Cantina Ribote, Dogliani. Prima Parte

Cantina Ribote, Dogliani. Prima Parte

“..Ci sono dei momenti significativi nella vita di ognuno di noi che possono ispirare la letteratura. Questo è ciò su cui si dovrebbe scrivere… ” 

R. Carver

‘Cantina Ribote’, Dogliani. Prima Parte

Fabrizio Porro , proprietario della ‘Cantina Ribote’,  viene a prendermi alla stazione di Savona in un pomeriggio afoso di Luglio. Nonostante un evidente male alla gamba, che lo fa faticare a camminare,  Fabrizio  mi accoglie con un sorriso smagliante. Si rompe subito il ghiaccio con una stretta forte di mano. Il suo benvenuto è meraviglioso!

Fabrizio  e io saliamo sul suo fuoristrada. Il caldo è davvero insopportabile, per cui si pompa a manetta  l’aria condizionata . Durante il tragitto intravedo dai finestrini le acque cristalline di Savona. Quest’ultima è una deliziosa località ligure, che per Fabrizio  rappresenta il rifugio estivo per eccellenza. Qui scappa  quando possibile con la sua compagna Monica  Virgilio, brillante manager  del laboratorio estetico ‘Essenza .

Piemonte e il mare della Liguria

Fabrizio  seguita a descrivere con orgoglio confinanti borghi liguri di  Bergeggi, Noli, Varigotti e Finale Ligure .  Intanto non riesco a credere che a breve sarò nelle Langhe , precisamente a Dogliani, dove risiede la sua  ‘Cantina Ribote’

Sto per vivere  l’esperienza di un altro nuovo ed avvincente wine reporting firmato Roberto Cipresso, enologo di fama internazionale con base a MontalcinoRoberto Cipresso è consulente e  soprattutto ‘nume tutelare’ della ‘Cantina Ribote’ Mi auguro che il mio racconto possa essere all’altezza di farvi provare  le stesse emozioni che Fabrizio  mi ha suscitato con questo pellegrinaggio divino  in  Piemonte .

Le Langhe, rotolare verso Nord fra paesaggi mozzafiato e tesori da scoprire

Lungo il percorso in macchina intravedo la maestosità delle Langhe, un fazzoletto di terra tutto prevalentemente collinare del basso Piemonte . Questo è compreso tra la provincia di Cuneo e quella di Asti  . Inoltre è suddiviso in Alta Langa (fino a 896 m.) e Bassa Langa (con quote genericamente inferiori ai 600 m.).

Un alone di mistero avvolge l’etimologia del termine Langhe,  che deriverebbe o da  ‘langenses’ ,  cioè gli antichi popoli liguri che qui si insediarono. Oppure si riferirebbe al latino ‘linguae’, in riferimento alla forma di morbide lingue dei dolci pendii stretti , che caratterizzano questa oasi verde del settentrione d’Italia.

Conformazione delle Langhe

L’intero comprensorio , a esclusione della Langa Astigiana (con un picco di 851 m. in prossimità di Seròle, Asti,) è grande quanto la Maremma in Toscana , e si snoda per 120 mila ettari . Esso è attraversato dai fiumi TànaroBelboBòrmida di Millesimo e Bòrmida di Spigno , ed è confinante con l’Astesana, il Monferrato e il Roero.

Qui prima c’era il mare Padano, che poi è sparito durante il Quaternario. I sollevamenti terrestri , dovuti alle spinte del continente Africano, hanno generato queste floride e spettacolari dorsali appenniniche. Queste oggi sono infatti ricoperte di strati sovrapposti di gessi, calcari, e sabbie, in cui si trovano facilmente conchiglie marine, frammenti di fossili, scheletri di pesce e alghe.

Cantina Ribote, Fabrizio Porro, Dogliani. Langhe
‘Cantina Ribote’, Fabrizio Porro, Dogliani. Langhe

‘Cantina Ribote’, Fabrizio Porro. Le Langhe. Non solo Barolo!

Fabrizio  e io arriviamo nella Valle del Belbo a  Montezemolo, la porta delle Langhe, che è molto rinomata per le 22 specie rare di orchidee. Ci fermiamo per prendere un po’ d’aria. Lo sguardo sconfina in un vasto prato verdeggiante puntellato da papaveri e fiori di campo, che poggiano i loro petali su covoni di paglia.

Fabrizio  comincia ad accennarmi a qualcosa di sé e della sua attività vitivinicola presso la sua ‘Cantina Ribote’ . Insieme al papà Bruno, lui  cura di preciso  l’aspetto enologico . Invece il compito dell’ospitalità è affidato alla mamma Irma . Infine la gestione commerciale e la comunicazione aziendale  alla sorella Cristina .

Il segreto del successo della ‘Cantina Ribote’

Così come un gran pittore crea un capolavoro con pennelli e tavolozza di colori, allo stesso modo Fabrizio  dipinge con parole precise e ricche di particolari questi luoghi. Questo sono per  lui sacri, perché sono quelli dell’infanzia. Quelli dove risiede davvero  la sua felicità fatta di: amore per la sua famiglia, il suo territorio e il suo vino.

Tre fattori essenziali questi ultimi che spiegano chiaramente il successo della ‘Cantina Ribote’,  che da cinque generazioni sono il simbolo dell’eccellenza della Dogliani DOCG. Questa è una  denominazione di origine riservata dal 2005 ai vini ‘Dogliani’ e ‘Dogliani superiore’ , prodotti dal vitigno Dolcetto in purezza.

Il Dolcetto di Dogliani

 ‘Cantina Ribote’  è operativa dal 1980, quando era ancora una minuscola cascina nelle vicinanze della località San Luigi.  Essa attualmente è senza dubbio il  crù del Dogliani DOCG , le cui altre sottozone sono:

Proprio in quest’ area Fabrizio coltiva 35 ettari di terreni distribuiti su colline esposte a Sud Ovest . Questi  sfiorano un’altitudine tra i 200 e i 600 m.  La presenza di argilla e calcare favorisce il fiorire dei pregiatissimi  DolcettoBarbera, Nebbiolo e Chardonnay.

Questi sono i  vitigni principe da cui derivano i loro rossi e bianchi. Si tratta di  piante di vite di 20-60 anni d’età con sistema di allevamento a guyot . Chiaramente la coltura è  rigorosamente biologica,  a partire dalla lotta contro la Tignola che aggredisce il Barbera attraverso la confusione sessuale.

