‘Quartieri Spagnoli’ e ‘Vomero’ , Napoli

‘Quartieri Spagnoli’ e ‘Vomero’ , Napoli

“Il Papa è a Roma, Dio è a Napoli”
Jean Cocteau

Napoli, ‘Quartieri Spagnoli’ e ‘Vomero’ , cosa vedere 

Altro interessante itinerario a piedi da fare a partire dall’ InCentrob&b’  in via Toledo 156 è quello che mi porta a visitare i  Quartieri Spagnoli’ e il  ‘Vomero’ . Queste sono le due zone più caratteristiche e contrapposte di Napoli. Da una parte l’anima del popolo autentico, e dall’altra quella della borghesia benestante.

Il fascino di Napoli è proprio dettato dall’equlibrio dei suo opposti , tratto suo distintivo per eccellenza. E  tra miseria e nobiltà, tra caos e ordine, Napoli  è una città di contrasti che non finisce mai di stupire . Seguitemi in questo post , per scoprire cosa vedere in questi angoli della metropolitana. Armatevi di coraggio perché  ciò che vi illustrerò richiede davvero tanta energia e polmoni sani!

‘Quartieri Spagnoli’,  una storia  di Napoli

Mi avvio verso i  ‘Quartieri Spagnoli’ di  Napoli che nascono come accampamento temporaneo per le truppe regie spagnole. La posizione strategica ‘Quartieri Spagnoli’   a  Napoli  di fronte al ‘Palazzo del Vicerè’ e del porto  spiega la loro genesi militare, così come il loro schema urbanistico a scacchiera.

Ai ‘Quartieri Spagnoli’ di Napoli ci si addentra in un ammasso di stradine strette, su cui si adagiano i ‘vasci’, cioè i ‘bassi’ . Queste sono le odierne abitazioni anguste di famiglie spesso numerose, che all’origine erano i vecchi dormitori  per soldati elevati a più piani.

L’origine della ‘camorra’

Non stupisce se si pensa che questo tipo di habitat dei ‘Quartieri Spagnoli’  particolarmente chiuso è stato un giusto terreno per il proliferare della  camorra. In principio i camorristi erano probabilmente dei giustizieri loschi che compensavano un governo assente.

Pare che la parola  camorra derivi dallo spagnolo ‘rissa’ . Oppure starebbe a indicare una stoffa o un giubbotto che questi ‘poliziotti fai da te’ indossavano durante le loro ispezioni illegali! Tuttavia oggi  i  ‘Quartieri Spagnoli’ non è più l’area più malfamata di Napoli, ma sono un esempio di uno sforzo di riqualificazione finanziaria, sociale, ed urbanistica. Essa pullula di attrattive per i forestieri , impieghi inventati e graffiti di valore.

I ‘Quartieri Spagnoli’, un dedalo di gerani rossi, ruote bucate e pennellate di valore

Girovagando nel  labirinto dei ‘Quartieri Spagnoli’ , si ha come l’impressione di essere dentro un calderone, che ribolle di tutti i tipi della specie umana . Tutti con loro abitudini quotidiane e con il loro  magistrale affaccendarsi per fare un po’ di soldi e sbarcare il lunario.

I mercanti di frutta e verdura che gridano a voce alta i prezzi della loro merce fresca sono sparpagliati dappertutto.  Così come ogni sorta di ristorantini il cui menù è proposto dai camerieri, che con il loro fare scanzonato si avvicinano ai passanti nella speranza di fargli consumare un pasto!

‘Quartieri Spagnoli’ , la vera Napoli!

Napoli è la sintesi degli opposti, ogni arteria principale nasconde un tessuto popolare.  Napoli è vita, è paradiso, ma è anche inferno, perché i problemi ci sono: la criminalità organizzata, il clientelismo, l’emergenza rifiuti e il lassismo.

Non merita però di essere ridotta ad una semplice lista di opinioni rigidamente precostituite, perché qualsiasi altra metropoli soffre di qualcosa, e chissà se poi in misura maggiore o minore!

5 cose da vedere nei ‘Quartieri Spagnoli’ di Napoli

Ai Quartieri Spagnoli’ c’è una ventata di rinnovamento negli ultimi anni . Cresce l’offerta gastronomica, si moltiplicano le visite guidate, ed i murales sparsi ovunque restituiscono orgoglio a questa area dalle origine povere e degradate.

Napoletani e turisti vanno a caccia delle Edicole votive’  e dei grandi della  street art Napoletana che hanno contribuito a valorizzare  i Quartieri Spagnoli’  . Stesso discorso vale per la periferia remota del capoluogo campano, dove i murales da non perdere  sono:

1. ‘Edicole Votive’

LeEdicole votive’  sono degli ex voto  di strada. Poste all’interno di piccole o gigantesche teche di vetro,  i popolani ci venerano il patrono San Gennaro, l’idolo  Maradona , la Madonna , Gesù, e pure  insieme anche a foto dei defunti più cari. Le Edicole votive’  rappresentano un segno di totale riverenza verso Dio e verso la famiglia, che sono alla base del carattere dei Napoletani.

Alcune di queste Edicole votive’ sono di cattivo gusto, altre invece di gran valore artistico. A me ha colpito in modo particolare:

Esse sono sempre piene di fiori freschi e fiaccole.  Sono curate assiduamente dalle massaie , con la pulizia dei vetri e con il ricambio costante degli stoppini a ogni loro spegnersi. Clicca qui per altre info su le Edicole votive’ dei ‘Quartieri Spagnoli’ 

La storia del padre domenicano Rocco e il sistema di illuminazione a Napoli nel ‘700

Napoli possiede migliaia di Edicole votive’ sparse ovunque. Questa è un’antichissima usanza di derivazione romana che unisce sacro e profano. E sebbene tutti sono al corrente di questa realtà, nessuno forse sa che la loro  diffusione si deve al padre Gregorio Maria Rocco!

Il padre domenicano , già autore del  ‘Real Albergo dei Poveri’ (17511829) , infatti incitò il governo borbonico a favorire il proliferare delle Edicole votive’ nelle aree più povere e buie di Napoli, dove per la malavita  falli’ il brillante sistema di illuminazione regio.

Padre Gregorio Maria Rocco salvò letteralmente  Napoli dal buio nel 1700, sfruttando il forte sentimento religioso dei Napoletani, che [ sempre appartenuto a buoni e cattivi! (a volte molto più vicino alla superstizione che alla fede). Le Edicole votive’ erano infatti perennemente adornate con dei lumi,  perennemente alimentati da tutti i fedeli, delinquenti compresi. Tale pratica ebbe anche il vantaggio di scoraggiare il pericolo di vandalismi e atti impropri!

2. Alimentari di ‘Angelo & Tina Scogliamiglio’

La bottega alimentare diAngelo & Tina Scogliamiglio in vico Lungo Gelso si è trasformata in una scuola di cucina napoletana per gli immigrati di Napoli. Nel suo negozio di frutta e verdura ogni martedì alle 15,30 la signora Tina  organizza corsi gratuiti di cucina a chiunque voglia partecipare.

E naturalmente le classi si colorano di razze : cingalesi, senegalesi, russi, cinesi , magrebini, indiani, imparano le ricette più famose della cucina partenopea! Marito e moglie  sono stati geniali nell’avere fatto della loro ‘putia’ un laboratorio innovativo per promuovere Napoli .

3. ‘Via Portacarrarese’ e la ‘Fondazione Foqus’ 

‘Via Portacarrese’ è un vicolo a ‘Montecalvario’  pieno di sorprese, perché qui vi nacque Santa Francesca, la santa che aiutava le donne ad avere dei figli. Per non dimenticare i murales dedicati aTotò’ e ad altri figli dell’arte partenopea.

Foqus Napoli’, un esempio di rigenerazione urbana

Inoltre da queste parti è nato  ‘Foqus Napoli’ , un progetto di rigenerazione urbana ospitato in un ex monastero l’ ‘Istituto Montecalvario’. Si tratta di una Onlus di privati e imprese che stanno scommettendo sulla formazione, sulla cultura e sulla integrazione, una filosofia di investimento cara al suo stesso presidente Rachele Furfaro.

L’edificio è un insieme di scuole, corsi di arte, cooperative e start up giovanili, che sperimentano forme nuove di comunità e benessere sociale. Ci sono sempre tanti eventi che si svolgono tutto l’anno aperti a tutti all’interno di una corte interna elegante che accoglie anche mostre di installazioni e arte permanente.

4. ‘Quore Spinato’

‘Quore Spinato’ è un incredibile percorso  di  223 opere di street art dei Napoletani ‘Cyope & Kaf’ . Questi artisti vogliono denunciare ogni forma di ingiustizia sociale e il capitalismo. E al tempo stesso rallegrare il grigiore di saracinesche o panche sgarrupate. Così attraverso il concept dell’attrazione turistica, si arriva a un conseguente risultato di riqualificazione urbana. Che male non fa!

‘Quore Spinato’ è un campo di lavoro che abbraccia  tre livelli: il pittorico, l’audiovisivo e lo scritto. In maniera quasi multimediale gli artisti creano opere che parlano di queste aree, proponendole su  muri, portoni e cancelli. Clicca qui per vedere il percorso intero di ‘Quore Spinato’ !

quartieri-spagnoli-napoli-travel-blog-weloveitalyeu

5. ‘Maradona e la Pudicizia’, murales in via Emanuele de Deo

Tra la street art più significativa di Napoli  , quella che racconta di tutti i suoi figli, naturali o acquisiti, vanno segnalati soprattutto le tele urbane in via Emanuele de Deo:

6.  ‘Trattoria da Nennella’

All’imbrunire  Marco, la mia guida napoletana, vuole farmi sperimentare la vera cucina  di Napoli . Mi trascina da ‘Nennella’ , l’ormai celebre trattoria in Lungo Teatro Nuovo  nei  ‘Quartieri Spagnoli’ .

