“…‘A primma vota ca nce sò venuto
‘ncopp’ a stu scoglio d’oro illuminato,
senza parola sò rimasto, e muto
pe chesta spiaggia me sò ‘ncammenato…”
Cantina ‘Pietra di Tommasone’, Ischia in un bicchiere!
La cantina ‘Pietra di Tommasone’ è stata la mia porta per Ischia, quando ho deciso di visitarla in un caldo weekend di fine Giugno. Ho esplorato questa perla delle isole del ‘Golfo di Napoli’ grazie alle sue uve. Le stesse che insieme a quelle di altre 25 cantine campane hanno contribuito alla creazione di ‘Mosaico per Procida 2022’.
‘Mosaico per Procida 2022’ è la grand cuvée realizzata per Procida in occasione della sua elezione a capitale della cultura nel 2022 . Un progetto firmato da Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale. E capitanato da Gaetano Cataldo , eclettico sommelier e direttore della ‘Associazione Identintità Mediterranee’.
Ancora una volta il vino mi ha fatto rotolare verso Sud, che non è solo una meta di viaggio. Ma anche un luogo in cui ci sono chiari segnali di nuove generazioni di imprenditori che fanno sperare in un futuro migliore. Un esempio è una giovane coppia che ha in mano le redini della tenuta ‘Pietra di Tommasone’ . Facciamo un giro in questa tenuta ishitana leggendo questo articolo a loro dedicato. Buona lettura
Ischia, un angolo di paradiso
Come vi dicevo , la cantina ‘Pietra di Tommasone’ per me è stato un viaggio infinito per scoprire Ischia . Perdersi a Ischia è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. Con i suoi 64. 000 abitanti Ischia è , dopo la Sicilia e la Sardegna , l’isola più popolosa d’Italia. L’impressione che si ha una volta che ci si va, è quella di essere proiettati in una dimensione particolare.
Voglio dire che a Ischia ci si sente sempre in vacanza , pur restando all’interno di paesini organizzati come delle piccole città. In tutto sono sei i comuni che fanno parte di Ischia , i quali si susseguono l’uno dopo l’altro in tutto il loro splendore:
Ischia è il sorriso della sua gente!
Sicuramente Ischia offre molto di più delle sue coste e dei suoi rinomati centri termali. Quello che più mi ha colpito è stato il calore della sua gente. Come il mio amico Pier Paolo Iovinelli . Un Napoletano dal cuore d’oro che gestisce la ‘Cantina del Mare’ , celebre ristorante e salotto di Lacco Ameno.
Che dire, Ischia inebria per l’arte, la cultura. E sopratutto per il grande patrimonio vitivinicolo, che la cantina ‘Pietra di Tommasone’ contribuisce ad arricchire con i suoi nettari divini. Dai banchi ai rossi alle bolliccine, si tratta di un’azienda vitivinicola di nicchia, che sta facendo molto rumore!
‘Pietra di Tommasone’, un giro in cantina
Appena approdata a Ischia Porto ho incontrato Giuseppe Andreoli. Questo brillante ragazzo è insieme alla moglie Lucia Monti la colonna portante della cantina ‘Pietra di Tommasone’ . Lui si occupa della gestione generale degli affari, lei è l0 enologa aziendale.
Giuseppe Andreoli mi ha aspettato qualche secondo per il check in al mio hotel ‘ Albergo Locanda sul Mare’ . Questa è una delisziosa struttura in stile Mediterraneo a due passi dal terminal degli aliscafi. Ve la consiglio vivamente per un eventuale vostro soggiorno a Ischia per la posizione strategica, e per la gentilezza dei proprietari.
Una terrazza sul mare
Appena siamo saliti in macchina ci siamo diretti alla cantina ‘Pietra di Tommasone’ in via Pro.le Lacco Fango, 144, 80076 , a Lacco Ameno. L’ ospitalità dei campani è davvero proverbiale, in particolare quella di Giuseppe Andreoli e Lucia Monti . Una volta giunti in loco mi hanno davvero fatto sentire come a casa .
Dopo che si è spalancato il cancello di un eden immenso, marito e moglie mi hanno fatto visitare la cantina ‘Pietra di Tommasone’ . L’architettura dello stabile è moderna e lineare e comprende tutti gli spazi necessari per la produzione del vino dall’inizio alla fine.