La lista di accorgimenti ed espedienti per garantire l’integrità dei vini sarebbe davvero troppo lunga.  Perché operata da circa un secolo, grazie a una combinazione di sapere antico e tecnologie all’avanguardia. Tutto ciò  caratterizza il modus operandi della ‘Cantina Ribote’  in fatto di vino.

Fabrizio Porro, un viaggio nelle Langhe
Un itinerario di gioielli preziosi nelle Langhe

Rimontiamo nella Rav 4 verso la Valle del Tanaro delimitata dalle Alpi Marittime, e ci ritroviamo esattamente a:

Altre tappe che raggiungiamo  con Fabrizio  sono:

Si respira un passato nordico e misterioso nelle Langhe, crocevia di molti popoli stranieri, che la invasero perché attratti dalle sue risorse, e che la sfruttarono fino all’osso.  Dagli originari Celti e Liguri ai Romani e i Carolingi nel Medioevo.

Poi si passò dalla ripresa con i ‘Duca di Savoia’ nel ‘700  alla miseria e al degrado durante la Seconda Guerra Mondiale ( divenendo teatro della lotta di Resistenza, descritta nei romanzi dell’albese Beppe Fenoglio).

Da allora in poi, nell’arco di appena venti anni, le   Langhe  furono improvvisamente segnate da rapida e proficua  rivoluzione industriale , specie nel settore agroalimentare  , basti pensare al colosso  ‘Nutella’  di Michele Ferrero !

I tesori delle langhe: vino, nocciole e tartufi

Verso la seconda metà del Novecento ci fu una rapida urbanizzazione a scapito di un rapido spopolamento delle campagne. Accadde che  i contadini operai, stanchi delle fatiche e avidi di rendite più sicure e redditizie, sacrificarono presto le varietà colturali per le monoculture. Alcune di queste segnarono la fortuna dell’economia del Piemonte e del nostro bel paese. Cioè mi sto riferendo a :

Negli  anni Novanta tutta  questa ricchezza crebbe a dismisura. Attualmente le  Langhe fanno tendenza, e assurgono a un modello di crescita sociale e finanziaria per il nostro paese. Che dire,  una smart country, in cui si  investe nei vari ambiti per migliorare all’insegna di un proficuo vantaggio competitivo.

‘Slow Food’ di Carlo Petrini

Tuttavia, è maturata tra le nuove generazioni di imprenditori piemontesi la consapevolezza della necessità di un benessere, che deve essere gestito con delle politiche sagge all’insegna di uno sviluppo sostenibile.  C’è l’esigenza di garantire un’offerta di produzione che sia in grado di soddisfare ogni domanda senza snaturarsi . Per non ripetere catastrofi come quello del metanolo di Narzole (1986).!

Di conseguenza, si sente la necessità di abbracciare appieno la filosofia di Carlo Petrini , fautore del del fenomeno di ‘slow food’  sbocciato a Bra. Sarebbe  quella che risuona nelle  stesse parole del maestro, ovvero:  “salvaguardare la  biodiversità, perché nulla impatta sull’ecosistema come ciò che mangiamo e beviamo”!

Vini della ‘Cantina Ribote’ . A presto Fabrizio Porro

‘Vini Ribote’   sono green e di alta qualità. Una linea di vini tutta biologica, su cui si interviene solo laddove è estremamente necessario. Essi  sono una prova tangibile , che si può avere forma e contenuto nello stesso prodotto. Preservando parimenti la salute del nostro pianeta. E si spera sia questo il futuro della viticultura nazionale e internazionale.

 Le Langhe sono un quadro che ha i colori del cielo e del vino, dei mattoni e deitajarin’ all’uovo. Non esitate a venire in questo Nirvana, che fa innamorare per le sue bellezze e la gentilezza del suo popolo. E sicuramente programmerò a breve un’altra fuga nelle Langhe. Magari per perdermi nei colori dell’autunno, che è la stagione più indicata per apprezzarne la sua  magica essenza!

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Cantina Ribote. Dogliani. Parte seconda

Cantina Ribote. Dogliani. Parte seconda

Dogliani, il salotto sabaudo delle Basse Langhe. ‘Cantina Ribote’ . Parte seconda

L’afa continua a sfiancarci, fino a quando Fabrizio  non mi accompagna nel mio appartamento di sua proprietà  a Dogliani. Questa è  una piccola ed elegante cittadina piemontese , capitale del vitigno autoctono detto Dolcetto.  Sistemate le valigie, ci salutiamo per rilassarci e ricaricare le batterie.  Sprofondo  in un sonno atavico e mi crogiolo nelle lenzuola di lino bianco fino allo squillo telefonico di Fabrizio  .  Mi invita a preparami per continuare il nostro giro nel suo paesino.

Dopo una veloce rinfrescata, mi vesto, e ad attendermi nell’atrio ci sono Fabrizio   e Monica . In macchina  ci dirigiamo a  Bene Vagienna da ‘Marsam’, un suggestivo ristorante dei loro amici Marco e Alice,. Qui   ceniamo  scegliendo da un menù interregionale!

Eccoci qui, una  cuisine che spazia dalle Alpi alla Sicilia: un delicato vitello tonnato, servito con caponata di melanzane,  alici in agrodolce, e bollicine di un sofisticato  Ettore Germano Rosanna Rosè Metodo Classico Extra Brut’.

La sera cala paziente quasi a fatica per il calore ancora asfissiante.  Uno scenario bucolico di arbusti, querce e vigneti, di cui si percepiscono appena le sagome per il buio imperante. Le cicale intonano il loro canto, e preannunciano l’arrivo dell’estate ormai alle porte.

Un filo di vento ci scompiglia i capelli , e torna il fiato per parlare, per cui apprendo della tappa successiva dell’indomani, ovvero Dogliani, il salotto sabaudo e capitale del Dolcetto. La stanchezza avanza e consegna tutti quanti alle braccia di Morfeo.

Risveglio a Dogliani, il salotto sabaudo delle Basse Langhe
Risveglio a Dogliani

Dogliani

L’indomani mi preparo un caffè nero bollente, che mi dà la carica giusta per godermi il proseguo del mio percorso. Fabrizio mi viene a prendere nella mia dimora per perlustrare Dogliani. Dopo due spremute di arancia ghiacciate al bar ‘Riviera’ , proviamo ad avviarci per il nostro tour .