Il nome ‘Nennella’ e è vezzeggiativo volgare per ‘piccola’. Come riporta la scritta di una targhetta in argento di una vespa rossa che  fa da insegna al locale. Papille gustative soddisfatte, e anche un live show del meglio e del peggio dell’esuberanza Napoletana!

 

Il mercato di Pignasecca 

Dai Quartieri Spagnoli’  mi spingo fino alla parte più verace di Napoli , il rione di ‘Pignasecca’,  ubicato da largo Carità a Ventaglieri . Rimarrete sbalorditi dal via via di persone che fa acquisti, si respira l’aria della quotidianità partenopea, con i suoi riti e le sue abitudini.

A ‘Pignasecca’ i marciapiedi sono scomparsi per dare largo ai banconi. In questi  oltre a pesce, corstacei e molluschi di  risaputa qualità, ci si rifornisce di tutto: latte, formaggi, salumi, spezie, scarpe, cravatte, vestiti, stufe, condizionatori, trucchi, penne,  bevande assortite!

La storia di ‘Pignasecca’

Una leggenda narra che agli albori questo souk napoletano era situato fuori le mura di Napoli . Sarebbe un pezzo della tenuta della famiglia Pignatelli di Monteleone . Esso era coperto da boschi , che è documentato prima con l’appellativo di ‘Biancomangiare’ (per via di un dolce tipico  di questi parti). Dopo di ‘pignasecca’ , cioè ‘pino secco’. Questo è quell’ultimo albero rimasto quando si cementa tutto per fare  via Toledo nel 1536!

Anche l’arbusto rinsecchito sarebbe stato raso al suolo dai residenti, perché focolare di alcune gazze ladre che li derubarono di tutto . Esse furono pure scomunicate da dei vescovi perché ritrovarono nella refurtiva nascosta indizi di atti illeciti con le loro perpetue!

Il ‘Vomero’, l’altra Napoli

Roberta di Porzio mi guida verso il  ‘Vomero’ , il versante collinare di Napoli. Ci arriviamo con la ‘Funivia di Montesanto’ ‘Pignasecca’. Pare che ‘Vomero’ si chiami così da un gioco  ‘vomere’, un passatempo che o vecchi contadini del posto  praticavano nei giorni festivi, sfidandosi a tracciare con l’aratro il solco più diritto.

Il ‘Vomero’ ha mantenuto a lungo la  sua vocazione contadina. Non a caso prima era chiamato ‘la collina dei broccoli’, con i suoi villaggi rurali pieni di mercati ortofrutticoli. In seguito alla paura della peste del 1656 accadde che l’aristocrazia Napoletana decidesse di trasferirsi quassù  costruendo dimore nobiliari a garanzia della loro salute. Questa fu una tendenza che furò per tutto il Settecento e l’Ottocento. A questo periodo si fa risalire vua Infrascata, la prima via carrozzabile oggi nota come via Salvator Rosa.

5 Cose da vedere  al ‘Vomero’

IlVomero’ è la parte più moderna di Napoli , in risposta ai piani di ampliamento messi a punto con la ‘bonifica’ conseguente all’epidemia del 1884. Il’ Vomero’ è una sorta di piccolo villaggio mondano , che dalle sue radici agricole è finito per essere un eden per cittadini benestanti pieno di palazzine in stile liberty e parchi (anche se qui la speculazione edilizia degli anni cinquanta non ha risparmiato niente e nessuno!).

La mondanità estrema del  ‘Vomero’ si articola su via Scarlatti, via Luca Giordano,  e ‘Piazza Vanvitelli’ . Qui ha sede il famoso studio di architettura di Salvatore di Vaia  . Questi insieme a Roberta di Porzio  proprietaria dell’ ‘InCentro b&b’  in via Toledo 156a Napoli sono state le mie guide per la divina Napoli .

1. ‘Certosa di San Martino’ 

La ‘Certosa di San Martino’   è un’antica vestigia realizzata da Tino di Camaino nel 1326 e  fu modificata notevolmente tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Settecento. Furono tre gli architetti che intervennero alla certosa per consegnarla ai Napoletani come la venerano oggi:

La ‘Certosa di San Martino’  fu un via vai di monaci dal 1799 al periodo delle guerre mondiali per la soppressione degli ordini religiosi. Sul finire dell’Ottocento fu adibita a Museo Nazionale’ . La certosa è soprattutto il buen ritiro di chi vuole tuffarsi nella gloria di una vista su Napoli dall’alto, grazie ai suoi loggiati e belvederi.

2. L’antica  ‘Vigna di San Martino’ 

Nei pressi della ‘Certosa di San Martino’ si estende uno dei pochi polmoni verdi di Napoli , la cosiddetta ‘Vigna di San Martino’ . Si tratta di un terreno di 7 ettari coltivato a vite, ulivi e alberi da frutto. Da qui si gode di una vista spettacolare sul ‘Golfo di Napoli’. 

Queste terrazze coltivate risalgono ai primi dell’ 800,  sono miracolosamente scampati alla speculazione edilizia del Dopoguerra. Nel 1988 Giuseppe Morra, noto gallerista e mecenate,  acquistò questo angolo di paradiso, riportandolo al suo antico splendore. Dal 2010 la  ‘Vigna di San Martino’ rappresenta un esempio perfetto di azienda agricola urbana che produce vino e olio.

Il percorso di accesso si ha in Corso Vittorio Emanuele 340,  e su prenotazione si puo’ visitare, rimanendo affascinati dal sentiero che porta in cima alla collina, che offrono scorsi inediti su Napoli

Ai piedi della vigna salta poi fuori Hotel San Francesco al Monte’ della famiglia Pagliari , che  è ricavato da un convento del XVI secolo. Che dire un’ albergo museo . Quelle che erano le camere dei monaci adesso sono camere con vista Vesuvio e Capri!

3. ‘Castel Sant’Elmo’

Il ‘Castel Sant’Elmo’  domina la città di Napoli dal punto più alto  del ‘Vomero’   nel Largo San Martino, da cui si gode uno splendido panorama sul centro storico. Su una preesistente una cappella dedicata a Sant’Erasmo  (da cui ‘Eramo’ , ‘Ermo’ e poi ‘Elmo’, che diede il nome attuale della fortezza) , Roberto d’Angiò ci volle  impiantare un castello medievale nel 1300 sotto la supervisione dell’architetto Tino di Camaino .

Durante la lotta fra francesi e spagnoli per la conquista del Regno di Napoli, il castello venne più volte assediato. L’attuale pianta stellare a sei punte si deve ai rifacimenti nel 1547  sotto il vicerè spagnolo Don Pedro De Toledo.

Nel 1587 un fulmine colpì il castello distruggendo le dimore di castellani e militari e la chiesa interna. L’edificio fu quindi ricostruito tra il 1599 ed il 1610 dall’architetto Domenico Fontana. Attualmente il  ‘Castel Sant’Elmo’   ospita mostre ed esposizioni d’arte temporanee,  festival e rassegne teatrali e musicali. Inoltre esso  è sede permanente del ‘Museo Napoli Novecento 1910/1980’,  che raccoglie opere realizzate da artisti napoletani nel corso del XX secolo.

5. Le scale della ‘Pedamentina’

La ‘Pedamentina‘  è un complesso  di  414 scalini del risalente al XIV secolo a opera dagli architetti Tino di Campiono e Francesco de Vito. Possiamo considerarla un tentativo  di collegamento pedonale tra zone della città interessate da espansioni extra moenia. 

Questa discesa aveva il compito di unire due differenti zone della città di Napoli , vale a dire la ‘Certosa di San Martino’  ed il ‘Castel Sant’Elmo’  , collocati sulla collina del ‘Vomero’, ed il centro storico, posto a valle.

Percorrendo la  ‘Pedamentina, ad oggi considerata un capolavoro urbanistico,  si gode di uno spettacolare  panorama del ‘Golfo’, ma anche gli orti ed i giardini della Certosa di San Martino’.

4. ‘Ville Liberty’  del ‘Vomero’

Al ‘Vomero’ un itinerario interessante è quello relativo alle ville del  periodo d’oro del ‘liberty partenopeo’, firmate dall’ architetto napoletano Adolfo Avena (1860 – 1937) . Uno dei figli di Avena, Gino, ne seguì le orme facendo proliferare al diversi altri capolavori fino agli  30.

