Marrakech in 4 giorni. Itinerari dalla medina a Essaouira

Marrakech in 4 giorni. Itinerari dalla medina a Essaouira

 “Non arrenderti. Rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”

Proverbio Arabo

Marrakech in 4 giorni

Sicuramente Marrakech in 4 giorni è stata un’esperienza indimenticabile. Incastonata come una perla nella piana di Haouz ai piedi dell’Alto Atlante , Marrakech è il silenzio del deserto. Una pace che , attraversando cime innevate, villaggi rurali  e valli verdeggianti, si trasforma nel rumore di una metropoli cosmopolita. Marrakech conta più di un milione di abitanti, ed è la quarta urbe più grande del Marocco (dopo Casablanca, Rabat e Fez). Qui ci si può divertire e vivere come in una qualunque altra capitale europea. Oppure ci si può perdere per ritrovarsi  nella semplicità delle piccole grandi cose della vita.

Visitando Marrakech  in 4 giorni  scoprirete una terra all’avanguardia ma attaccata alle sue origini nomadi e africane. Un contrasto pazzesco  che ammalia il viaggiatore, trascinandolo nel fascino del mondo arabo islamico. Quest’ultima è una cultura che vanta 14 secoli di esistenza, che ha dato tanto all’umanità, e di cui si conosce davvero poco.

Da Marrakech a Essaouira 

In giro per le attrattive di Marrakech  in 4 giorni è stato un viaggio nel tempo. Un salto lungo che mi ha portato dalla sua fondazione a opera della dinastia degli Almoravidi ( XI-XII) alla costituzione della monarchia (1956).  Marrakech  è un luogo misterioso da fotografare all’infinito.

Senza dubbio il modo migliore di afferrarelo  spirito millenario di Marrakech è quello di visitarla in lungo e in largo. Come spiegare il canto del muezzin che richiama i fedeli alla preghiera per Allah nel cuore della notte. Davvero è qualcosa che non si può descrivere, ma solo fare sperimentare dal vivo. In questo post  propongo 4 itinerari da fare tra Marrakech ed Essaouira  per godervi il meglio di questo eden e iniziare una travolgente avventura!

Marrakech in 4 giorni. Cosa fare e vedere

Marrakech è ben collegata con tutto il globo con l’Aeroporto Internazionale di Menara. Non fate come me di andarci a Luglio, perché non ho avuto altra scelta per il mio lavoro! Ho patito il caldo ma sono sopravvissuta lo stesso ! Meglio la primavera o l’inverno per chi può , quando le temperature sono più miti.

Mi raccomando, al vostro arrivo  a Marrakech  fatevi venire a prendere da un taxi. Concordando con il vostro albergo. Questo  è il modo più sicuro e meno dispendioso per raggiungere la vostra meta sia in centro che in periferia. A Marrakech non eisste uber !

Per cominciare,  i miei tour di Marrakech in 4 giorni hanno seguito la mappa urbana, che è  divisa in due:

Marrakech in 4 giorni. L’arte di ieri  

Senza dubbio il ricco patrimonio artistico e architettonico di Marrakech è da contemplare nei siti archeologici,  nelle ville e tombe reali, nelle moschee, nelle scuole coraniche. Un’eredità artistica varia e di immenso valore, che ci racconta dei popoli che nei secoli hanno dominato e plasmato Marrakech:

Marrakech in 4 giorni. L’evoluzione dell’arte

Marrakech  si esprime sotto svariate forme da un punto di vista artistico ricongiungendo passato e presente insieme. Così se si è  alla ricerca di qualche souvenir si rimane  impressionati dalla varietà e sobrietà dell’artigianato marocchino. C’è davvero l’imbarazzo della scelta tra oggetti decorativi e utensili. Piccoli capolavori che sono il frutto di mani sapienti, di mestieri che si tramandano di generazioni in generazioni . E che vengono rivisitati dalle più audaci innovazioni artistiche.

Sì, perché Marrakech   ha radici profonde nell’antichità ma si sa anche reinventare in chiave moderna.  Ovunque spuntano atelier, fashion hub creativi e di progettazione. Molti  riad, le tipiche case marocchine , al presente diventano  alloggi  e laboratori artistici di ogni genere.

Riad , la magia di Marakkech in 4 giorni

Confesso che è stato un sogno  dorm9ire in un  riad . Questi  possono essere dei boutique hotel  (con tanto di SPA) o a gestione familiare, come quello dove stavo io. Inizialmente i  riad  furono delle abitazioni ideate per benestanti  dai sultani Idrisidi (788 e il 974 d.C.) . Si  prese spunto dalla domus romana e furono ridefinite da forti connotazioni arabeandaluse . I riad  sono molto comuni anche in Arabia Saudita, Algeria, Tunisia e Libia.

In genere i  riad sono stretti e alti.  Questo per sfruttare l’esigua superfice della medina , dove nascono. E per ospitare i diversi membri di una famiglia. Sono a pianta quadrata con tetto a cielo aperto, e costruiti su due piani. Sopra ci sono le camere da letto ognuna con bagno. Sotto la cucina, il soggiorno e il bar. Di solito non hanno mai più di dieci stanze, che sono adornate in maniera semplice ed elegante. Dominano le decorazioni in legno, mosaici astratti e ferro battuto.

Una casa senza chiavi

Nei riad non ci sono chiavi, ma solo delle tende bianche. Le porte si chiudono a necessità. Le pareti sono solitamente ricoperte con il tradizionale tadelakt. Quest’ultimo è un intonaco di calce liscio e impermeabile, che è molto utilizzato nelle dimore marocchine .

Delle scale interne portano poi sul terrazzo da cui si ha una splendida vista sui tetti di Marrakech. Qui è collocata una vasca da bagno che si riempie d’acqua per immergersi nelle ore più calde dell’estate. Accanto sono disposte delle sedie a sdraio in vimini coperte da tetti per fare ombra.

Riad, il giardino arabo

Il termine riad,  proviene dall’Arabo . Ha il significato di “giardino”, perché è proprio quello che  posto in mezzo li caratterizza. Fa bella mostra una polla di acqua , dove sguazzano pesci rossi  e si dissetano tartarughe.  Attorno ci stanno  alberi di arance, limoni , bouganville e ibiscus sopra cui svolazzano minuscoli uccelletti. Esattamente come i patio della Spagna del Sud con cui il Marocco è stratto a stretto contatto per 8 secoli.

Il fascino dei riad, è esclusivo. Lo sfarzo degli interni contrasta con il vuoto di mattoni e argilla dell’esterno. Questo richiama il carattere degli islamici,  che sono più attenti al privato che al pubblico. Non ci sono infatti aperture esterne se non piccole fenditure. Piccolo trucco anche per proteggersi dagli agenti atmosferici: entra aria fresca e blocca i raggi infuocati del sole.

5 cose da vedere della medina. Primo giorno a Marrakech

Il primo itinerario si sviluppa dalla medina dove ho alloggiato. Essa rappresenta il cuore di Marrakech con le sue mura rossastre di pietra arenaria spesse due metri. Un complesso di meraviglie orientaleggianti, bastioni di epoca diversa e una serie di imponenti porte che costituiscono i vari accessi del centro abitato.

Dalla medina mi sono diretta verso l’animata Piazza Jeema el Fna , che è  il salotto cittadino e simbolo indiscusso di Marrakech. Da qui mi sono spostata lungo tortuosi vicoli stretti, che portano ai souk, i mitici mercati marocchini. Di seguito ho visitato il Museo di Marrakech,   la Medeira  e la Moschea di Yuseef , e  la Maison de Fotographie .

Clicca qui per l’itinerario a piedi su Google Maap

1 Piazza  Jeema El- Fna i sapori , la musica e la danza di Marrakech

Uno degli spettacoli più affascinanti della terra è Piazza Jemaa el-Fna. Una parola araba quest’ultima che vuol dire “assemblea dei morti”, perché prima qui si facevano le esecuzioni pubbliche (1050). Per fortuna adesso invece è solo un teatro vivente che,   proclamato  Patrimonio orale e immateriale dell’UNESCO , si prepara la mattina per lo spettacolo della sera.

Dal  rooftop del celebre Cafè de France ho visto Piazza Jemaa el-Fna  a ora di pranzo brulicare di centinaia di persone. Tutte quante affaccendate a prendere il loro posto in scena . Per dissetarmi ho preso una spremuta d’ arancia senza ghiaccio. Raccomandazione di non bere acqua che non sia imbottigliata o bollita sempre valida! Sognatevi la birra o  l’alcol  perchè vietati dalla religione islamica.

La sera ho attraversato  Piazza Jemaa el-Fna scansando cavalli, carrozze, e le folle di visitatori che  ci vanno per veder l’impensabile. Come tatuatori di henne , venditori d’acqua, cantastorie, astrologi, incantatori di serpenti, finti guaritori, cavadeti, e ciarlatani di ogni genere. Un circo insomma, in cui bisogna  fare attenzione alle scimmiette degli ammaestratori che rubano qualsiasi cosa. Una sala da ballo in cui ci si lascia trascinare dal ritmo dell gnaoua, la musica degli schiavi d’Africa, quella  di eventi sacri come l’Eid-al-Adha e l’addio al nubilato.

Piatti tipici di Marrakech

A Piazza Jemaa el-Fna  di fame non si muore! All’imbrunire nuvole di fumo delle braciere  serrano l’aria e gli odori dello street food locale inebriano il cervello:  zuppe di lumache, decotti, frattaglie, teste di montone, sardine, stufato di zampone di manzo (tanjia). Il tutto accompagnato da frullati freschi. Le truffe e lo sporco sono dappertutto, fidatevi dei chioschi più affolatti e dove sono esposti i costi !

Ho mangiato di tutto a Piazza Jemaa el-Fna  . La  cucina locale  è a base di verdure e carne , specie di agnello e pollo (il maiale rientra tra le cose proibite dall’Islam). Il cibo è parecchio speziato dal salato al dolce , domina il miele.  E si usano parecchie erbe, come lo zafferano, che per il suo valore inestimabile è considerato l’oro giallo del Marocco.

Tra le tante specialità e ricette tradizionali che ho provato  queste sono le più prelibate:

  • Cous cous: questo è il piatto nazionale ormai esportato dappertuttoQuesto impasto granuloso di acqua e semola è condito con cipolla, aglio, verdure, pollo e altro ancora. Viene servito in appositi tegami di terracotta con il coperchio a spillo;
  • Tajine di carni speziate: è un secondo di manzo molto saporito, che viene così battezzato dalla pentola  bassa  a bordo circolare e smaltata in cui viene preparato;
  • Pastilla:   è una torta di carni bianche cotte in brodo e infilate in strati di pasta werka (simile alla pasta fillo). A questa bontà si aggiungono mandorle tostate, cannella e zucchero.

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2 Souk centrali

Dalla mitica Piazza Jemaa el-Fna  la direzione obbligatoria è quella verso i souk ,  ovvero i bazar marocchini coperti da tettoie di palme. La definizione da vocabolario di souk  è equivalente a “disordine”,  perché è questa la prima sensazione che si avverte a esserci dentro.

Anticamente i souk  non erano solo delle fiere (si tenevano una volta a settimana o al mese) per acquistare l’essenziale.  Erano anche un ritrovo per le tribù dove si parlava di politica, religione ed economia. Un posto dove ci incontrava con gli amici e si cercava moglie.

Ci passavano molti mercanti con le loro carovane, come testimoniano i loro dormitori detti  fondiuq . Di questi  attualmente se ne possono totalizzare 140 . Molti  sono stati comunque riutilizzati come botteghe. Altri invece sono abbandonati a se stessi e conservano elementi originali come intagli lignee e romantici balconi

I souk, il volto scoperto di Marrakkech

Nei souk  i negozianti  salutano  ogni  passante in Inglese, Francese, Italiano, e Spagnolo. Loro compito giornaliero è  caricaree scaricare i loro prodotti specifici sistemati nelle loro bancarelle. Mantenendo sempre la destra per non essere travolti dai motorini che sfrecciano come saette, nei  souk  si assiste a uno show perenne.

Nei souk  ci si sente quasi paralizzati dai profumi fortissimi che esalano dai qissariat, le viuzze anguste senza indirizzo che formano questo intricato dedalo dove è sicuro perdersi! Da quelli delle bistecche alla griglia a quello delle essenze balsamiche di qualche erboristeria.

8  pittoreschi souk di Marrakech in 4 giorni

Nei souk  si pesca su serio merce di ogni tipo tra cui articoli di cosmesi eper la toiletterie.  Anche se ovviamente non mancano i fake, per cui attenzione! Cliccate in questa piccola mappa  che vi guiderà da sud a nord in 8 fantastici souk . Eccoli qui  in basso nel dettaglio :

  1. Souk Ableuh: questo è il regno dei cetrioli e delle olive, speciali quelle marinate nellharissa, una salsa piccante al peperoncino e aglio;
  2. Souk Semmrine: questo è piuttosto orientato alla vendita di cianfrusaglie per turisti . Ma si possono anche fare ottimi affari se si beccano vestiti berberi e  le famose babouches . Queste sono le morbide scarpe a punta che hanno ispirato maison haute couture del calibro di Chanel, Balenciaga e Prada!
  3. Souk Zrabi : questo vicino Rahba Quedima  o Piazza delle Spezie è perfetto per chi vuole fare affari con  tappeti originali marocchini . Questi sono di diversa fattura: rabati (in feltro e molto pregiati) e chichaoua (con motivi a zig zag). E ancora quelli di tipo handel (a ordito raso), zanafi (di lana ruvida) , e shedwi ( di lana a trama rasata)
  4. Souk Dhabia : questo è un gioielleria dove farsi regale accessori sfavillanti come bracciali, collane, anelli e altro ancora;
  5. Souk Lebbadine : questo è un quello dedicato alla lavorazione della pelle e del cuoio . Ci sono manufatti come borse, zaini, giacche, ciabatte, cinture. È sormontato da un grande reticolo di ferro;
  6. Souk Hadadine : questo è dedicato all’arte dei fabbri. Qui tra il rumore di martelli e incudini potrete assistere alla trasformazione di una bicicletta in lanterna;
  7. Souk Cherifa ;   questo è quello in cui i giovani designer sfoggiano i loro articoli modaioli di stampo etnico e a prezzi fissi;
  8. Souk Sebbaghine o Souk di Dyers: questo è quello dei tintori, dove le matasse di lana appena tinte vengono appese ad asciugare.
Consigli pratici per vagare indisturbati nei souk di Marrakech in 4 giorni

Quando si va all’estero è sempre bene usare il buon senso. Questo vale anche a Marrakech . Per cui specialmente nei souk è preferibile:

  • Girellare (magari in compagnia!) nelle ore diurne ed evitando quelle notturne;
  • Non scattare foto senza il permesso dei locali;
  • Non fatevi accompagnare, non si sa mai!
  • Stare attenti all’igiene che qui non regna sovrana. Piccoli accorgimenti come raccogliere le prelibatezze marocchine con il pane e lavarsi le mani possono salvarvi da infezioni sgradite;
  • Azzardare qualche specialità di cibo da strada solo se il vostro stomaco non è molto delicato. Eviterete qualche brutta indigestione ;
  • Non camminare con abiti molto succinti e preferire quelli sobri. Per il gentil sesso è comodo avere con sé un foulard per coprire le spalle e le gambe;
  • Non rimanere senza contanti specie per le piccole spese , per quelle più grosse si accetta pagamento con carta. La moneta nazionale è il dirham. All’aeroporto di Menara, Piazza Jeema El-Fna ci sono sportelli per il cambio ( o spesso anche nelle strutture alberghiere).

