Copenhagen in un weekend

Copenhagen in un weekend

“La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.”

S. Kierkegaard

Copenhagen in un weekend

Indubbiamente visitare  Copenaghen in un weekend non basta per afferrare a fondo l’anima della capitale (638.790 abitanti)  della Danimarca. Tuttavia, è un tempo sufficiente per farsi un’idea dello charme di questa spettacolare  città scandinava . Situata sulla riva orientale dell’isola di Sjælland , e separata  dalla Svezia dallo stretto di Øresund , Copenaghen è ricca di storia, arte, cultura e paesaggi mozzafiato.

Quello che mi ha colpito di più Copenaghen in un weekend è stato soprattutto il suo aspetto generale . C’è tantissimo verde .   L’ architettura urbana è sostenibile, minimale e  all’avanguardia. La società  è circolare, ovvero costruisce dove c’è già qualcosa , perché non c’è più spazio ! Le nuove costruzioni hanno non solo un look impattante , ma anche una funzionalità  ben definita pensata per l’interazione tra le persone.

Danimarca, la perfezione!

Perlustrare Copenaghen in un weekend è un must! I danesi sono insuperabili per l’ efficienza dei servizi pubblici di ogni genere e per le loro infrastrutture . Basta dare uno sguardo alla rete stradale in cui pedoni, macchine e biciclette convergono perfettamente senza mai scontrarsi . Insomma la Danimarca si distingue per un elevato standard di benessere e  per un forte senso di comunità, rendendola un modello da seguire per molti.

Vale davvero la pena fare una vacanza a Copenaghen in un weekend ! In questo post vi darò qualche consiglio su come peregrinare in questo luogo incantevole. Ma infilatevi un paio di scarpe comode e  togliete l’orologio dal polso .  Perdetevi tra i vicoli e i canali di Copenaghen in un weekend. Non c’è modo migliore per ritrovarsi. Buona lettura!

Storia di Copenhagen

Camminando per Copenaghen in un weekend e puntando gli occhi verso l’alto si notano palazzi sontuosi e casette colorate . Nidi della nobiltà e del popolo che hanno  lavorato per lo sviluppo di questa metropoli  che vanta una storia secolare. I suoi primi insediamenti  si aggirano attorno al 12000 a. C.

Ma le sue origini  riportano al IX secolo quando era un villaggio di pescatori vichingo ( oggi Gammel Strand) . Successivamente  crebbe come emporio ittico , specie di aringhe.  Da cui il suo nome danese Køpmannæhafn, che significa appunto “porto dei mercanti”. Il suo periodo di massima espansione fu tra il VIII e il XI secolo, quando si distinse come patria dei  Vichinghi . Questi erano i temuti guerrieri della Scandinavia, prodi marinai che  potevano contare sulle loro abili e potenti navi per conquistare nuovi popoli (come York in Inghilterra)

Il motore primo

Il  primo vero nucleo abitativo di Copenhagen è da identificare con l’odierno Palazzo di Christianborg . Questa infatti era una fortezza eretta nel 1167 da Absalon vescovo di Roskilde . Fu fatta per difendere la nascente cittadina dagli attacchi dei nemici . La grandezza territoriale era evidente . E a proteggerla ci fu il re Aroldo I Gormsson  . Detto  Dente Azzurro  questo monarca unificò la Danimarca alla fine del X secolo .  Questi fu il capostipite in definitiva del casato reale danese,  che adesso continua con l’attuale re Federico X . 

La golden age di Copenhagen fu però  l’anno di Cristiano IV soprannominato il “Re Costruttore”. Fu un’era di ricchezza e quella dell’ edificazione dei monumenti più rappresentativi di Copenhagen. Come per esempio  il Castello di Frederiksborg, la Biblioteca Nazionale, il Castello di Rosenborg e la torre Rundetårn. A lui si deve pure a nascita di Oslo, Norvegia.

Qust’ arco temporale non fu tutto rose e fiori perché si dovette lottare contro l’invasione della Svezia, epidemie, pesti e disastri ambientali. Gravi  furono  gli incendi del 1728 e del 1795  che aprirono una grossa voragine a Copenhagen dilaniando il suo tratto medievale. Di grosso impatto fu a metà del XIX la fondazione dei Giardini di Tivoli e della fabbrica di birra Carlsberg.

Copengahen e le battaglie

Dopo tutte le guerre, la Danimarca fu al collasso al punto da cedere  la Norvegia alla Svezia nel 1813. Dopo un po’ si riprese e lentamente nella fattispecie Copenhagen investì nell’istruzione rendendola gratuita e obligatoria e nella scienza.

Nel 1849 la Danimarca divenne una democrazia e in appresso si caratterizzò per una crescita economica stabile fino alla tragedia delle due guerre mondiali. Dopo il 1945 a seguito dell’occupazione nazista si contarono ben 8000  ebrei sterminati, di cui solo pochi riuscirono a salvarsi! Dal dopoguerra in poi certamente Copenaghen ha sempre mantenuto un’ideologia neutralista rispetto ai fatti politici e bellici dell’EU tra il XVIII e il XIX secolo. Questo per la distanza geografica , cosa che chiaramente riguarda il resto delle nazioni scandinave. In tutto questo la Danimarca fa parte della NATO dal 1943 e dell’Unione Europea dal 1973. Nonostante l’adesione politica non c’è stata  adozione dell’euro a fronte della corrente   corona danese.

Il XX secolo

A partire dal XXI secolo  Copenaghen è il  cuore pulsante e finanziario della Scandinavia e gettonatissima per conferenze e congressi internazionali. Con un sistema educativo e una rete universitaria eccellente, attualmente la politica di Copenaghen riflette quella della Danimarca. Vige  cioè una monarchia costituzionale con un sistema parlamentare.

L’economia è in forte crescita con  rapidi sviluppi nel settore dei servizi, dell’informatica, della farmaceutica e dell’economia verde. Sì perché Copenhagen è non solo una delle metropoli più green d’Europa ma anche una delle più innovative . Basti menzionare il completamento del ponte di Øresund che la integra alla provincia di Scania e la fanno divenire valevole di uno scatto fotografico immemorabile!


Copenhagen in un weekend.  22 Aprile

La prima giornata a Copenaghen l’ho trascorsa nel suo salotto, cioè il  lungomare di Nyhavn ! Mi sono mossa a piedi come piace a me . Da lì ho proseguito per  Slotsholmen  dove sorge Christianborg . Questo era il  fulcro primitivo di Copenaghen, ora sede del governo (ingloba anche il Museo di Thorvaldsens,  scultore danese – islandese ) .

Ho fatto poi un salto al Museo Nazionale Danese . Ho approfondito la conoscenza dell’età  preistorica e vichinga di Copenaghen .  C’era anche  una sezione riservata all’etnografia. Poi superato il vecchio Municipio dalle caratteristiche mattonelle rosse , sono balzata a  Stroget.  Questa è la lunghissima via dello shopping dove si fa baldoria fino a notte tarda.

Attraversato   Inderhavnsbroen , un ponte  pensato per pedoni e ciclisti, mi sono presa una pausa con un caffè a Ofelia Plads. Si tratta di uno stupendo pezzo del molo di Kvæsthus accanto al Royal Danish Playhouse  (studio   Lundgaard & Tranberg , 2016) . Dotato di un parcheggio sotterraneo per 500 auto è una piazza sull’acqua dove i locali si svagano e rilassano.