Le 4 ‘Ville Liberty’ da non perdere

  1. Villa La Santarella’: Posto tra tra via Luigia Sanfelice e via Filippo Palizzi, questo castello con quattro torri è figlio del celebre commediografo e attore Napoletano Edoardo Scarpetta (padre dei De Filippo) . Si intitolò questo gioiello in onore a ‘Na Santarella’, una delle sue opere più conosciute. Sulla facciata si legge “Qui rido io“! Vuol dire che se al teatro erano gli altri che ridevano alle sue battute, qui sarebbe stato lui a godere dei frutti del suo lavoro;
  2. ‘Casa Marotta’ : Si tratta di una residenza aristocratica a tre piani dell’architetto palermitano Leonardo Paterna Baldizzi , per cui si può considerare un esempio di ‘liberty siciliano‘. Ubicato in via Solimena 76,  l’ esterno presenta importanti balconate , e un  caratteristico color giallo ocra;
  3. ‘Palazzo Avena’: Tra via Renato Lordi e Piazza Ferdinando Fuga, questo tesoro è  costituito solo dalla facciata d’ingresso della settecentesca Villa Ruffo’ (o ‘Villa Palazzolo’ o ‘Villa Haas’). Questa venne rifatta da Adolfo Avena tra il 1927 e il 1928  per la risistemazione del piazzale di fronte alla Funicolare Centrale, che venne inaugurata nel 1928;

  4. ‘Villa Floridiana’: All’ingresso di questa villa si può accedere sia da via Domenico Cimarosa 77 che da via Aniello Falcone 171. Non è altro che la residenza estiva voluta da Ferdinando I di Borbone per la seconda moglie Lucia Migliaccio (duchessa di Floridia).. Al suo interno ospita dal 1927 il Museo nazionale della ceramica Duca di Martina’.

lungomare-caracciolo-vomero-piazza-del-plebiscito-napoli-travel-blog-weloveitalyeu

Napoli è tutto!

La semplicità, l’autenticità delle persone. Il loro sorriso, il loro accento, la loro voglia di vivere. L’orgoglio per la loro città, la fierezza nei loro occhi quando parlano della magia di Napoli. Riescono a farti sentire a casa, in poco tempo.

Non sono Napoletana, ma questa metropoli mi appartiene, perché ci rivedo tutto quello che mi piace della vita, compreso il sole, il mare e la voglia di stare bene. Non vi perdete nulla di Napoli, e se volete dormire bene e avere consigli ulteriori non esiste posto migliore di l’ ‘InCentro b&b’ di  Roberta di Porzio e Salvatore di Vaia

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

‘InCentrob&b’, via Toledo 156. Napoli in 1 settimana

‘InCentrob&b’, via Toledo 156. Napoli in 1 settimana

“Ho visto un angelo nel marmo e l’ho scolpito fino a liberarlo” 

Michelangelo 

‘InCentrob&b’, via Toledo 156. Napoli in 1 settimana

Attendere certe volte è solo un rimandare qualcosa, che in realtà hai già dentro di te, e che è pronta a venire fuori all’improvviso! Napoli è proprio questo: voglia di andarci da sempre! E sempre ho aspettato un’occasione speciale. E dopo un periodo così  meditativo come quello del Covid 19 prendo coscienza del fatto che la vita è adesso. Così un giorno a Luglio 2020, semplicemente ho fatto la valigia e sono partita!

InCentrob&b’ in via Toledo 156 a Napoli è la mia porta per Napoli. Roberta di Porzio , imprenditrice Napoletana vulcanica e solare, gestisce questo centralissimo e lussuoso b&b. Qui  mi ha ospitato per 1 settimana  in cambio di un post emozionale per  vivere  Napoli   in tutta la sua magia! Se volete venire a Napoli  per le vostre vacanze, seguitemi! In questo articolo vi darò alcuni suggerimenti per cercare di esplorare al massimo l’urbe partenopea!

Napoli, perla del Tirreno

Napoli si affaccia sul Tirreno con tutta la sua prorompente bellezza e storia. Essa è delimitata a sud-est dalla Penisola Sorrentina’ e a nord-ovest dalla ‘Penisola Flegrea’, che a sua volta abbraccia il  Golfo di Pozzuoli’  tra capo Miseno e Posillipo.

Insieme al suo arcipelago,  e il VesuvioNapoli è la terza città d’Italia dopo Roma e Milano per numero di abitanti che sfiora quasi il milione. Con un passato glorioso e una realtà difficile da vivere da un punto di vista sociale ed economico, Napoli guarda al futuro con ottimismo, perché si sta lavorando per renderla sempre più vivibile e ospitale.

Arte e vita in 17 kilometri quadri 

Pochi luoghi in un territorio così esteso per 17 kilometri quadri possono vantare una presenza costante di paesaggi mozzafiato, storia, arte, musica, letteratura, cinema, teatro come Napoli. Il mio invito è quello di lasciarvi trasportare dalla memoria e dallo spirito di questo eden metropolitano, con tutti i suoi pregi e difetti!

Vivendo alle falde del Vesuvio, i Napoletani sanno bene interpretare il motto ‘carpe diem’. La scomparsa di Pompei ed Ercolano (IX sec. a. C.) è un memento moris corrente di questo popolo straordinario, che ritrova nella sua leggerezza di vivere l’esistenza il suo stesso antidoto!

Come orientarsi a Napoli 

I quartieri di Napoli sono circa 30, e non esistono delimitazioni nette. Gli  itinerari che vi propongo a Napoli si concentrano tra il  quartiere di  ‘San Ferdinando’ (che è la parte moderna e antica insieme) ,   la zona del porto  e il ‘Vomero’ (la zona più nuova e residenziale). Tutto è  facilmente raggiungibile in pochi minuti dall’ InCentrob&b’  in via Toledo 156.

Vi avviso, c’è troppo da vedere e fare a Napoli ! Datevi pure una tabella di marcia, ma è garantito che non riuscirete mai a rispettarla! Ma è proprio questo  il bello di Napoli , e così  l’unico segreto per venirne fuori è chiacchierare con la gente e fidarsi dei loro consigli! Proprio come ho fatto io con Roberta di Porzio !

5 itinerari a piedi per scoprire Napoli in 7 giorni

Mi rendo conto che è inutile cercare il paradiso all’estero, perché si trova a  Napoli , la città più bella del mondo!  Seguitemi in questo viaggio infinito che inizia dal ‘Cristo Velato’ e prosegue per altri 5 itinerari urbani da fare a partire dall’ ‘InCentrob&b’  in via Toledo 156 a Napoli:

  1. ‘Via Toledo’, ‘Città Antica’ e ‘Centro Storico’ ;
  2.  ‘Piazza del Plebiscito’ e ‘Lungomare Caracciolo’ ;
  3. ‘Quartieri Spagnoli’, ‘Pignasecca’ e‘Vomero’;
  4. ‘Via dei Tribunali’ ;
  5. ‘Quartiere Sanità’ ;
  6. ‘Reggia di Capodimonte’.

5 Aree protette e green  di Napoli 

Infine, anche fuori Napoli  se avrete ancora fiato vi attend0no dei percorsi naturalistici che dalla montagna vi portano al mare e viceversa:

  1. Parco Nazionale del Vesuvio’;
  2. Parco Regionale dei Campi Flegrei’ ;
  3. ‘Parco Sommerso di Baia’ ;
  4. ‘Parco Sommerso di Gaiola’;
  5. ‘Regno di Nettuno’ .

incentro-b&b-via-toledo-156-napoli-wine-travel-blog-weloveitalyeu

‘Incentrob&b’ via Toledo 156,  Napoli. Una casa a Napoli!

Il mio primo giorno a Napoli  è scandito dal suono al  campanello del  portone dell’ ‘InCentrob&b’  in via Toledo 156 .  Una posizione davvero  strategica , perché  permette di godersi Napoli in lungo e largo!

In ascensore mi fermo al quinto piano di un gigantesco grattacielo. Roberta di Porzio, mi accoglie come se la conoscessi da sempre. Mi stringe forte la mano e ci mettiamo a sedere in un bel divano della reception. Prima di mostrarmi il suo capolavoro, mi offre un bel caffè e mi racconta qualcosa della sua vita e della sua carriera.

La storia di Roberta di Porzio

Roberta di Porzio è una donna  mediterranea , belle e solare. Mi colpisce subito la sua  spontaneità e la sua classe innata. Da generazioni  insieme ai suoi cari Roberta di Porzio si occupa di ‘ Umberto’ , uno dei ristoranti più noti e antichi di Napoli, che è situato in via degli Alabardieri 30  .

Si tratta di locale prestigioso , che affonda le radici nel lontano  1916. Quella  della famiglia Di Porzio è una passione infinita per la terra partenopea, il suo cibo e il  suo vino. E ancora oggi con le loro pizze e la loro cucina locale deliziano  tutti i tipi di palati , da quelli più semplici a quelli più esigenti.

A questa sua prima attività, insieme a una qualifica di sommelier e una passione smodata per la fotografia, Roberta di Porzio gestisce anche il  InCentrob&b’  in  via Toledo 156.   L’architetto Salvatore di Vaia è suo socio in questa avventura,  un carissimo amico d’infanzia e collega d’università.

incentro-b&b-via-toledo-156-napoli-travel-blog-weloveitalyeu

‘Incentro b&b’ in via Toled0 156 , l’alloggio chic  per visitare Napoli!

‘InCentrob&b’ in via Toledo 156 è più che un business! Senza dubbio è la realizzazione del sogno di Roberta di Porzio e Salvatore di Vaia. Quello cioè di fare amare Napoli  ai viaggiatori che la visitano o ci ritornano. E ci riescono perfettamente!

L’appartemento è moderno , lineare e raffinato. Gli arredamenti sono sobri, minimali e avvolgenti. I colori che predominano sono quelli del blu, del giallo e del rosso , cioè quelli  di  Napoli. Ci sono 4 stanze:

  1. Borgomarinaro’; 
  2. ‘Pizzofalcone’; 
  3. ‘Spaccanapoli’
  4. ‘Posillipo’

‘Posillipo’, la mia suite a Napoli!

