha suscitato con questo pellegrinaggio divino  in  Piemonte .

Le Langhe, rotolare verso Nord fra paesaggi mozzafiato e tesori da scoprire

Lungo il percorso in macchina intravedo la maestosità delle Langhe, un fazzoletto di terra tutto prevalentemente collinare del basso Piemonte . Questo è compreso tra la provincia di Cuneo e quella di Asti  . Inoltre è suddiviso in Alta Langa (fino a 896 m.) e Bassa Langa (con quote genericamente inferiori ai 600 m.).

Un alone di mistero avvolge l’etimologia del termine Langhe,  che deriverebbe o da  ‘langenses’ ,  cioè gli antichi popoli liguri che qui si insediarono. Oppure si riferirebbe al latino ‘linguae’, in riferimento alla forma di morbide lingue dei dolci pendii stretti , che caratterizzano questa oasi verde del settentrione d’Italia.

Conformazione delle Langhe

L’intero comprensorio , a esclusione della Langa Astigiana (con un picco di 851 m. in prossimità di Seròle, Asti,) è grande quanto la Maremma in Toscana , e si snoda per 120 mila ettari . Esso è attraversato dai fiumi TànaroBelboBòrmida di Millesimo e Bòrmida di Spigno , ed è confinante con l’Astesana, il Monferrato e il Roero.

Qui prima c’era il mare Padano, che poi è sparito durante il Quaternario. I sollevamenti terrestri , dovuti alle spinte del continente Africano, hanno generato queste floride e spettacolari dorsali appenniniche. Queste oggi sono infatti ricoperte di strati sovrapposti di gessi, calcari, e sabbie, in cui si trovano facilmente conchiglie marine, frammenti di fossili, scheletri di pesce e alghe.

Cantina Ribote, Fabrizio Porro, Dogliani. Langhe
‘Cantina Ribote’, Fabrizio Porro, Dogliani. Langhe

‘Cantina Ribote’, Fabrizio Porro. Le Langhe. Non solo Barolo!

Fabrizio  e io arriviamo nella Valle del Belbo a  Montezemolo, la porta delle Langhe, che è molto rinomata per le 22 specie rare di orchidee. Ci fermiamo per prendere un po’ d’aria. Lo sguardo sconfina in un vasto prato verdeggiante puntellato da papaveri e fiori di campo, che poggiano i loro petali su covoni di paglia.

Fabrizio  comincia ad accennarmi a qualcosa di sé e della sua attività vitivinicola presso la sua ‘Cantina Ribote’ . Insieme al papà Bruno, lui  cura di preciso  l’aspetto enologico . Invece il compito dell’ospitalità è affidato alla mamma Irma . Infine la gestione commerciale e la comunicazione aziendale  alla sorella Cristina .

Il segreto del successo della ‘Cantina Ribote’

Così come un gran pittore crea un capolavoro con pennelli e tavolozza di colori, allo stesso modo Fabrizio  dipinge con parole precise e ricche di particolari questi luoghi. Questo sono per  lui sacri, perché sono quelli dell’infanzia. Quelli dove risiede davvero  la sua felicità fatta di: amore per la sua famiglia, il suo territorio e il suo vino.

Tre fattori essenziali questi ultimi che spiegano chiaramente il successo della ‘Cantina Ribote’,  che da cinque generazioni sono il simbolo dell’eccellenza della Dogliani DOCG. Questa è una  denominazione di origine riservata dal 2005 ai vini ‘Dogliani’ e ‘Dogliani superiore’ , prodotti dal vitigno Dolcetto in purezza.

Il Dolcetto di Dogliani

 ‘Cantina Ribote’  è operativa dal 1980, quando era ancora una minuscola cascina nelle vicinanze della località San Luigi.  Essa attualmente è senza dubbio il  crù del Dogliani DOCG , le cui altre sottozone sono:

Proprio in quest’ area Fabrizio coltiva 35 ettari di terreni distribuiti su colline esposte a Sud Ovest . Questi  sfiorano un’altitudine tra i 200 e i 600 m.  La presenza di argilla e calcare favorisce il fiorire dei pregiatissimi  DolcettoBarbera, Nebbiolo e Chardonnay.

