‘Albergo Locanda sul Mare’ Ischia Porto

‘Albergo Locanda sul Mare’ Ischia Porto

“Ama il tuo sogno se pur ti tormenta”

Gabriele D’Annunzio

‘Albergo Locanda sul Mare’, Ischia Porto

Senza dubbio l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’    in via Iasolino, 80  a Ischia Porto è stata la scelta giusta per scoprire a fondo Ischia. Ci ho soggiornato per la prima volta la scorsa estate in occasione del mio wine report presso la cantina  ‘Pietra di Tommasone’ .

Inevitabile tornare a Ischia, una delle tre perle del Golfo di Napoli (insieme a Capri e Procida). Perché me ne sono innamorata! Così a fine Ottobre ho fatto le valigie per andarmi a riprendere il cuore lasciato tra i granelli della sabbia dorata  di San Pietro! Dall’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ Ischia Porto è  cominicata la mia avventura nell’isola verde. Una settimana  mi è appena  bastata per toccare quattro dei sei punti cardinali dell’atollo campano:

Il risultato è stato una mini guida in due articoli dedicati a  Ischia che potrete utilizzare per  farvi  un’idea del fascino di questo angolo di paradiso:

Mi sono resa conto che Ischia  non vuol dire solo terme. Questo perché vanta  uno straordinario patrimonio storico, artistico, culturale, ed enogastronomico. E l’ospitalità  alberghiera è davvero al top, come quella dell’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ Ischia Porto. 

‘Albergo Locanda sul Mare’ , una finestra sul ‘catino borbonico’ 

Per quanto riguarda l ‘ Abergo Locanda sul Mare’ Ischia Porto  è un palazzo storico del 1900 . La reception è subito all’entrata. Qui  il proprietario  Giuseppe Macrì accoglie i suoi clienti con un gran sorriso. L’edificio è due piani , tutto dipinto di banco. Un’architettura semplice in stile perfettamente Mediterraneo,   ravvivata da rampicanti di bouganville rosa.

Sul pianerottolo c’è un piccolo cancelletto in ferro battuto. Esso dà su un ingresso stretto e lungo decorato con fine ceramica e piccoli mosaici. Da qui si accede a una scala che porta al piano superiore.  I corridoi custodiscono piante esotiche, oggetti da collezione (come delle rare  Olivetti), specchi e vecchie stampe d’ Ischia

Le stanze panoramiche dell’ ‘Albergo Locanda sul Mare’ 

All’ Abergo Locanda sul Mare’ Ischia Porto ci sono in tutto 9 stanze confortevoli e di varie dimensioni (5 sono fino a quattro posti letto) . Esse sono dotate di tutti i comfort possibili, tra i quali:

  • Finestre insonorizzate;
  • Bagno privato con box doccia;
  • Aria condizionata;
  • TV.

Ottimo è il suo rapporto  qualità prezzo  . In questo  oltretutto c’è incluso  il servizio di ricambio giornaliero di lenzuola e asciugamano. L’ordine e la pulizia sono imeccabili. E qualsaisi cosa succeda potete contare sull’aiuto dei proprietari.

Il fattore woh dell’ ‘Albergo Locanda sul Mare’ : il porto borbonico!

In particolare la caratteristica principale  dell‘Abergo Locanda sul Mare  a Ischia Porto è che si affaccia sul ‘catino borbonico’. In questa maniera si è soliti soprannominare il porto della cittadina. Questo fu voluto dal   re Ferdinando II di Borbone, che lo  inaugurò nel 1854 . Un’opera faraonica che decretò la fortuna d’ Ischia . Essa  presto passò da un’ economia di stampo agricolo a una più solida e diversificata  basata sui traffici  commerciali oltremare.

Sapevate che il porto borbonico  in origine  era  un lago vulcanico? Questa è una tesi avvalorata non solo da  Plinio il Vecchio. Ma altresì  dalla presenza di un pezzo di tufo che affiora in superfice nel bacino. Si tratta di quella piattaforma rotonda, ormai coperta di pietra , collocata alla fine del pontile in ferro del terminal delle navi. Pochi sanno che il suo nome è  ‘Tondo di Marco Aurelio’ , chiamato in questo modo in onore dell’imperatore romano che ne discuteva nelle sue esercitazioni retoriche al suo precettore Frontone.

6 buoni motivi per prenotare ‘Abergo La Locanda sul Mare’  a Ischia Porto

In breve , l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’Ischia Porto è la soluzione ideale per trasformare la vostra vacanza  a  Ischia  in un’esperienza indimenticabile. Prima di tutto ti senti come a casa . In aggiunta la posizione strategica della struttura è impagabile perché si trova:

  1. Di fronte a voi appena scendete dall’aliscafo , e a 300 metri dal molo dei traghetti;
  2. A due passi dal centro di Ischia Porto , che si snoda da via Roma verso Corso Vittoria Colonna . Queste sono le due strade principali , un boulevard puntellato di negozi , gioiellerie,  lidi attrezzati e spiagge libere;
  3.  A venti minuti da Ischia Ponte, una borgata antica con un concentrato di attrattive monumentali imperdibili ;
  4. Vicino alla ‘Rive Droite’ , ovvero la riva destra del porto. Praticamente questa è l’anima pulsante della movida ischitana. Ci sono tanti locali rinomati, per cui a qualsiasi ora si rientri c’è sempre qualcosa da fare. Qui si possono mangiare ottime specialità di pesce, bere vini pregiati. Qualche suggerimento? Provate la ‘Taverna Antonio’, e ordinate le sarde fritte alla birra . Oppure deliziatevi a degustare un calice di  Biancolella  freddo  da  ‘Perazzo’ , che è un wine bar originale ricavato in grotte di tufo verde del XIX secolo;
  5. Alle spalle del capolinea dei bus in via Baldassarre Cossa, 4 .   Questa è una comodità assoluta, se volete usare i mezzi (clicca qui per gli orari ) per  visitare  Ischia ;
  6. Accanto a servizi di ogni genere: agenzie per prenotare bici, motorini, e auto, supermercati, paninerie, distributori automatici.

I misteri di Ischia  

A proposito, dimenticavo in lista un’altra ragione per soggiornare all’ ‘Abergo Locanda sul Mare’Ischia Porto ! Quale?  La colazione servita a base di caffè e  cornetti ischitani.  Detti ‘ad ape’  perché sono bicolori, questi  sono i tipici crossaint locali. Sono fatti con un doppio impasto di pasta frolla e brioche. Un mix che li rende  leggeri e succulenti. Vuoti o ripieni di crema con la classica goccia di amarena, vanno assaggiati rigorosamente caldi!

Ricordo ancora il profumo di quell’oro nero e di quelle paste. Per non parlare dei racconti di  Giuseppe Macrì  che ogni mattina mi raccontava qualche mistero su   Ischia  ! Ve ne  svelo qualcuno.