Queste piccole mosse sono segni di rispetto verso la comunità islamica. Così come il contrattare per comprare. Niente è prezzato, per cui arrivare a una cifra stabilita è una vera e propria sfida. Bisogna prenderla come un gioco senza arrabbiarsi per le controfferte. Mi raccomando sorridete e scherzate sempre . E in modo particolare se siete indecisi su un acquisto non guardate in modo insistente.

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3 Museo Marrakech

Il Museo di Marrakech     è ubicato dentro il palazzo Dar Mnebhi  (XIX secolo) . Questo è stato fatto da Mehdi Mnebhi ministro della difesa del  Sultano Moulay Abdel Aziz (XIX sec.) . In stile arabo andaluso, fu rinnovato dalla Fondazione Omar Benjelloun e inaugurato  nel 1997.

In questo museo si respira un’atmosfera tutta arabo islamica. All’ingresso c’è il solito giardino con fontana e un magnifico cortile. Si nota subito uno sgargiante  lampadario  intarsiato da lastre di metallo decorate con ritagli geometrici ed epigrafici.

Ci sono due sale di esposizione nell’interrato:

Al piano superiore del Museo di Marrakech      ci sono quadri  e ornamenti vari. Ad arricchire   il tutto c’è uno splendido tetto in legno intagliato, delle singolari piastrelle ,  mosaici , stucchi e  calligrafie  .

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4 Madrasa e Moschea Ben Yuseef

La Madrasa  e la Moschea Ben Yuseef  sono rispettivamente la scuola islamica più importante del Marocco e la moschea più rappresentativa di Marrakech.

La Madrasa   risale al XIV secolo e fu ricostruita nel 1565 su commissione di Abdallah al-Ghalib. Disponeva di 130 celle per gli oltre 900 studenti frequentanti. La struttura è realizzata in arenaria rossa ed è abbellito con motivi geometrici e stucchi scolpiti.

Si entra da un gigantesco  portale che immette nel cortiletto circondato da due livelli di gallerie ad arco. Qui sono disposte le varie aule per la preghiera. Il minareto (o torre) è sormontato da una cupola rivestita di piastrelle verdi.

Moschea Ben Yuseef

La Moschea Ben Yuseef   è databile al 1070 . Fu innalzata da Yusuf ibn Tashfin, un emiro Almoravide. Il figlio la ampliò e fu completata tra il 1121 e il 1132. Nel 1147 subentrò il califfo Abd al-Mu’min  (dinastia degli Almohadi)  che la distrusse . La ricostruì di sana pianta perché non era perfettamente orientata in direzione della Mecca. Del fulcro primitivo è sopravvissuto solo il nome.

Nel 1563 sotto la dinastia Saadiana ci furono lavori di ristrutturazione nella   Moschea Ben Yuseef   Poi cadde in rovina tra i secoli XVII e XVIII. Nel corso del XIX secolo, il sultano alawita Solimano diede l’ordine di rinnovarla completamente. Legno di cedro intagliato, stucchi e piastrelle colorate ricoprono gli interni di questo splendido edificio di culto. Resta aperto dalle 09:00 alle 18:00 ma possono accedervi solo i musulmani.

Per  info indirizzo,  biglietti, e orari Madrasa Ben Yusef  clicca qui

5 Maison de Fotographie

La Maison de Fotographie  è appunto la casa della fotografia.  Questa fondazione aprì al pubblico nel 2009 grazie a Hamid Mergani e Patrick Manac’h. L’intento fu quello proprio di raccogliere le memorie di Marrakech negli scatti nazionali e internazionali di fotografi illustri. Quali quelli dei francesi   René Zuber, Jean-Pierre Évrard, e Viviana Pâques

La collezione si divide in quattro sezioni. La prima, che è la più eclettica, è un insieme di ritratti berberi e avventurieri europei dei primi del Novecento. Invece  la seconda è un mosaico di foto in bianco e in nero che documentano la società di Marrakech  del secolo scorso. A sua volta la terza e la quarta raccontano la cultura locale e le feste danzanti tipiche del Marocco. Date un’occhiata alla magnifica terrazza dove potrete godere della vista dello skyline di Marrakech   sorseggiando un buon caffè.

Secondo giorno a Marrakech. Altri 3 tesori da scoprire nella Medina

Marrakech   è immensa e riserva sempre delle sorprese passeggiando plein air . L’altro percorso è stato riservato all’area monumentale delle famiglie reali. A partire dal 789 d.C. fino al  1666  si sono susseguite grandi dinastie a Marrakech     la Idrisside, l’ Almoravide, l’ Almohad, la dinastia Merinida, la Saadiana , e l’Alaouita.

Ognuna di esse ha lasciato traccia del suo dominio. Dal Palazzo El Bahia  e il Palazzo El Badì alla Moschea e Giardini Koutobia si può fantasticare sulla gloria e l’ opulenza di tutti i pascià che hanno governato e reso eterna Marrakech.

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1 Palazzo El Bahia

Il Palazzo El Bahia è l’emblema della grandezza dell’arte marocchina del XIX secolo. Abbiamo a che fare con un complesso di quattro cortili, giardini, e ambienti fiabeschi dai colori vivaci. I soffitti sono dipinti con motivi e disegni complessi e le finestre sono incorniciate da persiane in legno decorate.

Dar Si Moussa , Gran Visir del sultano Moulay Hassan I, si occupò della sua realizzazione come residenza nobiliare  nel 1894. I lavori vennero affidati all’architetto francese Paul Sinoir. Ci furono varie modifiche nel corso dei secoli e purtroppo anche saccheggi. Ciò che più attrae al Palazzo El Bahia è l’Harem delle Concubine , alcova dai superbi dettagli ornamentali.

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2 Palazzo El Badì

Il Palazzo El Badì     fu  richiesto dal sultano Ahmed al-Mansour per commemorare la sconfitta dei portoghesi nella battaglia di Alcazarquivir. Al momento è totalmente in rovina ma dalla mole delle rovine intorno si suppone che doveva essere sul serio imponente. Doveva comporsi di 300 locali tutti rivestiti con oro, turchesi e cristallo. Un cortile con quattro giardini infossati e le vasche luccicanti è quello che si può ammirare  dei suoi resti.

Nel XVII secolo si deteriorò quando il sultano Moulay Ismail decise di trasferire la capitale di Marrakech a Meknes, saccheggiandolo del tutto.  A rapire lo sguardo nel Palazzo El Badì    è il Minbar della Koutoubia , un  pulpito di cedro, con intarsi e incisioni in oro e argento eseguiti nel XII secolo dagli artigiani di Cordoba.

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3 Moschea e Giardini Koutobia

L’anima di Marrakech    è indiscutibilmente la Moschea Koutobia  ,  o moschea dei librai . Era chiamata in questo modo fino al XIX secolo per via dei numerosi venditori ambulanti di libri riuniti nei dintorni. Pima di allora era denominata Moschea Almohade come i suoi fondatori che la eressero nel XII secolo . Era  rivestita di intonaco rosso, ma dopo il restauro degli anni ’90 si decise di lasciarla in tonalità dorata. Cosa che la fa spiccare rispetto alle sfumature pastello delle case cittadine.

La Moschea Koutobia è impreziosita da  una torre ad archi e merlature, prototipo della Giralda di Siviglia e de Le Tour Hassan a Rabat. Da cui rimbombano i canti sacri. Quelli che sistematicamente richiamano alla preghiera tutti i fedeli islamici.  Un suono ipnotico che sovrasta il frastuono della Piazza Jemaa el-Fna  .

Le sfere di rame 

In cima alla moschea spicca una guglia di sfere di rame che secondo una leggenda erano d’oro. Queste furono donate dalla moglie del sultano almohade Yacoub Al Mansour, che fece fondere i suoi gioielli. Punizione impartita allorché la scovò mangiare durante le ore di digiuno del Ramadan.

Dietro la Moschea Koutobia ci sono i suoi giardini publici.  Un polmone verde punteggiato da altissime  palme . I  marocchini qui si  rilassano  e passeggiano. Una vera e propria oasi come il non troppo distante Giardino Segreto ,    un incanto della dinastia Saadiana con le sue piante tropicali (per  info indirizzo,  biglietti, e orari clicca qui) .

 

Terzo giorno a Marrakech. La ville nouvelle e il Jardine Majorelle

Si deve andare di persona a Marrakech in 4 giorni e anche più forse  per capire che è non è solo un concentrato di resti archeologici e bellezze artistiche. Esattamente a trenta minuti a piedi dalla Piazza Jemaa el-Fna   ci stanno i quartieri di Guéliz e Hivernage. Questi pullulano di alberghi, uffici, ristoranti, cinema, teatro, discoteche, cafè , negozi, servizi quali stazione dei treni e dei bus.  Una delle arterie principali è Avenu Mohammed V .

Questa parte nuova è nota come villa nouvelle o città nuova come l’appellarono i francesi durante la loro occupazione nei primi del Novecento. Questa sezione moderna di Marrakech rispondeva all’esigenza dell’espansione urbanistica dei cugini d’Oltralpe capitanata dal  maresciallo Hubert Lyautey. Era complicato glorificare il nuovo ordine politico della Francia di inizio secolo nella democratica Parigi. Per cui si puntò al vasto Maghreb.

Il risultato di questo programma governativo fu quello di avere uno spicchio d’ Europa dentro l’Africa. Volutamente separate per mantenere intatto quel tratto indigeno del Marocco che bene si vendeva ai turisti. Perciò da un lato sorsero le   ville art decò (con tratti moreschi) per la classe dirigente. Dall’altro non potevano mancare condomini di cemento per la massa che si spostava in questo crogiolo di viali ortogonali e incroci con semafori.

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Il Giardino Majorelle

Ai margini del perimetro della medina Marrakech  è un’ estensione rigogliosa di una natura mediterranea ed esotica. Mi riferisco ai tanti giardini che la circondano, che erano di solito possedimenti dei nobili. Questi sono fondamentali perché oltre che per il passeggio per gli autoctoni sono uno sfogo d’ombra nei mesi con 45°.

Le Jardine Majorelle  prende il  nome dal suo proprietario il pittore orientalista Jacques Majorell . In origine era il suo studio pennellato di blu e giallo. Colori sgargianti rimasti intatti all’acquisto   nel 1980 dallo stilista Yves Saint Laurent che lo regalò  all’amato Pierre Bergère. Questo è un paradiso di architettura islamica colmo di cactus, bambù, fiori e vegetazione acquatica di ogni sorta.

Dentro questa cattedrale si forme si possono contemplare il museo dello stilista francese e il mausoleo dedicato alla sua dolce metà. L’atmosfera è quella di una fiaba. Si cammina fra laghetti, piscinette in cui nuotano pesci gatto e panchine su cui si baciano gli innamorati.

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4 Giorno . Da Marrakech in 4 giorni a Essaouira

Per quanto irresistibili le viscere del Marocco come rinunciare al suo mare. Dopo tre ore di tragitto da Marrakech la mia escursione mi ha portato a Essaouira, un ridente borgo marinaro che mi ha stregato. Avranno provato lo stesso entusiasmo gli hyppies degli anni 70.  O personaggi del calibro di Orson Wells, Jimmy Handrix, Rolling Stones, Frank Zappa , Cat Stevens e altri . Questo le è valso il soprannome della Woodstock Africana a designare il lato più  trasgressivo di tutto il corno africano.

Dai suoi trascorsi fenici all’evoluzione arabo musulmana  Essaouira ha seguito le sorti storiche del Marocco. Nel 1756 i francesi la celebrarono modellandola con bastioni e porte fortificandola e allineandola con l’Occidente. Essaouira è un eden dai ritmi lenti su cui volteggiano i gabbiani, l’eldorado di molti surfisti che qui hanno cavalcato le onde più audaci. Ci sono mille motivazioni per cui è  una tappa imperdibile!

Sosta di benessere all’olio di argan

Per fortuna il van che mi ha trasportato fino a Essaouira era comodo e fresco di aria condizionata. Dal finestrino i paesaggi apparivano lunari e il bianco delle nuvole sovrastava l’ocra del terreno arido e brullo. Davanti gli occhi si stagliava una landa desolata su cui si adagiavano sparuti casolari . Blocchi di argilla e paglia recintati con fil di ferro brulicanti di pecore.

Improvvisamente ci fermammo per una pausa .  Dopo  una cola fresca si fece un salto alla Coopérative Marjana d’Huile d’Argan  per assistere alla lavorazione del mitico olio di argan. Questa è una pianta che cresce principalmente in Marocco e rappresenta una risorsa fondamentale. Si esporta in tutto il globo perché è ricco di vitamina E e acidi grassi . Queste sono un toccasana per  il trattamento della pelle, del corpo, dei capelli e  in cucina.