Copenhagen, immenso stupore

Rigenerata ho ripreso il cammino fino ai palazzi reali di Amaliemborg . E  la Marmorkirken , chiesa famosa perché ha la cupola come quella di San Pietro a Roma! Il mio percorso si è concluso all’ iconica Statua della Sirenetta , che gareggia con la vicina  Fontana di Gefion . Quest’ultima raffigura la leggenda delle origini della Zelanda. Secondo la mitologia norrena la Gefion era girovaga . Questa avrebbe trasformato i suoi figli in buoi per arare la terra promessa dal re di Svezia.

Qualche attimo  dopo mi sono catapultata al Kastellet , la fortezza militare di Federico II. Ho utilizzato la metro (2002) che serve il centro di Copenaghen. Mentre la periferia è collegata grazie ad un efficiente servizio ferroviario. Dopo mi sono riservata un succo d’arancia  alla libreria reale danese, nota come il Black Diamond (Diamante Nero) .  L’edificio è una perla dell’ architettura danese . Qui  si organizzano eventi di ogni genere.

Per concludere c’è stato l’ appuntamento con  Vesterbro, il lato orientale di Copenaghen. Precedentemente era un ex lupanara nel suo tratto più distintivo che è Istedgade . Questa è la via dei murales e dove ha esposto Banksy! Del suo trascorso a luci rosse non è rimasto nulla. Anzi è l’area più gettonata dove tutti si vorrebbero trasferire !

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Copenaghen in un weekend . Nyhavn

Benvenuti a Nyhavn , la destinazione da cartolina di Copenaghen, un  fiabesco canale del  XVII secolo. Questa è la  zona più affollata dai turisti. Originariamente era un porticciolo  vivace. I tetti spioventi e le casette pastello  che si vedono oggi erano i rifugi  di pescatori e mercanti in arrivo a.  Immaginate le storie che queste mura potrebbero raccontare!

Nyhavn è sicuramente il posto ideale per una sosta dagli affanni  sia per i residenti che per i visitatori.  Un’esplosione di colori e delizie culinarie tra tutti i ristorantini alla moda disseminati  lungo la riva! A ricordo delle radici marittime di Nyhavn tenete d’occhio le antiche navi in ​​legno che vi ormeggiano e dove molti vivono!

Hans Christian Andersen

Nyhavn  ha vissuto Hans Christian Andersen (1805-1875)   uno degli scrittori più illustri di Copenaghen. Tra il 1835 e il 1872, Andersen pubblicò numerose fiabe per bambini ( Fiabe e Racconti )  . Tra le sue storie più popolari:  La sirenetta  , I vestiti nuovi dell’imperatore, Il brutto anatroccolo, L’ acciarino  , Il piccolo Claus e il grande Claus, La principessa sul pisello, La regina delle nevi, L’ usignolo e Il soldatino di stagno.

Alcuni credono che le storie di Andersen siano diventate così popolari perché non erano pensate solo per i piccini, ma anche per gli adulti. Sebbene le trame  siano semplici e affascinanti, la maggior parte di esse contiene  profondi insegnamenti morali .

Copenaghen in un weekend . Palazzo di Christianborg

Il Palazzo di Christiansborg (info costi e orari)  consta di  cinque edifici (XV sec.)   che hanno ottocento anni.  Qui  si poggia  il Parlamento , il  Ministro di Stato , e la Corte suprema. Buona parte delle sue stanze sono destinate a uso della famiglia reale. Tra  queste si possono contemplare: la sala del trono, la sala dei ricevimenti, le cucine reali, la cappella reale, le scuderie ed il teatro di corte.

Le sue fondamenta sono quelle dell’ ormai disperso Castello di Absalons,   nucleo primordiale Copenhagen! Le sue mura furono  riportarono alla luce nel1907  , che dovevano avere un perimetro di 6-8 metri. Le rovine sono tuttora visitabili nei  sotterranei del  Palazzo di Christiansborg . In esso convergono diversi stili,  perché ha subito parecchi danni e modifiche dai vari regnanti.  La più significativa fu  la Torre Blu , per mano di re Erik VII di Pomerania. Qui ci fece imprigionare Leonora Christina (22 anni)  una principessa accusata di tradimento

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Copenaghen in un weekend . Museo Nazionale di Copenhagen

Non avevo con me l’ombrello per ripararmi da una pioggerellina improvvisa. Così mi sono fiondata dentro il Museo Nazionale di Copenhagen (info e costi). Esso ci fa ripercorrere  la time line della cultura danese (14.000 anni). Dai cacciatori di renne dell’era glaciale  e i Vichinghi  fino  alle  opere d’arte religiosa del Medioevo . Molti  oggetti esposti provengono dalla collezione privata di re Federico ( XVII secolo).  Tra le gemme più esclusive ricordiamo:

Il Museo Nazionale di Copenhagen include pure delle vetrine storiche su altre latitudini del nostro pianeta . Come Roma ,   Grecia,  Egitto, Vicino Oriente ,  Iraq, Rio de Janeiro, Groenlandia ,  Sud America, Polinesia, Artico e Giappone. Ci sono anche interessanti mostre che affrontano tematiche diverse e di  valore.

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Copenaghen in un weekend . Amalienborg 

Dopo una bella passeggiata sotto un sole tiepido , ho visitato solo dall’esterno Amalienborg  (info costi e orari). Questa è la residenza permanente e ufficiale della monarchia danese as seguito di terribile fuoco appiccato al Palazzo di Christiansborg . Si distinguono quattro palazzi  in stile rococò  (XVIII sec.) di  :

Questi tesori circondano una  piazza spettacolare. Alle 12:00 in punto vi aspetta giornalmente il cambio della guardia!  State attenti perché c’è sempre molta folla e un poliziotto che sorveglia e blocca chiunque oltrepassa la riga!

Marmorkirken

Davanti   Amalienborg c’è la sbalorditiva Marmorkirken  (info e costi) che letteralmente vuol dire Chiesa Marmorea. Come ho già scritto si ispira alla  Basilica di San Pietro in Vaticano per il  magnifico cupolone di 50 metri di altezza .

Essa è un ottimo esempio  di architettura barocca a Copenaghen  , cosa che la  contraddistingue dall’austerità degli altri monumenti cittadini. Eretta nel 1749  su richiesta  di Federico V fu limata  da Nicolai Eigtved. I lavori continuarono per un secolo e mezzo .. Internamente la volta è abbellita con affreschi dei dodici apostoli, intercalati a medaglioni in cui sono raffigurati i sacramenti cattolici. .

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Copenaghen in un weekend . Kastellet

Il cielo si era ingrigito non appena ero giunta a Kastellet . Questa era  un’antica fortezza  militare Copenaghen fatta su commissione  di Cristiano IV ( 1624) . A ornare l’ingresso meridionale c’è un monumento ai caduti  per il secondo conflitto mondiale  . Esso fu  celebrato  il 5 maggio 1960 nell’ anniversario della liberazione della Danimarca. Si deve a Federico III (per combattere  l’odiata Svezia)  il suo assetto odierno di cinque bastioni con fossato (1658-1660,  Henrik Rüse )   .