1. Vittoria Colonna e Michelangelo

Primo posto per il ‘Castello Aragonese’  (474 a.C.)  . Esso si staglia su un isolotto  nella frazione di  Ischia Ponte a cui è collegato da un ponte di 220 metri. Esso è certamente uno dei richiami d’interesse più affascinanti d’ Ischia, perché è simbolo dei suoi burrascosi trascorsi storici. Ma come ogni castello che si rispetti è ricco  di leggende e spiriti .

Dai Greci, ai Romani, fino agli Aragonesi il ‘Castello Aragonese’  celebrò nel 1509 le nozze tra Fernando Francesco D’Avalos e la poetessa Vittoria Colonna. Si dice che per la perdita del marito la nobildonna si immerse nelle arti, creando in quella rupe abitata un cenacolo culturale. A questo parteciparono tra gli altri i letterati Ludovico Ariosto, e Jacopo Sannazzaro . Nel gruppo c’era pure il celebre scultore Michelangelo Buonarrotio. Con questi  pare   Vittoria Colonna avesse intrecciato una relazione amorosa vissuta di nascosto attraverso un passaggio segreto nell’ adiacente ‘Torre Guevera’ .  

2. Il ‘Putridarium’ delle Clarisse

Seconda posizione spetta al ‘Putridarium’. Questa era la sala dove si mettevano a colare le monache decedute del  convento  delle Clarisse. Ciò serviva per purificare il loro spirito dalle impurità della vita terrena. L’aristocratica napoletana Beatrice Quadra fondò l’ordine dopo la perdita delconsorte Muzio d’Avalos nel XVI secolo. In quel periodo  il ‘Castello Aragonese’ assunse le dimensioni di un paesino con:

Chissà che in questo Purgatorio non si possa sentire il respiro di qualche defunta! Le suore di clausura sopravvissero per duecento cinquant’ anni.  Precisamente fino al 1810, quando Gioacchino Murat soppresse tutti gli ordini religiosi per impossessarsi delle loro ricchezze. Ceduto alla famiglia Mattera nel 1912 , il ‘Castello Aragonese’   fu recuperato dal suo stato di abbandono .  Negli anni ’90 fu aperto al pubblico  (clicca qui per orari e prezzi biglietti) e a grandiose kermesse di ogni genere artistico.

3. La ‘Grotta del Mago’

Il terzo podio va alla  ‘Grotta del Mago’ . Questo è un  altro enigma che ha appassionato residenti, studiosi e persino le truppe tedesche. Queste forse ci si infilarono per riportare a Hitler qualche tesoro. Si narra che all’interno di questa cava , posta tra  Punta Lume e Punta Parata, dei pescatori fossero come ipnotizzati da una strana epifania. Quella di un vecchio canuto dall’aspetto gentile e di alcune ninfee.  A quanto pare quella visione era di buon auspicio, interpretata come augurio di un abbondante pescato.

Quindi negli anni trenta ci furono numerose spedizioni speleologiche per studiare la ‘Grotta del Mago’ . Si innalzarono parecchie impalcature, che furono poi smantellate da delle forti mareggiate. Da allora si spensero tutti i tentativi di scavare  sui segreti  ‘Grotta del Mago’  , che non hanno mai smesso di suscitare stupore e curiosità.

5. Il crocifisso e il raggio verde della ‘Chiesa del Soccorso’

Numero cinque è la ‘Chiesa del Soccorso’ , che con la semplicità dei suoi esterni candidi  ci ricorda i paesaggi della Grecia. Dedicata alla ‘Madonna della Neve’, essa è custode di tutti i pescatori. Un piccolo tempio sacro del 1350 sito su un promontorio a picco sul mare. Il punto giusto dove ammirare un tramonto.

Se siete fortunati al calare del sole, vedrete per pochi istanti un raggio verde  all’orizzonte. In questo caso non è una leggenda.  Infatti è  un fenomeno ottico raro della rifrazione della luce solare nell’aria. Questo accade se il cielo è limpido. E se non c’è foschia c’è una veduta magnifica sul Lazio fino a Ventotene, Formia e Gaeta.

Superbo è il  piazzale antistante la ‘Chiesa del Soccorso’ , che è stato battezzato  Papa Giovanni Paolo II  ( per la  visita pastorale il  5 maggio 2002). Internamente preserva diversi capolavori di  Cesare Calise , e un  crocifisso ligneo del XVI sec. a.C. Quest’ultimo, secondo alcune voci popolari, era diretto su una nave verso la Sardegna. A causa di una tempesta i marinai si fermarono presso la ‘Chiesa del Soccorso’  . Al momento di togliere le ancore, il  crocifisso ligneo   oppose resistenza. E si lasciò lì a proteggere ogni pellegrino!

6. Il mistero del popolo di Agharti

Numero sei è il rebus più avvincente! Ascoltate bene!  Ischia potrebbe essere una porta al fantastico mondo degli Agarthi, un popolo alieno che vivrebbe sottoterra.  Questo mito risale al Medioevo quando il vescovo Corrado di Querfurt azzardò l’ipotesi che l’accesso alla terra cava di Agarthi coincidesse con un’entrata nelle viscere dell’Epomeo.

Figuratevi che a questa teoria credeva sempre lo stesso Hitler, che era appassionato di esoterismo. Secondo lui gli Agarthi sarebbero stati una sorta di razza madre della stirpe ariana. E di conseguenza i progenitori dell’umanità. Proprio il Führer  ordinò ai sui soldati di scovare a Ischia  il passaggio  per Agarthi . A tal proposito furono scandagliate la ‘Grotta di Mavone’ ( Forio d’Ischia) e  la ‘Grotta del Mago’ , di cui già vi ho accennato in alto.

A essere rigorosamente scientifici non ci dovrebbe essere nulla di vero in tutto questo. L’unica certezza plausibile sarebbe qualcuno anticamente poté perdersi e fantasticare su regni di umanoidi su cui ci si inventò in seguito delle favole!

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‘Albergo Locanda sul Mare’ ,  il rifugio degli artisti. Hans Purrman

Non c’è da meravigliarsi che in passato all’ ‘Abergo Locanda sul Mare’Ischia Porto ci si rifugiavano spesso personaggi di prestigio nazionali e internazionali. Appena sbarcati a Ischia se lo ritrovavano davanti! Per forza di cose con quelle camere confortevoli, minimali e arredate  con il  blu della marina.

Come la n. 115 dove dormiva l’incisore tedesco Hans Purrman ( nel 1910 partecipò  alla fondazione della scuola di Matisse a Parigi). Dalle persiane spalancate sul porticciolo Borbonico adorava dipingere particolari scorci che per varie vicissitudini non rimasero in loco!

Hans Purrman era un ebreo in fuga che veniva volentieri all’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ per allontanarsi da tutti i suoi problemi. E tra le altre cose fu proprio lui il talent scout di Luigi De Angelis, che da barbiere finì per essere un acclamato ritrattista e paesaggista locale!