La forza delle donne 

Delle proprietà benefiche  dell’ olio di argan tutti ne saranno al corrente . Poco invece forse si sa della manodopera femminile che ci sta dietro. Signore avvolte dai loro folkloristici caftani sfregano con delle pietre i noccioli del frutto, fino a farne uscire fuori i semi da cui poi si estrae il morbido elisir

Gruppi di donne si radunano in cooperative per proteggere e mantenere alto il profilo di questa eccellenza marocchina. Il fine è quello di avere a disposizione una filiera commerciale che garantisca prodotti certificati come quelli che ho provato. Certamente un’impresa immane , considerando la concorrenza industriale che lo sforna velocemente e  a cifre basse .

Cosa visitare a Essaouira

Abbracciata dal blu dell’Oceano Atlantico Essaouira è  un equilibrio perfetto tra mistero dell’oriente e magnificenza. Originariamente il suo appellativo era  Mogador, cioè piccolo baluardo . Nel rispettivo ci si riferisce a quello portoghese del 1500 che poi fu spianato per metterci dei cannoni

Quello che mi ha sbalordito è il mercato del pesce. Si riuniscono baracchine che sfoggiano tutto il pescato della notte prima. Dai crostacei, ai molluschi a esseri marini poco identificabili è tutto uno spettacolo per cui non si paga biglietto. Tutto lì in prima fila. Forestieri che si deliziano con ostriche e litigano con i gatti. Felini secchi e furfanti che tentano di afferrare qualche scarto gettato in terra. Pulizia zero, ma a me la perfezione non è mai piaciuta!

Da lì mi sono addentrata nella medina , ottimo esempio dell’architettura militare europea del XVIII secolo nel Nord Africa. Su di essa soffia la brezza marina ed invita accattivante come è a penetrarla nelle sue tortuose stradine in cui si mercanteggia di tutto. Più rilassante di Marrakech  anche per le sue dimensioni ridotte, Essaouira  è da  non farsi scappare . Dopo un lauto pranzo lungo la spiaggia attrezzata , il tour è continuato con la visita della  kasbah, la sinagoga di Simon Attias ( 1800) , il  Palazzo Reale e le sue botteghe artigianali.

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Marrakech in 4 giorni, dove il caos prende forma

Per concludere cosa si potrebbe ancora scrivere su Marrakech in 4 giorni. Probabilmente un libro , perché  le vibrazioni che emette sono infinite e non si fanno acchiappare nella loro interezza. Al massimo si possono appena decifrare, ma è proprio questo senso dell’inafferrabile che la rende unica. Informarsi su Marrakech  prima di partire è senz’altro utile per scegliere il meglio su cosa fare e vedere. Tuttavia, il segreto per carpire la sua magia è quello di vagare per i suoi animati viottoli e respirarne l’aria.

Bisogna lasciarsi trasportare dagli eventi e dalle visioni di scene suggestive. Quelle  inaspettate che vengono fuori da nulla. Una mamma cicogna appollaiata sul  suo  nido ricavato dentro le una tettoia pericolante. L’inchino di un fedele davanti a uno Zawiya , i santuari dei marabutti. Lo sguardo degli occhi neri e dei denti sgangherati dei mercanti che ti invitano a comprare con tutta la gentilezza di cui sono capaci. Adesso tocca a voi. In šāʾ Allāh, “se Dio vuole” , come si dice in arabo, andrete a breve a  Marrakech  in 4 giorni chissà . Laddove può succedere di tutto. E se non volete vedere volare via il vostro aereo recatevi in aeroporto almeno tre ore prima della partenza, perché i controlli sono interminabili. E stampatevi il biglietto di ritorno .

Info utili:

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Marrakech , la città rossa

Marrakech , la città rossa

«…Davvero in quel momento mi sembrò di essere altrove, di aver raggiunto la meta del mio viaggio. Da lì non volevo più andarmene, ci ero già stato centinaia di anni prima, ma lo avevo dimenticato, ed ecco che ora tutto ritornava in me…”

Elias Canetti

Marrakech, la perla del Marocco

Senza dubbio visitare Marrakech in 4 giorni è stata un’esperienza indimenticabile. Posta al centro-sud del Marocco e a circa 150 km dalla costa dell’Oceano Atlantico, Marrakech  è una città araba con un ricco patrimonio storico, culturale, artistico, architettonico  e paesaggistico . Mi ha sempre attratta,  perché  è piena di contraddizioni, cosmopolita e in bilico tra il vecchio e il nuovo. Cliccando qui vi propongo 4 interessanti itinerari da fare per  esplorare Marrakech   e avere un’idea di questa  terra magica e incredibile.

Praticamente Marrakech in 4 giorni è stata un’avventura infinita.  Arrivarci dall’Italia è facile. Infatti, l’ Aeroporto Menara di Marrakech permette di collegarla con il resto del globo con voli economici e giornalieri. Il turismo così diventa una fonte indispensabile per l’economia locale. E in cambio offre a tutti i viaggiatori una meta unica. Vediamo qualche notizia in generale su questa perla del Marocco. Buona lettura!

Perché andare a Marrakech? 

Viaggiare apre la mente. E visitare  Marrakech  significa soprattutto avvicinarsi a un’Africa europeizzata. Si tratta di un territorio indigeno attaccato profondamente alle sue origini. Ma che al tempo stesso si presenta come una metropoli all’avanguardia, che non ha nulla da invidiare ad altre capitali europee. Infatti  Marrakech  è divisa in due parti distinte una antica (più a sud)  e una moderna (più a nord) .

La prima è quella della medina., il centro storico circondato da una muraglia di arenaria rossa lunga 10 km. Eletta nel 1985 patrimonio dell’UNESCO, al suo interno si racchiudono le principali attrattive di Marrakech  : piazza Piazza Jemaa el Fna , i souk, le moschee, i palazzi, i musei, i riad (tipiche case marocchine da mille e una notte), gli hamman e altro ancora.

La seconda è  quella dei  quartieri periferici di  Gueliz  ,   Hivernag  e Palmaraie. Un’area urbana voluta e pianificata  dal governo della Francia (1912) , che ha allargato i confini di   Marrakech dandole un’impronta decisamente internazionale. Ci trovate di tutto: discoteche, centri commerciali, grandi strade con semafori, stazioni di autobus e treni, ristoranti alla moda, hotel di lusso, gallerie d’arte, e persino campi da golf.

Marrakech, storia di una città imperiale

Marrakech   proviene dalla parola berbera “Mur-Akush”  , ovvero  “Terra di Dio”, e  ha dato  il nome all’intero paese del  Marocco. Questo perché fu la più importante città imperiale del passato insieme a Fès, Rabat, e Meknès.

Le sue origini risalgono al XII secolo quando   Yusuf ibn Tashfin       si stanziò nella piana di Haouz ai piedi dell’Alto Atlante. Questo era un sultano che fondò Marrakech per farne la capitale della dinastia degli Almoravidi ( tribù nomadi sahariane XI-XII) .

Poi succedettero  gli Almohadi (XIII ) che la fecero  risplendere,  come testimoniano  alcune meraviglie dell’epoca. Fra queste si annoverano  la gigantesca fortezza con la moschea della qasba . A seguire ci furono i Sa‘adiani   (XVI sec.), che la resero altrettanto magnifica,  lasciando numerosi monumenti di gran valore.

Dalla dinastia Alawide al protettorato francese

Successivamente a Marrakech  ci furono lotte per la supremazia al potere (dinastia Alawide XVIII sec. ) , fino a quando il centro governativo si spostò altrove. Da allora non ci furono altri grandi stravolgimenti. Marrakech  rimase una base meridionale per controllare le tribù berbere.

Tra il XVII ed il XIX secolo subentrò un devastante declino con una ripresa definitiva alla fine del Settecento con il regno di Sultan Muhammad Ibn Abdullah. Con l’istituzione  del protettorato francese nel 1912, Marrakech   si ingrandì. Proliferarono numerosi distretti periferici. Alcuni di essi erano costellati di ville Art Déco (ne rimangono poche) per la classe dirigente. Altri erano pieni di edifici in cemento piuttosto anonimi  per la massa degli abitanti che volle urbanizzarsi.

Marrakech oggi

Dall’indipendenza dalla Francia nel 1956 a ora Marrakech     conta più di un milione di abitanti. Come tutto il Marocco è regolata da una monarchia costituzionale  , sociale e democratica (1962). Dal 1999 regna  Mohammed VI  con una politica fatta di alti e bassi.

Nonostante il monarca sia stato fortemente attaccato per  il suo assenteismo dopo il terribile terremoto a Marrakech di questo settembre 2023,  si è fatto comunque apprezzare per aver favorito una certa stabilita politica nel suo regno. Un’Africa che sta cambiando in meglio, anche se a macchia di leopardo, nonostante tutte le difficoltà. Ha promosso  varie riforme, che hanno rilanciato l’economia, laicizzato la società e mitigato  l’Islam

Marrakech e l’Islam del  XX secolo

Sebbene lIslam sia  un credo religioso molto impattante nella vita privata e pubblica dei suoi credenti, ha smesso di essere troppo conservativo oggi.  Si sta moderando , e non è poca cosa  . Se si considera che  è  la seconda religione monoteista più diffusa nel pianeta con oltre 1,8 miliardi di fedeli.  Ci sono stati  chiari segni di apertura al presente da parte dell’Islam.

Per esempio qualche decennio fa ci fu  l’approvazione di una legge sulla libertà di culto Costituzione del 2011 ). Motivo per cui c’è una piccola minoranza di cristiani nello stato del Marocco . E ancora  molto significativa è stata  la Dichiarazione di Marrakech del 27 Gennaio 2016 si è palesemente espressa contro:

Queste riforme sono state fatte per una tutela del benessere della popolazione? O sono mosse governative nate prevalentemente per mantenere vive le relazioni commerciali tra il Marocco e il vicino Occidente?  Qualsiasi sia il motivo, rimane un dato di fatto: all’alba del XX secolo i paesi islamici si stanno allineando alle potenze occidentali.

Ma siamo ancora lontani da una loro radicale trasformazione. Perché il mondo islamico è immenso e poggia su un tessuto sociale complesso e millenario, che ragiona comunque ancora secondo logiche tribali difficili da sradicare.

Islam, la diversità è un valore condiviso

Non dobbiamo dimenticare che  il mondo islamico vanta  quattordici secoli di esistenza  e ha dato tanto all’umanità.  Abbiamo a che fare con una grande  civiltà  di cui si ha poca conoscenza, e su cui si hanno molti pregiudizi.

Quante volte si fa coincidere l’Islam con i fenomeni degenerativi del fondamentalismointegralismo e terrorismo  islamico? E che dire degli stereotipi della donna islamica sottomessa all’uomo , che  lo è a sua volta completamente a Dio? Chiaramente c’è un fondo di verità in tutti questi preconcetti.

Stando alle news purtroppo si verificano episodi di violenza a causa di gruppi isolati di estremisti. Quelli che per sete di prevaricazione interpretano in maniera assoluta le parole dei loro testi sacri. Ma questo accade anche in altri credi religiosi. E se è vero che le donne  in Iraq e Afghanistan non hanno diritti, in Tunisia e Turchia sono  più libere .

Non si può considerare l’Islam un blocco unico, statico senza una sua etica. Occorre accettare l’Islam come tante altre religioni monoteiste (Ebraismo e Cristianesimo) , che non sono esenti da imperfezioni!  La diversità e un valore condiviso . Ma vediamo nel dettaglio qualcosa in più sull’Islam.

Le origini dell’Islam

Per cominciare Islam significa in arabo  “abbandono alla divinità” . Fu  introdotto nella Penisola Arabica nel 680 d.C ( sottogruppi sono quelli  dei Sunniti, Sciiti e Ibaditi ). Il suo profeta è Maometto ( 570 ). I suoi dogmi sono basati su :

Le fondamenta dell’Islam

Le pratiche cultuali obbligatorie di ogni musulmano sono cinque:

  • Shahādah, cioè la fede e il rispetto dei principi religiosi;
  • Salāt, ovvero la preghiera quotidiana fatta cinque volte al giorno. Un rituale ricordato dal canto del muezzin (talacimanno in italiano ) ;
  • Zakat , che è un tributo verso la comunità per purificare la propria ricchezza;
  • Sawm  , che è l’astensione del mese di Ramadan (niente di cibo, bevande, fumo e rapporti sessuali) ;
  • Hajj pellegrinaggio da fare (almeno una volta prima di morire!)  nella città santa che è Mecca in Arabia Saudita ;
  • A questi assi portanti dell’Islam (arkān) si aggiunge un impegno fondamentale, quello “del singolo sulla strada di Dio” (Jihād ).

I ritrovi dell’Islam

L’’Islam non possiede una gerarchia religiosa, non ci sono sacramenti, istituzioni clericali. Il musulmano non ha intermediari, ha un rapporto diretto con Allah. La  moschea con la sua torre è il tempio dei credenti. Essa è priva di ogni immagine divina, perché  non può essere rappresentata dai mortali. Il suo interno è semplice, decorato  con scritte sacre e qualche figura geometrica  di tipo astratto.

Prima di metterci piede nella  moschea ci si deve:

Cosa è proibito o  ḥarām  nell’Islam?

In definitiva si capisce bene che per gli islamici c’è una insostituibile connessione tra religione e ogni ambito della vita pubblica e privata del seguace. Sopra tutto c’è la Sharīʿah, o legge coranica. Non esiste per loro diversità tra autorità religiosa e statale, ma solo distinzione tra chi crede e pratica e chi no.

Tra le cose vietate (o ḥarām ; halal è ciò che è lecito)  perché non rientranti nei principi religiosi, quelle principali sono :

Marakkech, sirena che incanta il marinaio

A Marrakech    ci si ritrova in una dimensione del tutto fuori dall’ordinario che stimola. Sarà per questo motivo che molti artisti, intellettuali, attori, designer, bohemien, ne hanno fatto e ne fanno tuttora la loro casa alla ricerca di ispirazione.

Si possono citare:  Eugène DelacroixHenri MatisseJacques Majorelle, Bill WillisPaul Getty, e poi Yves Saint Laurent Alain Delon e altri ancora. Marrakech  ha catturato l’attenzione di Vanessa Branson (sorella del famoso magnate inglese Richard Branson) , che ci ha fatto la Biennale  nel 2004.