In omaggio ad uno dei quartieri più suggestivi di , Roberta Di Porzio mi accompagna alla mia suite. Questa si chiama ‘Posillipo’, che dal greco vuol dire ‘riposo dagli affanni’ . Quanto mai di più vero, dopo il mio  viaggio interminabile dalla Toscana!

Il design degli interni dell’ ‘InCentrob&b’ in  via Toledo 156   è semplice e ricercato.  Come i suoi controsoffitti a forma di vela, che sovrastano il mio  letto pieno di cuscini e coperte profumate! L’azzurro è la tonalità principale di questo mio nido.

Il Vesuvio ed il mare sono i  temi inevitabili dei quadri e degli scatti particolari di Roberta di Porzio che adornano le pareti dell’ InCentrob&b’   in  via Toledo 156.

‘Incentro b&b’ in via Toled0 156, eleganza e comfort!

Tutte le camere dell’ ‘InCentrob&b’   in  via Toledo 156  hanno il nome delle parti più suggestive di Napoli. Esse sono anche dotate di tutti i comfort:

  • Aria condizionata;
  • Asciugacapelli;
  • Cambio biancheria;
  • Cassaforte;
  • Doccia;
  • Frigo;
  • Internet;
  • Smart tv.

Il ‘Cristo Velato’, quando l’arte riscalda il marmo

Lascio l’ ‘InCentrob&b’  in via Toled 156 e e saluto Roberta di Porzio . Poi allaccio il casco e  Salvatore di Vaia mi lascia nei pressi di Piazza San Domenico’. Mi avverte di non versare troppe lacrime per il  ‘Cristo Velato’ conservato nella  Cappella di San Severo’ in via Francesco de Sanctis, 19/21. Si tratta di uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale e meta di migliaia di visitatori ogni anno.

Raimondo di Sangro Principe di San Severo, noto scienziato e alchimista della prima metà del ’700, ordinò il   ‘Cristo Velato’ come coronamento della ristrutturazione della  Cappella di San Severo’, che era patrimonio dei suoi avi .

Storia del ‘Cristo Velato’

Raimondo di Sangro  aveva un’idea ben precisa per il suo tempietto per cui ingaggia il meglio della maestria allora disponibile. Questi diede il suo contributo ingegnandosi a produrre anche le pitture per gli affreschi interni.

Inizialmente il Principe di San Severo commissionò il Gesù morente al veneto Antonio Corradini, esperto della tecnica delle trasparenze. Questi però morì prima di terminarla e Giuseppe Sanmartino , costruttore di presepi e di pastori, fu incaricato di continuare la sua opera.

Chi ha scolpito il ‘Cristo Velato’?

Nel 1753 Giuseppe Sanmartino creò il  ‘Cristo Velato’ da unico blocco  di marmo di Carrara per  dare corpo  alla visione geniale del suo titolato e poliedrico committente. Sanmartino ignorò la bozza in terracotta del  Corradini (oggi custodita al ‘Museo di San Martino’ di Napoli). Sanmartino impose il suo tocco personale dando alla luce un tesoro inestimabile ed una delle migliori rappresentazioni del Barocco Napoletano. Il  ‘Cristo Velato’ è una testimonianza di come l’arte possa avvicinare l’uomo a Dio, nell’atto di concepire una creatura marmorea così realistica da volerla toccare!

La freddezza del marmo cede il passo al calore del  ‘Cristo Velato’

Non mi accorgo quasi che accanto a me ci sono altri spettatori, che in un silenzio quasi imbarazzante e mistico ammirano questo Cristo nei suoi attimi dopo la crocefissione. Il Cristo redentore è adagiato su di un letto funebre.

Il Salvatore è coperto solo da un lenzuolo dalle pieghe morbide e trasparenti, che vela senza nascondere il corpo. Da questo si intravedono i segni del martirio e della sofferenza, divenendo simbolo del destino e del riscatto dell’intera umanità.

La cura dei dettagli mi incanta: il capo chine con gli occhi socchiusi, quasi a serena accettazione di un momentaneo dolore prima della sua risurrezione. E ancora il costato lacerato dal supplizio, e gli strumenti della tortura giacenti accanto al sudario tra cui la corona di spine, la tenaglia ed alcuni chiodi.

Il  mistero del  ‘Cristo Velato’

Il drappo di marmo che avvolge la salma è impalpabile. Sembra talmente vero che una leggenda lo attribuisce ad un’invenzione chimica del Principe di San Severo piuttosto che all’abilità del  Sanmartino. C’è molto  mistero attorno al ‘Cristo Velato’ , e non a caso esso continua a destare l’attenzione dei più grandi studiosi .

Tra i grandi estimatori del ‘Cristo Velato’  si annovera lo stesso Antonio Canova, che si dichiarò disposto a dare dieci anni della propria esistenza per acquistare questa incomparabile magnificenza e attribuirsene la paternità! Non posso altro che augurarvi di avere la mia stessa buona sorte, cioè di commuovervi di fronte a un miracolo della mente umana qual è il  ‘Cristo Velato’.

Le ‘Macchine per Studi Anatomici’ della ‘Cappella di San Severo’

I custodi ci buttano fuori dalla Cappella di San Severo’,  perché devono chiudere. Mi soffermo nella cavea sottostante inquietata alla visione di due scheletri, quelli noti come le ‘Macchine per Studi  Anatomici’ . Pare che il  Principe di San Severo  li avesse acquistati per analizzare la funzionalità dell’apparato circolatorio. La loro realizzazione è attribuita al medico siciliano Giuseppe Salerno .

Anche in questo caso la verosimiglianza estrema del sistema arterovenoso ripropone l’enigma (ormai sfatato!) che quelle ossature appartenessero a due servi fatti ammazzare apposta dal  Principe di San Severo per utilizzarli come da cavia.

incentrobb-via-toledo-156-napoli-wine-travel-blog-weloveitalyeu

‘Santa Chiara Cafè’ a Largo Banchi Nuovi 2, Napoli

Cala la sera. Le stelle iniziano a  luccicare sopra Napoli. Mi concedo una bevuta con degli amici al ‘Santa Chiara Cafè’ a Largo Banchi Nuovi 2′. Tutto intorno ha un qualcosa di familiare. Sorseggiamo  un bianco ghiacciato  di pura Falanghina  godendoci  Napoli, che ad un tratto mi ricorda Catania per il nero della pietra delle case circostanti.

Luca Bianco , il Napoletano più esuberante della brigata, insiste nel montare tutti in macchina su verso la ‘Chiesa di Sant’Antonio’ . Rimaniamo a bocca aperta davanti lo scenario di Posillipo accarezzata da un vento dolce e scaldata dalle lanterne delle barche della marina. Il tempo vola a Napoli , perché è un oceano traboccante di sorprese.  Per  navigarlo devi solo veleggiare oltre la riva!

incentro-b&b-via-toledo-156-napoli-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Napoli è!

Raccontare di Napoli non è cosa semplice. Ci si perde a parlare delle sue bellezze, della sua storia, e della sua accesa  complessità. Senza ombra di dubbio a Napoli non si puo’ trascorre qualche giorno. Perché come il suo caffè va assaporata lentamente e gustata in tutta la sua inebriante totalità.

Non a caso la leggenda dice che in origine Napoli fosse Partenope, la sirena incantatrice che ammaliò Ulisse! Andandoci si ripete lo stesso incantesimo, perché chiunque ci mette piede ne viene ammaliato. E se volete perdervi a Napoli nel modo giusto vi consiglio di alloggiare all’ ‘InCentrob&b’ in via Toledo 156 , perché qui siete di casa e straviziati da Roberta di Porzio e Salvatore di Vaia.

 

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

‘Piazza Plebiscito’ e ‘Lungomare Caracciolo’, Napoli

‘Piazza Plebiscito’ e ‘Lungomare Caracciolo’, Napoli

“Dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli”
Luciano De Crescenzo

Napoli. Itinerario a piedi da ‘Piazza Plebiscito’ al ‘Lungomare Caracciolo’

Altra giornata, altra gloria! Ora di pranzo e mi regalo in  via Toledo un  ‘cuoppo di pesce fritto’ in un cono di delizie di mare a soli sei euro.  Bevuta una cola ghiacciata mi rialzo per fare una passeggiata a ‘Piazza del Plebiscito’.

Patrimonio dell’ ‘UNESCO dal 1995’,  ‘Piazza del Plebiscito’ è il ventre ellissoidale di Napoli ed è immensa e suggestiva. ‘Piazza del Plebiscito’ è epicentro di avvenimenti clamorosi e considerevoli, come appunto  il plebiscito che la battezza , quello del 21 Ottobre 1960 per l’annessione del regno delle Due Sicilie all’Italia.

Questo giardino di pietra è ricco di monumenti e tesori artistici di alto valore e da qui in poi si prosegue verso il mare di Napoli, il  ‘Lungomare Caracciolo’  , da cui si ha una vista mozzafiato sul Vesuvio! Siete pronti? Seguitemi in questo giro dal centro al mare di Napoli!

‘Piazza del Plebiscito’, il salotto di Napoli

Per secoli  ‘Piazza del Plebiscito’  è stata punto di ritrovo per tutti i Napoletani. Originariamente si chiamava ‘Largo di Palazzo’ e ‘Largo San Francesco di Paola’.