Il momento più bello è stato quando ci siamo seduti su una spettacolare terrazza con vista sull’azzurro del Golfo di Napoli. E ho avuto il piacere di assaggiare i loro bianchi e rossi e ascoltare la loro storia.
La storia della cantina ‘Pietra di Tommasone’
La cantina ‘Pietra di Tommasone’ è davvero un luogo benedetto da Dio, totalmente immersa in una natura ancora incontaminata. Le sue radici affondano nel 1870. L’hanno messa su mattone dopo mattone il bisnonno, il nonno e il padre di Lucia Monti. Questi sono rispettivamente: Pietro, Tommaso e Antonio Monti. Ognuno di loro contribuì in modo diverso alla nascita della cantina ‘Pietra di Tommasone’ .
Pietro Monti ne costruì le fondamenta. Tommaso Monti, detto Tommasone’ per via delle grosse proprietà terriere, l’allargò e la battezzò. Antonio Monti invece l’ avviò definitivamente nel 1999, gestendo parimenti la sua ‘Osteria dei Centovini’ , una trattoria Italiana molto rinomata a Colonia (Germania).
Antonio Monti smise di importare vini per i suoi banchetti, e si mise a farli! Questo perché desiderava tornare alle sue origini contadine per farle fruttare in patria. Come del resto si faceva da secoli in famiglia. L’ antico palmeto e un vecchio torchio che adornano la cantina ‘Pietra di Tommasone’ , dimostrano tuttora il forte legame della famiglia Monti con la vite. Un legame che non è stato cambiato, ma solo trasformato in meglio!
Pier Paolo Sirch e la svolta
Intanto Antonio Monti sposato con la teutonica Birgit, avviò le figlie Lucia e Barbara Monti in studi di settore. Successivamente per dare forma alle sue idee imprenditoriali, si affidò a importanti professionisti. Tra questi è da menzionare Pier Paolo Sirch , luminare di agronomia, che gli fece una consulenza ad hoc per ottenere vini di prestigio.
A seguire ci fu Renato Germini , direttore di ‘Agrotecnica Isontina’ . Questa ditta friulana si occupò degli impianti aziendali , da quelli della vinificazione fino a quelli dell’ imbottigliamento. Da allora in poi fu tutto un divenire. Si attrezzò la cantina a regola d’arte, unendo il sapere antico alle tecniche più moderne.
‘Pitechusa’, l’antica Ischia
Con dedizione e sacrifici la cantina ‘Pietra di Tommasone’ finalmente vendemmiò per la prima volta nel 2004 . Ne vennero fuori due vini straordinari , che sono :
- ‘Pithecusa Bianco’ , 50 % Biancolella e 50% Fiano ;
- ‘Pitechusa Rosso’ , 50 % Piedirosso e 50 % Aglianico .
Non c’è da stupirsi per la scelta del nome ‘Pithecusa’ ( che da un termine greco significa ‘popolata dalle scimmie’ , anche se non è stata mai trovata traccia di questi animali in zona!). Quest’ultimo infatti era il vecchio toponimo dato a Ischia dagli Eubei, i greci che la colonizzarono. E che tra le altre cose vi introdussero la viticultura.
Ischia e il vino, un passato glorioso
Sin dai tempi più remoti nelle vene degli abitanti di Ischia scorre vino, perché esso insieme all’olio era una preziosa fonte di alimentazione. Cosa che è attestata del resto dal ritrovamento nella necropoli di San Montano nei pressi di Lacco Ameno della famosa ‘Coppa di Nestore’ .
Su questa piccola tazza di 10 cm. risalente al VIII sec a. C è incisa un’ iscrizione che fa riferimento al consumo del vino nei banchetti. Un reperto archeologico tra l’altro fondamentale perché è una delle testimonianze più antiche dell’uso del Greco arcaico.
Il buio del Medioevo
Il paesaggio di Ischia è incorniciato dalle sue ordinate vigne , che degradano dalle montagne fino alle coste sabbiose. Inoltre esse , tra alti e bassi, rappresentarono una solida base per l’economia isolana per lunghi periodi storici. Alla profonda crisi agricola in epoca Medioevale, subentrò una bella ripresa per i vini ischitani ( per lo più per i bianchi). Questi erano esportati con orgoglio nei principali mercati italiani fino in Dalmazia. E che dire del Greco di Ischia , che fu magnificato da Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III!
Nel XIX però la devastazione della fillossera determinò un cambio di rotta, favorendo a Ischia la diffusione della coltivazione del tabacco e di uve meno rappresentative del territorio. Tra queste il Sangiovese, il Barbera, e vitigni internazionali quali Merlot, Chardonnay e Cabernet Franc.
La rinascita enologica a Ischia
Successivamente il boom economico degli anni Cinquanta ebbe risvolti negativi per l’ambiente a Ischia . Gli isolani preferirono impiegare i loro sforzi nel turismo en nell’edilizia per i guadagni più immediati e proficui (come del resto accadde in tutta Italia). Tutto ciò però ebbe gravi conseguenze , poichè l’interesse per la viticultura andò a venire meno. Oltretutto il cemento imperante ridusse drasticamente gli ettari vitati da 24. 000 a soli 300.
Negli ultimi anni per fortuna c’è stata una vera e propria rinascita vitivinicola a Ischia, che mira al recupero di uve autoctone. E anche alla ricerca di una filiera di mercato ricercata e di valore. Tutto questo lo si deve grazie all’impegno di nuove generazioni di winemaker preparati e appassionati. Esattamente come Lucia Monti e Giuseppe Andreoli della cantina ‘Pietra di Tommasone’ , che stanno lavorando sodo per salvaguardare il futuro enoico di Ischia.
‘Pietra di Tommasone’, il vino a Ischia oggi
Chi semina raccoglie! E se gli scaffali di ‘Pietra di Tommasone’ sono perennemente svuotati, si può stare certi che la strada è quella giusta. Con una produzione di 120.000 bottiglie di vino all’anno, il trend dell’ esportazione aziendale è orientato per soddisfare una clientela per lo più regionale. Con delle punte comunque anche in Lazio e Puglia e uno sguardo proiettato verso l’Europa e oltre Oceano.
Dal 2009 a oggi con i suoi ‘Pietra di Tommasone’ è una delle realtà vitivinicole più rappresentative di Ischia. In tutto sono circa 17 ettari vitati di proprietà. Essi sono suddivisi in 15 parcelle di piccole dimensione distribuite tra Lacco Ameno a Nord, Forio a Ovest e Sant’Angelo a Sud.
Tutti gli appezzamenti sono fertili, ma molti di loto sono ripidi e scoscesi. Per questo motivo per renderli coltivabili si ricorre ai caratteristici terrazzamenti detti in dialetto ‘parracine’ , che sono muretti a secco in tufo verde. Ci troviamo di fronte a un dedalo di poggi mediamente alti, che in località ‘Monte Zunta’ sfiorano i 450 metri s.l.m. Qui si pratica la viticultura eroica, perché l’intervento delle macchine è praticamente impossibile.
‘Pietra di Tommasone’, una cantina biologica
La determinazione di Lucia Monti e il know-how squisitamente partenopeo di Giuseppe Andreoli sono gli assi principali del successo della cantina ‘Pietra di Tommasone’ . ‘Pietra di Tommasone’ è green , perché si pratica un’agricoltura sostenibile. Per un rispetto totale e continuo dell’ambiente ifatti si seguono alcune regole rigide quali:
- Trattamenti chimici nelle vigne solo in caso di danni irreparabili;
- Ricorso ai diserbanti meccanici, insetticida bio, e funghicidi per contrastare i danni delle malattie più comuni dovuti all’umidità , alla peronospora alla flavescenza dorata , e al mal d’esca ;
- Riduzione al minimo del contenuto di anidride solforosa per i vini; questi sono imbottigliati in vetro leggero e imballati con un packaging eco-friendly;
- Utilizzo di silos in acciaio inox per la vinificazione dei bianchi;
- Affinamento dei rossi nel fresco delle antiche grotte della cantina.
‘Pietra di Tommasone’ , esempio di viticultura eroica a Ischia
La problematicità della gestione delle vigne per ‘Pietra di Tommasone’ a Ischia è dato dalle dimensioni ridotte del territorio vitato. Oltretutto Ischia ha un’orografia difficile che richiede molto sacrificio per la coltivazione e la cura della vigna. I grappoli solitamenti vengono raccolta delle uve a mano. Per queste e altre difficoltà si può davvero parlare di viticultura eroica.
Per lo più si fa fatica nel versante orientale dell’isola, che presenta dei pendii più scoscesi organizzati in terrazzamenti (50 % di pendenza) sorretti dalle cosiddette ‘parracine’ . Questi sono dei muretti a secco (senza cioè l’utilizzo di alcun tipo di legante) in tufo verde . Questi divisori proteggono dal rischio frana, dal vento e dall’acqua, garantendo il normale deflusso delle piogge. A Sud Ovest d’Ischia al contrario i filari di vite si allevano a spalliera essendo più pianeggiante.
Qual è il segreto dei vini di ‘Pietra di Tommasone’ ?
Il segreto del carattere esclusivo dei vini di ‘Pietra di Tommasone’ è che sono fatti a Ischia ! Si tratta di un terroir unico, un equilibrio perfetto di fattori pedoclimatici che si può trovare solo qui:
- La presenza del Monte Epomeo ( 789 mt), un vulcano sottomarino sprofondato negli ultimi 130.000 anni. Incastonato come un cameo al centro di Ischia, esso arricchisce i suoli di magnesio, fosforo e potassio. Sostanze queste ultime che conferiscono una spiccata mineralità ai vini;
- Terreni per la gran parte collinari, ben drenati, mitigati dal mare e protetti dai monti. Per cui si generano rossi e bianchi freschi, di ottima beva, dal gusto ricco, equilibrati in acidità e sapidità, e molto longevi;
- Un clima mite, un’esposizione solare costante, e una ventilazione che attenuano l’umidità, e di conseguenza il rischio di gravi malattie per la vite stessa.
La degustazione dei vini di ‘Ischia Biancolella’ e ‘Ischia Forastera’
Durante il corso della mia giornata a ‘Pietra di Tommasone’ ho avuto modo di imparare molte cose sul vino di Ischia. Per la mia degustazione ho scelto due vini simbolo di questa terra magica che sono:
- ‘Ischia Biancolella Doc 2021’ : Questo bianco è fatto da Biancolella in purezza. Esso è un vitigno millenario e fiore all’occhiello di Ischia. Originario della Corsica e diffuso qui dai Greci, il Biancolella è molto apprezzato e richiesto oltre oceano, specie in Australia e California. Al naso sprigiona odori di pesca gialla, e gelsomino. Al palato è consistente, sapido, con un finale tipicamente mandorlato. L’ideale per antipasti freddi con salse agrodolci, verdure, fritture di pesce, creme di verdure e carine bianche. Si sposa divinamente con il coniglio alla cacciatore, una delle ricetta locali più richieste dai buongustai;
- ‘Ischia Forastera Doc 2021’ : Questo bianco è ricavato al 100% dal Forastera. Le origini di questo vitigno sono sconosciute . La sua presenza a Ischia è attestata dal 1800. Però per essere un ‘forestiero’ , si è ambientato benissimo . E pare che esso attecchisca solamente a Forio. Rispetto al Biancolella , il Forastera risulta essere più sapido. Al naso presenta sentori di frutta tropicale, pera Williams, e pepe bianco. Avvolge il palato, e si abbina bene con crostacei, e con gli spaghetti alle vongole.
I vitigni autoctoni di Ischia
Ischia incanta per il blu delle sue acque cristalline , il giallo di un sol leone , ma principalmente per il verde dei suoi vigneti. . In questo scenario paradisiaco ‘Pietra di Tommasone’ coltiva i seguenti vitigni autoctoni:
- Per i bianchi il Fiano, e la Falanghina, utilizzati per lo più come uve da taglio; il Biancolella e la Forastera , lavorati invece in purezza;
- Per i rossi l’ Aglianico e il Piedirosso . Quest’ultimo è comunemente chiamato in Campano ‘Per’e Palummo’ , perché la sua forma ricorda le zampe di un piccione. Esso è un vitigno che è anche tipico dei Campi Flegrei e di Caserta) e .