Marrakech contemporanea

A Marrakech si è costantemente a contatto con una realtà culturale e artistica all’avanguardia e vibrante. Molti riad, le tipiche case marocchine da mille e una notte, cambiano pelle. Si fanno laboratori artistici di ogni genere. Si vedono dappertutto gallerie , atelier, fashion hub creativi e di progettazione.

Meritano un accenno altre particolari raltà quali:

Marrakech e il cinema 

Come potrete immaginare Marrakech è un palcoscenico vivente e  infinito. Tanto che nel 2002  Sua Maestà Mohammed V  ha creato  il Marrakech International Film Festival . Questo per promuovere l’arte e l’industria cinematografica in  Marocco. La sualuce lo rende palcoscenico naturale per ambientarci molti film.

Come hanno fatto registi del calibro di Ridley Scott, Martin Scorsese e Paul Greengrass negli studi di Ouarzawood, nella città di  Ouarzazate, alle porte del Sahara.     E di sicuro non vi annoierete mai. Non siete ancora convinti? Continuo allora a tentarvi.

La gente di Marrakech

A Marrakech  ci vanno quelli  che come me amano un’esistenza semplice e i valori di una volta. Questi sono profondamente radicati nel popolo, quello autentico che vive nella parte antica circondata dall’imponente muraglia reale. Qui c’è quasi un microcosmo dove si lavora e si fa tutto in nome della famiglia. Dove è sempre il momento giusto per bere un tè offerto al forestiero per socializzare o chiacchierare con parenti e amici.

Credo che sia proprio questo aspetto che mi piace molto di Marrakech . Cioè che prende il meglio dell’ Occidente (a volte il peggio come nel triste sfruttamento sessuale delle giovani marocchine da parte dei ricchi stranieri)  preservando al massimo le sue origini.

Marrakech in 4 giorni, un melting pot da brivido

Quella di Marrakech  e dell’intera nazione  è una società di base araba e berbera . Ma anticamente è stata conquistata da altre popolazioni che (spagnoli oltre i cugini d’Oltralpe). Ed è ormai multietnica (ebrei, africani, ed europei occidentali tra cui negli ultimi decenni anche gli inglesi e gli americani! ).

Quello che ne viene fuori è una Marrakech  che è un melting pot sbalorditivo che si riflette su  molti usi, costumi e legislazioni della sua comunità. E poi sulla lingua : quella  ufficiali sono l’arabo moderno e il dialetto berbero, la seconda lingua più parlata è il francese (studiata nelle scuole). Per non parlare dell’arte, dell’architettura, della cucina, della letteratura, del cinema, della musica e della danza e tanto altro ancora.  

La Marrakech  attuale  è poi un puzzle artistico ripensato dai suoi stessi artigiani in chiave contemporanea . A questi si aggiungono altri tasselli . Questi  sono i tanti  talenti  internazionali che, dai tempi della libertà politica, ci hanno trovato terreno fertile per creazioni di ogni genere.

Livello e condizioni di istruzione a Marakkech

Marrakech è sede di molte scuole pubbliche (e private ) di vario livello e della prestigiosa Cadi Ayyad  una delle più grandi università del Marocco. Il sistema educativo qui è suddiviso in: primario, secondario e terziario. Il governo fornisce istruzione gratuita fino al livello secondario, rendendola accessibile a tutti .

Si sono fatti molti passi avanti dall’era in cui erano le istituzioni religiose a occuparsi della scolarizzazione e formazione della classe dirigente. Dopo la fine del colonialismo (primi del Novecento) l’istruzione nazionale si modellò  sulla stregua di quello francese . Anche se  dopo l’avvento dell’autonomia politica degli anni Cinquanta la tendenza è stata sempre quella di dare un’offerta formativa ampia persistono parecchi problemi. Tra questi: un alto tasso di analfabetizazzione (specie femminile) , low tech, rigidità degli insegnamenti, mancanza di infrastrutture adeguate, barriere linguistiche, ecc.

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Marrakech in 4 giorni. Conclusioni

Sicuramente girare Marrakech in 4 giorni è stata un’emozione indelebile . Dentro le sue mura a Marrakech  il tempo scorre lento e l’orologio non serve. Si rimane incantati a guardare qualsiasi cosa, che diventa subito una fotografia da appendere in casa. Le bancarelle sono sempre adorne di ceste azzurre, che straboccano delle più improbabili spezie e prelibatezze. Gli artigiani lavorano indisturbati ogni genere di merce:  pelli, metallo, tessuti, gioielli . E infilano qualche cavigliera ai polpacci di avvenenti americane. I macellai  squartano animali  da vendere a qualche casalinga tutta fasciata di nero. E intanto appendono le teste sanguinanti  nei loro banconi sorridendoti con appena tre denti. I bambini  giocano a palla facendo dispetto ai passanti.

Fuori da quel recinto sacro Marrakech  non ha nulla da invidiare ad altre metropoli europee per benessere economico, sicurezza e  infrastrutture. C’è di tutto: divertimento, centri commerciali, teatri, cinema, strutture sportive, club, ristoranti alla moda, festival.

Ci vorrebbe almeno una settimana  per catturare tutta l’ essenza misteriosa ed esotica di  Marrakech  .  Mi riprometto di tornarci presto, e non solo per le palme, il sole e i cammelli. Ho letto di altri scenari da favola che sono raggiungibili a pochi chilometri di distanza. Come per esempio i villaggi rurali sperduti ai piedi della Jebel Toubkal (4165 mt), che è la cima più alta del Nord Africa . Oppure  la splendida valle del fiume Ourika . Questa si colora di tinte diverse se si attraversa il Sahara . E può anche  diventare una postazione da cui ammirare la neve dei monti, perché nella località di Oukaïmeden si scia!

Arak qrybaan Marrakech !

 

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Corfù l’isola greca che non c’è

Corfù l’isola greca che non c’è

“Ancora una volta sentii quanto la cosa semplice e frugale fosse felicità: un bicchiere di vino, una castagna arrosto, un bracerie malconcio, il suono del mare. Nient’altro.”

Nikos Kazantzakis, Zorba the Greek

Corfù l’isola greca che non c’è

Senza dubbio Corfù è l’isola greca che non c’è! Nel senso che dopo averla visitata questa estate mi è sembrato di essere a Venezia,  Parigi o Londra! Questo perché   l’isola di Corfù è stata anticamente dominata da svariate popolazioni , che nel corso dei secoli l’hanno plasmata rendendola il gioiello che è oggi. Il risultato di questo passato  eterogeneo è una società cosmopolita abituata ad accogliere lo straniero e con un forte senso dell’ospitalità. Senza dimenticare che quello che ne è venuto fuori da tutte queste dominazioni è soprattutto un museo a cielo aperto, ovvero una piccola Europa con un’anima squisitamente greca . di scoprire qualcosa Vediamo in questo articolo di una meta esclusiva per cui ne è valsa la pena staccare un biglietto aereo!

Già al momento dell’atterraggio all’aeroporto Internazionale di G. Capodistria mi sono fatta un’idea della bellezza che mi aspettava. Lasciando la Puglia alle spalle, nei pressi di Kanoni   la vista di una laguna  in mezzo a una fitta vegetazione si è alternata e  una distesa di uliveti . E un senso di pace mi ha pervaso. Come quando ho intravisto dal finestrino il rosso delle tegole di paesini sonnecchianti sotto qualche timida nuvola banca. Sono stati cinque giorni di pura felicità che ho condiviso in un altro post (clicca qui) con 4 interessanti itinerari da non perdere!

Dove si trova l’isola di Corfù? Tra mito e realtà

Dovete sapere che l’isola di Corfù è immensa. Essa è la seconda (dopo Cefalonia) più estesa (613,6 km²) dell’arcipelago delle Isole Ionie . Posta tra il nostro stivale e l’Albania conta circa 110. 000 abitanti, di cui 36. 000 vivono nella sola capitale omonima. Per cominciare vediamo un po’ di notizie curiose al riguardo!

Intanto l’isola di Corfù  è anche conosciuta con il suo nome greco Kerkyra. Così si chiamava  una ninfa amata da Poseidone rapita e  ivi trasportata. L’appellativo Italiano invece deriverebbe dalla parola greca Κορυφώ (Koryphō), cioè  ‘i due picchi’(a indicare probabilmente le due cime della  Fortezza Vecchia  ).

L’isola dei Feaci di Ulisse

Secondo il mito  Corfù potrebbe essere l’isola dei Feaci dove Ulisse incontrò Nausicaa.  Una giovane fanciulla il cui padre Alcinoo avrebbe fornito la nave all’intrepido marinaio per tornare in patria.
Certo è solo che l’isola di Corfù trasuda di storia.

Da originale colonia corinzia (734 a. C.) passò dall’Impero romano (229 a.C.) a quello di Costantinopoli (395-1204) . Successivamente diventò per 400 anni uno dei possedimenti strategici di Venezia (1386) nel Mediterraneo. Mossa che assicurò alla Serenissima l’opposizione al dominio ottomano per ben due volte nel XVI sec.

Corfù e i francesi e gli inglesi

In seguito nell’isola di Corfù f u la volta di Napoleone e dei francesi (1797). E infine arrivarono ancora gli inglesi (1809-1815) sotto il cui protettorato si ottenne l’indipendenza come Repubblica indipendente. Solamente nel 1864 le isole ioniche si annessero alla Grecia libera dai Turchi.

Da allora ci fu una ripresa fiorente in ogni settore da quello agricolo e industriale a quello artistico. Merito del primo ministro G. Theotokis. Quella fu una breve estate. Le conseguenze disastrose delle due guerre mondiali impoverirono lo stato. Inseguito subentrò   la crisi di debito pubblico del XX secolo , che spezzò l’animo dei corfioti . Si trattò di  una malattia cronica,  praticamente inguaribile. Oggi nell’isola di Corfù  si sopravvive per lo più  con gli aiuti dell’Unione Europea e del turismo emergente.

Perché andare nell’isola Corfù?

Basterebbe solamente la natura rigogliosa dei paesaggi variegati e mozzafiato dell’isola di Corfù a farvi innamorare. Se ci si aggiunge il suo ricco patrimonio storico, artistico e culturale il danno è fatto per tornarci più volte! Cosa aspettarsi allora?

Tesori nascosti da scovare ovunque. Dalle cittadine più sofisticate ai borghi dell’interno nascosti fra fitti boschi. Dalle sontuose località balneari attrezzate alle piccole baie nascoste da faraglioni giganti baciati dal sole.

Corfù la vicina d’Italia

Cosa di non poco conto inoltre è che  l’isola di Corfù è facile da raggiungere in aereo o in traghetto dall’Italia. Ed  è davvero per tutte le tasche. E non ultimo soddisfa ogni tipo di viaggiatore, da quello che cerca la semplicità e la pace a chi ama il lusso e la mondanità. Oltretutto è adatta a solitari, a comitive, coppie e famiglie con bambini!

L’ideale per girare l’isola di Corfù sarebbe di affittare una macchina. Tuttavia , se per voi l’auto è uno stress come per me, vi consiglio di soggiornare al centro storico di Corfù città  . La  old city del capoluogo  è infatti il cuore pulsante di tutto il territorio. La zona più organizzata per trasporti, strutture ricettive, vita notturna, cosa da fare e vedere.

 Cosa visitare?

Così la mia avventura nell’isola di Corfù è partita dal versante est dell’atollo greco per proseguire poi verso nord e ovest. A parte Corfù città  devo ammettere che il lato orientale non mi ha particolarmente entusiasmato (Gouvia in particolare, un po’ meglio Ipsos) , esclusa   la deliziosa Kanoni. Forse per il troppo cemento delle rinomate catene alberghiere presenti laggiù. In questi punti le spiagge sono strette e prevalentemente fatte di ghiaia e ciottoli lisci.

Al contrario ho scovato qualche chicca a  nord (Kassiopi, Sidari) e a ovest  (Paleokastrista) . In effetti i lati settentrionali e occidentali sono i più suggestivi dell’isola di Corfù . La sabbia si fa fine e dorata e il mare più aperto si accende di un blu cobalto che abbaglia! Ho escluso il sud dal mio  tour per mancanza di tempo. Ed è stato un gran peccato perché sarebbe stato quello più interessante perché più deserto e lontano dalle orde di turisti. Prossima volta non me lo farà scappare!

Cibo e vino a Corfù

Se si vuole scoprire l’essenza dell’isola di Corfù bisogna provare anche  i suoi piatti tipici e il suo buon vino. In generale la cucina locale  è fatta di piatti mare e monti, che sono poco elaborati ma gustosissimi. Alla loro base c’è la ricerca della freschezza e della stagionalità dei prodotti. Senza dimenticare che ogni popolo ci ha lasciato traccia della propria cuisine  creando una tradizione di ricette uniche e appetitosissime.

In merito al vino che da millenni ha visto la Grecia come protagonista in Europa, oggi i riflettori sono accessi su altre nazioni. Tuttavia il settore enologico è in rapida ricrescita . E può contare (oltre la classica Retsina , vino dolce da uva  Savatiano aromatizzato con resina di Aleppo) su una serie di vini di tendenza. Tra questi : Assyrtiko,  Moschofilero, Agiorgitiko, Xinomavro, Vinsado, Mavrodafni.

Per gli appassionati di nettari particolari nell’isola di Corfù   non mancano delle cantine da visitare:

Cosa mangiare nell’isola di Corfù ?

Sicuramente avrete provato una volta nella vita qualche specialità greca, dove regna sovrana la feta . Quest’ultimo è un formaggio leggero  con cui si preparano di solito la famose horiatiki , ovvero le insalate a base di succosi pomodori, peperoni , cipolle, e olive . Non molto digeribile, ma salutare e fresca. Oppure la moussaka, una sorta di parmigiana di carne, patate, melanzane e una crema simile alla besciamella. E tante altre portate con agnello e maiale con cui si preparano i gyros  pita, che è il tipico pane sottile simile a una piadina. Queste ultime sono l’essenza dello street food greco , a cui si aggiungono:

  • Souvlaki: carneo pesce e verdure infilzate su spiedini e cotte sulla griglia;
  • Bifteki: polpette di carne fritte servite con la classica salsa tzatziki (fatta con yogurt, erbe aromatiche, aglio, menta ,  aneto, cetrioli).

