Corfù l’isola greca che non c’è

Corfù l’isola greca che non c’è

“Ancora una volta sentii quanto la cosa semplice e frugale fosse felicità: un bicchiere di vino, una castagna arrosto, un bracerie malconcio, il suono del mare. Nient’altro.”

Nikos Kazantzakis, Zorba the Greek

Corfù l’isola greca che non c’è

Senza dubbio Corfù è l’isola greca che non c’è! Nel senso che dopo averla visitata questa estate mi è sembrato di essere a Venezia,  Parigi o Londra! Questo perché   l’isola di Corfù è stata anticamente dominata da svariate popolazioni , che nel corso dei secoli l’hanno plasmata rendendola il gioiello che è oggi. Il risultato di questo passato  eterogeneo è una società cosmopolita abituata ad accogliere lo straniero e con un forte senso dell’ospitalità. Senza dimenticare che quello che ne è venuto fuori da tutte queste dominazioni è soprattutto un museo a cielo aperto, ovvero una piccola Europa con un’anima squisitamente greca . di scoprire qualcosa Vediamo in questo articolo di una meta esclusiva per cui ne è valsa la pena staccare un biglietto aereo!

Già al momento dell’atterraggio all’aeroporto Internazionale di G. Capodistria mi sono fatta un’idea della bellezza che mi aspettava. Lasciando la Puglia alle spalle, nei pressi di Kanoni   la vista di una laguna  in mezzo a una fitta vegetazione si è alternata e  una distesa di uliveti . E un senso di pace mi ha pervaso. Come quando ho intravisto dal finestrino il rosso delle tegole di paesini sonnecchianti sotto qualche timida nuvola banca. Sono stati cinque giorni di pura felicità che ho condiviso in un altro post (clicca qui) con 4 interessanti itinerari da non perdere!

Dove si trova l’isola di Corfù? Tra mito e realtà

Dovete sapere che l’isola di Corfù è immensa. Essa è la seconda (dopo Cefalonia) più estesa (613,6 km²) dell’arcipelago delle Isole Ionie . Posta tra il nostro stivale e l’Albania conta circa 110. 000 abitanti, di cui 36. 000 vivono nella sola capitale omonima. Per cominciare vediamo un po’ di notizie curiose al riguardo!

Intanto l’isola di Corfù  è anche conosciuta con il suo nome greco Kerkyra. Così si chiamava  una ninfa amata da Poseidone rapita e  ivi trasportata. L’appellativo Italiano invece deriverebbe dalla parola greca Κορυφώ (Koryphō), cioè  ‘i due picchi’(a indicare probabilmente le due cime della  Fortezza Vecchia  ).

L’isola dei Feaci di Ulisse

Secondo il mito  Corfù potrebbe essere l’isola dei Feaci dove Ulisse incontrò Nausicaa.  Una giovane fanciulla il cui padre Alcinoo avrebbe fornito la nave all’intrepido marinaio per tornare in patria.
Certo è solo che l’isola di Corfù trasuda di storia.

Da originale colonia corinzia (734 a. C.) passò dall’Impero romano (229 a.C.) a quello di Costantinopoli (395-1204) . Successivamente diventò per 400 anni uno dei possedimenti strategici di Venezia (1386) nel Mediterraneo. Mossa che assicurò alla Serenissima l’opposizione al dominio ottomano per ben due volte nel XVI sec.

Corfù e i francesi e gli inglesi

In seguito nell’isola di Corfù f u la volta di Napoleone e dei francesi (1797). E infine arrivarono ancora gli inglesi (1809-1815) sotto il cui protettorato si ottenne l’indipendenza come Repubblica indipendente. Solamente nel 1864 le isole ioniche si annessero alla Grecia libera dai Turchi.

Da allora ci fu una ripresa fiorente in ogni settore da quello agricolo e industriale a quello artistico. Merito del primo ministro G. Theotokis. Quella fu una breve estate. Le conseguenze disastrose delle due guerre mondiali impoverirono lo stato. Inseguito subentrò   la crisi di debito pubblico del XX secolo , che spezzò l’animo dei corfioti . Si trattò di  una malattia cronica,  praticamente inguaribile. Oggi nell’isola di Corfù  si sopravvive per lo più  con gli aiuti dell’Unione Europea e del turismo emergente.

Perché andare nell’isola Corfù?

Basterebbe solamente la natura rigogliosa dei paesaggi variegati e mozzafiato dell’isola di Corfù a farvi innamorare. Se ci si aggiunge il suo ricco patrimonio storico, artistico e culturale il danno è fatto per tornarci più volte! Cosa aspettarsi allora?

Tesori nascosti da scovare ovunque. Dalle cittadine più sofisticate ai borghi dell’interno nascosti fra fitti boschi. Dalle sontuose località balneari attrezzate alle piccole baie nascoste da faraglioni giganti baciati dal sole.

Corfù la vicina d’Italia

Cosa di non poco conto inoltre è che  l’isola di Corfù è facile da raggiungere in aereo o in traghetto dall’Italia. Ed  è davvero per tutte le tasche. E non ultimo soddisfa ogni tipo di viaggiatore, da quello che cerca la semplicità e la pace a chi ama il lusso e la mondanità. Oltretutto è adatta a solitari, a comitive, coppie e famiglie con bambini!

L’ideale per girare l’isola di Corfù sarebbe di affittare una macchina. Tuttavia , se per voi l’auto è uno stress come per me, vi consiglio di soggiornare al centro storico di Corfù città  . La  old city del capoluogo  è infatti il cuore pulsante di tutto il territorio. La zona più organizzata per trasporti, strutture ricettive, vita notturna, cosa da fare e vedere.

 Cosa visitare?

Così la mia avventura nell’isola di Corfù è partita dal versante est dell’atollo greco per proseguire poi verso nord e ovest. A parte Corfù città  devo ammettere che il lato orientale non mi ha particolarmente entusiasmato (Gouvia in particolare, un po’ meglio Ipsos) , esclusa   la deliziosa Kanoni. Forse per il troppo cemento delle rinomate catene alberghiere presenti laggiù. In questi punti le spiagge sono strette e prevalentemente fatte di ghiaia e ciottoli lisci.

Al contrario ho scovato qualche chicca a  nord (Kassiopi, Sidari) e a ovest  (Paleokastrista) . In effetti i lati settentrionali e occidentali sono i più suggestivi dell’isola di Corfù . La sabbia si fa fine e dorata e il mare più aperto si accende di un blu cobalto che abbaglia! Ho escluso il sud dal mio  tour per mancanza di tempo. Ed è stato un gran peccato perché sarebbe stato quello più interessante perché più deserto e lontano dalle orde di turisti. Prossima volta non me lo farà scappare!

Cibo e vino a Corfù

Se si vuole scoprire l’essenza dell’isola di Corfù bisogna provare anche  i suoi piatti tipici e il suo buon vino. In generale la cucina locale  è fatta di piatti mare e monti, che sono poco elaborati ma gustosissimi. Alla loro base c’è la ricerca della freschezza e della stagionalità dei prodotti. Senza dimenticare che ogni popolo ci ha lasciato traccia della propria cuisine  creando una tradizione di ricette uniche e appetitosissime.

In merito al vino che da millenni ha visto la Grecia come protagonista in Europa, oggi i riflettori sono accessi su altre nazioni. Tuttavia il settore enologico è in rapida ricrescita . E può contare (oltre la classica Retsina , vino dolce da uva  Savatiano aromatizzato con resina di Aleppo) su una serie di vini di tendenza. Tra questi : Assyrtiko,  Moschofilero, Agiorgitiko, Xinomavro, Vinsado, Mavrodafni.

Per gli appassionati di nettari particolari nell’isola di Corfù   non mancano delle cantine da visitare:

Cosa mangiare nell’isola di Corfù ?

Sicuramente avrete provato una volta nella vita qualche specialità greca, dove regna sovrana la feta . Quest’ultimo è un formaggio leggero  con cui si preparano di solito la famose horiatiki , ovvero le insalate a base di succosi pomodori, peperoni , cipolle, e olive . Non molto digeribile, ma salutare e fresca. Oppure la moussaka, una sorta di parmigiana di carne, patate, melanzane e una crema simile alla besciamella. E tante altre portate con agnello e maiale con cui si preparano i gyros  pita, che è il tipico pane sottile simile a una piadina. Queste ultime sono l’essenza dello street food greco , a cui si aggiungono:

  • Souvlaki: carneo pesce e verdure infilzate su spiedini e cotte sulla griglia;
  • Bifteki: polpette di carne fritte servite con la classica salsa tzatziki (fatta con yogurt, erbe aromatiche, aglio, menta ,  aneto, cetrioli).

Oltre queste delizie nell’l’isola di Corfù si possono assaggiare primi e secondi molto originali frutto di contaminazioni straniere. Ed è proprio a tavola che osservi le abitudini dei corfioti accorgendoti che per loro mangiare e bere non è una questione di sopravvivenza ma è un piacere, non solo per il palato, ma anche per stare in  buona compania !

12 cose da mangiare nell’isola di Corfù

Nell’l’isola di Corfù ci sono molti posticini dove avrete l’imbarazzo della scelta per tuffarvi in un mondo di sapori eccezionali. Più dei ristorantini eleganti fatevi coccolare dalle  frequenti e graziose   e tradizionali taverne. Queste ultime vi piaceranno molto per la loro atmosfera così genuina e casual. E se siete fortunati magari a cena qualcuno prenderà una chitarra e improvviserà le kantades, delle serenate romantiche come le nostre canzoni napoletane.

Normalmente a tavola si cominciano le danze con una mezedakia , che è un piatto colmo di antipastini vari . Al cestino del pane segue acqua, vino o birra a seconda di cosa ordinate per poi sprofondare in queste prelibatezze locali:

  1. Bakáljros me skordalá: merluzzo con contorno di purè di patate e aglio ;
  2. Bekri mezé : spezzatino di maiale cotto al vino rosso
  3. Bourdéto : zuppa di pesce molto piccante fatto con palombo, scorfano o pastinaca;
  4. Briám : una piccolo teglia di verdure al forno come il ratotouille;
  5. Chélia : Anguilla grigliata, arrosto o in gelatina;
  6. Gópes : sardine arrosto o a forno offerte anche come spuntino;
  7. Juvétsi : pasta gratnata a forno con carne di manzo o agnello;
  8. Kokorétsi :frattaglie messe dentro un budello e cucinate allo spiedo;
  9. Marídes :pesciolini fatti a forno e da inghiottire in un boccone;
  10. Pastisada : bucatini con ragù di manzo o pollo;
  11. Patsária : barbabietola rossa ripiena di spinaci;
  12. Sofrito : manzo arrosto, marinato in aglio e aceto, e dopo rosolato nel vino rosso;
  13. Spanakópitta : pasta sfoglia ripiena di spinaci;
  14. Stifádo : stufato di manzo o coniglio con pomodoro e cannella;
  15. Tirópitta : pasta sfoglia ripiena di formaggio.

corfù-isola-cosa-fare-in-5-giorni-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Conclusioni

A questo punto potete stare tranquilli sul fatto che  l’isola di Corfù  è una garanzia per una vacanza indimenticabile. Nonostante il mese di luglio sia stato particolarmente caldo non ho sofferto molto perché la brezza marina è stata d’aiuto. Ovviamente è meglio andare in primavera con delle temperature più miti  per apprezzare al massimo il vostro soggiorno. E perché no anche d’inverno qui  la vitalità non manca come del resto durante durante tutto l’anno.

L’isola di Corfù vi regalerà dei momenti unici lontano dal caos delle metropoli. Vi permette di non stare dietro le lancette dell’orologio e di abbandonarvi a voi stessi. Potrete vagare all’interno di qualche villaggio sperduto e sentire il profumo di qualche rosa selvatica. O potrete scambiare due parole magari in inglese con qualcuno del posto che magari vi inviterà a bere uno dei loro liquori e distillati a scelta tra Ouzo, raki, tsipouro e masticha per rallegrare la vostra giornata. D’altronde se Sissi , Guglielmo II, Filippo marito della regina Elisabetta e il miliardario russo Roman Abramovic hanno deciso di viverci ci sarà un motivo! Buon viaggio!

Ristoranti consigliati:

Info generali su Corfù: 

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

Corfù cosa fare 5 giorni nell’isola

Corfù cosa fare 5 giorni nell’isola

“πάντα ῥεῖ, pánta rheî “/ “Tutto scorre”

Eraclito

Corfù  , cosa fare 5 giorni nell’isola

Senza dubbio l’isola di Corfù non è un fazzoletto di terra da esplorare in un solo weekend . Posta tra il nostro stivale e l’Albania è infatti la seconda (dopo Cefalonia) più estesa (613,6 km²) dell’arcipelago delle isole ionie.  In aggiunta alla sua grandezza, si rimane davvero esterrefatti dal suo ricco patrimonio storico, artistico, culturale. E soprattutto dalla varietà dei suoi paesaggi. Si passa dal mare alla montagna, dalla collina alla sua capitale omonima, base perfetta dei miei itinerari che vi propongo in questo articolo.

Sicuramente l’isola di Corfù (110. 000 abitanti) è un luogo ideale dove trascorrere le proprie  vacanze . Ci sono tante buone ragioni. Prime fra le mille motivazione  c’è la sua bellezza sconvolgente. Poi perché l’isola di Corfù  fa gola essendo facile arrivarci dall’Italia sia in aereo che  in traghetto . Non guasta che bene va per tutte le tasche, ed è adatta sia a chi cerca pace,  sia a chi va a caccia di divertimento. Inoltre ci si può andare con gli amici, in coppia o con i bambini. Insomma,  non manca davvero nulla per fare un’esperienza indimenticabile. Buona lettura!

Corfù città

A metà Luglio sono atterrata all’aeroporto Internazionale di G. Capodistria  . Non ci ho messo tanto ad arrivare a Corfù città  (4 km dal centro e raggiungibile con bus , taxi, o transfer), , dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2007. Scegliere il capoluogo come base del mio tour è stata una scelta felice.

Questo non solo perché è uno scrigno di tesori da scoprire (motivo per cui le ho dedicato 3 giorni!).  Ma anche perché è  molto organizzata a livello logistico. Specialmente la old city , dove ho alloggiato. Questa zona è assolutamente l’anima pulsante dell’atollo greco. Suo fulcro nevralgico da un punto di vista economico e politico, sede di uffici pubblici, banche, scuole, e  prestigiose università.

Perchè andare nell’isola di Corfù? 

Ve la consiglio vivamente la old city per il vostro soggiorno perché :

  • C’è tanto da vedere e fare in giro per le sue strade lastricate di marmo su cui si adagiano nobili palazzi, chiese e musei;
  • Offre tante strutture  moderne per dormire e di ogni fascia di prezzo (booking.com);
  • A pochi passi ci sono due linee di bus . Esse  collegano tutta l’isola di Corfù spendendo poco. Una è quella locale che è di colore blu . L’altra è quella di colore verde per le rotte extra urbane (qui maggiori info);
  • La  movida notturna. piena e vivace ;
  • Si può contare su un’ infinità di ristorantini e bar dovedeliziarzi  con il meglio della tradizione in fatto di  cibo e  vino

Corfù città, Grecia o Europa?

Corfù città  è un luogo in cui il vecchio e il nuovo si fondono per creare uno spirito decadente e romantico. Praticamente un’atmosfera unica e introvabile altrove in Grecia. Questo accade perché 4 secoli di dominazione veneziana, e poi francese e  inglese  l’hanno trasformata in una piccola Europa.  Nonstante ciò, la sua essenza mediterranea rimane inalterata,  manifestandosi ovunque sotto varie forme.  A partire dal blu cobalto del suo mare che abbaglia!

Mi raccomando, portatevi scarpe comode! Perché  Corfù città  è vasta e piena di attrattive! Ne sanno qualcosa le mie gambe! Non mi ha fermato neppure il caldo estivo, perché all’occorrenza ho approfittato dei tanti beach bar a disposizione.

Cosa fare in caso di troppo caldo nell’isola di Corfù?

E non appena ho avuto voglia di fare una pausa le alternative sono state davvero tante:

  • Sorseggiare un calice di retsina davanti un tramonto al rooftop dell’hotel Cavalieri o Arcadion!
  • Fare shopping negli eleganti negozi sparsi dappertutto. Good news: non esistono centri commerciali! ;
  • Acquistare nei tanti bazar dei souvenir da portare via come ricordo. Qualcuno di essi è di gran pregio. Come i manufatti in legno di ulivo e i prodotti a base di kumquat. Quest’ultimo è un piccolo agrume simile ad un mandarino (4 cm). Insieme all’olio , e il miele,  è il vanto nazionale. Da esso si ricavano liquori, caramelle, saponi, profumi, ecc.

campiello-san-spiridone-corfù-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Clicca qui per itinerario su Google Map

Primo giorno. 6 cose da fare a Corfù città.

Corfù città  è davvero sicura, compatta e facile da perlustrare. Chiaramente il mio primo itinerario è partito dal suo centro storico, ovvero il suo nucleo primitivo. Esso è delimitato da due fortezze , una vecchia e una nuova. Della prima che si apre a est sul mare vi accennerò più avanti . La Fortezza Nuova a ovest è lineare e massiccia. Un esempio di architettura militare veneziana fatta sotto la supervisione dell’architetto Ferrante Vitelli tra il 1576 e il 1645. Domina dall’alto il porto vecchio e Quello che resta è una porta di accesso (una delle quattro intagliate nelle mura cittadine). Questa reca il simbolo veneziano del Leone di San Marco. Rimaneggiata dagli inglesi nel XIX secolo le sue fortificazioni comprendevano 700 pezzi di artiglieria con una portata stimata fino alla costa albanese. Essa è formata da un castello e altre strutture che ora sono adibite per:

Nel centro storico di Corfù città  si può percepire l’impronta degli invasori stranieri. Tutti hanno lasciato traccia del loro passaggio in architetture sofisticate e complesse.  Qualcuna delle quali oggi è lasciata un po’ all’abbandono. Un cumulo di contrasti dunque, ma risiede proprio in questo il suo fascino. Può capitare di sedersi in un elegante cafè scrutando la gente ben vestita che passa. Oppure può succedere di  rispondere al sorriso cortese di vecchi signori che giocano a carte. O ancora si possono fissare per qualche minuto delle lenzuola bianche che svolazzano al soffio di un timido vento. Tutto questo è Corfù città  e molto altro ancora!

1 Campiello 

Campiello è il quartiere a nord di Corfù città  che vanta origini antichissime. Popolato in maniera esponenziale ha assunto un tratto multietnico. E le sue abitazioni , con soffitti in legno e tegole hand made , sono  a più piani. Questo per contenere le numerose persone che vi ci si sono stanziate.

Pieno di gioielli dell’architettura bizantina e veneziana Campiello  mi ha colpito per i suoi vicoli stretti o kantonuia , come si dice in greco. Questo è davvero il punto forse più autentico dell’isola, dove i commercianti sbrigano i loro affarri.  Un vero e proprio ritrovo per giovani, anziani, e forestieri in cerca di qualche scatto perfetto. In questi paraggi fate un salto anche qui:

2 Chiesa della Santissima Vergine  Spiliotissa

Chiesa della Santissima Vergine Spiliotissa  è anche conosciuta come Mitropolis per via della piazza in cui sorge (di fronte al porto vecchio) . Abbiamo a che fare con la cattedrale ortodossa di Corfù. È del 1577 ed è stata restaurata in stile barocco. Di notevole impatto è la larga scalinata che conduce all’imponente portale ornato da un rosone. La facciata intera e di colore porpora con decori in marmo.

Dentro si custodiscono le spoglie della Santa Teodora di Augusta. Questa è stata un’imperatrice bizantina canonizzata nel IX secolo, le cui reliquie sono arrivate a Corfù città  da Costantinopoli. Da non dimenticare le numerose icone bizantine come quella della Madonna Dimosiana e le altre della Scuola Ionica ad opera di Damaskino, Tzane e Paramithioti.

3 Cattedrale di San Spiridone

La Cattedrale di San Spiridone è inconfondibile con il suo alto campanile  rosso ispirato alla Chiesa di San Giorgio a Venezia. Se si alzano gli occhi ovunque voi siate a Corfù città è impossibile non notarlo. Risale al  1590 ed è custode dei resti di Spiridione di Trimitonte, che è il santo patrono dell’isola di Corfù.  Questi è stato un pastore cipriota del  IV secolo, che ha compìuto numerosi miracoli. Le sue ossa sono conservate in una teca  d’argento (si dice che profumino di basilico). Vengono portate in processione per la festa patronale (Settimana Santa e Agosto) per celebrare l’aiuto di San Spiridone a Corfù città contro un attacco dei Turchi nel 1453. Tantissimi sono i pellegrini che lo onorano oggi .

Sui fianchi laterali della Cattedrale di San Spiridone si aprono due differenti ingressi per consentirne l ’afflusso dei fedeli.  L ’esterno è decisamente pulito, e slanciato verso l’altro terminante con l’apertura di finestre e di un portale. Internamente è a navata unica, che è sormontata da un soffitto a cassettoni con cornici d’oro.  Altri decori sono pregiati affreschi e icone dal tema sacro.

4 Museo Arte Asiatica al Palazzo Reale

Il Museo di Arte Asiatica è stato fondato dal diplomatico greco Gregorios Manos (1850-1928) . Esso raccoglie tutta l’arte e le antichità dell’Estremo Oriente e  dell’India . Si è ampliato  nel 1973 con delle donazioni di 400 opere provenienti dall’Asia. Al presente gode di un riconoscimento a livello mondiale per il valore e la molteplicità delle sue collezioni . Esse sono così suddivise:

Le mostre del Museo di Arte Asiatica sono esposte non solo come capolavori, ma in modo tale da illustrare sia le somiglianze che le differenze dell’arte di ogni paese e periodo. Esso ingloba inoltre:

  • Laboratori specializzati nel restauro della carta, del legno, della ceramica e dei metalli;
  • Uffici e magazzini;
  • Un archivio fotografico;
  • Una ricca biblioteca;
  • Una moderna aula magna.

5 Palazzo Reale

Nel 1919 il  Museo di Arte Asiatica  è stato sistemato nel magnifico Palazzo di San Michele e San Giorgio ( o Palazzo Reale) . Quest’ultimo è la struttura più significativa, lussuosa e imponente del dominio inglese, ( 1814 – 1864) che protesse la riunificazione  delle isole Ionie con il resto della Grecia. Originariamente è stata abitata dal governatore Sir Thomas Maitland,  e ha ospitato pure l’Ordine di San Michele e San Giorgio.

A cavallo delle due guerre mondiali il  Palazzo di San Michele e San Giorgio  è stato utilizzato come contenitore per varie emergenze. Rinnovato dopo gli anni ’50 esso si distingue per il suo stile neoclassico e la pietra maltese di cui è fatto. Al piano interrato ci sono le sale espositive, alcune delle quali sono destinate ai cimeli del senato ionico.

6 Spianada

La Spianada è il maestoso polmone verde (adibito spesso a campo da cricket, da buon retaggio inglese!)   che divide Corfù città dalla Fortezza Vecchia . Si chiama così perché deriva da una parola veneziana che significa ‘aperta ‘.  Questo perché si fa riferimento a tutta quella superfice qui demolita dalla Serenissima  (1576) per inserire i cannoni e proteggere la sua colonia.

La Spianada  è uno dei siti più popolari di Corfù città ed è considerata la piazza più grande dei Balcani. Ad arricchirla c’è vicino il Liston , che è il celebre colonnato con tanti localini strapieno di turisti a ogni ora. Questo porticato è stato fatto da Matthew de Lesseps su modello della Rue de Rivoli di Parigi nel XIX secolo. Inizialmente pare che solo una stretta cerchia di persone in lista potessero accedere dentro il loggiato (da cui il nome!). Tra le altre perle nelle vicinanze merita un accenno il Duomo dei Santi Giacomo e Cristoforo in stile rinascimentale. A navata unica con sei cappelle laterali fu eretto nel XVI secolo e  distrutto dai bombardamenti dei tedeschi del  ‘43 e poi rifatto nel 1970.

7 Fortezza Vecchia

Vi consiglio di fiondarvi nella Fortezza Vecchia   soprattutto al calare del sole che sprofonda lentamente all’orizzonte. Mi ringrazierete! Qui è dove cercare l’insediamento primordiale di Corfù città che ha la sua genesi come paleopoli nella penisola di Kanoni . Per raggiungerla si attraversa un ponte che dà su un fossato. Fu iniziata dapprima dai bizantini e poi conclusa nel XVI secolo  dai veneziani  per contrattaccare i Turchi .

Alla fine di una galleria si entra nella cittadella che vanta un complesso straordinario che riassumo qui di seguito in breve:

windmill-mon-repos-corfù-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Clicca qui per itinerario su Google Map

Secondo giorno. Altre 6 cose da fare a Corfù città.

Non avrei mai pensato che il quartiere ebreo di Corfù città fosse così suggestivo. Mi ci sono addentrata presto la mattina per scattare delle foto e immortalare gli scorci più belli. Devo ammettere che ogni tanto ho avvertito il fastidio dell’afa. Quando l’ho sentita tutta addosso sono corsa ai ripari all’ombra dei balconi adorni di bouganville e altri fiori colorati. Tutte le volte che ho voluto scovare qualcosa di nuovo mi è sempre bastata una semplice passeggiata!

Proseguendo verso sud di Corfù città mi sono completamente persa nello splendore di questo angolo che è incredibilmente magica. La calura a mezzogiorno è stata al suo picco. Qui ho rimediato con un tuffo a mare che,  pur essendo quello del porto, è stato limpido come un cristallo. Abbellito da un vecchio mulino , questo tratto cittadino è molto frequentato perché comodo da raggiungere per i bagnanti. Poco più in là mi sono inoltrata nella tenuta reale di Mon Repos  da cui dopo mi sono avviata verso la deliziosa cittadina di Kanoni . Qui ho assistito a una sfilata di moda davanti uno scenario da copertina: una vecchia chiesa greca e isolotti costellati da ville magnifiche e imponenti. Per capire meglio le meraviglie di cui sto parlando date un’occhiata in basso!

1 Sinagoga

Come accade in ogni parte del mondo anche a Corfù città   gli ebrei si sono rifugiati a seguito della loro diaspora. Hanno cominciato a colonizzarla dall’occupazione degli Angioini fino a quella dei veneziani che li hanno protetti e salvaguardati per interesse. Gli ebrei si sono fatti valere come abili banchieri . E poiché hanno sempre fatto comodo sono stati spesso esentati da tasse. Questo fatto insieme ad altri privilegi hanno scatenato l’ira degli altri cittadini che hanno lottato per  recluderli in un ghetto.

Delle quattro sinagoghe ne rimane solo una al civico 4 di via Velisariou risalente al XIX sec. Si tratta di un complesso monastico con finestre ad arco e facciate quasi disadorne. Dentro è colmo di preziose iconografie di importanti pittori (Kantounis, Koutouzis). Nel primo livello ci sono gli uffici della comunità ebraica e la sala funeraria. Al secondo invece c’è l’area di culto. Inoltre, una targa esterna ricorda i natali del celebre scrittore Abraham Albert Cohen (1895-1981)

2 Casa Parlante

Tra tutte le gemme di Corfù città   mi ha particolarmente entusiasmato la Casa Parlante in Nikiforou Theotoki 16. Una tipica abitazione del XIX sec. che fa rivivere il benessere di quell’era che è stata la golden age dell’intera isola. Cioè di quando parecchi nobili hanno profittato delle speculazioni straniere.

Lo staff della Casa Parlante che mi ha accolto è stato molto professionale e gentile. Mi hanno fatto accomodare, e nell’attesa del mio turno mi hanno servito un distillato di rose. Buonissimo! Doveva essere lo stesso che era servito agli ospiti dei ricchi padroni. Nella  Casa Parlante  ci sono diverse stanze che raccontano i vari momenti della vita  quotidiana dei gentilizi isolani . Da come pranzavano a come prendevano il tè.  Da come educavano i figli all’uso della toilette. Dallo studio alle stanze della servitù. Gli attori sono stati dei robot esemplari che hanno interpretato i membri di una famiglia aristocratica di allora.

3 Museo Archeologico

Il Museo Archeologico  in Vrela Armeni 1  è del 1962 . Da principio è stato studiato per conservare i resti del  Tempio di Artemide in stile dorico ritrovato durante le guerre Napoleoniche. Il pezzo forte è una rappresentazione di Gorgone in pietra (590-580 aC),  che è la più antica di quelle rimaste dell’antica architettura greca.

Dal 1994 il  Museo Archeologico  raccoglie 1.600 reperti che narrano dalla preistoria alla tarda antichità dell ’isola di Corfù  . Le collezioni riguardano reperti di:

4 Windmill 

Dopo tanta cultura mi sono fermata per un bagno nella baia di Garitsa . Alla fine del molo fa bella mostra un mulino a vento detto Anemomylos . Questo è opera dei veneziani allo scopo di produrre grano. Fu ritoccato nel 1998 e caratterizza questo punto di Corfù città   . La Repubblica Marinara  del Veneto si è sempre  preoccupata di tutelare i suoi domini mettendoli in grado di provvedere a sè stessi .

Ci sono tanti bar e localini dove qui che è anche appellata in inglese windmill  .  Si può sostare sostare per mangiare o bere qualcosa. Non è necessario indirizzarsi troppo lontano per naufragare in mondi esotici distanti come le Maldive o simili. Dovremmo imparare ad apprezzare molto di più quello che è vicino a noi.

5 Mon Repos

In dieci minuti ho poi raggiunto un altro gioiello di Corfù città    , ovvero il parco di  Mon Repos    . Dentro questo bosco di 104 ettari ci si può comodamente venire per un picnic (portatevi qualcosa dietro perché non ci sono negozi) o per nuotare tra i pesci. Di forte impatto è una  villa estiva in stile neoclassico del 1924 fatta per volere  dell’Alto Commissario Frederick Adam .   Questa è  passata al principe Filippo marito della regina Elisabetta. .  Oggi è un museo che vanta svariati ritrovamenti (fatti tra il 1936 e il 1955) bizantini, suppellettili e vestiti dell’egemonia  britannica.

6 Kanoni

Kanoni è un delizioso posto di villeggiatura che fiancheggia l’aeroporto . Battezzata così  per un cannone dell’artiglieria francese ivi presente, fronteggia i simboli di Corfù città  . Questi sono:

Gouvia-Ipsos-Vido-Corfù-wine-travel-blog-welovitalyeu

Terzo giorno. Ancora 4 cose da fare a Corfù città e dintorni

Corfù città  mi ha stregato. Il terzo giorno l’ho passato a contemplare le fortezze , altri musei e l’isolotto di Vido . Non ci sono parole per descrivere  la profondità della cultura corfiota e il fascino dei suoi paesaggi. Mi sono resa conto che qui hanno provato a convivere razze diverse nel corso dei secoli . E quello che ne è venuto fuori è una raltà cosmopolita che non ha nulla da invidiare ad altre capitali europee!

A Corfù città non ho mai smesso di provare forti emozioni , dal labirinto del suo  centro storico  fino  alle sue scogliere da sogno. Ovunque ho alzato gli occhi c’è stato un particolare che mi ha attratto. Questo modo di conoscere l’ambiente circostante è stata la mossa vincente. Staccarsi da una guida cartacea e vagare senza orologio o bussola, lasciarsi andare  ha indiscutibilmente  il suo perché !

1 Museo Bizantino di Antivouniotissa 

Il Museo Bisantino di Antivouniotissa  è un museo che celebra la gloria dell’arte bizantina che ha toccato l’apice della sua gloria durante la presenza dei veneziani. Creta ne è stata  il centro di massima diffusione.  Fino all’arrivo dei Turchi, quando parte del meglio delle maestranze si è catapultata a  Corfù città .

Al  Museo Bisantino di Antivouniotissa Vi si accede dalla monumentale scalinata di via Arseniou che costeggia il lungomare. Esso è ricavato su due palchetti della  Basilica di Panagia Antivouniotissa  (XV sec.) . Qui sono custodite icone rare firmate e anonime, oggetti in argento, abiti accuratamente ricamati e altro ancora. Nato grazie all’iniziativa dei suoi proprietari (le famiglie Mylonopoulos, Rizikaris e Scarpa) che lo donarono allo Stato Greco nel 1979,  è stato inaugurato nel 1984 . E non si  smette di celebrare la santa messa nelle feste mariane del 26 Dicembre e del 23 Agosto.

2 Vido

Vido invece è una piccola isoletta boscosa a un miglio da  Corfù città .  Ci sono delle  barchette che mi ci hanno portato con 4 euro (verificate sempre gli orari di persona). Essa è stata una roccaforte ottomana per gli assedi e dopo è stata trasformata in prigione. Durante la prima guerra mondiale vi si sono ritirati 150 000 soldati serbi in fuga dalla patria. Ci si sono confinati per fare la quarantena per la peste ed evitare epidemie per tre anni, ma  sono morti quasi tutti. I loro corpi sono stati consegnati al mare che qui è tristemente noto come blue grave. Per commemorare quel tragico evento è stato innalzato un mausoleo commemorativo dall’artista Nikola KnJazev nel 1936. A Vido si possono fare lunghe passeggiate fino alle spiagge seguendo le indicazioni della riserva naturale. Sono presenti anche punti di ristoro.

3 Gouvia  

Sinceramente Gouvia  non mi ha fatto impazzire. L’ho trovata molto commerciale. E  questo perché da  tranquillo villaggio di pescatori si è evoluta  in una località turistica molto affollata da tedeschi e olandesi. Per cui troppo cemento, cioè quello deli residence e degli hotel. Questi  fanno comodo ma quando sono tanti deturpano ogni cosa. In compenso il relax e il divertimento è assicurato specie  nel porticciolo turistico e nelle spiagge adiacenti.

L’unica nota positiva di Gouvia  è il panorama frontale con la Chiesa di Ypapantis . Essa è collegata al prоmοntoriо di  Kοmmeno da un ponte. Del 1713 è stata eretta durante la reggenza del doge Daniel Kombitsi. Si è deteriorata nei vari passaggi di proprietà delle famiglie Theotoki e Scarpa. Fino a quando nel 1996 Eleftherios Lingos si è impegnato per ripristinare la sua luce dalle fondamenta.

4 Ipsos

Ipsos  è al contrario più carina. C’è  una stretta spiaggia di ghiaia costellata da ombrelloni e lounge bar . Per lo più mi sono accorta che è per un target di giovanissimi. Posso affermare che mi ha un po’ più elettrizzato di Gouvia .  Sarà perché ho preso un fantastico Martini bianco in riva al mare e mi sono fatta coccolare dalle onde! In lontananza ho intravisto delle colline sinuose sulle quali si adagiavano delle ville molto eleganti abbracciate da giganteschi alberi.

Kassiopi-Sidari-Paleokastritsa-Corfù-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Quarto giorno a Nord dell’isola di Corfù

A nord l’isola di Corfù  fa da padrone  il Monte Pantokrator , che è la vetta più alta con i suoi 900 m di quota . Esso è  facilmente raggiungibile anche in bici.  Per gli appassionati di montagna e di trekking può essere sicuramente un diversivo. Da non farsi scappare è il paese fantasma di Perithia,  fiorente fino a quando è stato abbandonato nel 1960 . Si è ravvivato per una nicchia di forestieri curiosi che qui hanno la possibilità di trovarci tanta tranquillità.

Dalle cime del Monte Pantokrator lo sguardo a settentrione è rapito dalle distese di ulivi centenari (in tutto circa 4 milioni) piantati per fornire prima a Venezia olio per lanterne e insalate. Naturalmente adesso la produzione di olio extravergine di oliva è una considerevole risorsa economica nazionale.

Per continuare a nord verso  oriente e occidente sarete folgorati dall’infinità delle coste che da frastagliate si fanno via via più sabbiose. E se per caso capitate a Sidari l’obiettivo della vostra macchina fotografica sarà puntato su Capo Dastris. Questa scogliera aveva già conquistato l’attenzione di Lord Byron perché gli ricordava lo spettacolo naturale di Dover sul canale della Manica.

Kassiopi 

Kassiopi mi ha letteralmente folgorato. Fondata forse da Pirro , si affaccia a nord est dell’isola di Corfù  sulle coste albanesi.  Si è presentata in tutto il suo charme con una piazza centrale molto ben curata. Da qui mi sono poi diretta a perlustrare le sue sontuose insenature e la marina in cui sono attraccate barche di ogni tipo.

Di notevole impatto è anche il castello bizantino che l’ho però trovato in uno stato di totale abbandono. Non sono rimasta indifferente al candore della Chiesa di Panagia  Kassiopitra fatta su un precedente tempio di Cassius Zeus (in onore del quale è stato battezzato il borgo marinaro!).  Il suo aspetto attuale di chiesa romano cattolica è del XVI secolo . Ha subito varie modifiche sotto i veneziani.

Sidari

Continuando verso ovest da Kassiopi verso Sidari lungo  il tragitto in autobus ho dato uno sguardo ad Acharavi e Roda . Queste ultime sono amate dagli stranieri per la comodità di ogni tipologia di servizi turistici (essendo piene di spiagge poco profonde e sabbiose).

Ma se si vuole il massimo dello scenario Sidari è indiscutibilmente quello che fa per voi. Oltre a mille svaghi come una intesa vita notturna e sport acquatici come snorckeling e surf  il richiamo per antonomasia qui è il celebre Canal D’Amour. Questa è una calanca di arenaria che è stata modellata dal vento e dal mare , che a quanto pare porta fortuna a chi vuole sposarsi!

Paleokastrista

Paleokastritsa è un miracolo di due insenature e sei spiagge da favola per dimenticare ogni problema. Secondo la leggenda, sarebbe stata proprio questa l’ultima la fermata di Ulisse prima di fare ritorno a Itaca. La sua trasformazione da villaggio marinaro a destinazione turistica esclusiva è stato per merito dell’Alto commissario britannico Frederic Adam. Anche Guglielmo II  l’ha apprezzata tanto come soggiorno di un certo livello e tale è rimasto fino e dopo gli anni Cinquanta.

In questi paraggi vale la pena ammirare il castello di  Angelocastro   fatto da Michelangelo I, principe dell’Epiro (10 minuti di scalini!) . E ancora il villaggio montano di Lakones (se siete automuniti)  e il famoso Monastero Panagia .  In quest’ultimo  posso assicurare che esserci stata è stata una sensazione incredibile. Mi è sembrato di toccare il cielo con un dito. Una senso di pace mi ha pervasa quando mi sono addentrata nei meandri di questo spazio sacro. Accanto alla Grotta bar ho poi sorseggiato un caffè e mi sono sentita come a Positano nella Costiera Amalfitana.

corfù-cosa-fare-5-giorni-nell-isola-wine-travel-blog-weloveitalyeu

 

Conclusioni a Corfù

Purtroppo il mio viaggio nell’isola di Corfù  è durato poco. Ma presto tornerò perché me ne sono innamorata. Sarà perché somiglia molto alla mia Sicilia. Prima della partenza ho fatto un aperitivo a Imabari nello stabilimento balneare di Faliraki (sotto la old city) . Non c’è sabbia o ciottoli , ma una sorta di basamento da cui tuffarsi in mare non spostandosi molto dalla città. Ecco perché ho avuto difficoltà a ritagliarmi un posticino tutto per me!

Quando decidere di volare verso l’isola di Corfù ?. In verità ad ogni stagione, visto che il clima qui è mite tutto l’anno. Tuttavia è preferibile scegliere la primavera o i mesi di Giugno e Settembre, cioè di inizio e fine estate. Le temperature miti aiutano meglio ad apprezzare questo paradiso terrestre, a cui si possono aggiungere le vicine Paxos (una magnifica isola a sud ) e Saranda in Albania . Per info sulla prima cliccate su Ferryhopper e sulla su Finika lines  . Allora cosa aspettate a staccare il biglietto? Non esitate, perché sarà un’esperienza indimenticabile. D’altronde se Sissi , Guglielmo II, Filippo marito della regina Elisabetta e il miliardario russo Roman Abramovic hanno deciso di viverci ci sarà un perché ! Buon viaggio!

Ristoranti consigliati:

Info generali su Corfù: 

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

Sestiere Castello Venezia

Sestiere Castello Venezia

“Perchè il sogno più vero è quello più dstante dalla realtà,

quello che vola via senza bisogno di vele, né di vento” 

H. Pratt

Sestiere  Castello, la Venezia vera

Senza dubbio il sestiere di Castello è uno dei quartieri meno turistici di Venezia (249 726 abitanti). La Serenissima si sviluppa sull’isola di Venezia  ed è posta tra il delta del fiume Brenta e il mare Adriatico. Si estende per 42 chilometri quadrati .  Ed è fatta da 118 isole unite tra loro da circa 150 canali e circa 400 ponti.

Dovete sapere che il  sestiere di Castello è la parte più abitata dai veneziani, quella più silenziosa. Per capirci quella lontana dal caos dei milioni di turisti  che ogni anno visitano Venezia  per la sua straordinaria bellezza. Un’antica Repubblica Marinara che ormai è come un teatro a cielo aperto e che vive del suo glorioso passato. Percorrere il  sestiere di Castello  in questi tre itinerari proposti in questo post  significa perdersi in una Venezia autentica . Tre percorsi che vi porteranno indietro nella sua storia, e nel suo ricco patrimonio culturale, artistico e paesaggistico.  Buon viaggio ! Rigorosamente a piedi, perché a Venezia  si cammina e basta!

Sestiere Castello, la coda di pesce di Venezia

Qual è la zona più orientale e verde di Venezia ? La irsposta è  il sestiere Castello  . Esso comprende diversi isolotti come quello di La Certosa e Le Vignole . Il suo nome si dovrebbe per la presenza di una fortezza (ormai inesistente) sull’adiacente isola di San Pietro . Durante il Medioevo e il Rinascimento era il posto dove si lavorava più duramente. Questo poiché  qui  c’erano tanti moli per lo scarico merci , che arrivavano da ogni lato del pianeta. Ma soprattutto perché era sede dell’ Arsenale, il più vecchio cantiere industriale del globo.

Al presente il  sestiere di Castello  è quello più esteso e popoloso di Venezia   , che è famoso perché ospita la celebre Biennale di arte e architettura . Esso sfoggia pure maestose piazze, chiese, diverse scuole grandi. Queste ultimi  non sono istituti educativi, bensì organismi religiosi spesso dediti alla carità per i più bisognosi . Di notevole interesse sono anche i numerosi pozzi disseminati  ovunque nei distretti veneziani. Questi necessitavano per raccogliere acqua che non fosse salmastra ma piovana. Chiaramente il genio dell’uomo risale all’epoca della nascita di Venezia  , poiché costruita interamente sul mare! Ed è questo quello che ha sempre maggiormente destato stupore !

Tre itinerari da fare al sestiere Castello 

In questo articolo vi suggerisco tre tappe da fare al sestiere di Castello  . Magari in un weekend , che ovviamente non è sufficiente. Per cui mettete in conto di ritornare presto.  Il primo itinerario si sviluppa dalla stazione dei treni di Venezia.  Il secondo dal punto più interno del sestiere di Castello . E l’ultimo dalla riva che lo delimita a sud.

Un tragitto che prova a farvi scoprire il sestiere di Castello dove potrete  afferrare davvero lo spirito di Venezia. Sicuramente girare per le sue calli vi darà una sensazione unica , prché qualsiasi scorcio vi lascerà con il fiato sospeso.  Da quello dei suoi  proverbiali monumenti a qualche lenzuolo bianco che sventola  profumato all’aria fresca della prima brina mattutina.

Venezia , la storia di una città anfibia

Ciò che sbalordisce di Venezia è il fatto che è una città costruita interamente sull’acqua. Questo accadde nel V secolo . Quando dalla terraferma gli abitanti in fuga da Attila e da altri barbari si rifugiarono nelle lagune. Queste ultime da allora diventarono dei veri e propri baluardi difficili da espugnare. Ma Venezia prosperò  nei secoli al punto da diventare un’ entità politica autonoma amministrata dai Dogi.

Da allora  Venezia si arricchì con il commercio grazie alla sua posizione strategica tra l’Occidente e l’Oriente , diventando  al contempo uno dei porti più importanti d’Europa . La sua gloria imperiale però cominciò a diminuire già dalla fine del XV secolo con l’avanzata dei Turchi e  la scoperta dell’America. E non andò meglio nel XVIII secolo quando emersero Inghilterra e Olanda sul piano del monopolio commerciale europeo. Infine con l’arrivo di Napoleone ci fu la sua sottomissione ai francesi . E dopo Venezia seguì le sorti del resto del regno d’Italia dall’unità  al secondo conflitto mondiale .

Come erano costruite le case sull’acqua a Venezia?

In principio  Venezia  era un insieme di palafitte arrangiate su delle paludi bonificate. Queste erano essiccate con l’uso di argilla bruciata e il riporto di altri terreni. Dal X secolo in poi si passo alla pietra . Allora  fu necessario rifabbricare il suolo costipandolo . E lo si consolidò con una fitta rete  di pali di legno (20/25 cm di diametro, lunghi 1, 5). Questi furono  conficcati verticalmente nel fango fino al caranto. Questo è il sedimento sabbioso argilloso su cui poggia Venezia  .

Questa tecnica  serviva ad addensare dello strato originario e rendere più stabile la sua capacità portante. Si riempivano gli spazi tra i pali con detriti di ogni tipo e pozzolana. Il fenomeno sorprendente è che il legno sommerso nel limo non si consuma . Questo perché non filtra ossigeno.  E per il flusso perenne  di acqua salata il tutto si  pietrifica . Si innesca praticamente un processo di mineralizzazione che anziché far marcire provoca resistenza dei materiali.

Lungo il Canal Grande (come il Fondaco Tedeschi) sorgono le tipiche dimore veneziane  conosciute come case -fondaco. Al livello inferiore sta un porticato con degli archi, che si affaccia sull’acqua. Questo era fatto apposta per il carico e scarico merci al passaggio delle navi . Il piano superiore era destinato alla famiglia dei mercanti . E c’erano anche dei sottotetto per la servitù o a uso magazzino.

Venezia una foresta rovesciata

Successivamente su questa foresta rovesciata veniva posta una sorte di zatterone, cioè una tavolata di panconi di larice . E sopra di questa veniva aggunta un’altra incrociata di olmo  oppure ontano. Così facendo si distribuiva uniformemente il carico e in seguito si erigevano i muri portanti in mattone. Su questi ultimi in un secondo momento si ponevano uno strato di pietra d’Istria (presa nelle cave di Orsera e Rovigno) per prevenire l’umidità.

Su queste fondamentate praticamente inventate  (e  possibilmente nel punto più elevato e vicino a un rio) dunque  si realizzavano le residenze dei più facoltosi. E ovviamente anche edifici più imponenti come cattedrali e altri capolavori architettonici. Mentre dietro ad esse sorgevamo attorno a una corte le abitazioni dei più poveri.

Primo itinerario al Sestiere Castello

Clicca qui per il percorso su Google Map

Il primo itinerario del sestiere di Castello  parte dalla Stazione di Santa Lucia .  Vi renderete conto che passeggiare per questi angoli  vi farà osservare Venezia da un altro punto di vista. Niente più file per abbandonarsi all’arte, o rumori di viuzze che gremitano di gente alla ricerca di un ricordo della vacanza da riportare in patria.

Al sestiere di Castello  non vi capiterà mai di imbattervi in un cameriere che vi isorride ammiccando per farvi accomodare a mangiare. Piuttosto  vi può succcedere di fare due chacchiere con un artista del posto che vi spiega come funziona Venezia. O ancora di  bere un mitico  spritz  magari preparato con il Cynar anzichè con il classico Aperol o Campari. Questo drink per antonomasia è l’aperitivo in Italia . Ed  è stato inventato proprio in Veneto. Precisamente dalle truppe dell’impero austriaco.  Nel 1800 i soldati  solevano allungare i vini veneti frizzanti con acqua gasata per neutralizzare l’alcol.

Basilica dei Santi Giovanni e Paolo

Lasciato alla spalle il  Quartiere di Cannaregio  , che è quello più residenziale e dove si concentravano gli ebrei , ci ritroviamo al Campo Santi Giovanni e Paolo . Prima è stato uno dei salotti di Venezia, prediletto da artisti quali il Canaletto. Il grande pittore la dipinse in una tela (1724) adesso esposta al museo Ca’ Rezzonico. In mezzo domina  la statua in bronzo di Bartolomeo Colleoni. Il sagace condottiero bergamasco se la fece fare in cambio del rilascio della sua eredità a Venezia. I lavori furono affidati ad Andrea del Verocchio . Però i veneziani non  accontentarono il valoroso mercenario  sulla posizione da lui voluta cioè  a Piazza San Marco!

San Zanipolo

Qui si staglia l’omonima  Basilica  dei Santi Giovanni e Paolo localmente detta San Zanipolo  ((XIV secolo) . Essa fu voluta dai  Domenicani .  L’ampliamento delle sue basi originali sono da attribuire ai frati  Benvenuto da Bologna e Nicolò da Imola.

Notevole è la sua facciata in stile gotico così piena di dettagli.  Mentre al suo interno , ai fianchi del portale centrale di Bartolomeo Bon , si custodiscono i sarcofagi di 25 Dogi veneziani. Preziose poi sono le due statue del XIII secolo una raffigurante la Vergine Maria , l’altra un arcangelo. Da lì poi si è rapiti da un enorme rosone a da tre edicole bianche sul tetto,  che contengono le effigi di San Domenico, San Pietro e San Tommaso d’Aquino. 

Scuola Grande di San Marco

Accanto alla Basilica  dei Santi Giovanni e Paolo si può ammirare la Scuola Grande di San Marco . Questa era  la più operativa delle confraternite veneziane che prestavano aiuto ai più poveri. Il loro era anche un contributo importante per organizzare le processioni religiose. E facevano anche da mecenati per gli artisti.  Venne eretta alla fine del XV secolo dallo scultore Pietro Lombardo e ci sono segni evidenti di influenza rinascimentale e bizantina.

La  facciata della Scuola Grande di San Marco è in marmo bianco. Al suo interno si slanciano dieci colonne corinzie che sono state spogliate dai decori originali. Nel 2013 si inaugurò la Sala Capitolare , che vanta una collezione di testi antichi e strumenti di medicina. Il tutto coperto da un grandioso tetto ligneo del XVI secolo fatto da Vettor Scienza da Feltre e Lorenzo di Vincenzo da Trento.

Libreria Acqua Alta del Sestiere Castello

La Librera Acqua Alta si apre in via C. Longa Santa Maria Formosa, 5176b e nasce da un’idea del vicentino  Luigi Frizzo. Sognatore e viaggiatore incallito si ferma per amore in Valle D’Aosta dove si appassiona ai libri e alla filosofia di Rudolf Steiner. Sceglie Venezia alla fine per aprire la sua cantina di libri usati dove non esiste un catalogo digitale. Ci sono solo  dei cartellini con indicati i prezzi dei  libri di vario genere e riciclati . Questi volumetti sono adagiati su delle gondole spolverate dalle code dei gatti che vi fanno da padroni.

In questo scenario con una scalinata di vecchi volumi affacciata su Corte Sconta sono raccolti i fumetti  di Corto Maltese. Questi è il noto personaggio dello scrittore riminese Hugo Pratt, tanto amato da Luigi Frizzo . Librera Acqua Alta  non è un luogo per tutti.  Ma solamente per i puri d’animo  come il marinaio pirata che salpa sempre per nuove avventure per raggiungere  un giorno il suo porto.

Chiesa di Santa Formosa

Sul mercato di  Campo di Santa Formosa fa bella mostra la Chiesa di Santa Maria Formosa che fu eretta all’inizio del XVI secolo su resti di un tempietto religioso raso al suolo da un incendio. Chi si preoccupò di restaurarla fu l’architetto Mauro Codussi  , che allungò la precedente navata greca fino a farla di tipo  latina. La chiesa è intitolata a un vescoco veneziano del VII secolo , che si dice ebbe la visione della Madonna nella figura di una stupenda matrona.

La Chiesa di Santa Maria Formosa possiede due facciate e  un campanile.  Quello che rimane impresso è  un enigmatico mascherone esterno con tanto di barba , i dentoni e  la bocca storta con funzione di  scaccia i diavoli.  Internamente sono distribuiti quadri del TiepoloLeandro Bassano e Palma il Vecchio.

Fondazione Querini Stampalia del Sestiere Castello

La Fondazione Querini Stampalia è una casa  museo di arte antica e pop della ricca famiglia Querini. Fu fondato nel 1868 dal conte Giovanni. Un gioiello di cui pochi sanno che è incassato al pianterreno di un palazzo nobiliare di Venezia . Si possono venerare esempi di ville patrizie . Perché ci sono mobili settecenteschi e neoclassici, porcellane, sculture e oltre 400 dipinti dal XIV al XX secolo .

La Fondazione Querini Stampalia è stata restaurata nel 1949 . Ed  è circondata da un giardino creato dal genio dell’architetto Carlo Scarpa il cui elemento vitale fu l’utilizzo dell’acqua. Qui si fanno moltissimi eventi di stampo artistico. Essa è dotata di tutti i comfort, tra i quali una caffetteria dal design ricercato di Mario Botta. 

Secondo Itinerario al Sestiere Castello

Clicca qui per il percorso su Google Map

Il secondo itinerario di Castello  parte da Campo dei Pozzi . Questa è la sua area più centrale e caratteristica facilmente raggiungibile da ogni parte di Venezia . Il suo prolungamento coincide con il Canale di san Pietro dove iniziò l’urbanizzazione di Venezia  .

Merita davvero un salto la Basilica di San Pietro   che guarda l’ Isola di Sant’Elena  con il suo Parco delle Rimembranze . Un susseguirsi questo di viali ombrosi , aree gioco e altari a Verdi, Wagner, e ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale . La basilica in questione fu il duomo ufficiale di Venezia dal 1451 al 1807. Oltre al solenne campanile in pietra d’Istria di Mauro Codussi (XV secolo) il complesso ostenta il tesoro di Pietro Liberi che è il dipinto Castigo dei Serpenti .  Le principali attrattive da non farsi scappare sono queste in basso.

San Francesco alle Vigne

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne  fu fatta nel 1534 per mano di Jacopo Sansovino (ma la facciata è del Palladio). Si narra che secoli fa al di sotto doveva esserci un’altra chiesa dedicata a San Marco, patrono di Venezia. Secondo la tradizione il santo di ritorno da Aquilea si sarebbe riposato qui . E gli apparve un angelo che a lui si rivolse pronunciando una frase poi presa da Venezia come suo motto. Questa recita così:

“Pax tibi Marce, evangelista meus” – “Pace a te Marco, mio evangelista.

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne si distingue per i suoi tre pittoreschi chiostri e un giardino . Ed è stata progettata seguendo le teorie architettoniche ed esoteriche di frate Francesco Zorzi . Fra i tesori del suo interno si può rammentare la serie di Pietro Lombardo . Annessa alla chiesa c’è anche un Istituto di Studi Ecumenici, e  una sontuosa  Biblioteca

Il vigneto della Chiesa di San Francesco alle Vigne

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne ha uno dei vigneti più ampi di Venezia   appartenuto alla famiglia Ziani che nel 1253 l’ebbe in concessione dai frati cistercensi. Questo testimonia lo stretto legame tra Venezia  e il vino che non veniva solo importato ed esportato (come la Malvasia greca) ma anche fatto in loco .

Su questi terreni argillosi e alti appena 1, 87 cm la  Cantina Santa Margherita (Portogruaro) coltiva il  Glera . Vitigno questo che a detta dei loro enologi dovrebbero essere il più antico e rappresentativo di Venezia . Io ho avuto la fortuna di perlustrare i filari della Chiesa di San Francesco delle Vigne  in occasione di una loro degustazione del 2021 . Evento esclusivo che mi ha insegnato tante cose sulla Venezia e il suo ricco patrimonio enoico.

 

Arsenale

Con i sui 30 ettari di estensione l’ Arsenale è arroccato a est di Venezia   , di fronte la mole delle mura cittadine. Era il cantiere navale più colossale  della storia. Esso possedeva una flotta invincibile su cui si basava la forza di Venezia  . Dalle sue navi dipendeva infatti il suo dominio sul Mediterraneo Orientale.

Poco è rimasta di questa fabbrica antica che attualmente si è trasformato in un centro  polivalente che abbraccia le arti, la scienza e la Marina Militare. Venne fatto nel XII secolo e produceva qualcosa come 3000 galere e nel XVI secolo dava da mangiare a 16.000 operai. Grazie alla Biennale di Venezia  l’ Arsenale si salvò dall’abbandono , perché venne a far parte delle aree espositive. Di grande impatto sono i quattro leoni posti all’entrata attorno i quali ci sono molte leggende. Una delle fiere giunse per merito di Francesco Morosini come bottino di guerra dal Pireo attorno al 1688 

Terzo itinerario al Sestiere Castello

Clicca qui per il percorso su Google Map

Il terzo itinerario è quello che vi condurrà da Via Garibaldi l’unica strada  di Venezia, nel pieno del movimento cittadino di Venezia  . Con una deviazione all’arco degli innamorati o Sottoportego dei Preti , potete procedere verso la Riva degli Schiavoni .  Questa riva ampliata è del 1780 e si chiama in questo modo per via degli slavi (o meglio i dalmati) che vi erano soliti approdare. Il loro mestiere  era quello di vendere castradina (carne secca di montone) e bojana (scarabina, un pesce secco importato dall’Albania).

Lungo la  Riva degli Schiavoni si troveranno tantissimi  locali e bazar  , e  la lista di cose da vedere anche in questo caso è piuttosto lunga. Intanto non saltate da queste parti il Museo Navale   in riva S. Biasio che illustra, che è inserito in un granaio del XV secolo . Con vista su Bacino di San Marco , esso  illustra la golden age della marina veneziana in 42 padiglioni espositivi .

Le misure dei pesci di Venezia

Tra le cose strabilianti di Venezia ne acciufferete una  in Fondamenta de la Tana all’incrocio con Calle Loredana . Mi sto riferendo a una lapide con incise le misure dei vari pesci commerciabili , sotto le quali si incorreva in gravi sanzioni (altre simili sono al mercato ittico di Rialto e Campo Santa Margherita) .

Verso la fine della via inoltre potrete contemplare una costruzione del V secolo a forma di prua, che era il focolare dei navigatori Giovanni e Sebastiano Caboto scopritori del Canada.

Chiesa della Pietà

La  Chiesa della Pietà è soprannominata Vivaldi perché è dove il grandissimo compositore insegnava violino fu Maestro del Coro (1703-1740). Venne commissionata come cappella dell’Ospedale della Pietà , un’associazione che univa convento orfanotrofio e conservatorio musicale.

La chiesa fu disegnata da Gorgio Massari e ed ha pianta ovale che dona alla struttura un’acustica formidabile. Cosa che si può apprezzare se si ha la fortuna di partecipare ai numerosi concerti in programma tutto l’anno. Appuntamenti imperdibili gestiti da  I Virtusoi Italiani , l’orchestra in carica dal 2011. Tra i canvas di valore bisogna ricordare quelli del Tiepolo, di Giambattista Piazzetta e Giuseppe Angeli.

Chiesa di San Giorgio dei Greci

La chiesa di  San Giorgio dei Greci  ( XVI secolo) fu il frutto della volontà della folta comunità greca durante la diaspora.  I greci trovarono rifugio a Venezia   quando erano in fuga da Costantinopoli per l’invasione dei Turchi del 1453. E furono accolti talmente bene che gli fu consentito di avere il loro santuario.

In stile rinascimentale la chiesa di  San Giorgio dei Greci  fu fatta dall’architetto  Sante Lombardo ,  Gianantonio Chiona, .  Si tratta di una basilica a navata unica con cupola fatta da Giovanni Cipriota sotto la direzione del Tintoretto (XVI secolo). L’ingresso è abbellito da un mosaico recante un’ epigrafe che  compose nel 1564 Michele Sofianòs :

“In onore di Cristo Salvatore e del santo Martire Giorgio i Greci residenti e coloro che di frequente sbarcano a Venezia, affinché essi potessero secondo la tradizione venerare Iddio, (…) edificarono questo Santuario, 1564”.

I suoi  interni furono decorati con oro ed effetti policromi  dall’iconografo Michele Damaskinòs di Creta. Si può subito restare stregati dalla vista del  poderoso campanile fatto da Bernardo Ongarin . Con la vittoria napolenoica tutti i beni furono confiscati e nel 1991 divenne cattedrale dell’Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta.

Chiesa di San Giovanni di Malta

La Chiesa di San Giovanni di Malta   (appellata anche come Chiesa dei Furlani o Chiesa San Giovanni al Tempio) è del XI secolo e fu fatta da Giovanni Battista in stile rinascimentale. Per secoli era appartenuta ai Templari . E dopo la soppressione dell’ordine se ne impossessarono nel 1312  Cavalieri di Malta . Qui gli eroi delle Crociate ebbero il loro quartier generale a Venezia. Per procedere con il sangue alla diffusione del Cristianesimo contro l’Islam.

Finite le guerre si dispersero .  E dopo varie sorti (Rodi, Viterbo, Malta) , allorché la stessa chiesa fu chiusa da Napoleone, riapparirono a Roma nel 1839. Da allora in poi la chiesa fu aperta al pubblico e si allargò con una stamperia e u palco per gli spettacoli.  La Chiesa di San Giovanni di Malta  nasconde al suo interno un enigmatico chiostro adornato con stemmi degli ospitalieri .

Giardini della Biennale del Sestiere Castello

I Giardini della Biennale  sono la location dell’  illustre esposizione annuale d’arte moderna della Biennale di Venezia . Tutto cominciò nel 1895 quando il poeta Riccardo Selvatico e il critico Antonio Fradeletto misero su una prima kermesse che era molto accademica e oppositiva verso u movimenti artistici d’avanguardia.

Solamente nel 1924 comparirono le prime tele impressioniste e quelle di Picasso si videro più tardi nel 1948. Alla Biennale di Venezia ogni nazione gestisce uno stand con i prodotti migliori di arte e architettura contemporanea che hanno visto esplodere personaggi di spessore tra cui : Carlo Scarpa (Venezuela), Josef Hoffman (Austria), Bruno Giacometti (Svizzera) , Takamasa (Giappone), Belgioso, Pereseutti e Rogers (Canada), e Alvar Alto (Finlandia).

Harry’s Bar

E se avete ancora fiato concedetevi un piccolo grande lusso come un calice di Bellini (prosecco e polpa di pesca bianca) all’ Harry’s Bar in San Marco 1323 , dichiarato nel 2001 patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali. Il rinomato bar insieme al cocktail rosa e al  carpaccio di carne cruda  sono delle  creature di Giuseppe Cipriani . L’imprenditore veneziano fece successo con questo piccolo cafè ricavato da una ex corderia vicino San Marco . L’investimento gli fu possibile grazie a un lascito dell’amico Harry Pickering che aiutò a rientrare in America .

A dirigere l’Harry’s Bar , meta di personaggi illustri, è il figlio Arrigo Cipriani . Ogni tanto gira tra i banchi di questa minuscola caffetteria e continua il suo antico mestiere di servire il cliente viziandolo. Se il padre aveva imparato a viaggiare stando fermo perché incontrava sempre forestieri, lui invece ha capito qual è il segreto del turismo di successo.  Lo spiega in uno dei suoi libri che è L’elogio dell’accoglienza . Ci insegna che L’italia da Nord a Sud deve impare a trattare bene i viaggiatori , senza sfruttarli !

sestiere-castello-venezia-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Sestiere Castello, Venezia come non l’avete mai vista !

In conclusione il  sestiere di Castello  riserva mille sorprese come la vicina Giudecca  , che è il sinuoso arcipelago che si snoda  lungo il Bacino di San Marco e il lungomare delle Zattere.. Qui da osservare ci sono la Basilica di San Giorgio Maggiore e l’elegante Hotel Cipriani .

Per non parlare dell’ isola di San Michele . Questo  è il cimitero per eccellenza di Venezia  . Cona la sua forma quadrata sta tra Cannaregio e Murano e fu fatto dall’architetto Mauro Codussi. Tra le personalità illustri che vi riposano ci sono:  il musicista Igor Stravinsky, i poeti Ezra Pound e Brodsky,  il matematico Doppler, e don Salvador de Iturbide (ex governatore del Messico).

Al   sestiere di Castello  niente è per caso . Aggirandovi nei suoi dintorni vi pervaderà una sensazione di pace infinita e di solitudine, che è momentanea . Perché appena vi siederete a un bacareto (trattoria veneziana) il carattere cosmolìta e irriverente di Venezia  salterà fuori da una improvvisa conversazione con perfetti sconosiuti. Che chissà se veneziano o meno non avraà problemi a invitarvi a bere una birra o un prosecco. E state sicuri che prima o poi li rivedrete!

Info  utili : 

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

Bristol

Bristol

“Alcune persone vogliono rendere il mondo un posto migliore. Io voglio solo rendere il mondo un posto più bello. Se non ti piace, puoi dipingerci sopra!”

Banksy

Bristol   

Bristol   è una città inglese che sicuramente si può girare in un weekend. Si trova a Sud Ovest della Gran Bretagna (nel Sommerset). Bagnata dal fiume Avon, che la divide da Cardiff  nel  Galles, conta una popolazione di circa 460 0000 abitanti. Un gioiello moderno incastona nell’isola che è facilmente raggiungibile con un volo diretto dall’aeroporto di Pisa!

Si può dire che Bristol    è il sesto centro più popoloso d’Inghilterra e l’ottavo del Regno Unito. Nonostante Bristol sia poco estesa geograficamente, la sua archittettura urbanistica è simile a quella di una metropoli. C’è molto da vedere e da fare a Bristol   . E potrebbe essere  una valida alternativa a Londra! Scopriamo di più su Bristol    in questo articolo. Magari potrebbe essere la vostra prossima metaà per una vacanza!

Bristol, alla ricerca di Banksy!

Senza esitare troppo a fine Gennaio ho fatto le valigie e sono partita per  Bristol   , dove è nato Banksy. Questi  è  il più famoso street artist al mondo . Mi sono appassionata alla sua arte . Ed è stato uno dei motivi per la mia partenza per la cittadina inglese. Il risultato è stata un’esperienza magnfica che auguro anche a voi di fare.

Oltretutto qualche settimana prima ho anche visto una sua bella mostra al ‘Museo della Città Polo Culturale Bottini Dell’Olio’ di  Livorno . Mi sono divertita tantissimo a Bristol     e in tre giorni potrete farvi un’ idea di cosa offre da fare  e vedere .  Volevo ringraziare John Nation, esperto di graffiti e guida turistica di Bristol per i suoi presiozi consigli. Buona lettura!

La  storia di Bristol

Per quanto riguarda le origini di Bristol ,  la sua storia risale all’epoca anglosassone. Allora era poco più di un villaggio intorno a un ponte di legno, che è l’esatta traduzione del suo antico appellativo, cioè ‘Brycgstow’  .

L’insediamento a Bristol     iniziò a crescere sempre più .  Durante il periodo dei Normanni, Bristol    cambiò aspetto .  E a poco a poco sparirono i terrapieni sassoni. Per volere di Guglielmo il Conquistatore le primitive difese  furono sostituite con una cinta muraria e un castello.

Il castello normanno

I resti delle fortificazioni sono oggi visibili  a Castle Park’. L’impianto stradale assunse una sua forma. E il centro della città diventò il punto  in cui convergevano quattro strade principali . Lo stesso snodo in cui oggi si incontrano High Street, Corn Street, Broad Street e Wine Street.

Per continuare, durante il Medioevo il commercio a Bristol  divenne sempre più importante. Le barche salpavano per l’Irlanda, la Francia, la Spagna e il Portogallo . Esse erano cariche di manufatti e tessuti realizzati con lana di Cotswold.  E tornavano con vino, pesce, pelli, mais e ferro. La  potenza commerciale di Bristol  era garantita soprattutto dai traffici portuali . Cosa che le assicurò una ricchezza superiore a quella della regione a cui apparteneva!

Giovanni Caboto e la partenza per il Nord America

Successivamente nel 1497 Giovanni Caboto prese il largo da  Bristol   con la nave ‘Matthew’  e  scoprì il  Canada . Enrico VII finanziò il progetto intuendo le potenzialità dell’impresa. L’ardito Genovese , come Cristoforo Colombo , volle trovare una via alternativa  per approdare in Asia via mare.

Così come era usale all’epoca, Giovanni Caboto seguì la rotta verso Ovest attraverso l’Atlantico . Questo per raggiungere la terraferma, che era identificata erroneamente con le Indie.

Che fine fece Giovanni Caboto? 

Chiaramente la gloria della spedizione di Giovanni Caboto dette a Bristol una fama planetaria. E  alla Gran Bretagna egli consegnò il dominio sul Nord del ‘Nuovo Mondo’. Fu il secolo delle esplorazione transatlantiche inglesi. Pare che Giovanni Caboto fosse ripartito una seconda volta per quei luoghi lontani.

A parte che tra la ciurma c’era il figlio Sebastiano e che si toccò il Labrador, non ci sono altre informazoni al riguardo. Anche l’enigma sulla fine di Giovanni Caboto è abbastanza fitto. Non si sa se sia morto durante la navigazione. O se il vascello fosse naufragato durante il tragitto . O se ci fosse stato un ammutinamento da parte dell’equipaggio.

 

Bristol e il sanguinoso commercio degli schiavi  

Purtroppo Bristol (insieme a Liverpool) è tristemente nota per la tratta degli schiavi. Nell’era dell’interregno di Oliver Cromwell (1649-1660) , i manufatti locali (oltre ai tessuti, carbone, piombo e pelli di animali) erano esportati in Africa. A Ovest di questo continente si scambiavano questi beni con persone. Le stesse che in seguito si vendevano oltreoceano .

Questo accadeva per farli lavorare nelle piantagioni di zucchero, tabacco, rum, riso e cotone. A volte in Europa si adoperavano come servitù per le famiglie più aristocratiche. Qualcosa di meno faticoso, ma non sicuramente di più lodevole!

Una triste pagina della storia della umanità 

Qualcosa di davvero orribile.  Una mercificazione di cane umana che ammontava a circa a 500 000  crani! Per le condizioni disumane in cui erano tenuti, molti di questi poveri uomini morivano prima di essere sfruttati. Perché non avevano cibo a sufficenza e acqua , e altro ancora. 

C’è da sottolineare che in questa barbaria organizzata erano conivolti anche altri popoli tra cui Portoghesi, Olandesi e Francesi. Disgraziatamente la desolante piaga dello schiavismo ebbe il suo culmine tra il 1730 e il 1745.  Per fortuna poi si abolì con lo ‘Slave Trade Act’  del 1807 .

Edwuard Colston un Inglese da dimenticare!

Attualmente esistono a Bristol tutta una serie d’ iniziative per ricordare quello che non deve mai più succedere! Per esempio nel 2020 si ribattezzò la vecchia sala concerti ‘Colston Hall’ in ‘Bristol Beacon’ .   L’enorme edificio della   ‘Colston Hall’ era dedicato a Edwuard Colston (1636-1721).

Edwuard Colston era un commerciante inglese, che si arrichhì  con il sangue degli africani deportati. Alla luce delle sue nefandezze , le sue opere caritatevoli furono messi in discussione. Visto appunto  come si era guadagnato i soldi!  E al presente a Bristol si sta cercando di eliminare o modificare tutto quello che è a lui intitolato . Come un suo mezzo buzzo in bronzo  distrutto e gettato via da un gruppo di cittadini ribelli.

L’era moderna, Bristol

A prescindere da tutto e dopo un breve tracollo finanziario, nel XIX secolo Bristol  continuò a prosperare . Era sostenuta da nuove industrie e da nuove entrate finanziare. Però la Seconda Guerra Mondiale segnò fortemente la cittadina, visti i pesanti bombardamenti subiti.

Non tutto il male vien per nuocere! Almeno il dopoguerra si rivelò per Bristol  fondamentale per la sua riprogettazione urbana. Una ricostruzione che interessò notevoli complessi quali:

  • La ‘Council House’ (1956): sede del consiglio di stato fu costruito a forma di mezza luna dall’architetto Vincent Harris ;
  • Il ‘Broadmead’ : concepito nell’autunno del 2008, questo è un grosso centro commerciale con circa 300 negozi , bar, locali e sale multimediali;
  • Il ‘Royal Portbury Dock’ : edificato negli anni ’70, questo è un porto per l’importazione di auto e altri tipi di veicoli a motore.

L’ economia di Bristol

Attualmente Bristol  può contare su un’economia in crescente sviluppo, che, basata su un efficiente sistema bancario  comprende:

  • Agricoltura (frumento , orzo , avena e segale);
  • Pastorizia (con allevamenti concentrati sugli ovini di cui è il primo esportatore in Europa);
  • Industria di vario tipo (di raffinerie, chimiche, petrolchimiche, meccaniche e tessili).

‘Cabot Circus’ 

Dall’aeroporto di Bristol ci ho impiegato venti minuti con il bus per arrivare alla city center (13 km di distanza) . Prima fermata è stata quella di ‘Cabot Circus’ , che è una zona molto residenziale. Questa è caratterizzata dalla presenza di un omonimo ed enorme mall dal tetto trasparente. Esso è strapieno di ristoranti e cafè .

Ci si perde a ‘Cabot Circus’ , e gli Inglesi lo usano spesso come putno di ritrovo. Per stare con gli amici, passare del tempo a fare spese negli shops alla moda. Ci sono le firme più prestigiose e si può anche mangiare e bere , o assaggiare degli ottimi gelati o dolci.

‘Hampton by Hilton’ , dove dormire a  ‘Cabot Circus’

Cinque minuti di passeggiata e mi sono ritrovata nel mio albergo, che è  l’‘Hampton by Hilton’  .  Ve lo consiglio , un po’ vintage ma spettacolare per altri aspetti, quali :

  • Reception aperta anche la notte;
  • Staff gentile e professionale;
  • Colazione internazionale: dal dolce al salato troverete davvero di tutto;
  • Camere ampie, insonorizzate, molto eleganti e dotate di bagno privato e tutti i comfort (TV, aria condizionata e calda, ecc. ).

Cosa fare a  ‘Cabot Circus’ 

 ‘Cabot Circus’ è perfetta per alloggiarvi perché è viva e connessa con i mezzi al resto del territorio. Potete anche fare un salto per esempio nel Galles e perlustrare delizione località inglesi quali :

3-cose-da-vedere-a-park-street-bristol-wine-travel-blog-weloveitalyeu
Clicca qui per itinerario a piedi a  Park Street   su Google map

Venerdì  mattina a ‘Park Street’ 

‘Park Street’  è un distretto culturalmente molto ricco. Nei dintorni vale la pena vagabondare  nella vecchia galleria di arte di   ‘Royal West of England Academy’. E se volete osservare Bristol  in tutto il suo splendore, potrete salire in cima  alla ‘Will Memorial Building’ . Questa è la torre dell’università di Bristol , tappa d’obbligo per i giovani laureati!

Per i palati più sofisticati da provare è  il ‘Browns Restaurant’ , che è stato costruito sulla base del ‘Palazzo del Doge di Venezia’. Per i wine lovers è assolutamente una garanzia la cantina ‘Averys Wine Merchants’ in 9 Culver St, Bristol BS1 5LD, Regno Unito.

2 Cose da vedere a ‘Park Street’ 

1. ‘Cabot Tower’ : questa torre è alta 32 metri , e si trova nel parco collinoso di ‘Brandon Hill’, non lontano dal center di Bristol . Questa  è stata innalzata in onore di Giovanni Caboto, in commemorazione del 400 ° anniversario della sua spedizione. La sua costruzione cominciò  nel 1897 e si  completò nel 1898. In stile neogotico, essa è tutta composta di arenaria rossa e rivestita di pietra calcarea. Al suo interno c’ è una scala a chiocciola che è dotata di due pontegg  , che offrono uno incantevole panorama su Bristol ;

2. ‘Bristol Cathedral’: il duomo è situato nel centro storico di  Bristol. Fu fondato nel XII secolo come abbazia dell’ordine agostiniano, e divenne cattedrale nel 1542, in seguito allo scioglimento di monasteri ed abbazie voluto da Enrico VIII. L’ intero impianto architettonico giunto fino a noi incorpora solo poche parti della chiesa originale. Mentre è stato per lo più ampliato nel XIX secolo in stile neogotico. In essa si trovano sepolte numerose personalità storiche .

Da queste parti all ‘ 1 Unity St. l BS1 5HH  si cela  ‘Well Hung Lover’   di Banksy . Una vignetta  eseguita  su uno stabile, che era una clinica di salute sessuale.  Si intravede un uomo nudo appeso alla finestra della sua amante mentre sfugge allo sguardo del marito di lei .  Dopo una serie di diatribe comunali, ‘Well Hung Lover’   venne a essere il primo graffito  riconosciuto in patria  come legale. Esso è stato danneggiato  con delle macchie di vernice nel 2009 e nel 2018 con frasi offensive.

Il ‘British Museum’ di  Bristol

Non fatevi scappare poi  il  ‘Bristol Museum’  , che è un museo britannico con annessa pinacoteca. Il massive building che lo ospita  è in stile barocco edoardiano . Vi si puà accedere gratuitamente è internamente sono visitabili delle collezioni che  includono: geologiaarte orientale e storia di Bristol .

Di particolare interesse sono delle sezioni che sono rivolte alle ceramiche di Delft di produzione inglese. Al ‘Bristol Museum’   ho scovato un’altra genialata di Banksy che è il  ‘Pait Pot Angel’ .  Questo angelo con la testa coperta da un baratollo rovesciato di vernice rosa è un promemoria della  ‘Banksy versus Bristol’ , sua eclatante  exhibition tenuta in loco nel 2009 .

cosa-vedere-nella-old-city-bristol-wine-travel-blog-weloveitalyeu
Clicca qui per itinerario a piedi nella Old City su Google Map

Venerdì pomeriggio nella ‘Old city’ di Bristol 

L’ ‘ old city ‘ di Bristol   si sviluppa su Corn Street,  che è stato il cuore pulsante della vita amministrativa e finanziaria di tutta la comunità cittadina. Nel corso dei secoli si è trasformata nel salotto principale di Bristol un susseguirsi di strade irte e ciottolose dove pptere fare shopping e trascorrere tempo lbero.

Qui c’ era il vecchio quartiere dei mercanti. Adesso la cultura e la creatività si sono combinate insieme offrendo  attrattive incredibili, botteghe bizzarre e corner speciali . Si può ovunque  mangiare qualcosa di buono, e ascoltare della buona musica , come  all’ ‘Old Duke’ ( jazz) , o all’  ‘Bristol Hippodrome’  (genere del  west end).

2 Cose da vedere nella ‘Old city’ di Bristol 

1 . ‘Christmas’ Steps Market’: sono delle scalinate del 1600 su cui si stagliano bazar di abiti, scarpe, strumenti musicali, mobili e molto altro. Sono da ricercare anche le magnifiche caffetterie, e gli studi di vari artisti.

2 .  ‘St Nicholas Market’ : questo è il mercato inglese più vecchio in assoluto. Dal tipico aspetto vittoriano ha fatto la sua apparizione nel 1743. Si annida dentro il ‘Corn Exchange’,  che è la borsa di scambio merci di Bristol , che fa bella vista con il suo  gigantesco orologio . ‘St Nicholas Market’  è  tutto al coperto e troverete davvero di tutto. Sta aperto tutta la settimana tranne la domenica (gli orari variano per cui consultare il loro sito web) . Lunedì è il day  della cucina vegana, mercoledì e giovedì sono riservati i produttori agricoli locali, giovedì e venerdì si fa la fila per la  street food .

cosa-vedere-clifton-bristol-wine-travel-blog-weloveitalyeu
Clicca qui per itinerario a piedi a Clifton su Google Map

Sabato mattina  a ‘Clifton’ 

‘Clifton’ è il lato periferico di Bristol  , che   e verdeggiante ed è  perfetto per una bella passeggiata. Qui si possono contemplare eleganti palazzi  in stile  Georgiano e Regency. Si può anche gustare un afternoon tea in  qualche accogliente sala da tè , e godersi i ritmi pacati del succedersi delle ore.

‘Clifton’ è molto antica e prospera, che fu in gran parte costruita con i profitti del tabacco e della tratta degli schiavi . Situato a Ovest della  ‘ old city ‘ di Bristol    si è annesso a Bristol  durante l’ era georgiana e vi fu formalmente incorporato  nel 1830.

2 Cose da vedere a ‘Clifton’

1.‘Suspension Bridge’: questo è un ponte sospeso che attraversa l’ Avon ,  e che collegaClifton’ a Bristol  nel North Sommerset . Dalla sua inaugurazione nel 1864 è stato  a pedaggio , e le  varie  entrate fornirono fondi per la sua stessa manutenzione. Esso è stato fatto su progetto dell’ingegnere Isambard Kingdom Brunel .

Il ‘Suspension Bridge’ è il simbolo di Bristol  , e ve lo trovate dappertutto , su cartoline, materiale promozionale e siti web informativi. È stato sfondo per diversi film , pubblicità e programmi televisivi.

Per non farci mancare nulla, è stato anche teatro di diversi episodi storico culturali quali :

2. ‘The Downs’:  costituisce un’appezzamento di terra di 400 acri (1,6 km 2 ) , dove si cammina, e si pratica  jogging e sport di squadra . La sua posizione esposta lo rende particolarmente adatto al volo degli aquiloni .

Originariamente  ‘The Downs’ è stato a lungo devoluto al pascolo e alla agricoltura.  ‘The Downs’ è caratterizzato da ciuffi di biancospini  , ippocastani , pianeggianti distese d’ erba , e fini  case vittoriane .

Nell’Ottocento si svolgevano corse di cavalli , soprattutto a Pasqua , ma anche gare di lotta , di pugilato e di cricket . Non si è èersa la tradizione sportiva che va avanti con la Bristol Downs Football League che gioca su campi allestiti in modo permanente.

Shopping all ‘ ‘Arcade Clifton’ 

L ‘Arcade Clifton’ è una galleria commerciale vittoriana che vide la luce nel 1878.  Per un pò andò in rovina, ma è stato recentemente restaurato. La selezioni di shop di  tipologia insolita  è infinita, e ci si può tuffare in una vasta varietà di articoli desiderabili.

Da quelli economici a quelli selvaggiamente stravaganti. Da oggetti d’antiquariato, mobili e gioielli ad abiti firmati, interni contemporanei e arte (per non dimenticare i libri e la musica.

cosa-vedere-harbour-bristol-wine-travel-blog.weloveitalyeu
Clcca qui per itinerario a piedi nell’ harbour su Google Map

Sabato pomeriggio all’ ‘Harbour’ di Bristol 

A Bristol  il porto è di naturale fluviale (ricavato sul  fiume Avon). Esso si estende tra il  Redclffe Bridge e la Brunel Lock Road  per   70 acri. Forse attraversato già dai Romani, risale al 13 ° secolo, ed è sempre stato essenziale per la crescita di Bristol . La sua struttura odierna è frutto delle modifiche che sobo state fatte a partire dal  XIX° sec.

Dovete sapre che è questo bacino inglese è amorevolmente battezzato come ‘Floating Harbour’ , cioè gallegiante per il livello dell’acqua che è costantemente innalzato dalle maree.

Le jacked potatos allo ‘ Za Za Bazaar’ 

Senz’altro esso è il posto che mi ha affascinato di più per la sua vivacità ,  la sua eleganza e il food  a pranzo allo ‘ Za Za Bazaar’ all’ Harbourside, Canon’s Rd, BS5UH

Mi sono concessa le golosissime jacked potatoes, patate farcite con ragù e fagioli e cosparse di cheddar filante. Un must se siete a tavola con amci inglesi, da abbinare con a un paio di calici di birra fredda! Il  ‘Floating Harbour’ è una certezza in termini di divertimento, perché  è stracolmo di attrattive turistiche.

Cosa  vedere all’ ‘Harbour’

Se piove una soluzione formidabile è quella di entrare a due dei più simbolici musei di Brisitol che sono:

L’Harbour di Bristol , una giostra per i bambini e gli adulti

Se siete con i vodtri figli la piazza del ‘Floating Harbour’ si possono divertire con :

  • La  ‘SS Great Britain’ : al Great Western Dockyard, Gas Ferry Road  (XIX sec) si staglia imponente questo maestoso vascello, che è stato a servizio merci e passeggeri transatlantico . Il suo artefice fu l’ingegnere navale Isambard Kingdom Brunel, che apportò delle rivoluzioni teconoligche per consentire delle velocità più spedite.Tra queste:  l’uso di una elica a quattro pale invece delle tradizionali ruote a pale laterali, un’elica sott’acqua, un ponte di coperta continuo e un sistema di ventilazione a forza d’aria;
  • L  ‘Acquarium’ :   un acquario che protegge diversi esemplari di coralli e pesci , dallo squalo, alle meduse, dalle razze ai granchi, dai cavalucci marini agli anfibi dell’Atlantico. Ci sono diversi cunicli di vetro dove si possono ammirare queste creature che sono uno spasso per i bambini. Per loro nelle adiacenze c’è anche il ‘We the Curious’ , un laboratorio interattivo di fenomen per lo più scientifici. Ma era chiuso a causa di un’incendio;

‘La Ragazza con l’orecchno di Perla’ di Banksy

Nelle immediate vicinanze ad  Hanover place  mi sono trovata davanti gli occhi ‘La Ragazza con l’orecchino di perla’ , altra impresa di Banksy del 20024. In questo caso ha voluto parodiare il rinomato canvas di Jan Vermeer . Solamente che invece dell’orecchino è stato messo un antifurto quadrato.

Sarebbe stato fatto per contrattaccare la falsa news di un suo arresto e della rivelazione della sua vera identità.  In piena emergenza Coronavirus sul volto della fanciulla è stata messa una gigantesca mascherina azzurra, come specchio del grande disagio della nostra esistenza.

cosa-fare-stokes-croft-bristol-wine-travel-blog-weloveitalyeu

Domenica a ‘Stoke Croft’

‘Stoke Croft’  è il suburb  per eccellenza  di Bristol , che è stato nominato in questo modo per il sindaco  John Stoke che lo ha quasi plasmato nella seconda metà del XIV secolo. Dal secondo dopoguerra ‘Stoke Croft’  è stato affolato da popolari musicisti come i  Massive Attack, Portishead, e Tricky e Roni Size .

Quello che sorprende di ‘Stoke Croft’  sono le sue strade lunghe di cemento , in cui sorgono eserciz commerciali e stand d frutta verdura.

Quello che m ha un pò intristito è il grigiore delle sue abitazioni, che è a tratti e intervalli ravvivato dalle tinte accesse dei graffiti disseminati ovunque. Sfortunatamente è un quaritre a rischio , perché colmo di problematiche sociali.

Il ‘Mild Mild West’ di Banksy 

Nel bel mezzo di ‘Stoke Croft’ ho rinvenuto un’altra meraviglia di Banksy, che è il  ‘ Mild Mild West’ , posizionato al Jamaica St, St Paul’s, Bristol BS1 3QY. Se ci sarete di persona, vi renderete conto che ci vuole fortuna a beccare la direzione giusta. Attivate google map oppure chiedete a un passante. Un modo per mettere alla prova il vostro Inglese!

Nei mattoncini di un  bistrot in alto è stato trattegiato un  orsacchiotto che  lancia una bottiglia molotov accesa contro tre poliziotti che vestono in divisa antisommossa. Con ‘ Mild Mild West’ , Banksy vuole gridare contro i divieti delle forze armate nei confronti di alcuni rave del 1990.

Bristol , a presto! 

Bristol è briosa e in continua espansione. In Inglese si direbe ‘A city that doesn’t just buzz, it thumps”. Ovvero, non solo è una city  in fermento ma è capace anche di lasciare il segno. La mia ultima sera l’ho trascorsa a un concerto pop al ‘ Rough Trade’ 3 New Bridewell, Nelson St, Bristol BS1 2QD 

Mi ha davvero stregato Bristol, e non mi sarei mai aspettata di essere travolta dalla sua bellezza e dalla sua offerta tristica così allettante e differenziata. Un altro appuntamento che vorrei non perdere è quello della Bristol Balloon Fiesta’ . Questa è una  scenografica kermesse di mongolfiere ad aria calda a cui partecipano milioni di persone sui camp verd della  tenuta di Ashton Court , a Ovest di Bristol. Vi auguro di fare un viaggio a Bristol,   rmarrete fanatsticamente stupiti dai suoi tesori.

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :

 

 

 

 

 

‘Venissa’  e  il vino a Venezia

‘Venissa’ e il vino a Venezia

“Perchè il sogno più vero è quello più distante dalla realtà. quello che vola via senza bisogno di vele, né di vento”. 

Hugo Pratt

 

‘Venissa’ , una cantina per degustare il vino dei Dogi

Ad Aprile ho avuto il piacere di visitare ‘Venissa’  , un wine resort che si trova a Fondamenta Santa Caterina 3 , Mazzorbo. Quest’ultima è una delle isole principali di Venezia insieme a  Torcello e Burano. ‘Venissa’  è la  cantina  gioiello della famiglia Bisol, storico nome del ‘Prosecco di Valdobbiadene’, alla cui nascita ha contribuito il genio di  Roberto Cipresso.

‘Venissa’   viene fuori dal  desiderio di Gianluca Bisol di riproporre il vino dei Dogi . Questo era  fatto con uno dei più antichi vitigni autoctoni della Laguna: la Dorona. Il suo nome vuol dire ‘uva d’oro’, perché era il nettare dei banchetti nobiliari, che oggi ritroviamo nelle etichette dei bianchi e dei rossi di ‘Venissa’ . Quest’utilma è un’ azienda vitivinicola ineguagliabile, di cui ho avuto un’anteprima  al ‘Vinitaly 2022’ attraverso Matteo Turato,  che ne è il wine ambassador .

Ancora una volta vi racconterò un’altra avventura di vino di Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale. Vi porterò alla scoperta di qualcosa che nessuno ancora sa: Venezia è anche vino! Non ci credete? Siete curiosi? Leggete allora questo post e capirete meglio di cosa sto parlando!

Venezia, non solo arte e gondole!

Venezia è una città unica al mondo, che tutti ci invidiano perché è costruita sul mare. E l’acqua stessa fu fonte di potere . Basta pensare a un’espansione coloniale che raggiunse il massimo del suo splendore tra il XIII e il XVI secolo. Un impero vastissimo sul Mediterraneo (specie nel versante orientale) che crollò con l’arrivo di Napoleone.

Nonostante la fase di declino, dal Settecento in poi Venezia fu  comunque al centro dell’attenzione Europea per la mondanità  ,  la libertà di cui i cittadini godevano, la ricchezza delle arti e il piacere di vivere.

Il passato di Venezia ha così segnato il suo stesso futuro, infatti a oggi il turismo rappresenta la principale fonte di economia. Migliaia di visitatori da ogni dove arrivano nella Serenissima per ammirarla in tutto il suo fascino. E il vino è un altro motivo che la rende ideale per  una destinazione turistica  da intenditori.

La storia del vino a Venezia

Ebbene sì, perché a Venezia , come in tutto il Veneto, c’è una tradizione vitivinicola che affonda le radici in un’era remota prima di Cristo.  E l’uva era una risorsa alimentare che garantiva sostentamento all’uomo. Per di più  in una superficie abitabile che al 92% era coperta di acqua. Pensate che nel Medioevo ‘Piazza San Marco’ era un orto, da cui il suo  appelativo in  dialetto ‘campo’ .

Ecco in basso una story line che ne riassume in breve le tappe fondamentali:

  1. Al VII secolo a.C. risalgono le prime testimonianze di produzione enologica a opera delle popolazioni Etrusco – Retiche;
  2. Nel Medioevo la vitivinicoltura veneta si sviluppò grazie ai lustri del commercio di Venezia. Questo favorì l’introduzione dei vini veneti in altri paesi, e di quelli di Grecia e Cipro in Italia. E ancora la diffusione della Malvasia nel Friuli Venezia Giulia e in Dalmazia;
  3. I vetrai di Murano contribuirono a fare apparire bottiglie e bicchieri in vetro soffiato. Oggetti  nuovi e ricercati per contenere il vino, rispetto a quelli precedenti più semplici in ceramica, peltro e argento;
  4. Dal XVI fino al XVIII secolo il vino veneto subì alti e bassi fino a scomparire,  e ciò per molti fattori. Tra questi il principio della fase di decadenza di Venezia. Ciò oscurò l’importanza dei vini della Grecia, e spostò i riflettori sui vini locali di Treviso, di Vicenza e della Valpolicella. Seguirono anche guerre, pestilenze e gelate;
  5. Nel XX secolo subentrarono le catastrofi dello oidio, peronospora e dalla fillossera che afflissero tutta l’Europa. Tuttavia, ci fu un grande segnale di rilancio con la fondazione della famosa ‘Scuola di Enologia di Conegliano’ e della ‘Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia’. Questi due istituti rilanciarono l’enologia Veneta verso la sfida degli anni ’90 e che al presente non mostra segni di cedimento. E il successo del Prosecco e dell’Amarone ne sono una conferma!

Dove si coltivava il vino a Venezia?

La vocazione vitivinicola di Venezia è testimoniata da alcuni toponimi come:

Un tesoro tramandato dalla coltivazione di uve locali da parte di monaci nei loro conventi, e da privati nei loro giardini. I principali posti in cui c’erano vecchi insediamenti di vigneti sono:

venissa-cantina-il-vino-di-venezia-wine-blog-weloveitalyeu

Visita alla cantina ‘Venissa

Durante le feste di Pasqua  da ‘Fondamenta Nuove’  ho preso  il battello n 12, diretto a est di Venezia . Durante il tragitto mi sono goduta la vista su Venezia, che piano piano spariva all’orizzonte in tutto il suo fascino e mistero.

Dopo mezz’ora sono arrivata a  Mazzorbo. Appena sono scesa dal vaporetto mi ha colpito subito il silenzio e una fila di casette colorate. Dal X secolo  Mazzorbo  era un fiorente villaggio agricolo e anche di svago di patrizi veneziani.

Mazzorbo ha tanti spazi verdi nonostante le sue modeste dimensioni. Tra i suoi monumenti vi consiglio di fare un salto alla:

  • ‘Chiesa di Santa Cataerina’: Questo tempietto sacro è del VIII e poi nel XIII secolo fu annesso a un monastero  benedettino. Nel XIV venne ritoccata con influssi romanici e gotici, e le modifiche continuarono in seguito. Esternamente in cima al porticato d’ingresso svetta il campanile , che pare essere uno dei più vecchi della laguna (1328).

Mazzorbo  è un rifugio dal caos di Venezia  . Passeggiare nelle sue strette viuzze per raggiungere la vigna murata di ‘Venissa’  è qualcosa da fare almeno una volta nella vita! Anche perché , come avrete capito, a Mazzorbo si faceva e si fa vino!

Luca Carnevali racconta ‘Venissa’ !

Ho sempre solo sentito parlare di ‘Venissa’ da tanto!  E mi sono sempre domandata che effetto potesse fare starci almeno per qualche ora. Mi è accaduto e mi sono sentita davvero felice di trovarmi finalmente lì.

Giunta a  ‘Venissa’  mi ha aperto il cancello  Luca Carnevali , responsabile accoglienza. Questo brillante e giovane  sommelier di Padova mi ha accolto con un gran sorriso. Dopo essersi presentato, con un fare gentile Luca Carnevali mi ha fatto perlustrare la piccola tenuta, facendomi sentire come a casa.

Mentre stavamo camminando fra i filari del vigneto sono rimasta stregata dalla bellezza di una natura rigogliosa. A distrarmi da quell’incanto le parole di Luca Carnevali . L’ ho ascoltato attentamente mentre mi stava spiegando con molta semplicità e professionalità quando nasce e cosa è esattamente ‘Venissa’ .

Storia della cantina ‘Venissa’

‘Venissa’  è circondata da delle mura di origine Medievale, che custodiscono le uve di Dorona , un frutteto e i lussuosi spazi per l’accoglienza degli ospiti. Nel bel mezzo di questa oasi  svetta l’imponente torre diSan Michele Arcangelo’ del XIII secolo. Questo è il campanile di una chiesa che era precedentemente annessa a un convento di monaci cistercensi (e poi benedettini).

Questo terreno era prima di proprietà della famiglia Scarpa Volo, che battezza la sala degustazione di ‘Venissa’  . Gli Scarpa Volo dei primi vigneron che gestirono questo immenso bene fino all’inondazione del 1966, che a Venezia  rase al suolo tutti i vigneti allora esistenti. Nel 1990 l’area passò in mano al comune del capoluogo.

Intanto nel 2001 Gianluca Bisol scorse per caso una vecchia vigna in una dimora privata di fronte la ‘Cattedrale di Santa Maria Assunta’ . Se ne fece inviare qualche cassetta per esaminarla. E fu una gran sorpresa. Perché si rese conto non solo che le vigne erano sempre esistite nelle isole, ma che le 80 varietà che aveva trovato erano le ultime di un vitigno autoctono veneziano: la  Dorona!

Per tagliare un diamante ci vogliono grandi maestri!

Da quel momento in poi il progetto di recupero della  Dorona assorbì i Bisol.  Seguirono anni di ricerche, cura e la competenza tecnica di due mostri dell’enologia: Desiderio Bisol Roberto Cipresso.

Nel 2007 si acquistarono i lotti di quella zona abbandonata e se ne affidò la riqualifica allo studio di Zanon Architetti Associati’ . Un’operazione magistrale che fu in grado di portare a nuova luce i vecchi edifici e la vigna murata all’interno della quale si ripiantò la  Dorona. Ed ecco che gradualmente ‘Venissa’  prese forma fino a diventare quello che è oggi: una splendida struttura ricettiva, un centro di formazione, educazione e ricerca agro-ambientale

Cosa è  ‘Venissa’ ? Vino, arte, natura e 10 esperienze

‘Venissa’ ,  è un wine resort di 8 ettari , composto  da 5 appartamenti (doppia con colazione da € 160)  più 13 camere di ‘Casa Burano’ (a partire da € 150) sull’isolotto omonimo distante 10 minuti e collegato da un ponte in legno , che è detto ‘Ponte Longo’.

Si possono fare diverse esperienze a ‘Venissa’ :

  1. Giro in cantina ( aperto al pubblico anche solo per curiosare) e la degustazione ( a partire da € 20 euro) dei vini ‘Venissa’  ;
  2. Workshop sulla lavorazione del merletto: Entrerete nel caratteristico atelier di Martina Vidal, dove potrete anche seguire una lezione di merletto;
  3. Corso di Yoga : Relax tra panorami mozzafiato e di gran pace;
  4. Tour delle isole: Un’escursione che vi farà avere un’idea generale della bellezza di questi luoghi;
  5. Pescaturismo: A bordo di piccoli battelli assisterete alla tecnica della pesca delle ‘moeche’, i piccoli granchi alla base delle prelibatezza della cucina veneta;
  6. Visita a una famiglia di ‘battiloro’ : Gli artigiani che lavorano a mano le etichette di foglie d’oro delle bottiglie di ‘Venissa’ ;
  7. Verso il mare Cà Savio: Questa è una delle spiagge più belle di Cavallino Treporti, ideale per ripararsi dal caldo estivo all’ombra delle sue pinete;
  8. Kayak a Burano: Fare sport mentre si ammira l’adiacente borgo incantato di Burano non ha prezzo;
  9. Gita a ‘San Francesco del Deserto’ : Una località misteriosa, che ospita un convento di frati francescani del 1230 circa. È circondata da barene ed è avvolta lungo il suo perimetro da cipressi e pini marittimi;
  10. ‘Sant’ Erasmo’ in bici: Su due ruote per perdersi in uno degli angoli più verdi della laguna, immersi tra i campi delle rinomate ‘castraure’, i minuscoli carciofi amarognoli e violacei tipici di qui;

‘Venissa’ il ristorante e l’osteria

‘Venissa’   vanta anche due eccellenze della ristorazione Italiana:

  1. ‘Ristorante Venissa’ : Un locale raffinato che ha preso 1 stella Michelin per la cucina sostenibile (pacchetto pranzo e passaggio in barca da € 175). Ci sono dieci tavoli in cui Francesco Brutto e Chiara Pavan interpretano il meglio della cucina veneta in versione gourmet. Come per esempio il pesce della laguna, le verdure a km zero, e le erbe spontanee raccolte dagli chef nel giardino adiacente in cui c’è un orto e un frutteto;
  2. ‘Osteria Contemporanea’: Un posto meno esigente del primo, con una scelta di piatti che rimanda a ricette più popolane. Tra queste figurano gli immancabili ‘cicchetti’, una sorta di finger food appetitoso che spazia dalle ‘sarde in saor e cipolle’ (questo è il più consumato!) , alle polpette di carne, o di peperoni e piselli.

La Dorona , l’oro giallo di Venezia

La Dorona è un’ eredità delle meraviglie di  Venezia. Era definita l’uva d’oro, perché si dice fosse quella dei Dogi durante i loro banchetti nobiliari. I  Bisol la ripropongono per rievocare quella forte identità territoriale che ha reso gloriosa Venezia.

Nonostante la  Dorona  sia un vitigno povero e non  carico di aromaticità, una volta riscoperto si è riadattato a questa area salmastra . E da questo ‘terroir’ che mette in difficoltà la vite, si generano quelle condizioni che danno la possibilità al vino di tirare fuori un carattere di forte spessore.

Ed ecco che la Dorona sprigiona caratteristiche uniche quali:

  • Perfetta adattabilità al sale e alle periodiche inondazioni;
  • Resistenza alla botrite. L’umidità viene combattuta durante l’anno con l’uso della poltiglia bordolese (10% per ogni litro);
  • Capacità di mantenere un’ottima acidità anche a temperature elevate.

‘Venissa’, un ‘terroir’ difficile, una qualità di vino irripetibile

A ‘Venissa’   c’è un solo vigneto di un ettaro di  Dorona da cui si producono i bianchi  (vinificati a Baone , Padova) . Questi hanno in comune la macerazione, che ne è il carattere distintivo, poiché  li rende strutturati come dei rossi!

La macerazione dei bianchi in questo fazzoletto di terra è una vecchia tecnica. Questa  è stata ripresa ancora oggi non solo per il rispetto della tradizione, ma perché non si potrebbe fare altrimenti da queste parti!

Infatti non essendo possibile scavare in profondità nella laguna, mancano cavità ben refrigerate dove conservare i vini. Per cui ai primi caldi estivi l’uva a contatto con il sole si macera!

A ‘Venissa’    genera appena 10 000 bottiglie all’anno ,  tra cui anche rossi. Questi ultimi provengono da ettari ettari di Merlot , Carmènere , e Cabernet in località ‘Santa Cristina’,  proprietà del gruppo ‘Swaroski’.

Perché i vini di ‘Venissa’ sono speciali?

A ‘Venissa’  i suoli sono sabbiosi, con limo e argilla. Le radici fanno fatica a scendere giù ,  si strozzano, per cui crescono in orizzontale Questo determina poca resa e alta qualità, cioè dei prodotti eccezionali, oltre che biologici .

Pur non essendo ancora certificati i vini di ‘Venissa’  sono green, su cui si cerca di intervenire il meno possibile (si ricorre a rame e zolfo laddove è necessario). Ciò è in linea con la filosofia aziendale che ha un approccio olistico, con un occhio attento alla tutela della flora e della fauna autoctona.

 Dorona prospera spontanea nel suo habitat naturale, in una completa simbiosi con la biodiversità lagunare. Ecco perché i vini di ‘Venissa’  sono delle rarità enoiche pluripremiati, che chiaramente hanno carpito l’attenzione di grandi appassionati ed esperti di vino, nonché della stampa specializzata di settore.

Degustazione di 2 Bianchi di ‘Venissa’ 

Ho avuto la fortuna di degustare con Luca Carnevali  due bianchi fuoriclasse della cantina  ‘Venissa’ , mi riferisco a  ‘Venusa 2018’    e   ‘Venissa 2016’Anche se entrambi sono fatti  Dorona in purezza, differiscono per:

Ovviamente è palese che abbiamo a che fare con due vini concepiti per soddisfare esigenze completamente diverse: ‘Venusa 2018’ è tanto leggero da pasteggiarci in compagnia . Invece ‘Venissa 2016’  è un vino da meditazione, che non scorderai mai!

Senza dubbio, l’obiettivo di ‘Venissa’  è quello di sfruttare al massimo la Dorona per potere offrire prodotti inediti che sono portavoce di una identità territoriale specifica, quella del Veneto. Proprio perché si vuole che tutti possano assaporare queste eccellenze , si tende a variare l’offerta  per il pubblico. Ma vediamo nel dettaglio qualche nota di gusto!

venusa-2019-venissa-cantina-bisol-wine-blog-weloveitalyeu

 

‘Venusa 2018’

‘Venusa 2018’: Un bianco di ultima generazione, non troppo impegnativo, che si distingue per la piacevolezza di beva. Il suo colore è un giallo paglierino, ed emana sentori più leggere e floreali, oltre a frutta come pesca, mela cotogna ed erbe di campo. In bocca il vino risulta etereo, minerale, denotando un’ acidità piacevole.

Scheda Tecnica 

  • Area di Produzione: Venezia, Isola di Mazzorbo;
  • Varietà: 100%  Dorona di Venezia;
  • Superficie vigneto: 0,8 ha;
  • Esposizione: Est-ovest, pianeggiante;
  • Altimetria: Variabile da 1 m a -1 m s.l.m. ;
  • Tipo di suolo: Lagunare, limoso-sabbioso;
  • Sistema di allevamento: Guyot;
  • Densità di piante per ha: 4000;
  • Produzione per pianta: 1,5 kg;
  • Raccolta delle uve: Inizio di settembre;
  • Fermentazione: Acciaio;
  • Temperatura di fermentazione: 16/17 C;
  • Durata della macerazione: 7 giorni;
  • Gradazione alcolica: 12,5%;
  • Affinamento: 24 mesi in cemento.

 

venissa-2016-vino-mazzorbo-bisol-roberto-cipresso-wine-blog-weloveitalyeu

‘Venissa 2016’

‘Venissa 2016’  è  stata un’annata particolarmente proficua: il numero di bottiglie arriva a 4000 pezzi. Di colore dorato intenso, il naso esibisce aromi di fiori gialli, miele e agrumi. Alla bocca si presenta pieno,  fresco, con una texture vellutata. Il suo finale è secco, sapido e persistente. ‘Venissa 2016’ è un grande bianco da collezione, adatto ad invecchiare. Singolare la sua etichetta , che è una foglia d’oro laminato. L’applicazione è stata eseguita a mano e poi l’ampolla preziosa messa a ricottura nei forni delle vetrerie di Murano. Un capolavoro pensato da Giovanni Moretti, un grande artista del vetro di Murano, e realizzato dal laboratorio  artigianaleMario Berta Battiloro’.

Scheda tecnica

  • Area di Produzione: Venezia, Isola di Mazzorbo;
  • Vitigni: 100%  Dorona di Venezia;
  • Esposizione del vigneto: Est-ovest, pianeggiante;
  • Altimetria del vigneto: Variabile da 1 m a -0,10  m s.l.m. ;
  • Tipo di Suolo: lagunare, limoso-sabbioso, ricco di sostanza organica;
  • Sistema di allevamento: Guyot;
  • Densità di piante per Ha: 4000;
  • Produzione per pianta: 1,10 Kg;
  • Epoca di raccolta delle uve: ;
  • Fermentazione: Acciaio;
  • Temperatura di fermentazione: 16°/17°-,
  • Durata del processo di macerazione: 30 giorni;
  • Operazioni durante la macerazione: Follature manuali;
  • Affinamento: 48 mesi in contenitori inerti;
  • Gradazione alcolica: 13 %Vol.

 ‘Venissa’ , il lato sconosciuto e divino di Venezia!

Senza dubbio la mia tappa a  ‘Venissa’ è stata un momento  indimenticabile che mi ha regalato una Venezia  inedita grazie a un vino d’autore. Un viaggio nel tempo che mi ha fatto innamorare di questo angolo di paradiso, che vi consiglio di mettere in lista per le vostre future vacanze.

‘Venissa’  è una testimonianza di quanto il vino sia in assoluto un patrimonio culturale dell’uomo. Quella dei  Bisol non è stata una mossa commerciale per fare di un vino un privilegio per pochi, ma il risultato dell’amore per il loro territorio, che vogliono elevare e valorizzare con i calici dei loro raffinati elisir! Un esempio per fare un turismo sostenibile e non di massa, di quello che rilancia e non sotterra l’Italia.

If you like my post, please subscribe to the socials of www.WeLoveitaly.eu :