A completare la  struttura difensiva sono presenti anche : tre rivellini ,  due controguardie,  un carcere, una propria chiesa che è la Kastelskirken  .  Della cittadella originale si possono venerare due porte: quella di Sjællandsporten o Kongeporten a sud.  E quella di  Norgesporten , entrambe del  al 1663  in stile barocco olandese .

Qualche pezzo del Kastellet servì per innalzare la vicina stazione di Østerport verso la fine del 1800 e nell’aprile 1940 fu presa d’assalto dai nazisti . Oggigiorno è ancora un campo militare, con i suoi magazzini e le inconfondibili caserme rosse.  Ma ci si può entrare tranquillamente per riposarsi nelle panchine del parco con tanto di mulini al vento e alberi fronzuti.

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Copenaghen in un weekend . La Sirenetta

Cosa sarebbe Copenhagen senza la sua Sirenetta! Per mirarla mi sono diretta  catapultata a ovest , a Østerbro . Questo è un quartiere  vasto apprezzato per il  parco di Fælledparken)  , ed è anche  colmo di grandi magazzini.  Devo assolutamente ribattere contro  quanti sostengono che la Sirenetta sia minuscola (1,25 m )  e non  meritevole di così tanta fama.  Mi ha incantata per la sua armonia e per il suo mistero.

Questa dea marina ha le spalle rivolte allo spettatore . Forse per nascondere la tristezza per aver perso il suo amato . Come si legge nel racconto di Hans Christian Andersen  . Sì, perché lei è la protagonista di una delle sue favole . La stessa che travolse l’immaginazione del magnate Carl Jacobsen . Il ricco danese  la materializzò commissionandone l’esecuzione allo scultore  Edvard Eriksen (18761959)  .

Chi c’è dietro il suo volto? Si dice Eriksen si sia ispirato per il viso a Ellen Price. Questa fu la ballerina di danza classica che fece sognare la Danimarca per aver interpretato la divina sirenetta di Andersen. Ma non volle posare nuda, per cui per il corpo l’artista pregò la propria moglie ! Questo stravagante busto è stato mira di atti vandalici. Dalla decapitazione alla tinteggiatura, e altro. L’attuale testa è una replica perché quella originale fu rubata e mai più ritrovata!

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Copenaghen in un weekend . Vesterbro

Vesterbro è un’ala non troppo periferica di  Copenaghen che fu spianata nel XVI sec. Da terreno agricolo si urbanizzò ( XIX sec.)  con il congiungimento  a una stazione ferroviaria. Con questo suo rapido ampliamento si riempì di gruppi di persone eterogenee con prevalenza di classe operaia.

Lo  spirito ribelle di Vesterbro  si mantenne fino alla Seconda Guerra Mondiale giacché fu l’avanguardia del movimento di resistenza.  Da vicoli di perdizione si è tramutata in un’ambita oasi in cui abitare . Oltretutto non è distante da Copenaghen  ed è al contempo fuori dal caos urbano. E se si vuole fare un picnic ci si rifugia nella lussureggiante vegetazione di Vestre Kirkegard e Sønder Boulevard .

Cosa fare a Vesterbro?

Vesterbro è adatto a tutti, dai creativi agli studenti, dalle famiglie ai pensionati. Le sue palazzine sono a cinque piani come nel resto di Copenaghen.  L’intrattenimento è assicurato da mille attività e concerti, sport all’aperto e queste altre chicche:

  • Vega: fatto nel 1996 da Vilhelm Lauritzen è l’hub della musica e del divertimento per eccellenza ;
  • Meatpacking: sono ex fabbriche mutate in localini di alta gastronomia , dove si possono anche sorseggiare sofisticati cocktail ;
  • Værnedamsvej : è come una “piccola Parigi” , poiché è  una via che rammenta appunto la romantica capitale francese  ;
  • Havnebadet Fisketorvet: è una delle migliori piscine oceaniche di Copenaghen; d’estate, moltissimi residenti si ritrovano qui per rinfrescarsi;

Copenhagen in un weekend. 23  Aprile

Il secondo giorno mi ha rivelato una  Copenaghen borghese e bohemien . Un mix esplosivo che la rendono assolutamente affascinante. Per non parlare  della cucina danese gustata a Broens street food. Questo è un insieme di  baracchine in legno che servono street food nazionale, dove  sovrano è il  Rød pølse. Cosa è ?  Un’hot dog con salsiccia di maiale saporitissimo , che si fa fuori in un secondo. C’era davvero l’imbarazzo della scelta tra questi chioschetti allegri disseminati a Papier Island, una superficie residenziale raffinata e pubblica.

Non potevo  stare a Copenaghen senza aver dato un’occhiata al Design Museum. I danesi sono celebri in tutto il pianeta per i loro prodotti di design inimitabili. Con un grande carico di energia poi mi sono diretta ai Giardini e il Castello di Rosenborg. Qui  prima risiedevano i sovrano. All’uscita di questo luna park  sono entrata  nell’immenso Museo Statale di Copenhagen .

Tuttavia quello che mi ha rapito di più di Copenaghen è stato il mio peregrinare per Christiana , lo stato indipendente di Copenaghen! La  Woodstock danese che da comunità sex, drug and  rock & roll è diventata la meta preferita da famiglie e solitari aristocratici! Cosa ci poteva essere infine di meglio di finire al Reffen. Questo è  il mercato gastronomico danese per eccellenza. All’aperto e ventilato dalla brezza marina propone specialità nazionali e straniere. Io mi sono concessa dei gustosissimi tacos messicani con tanto di boccale di birra!

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Copenaghen in un weekend .  Museo del Design 

Il design è nel DNA dei danesi . Questa loro passione è tangibile al Design Museum  (1920, I. Bentzen-K. Klint) , che è stato  collocato dentro il Royal Frederik’s Hospital.  Quest’ultimo fu la prima clinica collettiva di Copenhagen. Dove Søren Kierkegaard fu ricoverato e morì nel 1855. Lo splendido  fabbricato  rococò è pieno o di dettagli e  ripercorre la storia del design danese dagli albori alla contemporaneità.

il picco massimo della migliore produzione del design danese fu   soprattutto tra il 1930 e il 1970 .   Prese linfa dal movimento artistico del modernismo  ,  e professò  le idee del Bauhaus . In questo settore la filosofia danese  è semplice. Si manifesta nel conferire eleganza e funzionalità agli oggetti  comuni fatti su scala industriale. Senza tralasciare l’attenzione ai materiali e all’ecologia.

Le sedie dei danesi

Un processo che ben esprimeva la crescita della Danimarca nel dopoguerra . Proprio quando si arricchì e investì nella generazione di moderne abitazioni. Per avere un’idea di cosa sia il design danese  ecco chi  ha convertito l’ordinario in straordinario:

Il design danese ebbe un clamore a livello globale grazie ai giri itineranti delle loro produzioni negli USA. Il loro carattere artigianale e minimalista sconvolse in positivo la penna di molti giornalisti americani. 

Mary Elisabeth’s Hospital

Nel Design Museum   ci sono 500 oggetti che spaziano dal 200 a. C.  al 1900 : carta, ossa, tessile,  porcellana, metallo e legno. Il tema è umani, animali, Giappone, piacere,  amore e morte.