Oltre queste delizie nell’l’isola di Corfù si possono assaggiare primi e secondi molto originali frutto di contaminazioni straniere. Ed è proprio a tavola che osservi le abitudini dei corfioti accorgendoti che per loro mangiare e bere non è una questione di sopravvivenza ma è un piacere, non solo per il palato, ma anche per stare in  buona compania !

12 cose da mangiare nell’isola di Corfù

Nell’l’isola di Corfù ci sono molti posticini dove avrete l’imbarazzo della scelta per tuffarvi in un mondo di sapori eccezionali. Più dei ristorantini eleganti fatevi coccolare dalle  frequenti e graziose   e tradizionali taverne. Queste ultime vi piaceranno molto per la loro atmosfera così genuina e casual. E se siete fortunati magari a cena qualcuno prenderà una chitarra e improvviserà le kantades, delle serenate romantiche come le nostre canzoni napoletane.

Normalmente a tavola si cominciano le danze con una mezedakia , che è un piatto colmo di antipastini vari . Al cestino del pane segue acqua, vino o birra a seconda di cosa ordinate per poi sprofondare in queste prelibatezze locali:

  1. Bakáljros me skordalá: merluzzo con contorno di purè di patate e aglio ;
  2. Bekri mezé : spezzatino di maiale cotto al vino rosso
  3. Bourdéto : zuppa di pesce molto piccante fatto con palombo, scorfano o pastinaca;
  4. Briám : una piccolo teglia di verdure al forno come il ratotouille;
  5. Chélia : Anguilla grigliata, arrosto o in gelatina;
  6. Gópes : sardine arrosto o a forno offerte anche come spuntino;
  7. Juvétsi : pasta gratnata a forno con carne di manzo o agnello;
  8. Kokorétsi :frattaglie messe dentro un budello e cucinate allo spiedo;
  9. Marídes :pesciolini fatti a forno e da inghiottire in un boccone;
  10. Pastisada : bucatini con ragù di manzo o pollo;
  11. Patsária : barbabietola rossa ripiena di spinaci;
  12. Sofrito : manzo arrosto, marinato in aglio e aceto, e dopo rosolato nel vino rosso;
  13. Spanakópitta : pasta sfoglia ripiena di spinaci;
  14. Stifádo : stufato di manzo o coniglio con pomodoro e cannella;
  15. Tirópitta : pasta sfoglia ripiena di formaggio.

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Conclusioni

A questo punto potete stare tranquilli sul fatto che  l’isola di Corfù  è una garanzia per una vacanza indimenticabile. Nonostante il mese di luglio sia stato particolarmente caldo non ho sofferto molto perché la brezza marina è stata d’aiuto. Ovviamente è meglio andare in primavera con delle temperature più miti  per apprezzare al massimo il vostro soggiorno. E perché no anche d’inverno qui  la vitalità non manca come del resto durante durante tutto l’anno.

L’isola di Corfù vi regalerà dei momenti unici lontano dal caos delle metropoli. Vi permette di non stare dietro le lancette dell’orologio e di abbandonarvi a voi stessi. Potrete vagare all’interno di qualche villaggio sperduto e sentire il profumo di qualche rosa selvatica. O potrete scambiare due parole magari in inglese con qualcuno del posto che magari vi inviterà a bere uno dei loro liquori e distillati a scelta tra Ouzo, raki, tsipouro e masticha per rallegrare la vostra giornata. D’altronde se Sissi , Guglielmo II, Filippo marito della regina Elisabetta e il miliardario russo Roman Abramovic hanno deciso di viverci ci sarà un motivo! Buon viaggio!

Ristoranti consigliati:

Info generali su Corfù: 

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Corfù cosa fare 5 giorni nell’isola

Corfù cosa fare 5 giorni nell’isola

“πάντα ῥεῖ, pánta rheî “/ “Tutto scorre”

Eraclito

Corfù  , cosa fare 5 giorni nell’isola

Senza dubbio l’isola di Corfù non è un fazzoletto di terra da esplorare in un solo weekend . Posta tra il nostro stivale e l’Albania è infatti la seconda (dopo Cefalonia) più estesa (613,6 km²) dell’arcipelago delle isole ionie.  In aggiunta alla sua grandezza, si rimane davvero esterrefatti dal suo ricco patrimonio storico, artistico, culturale. E soprattutto dalla varietà dei suoi paesaggi. Si passa dal mare alla montagna, dalla collina alla sua capitale omonima, base perfetta dei miei itinerari che vi propongo in questo articolo.

Sicuramente l’isola di Corfù (110. 000 abitanti) è un luogo ideale dove trascorrere le proprie  vacanze . Ci sono tante buone ragioni. Prime fra le mille motivazione  c’è la sua bellezza sconvolgente. Poi perché l’isola di Corfù  fa gola essendo facile arrivarci dall’Italia sia in aereo che  in traghetto . Non guasta che bene va per tutte le tasche, ed è adatta sia a chi cerca pace,  sia a chi va a caccia di divertimento. Inoltre ci si può andare con gli amici, in coppia o con i bambini. Insomma,  non manca davvero nulla per fare un’esperienza indimenticabile. Buona lettura!

Corfù città

A metà Luglio sono atterrata all’aeroporto Internazionale di G. Capodistria  . Non ci ho messo tanto ad arrivare a Corfù città  (4 km dal centro e raggiungibile con bus , taxi, o transfer), , dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2007. Scegliere il capoluogo come base del mio tour è stata una scelta felice.

Questo non solo perché è uno scrigno di tesori da scoprire (motivo per cui le ho dedicato 3 giorni!).  Ma anche perché è  molto organizzata a livello logistico. Specialmente la old city , dove ho alloggiato. Questa zona è assolutamente l’anima pulsante dell’atollo greco. Suo fulcro nevralgico da un punto di vista economico e politico, sede di uffici pubblici, banche, scuole, e  prestigiose università.

Perchè andare nell’isola di Corfù? 

Ve la consiglio vivamente la old city per il vostro soggiorno perché :

  • C’è tanto da vedere e fare in giro per le sue strade lastricate di marmo su cui si adagiano nobili palazzi, chiese e musei;
  • Offre tante strutture  moderne per dormire e di ogni fascia di prezzo (booking.com);
  • A pochi passi ci sono due linee di bus . Esse  collegano tutta l’isola di Corfù spendendo poco. Una è quella locale che è di colore blu . L’altra è quella di colore verde per le rotte extra urbane (qui maggiori info);
  • La  movida notturna. piena e vivace ;
  • Si può contare su un’ infinità di ristorantini e bar dovedeliziarzi  con il meglio della tradizione in fatto di  cibo e  vino

Corfù città, Grecia o Europa?

Corfù città  è un luogo in cui il vecchio e il nuovo si fondono per creare uno spirito decadente e romantico. Praticamente un’atmosfera unica e introvabile altrove in Grecia. Questo accade perché 4 secoli di dominazione veneziana, e poi francese e  inglese  l’hanno trasformata in una piccola Europa.  Nonstante ciò, la sua essenza mediterranea rimane inalterata,  manifestandosi ovunque sotto varie forme.  A partire dal blu cobalto del suo mare che abbaglia!

Mi raccomando, portatevi scarpe comode! Perché  Corfù città  è vasta e piena di attrattive! Ne sanno qualcosa le mie gambe! Non mi ha fermato neppure il caldo estivo, perché all’occorrenza ho approfittato dei tanti beach bar a disposizione.

Cosa fare in caso di troppo caldo nell’isola di Corfù?

E non appena ho avuto voglia di fare una pausa le alternative sono state davvero tante:

  • Sorseggiare un calice di retsina davanti un tramonto al rooftop dell’hotel Cavalieri o Arcadion!
  • Fare shopping negli eleganti negozi sparsi dappertutto. Good news: non esistono centri commerciali! ;
  • Acquistare nei tanti bazar dei souvenir da portare via come ricordo. Qualcuno di essi è di gran pregio. Come i manufatti in legno di ulivo e i prodotti a base di kumquat. Quest’ultimo è un piccolo agrume simile ad un mandarino (4 cm). Insieme all’olio , e il miele,  è il vanto nazionale. Da esso si ricavano liquori, caramelle, saponi, profumi, ecc.

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Primo giorno. 6 cose da fare a Corfù città.

Corfù città  è davvero sicura, compatta e facile da perlustrare. Chiaramente il mio primo itinerario è partito dal suo centro storico, ovvero il suo nucleo primitivo. Esso è delimitato da due fortezze , una vecchia e una nuova. Della prima che si apre a est sul mare vi accennerò più avanti . La Fortezza Nuova a ovest è lineare e massiccia. Un esempio di architettura militare veneziana fatta sotto la supervisione dell’architetto Ferrante Vitelli tra il 1576 e il 1645. Domina dall’alto il porto vecchio e Quello che resta è una porta di accesso (una delle quattro intagliate nelle mura cittadine). Questa reca il simbolo veneziano del Leone di San Marco. Rimaneggiata dagli inglesi nel XIX secolo le sue fortificazioni comprendevano 700 pezzi di artiglieria con una portata stimata fino alla costa albanese. Essa è formata da un castello e altre strutture che ora sono adibite per:

Nel centro storico di Corfù città  si può percepire l’impronta degli invasori stranieri. Tutti hanno lasciato traccia del loro passaggio in architetture sofisticate e complesse.  Qualcuna delle quali oggi è lasciata un po’ all’abbandono. Un cumulo di contrasti dunque, ma risiede proprio in questo il suo fascino. Può capitare di sedersi in un elegante cafè scrutando la gente ben vestita che passa. Oppure può succedere di  rispondere al sorriso cortese di vecchi signori che giocano a carte. O ancora si possono fissare per qualche minuto delle lenzuola bianche che svolazzano al soffio di un timido vento. Tutto questo è Corfù città  e molto altro ancora!

1 Campiello 

Campiello è il quartiere a nord di Corfù città  che vanta origini antichissime. Popolato in maniera esponenziale ha assunto un tratto multietnico. E le sue abitazioni , con soffitti in legno e tegole hand made , sono  a più piani. Questo per contenere le numerose persone che vi ci si sono stanziate.

Pieno di gioielli dell’architettura bizantina e veneziana Campiello  mi ha colpito per i suoi vicoli stretti o kantonuia , come si dice in greco. Questo è davvero il punto forse più autentico dell’isola, dove i commercianti sbrigano i loro affarri.  Un vero e proprio ritrovo per giovani, anziani, e forestieri in cerca di qualche scatto perfetto. In questi paraggi fate un salto anche qui:

2 Chiesa della Santissima Vergine  Spiliotissa

Chiesa della Santissima Vergine Spiliotissa  è anche conosciuta come Mitropolis per via della piazza in cui sorge (di fronte al porto vecchio) . Abbiamo a che fare con la cattedrale ortodossa di Corfù. È del 1577 ed è stata restaurata in stile barocco. Di notevole impatto è la larga scalinata che conduce all’imponente portale ornato da un rosone. La facciata intera e di colore porpora con decori in marmo.

Dentro si custodiscono le spoglie della Santa Teodora di Augusta. Questa è stata un’imperatrice bizantina canonizzata nel IX secolo, le cui reliquie sono arrivate a Corfù città  da Costantinopoli. Da non dimenticare le numerose icone bizantine come quella della Madonna Dimosiana e le altre della Scuola Ionica ad opera di Damaskino, Tzane e Paramithioti.

3 Cattedrale di San Spiridone

La Cattedrale di San Spiridone è inconfondibile con il suo alto campanile  rosso ispirato alla Chiesa di San Giorgio a Venezia. Se si alzano gli occhi ovunque voi siate a Corfù città è impossibile non notarlo. Risale al  1590 ed è custode dei resti di Spiridione di Trimitonte, che è il santo patrono dell’isola di Corfù.  Questi è stato un pastore cipriota del  IV secolo, che ha compìuto numerosi miracoli. Le sue ossa sono conservate in una teca  d’argento (si dice che profumino di basilico). Vengono portate in processione per la festa patronale (Settimana Santa e Agosto) per celebrare l’aiuto di San Spiridone a Corfù città contro un attacco dei Turchi nel 1453. Tantissimi sono i pellegrini che lo onorano oggi .

Sui fianchi laterali della Cattedrale di San Spiridone si aprono due differenti ingressi per consentirne l ’afflusso dei fedeli.  L ’esterno è decisamente pulito, e slanciato verso l’altro terminante con l’apertura di finestre e di un portale. Internamente è a navata unica, che è sormontata da un soffitto a cassettoni con cornici d’oro.  Altri decori sono pregiati affreschi e icone dal tema sacro.

4 Museo Arte Asiatica al Palazzo Reale

Il Museo di Arte Asiatica è stato fondato dal diplomatico greco Gregorios Manos (1850-1928) . Esso raccoglie tutta l’arte e le antichità dell’Estremo Oriente e  dell’India . Si è ampliato  nel 1973 con delle donazioni di 400 opere provenienti dall’Asia. Al presente gode di un riconoscimento a livello mondiale per il valore e la molteplicità delle sue collezioni . Esse sono così suddivise:

Le mostre del Museo di Arte Asiatica sono esposte non solo come capolavori, ma in modo tale da illustrare sia le somiglianze che le differenze dell’arte di ogni paese e periodo. Esso ingloba inoltre:

  • Laboratori specializzati nel restauro della carta, del legno, della ceramica e dei metalli;
  • Uffici e magazzini;
  • Un archivio fotografico;
  • Una ricca biblioteca;
  • Una moderna aula magna.

5 Palazzo Reale

Nel 1919 il  Museo di Arte Asiatica  è stato sistemato nel magnifico Palazzo di San Michele e San Giorgio ( o Palazzo Reale) . Quest’ultimo è la struttura più significativa, lussuosa e imponente del dominio inglese, ( 1814 – 1864) che protesse la riunificazione  delle isole Ionie con il resto della Grecia. Originariamente è stata abitata dal governatore Sir Thomas Maitland,  e ha ospitato pure l’Ordine di San Michele e San Giorgio.