Chiaramente, impresa quasi impossibile , perché Fabrizio  si ferma con tutti a chiacchierare , tra conoscenti e parenti , normale in un luogo di appena cinque mila anime ! Un’atmosfera intima e preziosa in contrasto con la frenesia dei soliti ritmi quotidiani.

Un romanticismo però interrotto bruscamente dalla foga e dal desiderio di Fabrizio  di mostrarmi il fascino della sua Dogliani . Due passi  verso il centro storico e  Fabrizio  mi riferisce tutto quello che può su Dogliani, a cominciare dal suo nome.

Origine del nome di Dogliani

Dogliani deriverebbe dal latino ‘Dolium Jani’ , cioè ‘la coppa di Giano’, in riferimento alla leggenda secondo cui la divinità romana giunse in loco per  approvvigionarsi del suo vino. Per questo motivo lo stemma del comune di Dogliani raffigurerebbe un leone che regge una ‘doglia’.

Una sorta di coppa per il vino, a memoria della sua vocazione vitivinicola, che affonda le radici nella preistoria. E che continua nell’eccellenza della produzione del vitigno autoctono del Dolcetto. Questo  in tutte le sue varianti , ed  insieme al Barbera , è alla base dell’economia locale.

Il Dolcetto di Dogliani

Il Dolcetto cresce robusto e vigoroso tra   Asti ,  CuneoAlessandriaOvada , e pure nella Riviera Ligure di Ponente . Esso è anche  noto con l’appellativo di Ormeasco. Si tratta di un rosso semplice, da tutto pasto, dal colore generalmente rubino, dal profumo vinoso e dal gusto di solito asciutto e mandorlato.

Questo va dal più diffuso Dolcetto d’Alba, ad  altre tipologie. Queste  a seconda della provenienza  si ditinguono in :

 

Dogliani, non solo Barolo

Storia di Dogliani 

Dogliani è di dominazione  romana ( I° – II° secolo d.C.). Poi per la difesa dai saccheggi e dalle scorribande di Ungari e Saraceni (X° secolo) . questo minuscolo villaggio si  espanse in cima a una rocca, ove oggi si erge un Castello medievale, che domina dall’alto l’intero abitato.

Il perimetro della cinta muraria delimitato da un lato opposto all’altro rispettivamente da  ‘Porta ‘Soprana’ e  ‘Porta Sottana’ , trasuda il passaggio a Dogliani di Francesi, Spagnoli , dei nobili Sabaudi, e di Bonaparte .

Questi dominatori  l’adornarono di monumenti, palazzi e templi di preghiera. Tutti questi tesori furono ben incastrati e distribuiti all’interno di un sorprendente ed efficace piano di riassetto urbanistico di  Giovan Battista Schellino (1818-1905).

4 buoni motivi per visitare Dogliani firmati Giovan Battista Schellino!

Giovan Battista Schellino fu un eclettico e stravagante architetto, che realizzò per Dogliani opere singolari. Queste rispecchiano nel loro dualismo di vivacità e severità delle forme lo spirito stacanovista del suo popolo genuinamente di stampo agricolo, che la salvò dalla crisi del Dopo Guerra  .

Dogliani infatti divenne presto un mercato importante di primizie e per il vino. Un paesino che trovò nello spirito imprenditoriale dell’economista Luigi Einaudi,  primo Presidente della Repubblica fino al 1955, la massima espressione del suo genius loci .

A fine colazione io e Fabrizio   percorriamo le viuzze strette e a tratti adombrate di Dogliani , dal cuore moderno del Borgo inferiore fino alla sommità del nucleo antico del Castello . Un cammino che attraverso ‘Porta  Soprana’ e  ‘Porta Sottana’ svela  gioielli di straordinaria grandezza, come quelli proposti in basso.

 

1. ‘Chiesa di San Quirico e Paolo’

La ‘Chiesa di San Quirico e Paolo’ è la magia più imponente di Schellino. In stile Neoclassico a croce greca, al suo interno questa superba cattedrale raccoglie numerosissime testimonianze artistiche:

2.Palazzo municipale di Dogliani

‘Palazzo municipale di Dogliani’ è il palazzo comunale che svetta  accanto il duomo con un ampio ingresso e porticato. Esso è ricavato da un convento  dei Carmelitani , costruito nel XVI secolo.

Questo palazzo è una bibbia vivente del passato di Dogliani, con queste quatrro importanti attrattive :

3. ‘Piazza Umberto I’

Io e Fabrizio arriviamo a questa caratteristica ‘Piazza Umberto I’ ,  un’ agorà caratteristica con i suoi empori rionali di Castelmagno e altri formaggi DOP piemontesi.

Fanno bella mostra i  suoi  negozi , e la più blasonata delle macellerie,  quella  di Nello Taricco. Questa ogni anno alla ‘Fiera del Bue Grasso di Carrù vince premi per la migliore bistecca di Fassona, altro fiore all’occhiello del carrello delle prelibatezze langarole.

Un mosaico di foto e manifesti di personaggi famosi della TV e dello spettacolo appesi ovunque, mettono perennemente in risalto il ‘Festival dei Media’. Un appuntamento imperdibile che dal 2012 si tiene dal 03 al 05 settembre per tutti questi vicoli , per capire meglio l’informazione, la televisione e il giornalismo italiano.

4. ‘Belvedere del Castello

Il ‘Belvedere del Castello’  è custodito da un gigantesco e secolare ippocastano di 26 metri  . Questo  è un punto panoramico di incomparabile beltà.  Da cui , adagiati su una scarlatta  ‘Big Bench’, si può contemplare Dogliani dall’alto in tutta la sua magnificenza insieme alla vallata del Rea .