Questi sono i  vitigni principe da cui derivano i loro rossi e bianchi. Si tratta di  piante di vite di 20-60 anni d’età con sistema di allevamento a guyot . Chiaramente la coltura è  rigorosamente biologica,  a partire dalla lotta contro la Tignola che aggredisce il Barbera attraverso la confusione sessuale.

La lista di accorgimenti ed espedienti per garantire l’integrità dei vini sarebbe davvero troppo lunga.  Perché operata da circa un secolo, grazie a una combinazione di sapere antico e tecnologie all’avanguardia. Tutto ciò  caratterizza il modus operandi della ‘Cantina Ribote’  in fatto di vino.

Fabrizio Porro, un viaggio nelle Langhe
Un itinerario di gioielli preziosi nelle Langhe

Rimontiamo nella Rav 4 verso la Valle del Tanaro delimitata dalle Alpi Marittime, e ci ritroviamo esattamente a:

Altre tappe che raggiungiamo  con Fabrizio  sono:

Si respira un passato nordico e misterioso nelle Langhe, crocevia di molti popoli stranieri, che la invasero perché attratti dalle sue risorse, e che la sfruttarono fino all’osso.  Dagli originari Celti e Liguri ai Romani e i Carolingi nel Medioevo.

Poi si passò dalla ripresa con i ‘Duca di Savoia’ nel ‘700  alla miseria e al degrado durante la Seconda Guerra Mondiale ( divenendo teatro della lotta di Resistenza, descritta nei romanzi dell’albese Beppe Fenoglio).

Da allora in poi, nell’arco di appena venti anni, le   Langhe  furono improvvisamente segnate da rapida e proficua  rivoluzione industriale , specie nel settore agroalimentare  , basti pensare al colosso  ‘Nutella’  di Michele Ferrero !

I tesori delle langhe: vino, nocciole e tartufi

Verso la seconda metà del Novecento ci fu una rapida urbanizzazione a scapito di un rapido spopolamento delle campagne. Accadde che  i contadini operai, stanchi delle fatiche e avidi di rendite più sicure e redditizie, sacrificarono presto le varietà colturali per le monoculture. Alcune di queste segnarono la fortuna dell’economia del Piemonte e del nostro bel paese. Cioè mi sto riferendo a :

Negli  anni Novanta tutta  questa ricchezza crebbe a dismisura. Attualmente le  Langhe fanno tendenza, e assurgono a un modello di crescita sociale e finanziaria per il nostro paese. Che dire,  una smart country, in cui si  investe nei vari ambiti per migliorare all’insegna di un proficuo vantaggio competitivo.

‘Slow Food’ di Carlo Petrini

Tuttavia, è maturata tra le nuove generazioni di imprenditori piemontesi la consapevolezza della necessità di un benessere, che deve essere gestito con delle politiche sagge all’insegna di uno sviluppo sostenibile.  C’è l’esigenza di garantire un’offerta di produzione che sia in grado di soddisfare ogni domanda senza snaturarsi . Per non ripetere catastrofi come quello del metanolo di Narzole (1986).!

Di conseguenza, si sente la necessità di abbracciare appieno la filosofia di Carlo Petrini , fautore del del fenomeno di ‘slow food’  sbocciato a Bra. Sarebbe  quella che risuona nelle  stesse parole del maestro, ovvero:  “salvaguardare la  biodiversità, perché nulla impatta sull’ecosistema come ciò che mangiamo e beviamo”!

Vini della ‘Cantina Ribote’ . A presto Fabrizio Porro

‘Vini Ribote’   sono green e di alta qualità. Una linea di vini tutta biologica, su cui si interviene solo laddove è estremamente necessario. Essi  sono una prova tangibile , che si può avere forma e contenuto nello stesso prodotto. Preservando parimenti la salute del nostro pianeta. E si spera sia questo il futuro della viticultura nazionale e internazionale.

 Le Langhe sono un quadro che ha i colori del cielo e del vino, dei mattoni e deitajarin’ all’uovo. Non esitate a venire in questo Nirvana, che fa innamorare per le sue bellezze e la gentilezza del suo popolo. E sicuramente programmerò a breve un’altra fuga nelle Langhe. Magari per perdermi nei colori dell’autunno, che è la stagione più indicata per apprezzarne la sua  magica essenza!

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