A cavallo delle due guerre mondiali il  Palazzo di San Michele e San Giorgio  è stato utilizzato come contenitore per varie emergenze. Rinnovato dopo gli anni ’50 esso si distingue per il suo stile neoclassico e la pietra maltese di cui è fatto. Al piano interrato ci sono le sale espositive, alcune delle quali sono destinate ai cimeli del senato ionico.

6 Spianada

La Spianada è il maestoso polmone verde (adibito spesso a campo da cricket, da buon retaggio inglese!)   che divide Corfù città dalla Fortezza Vecchia . Si chiama così perché deriva da una parola veneziana che significa ‘aperta ‘.  Questo perché si fa riferimento a tutta quella superfice qui demolita dalla Serenissima  (1576) per inserire i cannoni e proteggere la sua colonia.

La Spianada  è uno dei siti più popolari di Corfù città ed è considerata la piazza più grande dei Balcani. Ad arricchirla c’è vicino il Liston , che è il celebre colonnato con tanti localini strapieno di turisti a ogni ora. Questo porticato è stato fatto da Matthew de Lesseps su modello della Rue de Rivoli di Parigi nel XIX secolo. Inizialmente pare che solo una stretta cerchia di persone in lista potessero accedere dentro il loggiato (da cui il nome!). Tra le altre perle nelle vicinanze merita un accenno il Duomo dei Santi Giacomo e Cristoforo in stile rinascimentale. A navata unica con sei cappelle laterali fu eretto nel XVI secolo e  distrutto dai bombardamenti dei tedeschi del  ‘43 e poi rifatto nel 1970.

7 Fortezza Vecchia

Vi consiglio di fiondarvi nella Fortezza Vecchia   soprattutto al calare del sole che sprofonda lentamente all’orizzonte. Mi ringrazierete! Qui è dove cercare l’insediamento primordiale di Corfù città che ha la sua genesi come paleopoli nella penisola di Kanoni . Per raggiungerla si attraversa un ponte che dà su un fossato. Fu iniziata dapprima dai bizantini e poi conclusa nel XVI secolo  dai veneziani  per contrattaccare i Turchi .

Alla fine di una galleria si entra nella cittadella che vanta un complesso straordinario che riassumo qui di seguito in breve:

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Secondo giorno. Altre 6 cose da fare a Corfù città.

Non avrei mai pensato che il quartiere ebreo di Corfù città fosse così suggestivo. Mi ci sono addentrata presto la mattina per scattare delle foto e immortalare gli scorci più belli. Devo ammettere che ogni tanto ho avvertito il fastidio dell’afa. Quando l’ho sentita tutta addosso sono corsa ai ripari all’ombra dei balconi adorni di bouganville e altri fiori colorati. Tutte le volte che ho voluto scovare qualcosa di nuovo mi è sempre bastata una semplice passeggiata!

Proseguendo verso sud di Corfù città mi sono completamente persa nello splendore di questo angolo che è incredibilmente magica. La calura a mezzogiorno è stata al suo picco. Qui ho rimediato con un tuffo a mare che,  pur essendo quello del porto, è stato limpido come un cristallo. Abbellito da un vecchio mulino , questo tratto cittadino è molto frequentato perché comodo da raggiungere per i bagnanti. Poco più in là mi sono inoltrata nella tenuta reale di Mon Repos  da cui dopo mi sono avviata verso la deliziosa cittadina di Kanoni . Qui ho assistito a una sfilata di moda davanti uno scenario da copertina: una vecchia chiesa greca e isolotti costellati da ville magnifiche e imponenti. Per capire meglio le meraviglie di cui sto parlando date un’occhiata in basso!

1 Sinagoga

Come accade in ogni parte del mondo anche a Corfù città   gli ebrei si sono rifugiati a seguito della loro diaspora. Hanno cominciato a colonizzarla dall’occupazione degli Angioini fino a quella dei veneziani che li hanno protetti e salvaguardati per interesse. Gli ebrei si sono fatti valere come abili banchieri . E poiché hanno sempre fatto comodo sono stati spesso esentati da tasse. Questo fatto insieme ad altri privilegi hanno scatenato l’ira degli altri cittadini che hanno lottato per  recluderli in un ghetto.

Delle quattro sinagoghe ne rimane solo una al civico 4 di via Velisariou risalente al XIX sec. Si tratta di un complesso monastico con finestre ad arco e facciate quasi disadorne. Dentro è colmo di preziose iconografie di importanti pittori (Kantounis, Koutouzis). Nel primo livello ci sono gli uffici della comunità ebraica e la sala funeraria. Al secondo invece c’è l’area di culto. Inoltre, una targa esterna ricorda i natali del celebre scrittore Abraham Albert Cohen (1895-1981)

2 Casa Parlante

Tra tutte le gemme di Corfù città   mi ha particolarmente entusiasmato la Casa Parlante in Nikiforou Theotoki 16. Una tipica abitazione del XIX sec. che fa rivivere il benessere di quell’era che è stata la golden age dell’intera isola. Cioè di quando parecchi nobili hanno profittato delle speculazioni straniere.

Lo staff della Casa Parlante che mi ha accolto è stato molto professionale e gentile. Mi hanno fatto accomodare, e nell’attesa del mio turno mi hanno servito un distillato di rose. Buonissimo! Doveva essere lo stesso che era servito agli ospiti dei ricchi padroni. Nella  Casa Parlante  ci sono diverse stanze che raccontano i vari momenti della vita  quotidiana dei gentilizi isolani . Da come pranzavano a come prendevano il tè.  Da come educavano i figli all’uso della toilette. Dallo studio alle stanze della servitù. Gli attori sono stati dei robot esemplari che hanno interpretato i membri di una famiglia aristocratica di allora.

3 Museo Archeologico

Il Museo Archeologico  in Vrela Armeni 1  è del 1962 . Da principio è stato studiato per conservare i resti del  Tempio di Artemide in stile dorico ritrovato durante le guerre Napoleoniche. Il pezzo forte è una rappresentazione di Gorgone in pietra (590-580 aC),  che è la più antica di quelle rimaste dell’antica architettura greca.

Dal 1994 il  Museo Archeologico  raccoglie 1.600 reperti che narrano dalla preistoria alla tarda antichità dell ’isola di Corfù  . Le collezioni riguardano reperti di:

4 Windmill 

Dopo tanta cultura mi sono fermata per un bagno nella baia di Garitsa . Alla fine del molo fa bella mostra un mulino a vento detto Anemomylos . Questo è opera dei veneziani allo scopo di produrre grano. Fu ritoccato nel 1998 e caratterizza questo punto di Corfù città   . La Repubblica Marinara  del Veneto si è sempre  preoccupata di tutelare i suoi domini mettendoli in grado di provvedere a sè stessi .

Ci sono tanti bar e localini dove qui che è anche appellata in inglese windmill  .  Si può sostare sostare per mangiare o bere qualcosa. Non è necessario indirizzarsi troppo lontano per naufragare in mondi esotici distanti come le Maldive o simili. Dovremmo imparare ad apprezzare molto di più quello che è vicino a noi.

5 Mon Repos

In dieci minuti ho poi raggiunto un altro gioiello di Corfù città    , ovvero il parco di  Mon Repos    . Dentro questo bosco di 104 ettari ci si può comodamente venire per un picnic (portatevi qualcosa dietro perché non ci sono negozi) o per nuotare tra i pesci. Di forte impatto è una  villa estiva in stile neoclassico del 1924 fatta per volere  dell’Alto Commissario Frederick Adam .   Questa è  passata al principe Filippo marito della regina Elisabetta. .  Oggi è un museo che vanta svariati ritrovamenti (fatti tra il 1936 e il 1955) bizantini, suppellettili e vestiti dell’egemonia  britannica.

6 Kanoni

Kanoni è un delizioso posto di villeggiatura che fiancheggia l’aeroporto . Battezzata così  per un cannone dell’artiglieria francese ivi presente, fronteggia i simboli di Corfù città  . Questi sono:

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Terzo giorno. Ancora 4 cose da fare a Corfù città e dintorni

Corfù città  mi ha stregato. Il terzo giorno l’ho passato a contemplare le fortezze , altri musei e l’isolotto di Vido . Non ci sono parole per descrivere  la profondità della cultura corfiota e il fascino dei suoi paesaggi. Mi sono resa conto che qui hanno provato a convivere razze diverse nel corso dei secoli . E quello che ne è venuto fuori è una raltà cosmopolita che non ha nulla da invidiare ad altre capitali europee!

A Corfù città non ho mai smesso di provare forti emozioni , dal labirinto del suo  centro storico  fino  alle sue scogliere da sogno. Ovunque ho alzato gli occhi c’è stato un particolare che mi ha attratto. Questo modo di conoscere l’ambiente circostante è stata la mossa vincente. Staccarsi da una guida cartacea e vagare senza orologio o bussola, lasciarsi andare  ha indiscutibilmente  il suo perché !

1 Museo Bizantino di Antivouniotissa 

Il Museo Bisantino di Antivouniotissa  è un museo che celebra la gloria dell’arte bizantina che ha toccato l’apice della sua gloria durante la presenza dei veneziani. Creta ne è stata  il centro di massima diffusione.  Fino all’arrivo dei Turchi, quando parte del meglio delle maestranze si è catapultata a  Corfù città .

Al  Museo Bisantino di Antivouniotissa Vi si accede dalla monumentale scalinata di via Arseniou che costeggia il lungomare. Esso è ricavato su due palchetti della  Basilica di Panagia Antivouniotissa  (XV sec.) . Qui sono custodite icone rare firmate e anonime, oggetti in argento, abiti accuratamente ricamati e altro ancora. Nato grazie all’iniziativa dei suoi proprietari (le famiglie Mylonopoulos, Rizikaris e Scarpa) che lo donarono allo Stato Greco nel 1979,  è stato inaugurato nel 1984 . E non si  smette di celebrare la santa messa nelle feste mariane del 26 Dicembre e del 23 Agosto.

2 Vido

Vido invece è una piccola isoletta boscosa a un miglio da  Corfù città .  Ci sono delle  barchette che mi ci hanno portato con 4 euro (verificate sempre gli orari di persona). Essa è stata una roccaforte ottomana per gli assedi e dopo è stata trasformata in prigione. Durante la prima guerra mondiale vi si sono ritirati 150 000 soldati serbi in fuga dalla patria. Ci si sono confinati per fare la quarantena per la peste ed evitare epidemie per tre anni, ma  sono morti quasi tutti. I loro corpi sono stati consegnati al mare che qui è tristemente noto come blue grave. Per commemorare quel tragico evento è stato innalzato un mausoleo commemorativo dall’artista Nikola KnJazev nel 1936. A Vido si possono fare lunghe passeggiate fino alle spiagge seguendo le indicazioni della riserva naturale. Sono presenti anche punti di ristoro.

3 Gouvia  

Sinceramente Gouvia  non mi ha fatto impazzire. L’ho trovata molto commerciale. E  questo perché da  tranquillo villaggio di pescatori si è evoluta  in una località turistica molto affollata da tedeschi e olandesi. Per cui troppo cemento, cioè quello deli residence e degli hotel. Questi  fanno comodo ma quando sono tanti deturpano ogni cosa. In compenso il relax e il divertimento è assicurato specie  nel porticciolo turistico e nelle spiagge adiacenti.

L’unica nota positiva di Gouvia  è il panorama frontale con la Chiesa di Ypapantis . Essa è collegata al prоmοntoriо di  Kοmmeno da un ponte. Del 1713 è stata eretta durante la reggenza del doge Daniel Kombitsi. Si è deteriorata nei vari passaggi di proprietà delle famiglie Theotoki e Scarpa. Fino a quando nel 1996 Eleftherios Lingos si è impegnato per ripristinare la sua luce dalle fondamenta.

4 Ipsos

Ipsos  è al contrario più carina. C’è  una stretta spiaggia di ghiaia costellata da ombrelloni e lounge bar . Per lo più mi sono accorta che è per un target di giovanissimi. Posso affermare che mi ha un po’ più elettrizzato di Gouvia .  Sarà perché ho preso un fantastico Martini bianco in riva al mare e mi sono fatta coccolare dalle onde! In lontananza ho intravisto delle colline sinuose sulle quali si adagiavano delle ville molto eleganti abbracciate da giganteschi alberi.

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Quarto giorno a Nord dell’isola di Corfù

A nord l’isola di Corfù  fa da padrone  il Monte Pantokrator , che è la vetta più alta con i suoi 900 m di quota . Esso è  facilmente raggiungibile anche in bici.  Per gli appassionati di montagna e di trekking può essere sicuramente un diversivo. Da non farsi scappare è il paese fantasma di Perithia,  fiorente fino a quando è stato abbandonato nel 1960 . Si è ravvivato per una nicchia di forestieri curiosi che qui hanno la possibilità di trovarci tanta tranquillità.

Dalle cime del Monte Pantokrator lo sguardo a settentrione è rapito dalle distese di ulivi centenari (in tutto circa 4 milioni) piantati per fornire prima a Venezia olio per lanterne e insalate. Naturalmente adesso la produzione di olio extravergine di oliva è una considerevole risorsa economica nazionale.

Per continuare a nord verso  oriente e occidente sarete folgorati dall’infinità delle coste che da frastagliate si fanno via via più sabbiose. E se per caso capitate a Sidari l’obiettivo della vostra macchina fotografica sarà puntato su Capo Dastris. Questa scogliera aveva già conquistato l’attenzione di Lord Byron perché gli ricordava lo spettacolo naturale di Dover sul canale della Manica.

Kassiopi 

Kassiopi mi ha letteralmente folgorato. Fondata forse da Pirro , si affaccia a nord est dell’isola di Corfù  sulle coste albanesi.  Si è presentata in tutto il suo charme con una piazza centrale molto ben curata. Da qui mi sono poi diretta a perlustrare le sue sontuose insenature e la marina in cui sono attraccate barche di ogni tipo.

Di notevole impatto è anche il castello bizantino che l’ho però trovato in uno stato di totale abbandono. Non sono rimasta indifferente al candore della Chiesa di Panagia  Kassiopitra fatta su un precedente tempio di Cassius Zeus (in onore del quale è stato battezzato il borgo marinaro!).  Il suo aspetto attuale di chiesa romano cattolica è del XVI secolo . Ha subito varie modifiche sotto i veneziani.