A rammentarci che l’impulso primo dei manufatti di qualità  è da ricercare nel Sol Levante . E che l’arte in generale  è di enorme importanza per gli esseri umani. Pensiero quest’ultimo perfettamente espresso nel rivoluzionario modello del Mary Elisabeths Hospital . Un  ospedale  su sette piani che predilige il rosso esternamente al grigio e fa sorridere. Una casa di cura  i cui interni sono stati progettati non solo per guarire ma anche per vivere!

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Copenaghen in un weekend . Castello di Rosenborg

Il Castello di Rosenborg (info costi e orari) è una cittadella rinascimentale .  In principio nacque come villa estiva di Cristiano IV  (1606 ,  Bertel Lange) . Dopo la sua morte passò al figlio Federico III, che lo ingrandì insieme alla regina Sofia Amalia . Gli appartamenti furono  utilizzati dalla sovranità danese fino al 1720. Le ultime volte furono due occasioni speciali . Nel 1794 quando il Palazzo di Christiansborg s’incendiò.  E durante la Battaglia di Copenaghen del 1801.

Le sue particolarità sono i Giardini del Re (Kongens Have) sfavillanti di rose e fiori di ogni genere . Come i crochi con le loro magnifiche forme geometriche. Molte sculture di vari personaggi famosi popolano le varie aiuole .  Il Padiglione di Ercole invece vi coccolerà con i suoi caffè .

Sua maestà! 

Internamente si possono venerare, le stanze da letto e di udienza reali . Internamente  è ben conservato ed è  costituto dalle camere reali. Da tenere in considerazione sono:

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Copenaghen in un weekend . Galleria Nazionale d’Arte

La Galleria Nazionale d’Arte  ( info costi e orari) è una favolosa  pinacoteca . Mette in mostra le più prestigiose tele di artisti danesi e internazionali dal XIV secolo fimo ai giorni nostri. Una galleria enorme ubicata in due immobili rinascimentali giganteschi . Sono garantiscono ai visitatori tutti i comfort possibili e immaginabili . Dalle caffetterie agli spogliatoi e tanto altro ancora.

Si possono contare 9.000 tesori, tra dipinti e sculture, molte delle quali sono state omaggio della monarchia danese negli ultimi anni. Spiccano  in assoluto le sezioni inerenti:  l’ arte europea (1300-1800),  danese e nordica (1750-1900), francese (1900-1930), danese e internazionale (dal 1900 in poi)

Michelangelo imperfect

Sono stata fortunata ho anche goduto di una struggente esposizione   intitolata Michelangelo Imperfect (Marzo-Agosto 2025) . Un’esibizione artistica unica nel suo genere . Poiché  ha permesso di ammirare in un colpo 150  capolavori di Michelangelo Buonarroti (1475–1564).  Sebbene fossero tutti dei calchi e   presi in prestito dal Museo di Arte Moderna di Vienna.

L’attenzione di Michelangelo come artista visivo era quasi esclusivamente rivolta al corpo umano.  Questo  era per lui un enigma infinito e anche imperfezione. E di esso esprimeva con i le sue creature  titaniche le emozioni ,  le tenzioni dall’ansia fino all’esitazione.

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Copenaghen in un weekend . Christiana

Mi viene in mente ancora un’immagine stupenda , quella dei tulipani che tinteggiavano di giallo e arancio Christiana . Questa è una comunità anarchica  di Copenhagen  e conta 1000 residenti che si autogestiscono.

Spuntò nel 1971 dall’ occupazione di hippies di una precedente  base militare sull’isola di Amager . Era un gruppo di dissidenti guidati dal giornalista  Jacob Ludvigsen . Questi  disconosceva la mentalità dei borghesi e la confusione delle guerre e della bramosia della ricchezza. Il governo danese, pur non legalizzando la presenza  di questi ribelli, di fatto la tollerò . Con la  promessa però di riqualificare  con dei compromessi con i residenti.

Nemoland

Chiunque è il benvenuto a Christiana (7, 7 ettari) .  Anche perché posticini dove farsi servire uno Spritz  o uno spuntino come il Nemoland , sono un fattore trainante per molti viaggiatori. Tra vicoli di negozietti artigianali, camper e ville , inoltrarsi dentro Christiana  è una sensazione stranissima. Perché per la sua atmosfera vibrante è una  Copenaghen più selvaggia . Graffiti imponenti commemorano Natasja Saad, una rapper  amatissima dai danesi morta giovanissima a trentatreanni.

Le  regole esistenziali di Christiana sono quelle della non violenza e dell’ anticonformismo. Ma ci sono anche problemi seri di ordine pubblico. Come nella famosa stradina della droga ovvero  Pusher Street, che ora è in via di smantellamento.

Copenhagen in un weekend. 24 Aprile

A Copenaghen ho rivissuto  la street art di Banksy al MACA, un minuscolo museo d’arte moderna da non perdere! Poi mi sono addentrata   BLOX, una struttura multifunzionale che è contemporaneamente ricreativa per i cittadini . Qui spopola il  DAC  Danish Architecture Center: una lettura dell’evolversi dell’architettura danese dalle sue origini a oggi. Come anche   il Bloxhub, un incubatore multidisciplinare per lo sviluppo sostenibile.

Decisamente impegnativo è stato il pomeriggio passato alla  Nuova Carlsberg Glyptotek. Questa è il museo donato da  Carl Jacobsen (1842-1914) a Copenaghen  . Lui era  il proprietario del birrificio Home of  Carlsberg , mausoleo della popolarissima birra.

I  danesi rivoluzionano anche i cimieri, come quello di Assistens . Ne hanno fatto un giardino dove commemorare luminari come Christian Andersen . Ho portato i fiori sulla sua tomba!  A ricordare che la nostra permanenza terrena non ha una fine  ma continua sotto altre forme!

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Copenaghen in un weekend . Blox

Blox  è un esperimento architettonico  ben riuscito per vivacizzare la località portuale di Copenhagen. Un contenitore multifunzionale ed eclettico che raccoglie uffici , appartamenti, palestre . E il DAC , ovvero il Centro di Architettura Danese (info costi e orari) ,  una roccaforte culturale che spiega il genio dei danesi nell’arte del creare!

Prima fu l’argilla nell’800 d. C. , poi il legno per le prime capanne e scavallando i secoli bui del Medievo , si manifestò il rinascimento con Cristiano IV. Il progresso si determinò con l’avvento della democrazia nel 1894 . Superato il tracollo finanziario del  XX secolo fu tutto in salita per l’architettura danese. Proprio quando ispirò con  Jørn Utzon l’architetto che pose mano all’Opera House di Sydney in Australia. Dopodichè   l’attenzione delle grandi menti della Danimarca per l’architettura si lanciarono sul  rispetto per la natura e del riciclo .

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Copenaghen in un weekend . Nuova Carlsberg Glyptotek

La  Nuova Carlsberg Glyptotek Carlsberg (info costi e orari) è l’insieme dei pezzi d’arte della famiglia Carlsberg  conservati in un palazzo barocco di estrema bellezza. I suoi architetti furono  tra i massimi della Danimarca: Vilhelm Dahlerup (1836-1907), Hack Kampmann (1856-1920) e Henning Larsen (1925-2013).

Varcata la sua entrata con pavimenti a mosaico  mi sono imbattuta in un Giardino d’Inverno stracolmo di palme e coperto da un eclettico tetto in ferro e vetro . Al centro spicca  l’ appariscente fontana di Kai Nielsen l ‘Acquario (1919-20)  .