Giuseppe Macrì, il pittore delle vele

Inoltre l’ ‘Abergo La Locanda sul Mare’ Ischia Porto è una vera e propria galleria d’arte diffusa, i cui pezzi più pregiati sono i  quadri firmati dallo stesso Giuseppe Macrì .  Con due mostre collettive (1990) alle spalle, questo affermato albergatore è un uomo solitario. E schivo come un gatto, ma con un trascorso da artista tutto da raccontare.  

Giuseppe Macrì vive in simbiosi con la sua  Ischia . Il suo umore è regolato dal  porto borbonico. Ovvero quando è vuoto si rallegra, quando si riempie di turisti diventa un irascibile fascista! Pertanto  ne ho approfittato una serena e tranquilla mattina d’ autunno, quando l’ho invitato a uscire dalla sua tana per mostrarmi qualcosa di speciale  d’ Ischia Porto.

‘Villa Altana’ , le cupole arabeggianti d’Ischia Porto

Dopo una sosta a un bar per delle buone spremute d’arancia, io e Giuseppe Macrì ci siamo avviati verso la parte sinistra d’ Ischia Porto . Giunti  in via delle Fornaci, mi ha abbagliato la maestosità  delle cupole immense , e arabeggianti di ‘Villa Altana’ .  Questa era la residenza del colonnello Giovanni Masturzi, poi acquistata  e messa a nuovo dal duca L. S. Camerini nel secondo dopoguerra. Ovviamente non ci sarei mai potuta arrivare qui da sola con l’aiuto di una semplice guida.  Questa zona è conosciuta come Pagoda’, in memoria di un tempietto cinese in legno voluto da Ferdinando II per i suoi   gran galà.

Superato questo monumento , ci addentriamo nella villa comunale adombrata da  alberi secolari e gelsomini. Con tanto di veduta sul  Vesuvio  e Golfo di Napoli ci siamo appoggiati su un muretto rovente per il caldo torrido. Qui San Gennaro ha fatto la grazia, perché il Duchamp ischitano mi ha concesso una breve intervista!

Giuseppe Macrì, l‘ artista dell’ ‘Albergo Locanda sul Mare’ a  Ischia Porto. 

Classe 1960, Giuseppe Macrì ha continuato l’attività alberghiera del padre e del nonno, che di origini calabresi si erano trasferiti per motivi di lavoro a  Ischia. Nel 1940 i familiari pian piano acquisirono diverse terre, e aprirono un ristorante, una salumeria, e un minimarket.

Successivamente comprarono una palazzina da un vecchio vignaiolo, che per difficoltà economiche lo mise all’asta di Viareggio. Quel rudere presto fu restaurato , e in appresso si fece fruttare come pensione e infine trasformato nell’ odierno ‘Abergo  Locanda sul Mare’   .

Da venti anni  Giuseppe Macrì porta avanti il suo lavoro con sacrificio e dedizione insieme a Olimpia de Angelis  e il figlio. Il suo contributo all’espansione e al rendimento della proprietà fu decisivo.  Dall’affitto di un gozzo in legno per i clienti per circumnavigare Ischia, alla modernizzazione della proprietà nel 2006.

L’arte secondo Giuseppe Macrì . In principio fu una caverna!

Giuseppe Macrì  si è sempre dato da fare per mandare avanti i suoi affari e ci è riuscito egregiamente. Gli impegni lo hanno assorbito vorticosamente.  Solo di recente che ha ripreso la sua vera passione, cioè la pittura. Lui ama definirsi un autodidatta. Da quando a sei anni abbozzava i primi schizzi con uno spazzolino da denti e dei tubetti di colore presi dalla spazzatura.

Mi ha confessato che viaggiava parecchio da giovane in Europa. Nelle attrattive delle grandi capitali riusciva a cogliere l’essenza dei principi di un’arte che modellò a piacere suo. La musa ispiratrice di Giuseppe Macrì rimane comunque la bellezza d’ Ischia, la stessa che ogni giorno meraviglia lui stesso i suoi concittadini. Questo è un atto di amore verso i suoi spettatori.  A loro regala pennellate di poesia, quella che è inesistente in tanti aspetti della società contemporanea.

Vecchie ciabatte e porte d’oriente. Le creazioni artistiche di Giuseppe Macrì

Giuseppe Macrì   trasse nutrimento dalle incisioni rupestri , dalla ‘Cappella Sistina’, dal ready-made. I suoi maestri furono, Marc Chagall, Jackson Pollock,  Vektor Pisani, Aniellantonio Mascolo, Robert Rauschenberg,  Anselm Kiefer, e Piero Manzoni. Come per quest’ultimo per Giuseppe Macrì  : “un oggetto rimane un oggetto fino a quando l’artista non lo trasforma in un’opera d’arte”.

Nasce da questa contaminazione artistica un file ruge che attraversa tutte le creazioni di Giuseppe Macrì , che sono parecchio versatili:

  • Tele con le vele, che rimandano all’utopia di un pianeta migliore;
  • Schizzi stilizzati del Vesuvio, che è emblema di potenza e rinascita;
  • Installazioni fatte di salvagenti, sughero, ciabatte consumate, e rubinetti, che sono rappresentazione della forza distruttiva dell’uomo;
  • Porte con scritte orientali, che diventano un messaggio di speranza per trovare una via d’uscita al consumismo capitalistico.
L’arte , un urlo contro le brutture della società contemporanea

Tutte produzioni autentiche, che sono diverse le une dalle altre, ma simili nell’intento. Ovvero  quello di stimolare l’immaginazione dello spettatore come unica risorsa per sopravvivere alla bugia dell’esistenza moderna.

Giuseppe Macrì  alterna la tecnica dell’acrilico a quella del combine painting. I suoi capolavori austeri, drammatici, teatrali e brutali sparsi per l’albergo diventano dunque concetti, pieni di rimandi simbolici, ed esoterici. Un urlo contro questa società ignorante e consumistica.

 La festa del porto del 17 Settembre 2014

Una foto un po’ sbiadita del porto Borbonico ha catturato la mia attenzione l’ultimo giorno di permanenza presso l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’   . Quella cornice era un ricordo parecchio importante per Giuseppe Macrì  .

Esattamente è lo scatto che immortalava la sua partecipazione il 17 Settembre del 2014 alla ‘Festa del Porto’ . Il  comune e il sindaco Peppe Brandi vollero questo grandioso spettacolo per celebrare i cento cinquant’anni  della nascita del porto d’Ischia nel 1854 per volontà di  Ferdinando II. A bordo di una barchetta  Giuseppe Macrì   celebrava l’ingresso dei galeoni borbonici  del re della regina al porto completamente svuotato al ritmo  del saluto regale con ventuno colpi a salve!

