Antiche Terme di  Cavascura a Ischia

Antiche Terme di Cavascura a Ischia

“…Il Sole porta il giorno ad altri mondi
Silenziosa sale la luna nel deserto orizzonte
E getta, penetrando le tenebre profonde,
Un velo trasparente sulla fronte della notte…”

A. De La Martenne 

Antiche Terme di  Cavascura a Ischia

Senza dubbio le Antiche Terme di  Cavascura a Ischia sono la risposta giusta  al vostro desiderio di fuga dal caos della vita . Si tratta di regalarsi  un’esperienza indimenticabile legata al benessere di corpo e mente . Esattamente come ho fatto io . Sono stata una giornata intera in questa spa- gioiello.  Mi ha rigenerata lo spirito e il fisico  grazie a una combinazione perfetta di pace , e pacchetti termali particolari e genuini.

Le Antiche Terme di  Cavascura a Ischia  sono situate nel comune di Serrara Fontana . Precisamente  a 10 minuti  a piedi dalla splendida spiaggia dei Maronti che si può  raggiungere in macchina o con i bus isolani.  Non ci sono altre soluzioni per arrivarci, tranne quella di prendere un taxi boat dal vicino e delizioso borgo di Sant’Angelo. Ma cosa le rende così speciali rispetto alle altre terme dell’isola verde? Continuate a leggere e lo scoprirete!

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Antiche Terme di  Cavascura a Ischia .  Perché andare?

Certamente il segreto della bellezza delle Antiche Terme di  Cavascura a Ischia  deriva da un mix sorprendente  di storia, paesaggi mediterranei e modalità di fruizione. Tutto ciò le rende un luogo quasi fuori dal tempo. Ecco  5 motivi per prenotare alle Antiche Terme di  Cavascura :

  1. Sono le più antiche d’ Ischia : è tra le più autentiche d’Italia. Risalgono addirittura all’epoca dei Greci e dei Romani che già sfruttavano le loro acque miracolose. Frequentate nei secoli da nobili e sovrani, furono più volte restaurate dopo frane e abbandoni. Nel 1988 i fratelli Di Iorio le riaprirono al pubblico, preservandone l’aspetto originale;
  2. Sono terme assolutamente naturali : scavate in un canyon di roccia tufacea avvolto da una natura quasi primordiale. C’è poca gente anche in alta stagione , questo è dovuto alla sua posizione piuttosto isolata;
  3. Non ci sono piscine artificiali o ambienti lussuosi:  ma docce e vasche di pietra dove potere beneficiare dei vapori salutari di una sorgente acquifera  che bolle a circa  90°C ;
  4. Le sue acque sono ricchissime : di zolfo, sodio e sali minerali, ideali per curare problemi della pelle, delle vie respiratorie e dell’apparato osteoarticolare;
  5. Si usano tecniche tradizionali per i trattamenti: quelli al viso e al corpo sono fatti con il fango che viene mescolato all’acqua termale . Poi viene  spalmato con un pennello sulla pelle all’aria aperta . Poi ci si risciacqua con una pompa in un bagno adiacente;

Cosa si fa alle Antiche Terme di  Cavascura ?

Quando sono stata alle  Antiche Terme di  Cavascura era luglio . Nonostante il caldo ho trovato rilassante,  tonificante  e salutare il percorso che c’è  stato da seguire che consiste in :

  1. Inizio con un forte getto d’acqua calda a cascata per acclimatarsi;
  2. Sauna naturale nella spelonca tufacea: esalazione drenante e calmante ;
  3. Immersione in acqua calda per circa 20 minuti in una piccola conca rocciosa : ideale per non pensare a niente e nessuno. Sentirete solo il canto delle cicale;
  4. Trattamenti aggiuntivi (se scelti): fango applicato, massaggio curativo, lettino al sole, inalazioni termali;
  5. Relax nella terrazza panoramica : ci si può sdraiare sotto gli ombrelloni per l’ombra o farsi baciare dal sole con gli occhi chiusi.

L’apertura è stagionale: le terme sono accessibili generalmente da aprile a ottobre, in orario indicativo 8:30-18:00 . Verifica sempre  eventuali variazioni sul sito ufficiale:  www.cavascuraterme.it

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Conclusioni . Antiche Terme di  Cavascura

Che dire ! Le  Antiche Terme di  Cavascura a Ischia  è dove staccare la spina, lasciandosi  alle spalle lo stress quotidiano .  Lo staff accoglie ogni ospite con gentilezza e premura.  Ogni gesto, ogni sorriso, racconta la passione di chi custodisce un eden così prezioso. Se poi volete rinfrescarvi in loco c’è un bar che prepara bevande salutari. A soddisfare le vostre papille gustative invece c’è l’adiacente ristorante PietroPaolo Stalino, famoso per il suo super prelibato coniglio all’ischitana!

Questa è una ricetta antica  che risale ai tempi di Ferdinando di Borbone (XIX sec.)  In passato, i contadini allevavano i conigli in fosse scavate nel terreno, da cui il nome.
Era una fonte di cibo preziosa
: carne bianca, nutriente, facilmente reperibile e simbolo di prosperità.

La piperna , erba aromatica d’Ischia

Oggi non sempre si trovano veri conigli di fossa, ma il segreto del piatto resta nella semplicità dei condimenti e nella tecnica di cottura.
Il coniglio viene marinato in aceto bianco per almeno mezz’ora, poi cotto lentamente in un tegame di coccio, insieme a pomodorini, aglio, vino bianco e una spezia unica: la piperna, il timo selvatico che cresce solo sull’isola.

Fare una visita alle  Antiche Terme di  Cavascura a Ischia è qualcosa che bisogna fare almeno una volta nella vita: un viaggio sensoriale che ritempra, coccola e riconcilia con il proprio equilibrio interiore. Un piccolo paradiso dove concedersi il lusso più grande di tutti — prendersi cura di sé.

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Barcellona in 5 giorni

Barcellona in 5 giorni

‘Visitare terre lontane e conversare con genti diverse rende saggi gli uomini.’

M . De Cervantes

Barcellona in 5 giorni

Undostres  ,  Barcellona in 5 giorni!  Come dimenticare  la capitale della Catalogna  ,  terra  fiera e ribelle  a Nord Est della Spagna . Una metropoli immensa e super organizzata che vanta una miriade di paesaggi che vanno dalla montagna al mar Mediterraneo.  Senza tralasciare il fatto che detiene un patrimonio artistico, culturale, storico ed enogastronomico da fare invidia! C’è l’imbarazzo della scelta su cosa vedere e  fare !

Indubbiamente Barcellona in 5 giorni non è un tempo sufficiente per girarla tutta.  Però ci si può fare un’idea chiara del suo carisma.  E soprattutto della sua  sbalorditiva architettura .  Quest’ultima è  imponente quando è del periodo Medievale. Per poi essere  moderna e   stravagante quando è firmata da Antoni Gaudí. Se ci si ferma un po’ di più  a  Barcellona vale la pena fare  anche delle gite fuori porta nei suoi più immediati  e spettacolari dintorni. Tra questi sono stata solo al Parco del Montjuc  . Ma per la prossima volta mi riservo il resto: Montserrat, il  Parco del Tibidad  , Sitges e Tosse de Mar . Questi ultimi due  sono dei deliziosi paesini di  pescatori situati nella Costa Brava.

Barcellona  in 5 giorni capiterà come nel mio caso di saltare qualcosa, perché è gigantesca. Però si avrà più di un motivo per ritornare. Allora si parte? Eccovi un articolo con dei  suggerimenti di viaggio utili per perlustrare Barcellona in 5 giorni.  Buona lettura!

Storia di Barcellona

Il modo migliore per godersi Barcellona in 5 giorni non è solo  seguire un itinerario eccezionale! Ma è sopratutto  perdersi tra le sue strade o carres , come si dice in catalano, che è  la lingua ufficiale della  Catalogna. Questa è una regione fatta da 17 comunidades che  sono molto eterogenee tra loro etnicamente, linguisticamente e  culturalmente parlando! Ma hanno in comune una certa autonomia politica e la volontà di sganciarsi completamente dal governo della Spagna. Questa è una questione ancestrale che affonda le sue radici in una storia antica  fatta di sangue , sconfitte e qualche momentanea vittoria!

Secondo leggenda, Barcellona  sarebbe stata fondata dal cartaginese Amilcare Barca , padre di Annibale . Tuttavia non ci sono prove di una Barcellona punica né tantomeno greca. Si  suppone che ai suoi albori fosse un insediamento iberico   (III sec.) rioorganizzato in un   catrum dai Romani   . Esattamente dove c’è oggi il  Mons Taber Plaça de Sant Jaume . In seguito Barcellona fu occupata  dai:  Visigoti (V sec.)  , dai Mori (VIII sec.) . E  dai Franchi che,  sotto Carlo Magno (IX sec.)  la resero magnifica,  un vero e proprio contado.

Medioevo

Dopo tanti saccheggi  durante il X secolo  Barcellona si arricchì per un gioco di varie alleanze politiche.  Specie con la contea di Aragona. Così diventò un importante snodo commerciale nel Mediterraneo. Tra il XIII e il XIV secolo in poi si eressero straordinarie costruzione gotiche e nuove cinte murarie.

Nel tardo XIV secolo invece  il matrimonio tra Federico II d’ Aragona e Isabella di  Castiglia segnò il declino  di Barcellona. Questo perché fu annessa  a un impero  e  venne esclusa dalle rotte dell’America che era stata  ormai scoperta. Neppure la Guerra di Secessione (XVI sec. ) liberò Barcellona .  Perse definitivamente  ogni forma di autogoverno  quando poco dopo  fu dominata da Filippo V. Questi era il contendente francese che salì al trono di SpagnaIl re proibì l’uso del dialetto e fece erigere un enorme forte  per sedare i sudditi infedeli.


Fin de siècle

L’ inizio dell’Ottocento fu la Belle Époque per Barcellona . Tra modernizzazione  urbanistica, rivoluzione industriale , tensioni sociali, e una sfrenata joie de vivre ! Si respirava un’aria di rinascita e ripresa economica e sociale testimoniata dalle Esposizioni Universali del 1888 e del 1929.  Uno scenario che richiamò in città migliaia di contadini dalla campagna circostante, e determinò la rapida ricostruzione urbana di BarcellonaNel XIX secolo fu ampliata con l’abbattimento delle mura medievali  e l’inclusione della periferia più estrema.

Di pari passo a Barcellona vi fu una vera e propria impennata  demografica e l’inaugurazione della prima linea metropolitana nel 1924. Pure la cultura,  sulla scia della corrente del Romanticismo europeo , riacquistò vigore e centralità. Oltretutto nel 1899 fu eretto il Futbol Club Barcelona da Hans Gamper, gloria  per lo sport nazionale.

Francisco Franco

Ad ogni modo, l’euforia di quell’era durò molto poco.  La golden age causò  disuguaglianze sociali e  formazione di baraccopoli a Barcellona. Il colpo di grazia le fu dato dalla Guerra Civile Spagnola (1936-1939)  . Questa fu un conflitto armato tra il parito della sinistra republicana  e quello della destra nazionalista del generale  Francisco Franco (1982-1975) che alla fine  vinse .

Il temuto caporale  impose una dittatura totalitaria marcata da repressione politica, culturale e linguistica. Nonché da censure per l’informazione e da sorveglianza sulla popolazione. Un regime terroristico che  terminò solo nel 1975. Con la  morte di Franco nel 1975  si arrivò  alla termine del regime terrotistico e della soppressione dei cittadini della Catalogna  . Come per miracolo però  Barcellona  rifiorì grazie al  boom del turismo degli anni ’60 . La situazione peggiorò nel 1978 quando diventata repubblica  tentò due referendum (2014-2017) per l’attuazione della independência . Il risultato fu l’apertura di un processo contro ogni tentativo di anarchia di Madrid. Lotta che persiste ancora. Chissà cosa riserva il futuro!

Barcellona in 5 giorni. La Ciutat Vella

Sicuramente Barcellona attrae milioni di viaggiatori da ogni parte del globo a cui è connessa con ogni tipo di trasporto .  Questa non è l’unica motivazione dell’overbooking annuale registrato nelle strutture turistiche in città! Anzitutto è versatile, cioè è adatta a tutti , a ogni esigenza , e budget , da quello più basso a quello ultra lussuoso ! In aggiunta racchiude arte, divertimento, viste stratosferiche, e temperamento latino . Senza tralasciare l’ospitalità della sua gente ,  il  suo carattere cosmopolita  e un clima pressoché mediterraneo tutto l’anno . Insomma   trasmette un’energia contagiosa che fa vibrare ogni centimetro della pelle!

Nonostante Barcellona  sia divenuta piuttosto turistica, non ha perso la sua anima spagnola . Il suo lato più autentico si scopre nei suoi contrasti : vecchio e nuovo, miseria e nobiltà convivono in perfetta armonia.    Non finirà mai di sedurre per il suo spirito selvaggio e al contempo borghese. È generalmente tranquilla, basta usare buon senso: evitare l’ hinterland, non girare soli di notte , e custodire con attenzione borse e oggetti di valore!

Barcellona in 5 giorni. La città vecchia

Barcellona in 5 giorni è stato un arco temporale più che adeguato per immergersi nelle principali attrazioni  della Ciutat Vella , la città vecchia . Il centro storico rimane una comunità briosa e frizzante. Al suo interno si distinguono quattro  quartieri (barris ) , ognuno dotato di  una sua  personalità. Questi sono:

Esplorare la  Ciutat Vella   è come navigare un ruscello straripante in una cascata. Si cammina in un dedalo di stradine che solo per qualche istante sembrano essere  desolate. Poi all’improvviso lo spettacolo della vita quotidiana esplode. I garzoni che spingono carrelli di bibite tra gatti assonati e  murales colorati e giganti. Balconcini adorni di fiori su cui svolazzono lenzuola bianche che profumano di fresco.

Barcellona in 5 giorni . 20 Luglio. Il Barrio Gotico

Il Barrio Gotico è una delle arterie  primarie di Barcellona . Passeggiando tra i suoi blocchi di pietra si torna indietro a Barcino, il primitivo insediamento romano voluto dall’imperatore Augusto (I sec- a. C.) . Si tirò fuori da pochi ettari incastonati tra il monte Tabor e due torrenti rispettivamente  il Collserola (La Rambla) e Junqueras (Via Layetana).

Il nome Barcino evoca mistero perché deriverebbe da tre teorie intriganti:

Cosa è rimasto di Barcino

La Barcellona romana  prosperò accanto alla dominata Tarragona . Fino al suo declino per instabilità politica (III -IV sec. d.C.) . Le sue tracce sono ancora visibili nel  Barrio Gotico  e precisamente:

Si pensa che nei pressi del Barrio Gotico ci dovesse essere anche un anfiteatro romano . La sua piazza principale coincideva con l’attuale e limitrofa Plaça de Sant Jaume. Questa  oggi  ospita il rinascimentale e gotico Palau Centelles (XV sec.) il Palazzo della Generalitat e il Municipio di Barcellona.

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Plaça Catalunya

L’ ombelico di Barcellona è  Plaça de Catalunya  , il ritrovo in assoluto per il pueblo e  i vacanzieri. Questo per la sua posizione strategica poiché collega la  Ciutat Vella  con l’ Eixample , che è la sezione più recente  della capitale. In sostanza è la punta della matassa da cui si dipanano alcune vie  principali di  Barcellona . Tra queste : la Rambla, il Passeig de GràciaRambla de Catalunya, la Ronda de Sant Pere, la Ronda de l’Universitat, il carrer de Pelai e la Avinguda del Portal de l’Àngel.

Le sue origini risalgono al XIX secolo . Fino al 1927 fu oggetto di diverse ristrutturazioni e abbellimenti . Questi includono fontane, monumenti importanti  e altro ancora dovuto agli interventi di artisti eccezionali. Tra questi gli architetti:  Pere Falqués, Puig i Cadafalch e Francesc de Paula Nebot. E scultori come Clarà e Llimona.

Fiori all’occhiello in Plaça de Catalunya   sono :

Ovviamente la sua vivacità  è dovuta anche a una moltitudine di ristoranti, caffè, centri commerciali, trasporti pubblici, e uffici che la popolano. La piazza è spesso palco per manifestazioni politiche. Come la protesta per il referendum d’autodeterminació de Catalunya , che fu  quella sull’autonomia politica del paese del 2017. Ci si fanno anche concerti, e ci si tiene il famoso Barcelona Jazz Festival (tra N

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Rambla

Barcellona non sarebbe la stessa senza la sua leggendaria  Rambla .  Inizialmente era il letto di un fiumiciattolo stagnante che vi scorreva . Nel XV secolo, le autorità cittadine fecero deviare il percorso della fogna e lo pavimentarono.  Conosciuta anche come Las Ramblas ( plurale in catalano)  , perchè  si riferisce ai cinque tratti che compongono questa striscia pedonale lunga quasi un miglio. 

La Rambla è un ampio  boulevard alberato che  congiunge il Nord di Barcellona , in Plaça de Catalunya , con il Sud a  Port Veil . Si tratta di   un circo multicolore di persone . Tra forestieri e locali fanno la loro comparsa acrobati, fioristi, ristoratori, ambulanti, musicisti e vagabondi  . Uno show che dura  tutte le ore del giorno e della notte . Fate solo un po’ di attenzione ai borseggiatori e alle centinaia di taverne laterali vere e proprie trappole per globetrotter!

Alcuni tesori laterali

Lungo la a Rambla è possibile ammirare:

Cathédrale de la Santa Creu i Santa Eulàlia

La Cathédrale de la Santa Creu i Santa Eulàlia (info orari e costi) è un miscuglio di stili in cui prevale quello Gotico. Con pianta a croce latina e splendide finestre a vetri il duomo  commemora la  Santa Croce .  Si eleva per 90 metri ed è  larga 53 metri  . Nel  1298 la si innalzò grazie ai proventi di  confraternite e corporazioni  medievali. Si sotterrò una precedente basilica paleocristiana ( IV sec.) per farla. Questa era  stata devastata dalle truppe del generale andaluso Al-Mansur ( X sec.) . I suoi principali artefici furono: Jaime Fabre, Bernat Roca , Arnau Bargués, Andrés Escuder, Josep Oriol Mestres . Ci vollero sei secoli per terminarla.

Internamente gli elementi chiave sono :

All’esterno colpisce la sobria eleganza delle mura e il portale decorato con la Vergine col Bambino scolpita nel XIV secolo. L’interno è luminoso, ed è dominato da una navata unica e da vetrate colorate che lo riempiono di una calda luce dorata e azzurra.

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Santa Maria del Pi

Santa Maria del Pi (info costi e orari)  si erge silenziosa e maestosa come un angelo custode di Barcellona . Del XI secolo,  essa fu edificata sui resti di una piccola chiesa romanica. Lo stabile attuale ,  in stile Gotico Catalano, è del Trecento e fu consacrato nel 1453. Nei secoli ha superato guerre, incendi e  restauri. Ma è sempre rinata come il pino antistante la piazza in cui giace da cui sarebbe stata denominata! L’albero veniva sostituto dopo ogni calamità!

All’esterno, la basilica strega  per la sua sobrietà . Le sue mura sono imponenti e rinforzate da contrafforti. Il suo portale gotico è impreziosito con la Vergine col Bambino scolpita nel XIV secolo . Inoltre si può apprezzare:  un campanile che svetta fino a 54 metri . E un solenne rosone (1936) che illumina tutto intorno.

L’interno sorprende per la sua navata unica, spaziosa  e luminosa, caratteristica questa tipica  del Gotico Catalano. Le volte a costoloni, alte e slanciate, donano un’atmosfera austera ma accogliente. Le cappelle laterali serbano opere e memorie della storia della città. Venerare  Santa Maria del Pi significa scoprire non solo un capolavoro architettonico, ma anche uno scrigno di eventi  storici e di spiritualità a Barcellona.

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Museo Cera 

Museo Cera  (info orari e costi) è una pausa eccellente per scampare al trambusto cittadino. Ci sono capitata all’improvviso per rifugiarmi da un temporale estivo! ’ È  sistemato in una ex banca del 1873  e nel 1982 fu abbellito con graziose decorazioni come lo stemma della Catalogna .

Il recente restyling (2020) ha introdotto tecnologie moderne per rendere l’attività museale  più interattiva. All’ingresso ci si a accomoda dentro un piccolo montacarichi che proietta immagini tridimensionali di Barcellona. Tutto questo mentre vi conduce al primo di tre piani.

Da Cervantes a Frec Mercury

Su questi sono dislocate più di 150 figure di cera suddivise per tematiche varie . Esse spaziano da personaggi celebri dello show a quello  della storia. Da quello della cultura a quello   della politica. Il set  che mi ha più entusiasmato è  stato quello riservato alle star della musica.

Il Museo Cera  si gira tranquillamente in un’ora . Se volete fare una sosta per qualcosa da bere e per riposarvi andate nell’adiacente Bosc de les Fades . Questo  è un bar arredato come un bosco incantato. Di sicuro un ambiente surreale che piace sia ai bambini che agli adulti.

Barcellona in 5 giorni. 21 Luglio. Barrio El Born

Se c’è un quartiere capace di raccontare la Barcellona più genuina  quello è senza dubbio El Born.   Il suo fascino medievale si intreccia con l’arte contemporanea.  Ogni suo vicolo  vibra di allegria ed estro artistico. Era una zona commerciale, collegata al porto e al vicino quartiere della Ribera. Si organizzavano feste e persino dei tornei cavallereschi che si svolgevano lungo il Passeig del Born, la via principale.

L’ aria scanzonata d’ El Born. rimane tuttora  . Qui   si fa lo  shopping  più esclusivo e  si vive sia di giorno che di notte . Al calare delle saracinesche di botteghe artigiane, boutique di design, e gallerie d’arte  impazza la movida notturna più entusiasmante . Si popola di bohemien e sognatori , nulla è lasciato al caso ed è tutto una sorpresa .  Come il suo El Born Centre de Cultura i Memòria. Questo è  un ex mercato dell’Ottocento trasformato in spazio culturale con resti archeologici della Barcellona del XVIII secolo. Seguitemi , vi svelerò qualcosa del mistero di El Born,  vi resterà addosso come un profumo !

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Santa Maria del Mar

Santa Maria del Mar (1329-1383) è un must da fare perché è poco affermata ma intrigante e spettacolare! La si deve alla volontà dei lavoratori del porto e degli artigiani del  quartiere. Il loro fu un contributo economico importante per materializzare in eterno la  loro fede .  L’orgoglio della classe operaia fu  affidata alla sapienti mani degli architetti Berenguer de Montagut e  Ramon Despuig.

Anzitutto Santa Maria del Mar eprime in toto la purezza dell stile Gotico Catalano: è  priva di ornamenti superflui.  Il suo disegno complessivo è perfettamente proporzionato.  Corredata da due torri ottagonali gemelle  la sua linearità  diventa potenza visiva e spirituale.

Internamente lo stupore è immediato. Le alte navate sembrano dissolversi verso l’alto, sostenute da slanciate colonne poligonali che  donano  leggerezza e armonia. La luce, filtrata dalle ampie vetrate istoriate, danza sui pavimenti antichi. Ci si sente come avvolti da un abbraccio intenso che conforta e trasmette serenità amplificata da un silenzio reverenziale che quasi sgomenta. Lo stesso che probabilmente scatenò la fantasia dello scrittore Ildefonso Falcones che la contemplò nel suo best seller  chiamato appunto La cattedrale del mare.  Questo  è stato  un successo  letterario, un romanzo che ci descrive una Barcellona povera ma fiera nell’epoca medievale. La stessa che ha permesso la fondazione della cattedrale ormai meta di pellegrinaggio mondiale!

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Moco

Il Moco esiste dal  2021 per merito di due collezionisti olandesi Lionel e Kim Logchies-Ten Kate. Il loro goal è stato quello di rendere l’arte contemporanea accessibile a tutti. Fecero qualcosa di simile   anche ad Amsterdam . Fu una mossa vincente , e  nuovamente hanno fatto bingo a Barcellona!

Azzeccata anche l’ospitalità del Moco dentro lo sbalorditivo Palazzo Cervelló ,  una dimora aristocratica  del XVII secolo . Quello che sorprende già all’ingresso  è una gigantografia a forma di cuore umano trafitto.  Un calco della vita che si alterna tra dolore e gioia fatta da Damien Hirst (1965, Bristol)  una delle figure più rappresentative dell’arte moderna.

Ogni sala del  Moco  è una cornucopia di stili, colori e linguaggi diversi. Tra le opere più significative si possono ammirare:

  • Banksy: con le sue provocazioni sulla società dei consumi;
  • Andy Warhol: maestro della pop art e del culto dell’immagine;
  • Jean-Michel Basquiat: con le sue tele cariche di denuncia sociale;
  • Keith Haring: che inneggia all’ inclusione e alla felicità  con le sue figure danzanti;
  • Yayoi Kusama: regina dell’arte immersiva con le sue stanze di specchi e luci infinite;
  • Salvador Dalí e Pablo Picasso:  geni catalani e mentori dell’innovazione artistica

Visitare il Moco è un atto audace che vi farà valutare Barcellona con un visione nuova, più dinamica e senza pregiudizi. Vi costringerà a guardare le cose con una prospettiva diversa.  Riconoscendo l’inevitabile verità che il significato di qualsiasi cosa muta a seconda della prospettiva!

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Museu Picasso

Lungo la suggestiva Carrer de Montcada, sorge il museo  dedicato all’eclettico e rivoluzionario artista malagueño. Sto alludendo a  Pablo Ruiz Picasso (1881-1973). Fu  l’ inventore del  Cubismo, una corrente artistica che sovvertì formalmente la pittura scombinando l’immagine in varie forme. Sconvolse radicalmente  il modo di rappresentare l’esistenza . Un insigne artista il cui monito fu che  quella dell’uomo non è la sola possibile visione delle cose.

Il Museo Picassso  è del 1963 e si deve a Jaume Sabartés, amico e segretario personale di Picasso. Suo intento fu quello di promuovere il talento del pittore accentuando il suo attaccamento a Barcellona che frequentò da giovane . Il museo è  all’interno di cinque palazzi medievali interconnessi.  Tra questi spicca il magnifico Palau di Berenguer Aguilar in pittoresco stile gotico.  Metterci piede  significa ripercorre la formazione, l’evoluzione e la genialità di uno degli artisti più influenti del XX secolo. Esso contiene  le sue prime bozze, i ritratti intimi e quelle sue sperimentazioni che lo resero immortale.

Come è organizzato il museo? 

Si sviluppa su più reparti, seguendo un percorso cronologico e tematico che consente di capire la crescita artistica di Picasso:

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Parc de la Ciutadella 

Parc de la Ciutadella   (17,42 ettari ) è uno dei polmoni verdi di Barcellona , denominato così dalla cittadella militare a cui prima apparteneva. Quella che Filippo V di Borbone fece fare all’indomani della Guerra di Successione per sottomettere i catalani. Furono demolite 1200 case e fu un trauma totale per i residentiIl progetto fu affidato all’architetto Josep Fontserè, che iniziò i lavori nel 1872 con la collaborazione di un giovane Antoni Gaudí, allora suo assistente.

Punti di interesse attuali del  Parc de la Ciutadella  sono:

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Arc de Triomf

Per raggiungere la Parc de la Ciutadella  si passa attraverso il meraviglioso  l’ Arc de  Triomf ,  alto 30 metri  . Disposto  tra il Passeig de Lluís Companys e il Passeig de Sant Joan, è  il passaggio più emblematico di Barcellona (1888 ,  J. Vilaseca i Casanovas). Chiaramente commissionato  per l’Esposizione, questo arco si distingue per il suo  ricercato stile mudejar:  a mattoni rossi e ornamenti moreschi.

Si fa osservare  per i fregi di Josep Reynés e Josep Llimona . Ci sono intagliati  gli stemmi delle 49 province spagnole che formavano il Regno di Spagna nel 1888. Il tutto sormontato dallo stemma di Barcellona. Oltre che per il suo peso storico l’  Arc de  Triomf  è un vero  proprio landmark urbano. Qui ci si viene a passeggiare, e a celebrare la gloria di Barcellona osservando i  suoi bassorilievi che omaggiano  l’industria, l’arte e la cultura catalana.

Barcellona in 5 giorni. 22 Luglio. Barrio Eixample

L’  Eixample   (dal  catalano  “ensanche”  cioè  “ampliamento” )  è un eccepibile  esempio di allargamento  urbanistico. Fatto  dall’ingegnere Ildefons Cerdà servì a contenere il picco di crescita demografica del XIX di Barcellona. Di pari passo alla sua rapida industrializzazione.

L’  Eixample     fu concepito  per  unire il centro storico di Barcellona con la periferia in espansione. Le sue strade disegnano una perfetta griglia geometrica. Apposta pensata per garantire aria , ordine, ampi viali, cortili interni e incroci ottagonali. Si pensò all’agio di tutti senza distinzione tra poveri e ricchi.  Ad ora è  il distretto più popolato di Barcellona, della Catalogna e di tutta la Spagna in termini assoluti (262 485 abitanti). E il secondo in termini relativi (3. 5586 ab./km²).

Ordine e disordine

Percorre  in lungo e in largo l’Eixample significa sfogliare Barcellona come un libro che descrive tutte le sue epoche. Ma in un contesto raffinato, dove impera lo shopping di lusso e l’alta gastronomia offerta da locali di ogni tipo . Nell’Eixample  è tutto sistemato  con logica: i numeri civici aumentano verso il mare o verso la montagna. E  le strade hanno nomi di città o regioni spagnole. Inoltre, negli anni ’80 furono installati alcuni semafori parlanti per non vedenti, tra i primi in Europa.

Una curiosità? Le corsie dell’Eixample sono state progettate per facilitare la circolazione dei cavalli e i raggi  solari. Ciò lo rese uno dei primi prototipi di architettura urbana  sostenibile. Un motivo in più per smarrirsi tra i suoi isolati smussati nelle sue prospicienze. Lasciandosi sorprendere da ogni dettaglio architettonico e dall’armonia senza prezzo di questo straordinario sobborgo.

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Barcellona in 5 giorni. Antoni Gaudì  

È nell’  Eixample     che il Modernismo catalano ha trovato la sua massima espressione grazie ad alcune  opere indimenticabili di Antoni Gaudí. Questi è l’architetto visionario di Barcellona,  che ha saputo trasformare la città catalana in un museo a cielo aperto. Nato nel 1852 a Reus, in Catalogna, Gaudí studiò architettura a Barcellona, dove fin da giovane ebbe la virtù straordinaria di coniugare  inventiva, simbolismo e natura.

Le sue opere non si limitano a costruzioni.  Ma sono vere e proprie esperienze sensoriali.  Dove ogni arcata, colore e dettaglio esprimono un pensiero, una fede. La sua influenza ha travalicato i confini della Spagna, addivenendo uno dei maestri del Modernismo mondiale.

Arte e fede di Gaudì

Per comprendere la profondità dell’arte di  Gaudí  occorre considerare la sua   religiosità , che si fece sempre più intensa con il passare degli anni. Essa  permeò  ogni progetto. Come la Sagrada Familia. Questo è   il suo master piece  incompiuto, elemento inconfondibile dello skyline di  Barcellona.  Purtroppo mi è sfuggito perché avrei dovuto prenotare con largo anticipo.

Il credo in Dio di  Gaudí   si avverte anche nelle sue Casa Batlló e Casa Milà che fanno da padrone a Passeig de Gràcia. Questa è  una delle aree più sofisticate di Barcellona resa indimenticabile  dalla sua vena estetica visionaria  e spirituale. Capacità che furono sostenute economicamente  da grossi mecenati come Eusebi Güell e la famiglia Batlló non le avrebbe mai fatte! Gaudí   vedeva la natura come espressione divina . E per questo, la imitava e reinterpretava applicando il trencadís. Questa era la sua tecnica che prevedeva il  riutilizzo fantasioso di frammenti di ceramica e vetro colorato. Da quei pezzi irregolari otteneva una grazia artistica. Esattamente come la fede che converte l’ordinario in straordinario.

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Casa Milà

Casa Milà o  Pedrera  è il fiore all’occhiello di Gaudí , fatta tra   il 1906 e il  1912  . Il primo appellativo è legato alla famiglia Pere Milà e Roser Segimon per cui venne fatta. I coniugi sognavano una residenza nobiliare a Passeig de Gràcia. Il secondo rimanda   al catalano “Pedrera” , che equivale in Italiano a quella  “cava di pietra”  a cui assomiglia. Quello che mi ha più impressionato sono le sue mura esterne.  Perché sembrano come delle onde che fluttuano nell’oceano. In mezzo a 32 finestre in ferro battuto realizzate da Josep Mraria Jujol.

Casa Pedrera  sembra un organismo vivente  scolpito nella roccia con quell’effetto dinamico delle sue linee curve prive di spigoli,  marchio  di una  Barcellona fortemente modernista.   Gaudí  si ispirò  a Le Corbusier, padre dell’ architettura moderna. Ma si spinse venti anni avanti. Imitò il mare e articolò il complesso su nove livelli. Un piano seminterrato destinato ai magazzini e alle carrozze. Un altro sopra con spazi commerciali. I rimanenti furono destinati a appartamenti di lusso, un attico con archi catenari da cui si scorgono ancora adesso i tetti di Barcellona la Sagrada Tibidado.  Qui fanno sempre sfoggio dei mitici camini a forma di  guerrieri  che fanno da guardia al focolare domestico. Sono lavorati con  la tecnica trencadís  per simulare il fuoco con il riflesso del sole.

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Park Güell

Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1984,  Park Güell  fu fatto  tra il 1900 e il 1914 . Fu frutto della visione dell’ industriale Eusebi Güell . Questi era ossessionato dalla magnificenza dei  giardini inglesi . Aveva in mente  di mettere a punto un  quartiere residenziale per l’alta borghesia catalana .  Così chiese a   Gaudí di fagli avere un modello da elaborare. Tuttavia, questa pianificazione  immobiliare non ebbe molti consensi . E successivamente fu convertito in parco pubblico nel 1926.

Il Park Güell  si sviluppa come un coloratissimo giardino monumentale che si adagia sulle colline del Carmel. Se preferite la metro per salire in cima al Park Güell   prendete la  linea  L3 e scendete alla stazione di Lesseps . Qui  accederete alle uniche scale mobili che funzionano all’entrata di Avinguada del Santuari de San Joseph. Diffusi sono i belvedere panoramici su Barcellona .

Cosa vedere nel Park Güell

Quando si è  Park Güell  si ha l’impressione di fare un sogno  attorniati da simbolismi religiosi, mitologici e patriottici catalani. Tra i suoi interessi più incredibili:

Barcellona in 5 giorni. 23 Luglio. Barrio Raval

Il Raval è il volto più nascosto e anticonformista di Barcellona . Già come nel Medioevo odiernamente è   la borgata della classe lavoratrice più modesta . Per cui  è sempre stato animato da operai,  grinta e  incessante  movimento. Proprio per questo non è raccomandabile fiondarcisi da soli . Magari come me cliccate su Guruwalk  per avvalervi di una guida autorizzata . Mossa azzeccatissima perché in tutta sicurezza ho avuto una panoramica più completa del Raval  . Funziona  a offerta libera (da un minimo di € 15, 00) .

Quello che ha fatto la differenza per il Raval   è stata la  riqualificazione urbana degli anni Ottanta . Ciò è stato possibile grazie all’impegno del comune che ha chiamato  architetti e urbanisti per riscattarlo dalla cattiva fama di cui godeva. Così si sono dislocate università, diversi rami di istituzioni varie . E sono sorti blocchi multifunzionali  e ricreativi che hanno favorito la diffusione dell’arte e l’integrazione sociale.

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I big del Raval

Tra i propulsori del rilancio del Raval   basta citare  Richard Meier, che qui ha fatto il Museu d’Art Contemporani de Barcelona  (1985) . Questa è  una cupola tutta bianca fatta di cemento e vetro.  Combina linee rette e curve con un portone in vetro che espone una vasta gamma di opere d’arte contemporanea (XX sec.)  di diversa provenienza. La sua piazza esterna si estende tanto per la gioia degli skaters! Ma il  Raval non è solo questo, ecco qualche altro suo gioiello:

Barcellona in 5 giorni . 24 Luglio. Barceloneta

Barceloneta è un eldorado residenziale e di svago incastonato a Port Veil . Le sue fondazioni sono del XVIII secolo . Ma si espande nel 1714 come rifugio degli sfollati al seguito della demolizione della Ribera. Questa era un lato di Barcellona fatto a pezzi da Filippo V di Borbone dopo la Guerra di Successione per erigere una cittadella militare. Della cosa se ne occupò l’ingegnere Pròsper de Verboom . Questi recuperò porzioni di abitati enormi dal mare e li  strutturò in modo semplice  con strade, case e superfici funzionali. Ci vollero anni di fatica per migliorare la Barceloneta che intanto era sempre più affollata da marinai e pescatori.

Nel XIX secolo, l’espansione industriale e l’aumento dell’inquinamento causarono la cessazione  delle attività di pesca, modificando parzialmente il quartiere. Questo si riqualificò totalmente in occasione dei  Giochi Olimpici del 1992. Uno dei primi e efficaci interventi fu  la realizzazione di spiagge importando sabbia dall’Egitto, dal deserto del Sahara. Il risultato fu quello che oggi è un litorale di 5 km di spiagge libere più o meno assaltate dalla massa . Uno sfogo alla calura estiva che disseta con i suoi chiringhitos e divieti che ne preservano l’esistenza.

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Barcellona in 5 giorni. Non solo spiagge

Cosa è rimasto delle antiche vestigia? Poco ! Come la chiesa di Sant Miquel del Port in stile Barocco  , che è inconfondibile per  il suo angelo in marmo che infilza un serpente! A questa chiesa  erano devoti . Altro tratto distintivo della Barceloneta è il Museu D’Historia  De Catalunya . Questo è un omaggio alla storia catalana dagli albori al presente tramite documenti, video e altro materiale interattivo.

Sono i giovanissimi che insediano Barceloneta perché c’è ogni tipo di distrazioni in una lingua dorata bagnata da acque non proprio cristalline . In compenso si possono lodare meraviglie artistiche. Tra queste le sculture:

Cos’altro c’è  vicino a  Barceloneta?

Citare tutto che c’è da setacciare a Barceloneta è impossibile perché è smisurata . Finisco proponendovi qualche chicca:

Barcellona in 5 giorni . 25 Luglio. Montjuc

La collina di Montjuïc si innalza a 192 metri a Sud di Barcellona . In italiano il suo significato è quello di “Monte degli Ebrei”, perché di questa stirpe c’era un cimitero. La sua funzionalità era quella di difesa dal nemico per la qual cosa si pervenne a fare un castello nel XVII sec. Effettivamente da lassù si domina il porto e tutta la pianura circostante. Fino ai Pirenei se fuori è limpido.

La collina di Montjuïc fu sempre teatro di scontri e assedi : Guerra di Successione spagnola (1701-1714), Guerra Civile spagnola (1936-1939). Per fortuna dal XX secolo lo si fruttò come polo culturale e artistico per il susseguirsi di due colossali appuntamenti. Indovinate quali? L’ Esposizione Internazionale del 1929 e le Olimpiadi del 1992.

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Cosa osare nella collina Montjuïc ?

Per staccarvi da Barcellona e fare qualcosa di insolito e dinamico qui è per voi. Oltre la Fondazione Joan Miró,  Davvero eccezionali sono:

Barcellona in 5 giorni. Un cibo caliente!

La cucina catalana è una delle più secolari e complesse d’Europa. Le sue radici affondano nel Medioevo, quando la Catalogna era un importante crocevia commerciale sul Mediterraneo. Le rotte marittime importarono spezie dall’Oriente, ingredienti dal Nord Africa e nuove tecniche di cottura dalla Francia e dall’Italia.

Già nel XIV secolo il Llibre de Sent Soví fece il suo ingresso. Questo fu  uno dei primi ricettari europei . Una sinfonia culinaria di autore anonimo che combinava carne, pesce e verdure con un uso sapiente di erbe aromatiche. Quest’ultima una pratica che è peculiarità della gastronomia catalana e spagnola in genere. Questa fusione esprime l’unicità di un territorio che vive a cavallo tra Mediterraneo e Pirenei.

A partire dagli anni ’80, Barcellona  è diventata un workshop gastronomico globale grazie a chef visionari come Ferran Adrià. A lui si deve la fondazione in Costa Brava di El Bulli, un ristorante assolutamente all’avanguardia  Dopo la sua chiusura nel 2011 è stato trasformato in museo.

La cucina molecolare

Ferran Adrià  ha introdotto la cucina molecolare, plasmando consistenze e sapori in vere esperimenti sensoriali.  Sfere liquide, spume e gelatine hanno modificato lo star bene a tavola. Altri grandi chef catalani, come Carme Ruscalleda  e Jordi Cruz, hanno contribuito a elevare il successo della cuisine catalana. Non stanca mai perché non è scontata . Si muove tra le ricette della nonna e sperimentazioni allo stato puro da testare tra bancarelle all’aperto e ristoranti semplici e stellati. Per voi in basso una lista delle delizie salate e dolci più comuni a Barcellona .

Panetteria

Primi , Carni
Dolci
  • Braç de Gitano: rotolo di pasta soffice farcito con crema o cioccolato, ricoperto da zucchero a velo o caramellato;
  • Coca de Sant Joan: focaccia dolce preparata per celebrare la festa di San Giovanni, con frutta candita e crema;
  • Churros con Chocolate: bastoncini di pasta fritta, spolverati di zucchero;
  • Crema Catalana : rema pasticcera aromatizzata a cannella e limone, con una crosticina di zucchero caramellato;
  • Catànies: praline di Vilanova i la Geltrú: mandorle tostate ricoperte di pasta di mandorle, cacao e zucchero;
  • Orelletes: sfoglie fritte zuccherate, simili alle chiacchiere italiane, tradizionali del Carnevale;
  • Panellets: piccole palline di pasta di mandorle, ricoperte di pinoli, tradizionalmente preparate per la festa di Ognissanti;
  • Turrón de Agramunt:  torrone tradizionale della Catalogna, prodotto a mano dal XVII secolo nel villaggio di Agramunt.

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Barcellona in 5 giorni. Dove mangiare a Barcellona

Per quanto mi riguarda se voglio addentrarmi nell’ essenza della tradizione culinaria di un posto nuovo mi fiondo nello street food e le pietanze più semplici. Per Barcellona basta recarsi nei suoi mercati . E questi  sono tanti , sfarzosi e chiassosi. Tra più di tredici quelli più rinomati sono :

Dalle tortillas di patate e i gamberoni alla brace, dai formaggi più grassi alle paste più golose qui le vostre papille gustative si risvegliano a pieno! Oltre al cibo, i mercati fanno parte dei riti cittadini, e sono dei veri e propri centri di vita sociale . Qui ci incontra per chiacchierare, stare un po’ insieme. Mentre i commercianti lavorano e trattano la vendita della frutta di stagione. Bisogna consultare la propria tabella di marcia e fare attenzione agli orari.  Perché chiudono intorno le venti settimanalmente e la domenica .

Ristoranti a Barcellona

Infine se  siete dei food lovers non posso che proporvi un elenco  di ristoranti molto alla moda a Barcellona :

Barcellona in 5 giorni . Il cava

A proposito di Bacco! Se Barcellona stuzzica per liquori particolari come il ratafia , fatto con noci, e  il vermouth , fatto con artemisia ,  allora è il momento di conoscere il suo cava. Mi sto riferendo allo champagne spagnolo, bollicine ricavate (metodo classico) da uve autoctone . Tra queste   Macabeo, Xarel·lo e Parellada  coltivate per la maggiore nella vicina regione di Penedès. Del cava ce ne è uno per ogni gusto: Brut, Reserva o Gran Reserva.

Il suo ideatore fu Josep Raventós Fatjó . Nel 1872 l’audace imprenditore  applicò la rifermentazione in bottiglia alle uve locali generando lo spumante nazionale. Il suo laboratorio fu la cittadina di  Sant Sadurní d’Anoia, dove istituì la sua monumentale cantina Codorníu, progettata da  Cadafalch. Questa vi dà il benvenuto ancora oggi per delle degustazioni da capogiro. Cosa che è possibile fare anche in altrettante rinomate bodegas limitrofe quali:  RecaredoFreixenet ,  GramonaLlopartJuvé & Camps , Raventós i Blanc .

Il cava fa tendenza

Attualmente il  cava è richiestissimo e ciò  grazie allo sforzo della grandi famiglie di winemaker che portarono all’ eccellenza tra il 1900 e il 1950. Questo periodo fu quello del suo  boom . In questi decenni si superarono grosse crisi  legate alla Prima Guerra Mondiale, alla crisi economica del 1929 e alla Guerra Civile spagnola.

I viticoltori catalani rimasero uniti e cavalcarono l’onda investendo in innovazione, meccanizzazione e marketing  . Essi trasformarono il  cava in un nettare di  massa ma al tempo stesso di qualità. La diffusione fu tale che divenne protagonista delle celebrazioni popolari, e   delle grandi occasioni della società spagnola del Novecento.

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Conclusioni. Barcellona in 5 giorni

Come avrete capito Barcellona è un universo fatto di opposti che si attraggono . Non smette mai di stupire, ed è capace di regalare emozioni intense e variopinte. Fortemente attaccata alla sua emancipazione, alla sua identità, Barcellona   incanta dal sorriso dei suoi abitanti e la sensualità del flamenco , agli aromi travolgenti dei banchi dei mercati rionali.

Purtroppo Barcellona  è stata un’avventura che è durata poco per me. Andrebbe assaporata con calma perché  non ci si annoia mai, e ravviva i sensi. Succede che quando ci si allontana resta una nostalgia dolceamara. Naturalmente si desidera rivederla senza aspettare troppo.  Perché  la sua vitalità richiama sempre indietro, è un  battito che non smette mai di pulsare.

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Pisani più schietti 2025

Pisani più schietti 2025

“Un buon vino è come un bel film: dura un attimo e ti lascia in bocca il sapore della gloria; È nuovo ad ogni sorso e, come con i film, nasce e rinasce in ogni gusto”

Federico Fellini

Pisani più Schietti,  2025

Senza dubbio i Pisani più schietti 2025 è stata una delle manifestazioni  più attese  in fatto di vino, quello di Pisa e provincia!  Il 04 Ottobre dalle 12: 00 alle 21: 30   le sale della Camera di Commercio di Pisa in P.za V. Emanuele II, 5  si sono riempite decisamente a tappo! Senza però esplodere , se non di entusiasmo!

Giunta alla sua 25° edizione i  Pisani più schietti 2025 è stata ancora una volta una manifestazione  enoica molto interessante e viva. A occuparsi della sua organizzazione è stata la storica FISAR  di Pisa. La delegazione pisana ha giocato un ruolo centrale nella crescita della stessa rassegna. Con professionalità hanno contribuito  a promuovere la cultura del vino aggiungendo un tocco in più.

Un format rinnovato che ha previsto insieme ai tradizionali banchi di degustazioni del vino , anche quello di altre primizie pisane . Quali per esempio i  formaggi dell’ ONAF di Pisa (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi) . E l’ olio extravergine del Frantoio del Monte Pisano (Vecchiano) .A completare l’offerta variegata si potevano provare le primizie di altre piccole imprese. Tra queste : Bottega del Goloso Sas Bottega 1944 Srl ;  Amaro Sesto Senso, e La Torre del Luppolo . Ci sono stati anche  approfondimenti su alcune particolarità vinicole delle colline pisane tenute  da esperti

Pisani più Schietti 2025 . Il vino a Pisa è un’istituzione secolare!

Sicuramente i Pisani più schietti 2025 è stato  un evento molto partecipato . C’è stata la possibilità di degustare il meglio dei nettari . Quelli di un territorio come quello pisano che ha fatto la storia del vino in Toscana e che deve ancora sbocciare. Ad accelerare questa rinascita enologica ci stanno pensando gli appassionati e instancabili winemaker di questa zona della regione . Da queste parti si è sempre fatto vino  partire dagli Etruschi e dei Romani.

La pianura dell’Arno e le dolci colline circostanti erano l’ambiente  ideale per la vite. Nel Medioevo i monasteri e le tenute nobiliari perfezionarono le tecniche di produzione del vino. E  presto esso  diventò  una risorsa economica e simbolo di identità territoriale.

Le denominazioni di eccellenza della provincia di Pisa

Con il tempo i comuni di Terricciola, San Miniato, Fauglia e Montescudaio divennero centri di eccellenza. Qui vitigni autoctoni come il Sangiovese si intrecciarono a varietà internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon. Si generarono vini di grande prestigio e di carattere. Innovazione e sperimentazione assieme al rispetto delle tradizioni vitivinicole sono la chiave di un futuro di successo per il vino di Pisa e dintorni. Oggi il vino pisano è riconosciuto e tutelato da prestigiose denominazioni . Alcune delle più importanti:

Ai Pisani più schietti 2025 si sono ritrovati wine lovers and experts , curiosi e neofiti del mondo del vino . Per scoprire cosa questa terra ha da offrire ci hanno ben pensato 20 cantine pisane . Tutte quante hanno interagito senza sosta con un pubblico  davvero folto! Insomma i Pisani più schietti 2025 è stata un’occasione per scoprire in un sol colpo una selezione  dei  migliori vini pisani  senza fare troppi chilometri . In questo articolo troverete qualche suggerimento per inebriarvi di elisir nuovi e travolgenti che magari non conoscevate ancora!

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Le star dei Pisani più Schietti 2025

La mia passione per il vino è nata qui in Toscana! Il  bere e mangiare di qualità, e la  bellezza di questo angolo di paradiso mi ha spinto  a essere un sommelier! Un’esperienza infinita che rifarei all’infinito . Perché il mondo del vino è affascinante . Ed è fatto da uomini e donne che credono in quello che fanno.  Dando risultati , nonostante le mille problematiche. Avvicinarmi al vino mi ha permesso di viaggiare e raccontare storie di vita e di successo che danno energia e insegnano a non mollare mai!

Avevo già visitato già alcune delle aziende vitivinicole che erano presenti ai Pisani più schietti 2025  . Ne ho trovato qualcuna nuova, ma l’amore incondizionato per alcune di esse è palese. Perché sanno fare un vino che mi piace e non si dimentica. Come un profumo che indossi , che non va più via, e che riconosceresti tra mille! Questa è la selezione dei miei vini preferiti.

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Rosè e bianchi

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Rossi

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Conclusione.  Pisani più schietti 2025.  

Il vino di Pisa  ha una storia antica. Esso affonda le sue  radici in una tradizione agricola secolare che  oggi si evolve nel lavoro dei piccoli produttori locali . Questi sono numerosi circa una cinquantina. Negli ultimi anni hanno fatto enormi investimenti di vario genere specie nel campo della sostenibilità, rimodernamento impianti e marketing di valore.

Chiaramente e anche grazie ai loro sforzi che quest’ area si è trasformata  in una destinazione turistica in cui arrivare in qualsiasi stagione. Perché non c’è distinzione di estate, inverno, primavera o autunno per gli appassionati di enogastronomia.

Appuntamenti come i Pisani più schietti 2025 sono fondamentali non solo per far conoscere questi prodotti d’eccellenza. Ogni calice diventa un mezzo per comunicare il legame tra il paesaggio, il clima e le persone che lo abitano. Ogni stand  si tramuta in  un salotto per avviare rete di collaborazioni per mandare avanti l’economia di questo fazzoletto di terra baciato dal sole e dal mare.

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Il Borgo di Mare, Ischia Ponte

Il Borgo di Mare, Ischia Ponte

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“Soltanto la musica è all’altezza del mare”
Albert Camus

Il Borgo di Mare , Ischia Ponte

Il Borgo di Mare a Ischia Ponte è una società consortile che offre servizi nautici e turismo culturale a   Ischia Ponte , la parte antica di Ischia  . Se ne attesta l’esistenza sin dal XIII secolo. Nel 1300 Ischia Ponte era conosciuta con il nome di ‘Borgo di Celsa’ per i gelsi che l’abbellivano.

Mi sono rivolta a il   Borgo di Mare  per girare l’isola d’Ischia da un’altra prospettiva, cioè via mare . Mai fatta scelta più felice . Ho chiamato questa straordinaria impresa e mi sono messa d’accordo per effettuare un giro  privato in barca di un’ora accompagnata dal signor Giulio, che è il suo fondatore!

Il  Borgo di Mare , affonda le sue radici nella Cooperativa Ischia Barche che dal 1988 si occupa di assistenza alla nautica di porto . Nel 2010 si è ampliata l’offerta con l’avvio anche del turismo culturale.  Si è creata una società a tutti gli effetti che ottenne le giuste autorizzazioni per valorizzare il ricco patrimonio storico, paesaggistico e culturale ischitano. Così facendo signor Giulio,  artefice di questo impero, ha anche donato ai suoi figli un vento propizio per navigare. Verso una destinazione unica, la valorizzazione del territorio d’Ischia e la sua custodia . Seguitemi e tuffatevi nel blu del Mar Tirreno. Buona lettura!

Da Ischia Porto a Ischia Ponte

Il mio punto di partenza per un’altra avventura nell’atollo campano è sempre la mia seconda casa  , ovvero l’Albergo Locanda sul Mare a Ischia Porto. Da qui in circa mezz’ora di camminata (1, 5 km) ho raggiunto gli uffici de  Il Borgo di Mare a Ischia Ponte   . Ho attraversato   tutto il centrale  Corso Vittoria Colonna  . Un tragitto costellato da negozi raffinati , ristorantini eleganti e hotel di lusso.

A un certo punto sono passata per la deliziosa Spiaggia dei Pescatori’ e l’omonima chiesa . E sono giunta a una piazzetta . Questa è dominata dalla facciata  del ‘Museo del  Mare’.  Quest’ultimo dal 1996 illustra su tre piani rudimentali attrezzi per la pesca. Un mestiere antico , che un tempo era la fonte principale di sostentamento d’Ischia . Dopo lo storico panificio Boccia, finalmente sono approdata al molo in cemento d’Ischia Ponte per il mio tour in gozzo colorato nelle acque cristalline ischitane.

Ischia, poppa a est!

Dopo qualche convenevole di benvenuto il signor Giulio mi ha caricato a bordo e mi ha fatto    perlustrare Ischia  per 60 minuti lungo  la costa orientale. Durante tutto il tragitto mi ha raccontato come è nata Ischia da un punto di vista geologico . E della trasformazione del suo aspetto nell’arco di cinque secoli. Dall’insediamento romano di Aenaria (II sec.)  fino ai nostri giorni. Attraverso la dominazione di molteplici popoli europei che si sono succeduti nel governo di Napoli e delle sue colonie.

Di tutto questo rimane testimonianza nei punti visitati con il signor Giulio. L’unica nota dolente è sono dovuta andare via. Ma tornerù!  E se mi venisse voglia di ripercorrere con la mente questa fantastica esperienza ho con me un bel libro e degli opuscoli donatimi per leggere delle meraviglie e dell’incredibile passato d’Ischia.

Tappe della mia minicrociera con Il Borgo di Mare , Ischia Ponte

Delle tante destinazioni proposte da il Borgo di Mare  la circumnavigazione del lato orientale isolano è stata quello che ho preferito. I tratti più salienti del mio periplo con il signor Giulio sono state: la Baia di Cartaromana , la  Torre di Guevara, il  Castello Aragonese. C’è stata l’ immancabile  sosta per un bagno negli abissi della Baia di San Pancrazio . Con la visione e l’esplorazione a nuoto della famosa  Grotta del Mago e della  Grotta Verde. Quest’ultima antistante Punta della Cannuccia, è un’ insenatura con un fondale bassissimo . Al suo  interno si verifica uno strano fenomeno.  La pelle si colora di verde per effetto dell’ unione del riflesso della luce del sole con quello dell’acqua!

Baia di Carta Romana e Castello Aragonese

Alla Baia di Cartaromana ( II  secolo a.C.) fu attribuito  un insediamento romano caratterizzato da forni per la lavorazione  del piombo e dello stagno. Da cui  l’appellativo del sito come  Aenaria (aenus in latino significa metallo) e anche dell’intera isola insieme ai tanti tra cui Pithecusa. Praticamente accanto la famiglia spagnola dei Guevara ha edificato una delle sue innumerevoli torri che reca il suo nome. Una piccola fortificazione che serviva per avvistare i nemici voluta dal re Alfonso il Magnanimo. Secondo leggenda la suddetta Torre Guevara era collegata al castello con  un passaggio segreto per gli incontri segreti e amorosi tra Vittoria Colonna e Michelangelo.

15 parti del Castello Aragonese

Il  Castello Aragonese è una solenne fortezza arroccata su un isolotto, ed è collegata a Ischia Ponte da un ponte in muratura di 220 metri. Il ‘Castello Aragonese’ comprende quindici soste:

  1. La Chiesa dell’Immacolata’ ;
  2. Il ‘Convento di S. Maria della Consolazione’ ;
  3. Il ‘Cimitero delle Monache;
  4. La ‘Casa del Sole;
  5. La ‘Chiesa di San Pietro a Pantaniello;
  6. Palmenti per la vinificazione e cellaio;
  7. Il ‘ Carcere Borbonico;
  8. La ‘Chiesa S. Maria delle Grazie o dell’Ortodonico;
  9. L’ ‘ Antica torre di avvistamento e di difesa;
  10. Il ‘Sentiero del sole;
  11. ‘Gradoni di S. Cristofaro;
  12. La ‘Chiesa della Madonna della Libera;
  13. Il ‘Viale dell’Ailantus;
  14. Resti del tempio del sole;
  15. La ‘Cattedrale dell’Assunta;

Un percorso che ci racconta delle conquiste dei Greci, dei Romani, degli Aragonesi .  E delle gloriose nozze del 1509 tra Fernando Francesco D’Avalos e la poetessa Vittoria ColonnaQuesta  nobildonna per la perdita del marito si immerse totalmente nelle arti, creando in quella rupe abitata un cenacolo culturale.