Dalla pittura danese a quella francese

Aggirando  una deliziosa caffetteria,  ho avuto accesso ai  quattro blocchi:

Attualmente la Nuova Carlsberg Glyptotek annovera 10. 000 perle d’arte . Tra queste vanno annoverate : busti antichi, e le creazioni di  Auguste Rodin, Paul Gauguin , ed Edgar Degas . La lista sarebbe troppo lunga . Essa comprende altre anche altri nomi altisonanti. Quali  Meunier, Klinger, Picasso e Giacometti .Renoir, Van Gogh, Picasso, Cézanne , Manet e  Delacroix,  Courbet, Rousseau, e Sisley

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Copenaghen in un weekend . Norrebro 

Norrebro  è il nord di Copenhagen . Possiede dei connotati medievali ,  agricoli e operai  che  a metà del XIX secolo si è ingrandito e modernizzato. Nel XX secolo c’erano ben 125.000 abitanti nel dopoguerra (XX sec.) con  movimenti indipendentisti che  fecero scappare la popolazione. Da allora Norrebro  andò in rovina e ci fu un  calo demografico piuttosto drastico. Il suo risveglio avvenne tra gli anni ’70 e ’80 . Questi  furono quelli di molti investimenti che lo hanno fatto evolvere e migliorare .

Esso  è divenuto dinamico e multiculturale , facilmente raggiungibile con metro o bici . Sono strepitosi i suoi  laghi quelli di Frederiksberg e  Østerbro. Il suo snodo essenziale è Nørrebrogade , che è molto trafficata e costellato di ristorantini, boutique e altro . Come del resto le altre due mitiche vie : quella di Jægersborggade e Blågårdsgade.  Fatevi una camminata nel cimitero di  Assistens   (XVIII sec.) e salutate Handersen! Oppure dirigetevi al parco Superkilen fatto dall’acclamatissimo designer danese Bjarke Ingels Group

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Copenaghen in un weekend . Tivoli

A due minuti dalla stazione centrale di Copenhagen c’è Tivoli (info e costi). Questo è  un parco giochi dove intrattenersi, e assistere a spettacoli. Se  ci si  trascorrono  le ultime ore del pomeriggio si ci sentirà avvolti dalle caldi lucine che brillano ovunque .  Fu avviato  il 15 agosto 1843 dal suo fondatore Georg Carstensen . Tutto qusto grazie alla concessione del  Re Cristiano VIII.  Nel 2017  Tivoli ha battuto il record di 4.6 milioni di visitatori.

Tivoli è una forza di quaranta attrazioni. Le sue numerose montagne russe, macchinari a forma di draghi e demoni  ti fanno volare a velocità pazzesche. Un paradiso per i bambini . In angoli fatti esclusivamente per loro possono incontrare orsetti come Rasmus Klump. L’animaletto peloso è il personaggio principale di una  serie a fumetti danese per bambini (1951 Carla e Vilhelm Hansen). Gli innamorati a Tivoli possono baciarsi al lago Dragon Boat Lake dopo una pantomima al Pantomime Theatre e una cena romantica al Nimb.

Copenhagen in un weekend. Cosa bolle in pentola!

Cosa si mangia a Copenhagen? Il piatto istituzionale  è lo smørrebrød che sarebbe pane di segale imburrato e salmone nella sua variante più rivisitata. Ma hanno il loro perché anche : la stegt flæsk, maiale croccante con patate lesse, le frikadeller, polpette di maiale   insaporite con noce moscata, cannella e cotte nella birra . E tanto altro ancora.

I danesi prediligono il cibo sano :  pesce, carne , verdure ,  tuberi ,bacche. Sanno essere anche golosi di dolci  con frutta e panna.  Sono pure  rinomati per i loro ristoranti stellati che sono tanti e tra i più richiesti. Stagionalità dei prodotti , disciplina , attenzione ai dettagli e minimalismo è il loro x  factor .

Se vi state domandando quali sono questi  templi della cuisine scandinava la risposta unica è  il  Noma in  Refshalevej 96, 1432 Indre By. Il suo superchef René Redzepi ha fatto la gavetta tra le cucine più sofisticate del globo . Lui è stata la risposta al successo di questa alcova del food danese. Nel suo menù si respira aria nordica: alghe islandesi, pesce faroese, buoi muschiati della Groenlandia e acetosella delle foreste danesi.

Dove mangiare a Copenhagen!

Non sono da meno per gli appassionati di nouvelle cuisine altri rifugi per il palato quali : il Geranium, Jordnær, Alchemist, AOC, Frederikshøj, Henne Kirkeby Kro, Kadeau Copenhagen
Il mio elenco di locande danesi per voi :

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Copenhagen in un weekend. Conclusioni

Andare a Copenaghen è un lusso da concedersi , vi ammalierà . Non fatevi ingannare sullo stereotipo dei danesi depressi per la poca luce invernale  e il clima rigido di questa stagione. Potrà essere anche vero per certi versi, ma si difendono bene.

Hanno reagito alle condizioni estreme con un motto tutto loro che è  Hygge! Questa è una parola danese , intraducibile in Italiano, che esprime il senso della felicità nelle piccole cose dell’esistenza. Come la capacità d’ inventarsi un’atmosfera accogliente e rilassante . Leggere un libro davanti un camino, cenare con gli affetti più intimi a lume di candela, scaldarsi dal freddo con una coperta calda.

Fino all’ultimo respiro!

La mia avventura a Copenaghen in un weekend è giunta al capolinea  con la visita di altre due attrattive:

Purtroppo non mi è riuscito fare il giro in battello di Copenhagen, fatelo voi al posto mio. Se volete risparmiare per come è cara Copenhagen rivolgetevi all’agenza Netto .  Con € 8 da Nyvn vi farà girare nei punti  più importanti! Vi auguro buon viaggio!

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Albergo Locanda sul Mare, Ischia Porto

Albergo Locanda sul Mare, Ischia Porto

“Ama il tuo sogno se pur ti tormenta”

Gabriele D’Annunzio

‘Albergo Locanda sul Mare’, Ischia Porto

Senza dubbio l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’    in via Iasolino, 80  a Ischia Porto è stata la scelta giusta per scoprire a fondo Ischia. Ci ho soggiornato per la prima volta la scorsa estate in occasione del mio wine report presso la cantina  ‘Pietra di Tommasone’ , che volevo conoscere. Perchè  la sua uva è stata donata per il progettoMosaico per Procida 2022′una conferenza stampa tenutasi nel comune di Procida . Vi ho partecipato per celebrare l’omonimo blend di 26 vitigni campani (un bianco) fatto per celebrareProcida capitale della Cultura 2022′Un progetto importante realizzato dall’enologo internazionale Roberto Cipresso e divulgato dal  giornalista Gaetano Cataldo.