‘Piazza del Plebiscito’  visse un periodo glorioso tra  il 1890 e i tardi anni Trenta, quando l’apertura di bar storici quali il ‘Gambrinus’ e il ‘Turco’ (poi ribattezzatoTripoli’) la animavano giorno e notte.

Oltretutto  ‘Piazza del Plebiscito’  non smise mai di essere palcoscenico di manifestazioni, installazioni d’arte e concerti. Però con il ridimensionamento e la chiusura dei noti locali sempre in festa , la piazza sembrò invasa da un’atmosfera rigorosa e severa che proprio non le si addiceva. Ed è solamente negli anni’ 90 che  è stata resa accessibile unicamente ai pedoni, diventando così  il simbolo del ‘Nuovo Rinascimento Napoletano’.

8 Cose da vedere  a ‘Piazza del Plebiscito’ 

    1. Le  statue equestri di Carlo III di Borbone’ e di Ferdinando I : Firmate dal Canova e dal suo allievo Antonio Calì ;
    2. ‘Palazzo Salerno’: Risale al  XVIII secolo e fu fatto  dall’architetto messinese Francesco Sicuro, e così chiamato da Leopoldo di Borbone-Napoli, principe di Salerno;
    3. ‘Palazzo della Prefettura: Venne costruito nel 1815 dall’architetto Leopoldo Laperuta per volere di re Ferdinando I, per farne un posto dove accogliere gli ospiti.  La facciata si presenta su due ordini, con un basamento bugnato, nel quale si apre anche il portale in piperno, e con le finestre del piano nobile sormontate da timpani triangolari e arrotondati.  Il palazzo, oltre che della Prefettura, dal 1890 è sede del più famoso caffè della città, il ‘Caffè Gambrunus’;
    4. ‘Caffè Gambrunus’ : Il nome di questo storico caffè deriva dal re fiammingo Gambrinus, considerato inventore della birra. Tra marmi, stucchi e specchi i suoi interni sono  stati decorati da 43 pittori e scultori e hanno visto sedersi ai tavoli le più illustri personalità della storia italiana, dai vari presidenti della Repubblica, a letterati come Gabriele D’Annunzio;
    5. Chiesa di San Francesco di Paola’ : Un tempio a pianta circolare con 48 colonne (per questo rievoca il ‘Pantheon’ di Roma) in stile Neoclassico fatto dall’architetto Pietro Bianchi. Fu fatto erigere da  Ferdinando I di Borbone perché riuscì a riconquistare il regno dai francesi;
    6. ‘Palazzo Reale’ : Questo fu uno sfizio del vicerè  Fernando Ruiz de Castro conte di Lemos ! Esso fu rimaneggiato più volte con l’aggiunta di diciannove arcate. Queste vennero tappate dall’ingegnere napoletano Luigi Vanvitelli , perché causavano instabilità . Le arcate furono poi riempite da Umberto I nel 1880 con i busti dei capostipiti fondatori delle dinastie ascese al trono di Napoli: Ruggiero II, Federico II di Svevia, Carlo I D’angio, Alfonso V D’Aragona, Carlo V D’Asburgo  Carlo III, Gioacchino Murat, e Vittorio Emanuele II;
    7. Il ‘Castel Nuovo’: Detto anche ‘Maschio Angioino’, questa imponente fortezza domina il fronte del porto di Napoli. Questo è uno storico   castello medievale e rinascimentale, nonché uno dei simboli della città di Napoli. Il ‘Castel Nuovo’ ha subito varie modifiche nel corso del tempo. Esso è principalmente la rappresentazione plastica della potenza di Alfonso d’Aragona, che aveva conquistato il trono di Napoli nel 1443. Non poteva che essere simbolo stesso di Napoli , e tutto l’anno ospita eventi culturali ed è tra le altre cose sede  del ‘Museo Civico’ ;
    8. ‘Museo Civico’ : Quest’ultimo si trova dentro il ‘Castel Nuovo’ e venne  inaugurato nel 1990 . Esso  vanta capolavori quali la Cappella Palatina’ e ‘La Sala dell’Armeria’ , insieme a sculture, oggetti e dipinti dall’epoca medievale al tardo Ottocento;
    9. Teatro San Carlo di Napoli’: Questo è il più antico teatro d’opera del mondo fondato nel 1737.  Date le sue dimensioni, struttura e antichità è stato modello per i successivi teatri d’Europa. Affacciato sull’omonima via al civico 98, esso è stato inserito dall’ ‘UNESCO’ tra i monumenti considerati ‘Patrimonio dell’Umanità’;
    10. ‘Chiaia’ : Questa è la zona benestante e dello shopping di Napoli , sono presenti le griffes più importanti. Inoltre  qui è un punto centrale della movida partenopea grazie alla presenza di numerosi locali raffinati e alternativi . Il fascino di ‘Chiaia’ però non si esaurisce di certo qui, poiché è  un quartiere ricco di belle chiese, stupendi edifici storici ed eleganti piazze. Clicca qui per sapeere cosa vedere a Chiaia.

‘Lungomare Caracciolo’, Napoli da mare!

Napoli o la ami o la odi. E io torno sempre a riprenderci il cuore quando posso. Crea dipendenza, perché è un insieme di contrasti infiniti, come noi essere umani. Ha un’anima che vibra in maniera prepotente . Non si può fare a meno di perdersi nella  bellezza di Napoli . Come quella del ‘ Lungomare Caraccioloe delle sue acque cristalline, a cui ci si giunge scendendo da ‘Piazza del Plebiscito’  .

Il ‘ Lungomare Caracciolo’   è lungo 3 km , e comprende 4 strade principali:

  1. ‘Via Nazario Sauro’: Parte  dal  ‘Molo di Santa Lucia’ fino a Castel dell’Ovo, attraversando i più famosi hotel di lusso della città come il ‘Grand Hotel Santa Lucia’ e ‘Hotel Miramare’. Ma anche celebri ristoranti come ‘La Bersagliera  e ‘Zi Teresa’ (clicca qui per altri ristoranti al ‘Lungo Mare Caracciolo’);
  2. ‘Via Partenope‘: Qui si trovano le più  rinomate pizzerie di Napoli come ‘Sorbillo lievito Madre al Mare’  e ‘Vesi Pizzagourmet’, e  altri importanti alberghi  come ilRoyal Continental Hotel’  e il ‘Grand Hotel Vesuvio’ (clicca qui per dove dormire nella zona del ‘Lungo Mare Caracciolo’ );
  3. ‘Via Caracciolo’: Questa è la parte più lunga che fiancheggia la ‘Villa Comunale’ e il mare .  A metà percorso c’è  la ‘Rotonda Diaz’   con la famosa statua equestre dell’omonimo  generale ;
  4. ‘Via Mergellina’:  Si estende da ‘Via Caracciolo’  a ‘Piedigrotta.  Qui siamo  a stretto contatto con la  Napoli più ‘verace’, tra reti di pescatori e barche ormeggiate. Non potete non andare al ‘Porto di Mergellina’, dove partono i traghetti per le isole. Ed è anche dove ci si può fermare in uno dei tanti chioschetti per  bere un caffè, mangiare un gelato o piatti base di pesce con vista mare!

‘Lungomare Caracciolo’, il mare di Napoli

Il Lungomare Caracciolo’ è il mio luogo prediletto perché  da qui si gode di  un panorama strappalacrime sul Vesuvio , Capri ed il promontorio diPosillipo’.  Questa è un’ incantevole  promenade che sta accesa dall’alba al tramonto ed è sempre sovraffollata per i suoi campionati di vela  e i suoi Capodanni. C’è molto da vedere e fare in questo posto, seguitemi.

Storia del ‘Lungomare Caracciolo’

Fino alla fine dell’‘800 il  Lungomare Caracciolo’ non esisteva, ed il mare bagnava Napoli fino alla ‘Riviera di Chiaia’ (dall’altro lato della Villa Comunale’). Al posto di quello che c’è oggi  c’ era una spiaggia molto frequentata dai napoletani, che venne assorbita  dall’asfalto. Dieci anni fa il sindaco di Napoli Luigi De Magistris decise di chiudere il  ‘Lungomare Caracciolo’  al traffico  regalandola finalmente ai cittadini, che qui passano volentieri il loro tempo libero.

2 Cosa da non perdere  al ‘Lungomare Caracciolo’

1. ‘Borgo Marinari’

Al ‘Lungomare Caracciolo’   spicca il ‘Borgo Marinari’ , che è a ridosso del Castel dell’Ovo’, nel quartiere San Ferdinando’. Esso è unito alla terraferma tramite un istmo artificiale collegato col Borgo Santa Lucia’.

Gli studiosi attestano che qui  sarebbe da individuare l’ ‘Isolotto di Megaride’  che sarebbe l’embrione di Napoli . I greci delle colonie di  Ischia e Cuma del IX secolo ci fecero un emporio commerciale. Questo  venne dapprima nominato Partenope,’ in reverenza alla sirena di Ulisse , poi Neapolis’,  cioè ‘città Nuova’ . Volendola  appunto distinguere dalla ‘Paleoplis’ , ovvero ‘città vecchia’ , quando essa si espanse verso Monte Echia (‘Pizzofalcone’). Qui è tutto particolare, è una cittadella dove mangiare e bere di gusto o fumare  unnarghilè’. Tutto è avvolto in un’atmosfera speciale, lontano dai ritmi frenetici di Napoli  .