All’orizzonte la visuale è annebbiata  da altre perle di immenso valore artistico:

  • ‘Torre Civica’ : un monumento starodinario  , che è caratterizzato da una  merlatura ghibellina del 1862 , opera di  Schellino;
  • Castello dei Perno di Caldara’: questo è un  fortilizio difensivo Medievale, che adibito a dimora residenziale tra il XVII e il XIX secolo . Nel 1970 esso fu poi acquistato dalla casa editrice ‘Giulio Einaudi’ , che lo trasformò in uno ‘scrittoio’ per famosi intellettuali, tra cui Primo Levi. Nel 2012 esso passa nelle mani del prof. Gregorio Gitti, ordinario di diritto civile dell’Università di Milano. Questi  se ne prende cura con il suo piano di recupero di casa per la cultura , della coltivazione della vite e della vinificazione delle uve di proprietà;
  • ‘Piste ciclabili e sentieri pedonali del  Gal Mongione’ : un percorso per escursionisti da fare a piedi o in bici in mezzo alla natura piemontese. Queste piste esistono per volontà dello stesso Fabrizio .  Con la sua formazione di  guida turistica e attivo ciclista, Fabrizio  ha sempre lottato per variegare l’offerta  turistica di Dogliani,  suscitando non poche invidie. Ha solamente ottenuto molte imitazioni delle sue stesse iniziative e davvero pochissimi se non nessun appogio da parte delle politiche comunali! Un difetto dobbiamo pur averlo noi Italiani. Il peggiore è quello di fare squadra solo sulla carta e mai in pratica, specie negli affari!
Dogliani Alta, Langhe

Tradizione enogastronomica delle Langhe, Barolo, plin e tajarain

Assetati e anche un po’ affamati io e Fabrizio   facciamo una sosta a  Dogliani  alta  presso il  ‘Bistrot Và Langa’,  di Fabrizio Caravero. Questo simpatico signore che è il proprietario del piccolo e scoppientante localino,   ci omaggia di uno spritz .

Fabrizio Caravero è anche titolare del pastificio La Cucina delle Langhe’ . Per cui ci fa vedere degli stratosferici ‘plin’ e ‘agnolotti’. Questa è pasta fresca da condire come volete, che rappresenta il cavallo di battaglia della cucina piemontese. Li ho mangiati  crudi per provarli e sono ugualmente buoni!

‘Plin’‘agnolotti’,  sono delle paste ripiene di verdure e carne. Queste vengono pizzicate o richiuse nella classica forma quadrata,. Normalmente vengono servite con ndei  sughi succulenti di carne!  Sono attimi di ilarità e spensieratezza, e vi prego di non cadere nello stereotipo  scontato , che l’accoglienza e l’ospitalità siano solo prerogativa del Sud! Se ciò ancora accade è perché non avete  messo ancora piede a Dogliani!

Storia del Barolo

Dopo alcuni scatti distratti, a Fabrizio   quasi di dovere, tocca come un cantastorie proferire sul più ricercato e inimitabile dei vini , sua maestà il Barolo, che è fatto esclusivamente da uve autoctone di Nebbiolo !

Il Barolo  (nelle sue quattro varietà Bolla, Michet, Lampia e il poco fruttuoso Rosé) è uno dei rossi più prestigiosi a livello nazionale e internazionale. Esso è paragonabile ai blasonati Bordeaux dei Cugini d’Oltralpe.

Il Barolo  era già apprezzato  2500 anni fa dai Liguri e dai Romani, che con Giulio Cesare iniziarono  a esportarlo nell’Urbe da Alba Pompeiana. Tuttavia, il Barolo  esordì  nel 1751 allorché un gruppo di diplomatici piemontesi ne spedì a Londra una partita .

Si tramanda che fu un grande successo, tanto che persino il futuro Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, in trasferta in quegli anni in Europa, ne citò la bontà nei suoi diari, definendolo ‘quasi amabile come il Bordeaux e vivace come lo Champagne.

C’è da dire però che il Barolo  di allora era però dolce e leggermente mosso. Poiché  non si sapeva ancora come tramutare in alcol tutti gli zuccheri contenuti nel mosto, il Barolo    era quindi ben diverso da quello fermo, rotondo e strutturato, che al presente appassiona esperti di tutto il globo.

Giulia Corbert e Louis Outard alla base del successo del Barolo in Italia

Per fortuna, nei  primi dell’Ottocento l’enologo francese Louis Outard , chiamato al Castello di Barolo’ dalla nobile Giulia Corbet sposa del Marchese Carlo Tancredi Falletti,  capì subito le virtù del Barolo   e lo processò secondo le tecniche di vinificazione degli chateaux bordolesi.

In appresso l’ascesa del Barolo    venne definitivamente sancita dall’interesse di personalità storiche, dal re Carlo Alberto di Savoia allo statista Camillo Benso di Cavour. Questi ne allargò la resa, fino a quando comparvero in scena dal 1895 la  ‘Opera Pia del Barolo’ e gli Abbona, che ne decretarono la popolarità e l’affermazione nei mercati di settore.

 

Maledetto Barolo, il re dei vini e un vino per i re!

Il Barolo   è frutto del continuo impegno  dei vigneron piemontesi, che ci regalano Barolo   per una superficie totale di 2150 ettari distribuiti in questi 11 comuni:

Perchè si chiama Barolo?

I Piemontesi venerano come una Madonna il loro Barolo  , al punto  ovviamente da farne   una  DOC nel 1966 e una  DOCG nel 1980. Ma sapete perché si chiama Nebbiolo ?  Per via della nebbia di Novembre, quando esso viene vendemmiato. Oppure dicono  per la pruina , che appanna un po’ l’acino una volta che vi si deposita per proteggerlo dai raggi UVA e per idratarlo in caso di necessità.

Ricordatevi che non c’è Barolo  uguale all’altro! Il  Nebbiolo da cui deriva in purezza, possiede  caratteristiche organolettiche, che cambiano a pochi metri di distanza da una zona all’altra in cui viene piantato . Esso  spesso è coltivato con allevamenti guyot a controspalliera e bassa intensità d’impianto (3 500 ceppi/ha.).

Perchè il Barolo è così speciale? Perchè si fa solo in Piemonte! 

Cosa fa del Barolo    un Barolo  ? Il suo terroir  , che è  esemplare nel suo genere per :

  • Alture non superiori ai 540 s.l.m,;
  • Clima continentale temperato;
  • Esposizione collinare a Nord e illuminazione solare;
  • Protezione a Nord Ovest  delle Alpi.

Una varietà di fattori, che rende il Nebbiolo  diverso a seconda della composizione dei suoli, mantenendo però inalterate alcune  peculiarità comuni, quali :

  • Tinta scarlatta trasparente virante all’aranciato se invecchiato; 
  • Bouquet complesso di spezie, cioccolato; 
  • Una  sorprendente longevità.
I migliori Barolo del Piemonte! 