Inevitabile ritornare a Ischia  , una delle tre perle del Golfo di Napoli (insieme a Capri e Procida). Perché me ne sono innamorata! Così a fine Ottobre ho fatto le valigie per andarmi a riprendere il cuore lasciato tra i granelli della spiaggia  dorata  di San Pietro! Dall’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ Ischia Porto è  cominiciata la mia avventura nell’isola verde. Una settimana  mi è appena  bastata per toccare cinque dei sei punti cardinali dell’atollo campano:

Il risultato è stato una mini guida in questi 6  articoli dedicati a  Ischia che potrete utilizzare per  farvi  un’idea del fascino di questo angolo di paradiso:

  1. ‘Ischia , Golfo di Napoli’ ;
  2. ‘Ischia in 4 giorni‘; 
  3. ‘Giardini della Mortella’; 
  4. ‘Negombo’; 
  5. Cantina Raustella 
  6. Tour da Baia di Cartaromana alla Grotta del Mago con Il Borgo di Mare, servici nautici di Ischia Ponte

Mi sono resa conto che Ischia  non vuol dire solo terme. Questo perché vanta  uno straordinario patrimonio storico, artistico, culturale, ed enogastronomico. E l’ospitalità  alberghiera è davvero al top, come quella dell’ ‘Abergo Locanda sul Mare’  a Ischia.

‘Albergo Locanda sul Mare’ , una finestra sul ‘catino borbonico’ 

Per quanto riguarda l ‘ Abergo Locanda sul Mare’  a Ischia Porto  è un palazzo storico del 1900 . La reception è subito all’entrata. Qui  il proprietario  Giuseppe Macrì accoglie i suoi clienti con un gran sorriso. L’edificio è due piani , tutto dipinto di banco. Un’architettura semplice in stile perfettamente Mediterraneo,   ravvivata da rampicanti di bouganville rosa.

Sul pianerottolo c’è un piccolo cancelletto in ferro battuto. Esso dà su un ingresso stretto e lungo decorato con fine ceramica e piccoli mosaici. Da qui si accede a una scala che porta al piano superiore.  I corridoi custodiscono piante esotiche, oggetti da collezione (come delle rare  Olivetti), specchi e vecchie stampe d’ Ischia

Le stanze panoramiche dell’ ‘Albergo Locanda sul Mare’ 

All’ Abergo Locanda sul Mare’  a Ischia Porto ci sono in tutto 9 stanze confortevoli e di varie dimensioni (5 sono fino a quattro posti letto) . Esse sono dotate di tutti i comfort possibili, tra i quali:

  • Finestre insonorizzate;
  • Bagno privato con box doccia;
  • Aria condizionata;
  • TV.

Ottimo è il suo rapporto  qualità prezzo  . In questo  oltretutto c’è incluso  il servizio di ricambio giornaliero di lenzuola e asciugamano. L’ordine e la pulizia sono imeccabili. E qualsaisi cosa succeda potete contare sull’aiuto dei proprietari.

Il fattore woh dell’ ‘Albergo Locanda sul Mare’ : il porto borbonico!

In particolare la caratteristica principale  dell‘Abergo Locanda sul Mare  a Ischia Porto  è che si affaccia sul ‘catino borbonico’. In questa maniera si è soliti soprannominare il porto della cittadina. Questo fu voluto dal   re Ferdinando II di Borbone, che lo  inaugurò nel 1854 . Un’opera faraonica che decretò la fortuna d’ Ischia . Essa  presto passò da un’ economia di stampo agricolo a una più solida e diversificata  basata sui traffici  commerciali oltremare.

Sapevate che il porto borbonico  in origine  era  un lago vulcanico? Questa è una tesi avvalorata non solo da  Plinio il Vecchio. Ma altresì  dalla presenza di un pezzo di tufo che affiora in superfice nel bacino. Si tratta di quella piattaforma rotonda, ormai coperta di pietra , collocata alla fine del pontile in ferro del terminal delle navi. Pochi sanno che il suo nome è  ‘Tondo di Marco Aurelio’ , chiamato in questo modo in onore dell’imperatore romano che ne discuteva nelle sue esercitazioni retoriche al suo precettore Frontone.

6 buoni motivi per prenotare ‘Abergo La Locanda sul Mare’  a Ischia Porto

In breve , l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ aIschia Porto è la soluzione ideale per trasformare la vostra vacanza  a  Ischia  in un’esperienza indimenticabile. Prima di tutto ti senti come a casa . In aggiunta la posizione strategica della struttura è impagabile perché si trova:

  1. Di fronte a voi appena scendete dall’aliscafo , e a 300 metri dal molo dei traghetti;
  2. A due passi dal centro di Ischia Porto  , che si snoda da via Roma verso Corso Vittoria Colonna . Queste sono le due strade principali , un boulevard puntellato di negozi , gioiellerie,  lidi attrezzati e spiagge libere;
  3.  A venti minuti da Ischia Ponte, una borgata antica con un concentrato di attrattive monumentali imperdibili ;
  4. Vicino alla ‘Rive Droite’ , ovvero la riva destra del porto. Praticamente questa è l’anima pulsante della movida ischitana. Ci sono tanti locali rinomati, per cui a qualsiasi ora si rientri c’è sempre qualcosa da fare. Qui si possono mangiare ottime specialità di pesce, bere vini pregiati. Qualche suggerimento? Provate la ‘Taverna Antonio’, e ordinate le sarde fritte alla birra . Oppure deliziatevi a degustare un calice di  Biancolella  freddo  da  ‘Perazzo’ , che è un wine bar originale ricavato in grotte di tufo verde del XIX secolo;
  5. Alle spalle del capolinea dei bus in via Baldassarre Cossa, 4 .   Questa è una comodità assoluta, se volete usare i mezzi (clicca qui per gli orari ) per  visitare Ischia  ;
  6. Accanto a servizi di ogni genere: agenzie per prenotare bici, motorini, e auto, supermercati, paninerie, distributori automatici.

I misteri di Ischia  

A proposito, dimenticavo in lista un’altra ragione per soggiornare all’ ‘Abergo Locanda sul Mare’Ischia Porto ! Quale?  La colazione servita a base di caffè e  cornetti ischitani.  Detti ‘ad ape’  perché sono bicolori, questi  sono i tipici crossaint locali. Sono fatti con un doppio impasto di pasta frolla e brioche. Un mix che li rende  leggeri e succulenti. Vuoti o ripieni di crema con la classica goccia di amarena, vanno assaggiati rigorosamente caldi!

Ricordo ancora il profumo di quell’oro nero e di quelle paste. Per non parlare dei racconti di  Giuseppe Macrì  che ogni mattina mi raccontava qualche mistero su   Ischia  ! Ve ne  svelo qualcuno.

1. Vittoria Colonna e Michelangelo

Primo posto per il ‘Castello Aragonese’  (474 a.C.)  . Esso si staglia su un isolotto  nella frazione di  Ischia Ponte a cui è collegato da un ponte di 220 metri. Esso è certamente uno dei richiami d’interesse più affascinanti d’ Ischia  perché è simbolo dei suoi burrascosi trascorsi storici. Ma come ogni castello che si rispetti è ricco  di leggende e spiriti .

Dai Greci, ai Romani, fino agli Aragonesi il ‘Castello Aragonese’  celebrò nel 1509 le nozze tra Fernando Francesco D’Avalos e la poetessa Vittoria Colonna. Si dice che per la perdita del marito la nobildonna si immerse nelle arti, creando in quella rupe abitata un cenacolo culturale. A questo parteciparono tra gli altri i letterati Ludovico Ariosto, e Jacopo Sannazzaro . Nel gruppo c’era pure il celebre scultore Michelangelo Buonarrotio. Con questi  pare   Vittoria Colonna avesse intrecciato una relazione amorosa vissuta di nascosto attraverso un passaggio segreto nell’ adiacente ‘Torre Guevera’ .  