Sidari

Continuando verso ovest da Kassiopi verso Sidari lungo  il tragitto in autobus ho dato uno sguardo ad Acharavi e Roda . Queste ultime sono amate dagli stranieri per la comodità di ogni tipologia di servizi turistici (essendo piene di spiagge poco profonde e sabbiose).

Ma se si vuole il massimo dello scenario Sidari è indiscutibilmente quello che fa per voi. Oltre a mille svaghi come una intesa vita notturna e sport acquatici come snorckeling e surf  il richiamo per antonomasia qui è il celebre Canal D’Amour. Questa è una calanca di arenaria che è stata modellata dal vento e dal mare , che a quanto pare porta fortuna a chi vuole sposarsi!

Paleokastrista

Paleokastritsa è un miracolo di due insenature e sei spiagge da favola per dimenticare ogni problema. Secondo la leggenda, sarebbe stata proprio questa l’ultima la fermata di Ulisse prima di fare ritorno a Itaca. La sua trasformazione da villaggio marinaro a destinazione turistica esclusiva è stato per merito dell’Alto commissario britannico Frederic Adam. Anche Guglielmo II  l’ha apprezzata tanto come soggiorno di un certo livello e tale è rimasto fino e dopo gli anni Cinquanta.

In questi paraggi vale la pena ammirare il castello di  Angelocastro   fatto da Michelangelo I, principe dell’Epiro (10 minuti di scalini!) . E ancora il villaggio montano di Lakones (se siete automuniti)  e il famoso Monastero Panagia .  In quest’ultimo  posso assicurare che esserci stata è stata una sensazione incredibile. Mi è sembrato di toccare il cielo con un dito. Una senso di pace mi ha pervasa quando mi sono addentrata nei meandri di questo spazio sacro. Accanto alla Grotta bar ho poi sorseggiato un caffè e mi sono sentita come a Positano nella Costiera Amalfitana.

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Conclusioni a Corfù

Purtroppo il mio viaggio nell’isola di Corfù  è durato poco. Ma presto tornerò perché me ne sono innamorata. Sarà perché somiglia molto alla mia Sicilia. Prima della partenza ho fatto un aperitivo a Imabari nello stabilimento balneare di Faliraki (sotto la old city) . Non c’è sabbia o ciottoli , ma una sorta di basamento da cui tuffarsi in mare non spostandosi molto dalla città. Ecco perché ho avuto difficoltà a ritagliarmi un posticino tutto per me!

Quando decidere di volare verso l’isola di Corfù ?. In verità ad ogni stagione, visto che il clima qui è mite tutto l’anno. Tuttavia è preferibile scegliere la primavera o i mesi di Giugno e Settembre, cioè di inizio e fine estate. Le temperature miti aiutano meglio ad apprezzare questo paradiso terrestre, a cui si possono aggiungere le vicine Paxos (una magnifica isola a sud ) e Saranda in Albania . Per info sulla prima cliccate su Ferryhopper e sulla su Finika lines  . Allora cosa aspettate a staccare il biglietto? Non esitate, perché sarà un’esperienza indimenticabile. D’altronde se Sissi , Guglielmo II, Filippo marito della regina Elisabetta e il miliardario russo Roman Abramovic hanno deciso di viverci ci sarà un perché ! Buon viaggio!

Ristoranti consigliati:

Info generali su Corfù: 

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Sestiere Castello Venezia

Sestiere Castello Venezia

“Perchè il sogno più vero è quello più dstante dalla realtà,

quello che vola via senza bisogno di vele, né di vento” 

H. Pratt

Sestiere  Castello, la Venezia vera

Senza dubbio il sestiere di Castello è uno dei quartieri meno turistici di Venezia (249 726 abitanti). La Serenissima si sviluppa sull’isola di Venezia  ed è posta tra il delta del fiume Brenta e il mare Adriatico. Si estende per 42 chilometri quadrati .  Ed è fatta da 118 isole unite tra loro da circa 150 canali e circa 400 ponti.

Dovete sapere che il  sestiere di Castello è la parte più abitata dai veneziani, quella più silenziosa. Per capirci quella lontana dal caos dei milioni di turisti  che ogni anno visitano Venezia  per la sua straordinaria bellezza. Un’antica Repubblica Marinara che ormai è come un teatro a cielo aperto e che vive del suo glorioso passato. Percorrere il  sestiere di Castello  in questi tre itinerari proposti in questo post  significa perdersi in una Venezia autentica . Tre percorsi che vi porteranno indietro nella sua storia, e nel suo ricco patrimonio culturale, artistico e paesaggistico.  Buon viaggio ! Rigorosamente a piedi, perché a Venezia  si cammina e basta!

Sestiere Castello, la coda di pesce di Venezia

Qual è la zona più orientale e verde di Venezia ? La irsposta è  il sestiere Castello  . Esso comprende diversi isolotti come quello di La Certosa e Le Vignole . Il suo nome si dovrebbe per la presenza di una fortezza (ormai inesistente) sull’adiacente isola di San Pietro . Durante il Medioevo e il Rinascimento era il posto dove si lavorava più duramente. Questo poiché  qui  c’erano tanti moli per lo scarico merci , che arrivavano da ogni lato del pianeta. Ma soprattutto perché era sede dell’ Arsenale, il più vecchio cantiere industriale del globo.

Al presente il  sestiere di Castello  è quello più esteso e popoloso di Venezia   , che è famoso perché ospita la celebre Biennale di arte e architettura . Esso sfoggia pure maestose piazze, chiese, diverse scuole grandi. Queste ultimi  non sono istituti educativi, bensì organismi religiosi spesso dediti alla carità per i più bisognosi . Di notevole interesse sono anche i numerosi pozzi disseminati  ovunque nei distretti veneziani. Questi necessitavano per raccogliere acqua che non fosse salmastra ma piovana. Chiaramente il genio dell’uomo risale all’epoca della nascita di Venezia  , poiché costruita interamente sul mare! Ed è questo quello che ha sempre maggiormente destato stupore !

Tre itinerari da fare al sestiere Castello 

In questo articolo vi suggerisco tre tappe da fare al sestiere di Castello  . Magari in un weekend , che ovviamente non è sufficiente. Per cui mettete in conto di ritornare presto.  Il primo itinerario si sviluppa dalla stazione dei treni di Venezia.  Il secondo dal punto più interno del sestiere di Castello . E l’ultimo dalla riva che lo delimita a sud.

Un tragitto che prova a farvi scoprire il sestiere di Castello dove potrete  afferrare davvero lo spirito di Venezia. Sicuramente girare per le sue calli vi darà una sensazione unica , prché qualsiasi scorcio vi lascerà con il fiato sospeso.  Da quello dei suoi  proverbiali monumenti a qualche lenzuolo bianco che sventola  profumato all’aria fresca della prima brina mattutina.

Venezia , la storia di una città anfibia

Ciò che sbalordisce di Venezia è il fatto che è una città costruita interamente sull’acqua. Questo accadde nel V secolo . Quando dalla terraferma gli abitanti in fuga da Attila e da altri barbari si rifugiarono nelle lagune. Queste ultime da allora diventarono dei veri e propri baluardi difficili da espugnare. Ma Venezia prosperò  nei secoli al punto da diventare un’ entità politica autonoma amministrata dai Dogi.

Da allora  Venezia si arricchì con il commercio grazie alla sua posizione strategica tra l’Occidente e l’Oriente , diventando  al contempo uno dei porti più importanti d’Europa . La sua gloria imperiale però cominciò a diminuire già dalla fine del XV secolo con l’avanzata dei Turchi e  la scoperta dell’America. E non andò meglio nel XVIII secolo quando emersero Inghilterra e Olanda sul piano del monopolio commerciale europeo. Infine con l’arrivo di Napoleone ci fu la sua sottomissione ai francesi . E dopo Venezia seguì le sorti del resto del regno d’Italia dall’unità  al secondo conflitto mondiale .

Come erano costruite le case sull’acqua a Venezia?

In principio  Venezia  era un insieme di palafitte arrangiate su delle paludi bonificate. Queste erano essiccate con l’uso di argilla bruciata e il riporto di altri terreni. Dal X secolo in poi si passo alla pietra . Allora  fu necessario rifabbricare il suolo costipandolo . E lo si consolidò con una fitta rete  di pali di legno (20/25 cm di diametro, lunghi 1, 5). Questi furono  conficcati verticalmente nel fango fino al caranto. Questo è il sedimento sabbioso argilloso su cui poggia Venezia  .

Questa tecnica  serviva ad addensare dello strato originario e rendere più stabile la sua capacità portante. Si riempivano gli spazi tra i pali con detriti di ogni tipo e pozzolana. Il fenomeno sorprendente è che il legno sommerso nel limo non si consuma . Questo perché non filtra ossigeno.  E per il flusso perenne  di acqua salata il tutto si  pietrifica . Si innesca praticamente un processo di mineralizzazione che anziché far marcire provoca resistenza dei materiali.

Lungo il Canal Grande (come il Fondaco Tedeschi) sorgono le tipiche dimore veneziane  conosciute come case -fondaco. Al livello inferiore sta un porticato con degli archi, che si affaccia sull’acqua. Questo era fatto apposta per il carico e scarico merci al passaggio delle navi . Il piano superiore era destinato alla famiglia dei mercanti . E c’erano anche dei sottotetto per la servitù o a uso magazzino.

Venezia una foresta rovesciata

Successivamente su questa foresta rovesciata veniva posta una sorte di zatterone, cioè una tavolata di panconi di larice . E sopra di questa veniva aggunta un’altra incrociata di olmo  oppure ontano. Così facendo si distribuiva uniformemente il carico e in seguito si erigevano i muri portanti in mattone. Su questi ultimi in un secondo momento si ponevano uno strato di pietra d’Istria (presa nelle cave di Orsera e Rovigno) per prevenire l’umidità.

Su queste fondamentate praticamente inventate  (e  possibilmente nel punto più elevato e vicino a un rio) dunque  si realizzavano le residenze dei più facoltosi. E ovviamente anche edifici più imponenti come cattedrali e altri capolavori architettonici. Mentre dietro ad esse sorgevamo attorno a una corte le abitazioni dei più poveri.

Primo itinerario al Sestiere Castello

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Il primo itinerario del sestiere di Castello  parte dalla Stazione di Santa Lucia .  Vi renderete conto che passeggiare per questi angoli  vi farà osservare Venezia da un altro punto di vista. Niente più file per abbandonarsi all’arte, o rumori di viuzze che gremitano di gente alla ricerca di un ricordo della vacanza da riportare in patria.

Al sestiere di Castello  non vi capiterà mai di imbattervi in un cameriere che vi isorride ammiccando per farvi accomodare a mangiare. Piuttosto  vi può succcedere di fare due chacchiere con un artista del posto che vi spiega come funziona Venezia. O ancora di  bere un mitico  spritz  magari preparato con il Cynar anzichè con il classico Aperol o Campari. Questo drink per antonomasia è l’aperitivo in Italia . Ed  è stato inventato proprio in Veneto. Precisamente dalle truppe dell’impero austriaco.  Nel 1800 i soldati  solevano allungare i vini veneti frizzanti con acqua gasata per neutralizzare l’alcol.

Basilica dei Santi Giovanni e Paolo

Lasciato alla spalle il  Quartiere di Cannaregio  , che è quello più residenziale e dove si concentravano gli ebrei , ci ritroviamo al Campo Santi Giovanni e Paolo . Prima è stato uno dei salotti di Venezia, prediletto da artisti quali il Canaletto. Il grande pittore la dipinse in una tela (1724) adesso esposta al museo Ca’ Rezzonico. In mezzo domina  la statua in bronzo di Bartolomeo Colleoni. Il sagace condottiero bergamasco se la fece fare in cambio del rilascio della sua eredità a Venezia. I lavori furono affidati ad Andrea del Verocchio . Però i veneziani non  accontentarono il valoroso mercenario  sulla posizione da lui voluta cioè  a Piazza San Marco!

San Zanipolo

Qui si staglia l’omonima  Basilica  dei Santi Giovanni e Paolo localmente detta San Zanipolo  ((XIV secolo) . Essa fu voluta dai  Domenicani .  L’ampliamento delle sue basi originali sono da attribuire ai frati  Benvenuto da Bologna e Nicolò da Imola.

Notevole è la sua facciata in stile gotico così piena di dettagli.  Mentre al suo interno , ai fianchi del portale centrale di Bartolomeo Bon , si custodiscono i sarcofagi di 25 Dogi veneziani. Preziose poi sono le due statue del XIII secolo una raffigurante la Vergine Maria , l’altra un arcangelo. Da lì poi si è rapiti da un enorme rosone a da tre edicole bianche sul tetto,  che contengono le effigi di San Domenico, San Pietro e San Tommaso d’Aquino. 

Scuola Grande di San Marco

Accanto alla Basilica  dei Santi Giovanni e Paolo si può ammirare la Scuola Grande di San Marco . Questa era  la più operativa delle confraternite veneziane che prestavano aiuto ai più poveri. Il loro era anche un contributo importante per organizzare le processioni religiose. E facevano anche da mecenati per gli artisti.  Venne eretta alla fine del XV secolo dallo scultore Pietro Lombardo e ci sono segni evidenti di influenza rinascimentale e bizantina.

La  facciata della Scuola Grande di San Marco è in marmo bianco. Al suo interno si slanciano dieci colonne corinzie che sono state spogliate dai decori originali. Nel 2013 si inaugurò la Sala Capitolare , che vanta una collezione di testi antichi e strumenti di medicina. Il tutto coperto da un grandioso tetto ligneo del XVI secolo fatto da Vettor Scienza da Feltre e Lorenzo di Vincenzo da Trento.

Libreria Acqua Alta del Sestiere Castello

La Librera Acqua Alta si apre in via C. Longa Santa Maria Formosa, 5176b e nasce da un’idea del vicentino  Luigi Frizzo. Sognatore e viaggiatore incallito si ferma per amore in Valle D’Aosta dove si appassiona ai libri e alla filosofia di Rudolf Steiner. Sceglie Venezia alla fine per aprire la sua cantina di libri usati dove non esiste un catalogo digitale. Ci sono solo  dei cartellini con indicati i prezzi dei  libri di vario genere e riciclati . Questi volumetti sono adagiati su delle gondole spolverate dalle code dei gatti che vi fanno da padroni.