2. ‘Castel dell’Ovo’

I  resti di un passato glorioso  fanno del  Castel dell’Ovoun must irrinunciabile a Napoli. Quando si salgono gli  scaloni si arriva in cima al secondo piano. Qui a una finestra è scolpito  un piccolo Gallo in Bronzo’ a opera dell’avellinese Antonello Leone), quasi a custodire tutto quel ben di Dio. Appena giunti nella terrazza panoramica, si ammira il blu del Tirreno che pare una cosa unica con il cielo pieno di gabbiani che virano assecondando il buon vento.

Il  Castel dell’Ovo è  una costruzione prestigiosa . Secondo il mito è così soprannominato perché Virgilio celò nelle sue segrete un uovo per mantenere in piedi l’intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi a Napoli.

Perché  è famoso il ‘Castel dell’Ovo’?

C’è una lista di episodi eclatanti che riguardano il ‘Castel dell’Ovo’:

Nel corso del Medioevo la decadenza ‘Castel dell’Ovo’ regna sovrana fino alla riqualifica dei Borbone.  Le colmate al mare della prima metà dell’800 successivamente ampliarono la superficie abitabile, che si riempì di fastose residenze di personaggi illustri.

3 ‘Mergellina’

‘Mergellina’  è  una delle aree più spettacolari Napoli, perché si distribuisce su enormi spazi pubblici, vie larghe e un caratteristico lungomare , dove alle barchette di pescatori si alternano yatch di lusso. L’atmosfera è Mediterranea, e il mare cristallino, lo stesso che ha ispirato pittori, poeti e musicisti che hanno immortalato questa zona nelle loro opere. Pare che il suo nome derivi da una parola latina ‘mergus’, cioè ‘uccello marino tuffatore’ , o da un’altra ‘mare ialinum’,  ovvero ‘mare chiaro’. Clicca qui per sapere cosa vedere a ‘Mergellina’. 

Napoli è una poesia! 

‘Piazza del Plebiscito’‘ Il Lungomare Caracciolo’   sono due tappe da non perdere a  Napoli . Per immergersi nell’arte e nel mare dell’urbe partenopea, e per godere di momenti di relax al mare e  per prendere il sole. La sera sono punti ideali poi per fare delle belle passeggiate e mentre avrete come sfondo un panorama mozzafiato.

Indipendentemente da cosa cercate da una vacanza, Napoli è in grado di soddisfare ogni vostra esigenza. E vi dirò d più, non programmate troppo, perché vi può succedere di cambiare idea semplicemente vivendola come è successo a me.

Ed è per questo che vi consiglio di affidarvi alla gente di Napoli per capirla e girarla in lungo e in largo seguendone i consigli. Io mi sono affidata a Roberta di Porzio proprietaria del ‘InCentro b&b’ in via Toledo 156  a Napoli. E me ne sono innamorata!

 

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

Cosa è ‘Mosaico per Procida 2022’? Ve lo spiego subito!

Cosa è ‘Mosaico per Procida 2022’? Ve lo spiego subito!

„…È strano come l’eternità si lasci captare piuttosto in un segmento effimero che in una continuità estesa…“
Elsa Morante

‘Mosaico per Procida 2022’. Una bottiglia celebrativa per  l’isola capitale della cultura

‘Mosaico per Procida 2022’  è una grand cuvée nata dal genio di Roberto Cipresso . In questo modo il winemaker di fama internazionale ha voluto  omaggiare  Procida , eletta capitale della cultura 2022. Per  la ricorrenza si produrranno circa 6000 bottiglie , che saranno date  in  dono a tutte quelle personalità  che hanno reso possibile il miracolo!

Dovete sapere che non è la prima volta che sono  approdata a Procida! Purtroppo lo scorso Luglio ci ho  messo piede, rompendomelo letteralmente. Da allora Procida è stata per me come il canto di una sirena, che si  è diffusa nell’aria. E poi è giunta  in qualche modo all’orecchio di Roberto Cipresso , il quale mi ha  invitato alla conferenza stampa di ‘Mosaico per Procida 2022’ .

Da circa cinque anni sto scrivendo degli articoli sulle cantine seguite dall’ eclettico globetrotter del vino, che mi hanno dato la possibilità di perdermi in terre infinite. Adesso è stata la volta in cui sono partita per  esplorare Procida!

‘Mosaico per Procida 2022’. 26 Febbraio 2022, conferenza stampa

Descrivervi in toto la sensazione di essermi  trovata a Procida  per una manifestazione significativa come ‘Mosaico per Procida 2022’, mi porterebbe via troppo inchiostro.  Ci proverò in questo mio post! Siete pronti a seguirmi? via!

Sabato 26 Febbraio 2022 ci si è riuniti con  Roberto CipressoGaetano Cataldo al bar ‘Capriccio’  vicino il porto prima della conferenza stampa su ‘Mosaico per  Procida 2022’ . In attesa degli alti ospiti è piovuto ininterrottamente! Nonostante il freddo, l’atmosfera si è scaldata , perché è stata una gran festa!

Ciak si gira! Il vino è la cultura, che non isola!

Tra quei tavoli e sotto gli ombrelloni del bar al riparo dalla pioggia, si è convogliata  così tanta energia, che è esplosa appena ci si è spostati successivamente  nel palazzo di città di Procida. Le nuvole grigie sono state colorate dai sorrisi di tutti i partecipanti. Dopo tanta acqua addosso insieme a una gioia infinita , ci siamo accomodati nell’ aula consiliare del comune di Procida, dove ‘Mosaico per  Procida 2022’  si è finalmente reso pubblico.

4 Special guest!

Sono stati presenti al convegno :

  1. Pasquale Persico, capitano di lungo bordo , proprietario del ‘Riccio Apartments’ , e soprattutto  primo procidano a credere nell’impresa con una lauta offerta spontanea;
  2. Alcuni dei viticoltori societari e imprenditori del settore eno gastronomico;
  3. Tommaso Mascolo , delegato di  ‘AIS Campania’ ;
  4. Ciro Adinolfi dirigente ‘Agenzia Regionale Campania Turismo’.

Senza dubbio,  ‘Mosaico per  Procida 2022’ è un’opera d’arte. Si tratta della creazione di un blend  dei migliori bianchi campani, che sta già facendo rumore!  Il cappellaio magico in questione è stato  Gaetano Cataldo .  Con la sua assoc.  cult.  ‘Identità Mediterranee  ha sposato e promosso questo capolavoro questo evento  indimenticabile1

mosaico-per-procida-2022

7 Motivi del successo di ‘Mosaico per Procida 2022’

Dopo aver preso posto in aula, si è aspettato impazienti per la rivelazione di ‘Mosaico per Procida 2022’. Questa è stata definita un’iniziativa di altissimo valore. Non poteva essere stato diversamente! Se si considera che non è stata affatto una manovra  commerciale, ma si è auto alimentata con libere donazioni!

I volti della gente lì riunita si sono illuminati alla visione di Roberto Cipresso e di Gaetano Cataldo  che presenziavano ai tavoli di fronte. Loro sono stati i capitani di bordo di questa incredibile traversata, con una  fedele ciurma senza la quale  non si sarebbe neppure potuto  salpare! Vediamo più da vicino chi sono stati i magnifici 7 di  ‘Mosaico per  Procida 2022’ .

1. Ass. al turismo Leonardo Costagliola e il sindaco Dino Ambrosino. Procida merita!

Intanto hanno preso la parola   l’ass, al tur.  Leonardo Costagliola e il sindaco Dino Ambrosino . Quasi commossi, il loro discorso di apertura ha avuto in comune il loro amore per Procida. L’hanno ricordata come una vecchia fotografia in bianco e nero, affollata da pescatori e bambini. Tra questi c’erano anche loro, che adesso da adulti si sono impegnati  per cambiarla. In meglio!

Schiarita la voce, e nel silenzio più assoluto i due primi cittadini hanno attirato l’attenzione di tutti i presenti , presentando   gli  altri attori  principali di ‘Mosaico per Procida 2022’. Sono riportati di seguito , in ordine di intervento.

2. Angelo Radica presidente di  ‘Città del Vino’ 

Angelo Radica,  sindaco di Tollo (Abbruzzo), ha annunciato orgoglioso l’adesione di Procida ai 460 comuni di ‘Città del Vino’. Partendo da un’ iniziale  terroir diffuso e grazie a un fondo di 3000 euro , si innescherà un processo importante . Cioè quello di educare i vigneron procidani ad avviare una  solida realtà enoturistica nella loro terra .

4. Roberto Cipresso. Il vino parla! 

Roberto Cipresso  è inequivocabilmente l’enologo nazionale! Con  ‘Mosaico per Procida 2022’ ha ripetuto un’altra magica  alchimia. Questa si aggiunge ad altre del passato, come per esempio  le magnum fatte per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e per i papi Giovanni Paolo II e Francesco Bergoglio!  Da ambasciatore di ‘Città del Vino’, Roberto Cipresso ha sottolineato che il vino  deve fare emozionare.

5. Gaetano Cataldo , il ‘Corto Maltese’ di Castel San Giorgio, Salerno

Gaetano Cataldo , giornalista con un master in food and beverage, ci ha delucidati sulle difficoltà e i traguardi raggiunti con ‘Mosaico per Procida 2022’. Tra questi i fondi che verranno destinati per l’allestimento di un altro  ‘Abito della Graziella’. 