2. Il ‘Putridarium’ delle Clarisse

Seconda posizione spetta al ‘Putridarium’. Questa era la sala dove si mettevano a colare le monache decedute del  convento  delle Clarisse. Ciò serviva per purificare il loro spirito dalle impurità della vita terrena. L’aristocratica napoletana Beatrice Quadra fondò l’ordine dopo la perdita delconsorte Muzio d’Avalos nel XVI secolo. In quel periodo  il ‘Castello Aragonese’ assunse le dimensioni di un paesino con:

Chissà che in questo Purgatorio non si possa sentire il respiro di qualche defunta! Le suore di clausura sopravvissero per duecento cinquant’ anni.  Precisamente fino al 1810, quando Gioacchino Murat soppresse tutti gli ordini religiosi per impossessarsi delle loro ricchezze. Ceduto alla famiglia Mattera nel 1912 , il ‘Castello Aragonese’   fu recuperato dal suo stato di abbandono .  Negli anni ’90 fu aperto al pubblico  (clicca qui per orari e prezzi biglietti) e a grandiose kermesse di ogni genere artistico.

3. La ‘Grotta del Mago’

Il terzo podio va alla  ‘Grotta del Mago’ . Questo è un  altro enigma che ha appassionato residenti, studiosi e persino le truppe tedesche. Queste forse ci si infilarono per riportare a Hitler qualche tesoro. Si narra che all’interno di questa cava , posta tra  Punta Lume e Punta Parata, dei pescatori fossero come ipnotizzati da una strana epifania. Quella di un vecchio canuto dall’aspetto gentile e di alcune ninfee.  A quanto pare quella visione era di buon auspicio, interpretata come augurio di un abbondante pescato.

Quindi negli anni trenta ci furono numerose spedizioni speleologiche per studiare la ‘Grotta del Mago’ . Si innalzarono parecchie impalcature, che furono poi smantellate da delle forti mareggiate. Da allora si spensero tutti i tentativi di scavare  sui segreti  ‘Grotta del Mago’  , che non hanno mai smesso di suscitare stupore e curiosità.

5. Il crocifisso e il raggio verde della ‘Chiesa del Soccorso’

Numero cinque è la ‘Chiesa del Soccorso’ , che con la semplicità dei suoi esterni candidi  ci ricorda i paesaggi della Grecia. Dedicata alla ‘Madonna della Neve’, essa è custode di tutti i pescatori. Un piccolo tempio sacro del 1350 sito su un promontorio a picco sul mare. Il punto giusto dove ammirare un tramonto.

Se siete fortunati al calare del sole, vedrete per pochi istanti un raggio verde  all’orizzonte. In questo caso non è una leggenda.  Infatti è  un fenomeno ottico raro della rifrazione della luce solare nell’aria. Questo accade se il cielo è limpido. E se non c’è foschia c’è una veduta magnifica sul Lazio fino a Ventotene, Formia e Gaeta.

Superbo è il  piazzale antistante la ‘Chiesa del Soccorso’ , che è stato battezzato  Papa Giovanni Paolo II  ( per la  visita pastorale il  5 maggio 2002). Internamente preserva diversi capolavori di  Cesare Calise , e un  crocifisso ligneo del XVI sec. a.C. Quest’ultimo, secondo alcune voci popolari, era diretto su una nave verso la Sardegna. A causa di una tempesta i marinai si fermarono presso la ‘Chiesa del Soccorso’  . Al momento di togliere le ancore, il  crocifisso ligneo   oppose resistenza. E si lasciò lì a proteggere ogni pellegrino!

6. Il mistero del popolo di Agharti

Numero sei è il rebus più avvincente! Ascoltate bene! Ischia   potrebbe essere una porta al fantastico mondo degli Agarthi, un popolo alieno che vivrebbe sottoterra.  Questo mito risale al Medioevo quando il vescovo Corrado di Querfurt azzardò l’ipotesi che l’accesso alla terra Cava di Agarthi coincidesse con un’entrata nelle viscere dell’Epomeo.

Figuratevi che a questa teoria credeva sempre lo stesso Hitler, che era appassionato di esoterismo. Secondo lui gli Agarthi sarebbero stati una sorta di razza madre della stirpe ariana. E di conseguenza i progenitori dell’umanità. Proprio il Führer  ordinò ai sui soldati di scovare a Ischia Porto  il passaggio  per Agarthi . A tal proposito furono scandagliate la ‘Grotta di Mavone’ ( Forio d’Ischia) e  la ‘Grotta del Mago’ , di cui già vi ho accennato in alto.

A essere rigorosamente scientifici non ci dovrebbe essere nulla di vero in tutto questo. L’unica certezza plausibile sarebbe qualcuno anticamente poté perdersi e fantasticare su regni di umanoidi su cui ci si inventò in seguito delle favole!

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‘Albergo Locanda sul Mare’ ,  il rifugio degli artisti. Hans Purrman

Non c’è da meravigliarsi che in passato all’ ‘Abergo Locanda sul Mare’Ischia Porto ci si rifugiavano spesso personaggi di prestigio nazionali e internazionali. Appena sbarcati a Ischia  se lo ritrovavano davanti! Per forza di cose con quelle camere confortevoli, minimali e arredate  con il  blu della marina.

Come la n. 115 dove dormiva l’incisore tedesco Hans Purrman ( nel 1910 partecipò  alla fondazione della scuola di Matisse a Parigi). Dalle persiane spalancate sul porticciolo Borbonico adorava dipingere particolari scorci che per varie vicissitudini non rimasero in loco!

Hans Purrman era un ebreo in fuga che veniva volentieri all’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ per allontanarsi da tutti i suoi problemi. E tra le altre cose fu proprio lui il talent scout di Luigi De Angelis, che da barbiere finì per essere un acclamato ritrattista e paesaggista locale!

Giuseppe Macrì, il pittore delle vele

Inoltre l’ ‘Abergo La Locanda sul Mare’ a Ischia Porto  è una vera e propria galleria d’arte diffusa, i cui pezzi più pregiati sono i  quadri firmati dallo stesso Giuseppe Macrì .  Con due mostre collettive (1990) alle spalle, questo affermato albergatore è un uomo solitario. E schivo come un gatto, ma con un trascorso da artista tutto da raccontare.  

Giuseppe Macrì vive in simbiosi con la sua Ischia  . Il suo umore è regolato dal  porto borbonico. Ovvero quando è vuoto si rallegra, quando si riempie di turisti diventa un irascibile fascista! Pertanto  ne ho approfittato una serena e tranquilla mattina d’ autunno, quando l’ho invitato a uscire dalla sua tana per mostrarmi qualcosa di speciale  d’ Ischia .

‘Villa Altana’ , le cupole arabeggianti d’Ischia Porto

Dopo una sosta a un bar per delle buone spremute d’arancia, io e Giuseppe Macrì ci siamo avviati verso la parte sinistra d’ Ischia Porto  . Giunti  in via delle Fornaci, mi ha abbagliato la maestosità  delle cupole immense , e arabeggianti di ‘Villa Altana’ .  Questa era la residenza del colonnello Giovanni Masturzi, poi acquistata  e messa a nuovo dal duca L. S. Camerini nel secondo dopoguerra. Ovviamente non ci sarei mai potuta arrivare qui da sola con l’aiuto di una semplice guida.  Questa zona è conosciuta come Pagoda’, in memoria di un tempietto cinese in legno voluto da Ferdinando II per i suoi   gran galà.