In questo scenario con una scalinata di vecchi volumi affacciata su Corte Sconta sono raccolti i fumetti  di Corto Maltese. Questi è il noto personaggio dello scrittore riminese Hugo Pratt, tanto amato da Luigi Frizzo . Librera Acqua Alta  non è un luogo per tutti.  Ma solamente per i puri d’animo  come il marinaio pirata che salpa sempre per nuove avventure per raggiungere  un giorno il suo porto.

Chiesa di Santa Formosa

Sul mercato di  Campo di Santa Formosa fa bella mostra la Chiesa di Santa Maria Formosa che fu eretta all’inizio del XVI secolo su resti di un tempietto religioso raso al suolo da un incendio. Chi si preoccupò di restaurarla fu l’architetto Mauro Codussi  , che allungò la precedente navata greca fino a farla di tipo  latina. La chiesa è intitolata a un vescoco veneziano del VII secolo , che si dice ebbe la visione della Madonna nella figura di una stupenda matrona.

La Chiesa di Santa Maria Formosa possiede due facciate e  un campanile.  Quello che rimane impresso è  un enigmatico mascherone esterno con tanto di barba , i dentoni e  la bocca storta con funzione di  scaccia i diavoli.  Internamente sono distribuiti quadri del TiepoloLeandro Bassano e Palma il Vecchio.

Fondazione Querini Stampalia del Sestiere Castello

La Fondazione Querini Stampalia è una casa  museo di arte antica e pop della ricca famiglia Querini. Fu fondato nel 1868 dal conte Giovanni. Un gioiello di cui pochi sanno che è incassato al pianterreno di un palazzo nobiliare di Venezia . Si possono venerare esempi di ville patrizie . Perché ci sono mobili settecenteschi e neoclassici, porcellane, sculture e oltre 400 dipinti dal XIV al XX secolo .

La Fondazione Querini Stampalia è stata restaurata nel 1949 . Ed  è circondata da un giardino creato dal genio dell’architetto Carlo Scarpa il cui elemento vitale fu l’utilizzo dell’acqua. Qui si fanno moltissimi eventi di stampo artistico. Essa è dotata di tutti i comfort, tra i quali una caffetteria dal design ricercato di Mario Botta. 

Secondo Itinerario al Sestiere Castello

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Il secondo itinerario di Castello  parte da Campo dei Pozzi . Questa è la sua area più centrale e caratteristica facilmente raggiungibile da ogni parte di Venezia . Il suo prolungamento coincide con il Canale di san Pietro dove iniziò l’urbanizzazione di Venezia  .

Merita davvero un salto la Basilica di San Pietro   che guarda l’ Isola di Sant’Elena  con il suo Parco delle Rimembranze . Un susseguirsi questo di viali ombrosi , aree gioco e altari a Verdi, Wagner, e ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale . La basilica in questione fu il duomo ufficiale di Venezia dal 1451 al 1807. Oltre al solenne campanile in pietra d’Istria di Mauro Codussi (XV secolo) il complesso ostenta il tesoro di Pietro Liberi che è il dipinto Castigo dei Serpenti .  Le principali attrattive da non farsi scappare sono queste in basso.

San Francesco alle Vigne

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne  fu fatta nel 1534 per mano di Jacopo Sansovino (ma la facciata è del Palladio). Si narra che secoli fa al di sotto doveva esserci un’altra chiesa dedicata a San Marco, patrono di Venezia. Secondo la tradizione il santo di ritorno da Aquilea si sarebbe riposato qui . E gli apparve un angelo che a lui si rivolse pronunciando una frase poi presa da Venezia come suo motto. Questa recita così:

“Pax tibi Marce, evangelista meus” – “Pace a te Marco, mio evangelista.

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne si distingue per i suoi tre pittoreschi chiostri e un giardino . Ed è stata progettata seguendo le teorie architettoniche ed esoteriche di frate Francesco Zorzi . Fra i tesori del suo interno si può rammentare la serie di Pietro Lombardo . Annessa alla chiesa c’è anche un Istituto di Studi Ecumenici, e  una sontuosa  Biblioteca

Il vigneto della Chiesa di San Francesco alle Vigne

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne ha uno dei vigneti più ampi di Venezia   appartenuto alla famiglia Ziani che nel 1253 l’ebbe in concessione dai frati cistercensi. Questo testimonia lo stretto legame tra Venezia  e il vino che non veniva solo importato ed esportato (come la Malvasia greca) ma anche fatto in loco .

Su questi terreni argillosi e alti appena 1, 87 cm la  Cantina Santa Margherita (Portogruaro) coltiva il  Glera . Vitigno questo che a detta dei loro enologi dovrebbero essere il più antico e rappresentativo di Venezia . Io ho avuto la fortuna di perlustrare i filari della Chiesa di San Francesco delle Vigne  in occasione di una loro degustazione del 2021 . Evento esclusivo che mi ha insegnato tante cose sulla Venezia e il suo ricco patrimonio enoico.

 

Arsenale

Con i sui 30 ettari di estensione l’ Arsenale è arroccato a est di Venezia   , di fronte la mole delle mura cittadine. Era il cantiere navale più colossale  della storia. Esso possedeva una flotta invincibile su cui si basava la forza di Venezia  . Dalle sue navi dipendeva infatti il suo dominio sul Mediterraneo Orientale.

Poco è rimasta di questa fabbrica antica che attualmente si è trasformato in un centro  polivalente che abbraccia le arti, la scienza e la Marina Militare. Venne fatto nel XII secolo e produceva qualcosa come 3000 galere e nel XVI secolo dava da mangiare a 16.000 operai. Grazie alla Biennale di Venezia  l’ Arsenale si salvò dall’abbandono , perché venne a far parte delle aree espositive. Di grande impatto sono i quattro leoni posti all’entrata attorno i quali ci sono molte leggende. Una delle fiere giunse per merito di Francesco Morosini come bottino di guerra dal Pireo attorno al 1688 

Terzo itinerario al Sestiere Castello

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Il terzo itinerario è quello che vi condurrà da Via Garibaldi l’unica strada  di Venezia, nel pieno del movimento cittadino di Venezia  . Con una deviazione all’arco degli innamorati o Sottoportego dei Preti , potete procedere verso la Riva degli Schiavoni .  Questa riva ampliata è del 1780 e si chiama in questo modo per via degli slavi (o meglio i dalmati) che vi erano soliti approdare. Il loro mestiere  era quello di vendere castradina (carne secca di montone) e bojana (scarabina, un pesce secco importato dall’Albania).

Lungo la  Riva degli Schiavoni si troveranno tantissimi  locali e bazar  , e  la lista di cose da vedere anche in questo caso è piuttosto lunga. Intanto non saltate da queste parti il Museo Navale   in riva S. Biasio che illustra, che è inserito in un granaio del XV secolo . Con vista su Bacino di San Marco , esso  illustra la golden age della marina veneziana in 42 padiglioni espositivi .

Le misure dei pesci di Venezia

Tra le cose strabilianti di Venezia ne acciufferete una  in Fondamenta de la Tana all’incrocio con Calle Loredana . Mi sto riferendo a una lapide con incise le misure dei vari pesci commerciabili , sotto le quali si incorreva in gravi sanzioni (altre simili sono al mercato ittico di Rialto e Campo Santa Margherita) .

Verso la fine della via inoltre potrete contemplare una costruzione del V secolo a forma di prua, che era il focolare dei navigatori Giovanni e Sebastiano Caboto scopritori del Canada.

Chiesa della Pietà

La  Chiesa della Pietà è soprannominata Vivaldi perché è dove il grandissimo compositore insegnava violino fu Maestro del Coro (1703-1740). Venne commissionata come cappella dell’Ospedale della Pietà , un’associazione che univa convento orfanotrofio e conservatorio musicale.

La chiesa fu disegnata da Gorgio Massari e ed ha pianta ovale che dona alla struttura un’acustica formidabile. Cosa che si può apprezzare se si ha la fortuna di partecipare ai numerosi concerti in programma tutto l’anno. Appuntamenti imperdibili gestiti da  I Virtusoi Italiani , l’orchestra in carica dal 2011. Tra i canvas di valore bisogna ricordare quelli del Tiepolo, di Giambattista Piazzetta e Giuseppe Angeli.

Chiesa di San Giorgio dei Greci

La chiesa di  San Giorgio dei Greci  ( XVI secolo) fu il frutto della volontà della folta comunità greca durante la diaspora.  I greci trovarono rifugio a Venezia   quando erano in fuga da Costantinopoli per l’invasione dei Turchi del 1453. E furono accolti talmente bene che gli fu consentito di avere il loro santuario.

In stile rinascimentale la chiesa di  San Giorgio dei Greci  fu fatta dall’architetto  Sante Lombardo ,  Gianantonio Chiona, .  Si tratta di una basilica a navata unica con cupola fatta da Giovanni Cipriota sotto la direzione del Tintoretto (XVI secolo). L’ingresso è abbellito da un mosaico recante un’ epigrafe che  compose nel 1564 Michele Sofianòs :

“In onore di Cristo Salvatore e del santo Martire Giorgio i Greci residenti e coloro che di frequente sbarcano a Venezia, affinché essi potessero secondo la tradizione venerare Iddio, (…) edificarono questo Santuario, 1564”.

I suoi  interni furono decorati con oro ed effetti policromi  dall’iconografo Michele Damaskinòs di Creta. Si può subito restare stregati dalla vista del  poderoso campanile fatto da Bernardo Ongarin . Con la vittoria napolenoica tutti i beni furono confiscati e nel 1991 divenne cattedrale dell’Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta.

Chiesa di San Giovanni di Malta

La Chiesa di San Giovanni di Malta   (appellata anche come Chiesa dei Furlani o Chiesa San Giovanni al Tempio) è del XI secolo e fu fatta da Giovanni Battista in stile rinascimentale. Per secoli era appartenuta ai Templari . E dopo la soppressione dell’ordine se ne impossessarono nel 1312  Cavalieri di Malta . Qui gli eroi delle Crociate ebbero il loro quartier generale a Venezia. Per procedere con il sangue alla diffusione del Cristianesimo contro l’Islam.

Finite le guerre si dispersero .  E dopo varie sorti (Rodi, Viterbo, Malta) , allorché la stessa chiesa fu chiusa da Napoleone, riapparirono a Roma nel 1839. Da allora in poi la chiesa fu aperta al pubblico e si allargò con una stamperia e u palco per gli spettacoli.  La Chiesa di San Giovanni di Malta  nasconde al suo interno un enigmatico chiostro adornato con stemmi degli ospitalieri .

Giardini della Biennale del Sestiere Castello

I Giardini della Biennale  sono la location dell’  illustre esposizione annuale d’arte moderna della Biennale di Venezia . Tutto cominciò nel 1895 quando il poeta Riccardo Selvatico e il critico Antonio Fradeletto misero su una prima kermesse che era molto accademica e oppositiva verso u movimenti artistici d’avanguardia.

Solamente nel 1924 comparirono le prime tele impressioniste e quelle di Picasso si videro più tardi nel 1948. Alla Biennale di Venezia ogni nazione gestisce uno stand con i prodotti migliori di arte e architettura contemporanea che hanno visto esplodere personaggi di spessore tra cui : Carlo Scarpa (Venezuela), Josef Hoffman (Austria), Bruno Giacometti (Svizzera) , Takamasa (Giappone), Belgioso, Pereseutti e Rogers (Canada), e Alvar Alto (Finlandia).

Harry’s Bar

E se avete ancora fiato concedetevi un piccolo grande lusso come un calice di Bellini (prosecco e polpa di pesca bianca) all’ Harry’s Bar in San Marco 1323 , dichiarato nel 2001 patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali. Il rinomato bar insieme al cocktail rosa e al  carpaccio di carne cruda  sono delle  creature di Giuseppe Cipriani . L’imprenditore veneziano fece successo con questo piccolo cafè ricavato da una ex corderia vicino San Marco . L’investimento gli fu possibile grazie a un lascito dell’amico Harry Pickering che aiutò a rientrare in America .

A dirigere l’Harry’s Bar , meta di personaggi illustri, è il figlio Arrigo Cipriani . Ogni tanto gira tra i banchi di questa minuscola caffetteria e continua il suo antico mestiere di servire il cliente viziandolo. Se il padre aveva imparato a viaggiare stando fermo perché incontrava sempre forestieri, lui invece ha capito qual è il segreto del turismo di successo.  Lo spiega in uno dei suoi libri che è L’elogio dell’accoglienza . Ci insegna che L’italia da Nord a Sud deve impare a trattare bene i viaggiatori , senza sfruttarli !

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Sestiere Castello, Venezia come non l’avete mai vista !

In conclusione il  sestiere di Castello  riserva mille sorprese come la vicina Giudecca  , che è il sinuoso arcipelago che si snoda  lungo il Bacino di San Marco e il lungomare delle Zattere.. Qui da osservare ci sono la Basilica di San Giorgio Maggiore e l’elegante Hotel Cipriani .

Per non parlare dell’ isola di San Michele . Questo  è il cimitero per eccellenza di Venezia  . Cona la sua forma quadrata sta tra Cannaregio e Murano e fu fatto dall’architetto Mauro Codussi. Tra le personalità illustri che vi riposano ci sono:  il musicista Igor Stravinsky, i poeti Ezra Pound e Brodsky,  il matematico Doppler, e don Salvador de Iturbide (ex governatore del Messico).

Al   sestiere di Castello  niente è per caso . Aggirandovi nei suoi dintorni vi pervaderà una sensazione di pace infinita e di solitudine, che è momentanea . Perché appena vi siederete a un bacareto (trattoria veneziana) il carattere cosmolìta e irriverente di Venezia  salterà fuori da una improvvisa conversazione con perfetti sconosiuti. Che chissà se veneziano o meno non avraà problemi a invitarvi a bere una birra o un prosecco. E state sicuri che prima o poi li rivedrete!

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