6. ‘Team diffuso’ per ‘Mosaico per Procida’

Con orgoglio Gaetano Cataldo ha alzato il sipario sui nomi delle imprese vitivinicole , che si sono imbarcate in questa sfida, che è proiettata verso un futuro più che brillante. C’è un forte segnale che appare chiaro:

  • fare sistema lavorativo  in  Campania ;
  • abbattere unitamente le paure e le problematiche della concorrenza in fatto di vino;
  • porre le basi per un rilancio del tessuto economico locale  efficace e duraturo!

7. L’arte si manifesta al ‘MAVV Wine Art Museum’ di Portici

Non poteva mancare un vestito  per ‘Mosaico per Procida 2022’  ! Al  ‘MAVV Wine Art Musem’ di Portici il direttore  Eugenio Gervasio  ha premiato Claudia Albano come miglior artista per la produzione di ‘Incanto DiVino’ . Questa è l’etichetta dell’ampolla sacra, che riprende lo skyline stilizzato di questo isolotto colorato!

Come è nato ‘Mosaico per Procida 2022’? Galeotta fu Pontelatone! 

Ma come viene fuori ‘Mosaico per Procida 2022’ ? Nel Settembre del 2021 a Pontelatone (CA) Roberto Cipresso e Gaetano Cataldo si incontrarono per discutere  delle  potenzialità vitivinicole della Campania.

Da lì  l’idea  per l’ elisir per Procida  iniziò a prendere forma! Da quel momento in poi si mise in moto un ingranaggio infernale per procedere con l’intento. Il primo passo  fu di trovare partner validi per lo scopo.Presto si unirono ben 26 cantine campane, tutte rigorosamente selezionate secondo i criteri di territorialità, sostenibilità agronomica ed enologia etica.

La ‘Cantina Bellaria’ di Antonio Pepe, primo tassello di ‘Mosaico Procida 2022’

Il grosso venne fatto! Le stesse aziende successivamente inviarono qualche ettolitro del loro vino nel laboratorio di Roberto Cipresso a Montalcino . Nello stesso periodo si proseguì con la vinificazione effettiva del bianco inedito presso la ‘Cantina Bellaria’      di  Antonio Pepe a  Roccabascerana  (AV).

A suggellare il tutto ci fu poi  l’intervento dei due grandi enologi Mario Mazzitelli e Luca Zirpoli. Adesso invece si sta aspettando che il vino maturi . In attesa di poterlo  poi  stappare ad Aprile 2022 per la  proclamazione ufficiale di Procida  a capitale della cultura 2022 .

Insieme si può! Anche al Sud!

La Campania ha un cuore che pulsa a dismisura, e una testa che funziona benissimo.  Ma con ‘Mosaico per Procida 2022’ siamo oltre l’abbraccio della regione per la gloria di Procida nel 2022! Infatti la  realizzazione di ‘Mosaico per Procida 2022’ è  soprattutto un esempio di grande sinergia imprenditoriale campana, che scalda l’anima e insegna!

Questo è il Sud  che voglio,  poiché quando c’è  gioco di squadra vero, si vince! Questo succede quando  in campo scendono i sentimenti , i buoni propositi, guidati da maestri quali Roberto Cipresso  e Gaetano Cataldo. Si sa che l’ unione fa la forza! Allora questa straordinaria azione collettiva  vuole essere in primis  un messaggio di pace alle soglie del dissidio tra Russia e Ucraina, con l’unica speranza che possa presto spegnersi!

‘Mosaico per Procida 2022’ , un’avventura appena iniziata

 ‘Mosaico per Procida 2022’ è  l’espressione più totale e autentica della passione del popolo campano per il loro territorio, convertito liberamente in un business pulito ed efficiente! Da questi quattro giorni procidani ho imparato che se non alzi lo sguardo in alto non vedrai mai le stelle!

Non bisogna mai  smettere di desiderare quello che si vuole! Questione di tempo, accadrà! Ma solo se si ha davanti una metà precisa, E se non puoi dirigere il vento, puoi comunque sempre orientare le vele!

Roberto Cipresso, se non ci fosse bisognerebbe clonarlo!

Dietro ogni mossa vincente in fatto di vino c’è sempre lo zampino di Roberto CipressoTutte le volte che ho la fortuna di collaborare con lui  per un wine report , mi domando perché non possa clonare il suo DNA , oltre che vitigni antichi!

Si deduce che la scelta di Roberto Cipresso  a capo della sua stessa creatura qual è ‘Mosaico per Procida 2022’ ,  non è stata né funzionale né mediatica. Oserei dire quasi obbligata per la sua professionalità e umanità!  A confermarlo il poliedrico Gaetano Cataldo , direttore di questa magnifica orchestra enoica, che mi ha accolto a bordo come un fido mozzo!

Nulla è per caso! I love Procida

In conclusione, non tutto il mal vien per nuocere! Forse senza quello sfortunato incidente estivo dello scorso anno , non avrei mai vissuto Procida in maniera così profonda! Di conseguenza questo post è un umile tentativo di immortalare in parole l’esperiensa unica di ‘Mosaico per Procida 2022’ ,  che mi ha fatto innamorare di Procida .

Avete presente come quando vi sentite catapultati in un film? Ecco, questo è stato per me ‘Mosaico per Procida 2022’  ! Un cortometraggio lungo quanto basta per impressionare nella pellicola tutta la bellezza  di Procida  e della sua gente!

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

Costiera Amalfitana

Costiera Amalfitana

“Il giorno del giudizio, per gli amalfitani che andranno in paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri”

Renato Fucini

‘Costiera Amalfitana’ , un teatro a cielo aperto

Chi non hai mai desiderato sentirsi come una star in un film di quelli  girati nella ‘Costiera Amalfitana’?  Dal 1800 la  Costiera Amalfitana’  stimolò la fantasia di scrittori e pittori stranieri che la immortalarono in eterno nei loro libri o acquerelli. Ci sono arrivati per qualsivoglia motivo, o più spesso per ricercare un rifugio al loro ‘ozio ricreativo’.

Da allora si parlò della  Costiera Amalfitana’  come un porto felice per la sua bellezza. Essa continuò a essere un approdo ambito e ricercato per i vacanzieri d’èlite  negli anni Sessanta in pieno boom turistico . E sicuramente attirò  nell’olimpo dongiovanni di tutte l’età nel loro tentativo di abbordare qualche svedese. Esattamente come facevano  gli smidollati personaggi di  ‘Leoni al Sole’ del regista Vittorio Caprioli.

La mia estate è volata via  nella Costiera Amalfitana’ tra villaggi di pescatori soprammontati dai  Monti Lattari . E ancora presepi di case variopinte, che sbucano fuori da boschi, terrazzamenti di vigneti, limoneti, e frutteti. Uno scenario sublime interrotto da vallate strette e profonde e bastioni di rocce calcaree sfiorate dal riflesso di luce delle marine circostanti.

Seguitemi, vi consiglio cosa vedere e fare per le vostre vacanze in questa meraviglia tutta Italiana!

‘Costiera Amalfitana’ 12 gioielli per un viaggio nella bellezza

Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’ ‘UNESCO’ nel 1997 , la Costiera Amalfitana’ ( 11.231 ettari  tra aree agricole e riserve naturali) è un eden di  enorme valore naturale e culturale. Essa  si snoda per 60 km attraverso la SS 163 e i suoi tornanti a senso unico attraverso 12 comuni a picco sul Mar Tirreno di :

  1. Vietri;
  2. Cetara; 
  3. Erchie;
  4. Maior;
  5. Minori;
  6. la Repubblica Marinara di Amalf; 
  7. il fiordo di Furore; 
  8. Praiano;
  9. Positano;
  10. Ravello; 
  11. Scala ; 
  12. Tramonti.

Storia della ‘Costiera Amalfitana’ 

Ci fu traccia della presenza dell’essere umano nella Costiera Amalfitana’  fin dall’epoca preistorica, come testimoniato da alcuni resti archeologici risalenti al Paleolitico e al Mesolitico rinvenuti a Positano.

Diventata colonia etrusca, greca e poi romana nel IV secolo, la zona è stata intensamente popolata sin dall’inizio del Medioevo, per poi essere assalita dai Saraceni . Dai pirati  si provava a difendersi con l’innalzamento di molte torri di avvistamento tuttora presenti, come:

Cetara, l’inizio della ‘Costiera Amalfitana’ 

Superata Vietri, che è   famosa per le sue ceramiche e per ilDuomo di San Giovanni Battista (X secolo) con la sua cupola maiolicata, giungo a Cetara, posta sotto il monte Falerio .

Ritrovarsi a Cetara significa fermarsi un attimo e respirare per godere di piccoli momenti infiniti: il dondolio lento delle barche legate a qualche scoglio basso, le palazzine colorate imbiancate dai panni stesi al sole, il calore dei passanti, che allegri ti salutano per strada.

Il tempo qui si è arrestato, quasi a proteggere questa oasi lontana dalla frenesia cittadina. Qui  i bambini mangiano un gelato sporcandosi felicemente la bocca, e le coppie si abbracciano e si tengono per mano.

La ‘Roccaforte Vicereale’ di Cetara

Una quiete che mi pervade le vene . Al punto di volermi isolare qui e prendere dimora nella ‘Roccaforte Vicereale’ innalzata nel 1500 per l’avvistamento delle incursioni dei terribili pirati!