La ‘Festa del Porto’  fu un evento in gran pompa magna, che durò circa quindici giorni per un totale di sei edizioni. Questo era un galà unico nel suo genere arricchito con cortei mostre, stand con cibo e vino, premi, fuochi pirotecnici, e la presenza di una banda musicale e dell’esercito Borbonico. Giuseppe Macrì  girava anche per le scuole per diffondere la grandezza della storia del Sud. Tuttavia, il sipario calò presto. E questo appuntamento imperdibile si spense come una candela al vento per negligenza politica e mancanza di fondi.

L’ ‘Abergo Locanda sul Mare’   , Ischia   nell’anima

Non c’è nulla da fare, l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ a Ischia Porto  è il  posto perfetto per perlustrare  Ischia. Non solo per la sua centralità che lo collega a tutti i versanti.  Ma principalmente per l’accoglienza di Olimpia de Angelis  e Giuseppe Macrì,  che sono dei gestori di gran talento. E mi hanno trasmesso il loro amore immenso per un territorio che è di un fascino disarmante. Compreso nella prenotazione all’ L‘Abergo Locanda sul Mare’  c’è il lusso delle piccole grandi cose. Come il rumore del mare che sveglia alle prime luci del mattino. O il canto dei gabbiani che la sera addormenta mentre volteggiano sopra le ultime barche che rientrano al molo.

Per concludere, a Ischia si respira un’aria internazionale che è iniziata negli anni ’50 per gli investimenti dell’imprenditore milanese Angelo Rizzoli. Passeggiando per qualche lungomare ci si  gira a guardare stranieri ben vestiti, o magnifici yatch attraccati a qualche baia cristallina. Improvvisamente lo scenario cambia appena ci si addentra in qualche vicolo internato. Assale il profumo del pane appena sfornato.  Tra i banchi di frutta e verdura presi d’assalto dalle massaie per l’ora di pranzo. Queste sensazioni di un tempo autentico che a tratti pare essersi fermato sono quelle che mi sono più rimaste addosso d’Ischia  . Adesso è il vostro turno! Vi auguro buon viaggio!

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Ischia, Golfo di Napoli  

Ischia, Golfo di Napoli  

“…Desidero partire – non per le Indie impossibili,

o per le grandi isole a Sud di tutto,

ma per qualsiasi luogo, villaggio o eremo,

– che abbia in sé il non essere questo luogo…”

Fernando Pessoa

Ischia, un tuffo nel blu del Golfo di Napoli  

Ischia è incastonata come una perla nel blu del  Golfo di Napoli (a 33 km di distanza in direzione  Sud-Ovest insieme a   Capri e Procida ). Orgoglio e vanto del popolo partenopeo, Ischia  non si può girare in pochi giorni, perché è immensa.

Così a fine Ottobre per visitarla meglio sono partita per starci più tempo ! In  quarantacinque minuti di  aliscafo  sono approdata a Ischia Porto dal Molo Beverello di Napoli   . Da qui  a 10 minuti , a piedi c’è  Calata Porta di Massa  per chi preferisce  il traghetto , che impiega un’ora e un quarto.

A pochi passi dal terminal ho raggiunto l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’  in via Iasolino, 80 , dove ho alloggiato per una settimana. Questo è il centralissimo l’hotel di Giuseppe Macrì, il gestore che mi ha fatto sentire come a casa. Grazie ai suoi  preziosi consigli ho avuto la possibilità di esplorare  Ischia da viaggiatore e non da turista. Buona lettura!

Ischia , un’eruzione di meraviglie

Con i suoi 46, 3 km 2  Ischia (60.000 abitanti) è l’ottava isola più estesa d’Italia. Si trova all’interno  dell’area marina protetta del  ‘Regno di Nettuno’ . Questo è un ecosistema straordinario dove è possibile fare immersioni e contemplare magnifiche grotte e archi, come quelle dette delle ‘Formiche’ .

Nel ‘Regno di Nettuno’ si può nuotare tra anfibi di varie specie, cetacei e delfini. E con un pizzico di fortuna magari si potrà scorgere il raro corallo nero  scovato dal giornalista subacqueo Franco Savastano nei pressi del borgo Sant’Angelo. Ischia si divide in sei comuni, che sono:

Ischia, l’isola verde

Se Dio in principio era il verbo, Ischia  è la più grande manifestazione della sua mano in terra. Il suo cielo si confonde con il mare in un orizzonte pennellato di blu . Laddove il sole e la luna si alternano in una danza infinita.

Soprannominata l’  ‘isola verde’ per la sua rigogliosa vegetazione, Ischia è una cornucopia di piante rare , orchidee, felci, papiri, fiori dell’Ipomea, macchia mediterranea e castagneti.  Sopra questo giardino esotico svolazzano splendidi volatili quali l’airone cenerino, l’upupa, e il martin pescatore. Ciò che affascina di questo atollo campano è la varietà dei suoi scenari . Essi  vanno dalle pianure alle colline, dai boschi alle montagne che  degradano gentilmente verso le baie cristalline.

Ma come è nata Ischia?

Non è facile spiegare l’origine geologica d’Ischia.  In generale , secondo gli studi più recenti, si può dire che era una caldera di 7,5 km emersa dagli abissi 150.000 anni fa. Il raffreddamento delle successive colate laviche generò le montagne sui vari versanti isolani (con quote più elevate a Nord che a Sud), di cui la più alta è  l’ Epomeo . Questo monte si staglia dal bel mezzo d’Ischia   con i suoi 789 m. coprendo una superfice complessiva di 16 km2.

Il tufo verde d’Ischia

Che  Ischia  ai suoi albori fosse sprofondata nelle sue acque è provato dal colore esclusivo di una roccia che esiste solo qui! Mi sto riferendo al tufo verde, una pietra vulcanica  di cui è composto l’ Epomeo.   La sua tinta verdognola è causata da tutti i sedimenti marini che la ricoprivano prima di riaffiorare a galla.

Il tufo verde   è simbolo indiscusso e anima stessa d’ Ischia. Esso è stato regolarmente adoperato per gli usi più svariati, da quelli ingegneristici a quelli ornamentali. Una testimonianza questa dell’eccezionale capacità adattativa dell’uomo al Creato, e di un passato che ora non c’è più.

Il mito di Tifeo

Proprio per questa sua natura vulcanica,  Ischia   è stata graziata per la presena delle terme e maledetta per  le scosse telluriche . Però gli antichi erano meno scientifici nel dare una spiegazione sui  pregi e i difetti della loro patria.

Secondo il mito, le terme erano infatti  le  lacrime del gigante Tifeo, che venne confinato nelle viscere d’ Ischia per la sua ribellione a Zeus. La terra invece tremava, perchè oggni tanto il titano si stancava di reggere l’isola sulle sue spalle e cedeva fisicamente!

Il dio gereco non solo non permise al disertore  di prevaricarlo nella lotta per l’Olimpo, ma lo fece pure a pezzi! Le varie parti del corpo di  Tifeo hanno battezzato alcune frazioni d’Ischia   quali: il Ciglio, la Bocca, Panza, il Testaccio,  e Piedimonte.

Storia d’ Ischia

Ischia   non è solamente un eden da esplorare , ma è  anche un luogo in cui si vive benissimo. Non manca davvero nulla. Questo lo avevano capito anticamente altri popoli. La conquistarono e ci si  stanziarono permanentemente per la sua posizione felice e le sue risorse.

Ischia   fu  la prima colonia della Magna Grecia  in Occidente!  I Greci di Eretria e di Calcide vi sbarcarono nel VIII secolo a. C.  denominandola  ‘Pitechusa’ (ovvero ‘popolata dalle scimmie’). Del loro passaggio restano molti scavi archeologici a Lacco Ameno   eseguiti dal rinomato archeologo tedesco Giorgio Buchner .

I Romani e il Medioevo

I Romani (IV secolo a. C.) battezzarono Ischia con l’epiteto di ‘Aenaria’ , che vuol dire  ‘metallo’ , poiché si estraeva ferro, piombo e rame. Un vero e proprio centro industriale infatti sorgeva in località Cartaromana . Nel 1972 ad una profondità di circa nove metri i due subacquei Pierino Boffelli e Rosario D’Ambra  riesumarono qualche resto di questa officina , che sparì per cause ancora sconosciute.

Dopo il disfacimento dell’Impero Romano seguirono secoli di saccheggi e barbarie ad di VisigotiVandaliArabi. Molte sono le strutture difensive che si disseminarono in tutta Ischia con funzioni di avvistamento e difesa. Come le torri sulle coste ischitane a base rotonde  fatte dai regnanti Angioini e a base quadrate degli  Aragonesi

Dai  Borbone all’unità d’Italia

Ischia passò più tardi sotto il controllo diretto della corona dei Borbone, che realizzarono numerose infrastrutture. La più importante fu  il porto voluto e  inaugurato nel  1854   da Ferdinando II. Da quel momento la comunità isolana prosperò economicamente essendosi  finalmente aperta ai traffici commerciali e turistici esterni.  Dal disfacimento del Regno delle due Sicilie’   le vicende d’ Ischia  furono quelle relative  all’avvento dell’ unità d’Italia.

Angelo Rizzoli e la rinascita d’Ischia

Gli anni ’50 furono la golden age d’Ischia quando l’imprenditore milanese  Angelo Rizzoli (1889 – 1970) ci approdò per villeggiatura su invito dell’amico medico Pietro Malcovati. Fu questo brillante ginecologo che esortò il ‘cummenda’ a fare tutta una serie di finanziamenti che rimodernarono Ischia, che in breve si trasformò in un appuntamento inevitabile della mondanità cosmopolita . Anche se ovviamente non fu tutto in discesa!

Ovviamente Angelo Rizzoli finì per innamorarsi di quegli spazi immacolati, che mantennero la loro aura , fino a quando nello stesso periodo non scoppiò il boom del turismo  Cosa che se da un lato fu un miracolo per le finanze d’Ischia, dall’altro in appresso scatenò una corsa per garantire la preservazione delle sue specificità ambientali (piaga dell’abusivismo edilizio).

Cosa ha fatto Angelo Rzzoli per Ischia? 

Angelo Rizzoli acquistò ‘Villa Arbusto’ a Lacco Ameno (ora sede del ‘Museo Angelo Rizzoli’) e ne fece la sua residenza. Da allora iniziò a fare molti investimenti che promossero e svilupparono  Ischia  quali:

Ischia, l’sola dei VIP!

Senza dubbio Angelo Rizzoli  ribaltò  le sorti d’Ischia , che da selvaggia diventò tappa obbligatoria di uno star system internazionale . Era consuetudine potere incontrare attori quali  Clark Gable ,  Ava Gardner , John Wayne, Delia Scala , e Anita Ekberg.

Oppure intravedere l’armatore greco Aristotele Onassis , il soprano  Maria Callas. Senza tralasciare i reali inglesi, i Duchi di Windsor, l’ultimo scià di Persia Mohammad  Reza Pahlavi,  gli scienziati Albert Sabin e Christiaan Barnard, i mitici De ChiricoHerbert Von Karajian ecc.

Giusto per citarne qualcuno! Angelo Rizzoli    fu anche un geniale produttore cinematografico che ambientò a Ischia  vari film con stelle del calibro di Vittorio de Sica, Walter Chiari, Catherine Spaak, Peter Seller, Jack Lemmon, e Anna Magnani.

Ischia e il cinema

Comunque Ischia era  abituata ai riflettori sin da quando a Ischia Ponte nel 1909 aprì ‘Unione’, la terza sala cinematografica più ampia d’Italia. Tuttavia, le luci della ribalta si accesero quando nel 1936 vi cominciarono le riprese del ‘Corsaro Nero’ , di  ‘Campane a Martello’ con Gina Lollobrigida, e del  ‘Corsaro dell’isola Verde’ con Burt Lancaster.

Decisamente un colossale avvenimento fu quando nel 1957 Charlie Chaplin scelse Ischia    come anteprima mondiale per il  suo capolavoro  Un Re a New York’  . La fortuna continuò nel 1963 quando in varie zone  d’ Ischia    la ‘20th Century Fox’ girò il colossal di ‘Cleopatra’ con Liz Taylor  e Richard Burton  ! Una produzione parecchio costosa in cui si possono ancora apprezzare alcune inquadrature della Baia di San Montano e che immolò Ischia   a una fama planetaria.

Da Lucchino Visconti all’era moderna

Certamente un’altra figura di rilievo per Ischia   fu Lucchino Visconti, padre del Neorealismo ,  primo movimento cinematografico di spicco in Italia del secondo dopo guerra. L’illustre regista lombardo si trasferì a Ischia  . Dal barone Fassini comprò un vistoso immobile , che  modificò in uno splendido cottage in stile libertydetto ‘La Colombaia’   (oggi mausoleo dedicato al regista)

 Lucchino Visconti  ci visse fino al 1976 e fu il suo quartier generale , dove creò  pellicole eccezionali quali ‘Senso’, ‘Rocco e i suoi fratelli’. Fu un via vai di collaboratori e celebrità quali Pasolini, Elsa Morante, Moravia

Il cinema a Ischia oggi

Dal 1970 in poi il cinema Italiano subì una crisi irreparabile e si spense anche  Ischia   , che si allontanò dal genere della commedia sexy all’italiana di quell’epoca. Qualche novità ci fu nel 2003 quando Michelangelo Messina lanciò l’  ‘Ischia Film Festival’ . Questo è un concorso per  lungometraggi che si tiene ogni Luglio presso il ‘Castello Aragonese’ a Ischia Ponte. Di recente ci fu qualche risveglio con alcune riprese di successo con setting a Ischia, quali:

Le terme di Ischia   

Caratterizzata da un clima mite,  Ischia attrae tutto l’anno flussi di visitatori da ogni parte del globo per le sue famose terme. Fin dal 700 a.C.  Greci e Romani sfruttarono i poteri curativi delle sue acque termali , che resero pubbliche con l’apertura di edifici dedicati. Persino Plinio e Strabone  vantavano le loro proprietà terapeutiche nei loro scritti.

In seguito durante il Rinascimento il medico calabrese Giulio Iasolino  studiò e censì la  ricchezza termale ischitana , che venne impiegata in medicina. Il salto di qualità fu considerevole. Perciò si cominciò a raggiungere  Ischia specificatamente per curare ferite, malattie e disturbi di vario genere.

Un bene che non era soltanto riservato ai ricchi e ai borghesi. Si pensò anche ai più bisognosi con la costruzione caritativa a Casamicciola del  ‘Pio Monte della Misericordia’, una delle Spa più gigantesche d’Europa.

Le terme a Ischia oggi

Il risultato dell’operato di   Iasolino fu che Ischia  venne riconosciuta come la stazione termale  più famosa del mondo! Ci si fiondarono pure Garibaldi a Camillo Benso  di Cavour ,    Arturo Toscanini  e altre insigni personalità .

Attualmente a Ischia ci sono più di trecento stabilimenti di diversa tipologia tra centri benessere, parchi termali e sorgenti spontanee  : da quelli specifici per le esigenze curative a quelli ideati per il divertimento e il relax . Le fonti termali ischitane sono caratterizzate da acque notevolmente ricche di sali (da circa 2,5 a oltre 30 grammi/litro), cioè minerali, e calde o molto calde, cioè termali o ipertermali (dai 40 gradi in su).

Quante e quali sono le principali terme a Ischia?

In tutto si contano ventinove bacini idrotermali.  E ancora centinaia di fumarole. Il tutto  immerso in una natura esotica che abbaglia per la sua prepotente magnificenza. In basso un elenco delle terme ischitane in cui abbandonarsi, staccando la spina definitivamente da tutto e tutti:

  • Poseidon;
  • Negombo;
  • Parco Termale Castiglione;
  • Terme di Cavascura;
  • Giardini Termali Aphrodite Apollon;
  • Altri Parchi termali di Ischia.

Le ‘Fonti di Nitrodi’

A livello scientifico nelle vicinanze del paesino di Buonopane sono da visitare le ‘Fonti di Nitrodi’ . Da cui sgorgano circa 12 mila litri di acqua all’ora , erogata a 28 ° attraverso docce, lavabi e piccole fontane . Il ‘Ministero della Salute’ con il decreto n° 3509 del 9 ottobre 2003 ha dichiarato l’importanza di queste acque per la loro efficacia sul sistema gastrico, ginecologico, intestinale, ed epidermico. Hanno anche un effetto positivo per migliorare l’attività enzimatica, endocrina e respiratoria.

Alle ‘Fonti di Nitrodi’ oltre a guarire ci si svaga perché  tra   fichi ,  ulivi e panorami mozzafiato c’è una struttura attrezzata per godersi tante iniziative rivolte al benessere fisico e mentale (yoga, musicoterapia, meditazione, mandala terapia, massaggi, terapie olistiche, ecc.). Si può anche finire la giornata stuzzicando qualcosa a un bio bar .

Ischia da mangiare!

 Ischia  è un complesso di paesaggi molto diversi tra loro,  per tanto la gastronomia  è sia  marinara che contadina. Di base napoletana la cucina ischitana  è rivisitata, e risulta semplice e  molto saporita e con qualche asso nella manica. Quale? Per esempio il coniglio all’ischitana, cucinato a forno nell’immancabile tegame di coccio e spolverato con la piperna, un profumatissimo timo selvatico. Vi consiglio di provarlo al ristorante Da Pietro Paolo detto Stalino’ a Maronti.

Il coniglio all’ischitana  è il re dei piatti locali, la carne è tenera per la tecnica di allevamento degli animali che sono selvatici e  che vengono allevati in fosse.   Questi quadrupedi sono stati da sempre indispensabili . Perché soddisfacevano il fabbisogno alimentare della popolazione con pochi sforzi visto la loro proverbiale capacità riproduttiva!

6 piatti tipici d’ Ischia

1.  Pizza di scarola: una bontà smisurata, un calzone alle verdure condito con  olive nere, capperi, acciughe ,  pinoli, vino cotto ed a volte noci e uva passa;

2.Zingara ischitana: due golose fette di pane ‘cafone’ farcito con prosciutto, mozzarella o fior di latte, maionese e lattuga. La ricetta originale prevede le pagnotte del leggendario ‘Panificio Boccia’ a Ischia Ponte, dove praticamente è nata nel 1977 nel pub-paninoteca ‘La Virgola’ ;

3. Pasta fagioli e cozze: le cozze si alternano ai legumi utilizzando la ‘pasta mischiata’, cioè tutti gli avanzi che rimangono che è la premessa della filosofia dello zero sprechi;

4. Pesce spada all’ischitana: lo spada viene marinato con  limone, olio, sale e pepe, menta e salsa Worcestershire, e poi fatto arrosto. Assolutamente da provare;

5.Pollo alla Fumarola: i fusi di pollo messi in fogli di alluminio sono cotti  nelle fumarole (temperature tra i 30° e i 100°  gradi) in prossimità delle sorgenti termali d’ Ischia  . Specie nella spiaggia di Maronti è ordinario cimentarsi in cuochi stravaganti che si dilettano a sperimentare nuovi intingoli che includono uova, patate, pesci, e selvaggina;

6. ‘Migliaccio:  un dolce tipico di carnevale fatto di spaghettini, uova, limone, e zucchero. La fantasia nei dolci spazia dal dolce al salato . Due sapori che si combinano in ricette abbastanza  estreme da sconvolgere anche i palati più esigenti.

Ischia da bere!

La vocazione d’ Ischia  alla viticoltura affonda le radici nell’antichità (quella addirittura precedente la colonizzazione greca). Ciò è testimoniato da un’iscrizione che inneggia al buon vino impressa sulla nota ‘Coppa di Nestore’  . Questa è una tazza di 10 cm (700 a. C.) che fu scoperta nel 1995 nella necropoli di San Montano .   I tre versi (il primo esemplare di scrittura alfabetica greca) recitano così:

 “Di Nestore… la coppa buona a bersi. Ma chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio d’amore per Afrodite dalla bella corona”.

Quella d’ Ischia   è una tradizione vitivinicola millenaria. Essa si affina nel 1500 quando la produzione enoica poteva contare sull’esportazione del bianco sfuso in velieri da trasporto. Allora ad  Ischia   si contavano svariate tipologie di uve quali: Codacavallo, Coglionara, Fragola, Lentisco, Lugliese, Malvasia, Moscatella, Nocella, Pane, Sanfilippo, Sorbisgno, Zibibbo, Verdesca, Uvanta, Campotese, Montonico.