Le migliori versioni del Barolo  sono quelli stagionati !  Per esempio:

Con una esplosione di 15 000 esemplari l’anno, una resa di circa 1, 500, 000 per ettaro, il Barolo   non è certo un vino da tavola. Esso va da una media di 15 euro al pezzo in enoteca , ai più ricercati da collezione come:

'Osteria Baruc', Murazzano, Langhe
‘Osteria Baruc’, Murazzano, Langhe

Murazzano, a cena da ‘Osteria Baruc’

Fabrizio è un’enciclopedia vivente, impossibile stargli dietro.  Monica   ci raggiunge in auto e ci preleva da Dogliani per portarci a Murazzano a stemperare la dotta conversazione dinanzi le pietanze stagionali di ‘Ca’ Baruc’. Questa è la  locanda rustica e accogliente  di Giovanni e della moglie  Marina. Entrambi  ci viziano con:

Cosa vedere a Murazzano?

A fine pasto soddisfatti e felici, ci divertiamo vagabondando per Murazzano, altro brioso quartiere  langarolo da non farsi sfuggire  per le sue più illustri attrattive. Tra queste da non perdere sono:

Quello che mi rimane più addosso è decisamente il brio dei suoi abitanti , che ti sorridono per strada , quasi a ricordarti quanto siano orgogliosi  dei loro natali . Per non parlare infine  del loro passatempo preferito, cioè  il gioco del Pallone Elastico’ o ‘Pantalera’. Questa sorta di pallapugno si  pratica nelle piazze ed è molto diffuso nel basso Piemonte e nella confinante Liguria .

Degustazione Vini Ribote, San Luigi, Dogliani
 ‘Cantina Ribote’  a San Luigi,  crù del vitigno Dogliani

Le etichette di Giovanni Gallo

Domenica la calura si fa sentire già nel primo mattino. Fabrizio mi scorta di buon in un fondo immenso di boschi e anfiteatri di vigneti  di loro proprietà da cui ricavano il loro nettare,  e dove giacciono i ruderi del vecchio cascinale ‘Ribote’,  poco fuori Dogliani

In mezzo a un eden spunta questa immensa  costruzione  su due livelli, malandata, e attaccata a una casina prospiciente. Questa era la dimora  di  Giovanni Gallo, l’illustre ingegnere doglianese disegnatore di sogni ed  etichette dei vini delle Langhe, che firmò pure alcune delle eccellenze.

Sotto l’ombra di un castagno centenario simbolo della  ‘Cantina Ribote’, Fabrizio mi spiega che qui prima erano attivi i monaci  Carmelitani, che si dilettavano a far vino già nel Mille.

Nel Secondo Dopo Guerra queste proprietà invece andarono distrutte a seguito dei bombardamenti  dei Tedeschi, i quali fiutarono la presenza di partigiani, tra cui  Louis Chabas , messo in salvo furtivamente  dallo stesso  Gallo, episodio emblematico che diede luce al film ‘Lulù il Partigiano’  .

Basse Langhe, un tuffo al cuore

Fabrizio  sogna di ristrutturare quelle preziose rovine per ricavarci nuovi spazi da utilizzare per farci le nuove barriccaie , ma un passo alla volta.  Mentre mi illumina dei suoi progetti, andiamo verso le Basse Langhe.

Improvvisamente si apre un itinerario straordinario che tocca :

Il nostro tuffo alcolico finisce nella magnifica Barolo , che si fa contemplare con il suo  castello duecentesco dei  Falletti (ora di proprietà del comune di Barolo) e il suo Museo del Vino’ o ‘WiMu’ , uno spazio espositivo artistico e multimediale dedicato al vino e all’enologia, inaugurato nel 2010.

Degustazione dei ‘Vini Ribote’ 

Mi rendo conto dell’immensa fortuna che ho avuto di navigare il mare verde delle  Langhe  grazie a Fabrizio .  Concludo questa esperienza unica in  Piemonte  con una degustazioni delle sue migliori bottiglie:

Le Langhe un giardino a cielo aperto che incanta 

Fabrizio mi ha traghettato in un paradiso ancora poco conosciuto, quello delle ‘Langhe’, e ho preso coscienza di come il vino sia parte integrante della storia del Piemonte .

I Piemontesi hanno un  carattere fiero  e zelante , e hanno fatto la fortuna di questa regione . Sono passati dall’essere  contadini agli operai e industriali dello Stivale. Un patrimonio di cultura, arte e altro ancora racchiuso nei  libri di famosi scrittori piemontesiquali :

Questa avventura con  Fabrizio  nelle Langhe  mi ha toccato le corde dell’anima fino a farla scoppiare , fomentando in me il  singolo desiderio di ritornare, magari in autunno con un clima un po’ più mite, che accentua la bellezza di questi paesaggi unici al mondo non a caso dichiarati ‘Patrimonio dell’Unesco’ nel  2014.

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‘Vinoè 2018’ , Florence

‘Vinoè 2018’ , Florence

“One should always be drunk. That’s all that matters…But with what? With wine, with poetry, or with virtue, as you chose. But get drunk.”
Charles Baudelaire

“Vinoè 2018” , a stunning wine exihibition in Florence

“Vinoè 2018” is an event in Florence, which is  dedicated to Italian and international wine wxcellence . Now it is in its third edition and is  organized by FISAR’ (‘Italian Federation of Hotel and Catering Sommeliers’). There are not only exihibitors with their best bottles of white, sparkling, rosé and red wines, but also cooking shows .