I vini della cantina ‘Pietra di Tommasone’
Grazie a questa grande varietà di uve autoctone la cantina ‘Pietra di Tommasone’ offre una variegata linea di vini bianchi (il 70 % della produzione vinicola totale) , rosé (principalmente da Aglianico) , e rossi . Tutti questi elisir sono etichettati dagli acquerelli di Massimo Venia , che li illumina con il tocco delicato del suo pennello.
I vini della cantina ‘Pietra di Tommasone’ stupiscono per le loro peculiarità organolettiche. Oltretutto il loro ottimo rapporto qualità prezzo fa riscuotere molti riconoscimenti , come quello conferito al vino ‘Ischia Bianco Terradei 2020′ dalla guida ‘Berebene 2022’ .
E per gli amanti delle bollicine la cantina ‘Pietra di Tommasone’ realizza pure spumanti fruttati , eleganti, e dalla piacevole acidità . Essi sono confezionati con uve selezionate , raccolte a mano, e sono vinificati con pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata.
‘Ischia Banco Spumante DOC’ sotto gli abissi
‘Pietra di Tommasone’ vuol dire anche voglia di sperimentare, unendo all’istinto il rigore della ricerca scientifiche. Sulla scia di un vecchio esperimento fatto a Portofino dalla ‘Cantina Bissont’ di Pier Luigi Lugano , si sono calati negli abissi di Casamicciola (a 37 /40 metri di profondità):
- 530 esemplari di ‘ Ischia Bianco Spumante DOC’ (blend di Forastera e Biancolella, vendemmia del 2020).
Qual è la ragione di tutto questo? Ha per caso a che fare con un piano specifico di marketing? Assolutamente no. Ci sono due valide motivazioni tecniche per invecchiare le bolle nelle acque salate di Ischia rispetto ad altri ambienti:
- La prima è che la seconda rifermentazione (24 mesi) assicura meno contatto con la luce e una temperatura molto più costante;
- La seconda è che c’è una contropressione tale da garantire un gusto e un perlage particolare e intenso.
L’appuntamento per stappare il primo sughero sarà nel 2024. E non vediamo l’ora di assaggiare i risultati di questa impresa faraonica che sta facendo molto rumore!
‘Cosmetica Tommasone’, i benefici dell’uva per la pelle
Le novità non finiscono qui. L’uva non è solo impiegata per avere dell’eccellente vino. Niente viene sprecato da questo prezioso frutto. E dal suo succo e dalla sua polpa Barbara Monti, sorella di Lucia Monti, crea ‘Cosmetica Tommasone’. ‘Cosmetica Tommasone’ è una marca di cosmetici preparati nei laboratori di Torino e acquistabili on line . Questi comprendono :
Si formulano così dei trattamenti naturali, che hanno per l’epidermide:
- Ottime proprietà nutrienti ;
- Un effetto rivitalizzante, purificante e ringiovanente
Cosa c’è nell’uva che fa bene alla pelle?
I polifenoli dell’uva , come il resveratrolo, ci proteggono dai radicali liberi e contrastano l’invecchiamento precoce. Oltretutto oligoelementi e minerali, come il magnesio e il calcio, stimolano la circolazione sanguigna e rassodano il tessuto cutaneo.
Tantissimi centri benessere all’avanguardia hanno attivato la vinoterapia tra i loro servizi. E sono sempre più i brand che stanno imboccando questa strada. Personalmente ho provato ‘Vin Day ‘n’ Night’ , che è un unguento straordinario avere un aspetto luminoso, idratato e levigato.
Perché andare Ischia !
Ci sono stata tre volte a Ischia e credo di tornarci presto. Se mi chiedete quali sono i motivi per recarsi in questo giardino esotico non saprei da dove iniziare. Dagli elisir minerali escluvi dell’isola allle sue baie cristalline, dalle escursioni del Monte Epomeo alle passeggiate nel bosco di Zaro. La lista è praticamente infinita.
Tuttavia l’’unicità di Ischia è nel sorriso dei passanti che incontri . O nella vista delle barchette che dondolano indisturbate nel mare. Oppure nell’ascolto del canto dei gabbiani che volteggiano nell’aria inseguendosi l’un l’altro in un gioco infinito. C’è altro da vedere e fare a Ischia? Certamente! Ma non basta un weekend per afferrarne l’ essenza, per cui staccate un biglietto per almeno una settimana!
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