‘Cantina Pietra di Tommasone’, il futuro enoico d’Ischia

Il boom del turismo del 1940 ebbe risvolti negativi per l’ambiente a Ischia  .  Il cemento imperante ridusse drasticamente gli ettari vitati da 24. 000 a soli 300. Un piccolo tesoro agricolo preservato dal 1990 a venire da aziende di spicco. Tra queste la ‘Cantina di Pietra di Tommasone’ , grazie alla quale ho perlustrato e amato Ischia .

Al presente purtroppo sono rimasti pochi vitigni autoctoni. Questi nelle loro eterogenee declinazioni costituiscono la Ischia DOC’ ( la seconda proclamata in Italia nel 1966) e sono:

La viticultura a Ischia è eroica! 

La problematicità della gestione delle vigne è lampante visto che il terriotrio è estremamente piccolo. Ecco perché La viticultura ischitana è di tipo eroica . Oltretutto Ischia ha un’orografia difficile che richiede molto sacrificio per la coltivazione e la cura della vigna. In linea di massima la raccolta delle uve avviene a mano. E  i grappoli vengono trascinati in cantina dai gozzi via Tirreno!

Per lo più si fa fatica nel versante orientale, che presenta dei pendii più scoscesi organizzati in terrazzamenti (50 % di pendenza) sorretti dalle cosiddette ‘parracine’ .  Questi sono dei muretti a secco (senza cioè l’utilizzo di alcun tipo di legante) in  tufo verde . Questi divisori proteggono dal rischio frana, dal vento e dall’acqua, garantendo il normale deflusso delle piogge. A Sud Ovest d’Ischia   al contrario i filari di vite si allevano a spalliera essendo più pianeggiante.

Il terroir unico d’Ischia, suoli vulcanici e  vini minerali 

Eppure quello d’Ischia, è un terroir unico, caratterizzato da:

  • Terreni vulcanici , ben drenati e fertili;
  • Suoli ricchi di potassio, e altre sostanze fondamentali per la crescita del frutto;
  • Fresche brezze marine che mitigano la calura estiva ;
  • Altitudine delle colline che vanno dai 200 ai 600 metri slm .

Fattori pedoclimatici che generano risultati eccellenti in grado di appagare anche il più scettico dei viticoltori. L’enorme energia investita viene ripagata con una produzione di qualità, di  nettari rari, profumati, minerali e freschi.

10 artisti  ischitani

Il fascino d’Ischia  crea dipendenza al punto che tanti personaggi illustri, oltre a quelli menzionati, decisero di assuefarsi. Ricordiamo a tal proposito : Enrico Ibsen, Alphonse de Lamartine, Benedetto Croce, Stendhal, Verga, Maupassant, Nietzsche, Pasolini, Truman Capote, Eduardo De Filippo, ecc. Qualcuno di loro ci stava per un po’ , qualcuno invece si  trasferiva definitivamente.

Ischia ha dato anche i natali a parecchi artisti celebri tra i quali:

1. Cesare Calise 

Cesare Calise (1560-1640): questi fu un pittore manierista di Forio la cui attività artistica è documentata dal 1588 al 1641. Di lui ci sono scarse notizie. E quel poco che si sa proviene  dai contratti firmati dal pittore.  E ancora dai registri parrocchiali delle chiese di ‘S. Maria di Loreto’ e di ‘S. Vito’ a Forio  (per gli anni tra il 1588 e il 1641). 

Napoli ci rimangono oggi due sue tele: la ‘Deposizione dalla Croce’ e 0Il Battesimo di Cristo con San Francesco d’Assisi’, entrambe nella ‘Chiesa di San Giovanni Battista’. Sembra ebbe un destino avverso perché le sue produzioni andarono distrutte o mal restaurate. Si firmava in lingua latina ‘Caesar Calensis pingebat’. 

2. Giovanni Maltese 

Giovanni Maltese (1852-1913): fu uno scultore di Forio formatosi a Napoli e alla scuola romana di Giulio Monteverde. Partecipò agli interventi di abbellimento del castello di Chenonceaux, uno dei castelli della Loira. In patria ebbe in enfiteusi il  ‘Torrione’ (adesso galleria permanente delle sue creazioni artistiche) che fu suo  atelier personale e alcova con l’amata Fanny Lane Fayer.

La decisione di ritirarsi a vita reclusa derivò dopo il lutto di alcuni familiari dopo il terribile terremoto di Casammicciola del 1883. Con la sua sposa Fanny Lane Fayer, che era una pittrice inglese, trovò una sua dimensione. E cominciò a scrivere poesie in dialetto foriano.

3. Luigi de Angelis

Luigi De Angelis (1883 – 1966): nato a Roma , presto si stabilizzò con la sua famigla a Ischia dove decise di lavorare come barbiere.  All’età di quarant’ann la magia d’Ischia  gli ispirò degli acquerelli con paesaggi isolani  che attacava con del sapone nelle vetrate del suo salone.

Per caso un giorno ebbe come cliente l’incisore tedesco Purrman .  Il fondatore  della celebre scuola di Matisse tra il 1904 e il 1914 , riconobbe il talento di Luigi De Angelis e ne decretò la fama.  Dopo avere acquistato una prima opera per duecento lire , Purrman provò a lanciare il pittore ischitano nella cerchia dei modernisti che contavano.

Fu un tentativo vano, perchè Luigi De Angelis  rimase fedele alla sua arte povera e naif .  Se si esclude la sua prima esposizione presso la ‘Libreria del 900’ di Napoli e un invito l’anno dopo alla ‘Biennale di Venezia’ , Luigi De Angelis  fu per tutti il pittore del popolo. E perciò venne sempre amato e stimato.

4. Vincenzo Colucci

Vincenzo Colucci (1900-1975): fu un pttore molto venerato a Ischia, che venne celebrata in ogni suo dipinto. Sin da piccolo, quando il padre, scenografo del ‘San Carlo’ a Napoli, gli regalò i primi pennelli. Nella capitale frequentò la scuola di nudo e poi ebbe una delle prime botteghe d’arte in una Ischia  ancora selvaggia.

Casa  Colucci fu un vero e proprio cenacolo artistico frequentato da personalità del calibro di  De Chirico e Montale. Vincenzo Colucci  viaggiava spesso quando poteva . Fu in  Francia, Olanda, America, Inghilterra, Giappone . A Venezia lasciò il segno , e a Palermo fu nominato professore n un liceo artistico. La chiamata alle armi spezzò questa parentesi della sua vita . Dopo la quale tornò con le valigie in mano e il suo cavalletto. Fino a quando un male al cuore lo spense.

5. Vincenzo Funiciello

Vincenzo Funiciello (1905-1987): questi fu un paesaggista ischitano di talento. Barche ancorate al porto, lune struggenti e stradine deserte sono i temi dei suoi collage con pezzi di stoffa colorati. Era abile in qualsiasi tecnica come quella dell’acquerello, e della china.

Ebbe la fortuna di essere apprezzato fin da subito, cosa che però non scalfì il suo carattere riservato. Un tratto distintivo della sua arte era anche la tonalità accessa dei sui quadri, che incorniciavano la dirompente sensualità di un’ Ischia   non ancora invasa dal progresso. Ciò che Vincenzo Funiciello  riproduceva erano le chiese, il ‘Castello Aragonese’ , Ischia Ponte. E poi ancora i mercati e le processioni, che vibravano di un forte realismo. Alla sua morte lo ripiansero in molti, soprattutto per le sue doti di bravo mandolinista.

6. Matteo Sarno 

Matteo Sarno (1894-1957): questi fu un artista che dipingeva le onde che si rinfrangevano negli scogli della sua adorata Ischia da cui non si staccò mai.  A parte una ritirata  passeggera in America. Conosceva bene il mare, i suoi odori, la sua calma, e la sua furia. Lo dipingeva in ogni stagione, e non si stancava mai di guardarlo e raffigurarlo.

Matteo Sarno era anche un poeta e per un po’ si mise a vagabondare con una barca di porto in porto. Trovava in questo errare la sua felicità e rimaneva incantato per la gloria del Creato. Si sentiva una cosa unica con l’Universo e a esso tornava sempre con la sua arte e con le sue marine.

7. Federico Variopinto

Federico Variopinto (1905-1940): nativo del quartiere di ‘San Lorenzo’ a Napoli, fu un pittore che morì giovanissimo . A soli quarantacinque anni per un infarto. Un bohemien che parlava molte lingue ed era sempre in viaggio. Cosa non molto scontata per quel periodo.

Che dire, un artista inquieto che era sempre alla ricerca di qualcosa e forse non sapeva neppure lui cosa. Subiva felicemente il richiamo d’ Ischia, immortalata con le sue distintive pennellate di grigio. Le sue tele erano scene ischitane parecchio malinconiche. Come quelle di un mattino uggioso, o di qualche piazza isolata di periferia.

 

8. Mario Mazzella

Mario Mazzella (1923-2008): quasi un’istituzione .  Veniva da una famiglia di contadini e la sua fu un’esistenza piuttosto semplice. Sin dall’eta di cinque anni scarabocchiava santini, ed era molto viva la passione per l’arte. Questa raggiunse il culmine nell’incontro con il pittore rumeno  John Pletos nel 1932 , che era a  Ischia nel periodo del Grand Tour.

Mario Mazzella abbandonò la campagna subito dopo la guerra per dedicarsi ai suoi studi artistici. Si formò a Napoli e al centro delle sue creazioni pittoriche c’erano per lo più feste popolari , barche e nasse.  E donne dalle vesti lunghe che riecheggiavano le memoria della sua infanzia.

9. Aniello Antonio Mascolo

Aniello Antonio Mascolo (1903-1979): dopo la scuola di ‘Belle Arti’ a Siena, questi fu un genio poliedrico che si appassionò alla scultura, alla xilografia e alla terracotta. Di  Ischia ritraeva i suoi tratti bucolici precedentemente l’avvento del progresso. Chiaramente nostalgico di qualcosa che non c’era più, egli denunciò marcatamente le nefandezze della società moderna.

Aniello Antonio Mascolo oltrepassò i confini d’ Ischia  aderendo a due diverse edizioni della ‘Biennale di Venezia’, nel 1948 e nel 1952, e alle ‘Quadriennali di Roma’. Non si faceva mancare neppure rassegne di rilievo internazionale. Tuttavia. lui apparteneva a Ischia e la sua apertura al mondo non offuscò la sua arte . Perchè le sue vendemmie, o la raccolta della frutta o o lo strascico delle reti della sua isola, furono sempre la linfa vitale della sua arte

10. Gabriele Mattera

Gabriele Mattera (1929 – 2005): questi fu soprannominato il pittore del  ‘Castello Aragonese’  allorquando i familiari lo acquisirono nei primi del ‘900. I suoi lavori spaziavano dalla pittura ad olio, al disegno, dall’incisione su linoleum alla ceramica. Tra mostre in Italia e Europa, la sua missione fu quella di attaccare la pubblicistica di un turismo che edulcorava la vita a Ischia  per vendere e guadagnare! A ciò contrapponeva dei cicli pittorici di stampo espressionistico in cui spuntavano soggetti delle classi povere che facevano emergere il suo spiccato realismo pessimistico.

La lista dei nomi autorevoli sarebbe ancora lunga , per cui finisco con quello di Massimo Venia che ho conosciuto personalmente. La sua piccola bottega in via Roma, 32  a Ischia Porto espone quadri che hanno come tema gli scenari sconfinati d’Ischia . Ha anche firmato le etichette delle bolle di ‘Cantina di Pietra di Tommasone’

Ischia nel cuore

Ischia  è frivolezza per chi ostenta il lusso, ma è anche intimità per chi ama la semplicità. Sono le piccole grandi cose che non dimenticherò mai, come il tramonto  davanti la terrazza della ‘Tenuta C’est la vie’. Questo è il nuovissimo wine relais di Lucia Moraschi e del marito Giorgio Besenzoni, imprenditori bresciani che hanno concretizzato il loro desiderio d’impresa vinicola a  Ischia. Per capire lo spirito d’Ischia  vi lascio un inno di Erri de Luca , perché di meglio non saprei fare :

“Ischia rappresenta tutti i centimetri che possiedo. Accadeva una cosa strana, durante la mia infanzia e poi durante la mia adolescenza, almeno fino ai sedici anni. Qui, durante i tre mesi estivi, crescevo. Accumulavo centimetri e ve ne era traccia sul muro, segnando le tacche all’altezza del mio cranio.

Al sole e al sole di Ischia devo quella crescita: a Napoli, misteriosamente, nei nove mesi restanti non crescevo. Quanto al Castello, a quest’isola nell’isola, si veniva a fine settembre in gita, con le prime piogge e l’aria fresca. Ricordo distintamente la cripta delle monache: quelle ossa ti restano impresse, mezzo secolo fa si trovavano i resti delle religiose. Amo tornare a Ischia, e qui in particolare.

Compiacendomi dei luoghi che restano inalterati. Adoro tornare laddove il tempo si ferma. Ma sono che posti immutabili sono un’eccezione e mi consolo, in fondo, con il fatto che sono un visionario: in fondo mi basta un dettaglio del tempo passato, per ricostruire tutto”. 

Info utili su Ischia:

Come arrivare a Ischia;

Guida a Ischia;

Strutture ricettive e b&b;

Cosa fare a Ischia;

Feste a Ischia;

Ristoranti ;

Aperitivi;

Movida notturna;

Attività extra;

Servizi e numeri utili

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