15 reasons to go to “Vinoè 2018”,  in Florence

“Vinoè 2018” is a meeting point for wine lovers and expetrs.  It is possible in 3 days  to discover:

  1. 800 wine labels, among the famous and less famous wineries;
  2. 140 tasting counters, chaired by winemakers, providing a special glimpse of  national  and international  wine making tradition;
  3. Wine roducers from all over Italy, from the North to the South; in particular there will be a wide representation of Tuscany with its Brunello di Montalcino. This is a red DOCG Italian wine produced in the vineyards surrounding the town of Montalcino , which is located about 80 km South of Florence in the Tuscany Wine region;
  4. The great  ine excellence from beyond the Alps;
  5. An interesting debate about reduction and replacement of sulphites in wine launched by  Carlos Veloso dos Santos , CEO of “Amorim”
  6. The art of asting chocolate, grapes & distillates with a special workshop presented by Paolo Bini, whois a distillate expert;
  7. The secrets of winemaking in anfora from ancient to modern time with a seminar dedicated on this issue , a meeting whose speaker is the oenologist Francesco Bartoletti;
  8.  The terroir of Burgundy with the vertical tasting of Vosne Romanée Clos des Réas 1er Cru” (Pinot Noir in purity produced between 2011 and 2015);
  9. A masterclass dedicated to champagne vintages led by Cristina Willemsen of  “Fier Ce Fit”;
  10. A vertical tasting of Lauro Costa Toscana IGT Podere la Regola”,  and of Brunello Montalcino Castello Banfi” ;
  11. Food and wine culture of eastern countries, the origins and rituals of  Sakè (a Japanese drink that is made by fermenting rice) told by Giovanni Baldini of “Firenze Sakè” and by Arimitsu Sake Brewery” ;
  12. A professional talk about the physico-chemical composition or the organoleptic  characteristics of the wine by Monica Picchi, teacher at “Agrarian Faculty of the University of Florence”
  13. A journey around the world of the women entrepreneurs in the field of wine making moderated by the sommelier  Genni Setteducati;
  14. Emanuele Costantini, the best FISAR” , who earned a nomination for best sommelier  2018;
  15. Cooking classes with a pool of experts: Michelangelo Masoni, who is  a famous butcher of ViareggioSimone Alessio Sparacino, who is the chef at the starred  “CumQuibus” of San Gimignano; Francesco Secci, who is a member of the “Prato Deak Team”; the partners of ” Consorzio di Tutela del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”, which is an Italian consortium for the protecion of native breeds, such as the Chianina  and the white veal from thecentral Apennines.

8 great Italian vines at “Vinoè 2018” 

“Vinoè 2018” is a really beautiful and inspiring experience. There are lots of visitors and I have the fantastic opportunity to taste high quality wine such as:
  1. “Tintilia (66)”, Claudio Cipressi, Molise;
  2. Bianco di Mariagrazia”,Tenuta Benedetta Etna Bianco,  Sicily;
  3. “Tommaso Stellino”, Sicily;
  4. “Scalunera Etna Bianco”, Torre Mora/Piccini, Sicily/Tuscany;
  5. “Eleuteria”, Nerello Mascalese, Tenuta del Travale, Calabria;
  6. “Barolo”, Bruna Grimaldi, Piedmont;
  7. “Erbaluce”, Cieck, Piedmont;
  8. “Alta Langa”, Borgo Moncalvo, Piedmont.

3 great Italian wineries at “Vinoè 2018” 

Of course there are lot of wineries which deserve lot of attention, but I have selected three of them . They are located in the South of Italy .  The wines ofItaly’s southern wine districts are bold, full-bodied, and satisfying.

Southern Italy has been producing wine for over 4000 years. The wine business here was already booming in 2000 B.C. when the Phoenicians arrived. The Greeks dubbed southern Italy “The Land of Wine” and the Romans delighted in the wines of the Campania region.

In modern times, however, wine production in southern Italy has languished, and a large portion of wine produced there was sold to France and Germany as a blending wine. All that is changing!

Give a lokk to the rich and fine wine production of these wineries here above which are situated in Molise, Sicily, and Calabria. Have fun!

1. “Claudio Cipressi Winery”, Molise

Claudio Cipressi Winery”, is located in San Felice del Molise, Campobasso. Since 2014 it has become officially certified as organic .  Moliseis a beautiful region with a unique landscape. It is largely uncontaminated and the vineyards have great potential, which is why Claudio Cipressi cultivates 16 hectares with enthusiasm. Claudio Cipressi has reintroduced the Tintilia a native white grape variety.

2. “Tenuta Mora Winery”, Sicily

“Tenuta Mora Winery is owned by the historic Tuscan producer Tenute Piccini”, one of the most popular brand of Chianti, Chianti Classico, and Brunello Wines in Italy and the world. “Tenuta Mora Winery is a boutique winery located on the Etna volcano, a black mountain looking at a blue shining sea, a unique place able to craft hidden wine gems.

The two vineyards of “Tenuta Mora are located at about 650-700m in Contrada Rovittello, in the municipality of Castiglione di Sicilia and Contrada Torre, in the municipality of Linguaglossa. The philosophy of “Tenuta Mora Winery is one grape, one territory. Their main grapes are Nerello Mascalese and Nerello Cappuccio. The average age of vines sits at around 15 years old .

Vineyards on the Etna feature extremely fertile volcanic soils at an altitude of 650-700 meters above sea level (2100-2300 ft), with important temperature variations between day and night considerably influencing the quality of the grapes. Other properties under the Piccini umbrella are Valiano in Chianti ClassicoVilla al Cortille in Montalcino, Tenuta Moraia in the Maremma Toscana, and Regio Cantinain the Aglianico del Vulture DOC zone of Basilicata.  They are passionate about Winemaking!

3. “Tenuta del Travale”, Cosenza

Tenuta del Travale”  is located in Rovito, Cosenza, a thirty minute drive from the spectacular blue sea of the Tyrrhenian coast in Calabria. Calabria is a wine region waiting to be discovered. Calabrian Wine has not received the recognition it deserves, even though the region of Calabria has a very long history of vine cultivation. The territory is gorgeous, but the economic problems of the region have prevented it from achieving its full potential.

A goal that was pursued with determination by the owners of “Tenuta del Travale” , Raffaella Ciardullo and his husband Nicola Piluso. Today they run this stunning  estate revitalising the old territory.  They carry on the intent of defending the ancient Calabrian origin of Nerello Mascalese with one single label “Eleuteria” (there is  some evidence that Nerello Mascalese may be related to Mantonico Bianco, an ancientCalabrian grape). “Tenuta del Travale” covers two hectares of hilly terrain. Founded in 1993, the estate cultivates today only 2 varieties of vines, Nerello Mescalese and Nerello Cappuccio, from which are produced Red Wines with the IGP recognition.

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What is “Vinoè 2018”

“Vinoè 2018”  is not only a sensorial experience. It’s the perfect place where you can understand why the story behind each wine in your glass matters. There’s the value of work according to human passion and effort. An example of authentic life to follow in the caos of these times!