Il nome di Cetara deriva da ‘tonnara’

Dal latino ‘Cetaria’, ‘tonnara’, o da ‘Cetari’, ‘venditori di pesci grossi’, Cetara deve la sua notorietà :

  • ‘Pesca del Tonno’;
  • ‘Colatura di alici’: questo è il liquido ambrato, ricavato dalla salatura delle alici, con cui per tradizione a Natale si condiscono le linguine. Specialità che ho divorato al noto  ristorante  ‘Convento’. Questo posto è una  tappa obbligatoria per chi volesse  assaggiare questa semplice e gustosa pasta all’ aglio , olio e peperoncino impreziosita dal prezioso condimento!

Ravello, l’entroterra della ‘Costiera Amalfitana’

Ravello è situata all’intenro della Costiera Amalfitana’ , su una vetta a circa 365 metri s.l.m. Durante l’Ottocento fu il salotto culturale di nobili inglesi, intellettuali e musicisti . Tutte queste personalità ne fecero il loro ritiro spirituale, trasformandola in un parco di ville.

2 cose da  vedere a Ravello

  1. ‘Villa Cimbrone’ : è un edificio storico oggi adibito ad albergo. L’area è in gran parte occupata da dei spettacolari giardini , che sono tra gli esempi più importanti della cultura paesaggistica e botanica anglosassone. Quello che si ammira è un parco ornato di statue, antichità, fontane e grotte. Si tratta di un vero e proprio gioiello d’arte, di cui la parte più grandiosa è il suo  superbo ‘Belvedere dell’Infinitocon una vista mozzafiato sul Golfo di Salerno’;
  2. Villa Rufolo’ : è un affascinante edificio risalente al XIII secolo, posto di fronte al ‘Duomo’ nella ‘Piazza del Vescovado’. Esso  ospitò  le famiglie più potenti di Ravello . Dai ‘Rufolo’ , che la fecero costruire per testimoniare la loro potenza,  ai Confalone’ .

Ravello è un tripudio di buganville e citazioni poetiche sparse ovunque da restare impietriti. La cittadina  è conosciuta anche per il celebre  ‘Ravello Festival’, un evento musicale istituito in onore del compositore Richard Wagner.

Amalfi, la ‘Repubblica Marinara’ della ‘Costiera Amalfitana’

Amalfi  fu una ‘Repubblica Marinara’, una potenza nel traffico commerciale con l’Oriente , e i suoi rapporti con gli arabi e i bizantini la resero ricca e grassa . Il genio degli Amalfitani è legato alla bussola di Flavio Gioia e alle ‘Tavole Amalfitane’, il padre dei codici di diritto marino.

6 Cose vedere ad Amalfi

Appena dalla darsena si tocca il suolo di Amalfi, si viene catturati dalla magnificenza del superbo:

  1. ‘Duomo di Sant’Andrea’ : principale luogo di culto cattolico della città, risale al IX secolo . Prevale lo stile Romanico Arabo-Normanno. Esso è stato più volte rimaneggiato, e comprende l’annessa ‘Basilica del Crocifisso’ (IX sec.),  la ‘Cripta di Sant’Andrea’ e il famoso ‘Chiostro del Paradiso’; 
  2. ‘Cripta di Sant’Andrea’: Sant’Andrea è il patrono di Amalfi . Questi evangelizzò la Grecia e la Russia e le sue spoglie attraversarono il mondo fino a giungere nella cittadina nel 1208. Questo episodio è il tema di un affresco all’interno della cripta (XVIII sec.) barocca del pittore Aniello Falcone. Sempre qui c’è l’altare sotto cui si trova il sepolcro e  la grande statua in bronzo del santo di 8 quintali;
  3. Chiostro del Paradiso’: posto sul lato sinistro del Duomo,  è l’ingresso ufficiale della cattedrale. La meraviglia degli archi bianchi in stile gotico colpiscono subito appena si entra. I due più significativi sono quelli del II sec. che rappresentano ‘il Ratto di Proserpina’ e quello delle ‘Nozze tra Peleo e Teti’ . Sono ancora visibili tracce di affreschi antichi;
  4.  ‘Arsenale’:  antico cantiere dove si costruivano le invincibili galee, che oggi è sede del ‘Museo della bussola e del Ducato’:
  5. ‘ Mulini’ erano i vecchi motori che pompavano energia per la produzione della ricercata  ‘Carta di Amalfi’‘Charta Bambagina’ , a cui è stato dedicato il ‘Museo della Carta di Amalfi’ ;
  6. ‘Valle delle Ferriere’: è un percorso all’interno della riserva che conduce  dai ‘Monti Lattari’ verso Amalfi attraversando i boschi e ruscelli. Il nome deriva proprio dai ruderi di ferriere di origine medievale che è possibile trovare lungo il percorso. L’ultima parte del percorso presenta mulini azionati ad acqua, impiegati per la produzione della famosa carta di Amalfi;

Positano, l’incanto della ‘Costiera Amalfitana’

Positano è una dea,  che come Venere dalle onde di Cipro, si mostra dalla Costiera Amalfitana’  in tutte le sue forme morbide e prorompenti.  Quasi a sfidare la forza di gravità con le sue costruzioni in verticale intonacate a calce.

I suoi terrazzi fioriti degradano romanticamente sugli abissi azzurri, le cui acque trasparenti lambiscono le spiagge dorate di:

Perché si chiama Positano?

Positano è dove  il mito si confonde con la storia e viceversa.  Si narra fu il dio Poseidone a modellarla per la sua amata ninfa Pasitea.

E si dice che fu chiamata  così da   ‘Posa’ ‘Posa’ . Si tratterebbe dell’invocazione di arresto che l’icona di una  Madonna Nera imprecò a  dei monaci marinari nel XII     per salvarli da un naufragio, inducendoli a sbarcarvi.

Dappoi in segno di gratitudine ai santi, fu edificata a  Positano la gloriosa  ‘Chiesa dell’Assunta’ (sorta su una precedente abbazia del X secolo consacrata a San Vito) . Questo edificio sacro   la custodisce come un angelo, aprendo le sue ali sul villaggio più desiderato e modaiolo della Costiera Amalfitana’  .

Perché Positano è cosi famosa? 

La bellezza disarmante di Positano è motivo del suo successo planetario, quasi sconosciuta e poco affollata nel 1800 e meta esclusiva  del jet set internazionale, artisti, bohemien e hippies negli anni Novanta.

Positano è un luogo dove tutti dovrebbero recarsi almeno una volta nella vita! Perché? Non credo ci sia altro modo che venire a Positano  per rispondere a questa domanda!

4 Cosa da vedere a Positano

  1. Visitare il centro storico di Positano: il centro storico non è grande . Si può visitare in un paio di ore. Vi si può accedere solamente a piedi dalla ‘Piazza dei Mulini’, punto di ingresso principale della parte storica. Si prosegue addentrandosi in una serie di stradine, vicoletti o scalinate che vi porteranno fino giù al mare e alla spiaggia;
  2. La ‘Chiesa di Santa Maria Assunta’ : risalente al X secolo, questa stupenda chiesa apparteneva a un vecchio monastero benedettino. Essa è la principale attrazione di Positano grazie soprattutto alla sua originale cupola ricoperta di maioliche gialle, verdi e blu;
  3. Prendere il sole nelle spiagge libere e negli stabilimenti di Positano;
  4. Fare il ‘Sentiero degli Dei’: lungo 10 chilometri parte da Agerola (frazione di Bomerano) e arriva a Nocelle-Montepertuso. Ci vuole una giornata intera per percorrere questo lungo percorso, e soprattutto occorre essere un po’ allentati.  Vi aspetta una vista incredibile sulla costiera camminando a qualche centinaio di metri di altitudine sul profilo;

La moda Positana

Positano  è magia allo stato puro. Positano  è leggerezza, libertà, lusso della semplicità, gli ingredienti oltretutto del successo della Moda Positana’.

Di questo stile di abbigliamento particolare si accorse già nell’Ottocento il pittore inglese John Ruskin , che in merito  alla iuta tinta indossata dalle ragazze del posto,  così esultava:

 “un fazzoletto obliquo sul petto di colore vivace, corsetto aperto, gonne corte e sandali ai piedi”.

I commercianti di Positano   si sono sempre dati da fare per assecondare le esigenze e i gusti sofisticati dei suoi ospiti viaggiatori quando esplose come fenomeno turistico negli anni Sessanta.

Brigitte Bardot e Jackie Onassis e Positano

Per farli muovere comodamente tra intimi litorali, calette, labirinti di hotel e barche senza rinunciare al glamour e alla qualità .

Essi  inventarono la Moda Positana’: parei, bermuda, pantaloncini, bikini e sandali bassi in cuoio,  che indossati da Brigitte Bardot e Jackie Onassis , decretarono il trionfo di Positano  in fatto di abbigliamento in tutto il mondo.

Non si può più tornare indietro dopo avere vagabondato per la Costiera Amalfitana’ , è un amore non consumato, è un bacio appena schioccato, è un eco che rimbomba nell’anima e che pace non ti darà se mai un’altra volta ci sarà.

‘Costiera Amalfitana’, Dio esiste! 

La Costiera Amalfitana’ è considerata uno dei tratti di costa più caratteristici della nostra penisola. Le coste alte, a picco sul mare, le insenature e le falesie popolate di case colorate, le acque limpidissime impreziosite dai tramonti infuocati fanno di questa zona un luogo turistico per eccellenza.

Solamente adesso posso capire l’estasi di tutti quei girovaghi sentimentali, che in Costiera Amalfitana’ hanno lasciato il cuore, me compresa, e voglio riprendermelo, ripercorrendo presto e nuovamente questi angoli di paradiso! Fatelo anche voi!

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :