Corsica in 10 giorni

Corsica in 10 giorni

 

“Immaginatevi un mondo primordiale, un susseguirsi di montagne separate da stretti burroni dove scorrono i torrenti; non esistono pianure, ma immense crepe di granito e gigantesche onde di terra ricoperte da macchie intricate o da immense foreste di castagni e di pini.”
Guy de Maupassant

Corsica in 10 giorni

Senza dubbio la  Corsica in 10 giorni   rimarrà una delle vacanze più indimenticabili che abbia mai fatto in vita mia. Nessuna decisione presa a tavolino. Una mattina di Luglio ho  comprato una tenda da campeggio e via su quattro  ruote verso l’isola che c’è!

Non mi è mai capitato di avere un contatto così forte con la natura  come in Corsica in 10 giorni .  Il mio respiro e il battito del mio cuore sono stati gli unici suoni che ho sentito in mezzo all’infinito del mare e i sughereti. Così  questo articolo è un modesto tentativo di condividere il mio incredibile viaggio in Corsica in 10 giorni raccontandovi  di quei luoghi che mi hanno più emozionata. Buona lettura!

Come arrivare  dall’Italia

Sicuramente i mezzi più comodi per raggiungere la Corsica dalla nostra penisola sono 2  :

  1. Traghetto ( per i più  fortunati la barca a vela): ci sono due compagnie principali. La prima è la Corsica Ferries ,  la seconda è la Moby:
  2. Auto o moto: entrambe dovrebbero essere  di   piccole dimensioni a causa della morfologia isolana . Questo   perché le strade corse secondarie sono strette e difficoltose specie nell’interno.

3  collegamenti meno consigliati per l’isola

  1. Treno: ci sono solo due sole linee ferroviarie del 1800 che collegano Ajaccio, Bastia e Calvi (https://cf-corse.corsica/) . Problemi di orario e spostamenti non mancano mai;
  2. Aereo: se volete volare spesso c’è da fare uno scalo in Francia on in altri  hub principali. Esistono 4 aeroporti: l’ aeroporto di Bastia Porettaquello di Figari Corsica del Sud, di Ajaccio Napoleone Bonaparte,  e di Calvi Sainte-Catherine;
  3. Autobus: offrono una buona copertura (https://www.corsicabus.org) , ma hanno partenze solo una o due volte al giorno tra i comuni più grossi . Meglio sempre aggiornarsi per tabelle orari con gli uffici locali turistici.

Libri da leggere prima di partire

Nel XIX secolo grazie ad autori illustri come Prosper Mérimée  (Colomba), Alexandre Dumas ( I fratelli corsi) ,  Guy de Maupassant (Una vita), e Gustav Falubert (Viaggio nei Pirenni e in Corsica) la Corsica  iniziò a incuriosire gli stranieri. Intanto in loco si era generata una letteratura fatte di poesie e narrazioni tramandate di bocca in bocca da contadini e mandriani. Un’apertura letteraria più significativa si è avuta solo nel 1900 in lingua francese e corsa, di cui Rinatu Coti fu uno dei massimi rappresentanti.

Seguirono altri importanti scrittori tra i quali:

Capolavori letterari sulla Corsica

Uscendo  poco a poco dall’oscurità la  Corsica ha richiamato l’attenzione di molti intellettuali che l’hanno immortalata  in best seller  . Da avere  nella propria libreria:

Corsica in 10 giorni. Dov’ è ?

La Corsica (8680 km2)  è la quarta isola più grande del Mediterraneo , dopo la  Sicilia , Cipro , e la Sardegna , da cui è separata  dalle Bocche di Bonifacio  (11 km). Divisa dal 1976  in Alta Corsica e Corsica del Sud ,   è una regione della Francia (da cui dista 170 km) con statuto speciale. Ha come  capitale Ajaccio e conta  circa 279.600 abitanti .  

Con la sola  eccezione della piana di Aleria, il   territorio corso è prevalentemente montuoso (Monte Cinto, 2706 m) con fiumi brevi e a regime torrentizio (come quelli più rilevanti del Golo e del Tavignano). Il suo clima   è mite  .  Mentre  la sua vegetazione è tipicamente mediterranea con molti boschi e parchi . La sua economia si basa prevalentemente sul turismo, viticoltura e l’olivicoltura (inesistente l’industria , se non quella  di tipo artigianale ).

Storia della Corsica

Incerte sono  le ipotesi sul significato del nome di Corsica  . Esso che potrebbe derivare da :

  •  Còruioi, come i Greci chiamarono i primi autoctoni ivi insidiatesi;
  • Corsus  che forse fu un ipotetico conquistatore romano  o un amico  di Enea;
  • Cyrnum, un leggendario figlio di Ercole che si sarebbe stabilito sull’isola.

Di sicuro invece c’è che la Corsica  fu abitata  sin dalla preistoria come documentato dai vari ritrovamenti megalitici risalenti al 2° millennio a.C. Tra i vari invasori ci furono  i Romani  (IV secolo a.C.) , che ci rimasero più a lungo (circa 7 secoli).

Seguirono nel Medioevo:  Vandali,  Bizantini, Ostrogoti,  Longobardi fino all’arrivo dei Pisani (1092) e dei Genovesi che praticamente la plasmarono. Subentrarono poi  i Francesi e la rivoluzione per la libertà  dell’eroe nazionale P. Paoli  ,  che garantì   14 anni di indipendenza, fondando una costituzione repubblicana.

La mano della Francia

Successivamente il  dominio ripassò alla Francia di Re Luigi XV nel 1769. In questo anno nasce in Corsica   Napoleone Bonaparte , che all’inizio fu fedele agli ideali di autogoveno territoriale per poi sposare l’annessione a Parigi (1789).

Dopo un fallimentare intervento degli Inglesi la nazione  subì  le sventure dello stivale conseguenti alla due guerre mondiali, fino alla proclamazione dello stato indipendente nel 1982. Da allora fino ad oggi sono stati tanti i movimenti terroristici che si proclamano contro gli investimenti nel turismo e un aumento dei poteri della classe politica isolana (come il movimento FLNC nato nel 1976). Di religione cattolica i corsi parlano ufficialmente il francese , mentre  il Corsu è il loro dialetto (molto simile affine al toscano).

Periplo della Corsica  in 10 giorni on the road 

La  Corsica  in 10 giorni è stato un immergersi nella sua essenza selvaggia ancora poco ordinata dall’uomo. Questo è il lato più avvincente di questo eldorado che è ancora incontaminato. Soprattutto nell’entroterra dove tra cascate, laghi ,  e torrenti con le loro lagune gelide,  si aprono  valli verdeggianti  e 120 cime oltre i 2000 metri .

Lo scenario più sorprendente della Corsica   è quello delle aree protette e del Parco Naturale Regionale , che si spiega per 1500 km di sentieri. Il più famoso è il GR20. Questo è  uno degli itinerari di randonnée più impegnativi d’Europa (dislivello di 1300 metri) , che   traversa in diagonale l’intera Corsica  ( 200km da Calenzana a Conca).

Alle zone costiere che si estendono per 1000 km la Corsica  lascia la mole più cospicua del nucleo abitativo  e il lusso delle catene alberghiere . Per il resto è tutto un susseguirsi  di  baie da sogno attrezzate e libere  e anfratti nascosti raggiungibili solo in barca come il Desert des Agriates .

Corsica in 10 giorni : 4 camping da provare!

Senza pensarci un attimo d’estate sono partita  da Livorno in nave  con approdo a Bastia in macchina.  Faceva caldissimo. Ma non me ne importava. Perché  l’adrenalina era  in circolo per tutto il tragitto,  che è iniziato a est e finito all parte settentrionale della  Corsica  .

Afferrare lo spirito della  Corsica in 10 giorni in camping  è stata un’esperienza sensazionale. Dormire sotto le stelle, cenare con il canto delle cicale, e svegliarsi al mattino baciati dalla brezza marina è una poesia ancora da rimare.

La scelta delle stazioni di pernottamento è ricaduta strategicamente  su questi 4 in basso:

  1. U Punticchiu , Camping Caravaning, 20230 , Santa Lucia di Moriani;
  2. Acciol , Route D70, 20126 Evisa ;
  3.  La Rondinara, Route de la plage, 20169 , Bonifacio;
  4. Marina Camping , T30, 20220 Aregno.

1 Tappa. Corsica in 10 giorni verso est

Il mio primo giro prende il via da Bastia in giù verso la costa orientale della Corsica (80 km) , che   è meno gettonata  rispetto a quella meridionale ma a torto. Perché riserva dei paesaggi incredibili.

Consta di 3 microregioni: Costa Verde verso Moriani Plage, Costa Serena su  Aleria, e Costa Madreperla dal lato di Solenzara.

Ho  attraversato la  Riserva Naturale della Biguglia (Furiani) e  mi sono spinta fino alla Spiaggia della Mariana vicino San Nicolao con un inversione alla Fonte di Orezza. Altre chicche da non farsi scappare ni paraggi sono:

Bastia

Come un gabbiano appollaiato su uno scoglio gigante , Bastia (45715  abitanti) si rivela in tutto il suo charme adagiata su un promontorio da cui si può contemplare il traffico marittimo. L’unica nota dolente è trovare  parcheggio  (clicca qui per info).  Se lo scovate é piuttosto caro , ma ne vale la pena  per Bastia.  Fatta di tre quartieri: Place Saint-Nicolas, Terra Vecchia-Vieux Port e Cittadella si sviluppa in basso  .

Per il mio tour mi sono mossa dal suo vivace porto . Qui sono concentrati  ristorantini ,  bar  ,  boutique , che si snodano tra le facciate fatiscenti degli edifici medievali. I pescherecci colorati si alternano a yatch  da urlo , un contrasto tutto da contemplare.

Ho proseguito verso alto  la cittadella o Terra Nova , e  dopo avere superato il  Giardino Romieu  con le sue scale terrazzate ho apprezzato  l’ old city  . Il centro storico è  un labirinto di viuzze lastricate,  che recano  le tracce dell’occupazione dei genovesi (XIV sec. ), che contribuirono al suo sviluppo.

Cosa visitare a Bastia

Oltrepassata  la Porta Luigi XVI ho venerato alcune delle gemme di Bastia:

Fonte di Orezza

Dopo un tuffo nel verde smeraldo della Spiaggia di Mariani   (senza infrastrutture ma con servizi vari nelle vicinanze ) ho raggiunto San Nicolau . Questo è un delizioso paesino ai piedi del Monte Castello d’ Osari  .

Siamo nel cantone della Castagniccia. Appena  mi sono addentrata tra i suoi rigogliosi arbusti  ho scovato un sito industriale del 1800.  Questo (rimesso a norma nel 1998) è quello delle Acque Minerali di Orezza, tra le più costose (82,68 euro a pezzo)  e salutari (ferro) in circolazione. L’acqua da bere  in questione sgorga dall’alto e penetra nelle rocce millenarie fino a una profondità di 70 metri, trascinando  calcio, magnesio  e diossido di carbonio.

Zilia e Saint Georges

Ottima per la salute, le Acque Minerali di Orezza  sono un’istituzione tra i corsi insieme ad  altre due sorgenti:

2 Tappa . Corsica in 10 giorni verso il centro

 La Corsica   centrale  è stata scandagliata da Evisa e poi in direzione Corte con immersione finale nella Valle della Restonica dentro il Parco Naturale e Regionale della Corsica. Posso dire che questa deviazione è stata un sospiro di sollievo alla folla e all’arsura estiva!

Mi ha incantato la quiete di questi meandri meridionali lontani dal chiasso festoso del litorale corso. Ci si  proietta decisamente in un’altra dimensione ,  fatta di borghi medievali, vette infinte, e mini giungle fluviali. Per cui  l’appellativo di ile de beautè della Corsica (“isola della bellezza”) dei francesi ha qui davvero preso forma e significato .

La maquis della Corsica

Qui si lasciano alle spalle ombrelloni e secchielli per imbattersi  in  pianure di castagni e nella  maquis , ovvero la macchia corsa. Questa include  78 specie endemiche e 42 tipi  di orchidee e ancora: il corbezzolo, il mirto, e l’elicriso.

Paradossalmente si può nuotare anche in questi punti insoliti della Corsica mediana  . Precisamente in 10 laghetti  , e ci vuole proprio coraggio a immergersi per quanto ci si gela a 12°! Smarritevi pure in queste oasi di pace . Tra passeggiate nelle piazze di borgate fantasma , abbellite dai resti della tradizione contadina come : fontane ,  lavatoi e  casi padronali. Non scordatevi di infilarvi nelle botteghe sparse ovunque per acquistare dei souvenir dell’artigianato corso:   manufatti in vetro e in legno (coltelli) , ceramiche, coralli, ecc.

Evisa

Evisa  è uno dei tanti pittoreschi villaggi montani (850 m) della Corsica   da cui si  vede il mare. Precisamente a circa 40 km ci stanno le spiagge di Porto  di Sagone . Di stampo prettamente medievale Evisa  è stata una gioia infinita per la frescura e i ritmi lenti dei corsi che ci abitano. Ricordo perfettamente  le camminate  per le sue viuzze tranquille e i passanti che ti sorridevano a ogni ora.

Gettonatissima da biker ed escursionisti Evisa è immersa nella foresta di Aïtone    . Mi è entrata nell’anima per il silenzio e la beltà dei boschi e i pini larici che si insinuano fino al Passo di Vergio (1478 m).  In questo colle si può contemplare la caratteristica statua di Cristo Re (in granito rosa alta 6 m.) di Noël Bonardi, che delimita  il confine con la regione  di Niolo.

Corte

Costruita nel 1420 da Vincentello di Istria, signore feudale corso, Corte è:

Relativamente piccola di dimensione Corte è molto frequentata . Puntellata di barettini e trattorie si anima  vicino Piazza Paoli (dedicata all’eroe nazionale),  Piazza del Duca di Padova (generale nella rivoluzione francese), e Piazza Gaffory (altro patriota  corso ).

Corte dall’alto

L’atmosfera che ho respirato a Corte  era davvero allegra , piacevole e internazionale.  Svetta in cima con la sua cittadella (XV sec.) arroccata su uno sperone roccioso . Da non perdere :

3 Tappa. Corsica in 10 giorni verso sud

A detta di tutti il sud della Corsica  è quello che fa innamorare di più . In effetti è capitato anche a me !  Mi hanno letteralmente stregato:   Porto Vecchio ,   la punta estrema di Bonifacio ,  le spiagge della Palombaggia ,   Rondinara e  Sperone e i megaliti di  Filitosa.

Il sud della Corsica  è l’ ideale per chi ha voglia di una vita semplice per chi vuole  farsi scompigliare i capelli dal vento. Se  volete stendere un telo vicino  un catamarano arenato in una battigia   e aspettare il tramonto davanti a un calice di nettare divino, Ssete arrivati a destinazione! Perché non è necessario spostarsi alle Maldive quando le hai a portata di mano!

Porto Vecchio

Incassata nel golfo sovrastato dalla Foresta dell’Ospédale,  Porto Vecchio  è una meta ambita dagli escursionisti per numerosi trekking trai quali quelli più rinomati sono quelli che conducono a :

Nell’antichità  Porto Vecchio   fu uno scalo fondamentale per la variegata successione di sovrani che giunsero in Corsica. Riemersa dalla disgrazia della  malaria (debellata grazie agli interventi degli americani nel secondo dopoguerra),  si classifica attualmente come una delle località balneari più popolari  della Corsica.

Porto Vecchio divisa in due

Incantevole è  il  porto turistico di Porto Vecchio ,  che si popola fino a notte con concerti ed eventi vari . A poca distanza sono raggiungibili  le più superbe spiagge isolane quali quelle di : Santa Giulia, Cala Rossa , Carataggio, e  Pinarello. Porto Vecchio  è frizzante con un centro storico davvero esemplare . Qui  è possibile camminare tra terrazze panoramiche e chiese storiche come quella barocca di Saint-Jean-Baptiste.

Non potrete certo ignorare i lussuosi negozi e negarvi una pausa nei tanti caffè di Piazza della Repubblica. I prezzi non sono affatto bassi! Il tutto sullo sfondo di una cittadella severa ed elegante ( XVI sec.)   fatta dai genovesi. Arrivarci a piedi è faticoso , per cui sono stati messi a disposizione trenini e navette comunali.

Bonifacio

Bonifacio è una delle località corse che mi è piaciuta di più , perché molto elegante e romantica. Si sdraia come una sirena su una scogliera di calcare , che si bagna nelle  acque cristalline delle spiagge limitrofe di Faziò e Tonnara  .

Incastonata   nel cuore della Riserva naturale delle Bocche di Bonifacio, è un santuario che protegge le isole Lavezzi che le stanno di fronte. Ovunque a Bonifacio ci sono lounge bar, negozietti, e  locali di ogni tipo per godersi la movida diurna e notturna .

Bonifacio e le Scalinate del Re di Aragona

Ho perlustrato Bonifacio  a fondo suddividendo la mia girata in questo ordine  :

Sartène

Se si vuole fare un salto nel passato corso si possono  sfogliare i fumetti di Asterix in CorsicaRené Goscinny , Albert Uderzo , 2016) . Uno dei  personaggi è  Ocatarinetabelasciscix,   un prigioniero corso deportato nel continente perché capo della resistenza.

Dalla preistoria   all’Impero Romano la Corsica vanta 8.000 anni di storia testimoniata dalla presenza di  famosi siti archeologici delle civiltà megalitiche ( 3500 ed il 1000 a.C.). Queste ultime cominciarono ad erigere costruzioni legate al culto funerario.

Aleria e Cucuruzzu

Le più esemplari sono i menhir  e i dolmen,  cioè dei blocchi di pietra scolpiti in modo rudimentale rispettivamente  in verticale o raggruppate a cerchio. Quale fosse la ragione del loro essere,  non si sa.  Forse erano solo un modo per rappresentare la fertilità, o un talismano per scacciare i mostri. Oppure avevano la funzione di  calendario o di  osservatori astronomici .

Meritano una visita anche  quelli di  Aleria ,  Cucuruzzu (età del Bronzo) , e quelli di  Filitosa e  Cauria , che ho visto personalmente. Questi ultimi stanno vicino a  Sartène ( 35 minuti e 20 rispettivamente in macchina) nella valle del Rizzanese ,  un borgo del  XVI secolo.

Parco Archeologico di Filitosa

Precisamente a  Sollacaro nella valle del Taravo si incontra  Filitosa , uno dei più imponenti    megaliti  d’ Europa. Scopertonel 1946 dal proprietario del terreno Charles-Antoine Cesari ,  è un insieme di suggestive statue menhir (circa 13) antropomorfe alte 3 metri . Sono sparpagliate in aperta campagna assieme a capanne e altri complessi monumentali che non ancora svelato la loro esatta utilità. Il loro allineamento non è originario, ma è stato ipotizzato da alcuni archeologi.

All’ingresso di  Filitosa vengono forniti dei depliant con molte spiegazioni. Lungo tutto il percorso ci sono delle colonnine che forniscono altri dettagli in molte lingue. La passeggiata è di 800 metri e dura  1 ora e mezza. All’uscita è installato un museo che conserva in delle teche vari suppellettili rinvenuti durante gli scavi.

Sito Megalitico di Cauria

Il Sito Megalitico di Cauria si trova invece a circa 20 minuti da Sartène, percorrendo una strada sterrata. L’accesso è libero, seguendo un percorso ben indicato che permette ai visitatori di ammirare :

  • Dolmen di Fontanaccia: esempio più bello di dolmen in Corsica. Questo monumento funerario collettivo è il più noto e meglio conservato dell’isola: un’enorme lastra posta su 6 pietre verticali;
  • Stantari: 30 statue-menhir posizionate in un campo in maniera perfetta ;
  • Rinaiu:  un altro gruppo di pietre rialzate. Qui è stata valutata una cronologia. Sembra che ci fossero 60 pietre intorno al 4500 a.C. e 180 intorno al primo millennio a.C..

4 Tappa. Corsica in 10 giorni verso ovest

Esclusivo è   il versante occidentale della Corsica  .  L’ ho esplorato  da Ajaccio, dove è nato Napoleone, passando per Cargese, rifugio dei greci,  e con sosta  onirica sui  Calanchi di Piana ! Qui per poco non svenivo .  Non solo per l’eccezionale  visione  dei sassi poliformi, ma anche per la ripidità delle stradine percorse tutte  a chiocciola e senza alcuna protezione !

Incastonato come un gioiello tra il Golfo della Sanguinara e il Capo di Muru questo tratto  della Corsica   vi strabilierà per la trasparenza dei fondali e il proliferare  di paradisi interni : quali le colline di Cinarca e Gravona. Queste ultime si fanno  montuose nella foresta di Vizzanova fino alle Gole di Prunelli e del comune di  Bastelica.

Come se non bastasse se ci capiterete aggiungete alla lista queste meraviglie:

Ajaccio

Ajaccio è la capitale  della Corsica  e ha dato i natali a Napoleone (15 agosto 1769 ), intramontabile stratega per alcuni, tiranno per altri. La casa dove visse la sua infanzia con la sua numerosa e modesta famiglia   è in via Sait Charles , che è ora il museo più affollato dell’isola. Com’è adesso fu per iniziativa di Napoleone III perché ci furono vari smantellamenti.

Non c’è molto delle mobilia dell’epoca dell’infante prodigio,  a parte qualche pannello esplicativo sulla sua esistenza. L’arredamento è piuttosto semplice: una cartina della Corsica (XVIII sec. ), ritratti familiari, un divano , un comò Luigi XVI , una consolle rococò, lampadari italiani , una maschera mortuaria, un albero genealogico, oggetti feticci, ecc.

Ajaccio che stupisce  

Anche ad Ajaccio  sono stati i genovesi che hanno contribuito più di tutti a darle forma. C’è la classica ripartizione in marina portuale, molto accattivante con le sue spiaggette libere e i viali alberati, e la cittadella posta in alto.  Mettete in conto che ad Ajaccio   sarete fagocitati dal caos cittadino.  L’allegria è una costante specialmente quella del mercato  allestito tutte le mattine in piazza  Foch .

Ajaccio, Napoleone e lo zio Fesch

Ecco inoltre cosa vi aspetta:

Cargese

Nel 1774 a Cargese  i francesi   ci sistemarono  definitivamente  n un gruppo di greci di Oitylo (Peloponneso). Erano dei profughi che tentavano di scampare alla morsa dei turchi dal 1776 in Corsica,

Il villaggio crebbe . Si edificò  una chiesa cattolica greca ortodossa, quella di  Santo Spiridione . Anni dopo i corsi ne fecero una latina , la Chiesa di Santa Assunta.  Sicché  attualmente stanno una di fronte l’altra e sono il simbolo di Cargese  .

La torre genovese 

Particolari sono anche la  Cappella di Santo Erasmo e quelle di Sant’Elia e Santa Barbara a Paomia. E se avete ancora un po’ di fiato ecco altro da attenzionare:

L’aria è sottile, e Cargese  è molto raffinata con le sue casette bianche e azzurre  prospicienti il Golfo di Saidone. Essa è  molto  fashion all’estero .  Forse per il richiamo del Club Mediterranee nella Spiaggia di Chiuni, che ammalia a solo 8 km come quelle di Chiuni, di Topini , Capizzolu, Stagnoli, e  Però .

Calanchi di Piana

Solamente le parole di  Guy de Maupassant in Una vita  possono rendere omaggio allo spettacolo dei Calanchi di Piana :

 “Erano picchi, colonne, pinnacoli, figure sorprendenti modellate dal tempo, dal vento rosicchiante e dalla bruma marina. Alte fino a trecento metri, sottili, rotonde, contorte, uncinate, deformate, inaspettate, queste rocce sorprendenti sembravano alberi, piante, bestie, monumenti, monaci in tunica, diavoli cornuti, uccelli sproporzionati, tutto un popolo mostruoso, un serraglio di incubi pietrificato dalla volontà di qualche Dio stravagante”. 

I Calanchi di Piana sono delle bizzarre formazioni rocciose a 400 m sul livello del Mar Mediterraneo formatesi per erosione del vento e dell’acqua. Come nelle nuvole potete dare la forma che volete  a questo cortile di giganti e nani di pietra tinti di rosso, rosa, ruggine e miele. Sempre se non vi prende un attacco di panico come è successo a me salendo in automobile su  la D81 , che è davvero per chi sa tenere le mani al volante!

5 Tappa. Corsica in 10 giorni verso nord

Nella Corsica del nord mi sono spostata tra Aregnu e L’Ile Rousse   toccando  Calvì e Saint Florent . Mi sono insinuata in una microregione particolarissima, quella della Balagna. Questa  fu l’antico granaio della Corsica e oggi si mostra come un magnifico anfiteatro di montagne innevate  sul mare .

La Balagna è una distesa di limoni, uliveti, mandorli, e un continuo susseguirsi di festival di ogni genere che rallegrano la sua comunità . Vive principalmente di agricoltura e turismo e fa da sfondo al punto di partenza del celebre   Grande Randonnée GR 20.

Per spezzare si può fare una capatina anche a :  Lunghignano e il suo vecchio frantoio, Cassano e la sua piazza a punteMontemaggiore per la veduta  mozzafiato sul Golfo di Calvi, il nido d’aquila di Sant’Antonino, e   i centri artigianali  di Pigna e Corbara.

 Aregnu

Aregnu  è stata popolata da sempre, come attestano resti di placche bronzee degli eserciti di Vespasiano. Fu dei  genovesi fino alla metà del XVIII sec. , dopo  divenne proprietà francese. Aregnu  , con le sue frazioni di Torre e Praoli, è collinosa con una pianura che si estende fino al mare. Una piana agricola, che nonostante gli incendi, prospera con i suoi frutti. Oltre agli ulivi sono una gloria le sue arance, marchiate  Aregno citrus sinensis osbeck .

Altro vanto di Aregnu sono i suoi  mandorli che vanno in fiera la prima settimana di agosto . Dal 1997 sono i protagonisti di    un festival   appuntamento  che ha promosso  il settore agricolo e l’artigianato della Balagna.

I templi sacri di Aregnu

Da attenzionare ad Aregnu  oltre le sue fantastiche spiagge sono:

Ille Rousse

L’Ile Rousse  è come la vedete oggi dal 1758, quando P.  Paoli la fortificò per arenare l’invadenza dei genovesi.  Un luogo  singolare della Corsica.  Tanto glamour , da attrarre VIP che ci hanno stabilito le loro fastose residenze estive.  Quanto romantico da sedurre bohemien e sognatori d’ogni dove.

L’Ile Rousse  è un dedalo di meraviglie dalla Torre dello Scalo (del XVI sec.) alla chiesa al  monumento ai caduti  di Antoniucci Voltigero. Dall’Hotel Liberata, albergo per straricchi, fino all’ affollatissima Piazza Paoli, salotto urbano e zona in cui si pratica lo sport preferito dai cittadini , ovvero le bocce.

La città vecchia

Per i comuni mortali sempre nei pressi della old city si allestisce un mercato coperto sotto il tetto di un tempio greco. In sostanza L’Ile Rousse  è  un agglomerato raffinato di architetture sofisticate , casine di pescatori, e isolotti di porfido rosso . Il suo centro cittadino è impreziosito da piazze contenute e un pittoresco lungomare Marinella da godere nei suoi tanti ridenti cafè. Una foto da fare assolutamente è quella con la padrona di questo eden, una Sirena di bronzo realizzata nel 2016 da Gabriel Diana.

Tra questi accumuli di rocce rossastre si distingue l’Isola di Pietra con il suo faro  e  le sue estensioni di  Roccio, Roccetto e Piano. Battezza l’atollo corso e si può perlustrare arrivandoci in soli 15 minuti dal centro,  che  la battezzano e la  colorano di un arancione che si infiamma al tramonto . Le spiagge più paradisiache di Ile Rousse sono : Plage de Caruchetu, Plage de Bodri, Plage de Lozari, Davia , Algajola, Marina di Sant’Ambrogio, Arinella e Sainte-Restitude.

Corsica in 10 giorni : il cibo

La cucina della Corsica è il risultato delle varie dominazioni isolane , per cui prevale l’influenza francese e italiana. Tuttavia ha sviluppato un suo carattere distinto indirizzandosi soprattutto sulle gemme del suo entroterra montuoso.

I verdi pascoli offrono l’ambiente ottimale  per l’allevamento di  capre e pecore, il cui latte   genera squisiti formaggi  , di cui  i  più noti sono:

Charcuterie: salumi e zuppe corse

I pendii boscosi della Corsica brulicano di maiali e cinghiali selvaggi.  Ne vengono fuori delle prelibatezze esemplari, molte delle quali a marchio AOC, cioè Appellation d’origine contrôlée (Denominazione di Origine Controllata) . Tra le più note:

      • Figatellu : è una salsiccia di fegato di maiale affumicata ed essiccata, spesso grigliata o utilizzata nella zuppa di lenticchie;
      • Coppa o capicollu  AOC* : è ottenuto dal muscolo cervicale del maiale disossato e sottoposto a 6 mesi di stagionatura ;
      • Lonzu AOC: è un  filetto di maiale salato, affumicato e pepato, risulta leggermente untuoso e consistente;
      • Prisuttu AOC: è il prosciutto corso  d’eccellenza , che viene  stagionato minimo 12 mesi ricavato dal maiale razza Questi ultimi sono suini di taglia piccola che girellano liberi ad alta quota nutrendosi di radici ed erbe.

Queste carni pregiate sono pensate   per intingoli e stufati gustosissimi, tra cui si distinguono:

      • Zuppa corsa: è un minestrone di verdure in brodo di osso di prosciutto;
      • Civet de sanglier : è uno spezzatino denso di cinghiale, verdure, castagne, vino rosso e finocchietto;
      • Veau aux olives: è uno stufato  di vitello a cottura lenta, olive pomodori, erbe aromatiche e vino bianco o rosato ;
      • Agneau Corse: è l’ agnello arrosto con aglio e rosmarino.

Pesce

Allora cos’altro potrebbe esserci nel menu dei ristoranti della Corsica? Per quanto riguarda il pesce di mare, troverete tantissime:  triglie fresche, orate, acciughe, sarde e scampi. Dai fiumi dell’isola e dalle lagune della costa orientale provengono rispettivamente : abbondanti trote e anguille. La costa orientale è anche un’ importante produttrice di ostriche. Il piatto più strabiliante è :

Dolci in Corsica

Per chiudere un pasto ci sono i dolci corsi , ottimi anche  per   una bevanda bollente durante l’inverno . Stupiscono per varietà ,  consistenza e bontà . Una menzione speciale va fatta per le castagne, piantate nell’isola durante il dominio genovese (dal 1284 alla metà del XVIII sec.) come alternativa alle colture di cereali, di difficile coltivazione. La farina risultante viene utilizzata in molte  ricette corse,  come quella  per le fritelle . A questa cornucopia zuccherosa si aggiungono altre ghiottonerie:

  • Pisticcini: sono delle gallette cotte alla piastra dentro una foglia di castagno;
  • Pastizzu: è un dolce domenicale con  pane raffermo, latteuovazucchero a velozucchero vanigliato e burro;
  • Falculelle: sono delle brioche tipiche di Corte. Si preparano mescolando brocciu, tuorlo d’uovo, farina, zucchero e buccia d’arancia. Questa miscela viene poi cotta al forno su foglie di castagno;
  • Fiadone:  è il tradizionale  dolce leggero  al brocciu;
  • Cacavellu:  è a forma di ciambella ed è  fatto di pasta lievitata ;
  • Canistrelli: sono dei biscotti fatti  di vino bianco, anice, mandorle o nocciole.

Corsica in 10 giorni:  vino

La storia del vino corso è millenaria (VI secolo aC ) .  Greci, romani, pisani e genovesi  vi introdussero il vitigno autoctono principale che è il Nielluccio . Questo è  una variante del Sangiovese toscano.  Sotto i francesi ci fu un segno di ripresa per la viticultura corsa grazi all’agevolazione napoleonica dell’esenzione delle tasse sul commercio del vino corso. Tuttavia la filiera della produzione vinicola corsa ebbe un drastico declino con l’arrivo della fillossera nell’800 e con le Due Guerre Mondiali.

Gli anni ’60 segnarono una svolta . Il governo parigino introdusse  18000 algerini  ( detti pies noir ) a cui si concessero parecchi poderi a est della Corsica  per farli fruttare. Ma gli immigrati puntarono sulla quantità produttiva di vino, causando l’ira dei corsi. Questi si riunirono addirittura in un movimento politico detto  il  riacquistu che puntava sulla qualità di resa e sulla  valorizzazione delle uve autoctone.

Nel ventennio  successivo il vino corso fu  ricercatissimo perché sinonimo di eccellenza grazie a una vera e propria rinascita enologica . Ciò accadde per merito di grossi investimenti nel settore, per lo sforzo di imprenditori locali e l’introduzione di disciplinari (AOC, DOC e IGP) e nuove tecnologie.

Corsica, la carta dei vini!

I vigneti della Corsica (375.000 ettolitri all’ anno) coprono tutta la costa e il 45% viene venduto nel continente. Si sta parlando di circa 6.000 ettari quasi tutte coltivati biologicamente con le tre principali uve native:

I filari di questi grappoli corsi sono segmentati in generale in questi 2 blocchi:

Il terroir della Corsica

Ls viticultura corsa affonda le sue radici nei pendii   a est e nella Valle del Golo , a ridosso di alture che sfiorano i 1200 metri. Il terroir corso spiega la straordinarietà dei suoi vini:

      • Esposizione solare perfetta ( si ricorre ai terrazzamenti per aumentare le entrate di luce);
      • Inverni miti ed estati calde;
      • Diversi microclimi: mediterraneo (apporta calore) , montuoso (dona umidità buona   per la  vite specie in primavera) e marino (venti che rinfrescano);
      • Diversità di suoli: un misto di scisto, granito, gesso, argilla, sedimenti alluvionali :
Quali vini corsi assaggiare?

I vini corsi hanno carattere (per la mineralità del terreno)  e hanno un finale lungo in bocca.  I vini rossi hanno una buona struttura e un colore molto profondo. Sono morbidi, facili da bere e talvolta speziati. I vini bianchi sono molto aromatici, e fini, molto spesso sprigionano  note floreali o fruttate (agrumi) uniche. I rosati sono vivaci e colorati, fruttati e freschi, mentre i vini dolci sono setosi ed eleganti.  In basso vi propongo una selezione di etichette da degustare:

Bianchi:

Rossi:

Rosati:

Cosa bere in Corsica: birre, vini e liquori

La Corsica ha tante altre valide proposte in fatto di alcolici oltre il pastis e il liquore al mirto :

      • Cap Corse Mattei : si fa a Bastia (Louis Napoleon Mattei ed è il classico aperitivo dell’isola che è tra l’amaro e il dolce e rievoca i sapori della macchia mediterranea. La ricetta è segreta ma si possono avvertire le essenze di arance e china;
      • Birre PietraColombao Serena: La prima è  ambrata e ha un sapore deciso e aromatico. La seconda è una birra bianca prodotta con malto d’orzo e frumento, mentre la terza è una birra di puro malto al 100%.

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Corsica in 10 giorni : conclusioni

Concludendo sulla Corsica ve la  consiglio vivamente per  vostre prossime ferie. Si presta a soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori , compresi i lupi solitari in cerca di pace  solitudine . Sta a voi decidere il modo di vivervela e quando metterci piede, perché è una sorpresa in tutte le stagioni.

Personalmente quello che la Corsica mi ha lasciato addosso è la voglia di esplorarla nuovamente in lungo e in largo. A pochi passi dallo stivale ci si catapulta direttamente ai  Caraibi . Direttamente in mezze lune di sabbia fine e dorata accarezzate dalle onde gentili in cui sguazzano pesci di ogni razza.. Vi auguro un piacevole soggiorno!

 

 

Info utili

 

Guide sulla Corsica

Ufficio del Turismo in Corsica

Documenti per la Corsica (carta d’identità)

Telefono in Corsica

Moneta e carte di credito in Corsica (Euro)

Budget per la Corsica

Lingua parlata in Corsica

Dove dormire in Corsica

Camping in Corsica

Parcheggi in Corsica

Dove mangiare in Corsica

Migliori cantine in Corsica

Corsica insolita

Cos’altro  vedere in Corsica

La Corsica in barca a vela

La Corsica in bicicletta

Con i bambini in Corsica

Fare trekking in Corsica

Girare la Corsica in auto

Girare la Corsica in moto

Le migliori spiagge della Corsica

Vacanze in montagna in Corsica

Cosa comprare in Corsica

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Marrakech in 4 giorni. Itinerari dalla medina a Essaouira

Marrakech in 4 giorni. Itinerari dalla medina a Essaouira

 “Non arrenderti. Rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”

Proverbio Arabo

Marrakech in 4 giorni

Sicuramente Marrakech in 4 giorni è stata un’esperienza indimenticabile. Incastonata come una perla nella piana di Haouz ai piedi dell’Alto Atlante , Marrakech è il silenzio del deserto. Una pace che , attraversando cime innevate, villaggi rurali  e valli verdeggianti, si trasforma nel rumore di una metropoli cosmopolita. Marrakech conta più di un milione di abitanti, ed è la quarta urbe più grande del Marocco (dopo Casablanca, Rabat e Fez). Qui ci si può divertire e vivere come in una qualunque altra capitale europea. Oppure ci si può perdere per ritrovarsi  nella semplicità delle piccole grandi cose della vita.

Visitando Marrakech  in 4 giorni  scoprirete una terra all’avanguardia ma attaccata alle sue origini nomadi e africane. Un contrasto pazzesco  che ammalia il viaggiatore, trascinandolo nel fascino del mondo arabo islamico. Quest’ultima è una cultura che vanta 14 secoli di esistenza, che ha dato tanto all’umanità, e di cui si conosce davvero poco.

Da Marrakech a Essaouira 

In giro per le attrattive di Marrakech  in 4 giorni è stato un viaggio nel tempo. Un salto lungo che mi ha portato dalla sua fondazione a opera della dinastia degli Almoravidi ( XI-XII) alla costituzione della monarchia (1956).  Marrakech  è un luogo misterioso da fotografare all’infinito.

Senza dubbio il modo migliore di afferrarelo  spirito millenario di Marrakech è quello di visitarla in lungo e in largo. Come spiegare il canto del muezzin che richiama i fedeli alla preghiera per Allah nel cuore della notte. Davvero è qualcosa che non si può descrivere, ma solo fare sperimentare dal vivo. In questo post  propongo 4 itinerari da fare tra Marrakech ed Essaouira  per godervi il meglio di questo eden e iniziare una travolgente avventura!

Marrakech in 4 giorni. Cosa fare e vedere

Marrakech è ben collegata con tutto il globo con l’Aeroporto Internazionale di Menara. Non fate come me di andarci a Luglio, perché non ho avuto altra scelta per il mio lavoro! Ho patito il caldo ma sono sopravvissuta lo stesso ! Meglio la primavera o l’inverno per chi può , quando le temperature sono più miti.

Mi raccomando, al vostro arrivo  a Marrakech  fatevi venire a prendere da un taxi. Concordando con il vostro albergo. Questo  è il modo più sicuro e meno dispendioso per raggiungere la vostra meta sia in centro che in periferia. A Marrakech non eisste uber !

Per cominciare,  i miei tour di Marrakech in 4 giorni hanno seguito la mappa urbana, che è  divisa in due:

Marrakech in 4 giorni. L’arte di ieri  

Senza dubbio il ricco patrimonio artistico e architettonico di Marrakech è da contemplare nei siti archeologici,  nelle ville e tombe reali, nelle moschee, nelle scuole coraniche. Un’eredità artistica varia e di immenso valore, che ci racconta dei popoli che nei secoli hanno dominato e plasmato Marrakech:

Marrakech in 4 giorni. L’evoluzione dell’arte

Marrakech  si esprime sotto svariate forme da un punto di vista artistico ricongiungendo passato e presente insieme. Così se si è  alla ricerca di qualche souvenir si rimane  impressionati dalla varietà e sobrietà dell’artigianato marocchino. C’è davvero l’imbarazzo della scelta tra oggetti decorativi e utensili. Piccoli capolavori che sono il frutto di mani sapienti, di mestieri che si tramandano di generazioni in generazioni . E che vengono rivisitati dalle più audaci innovazioni artistiche.

Sì, perché Marrakech   ha radici profonde nell’antichità ma si sa anche reinventare in chiave moderna.  Ovunque spuntano atelier, fashion hub creativi e di progettazione. Molti  riad, le tipiche case marocchine , al presente diventano  alloggi  e laboratori artistici di ogni genere.

Riad , la magia di Marakkech in 4 giorni

Confesso che è stato un sogno  dorm9ire in un  riad . Questi  possono essere dei boutique hotel  (con tanto di SPA) o a gestione familiare, come quello dove stavo io. Inizialmente i  riad  furono delle abitazioni ideate per benestanti  dai sultani Idrisidi (788 e il 974 d.C.) . Si  prese spunto dalla domus romana e furono ridefinite da forti connotazioni arabeandaluse . I riad  sono molto comuni anche in Arabia Saudita, Algeria, Tunisia e Libia.

In genere i  riad sono stretti e alti.  Questo per sfruttare l’esigua superfice della medina , dove nascono. E per ospitare i diversi membri di una famiglia. Sono a pianta quadrata con tetto a cielo aperto, e costruiti su due piani. Sopra ci sono le camere da letto ognuna con bagno. Sotto la cucina, il soggiorno e il bar. Di solito non hanno mai più di dieci stanze, che sono adornate in maniera semplice ed elegante. Dominano le decorazioni in legno, mosaici astratti e ferro battuto.

Una casa senza chiavi

Nei riad non ci sono chiavi, ma solo delle tende bianche. Le porte si chiudono a necessità. Le pareti sono solitamente ricoperte con il tradizionale tadelakt. Quest’ultimo è un intonaco di calce liscio e impermeabile, che è molto utilizzato nelle dimore marocchine .

Delle scale interne portano poi sul terrazzo da cui si ha una splendida vista sui tetti di Marrakech. Qui è collocata una vasca da bagno che si riempie d’acqua per immergersi nelle ore più calde dell’estate. Accanto sono disposte delle sedie a sdraio in vimini coperte da tetti per fare ombra.

Riad, il giardino arabo

Il termine riad,  proviene dall’Arabo . Ha il significato di “giardino”, perché è proprio quello che  posto in mezzo li caratterizza. Fa bella mostra una polla di acqua , dove sguazzano pesci rossi  e si dissetano tartarughe.  Attorno ci stanno  alberi di arance, limoni , bouganville e ibiscus sopra cui svolazzano minuscoli uccelletti. Esattamente come i patio della Spagna del Sud con cui il Marocco è stratto a stretto contatto per 8 secoli.

Il fascino dei riad, è esclusivo. Lo sfarzo degli interni contrasta con il vuoto di mattoni e argilla dell’esterno. Questo richiama il carattere degli islamici,  che sono più attenti al privato che al pubblico. Non ci sono infatti aperture esterne se non piccole fenditure. Piccolo trucco anche per proteggersi dagli agenti atmosferici: entra aria fresca e blocca i raggi infuocati del sole.

5 cose da vedere della medina. Primo giorno a Marrakech

Il primo itinerario si sviluppa dalla medina dove ho alloggiato. Essa rappresenta il cuore di Marrakech con le sue mura rossastre di pietra arenaria spesse due metri. Un complesso di meraviglie orientaleggianti, bastioni di epoca diversa e una serie di imponenti porte che costituiscono i vari accessi del centro abitato.

Dalla medina mi sono diretta verso l’animata Piazza Jeema el Fna , che è  il salotto cittadino e simbolo indiscusso di Marrakech. Da qui mi sono spostata lungo tortuosi vicoli stretti, che portano ai souk, i mitici mercati marocchini. Di seguito ho visitato il Museo di Marrakech,   la Medeira  e la Moschea di Yuseef , e  la Maison de Fotographie .

Clicca qui per l’itinerario a piedi su Google Maap

1 Piazza  Jeema El- Fna i sapori , la musica e la danza di Marrakech

Uno degli spettacoli più affascinanti della terra è Piazza Jemaa el-Fna. Una parola araba quest’ultima che vuol dire “assemblea dei morti”, perché prima qui si facevano le esecuzioni pubbliche (1050). Per fortuna adesso invece è solo un teatro vivente che,   proclamato  Patrimonio orale e immateriale dell’UNESCO , si prepara la mattina per lo spettacolo della sera.

Dal  rooftop del celebre Cafè de France ho visto Piazza Jemaa el-Fna  a ora di pranzo brulicare di centinaia di persone. Tutte quante affaccendate a prendere il loro posto in scena . Per dissetarmi ho preso una spremuta d’ arancia senza ghiaccio. Raccomandazione di non bere acqua che non sia imbottigliata o bollita sempre valida! Sognatevi la birra o  l’alcol  perchè vietati dalla religione islamica.

La sera ho attraversato  Piazza Jemaa el-Fna scansando cavalli, carrozze, e le folle di visitatori che  ci vanno per veder l’impensabile. Come tatuatori di henne , venditori d’acqua, cantastorie, astrologi, incantatori di serpenti, finti guaritori, cavadeti, e ciarlatani di ogni genere. Un circo insomma, in cui bisogna  fare attenzione alle scimmiette degli ammaestratori che rubano qualsiasi cosa. Una sala da ballo in cui ci si lascia trascinare dal ritmo dell gnaoua, la musica degli schiavi d’Africa, quella  di eventi sacri come l’Eid-al-Adha e l’addio al nubilato.

Piatti tipici di Marrakech

A Piazza Jemaa el-Fna  di fame non si muore! All’imbrunire nuvole di fumo delle braciere  serrano l’aria e gli odori dello street food locale inebriano il cervello:  zuppe di lumache, decotti, frattaglie, teste di montone, sardine, stufato di zampone di manzo (tanjia). Il tutto accompagnato da frullati freschi. Le truffe e lo sporco sono dappertutto, fidatevi dei chioschi più affolatti e dove sono esposti i costi !

Ho mangiato di tutto a Piazza Jemaa el-Fna  . La  cucina locale  è a base di verdure e carne , specie di agnello e pollo (il maiale rientra tra le cose proibite dall’Islam). Il cibo è parecchio speziato dal salato al dolce , domina il miele.  E si usano parecchie erbe, come lo zafferano, che per il suo valore inestimabile è considerato l’oro giallo del Marocco.

Tra le tante specialità e ricette tradizionali che ho provato  queste sono le più prelibate:

  • Cous cous: questo è il piatto nazionale ormai esportato dappertuttoQuesto impasto granuloso di acqua e semola è condito con cipolla, aglio, verdure, pollo e altro ancora. Viene servito in appositi tegami di terracotta con il coperchio a spillo;
  • Tajine di carni speziate: è un secondo di manzo molto saporito, che viene così battezzato dalla pentola  bassa  a bordo circolare e smaltata in cui viene preparato;
  • Pastilla:   è una torta di carni bianche cotte in brodo e infilate in strati di pasta werka (simile alla pasta fillo). A questa bontà si aggiungono mandorle tostate, cannella e zucchero.

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2 Souk centrali

Dalla mitica Piazza Jemaa el-Fna  la direzione obbligatoria è quella verso i souk ,  ovvero i bazar marocchini coperti da tettoie di palme. La definizione da vocabolario di souk  è equivalente a “disordine”,  perché è questa la prima sensazione che si avverte a esserci dentro.

Anticamente i souk  non erano solo delle fiere (si tenevano una volta a settimana o al mese) per acquistare l’essenziale.  Erano anche un ritrovo per le tribù dove si parlava di politica, religione ed economia. Un posto dove ci incontrava con gli amici e si cercava moglie.

Ci passavano molti mercanti con le loro carovane, come testimoniano i loro dormitori detti  fondiuq . Di questi  attualmente se ne possono totalizzare 140 . Molti  sono stati comunque riutilizzati come botteghe. Altri invece sono abbandonati a se stessi e conservano elementi originali come intagli lignee e romantici balconi

I souk, il volto scoperto di Marrakkech

Nei souk  i negozianti  salutano  ogni  passante in Inglese, Francese, Italiano, e Spagnolo. Loro compito giornaliero è  caricaree scaricare i loro prodotti specifici sistemati nelle loro bancarelle. Mantenendo sempre la destra per non essere travolti dai motorini che sfrecciano come saette, nei  souk  si assiste a uno show perenne.

Nei souk  ci si sente quasi paralizzati dai profumi fortissimi che esalano dai qissariat, le viuzze anguste senza indirizzo che formano questo intricato dedalo dove è sicuro perdersi! Da quelli delle bistecche alla griglia a quello delle essenze balsamiche di qualche erboristeria.

8  pittoreschi souk di Marrakech in 4 giorni

Nei souk  si pesca su serio merce di ogni tipo tra cui articoli di cosmesi eper la toiletterie.  Anche se ovviamente non mancano i fake, per cui attenzione! Cliccate in questa piccola mappa  che vi guiderà da sud a nord in 8 fantastici souk . Eccoli qui  in basso nel dettaglio :

  1. Souk Ableuh: questo è il regno dei cetrioli e delle olive, speciali quelle marinate nellharissa, una salsa piccante al peperoncino e aglio;
  2. Souk Semmrine: questo è piuttosto orientato alla vendita di cianfrusaglie per turisti . Ma si possono anche fare ottimi affari se si beccano vestiti berberi e  le famose babouches . Queste sono le morbide scarpe a punta che hanno ispirato maison haute couture del calibro di Chanel, Balenciaga e Prada!
  3. Souk Zrabi : questo vicino Rahba Quedima  o Piazza delle Spezie è perfetto per chi vuole fare affari con  tappeti originali marocchini . Questi sono di diversa fattura: rabati (in feltro e molto pregiati) e chichaoua (con motivi a zig zag). E ancora quelli di tipo handel (a ordito raso), zanafi (di lana ruvida) , e shedwi ( di lana a trama rasata)
  4. Souk Dhabia : questo è un gioielleria dove farsi regale accessori sfavillanti come bracciali, collane, anelli e altro ancora;
  5. Souk Lebbadine : questo è un quello dedicato alla lavorazione della pelle e del cuoio . Ci sono manufatti come borse, zaini, giacche, ciabatte, cinture. È sormontato da un grande reticolo di ferro;
  6. Souk Hadadine : questo è dedicato all’arte dei fabbri. Qui tra il rumore di martelli e incudini potrete assistere alla trasformazione di una bicicletta in lanterna;
  7. Souk Cherifa ;   questo è quello in cui i giovani designer sfoggiano i loro articoli modaioli di stampo etnico e a prezzi fissi;
  8. Souk Sebbaghine o Souk di Dyers: questo è quello dei tintori, dove le matasse di lana appena tinte vengono appese ad asciugare.
Consigli pratici per vagare indisturbati nei souk di Marrakech in 4 giorni

Quando si va all’estero è sempre bene usare il buon senso. Questo vale anche a Marrakech . Per cui specialmente nei souk è preferibile:

  • Girellare (magari in compagnia!) nelle ore diurne ed evitando quelle notturne;
  • Non scattare foto senza il permesso dei locali;
  • Non fatevi accompagnare, non si sa mai!
  • Stare attenti all’igiene che qui non regna sovrana. Piccoli accorgimenti come raccogliere le prelibatezze marocchine con il pane e lavarsi le mani possono salvarvi da infezioni sgradite;
  • Azzardare qualche specialità di cibo da strada solo se il vostro stomaco non è molto delicato. Eviterete qualche brutta indigestione ;
  • Non camminare con abiti molto succinti e preferire quelli sobri. Per il gentil sesso è comodo avere con sé un foulard per coprire le spalle e le gambe;
  • Non rimanere senza contanti specie per le piccole spese , per quelle più grosse si accetta pagamento con carta. La moneta nazionale è il dirham. All’aeroporto di Menara, Piazza Jeema El-Fna ci sono sportelli per il cambio ( o spesso anche nelle strutture alberghiere).

Queste piccole mosse sono segni di rispetto verso la comunità islamica. Così come il contrattare per comprare. Niente è prezzato, per cui arrivare a una cifra stabilita è una vera e propria sfida. Bisogna prenderla come un gioco senza arrabbiarsi per le controfferte. Mi raccomando sorridete e scherzate sempre . E in modo particolare se siete indecisi su un acquisto non guardate in modo insistente.

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3 Museo Marrakech

Il Museo di Marrakech     è ubicato dentro il palazzo Dar Mnebhi  (XIX secolo) . Questo è stato fatto da Mehdi Mnebhi ministro della difesa del  Sultano Moulay Abdel Aziz (XIX sec.) . In stile arabo andaluso, fu rinnovato dalla Fondazione Omar Benjelloun e inaugurato  nel 1997.

In questo museo si respira un’atmosfera tutta arabo islamica. All’ingresso c’è il solito giardino con fontana e un magnifico cortile. Si nota subito uno sgargiante  lampadario  intarsiato da lastre di metallo decorate con ritagli geometrici ed epigrafici.

Ci sono due sale di esposizione nell’interrato:

Al piano superiore del Museo di Marrakech      ci sono quadri  e ornamenti vari. Ad arricchire   il tutto c’è uno splendido tetto in legno intagliato, delle singolari piastrelle ,  mosaici , stucchi e  calligrafie  .

Per  info indirizzo,  biglietti, e orari clicca qui

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4 Madrasa e Moschea Ben Yuseef

La Madrasa  e la Moschea Ben Yuseef  sono rispettivamente la scuola islamica più importante del Marocco e la moschea più rappresentativa di Marrakech.

La Madrasa   risale al XIV secolo e fu ricostruita nel 1565 su commissione di Abdallah al-Ghalib. Disponeva di 130 celle per gli oltre 900 studenti frequentanti. La struttura è realizzata in arenaria rossa ed è abbellito con motivi geometrici e stucchi scolpiti.

Si entra da un gigantesco  portale che immette nel cortiletto circondato da due livelli di gallerie ad arco. Qui sono disposte le varie aule per la preghiera. Il minareto (o torre) è sormontato da una cupola rivestita di piastrelle verdi.

Moschea Ben Yuseef

La Moschea Ben Yuseef   è databile al 1070 . Fu innalzata da Yusuf ibn Tashfin, un emiro Almoravide. Il figlio la ampliò e fu completata tra il 1121 e il 1132. Nel 1147 subentrò il califfo Abd al-Mu’min  (dinastia degli Almohadi)  che la distrusse . La ricostruì di sana pianta perché non era perfettamente orientata in direzione della Mecca. Del fulcro primitivo è sopravvissuto solo il nome.

Nel 1563 sotto la dinastia Saadiana ci furono lavori di ristrutturazione nella   Moschea Ben Yuseef   Poi cadde in rovina tra i secoli XVII e XVIII. Nel corso del XIX secolo, il sultano alawita Solimano diede l’ordine di rinnovarla completamente. Legno di cedro intagliato, stucchi e piastrelle colorate ricoprono gli interni di questo splendido edificio di culto. Resta aperto dalle 09:00 alle 18:00 ma possono accedervi solo i musulmani.

Per  info indirizzo,  biglietti, e orari Madrasa Ben Yusef  clicca qui

5 Maison de Fotographie

La Maison de Fotographie  è appunto la casa della fotografia.  Questa fondazione aprì al pubblico nel 2009 grazie a Hamid Mergani e Patrick Manac’h. L’intento fu quello proprio di raccogliere le memorie di Marrakech negli scatti nazionali e internazionali di fotografi illustri. Quali quelli dei francesi   René Zuber, Jean-Pierre Évrard, e Viviana Pâques

La collezione si divide in quattro sezioni. La prima, che è la più eclettica, è un insieme di ritratti berberi e avventurieri europei dei primi del Novecento. Invece  la seconda è un mosaico di foto in bianco e in nero che documentano la società di Marrakech  del secolo scorso. A sua volta la terza e la quarta raccontano la cultura locale e le feste danzanti tipiche del Marocco. Date un’occhiata alla magnifica terrazza dove potrete godere della vista dello skyline di Marrakech   sorseggiando un buon caffè.

Secondo giorno a Marrakech. Altri 3 tesori da scoprire nella Medina

Marrakech   è immensa e riserva sempre delle sorprese passeggiando plein air . L’altro percorso è stato riservato all’area monumentale delle famiglie reali. A partire dal 789 d.C. fino al  1666  si sono susseguite grandi dinastie a Marrakech     la Idrisside, l’ Almoravide, l’ Almohad, la dinastia Merinida, la Saadiana , e l’Alaouita.

Ognuna di esse ha lasciato traccia del suo dominio. Dal Palazzo El Bahia  e il Palazzo El Badì alla Moschea e Giardini Koutobia si può fantasticare sulla gloria e l’ opulenza di tutti i pascià che hanno governato e reso eterna Marrakech.

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1 Palazzo El Bahia

Il Palazzo El Bahia è l’emblema della grandezza dell’arte marocchina del XIX secolo. Abbiamo a che fare con un complesso di quattro cortili, giardini, e ambienti fiabeschi dai colori vivaci. I soffitti sono dipinti con motivi e disegni complessi e le finestre sono incorniciate da persiane in legno decorate.

Dar Si Moussa , Gran Visir del sultano Moulay Hassan I, si occupò della sua realizzazione come residenza nobiliare  nel 1894. I lavori vennero affidati all’architetto francese Paul Sinoir. Ci furono varie modifiche nel corso dei secoli e purtroppo anche saccheggi. Ciò che più attrae al Palazzo El Bahia è l’Harem delle Concubine , alcova dai superbi dettagli ornamentali.

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2 Palazzo El Badì

Il Palazzo El Badì     fu  richiesto dal sultano Ahmed al-Mansour per commemorare la sconfitta dei portoghesi nella battaglia di Alcazarquivir. Al momento è totalmente in rovina ma dalla mole delle rovine intorno si suppone che doveva essere sul serio imponente. Doveva comporsi di 300 locali tutti rivestiti con oro, turchesi e cristallo. Un cortile con quattro giardini infossati e le vasche luccicanti è quello che si può ammirare  dei suoi resti.

Nel XVII secolo si deteriorò quando il sultano Moulay Ismail decise di trasferire la capitale di Marrakech a Meknes, saccheggiandolo del tutto.  A rapire lo sguardo nel Palazzo El Badì    è il Minbar della Koutoubia , un  pulpito di cedro, con intarsi e incisioni in oro e argento eseguiti nel XII secolo dagli artigiani di Cordoba.

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3 Moschea e Giardini Koutobia

L’anima di Marrakech    è indiscutibilmente la Moschea Koutobia  ,  o moschea dei librai . Era chiamata in questo modo fino al XIX secolo per via dei numerosi venditori ambulanti di libri riuniti nei dintorni. Pima di allora era denominata Moschea Almohade come i suoi fondatori che la eressero nel XII secolo . Era  rivestita di intonaco rosso, ma dopo il restauro degli anni ’90 si decise di lasciarla in tonalità dorata. Cosa che la fa spiccare rispetto alle sfumature pastello delle case cittadine.

La Moschea Koutobia è impreziosita da  una torre ad archi e merlature, prototipo della Giralda di Siviglia e de Le Tour Hassan a Rabat. Da cui rimbombano i canti sacri. Quelli che sistematicamente richiamano alla preghiera tutti i fedeli islamici.  Un suono ipnotico che sovrasta il frastuono della Piazza Jemaa el-Fna  .

Le sfere di rame 

In cima alla moschea spicca una guglia di sfere di rame che secondo una leggenda erano d’oro. Queste furono donate dalla moglie del sultano almohade Yacoub Al Mansour, che fece fondere i suoi gioielli. Punizione impartita allorché la scovò mangiare durante le ore di digiuno del Ramadan.

Dietro la Moschea Koutobia ci sono i suoi giardini publici.  Un polmone verde punteggiato da altissime  palme . I  marocchini qui si  rilassano  e passeggiano. Una vera e propria oasi come il non troppo distante Giardino Segreto ,    un incanto della dinastia Saadiana con le sue piante tropicali (per  info indirizzo,  biglietti, e orari clicca qui) .

 

Terzo giorno a Marrakech. La ville nouvelle e il Jardine Majorelle

Si deve andare di persona a Marrakech in 4 giorni e anche più forse  per capire che è non è solo un concentrato di resti archeologici e bellezze artistiche. Esattamente a trenta minuti a piedi dalla Piazza Jemaa el-Fna   ci stanno i quartieri di Guéliz e Hivernage. Questi pullulano di alberghi, uffici, ristoranti, cinema, teatro, discoteche, cafè , negozi, servizi quali stazione dei treni e dei bus.  Una delle arterie principali è Avenu Mohammed V .

Questa parte nuova è nota come villa nouvelle o città nuova come l’appellarono i francesi durante la loro occupazione nei primi del Novecento. Questa sezione moderna di Marrakech rispondeva all’esigenza dell’espansione urbanistica dei cugini d’Oltralpe capitanata dal  maresciallo Hubert Lyautey. Era complicato glorificare il nuovo ordine politico della Francia di inizio secolo nella democratica Parigi. Per cui si puntò al vasto Maghreb.

Il risultato di questo programma governativo fu quello di avere uno spicchio d’ Europa dentro l’Africa. Volutamente separate per mantenere intatto quel tratto indigeno del Marocco che bene si vendeva ai turisti. Perciò da un lato sorsero le   ville art decò (con tratti moreschi) per la classe dirigente. Dall’altro non potevano mancare condomini di cemento per la massa che si spostava in questo crogiolo di viali ortogonali e incroci con semafori.

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Il Giardino Majorelle

Ai margini del perimetro della medina Marrakech  è un’ estensione rigogliosa di una natura mediterranea ed esotica. Mi riferisco ai tanti giardini che la circondano, che erano di solito possedimenti dei nobili. Questi sono fondamentali perché oltre che per il passeggio per gli autoctoni sono uno sfogo d’ombra nei mesi con 45°.

Le Jardine Majorelle  prende il  nome dal suo proprietario il pittore orientalista Jacques Majorell . In origine era il suo studio pennellato di blu e giallo. Colori sgargianti rimasti intatti all’acquisto   nel 1980 dallo stilista Yves Saint Laurent che lo regalò  all’amato Pierre Bergère. Questo è un paradiso di architettura islamica colmo di cactus, bambù, fiori e vegetazione acquatica di ogni sorta.

Dentro questa cattedrale si forme si possono contemplare il museo dello stilista francese e il mausoleo dedicato alla sua dolce metà. L’atmosfera è quella di una fiaba. Si cammina fra laghetti, piscinette in cui nuotano pesci gatto e panchine su cui si baciano gli innamorati.

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4 Giorno . Da Marrakech in 4 giorni a Essaouira

Per quanto irresistibili le viscere del Marocco come rinunciare al suo mare. Dopo tre ore di tragitto da Marrakech la mia escursione mi ha portato a Essaouira, un ridente borgo marinaro che mi ha stregato. Avranno provato lo stesso entusiasmo gli hyppies degli anni 70.  O personaggi del calibro di Orson Wells, Jimmy Handrix, Rolling Stones, Frank Zappa , Cat Stevens e altri . Questo le è valso il soprannome della Woodstock Africana a designare il lato più  trasgressivo di tutto il corno africano.

Dai suoi trascorsi fenici all’evoluzione arabo musulmana  Essaouira ha seguito le sorti storiche del Marocco. Nel 1756 i francesi la celebrarono modellandola con bastioni e porte fortificandola e allineandola con l’Occidente. Essaouira è un eden dai ritmi lenti su cui volteggiano i gabbiani, l’eldorado di molti surfisti che qui hanno cavalcato le onde più audaci. Ci sono mille motivazioni per cui è  una tappa imperdibile!

Sosta di benessere all’olio di argan

Per fortuna il van che mi ha trasportato fino a Essaouira era comodo e fresco di aria condizionata. Dal finestrino i paesaggi apparivano lunari e il bianco delle nuvole sovrastava l’ocra del terreno arido e brullo. Davanti gli occhi si stagliava una landa desolata su cui si adagiavano sparuti casolari . Blocchi di argilla e paglia recintati con fil di ferro brulicanti di pecore.

Improvvisamente ci fermammo per una pausa .  Dopo  una cola fresca si fece un salto alla Coopérative Marjana d’Huile d’Argan  per assistere alla lavorazione del mitico olio di argan. Questa è una pianta che cresce principalmente in Marocco e rappresenta una risorsa fondamentale. Si esporta in tutto il globo perché è ricco di vitamina E e acidi grassi . Queste sono un toccasana per  il trattamento della pelle, del corpo, dei capelli e  in cucina.

La forza delle donne 

Delle proprietà benefiche  dell’ olio di argan tutti ne saranno al corrente . Poco invece forse si sa della manodopera femminile che ci sta dietro. Signore avvolte dai loro folkloristici caftani sfregano con delle pietre i noccioli del frutto, fino a farne uscire fuori i semi da cui poi si estrae il morbido elisir

Gruppi di donne si radunano in cooperative per proteggere e mantenere alto il profilo di questa eccellenza marocchina. Il fine è quello di avere a disposizione una filiera commerciale che garantisca prodotti certificati come quelli che ho provato. Certamente un’impresa immane , considerando la concorrenza industriale che lo sforna velocemente e  a cifre basse .

Cosa visitare a Essaouira

Abbracciata dal blu dell’Oceano Atlantico Essaouira è  un equilibrio perfetto tra mistero dell’oriente e magnificenza. Originariamente il suo appellativo era  Mogador, cioè piccolo baluardo . Nel rispettivo ci si riferisce a quello portoghese del 1500 che poi fu spianato per metterci dei cannoni

Quello che mi ha sbalordito è il mercato del pesce. Si riuniscono baracchine che sfoggiano tutto il pescato della notte prima. Dai crostacei, ai molluschi a esseri marini poco identificabili è tutto uno spettacolo per cui non si paga biglietto. Tutto lì in prima fila. Forestieri che si deliziano con ostriche e litigano con i gatti. Felini secchi e furfanti che tentano di afferrare qualche scarto gettato in terra. Pulizia zero, ma a me la perfezione non è mai piaciuta!

Da lì mi sono addentrata nella medina , ottimo esempio dell’architettura militare europea del XVIII secolo nel Nord Africa. Su di essa soffia la brezza marina ed invita accattivante come è a penetrarla nelle sue tortuose stradine in cui si mercanteggia di tutto. Più rilassante di Marrakech  anche per le sue dimensioni ridotte, Essaouira  è da  non farsi scappare . Dopo un lauto pranzo lungo la spiaggia attrezzata , il tour è continuato con la visita della  kasbah, la sinagoga di Simon Attias ( 1800) , il  Palazzo Reale e le sue botteghe artigianali.

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Marrakech in 4 giorni, dove il caos prende forma

Per concludere cosa si potrebbe ancora scrivere su Marrakech in 4 giorni. Probabilmente un libro , perché  le vibrazioni che emette sono infinite e non si fanno acchiappare nella loro interezza. Al massimo si possono appena decifrare, ma è proprio questo senso dell’inafferrabile che la rende unica. Informarsi su Marrakech  prima di partire è senz’altro utile per scegliere il meglio su cosa fare e vedere. Tuttavia, il segreto per carpire la sua magia è quello di vagare per i suoi animati viottoli e respirarne l’aria.

Bisogna lasciarsi trasportare dagli eventi e dalle visioni di scene suggestive. Quelle  inaspettate che vengono fuori da nulla. Una mamma cicogna appollaiata sul  suo  nido ricavato dentro le una tettoia pericolante. L’inchino di un fedele davanti a uno Zawiya , i santuari dei marabutti. Lo sguardo degli occhi neri e dei denti sgangherati dei mercanti che ti invitano a comprare con tutta la gentilezza di cui sono capaci. Adesso tocca a voi. In šāʾ Allāh, “se Dio vuole” , come si dice in arabo, andrete a breve a  Marrakech  in 4 giorni chissà . Laddove può succedere di tutto. E se non volete vedere volare via il vostro aereo recatevi in aeroporto almeno tre ore prima della partenza, perché i controlli sono interminabili. E stampatevi il biglietto di ritorno .

Info utili:

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