Superato questo monumento , ci addentriamo nella villa comunale adombrata da  alberi secolari e gelsomini. Con tanto di veduta sul  Vesuvio  e Golfo di Napoli ci siamo appoggiati su un muretto rovente per il caldo torrido. Qui San Gennaro ha fatto la grazia, perché il Duchamp ischitano mi ha concesso una breve intervista!

Giuseppe Macrì, l‘ artista dell’ ‘Albergo Locanda sul Mare’ a  Ischia Porto. 

Classe 1960, Giuseppe Macrì ha continuato l’attività alberghiera del padre e del nonno, che di origini calabresi si erano trasferiti per motivi di lavoro a Ischia . Nel 1940 i familiari pian piano acquisirono diverse terre, e aprirono un ristorante, una salumeria, e un minimarket.

Successivamente comprarono una palazzina da un vecchio vignaiolo, che per difficoltà economiche lo mise all’asta di Viareggio. Quel rudere presto fu restaurato , e in appresso si fece fruttare come pensione e infine trasformato nell’ odierno ‘Abergo  Locanda sul Mare’   .

Da venti anni  Giuseppe Macrì porta avanti il suo lavoro con sacrificio e dedizione insieme a Olimpia de Angelis  e il figlio. Il suo contributo all’espansione e al rendimento della proprietà fu decisivo.  Dall’affitto di un gozzo in legno per i clienti per circumnavigare Ischia  , alla modernizzazione della proprietà nel 2006.

L’arte secondo Giuseppe Macrì . In principio fu una caverna!

Giuseppe Macrì  si è sempre dato da fare per mandare avanti i suoi affari e ci è riuscito egregiamente. Gli impegni lo hanno assorbito vorticosamente.  Solo di recente che ha ripreso la sua vera passione, cioè la pittura. Lui ama definirsi un autodidatta. Da quando a sei anni abbozzava i primi schizzi con uno spazzolino da denti e dei tubetti di colore presi dalla spazzatura.

Mi ha confessato che viaggiava parecchio da giovane in Europa. Nelle attrattive delle grandi capitali riusciva a cogliere l’essenza dei principi di un’arte che modellò a piacere suo. La musa ispiratrice di Giuseppe Macrì rimane comunque la bellezza d’ Ischia  , la stessa che ogni giorno meraviglia lui stesso i suoi concittadini. Questo è un atto di amore verso i suoi spettatori.  A loro regala pennellate di poesia, quella che è inesistente in tanti aspetti della società contemporanea.

Vecchie ciabatte e porte d’oriente. Le creazioni artistiche di Giuseppe Macrì

Giuseppe Macrì   trasse nutrimento dalle incisioni rupestri , dalla ‘Cappella Sistina’, dal ready-made. I suoi maestri furono, Marc Chagall, Jackson Pollock,  Vektor Pisani, Aniellantonio Mascolo, Robert Rauschenberg,  Anselm Kiefer, e Piero Manzoni. Come per quest’ultimo per Giuseppe Macrì  : “un oggetto rimane un oggetto fino a quando l’artista non lo trasforma in un’opera d’arte”.

Nasce da questa contaminazione artistica un file ruge che attraversa tutte le creazioni di Giuseppe Macrì , che sono parecchio versatili:

  • Tele con le vele, che rimandano all’utopia di un pianeta migliore;
  • Schizzi stilizzati del Vesuvio, che è emblema di potenza e rinascita;
  • Installazioni fatte di salvagenti, sughero, ciabatte consumate, e rubinetti, che sono rappresentazione della forza distruttiva dell’uomo;
  • Porte con scritte orientali, che diventano un messaggio di speranza per trovare una via d’uscita al consumismo capitalistico.
L’arte , un urlo contro le brutture della società contemporanea

Tutte produzioni autentiche, che sono diverse le une dalle altre, ma simili nell’intento. Ovvero  quello di stimolare l’immaginazione dello spettatore come unica risorsa per sopravvivere alla bugia dell’esistenza moderna.

Giuseppe Macrì  alterna la tecnica dell’acrilico a quella del combine painting. I suoi capolavori austeri, drammatici, teatrali e brutali sparsi per l’albergo diventano dunque concetti, pieni di rimandi simbolici, ed esoterici. Un urlo contro questa società ignorante e consumistica.

 La festa del porto del 17 Settembre 2014

Una foto un po’ sbiadita del porto Borbonico ha catturato la mia attenzione l’ultimo giorno di permanenza presso l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’   . Quella cornice era un ricordo parecchio importante per Giuseppe Macrì  .

Esattamente è lo scatto che immortalava la sua partecipazione il 17 Settembre del 2014 alla ‘Festa del Porto’ . Il  comune e il sindaco Peppe Brandi vollero questo grandioso spettacolo per celebrare i cento cinquant’anni  della nascita del porto d’Ischia nel 1854 per volontà di  Ferdinando II. A bordo di una barchetta  Giuseppe Macrì   celebrava l’ingresso dei galeoni borbonici  del re della regina al porto completamente svuotato al ritmo  del saluto regale con ventuno colpi a salve!

La ‘Festa del Porto’  fu un evento in gran pompa magna, che durò circa quindici giorni per un totale di sei edizioni. Questo era un galà unico nel suo genere arricchito con cortei mostre, stand con cibo e vino, premi, fuochi pirotecnici, e la presenza di una banda musicale e dell’esercito Borbonico. Giuseppe Macrì  girava anche per le scuole per diffondere la grandezza della storia del Sud. Tuttavia, il sipario calò presto. E questo appuntamento imperdibile si spense come una candela al vento per negligenza politica e mancanza di fondi.

L’ ‘Abergo Locanda sul Mare’   , Ischia   nell’anima

Non c’è nulla da fare, l’ ‘Abergo Locanda sul Mare’ a Ischia Porto  è il  posto perfetto per perlustrare  Ischia. Non solo per la sua centralità che lo collega a tutti i versanti.  Ma principalmente per l’accoglienza di Olimpia de Angelis  e Giuseppe Macrì,  che sono dei gestori di gran talento. E mi hanno trasmesso il loro amore immenso per un territorio che è di un fascino disarmante. Compreso nella prenotazione all’ L‘Abergo Locanda sul Mare’  c’è il lusso delle piccole grandi cose. Come il rumore del mare che sveglia alle prime luci del mattino. O il canto dei gabbiani che la sera addormenta mentre volteggiano sopra le ultime barche che rientrano al molo.

Per concludere, a Ischia si respira un’aria internazionale che è iniziata negli anni ’50 per gli investimenti dell’imprenditore milanese Angelo Rizzoli. Passeggiando per qualche lungomare ci si  gira a guardare stranieri ben vestiti, o magnifici yatch attraccati a qualche baia cristallina. Improvvisamente lo scenario cambia appena ci si addentra in qualche vicolo internato. Assale il profumo del pane appena sfornato.  Tra i banchi di frutta e verdura presi d’assalto dalle massaie per l’ora di pranzo. Queste sensazioni di un tempo autentico che a tratti pare essersi fermato sono quelle che mi sono più rimaste addosso d’Ischia Porto . Adesso è il vostro turno! Vi auguro buon viaggio!

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