“Vinoè 2018”   is a way to travel in the world of wine, which is one of the best attractive in Florence. The capital of Tuscany  has remarkable wines, most notably the deep red wine Chianti Classico,  which is made with perfect purple Sangiovese grapes grown in the golden sunlight of the Tuscan hills. You’ll also find fine wines like the Brunello di Montalcino, Pomino Vin Santo and other Trebiano white wines, and Moscadello varieties for sweet wines! It takes a long time to speak about wine in Tuscany, so it’s better for you to come and taste them! Have a nice trip!

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Stefania

 

Vinitaly 2018

Vinitaly 2018

There is no world without Verona walls, But purgatory, torture, hell itself.

Hence “banishèd” is banished from the world, And world’s exile is death

Shakespeare (Act III, Scene III)

“Vinitaly 2018”, a reason to go to Verona 

There are thousands of reasons to visit  Verona . Not only for  Juliet’s balcony’, but also for ‘Vinitaly 2018′ ! This  is the biggest exhibition about wine in Italy and for sure one of the biggest in the world .

Thousands of producers and distributors from all 20 regions of Italy  and from  all over the world present their wines at Verona Expo’, the trade fair of Verona. During the ‘Vinitaly 2018′ I spent a weekend in Verona by friends of mine .

Of course,  I realized that  this ‘City of Lovers’ has much to offer travellers beyond the famous, dramatic love story between ‘Romeo and Juliet . Follow my tips about discovering this stunning Italian city and the best wineries in Italy .

 

What is ‘Vinitaly 2018’?

Vinitaly 2018′ is the world’s largest wine and oenology fair, which takes  takes place every spring in Verona:

  • 4,600 exhibitors from 35 countries.
  • 100,000 square metres of exhibition space.
  • 125,000 visitors from 145 nations.

Not only wine!

Vinitaly 2018′  takes place inside the Verona Expo’ , which is a huge area south of the city, near the main  railway station. Inside there are 20  large pavilions, which are divided by regions . Participating wineries set up the stands for wine presentations and tastings.

In addition to wine, there are sections dedicated to wine technology and equipment, olive oil, spirits, beer, gastronomy. This wine  exhibition  is absolutely  a journey into the world of wine!

My favourite  Sicilian wineries at ‘Vinitaly 2018’

For wine lovers, this is an experience not to be missed! Prior to 2018, I had always heard of ‘Vinitaly 2018′ , but I had never experienced the wonder myself. I attended  ‘Vinitaly 2018′ in April,  and I have to admit I liked  what I saw. It’s an event of international importance, and it is very big  in terms of products, distributers, and actual surface area.

I walked a lot  in one day from one hall to the next . Actually, it required not only  a strong passion for wine, but even research , planning and money! Being an immense area, I  realized I couldn’t  scratch the surface of ‘Vinitaly 2018′ – above all if attending in only  1 day!

I would have flown into a couple regions of Italian wine, but I was able only to  try  3  Sicilian wineries , the ones I would have visited since a lot of time. Here below  my wine  tour in Sicily, my wonderful homeland!

1. ‘Castellaro Winery’, Lipari 

As fate would have it, my first stop was Tenuta di Castellaro winery  of Lipari.  The estate of Castellaro has its headquarters in Quattropiani’, the highest village on the island of Lipari. The owner of the estate is Massimo Lentsch, entrepreneur from Bergamo (Milan area), who fell in love with Sicily and Sicilian wine.

Massimo Lentsch was already producing wine in Dubrovnik, but after a holiday in Lipari,  realized the high potential of this terroir and created this new company. The estate consists of several plots scattered all over the island of Lipari: ‘Vigna’ , ‘Maggiore’, ‘Lisca’, ‘Lisca Alta’, ‘Caolino’ and ‘Gelso’ are the main. The greater area is located in ‘Castellaro’ and from this vineyard is after named the estate.

Massimo Lentsch and Salvo Foti

A very important event was the meeting between Massimo Lentsch and the winemaker Salvo Foti, founder of the Consortium of Vigneri’, who has put his great experience to produce wine in the Eolie islands in the service of the new winery. The goal of the Consortium of Vigneri is to produce wines of excellence, in full respect of the nature and island traditions.

The grapes of Lipari island

In 2013, after four years of work, in Lipari was inaugurated the cellar of the estate, with a solemn ceremony in which, in addition to local authorities, was attended by a delegation of Japanese operators.

This is the largest winery of the Aeolian  Islands, modern with very low environmental impact, all geared to the natural production of wine, where the wine making process takes place by gravity, without the use of pumps, where the musts are fermented on indigenous yeasts.

In volcanic soils rich in pumice and obsidian have found an exceptionally habitat grapes varieties such as:

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2. ‘Benanti Winery’, Mount Etna

Last summer I wanted to go to Mount Etna to visit the ‘Benanti Winery’, but I couldn’t for several reasons .  I promised myself to find a way to do it once in my life! It’s easy to imagine I dashed for this unique winery at Vinitaly 2018′, which  gave me the possibility to meet the producers in person.

First thing, I was impressed was for their elegance: their manners, their way of thinking, their personality and their kindness to tell me the story of their family.

The grapes of Etna

Antonio Benanti  , a charming Sicilian entrepreneur, started talking about their top red and white wines. I tasted them and they are stunning. These wines are unique, because they are produced from three local noble grapes variety you can’t find nowhere in the world:

They are so special, because they are located in Mount Etna that is an insane place to produce wine: volcanic soil, wildly unpredictable weather and steep slopes. This  is the reason why Etna has become one of Italy’s most exciting wine regions, creating wines with intense minerality and effusive flavours.

I asked Antonio the secret of their success and he answered simply : “passion, hard job and professionality”. Antonio with his brother Salvino belongs to the new generation of ambitious winemakers that are pioneering the potential’s of Etna vineyards focusing on what it does best.

Benanti family

Twin brothers Salvino and Antonio Benanti, 42,  spent their lives side by side: growing up in Sicily, studying at business school, working banking jobs in London and then returning to Sicily to take over the family winery.  In 2012 their father, Giuseppe Benanti, handed them the ‘Benanti Winery’ .

Giuseppe Benanti, now 73, is a third-generation Catania pharmacist who built a successful international ophthalmological products company.  In the late 1980s Giuseppe began investing in a dream of making great wines in Mount Etna reviving a family old passion with an extensive and selective study of the Etnean soils. But it was with the twins that there was a qualitative leap. In the past  ‘Benanti Winery’  had lost some of its identity, producing too many wines of varying quality.

The brothers knew what they wanted to do and wasted no time:  the day after Giuseppe transferred ownership to his sons, they started a revolution!  The brothers sold off vineyards in south eastern Sicily along with mediocre performers on Mount Etna, dramatically slashed the number of bottlings from more than 20 to 8,  and eliminated use of international varieties. Their idea was to invest in their core wines.

‘Benanti wines’

Those that ‘Benanti Winery’  does best are its elegant, single-vineyard  Etna flagships including:

Today the ‘Benanti Winery’  farms about 30 acres, producing close to 13,000 cases annually. Benanti Wines’—which five years ago were exported only to Japan, Norway and one U.S. state—now ship to 30 countries. American distribution has expanded from New York only to 11 other states.  Today ‘Benanti Winery’  is  prestigious and its wines are some of the most awarded in Sicily.

3. ‘Fina Winery’, Marsala

Fill your glass with ‘Kikè’ (white,  Traminer and Sauvignon Blanc)  of ‘Fina Winery’ once in your life  ! Can you imagine ?  During a starring summer evening in front of the sea, while having a cosy fish meal somewhere in the Mediterranean!

It happened to me and finally at the Vinitaly 2018′ I met Bruno Fina, the gentle owner of this beautiful and modern winery in Marsala,  who dedicated a little time to me for tasting his gorgeous wines. ‘Fina’s wines’ are the result of a land in the territory of Marsala that is loved and fought for, they have the taste of the passion and of that grapes that have been wisely turned into wine, thanks to the dedication of the work in the vineyard.

The harmony of a winery 

They have the familiar warmth and the experience of who has always done wine and has always know how to narrate it. This is how you transmit the hereditary character of the territory and the harmony of the men that search for excellence on a daily basis.

Those are the fundamental element of ‘Fina Winery’ and for this reason Bruno Fina considers his wines as part of his family. Aiming to get the best from the surrounding territory ‘Fina Winery’  has a modern and efficient structure transferring all the passion in rational organization of spaces and processes, in the maximum respect for the integrity of the grapes.

 

Tips for your upcoming ‘Vinitaly’

Finally some useful tips, if you decide to go to Vinitaly’ next year:

  1. Book Vinitaly tickets in advance on line: they were € 80 per person for a 1 day pass and €145 for all 4 days. If you are affiliated with a wine-related trade (sommelier, restaurant owner, shop owner, blogger, etc.), it is possible to have a discount. If you know someone  who is somehow involved in the wine business, they can sign up for a free entrance.  The reason why  Vinitaly 2018′ is so expensive was because of issues with drunk people in the past.  Lastly, if you are  a journalist, a blogger  and so on, you can request a free 4-days pass to Vinitaly 2018′;
  2. Stay Overnight in Verona: If you have the chance to stay in Verona during the festival, do it! The city comes alive with all sorts of dining and wine events. But make sure you make reservations for any dinners in advance, as most restaurants are sure to fill up;
  3. Stay longer than 1 day:  and figure out a plan;
  4. Go on one of the last two days: If you have to pick a day, pick one of the last two days of the festival. By then, the crowds have died down;
  5. Spend time on  the website of  ‘Vinitaly Website’:  that offers a plethora of useful information about the philosophy, logistics, and wineries at the festival,  conducting some preliminary research for your visit;
  6. Get the Vinitaly App’: it lists every single vendor by country, region, and type of wine. the ‘Vinitaly App’ also has a map of the event and a location capability that can help you find saved wineries once you arrive;
  7. If you want to get to Vinitaly’ consider public transport: if you’re coming from outside of Verona. I  caught a train to Verona Porta Nuova’ (main train station), then immediately hopped on the Vinitaly 2018′  free shuttle bus. It dropped us off right in front of the event, and it took only 3-4 minutes to drive. There are multiple free shuttles running all over the city. See the Vinitaly website’ for more info;
  8. Go early: plan to arrive right at 9:30 when the doors open. Your chances of peacefully enjoying some wine are much higher earlier in the day;
  9. Wear comfortable shoes: I’d recommend choosing somewhere in between from casual to formal dress , but please  comfortable shoes for walking around the event itself!
  10. Be smart: this event is huge and there are thousands of wines you can try.  You don’t have to try every single wine from every winery. Another strategy? Sip and spit. Really. You can try way more wine if you can manage spitting out much of the wine. That’s literally what the dump buckets are there for. No one will look at you weird!;
  11. Bring lots of business cards: If you are in a wine-related business in any way, bring lots of business cards. This event is a wonderful opportunity for networking and getting to know people;
  12. Food brought from home:  there are multiple places you can eat at the event, that means an endless queue and an additional cost . Anyway, there are lots of  cafes around the event in case you need something strong to awake your self from sleep!

What to see in  Verona

Verona is a beautiful town with great history, and  most of the sights are very close to each other.  So it was possible for me to stroll trough almost all of the town’s must-see places.
The best way to start exploring Verona was to go to the Piazza Bra’, where you can find many restaurants to have lunch or dinner, and then towards  the famous  Arena of Verona’, which resembles theColosseum’  in Rome. Nowadays thisArena of Verona’ is used like a concert hall.

3 things to do in Verona 

A further must-see step was Piazza delle Erbe’ with the Madonna Verona Fountain’ in the heart of the square a market square surrounded by elegant buildings:
  1. The Torre dei Lamberti, which is the old town hall;
  2. The Palazzo Maffei’;
  3. The Casa dei Mercanti’ .
It is the central and most beautiful square in Verona, so there are always a lot of tourists drinking coffee in cafes and buying souvenirs, vegetables, and fresh fruits at the market. I  went on crossing the bridge Ponte Pietra’ through the Adige River . Then I reached the top and stopped in the little garden near the castle ‘Castel San Pietro’. From here the right side of Adige River, with the historic centre of Verona, is clearly visible. Here you can enjoy one of the best panoramic views of the town!

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‘Vinitaly 2018’  is always a good idea! 

‘Vinitaly’ is the wine-education experience of a life time, because you can get an amazing wine education experience at Vinitaly’.  If it’s your first (second or third!) Verona  travel adventure, take some time to explore the city. Here below some useful links to discover the city:

Verona  could be a great place where to go for your upcoming holidays!

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