Nel 1912 , dopo varie vicissitudini,  il  Castello Aragonese   fu acquistato dalla famiglia Mattera , e nel 1996 fu aperto al pubblico. Ci vollero anni di incessanti interventi di restaurazione per portarlo all’attuale splendore.  Tuttora è visitabile ed è sede di importanti eventi come l’Ischia Film Festival , ideato nel 2003 da Michelangelo  Messina

La Grotta del Mago

Senza dubbio la fermata alla Baia di San Pancrazio  è stato un momento indimenticabile. Di mattina presto non c’era molta gente e per fortuna il caldo era sopportabile. Ci hanno fatto compagnia gli abitanti veri di quell’anfratto esotico, gabbiani e cormorani. Volano in alto a dispetto di noi mortali che non avendo ali non  possiamo spostarci con la stessa agilità in  questa caletta pennellata di blu cobalto ! Altrimenti saremmo accecati dalla bellezza della sua macchia mediterranea dalla imponenza delle sue  rocce frastagliate e scoscese.

Più di tutto mi ha incantato l’ambita destinazione della   ‘Grotta del Mago’ . Una gola marina profonda che è un vero e proprio mistero. Un’ enigma che ha appassionato residenti, studiosi e persino le truppe tedesche. Queste forse ci si infilarono per riportare a Hitler qualche tesoro. Si narra che all’interno di questa cava , posta tra  Punta Lume e Punta Parata, dei pescatori fossero come ipnotizzati da una strana epifania. Quella di un vecchio canuto dall’aspetto gentile e di alcune ninfe.  A quanto pare quella visione era di buon auspicio, interpretata come augurio di un abbondante pescato.

Negli anni trenta ci furono numerose spedizioni speleologiche per studiare la Grotta del Mago . Si innalzarono parecchie impalcature, che furono poi smantellate da delle forti mareggiate. Da allora si spensero tutti i tentativi di scavare  sui suoi  misteri, che non hanno mai smesso di suscitare stupore e curiosità.

Conclusioni . Il Borgo di Mare , Ischia Ponte

Non finirò  mai di ringraziare il  Borgo di Mare ,  perchè mi ha regalato momenti magici  riscoprendo ancora una volta sotto un altro aspetto nuovo  Ischia . Questa mezza gionnata trascorsa con il signor Giulio mi ha regalato una traversata di un territorio immenso e infinito che non finisce mai di stupirmi. Come l’ospitalità innata degli ischitani, abituati allo straniero e ad avere la mente aperta, affacciata ad altri orizzonti.

Che dire gente di mare dal cuore grande che non ci pensa neppure due volte a darti le chiavi di casa e farti restare fino a quando vuoi . Una volta che entri ami la loro terra, loro amano te ed è questo l’unico modo perché da semplice viaggiatore diventi uno di loro, un amico, un membro della famiglia! Come avrete capito a Ischia , non ci annoia mai. Sembra piccola, ma in realtà le cose da fare e vedere sono tante . E se volete saperne di più date un’occhiata a questa mini guida fatta apposta per voi per perdervi e ritrovarvi a Ischia , perla del Tirreno! 

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Cantina Raustella , Ischia

Cantina Raustella , Ischia

“Alcuni non diventano mai folli. I loro vini devono essere proprio noiosi”
Charles Bukowski

Cantina Raustella , Ischia

Senza dubbio la  Cantina Raustella (+39 331 784 8052 ) è stata un’altra scoperta d’ Ischia , perla del Mare Tirreno durante uno dei miei immancabili ritorni all’Albergo Locanda sul Mare a Ischia Porto. Questo palazzo antico che fronteggia il porto non è solo un hotel accogliente e strategico dove soggiornare. Si tratta di una seconda casa dove potere rigenerarsi e da cui continuare a esplorare l’atollo campano.

Alla Cantina Raustella ci sono stata un caldo pomeriggio di Luglio . In macchina mi sono avventurata  fino a via Lorenzo Fiore, 49 d, 80081 nel comune di  Serrara Fontana . Questa è la parte più alta dell’isola alle falde del Monte Epomeo in cui i contadini picconavano per creare delle grotte per conservare l’uva.

C’era una volta…

La Cantina Raustella è la più antica di queste cave. Le sue mura trasudano una storia vecchia di trecento anni . Quando i muli trasportavano sui loro dorsi i grappoli che dalla montagna erano poi scaricati al porto. Oggi è una delle  parti più interessanti  dell’intera impresa agricola.

Perché dentro ci è stato allestito un piccolo museo di cimeli di prestigio che arredano il resto della struttura : tre giardini e un ristorante. Un locale da mille e una notte imbandito a festa solo per cene ed eventi privati , per pochi e solo su prenotazione.  Cosa propone il menù? Solamente  coniglio all’ischitana. Quello famoso allevato nelle fossa e cucinato in un tegame di coccio con aglio, olio, peperoncino, piperna (timo selvatico) e i pomodori del piennolo. Con il rimanente  sugo si condiscono i  bucatini  per i più esigenti.

Se poi siete insaziabili si possono anche ordinare antipasti a base di verdure  a chilometro zero perché coltivate su un appezzamento di 13. 000 ettari. Un terreno infinito che alimenta parimenti i filari di Biancolella e Piede di palumbo che sono gli unici elisir di bianco e rosso proposti per le loro degustazioni .

La famiglia Mattera

Adesso da tre generazioni la famiglia Mattera porta avanti la tradizione enogastronomica e l’innata ospitalità ischitana con amore e dedizione. Vi parlerò del nonno Francesco, del figlio Giuseppe e del nipote Francesco .

Il primo ha lavorato come fattore la terra, che  originariamente appartenne a dei coloni di Vico Equense. Un’instancabile lavoratore che fino a novant’anni fu chiamato raustella, che in dialetto vuol dire “dalle guance rosse”.  Soprannome che il secondo diede al podere.  Allorquando lo acquistò definitivamente nel 2010 e lo aprì al pubblico nel 2019 trasformandolo in un agriturismo di lusso .

Il terzo ha ereditato il tutto . La sua missione è quella di fare conoscere questo eldorado a una clientela per lo più straniera una delle aziende vitivinicole più esclusive d’Ischia! E gli riesce perfettamente .  Sembra essere nato solo quello che fa, e si sa che risiede proprio in questo la felicità. Non è una strategia di marketing la sua, ma una genuina voglia di far star bene l’altro . Forse per ridare davvero quello che la vita gli ha regalato, e che sa egregiamente proteggere e valorizzare, Buon viaggio!

Storia della Cantina Raustella

Posteggiata l’auto in una stretta via  di campagna io Olimpia e Alessandra ci siamo sentite spaesate. Non siamo riuscite a capire dove fosse esattamente la Cantina Raustella. Così abbiamo chiesto a una gentile vecchietta appartata con un gatto.  Erano gli unici abitanti di quel borghetto. Il canto delle cicale è stato assordante .  Il paesaggio era quello di una valle brulla verdeggiata dalle parracine, locali terrazzamenti di tufo verde per favorire la crescita delle viti  . Finalmente ci siamo raccapezzate .

Ci addentriamo nel nostro tempio enoico coperto dalle foglie di uva che ci hanno fatto ombra. Abbiamo proseguito fino al portone principale in cui ci ha aspettato  il giovane Francesco addetto all’accoglienza. Dopo una forte stretta di mano lui ha dato voce al passato dell’impresa agricola familiare . Ci ha raccontato che ne è passata di acqua sotto i ponti . Ci sono voluti  otto anni di sacrifici per modellare questo  frigorifero di pietra.  Da  ex rifugio dai nazisti dove ci si consolava con pane e pomodoro si è trasformata in un’ oasi per il palato e per la mente a disposizione di chi vuole viverla.

Francesco ci ha precisato che fu un boom sin dal primo giorno di apertura. Tanti clienti in prevalenza russi .  Se ne contarono 3.500 il primo anno. Un traffico d’affari e una soddisfazione morale che durò fino all’avvento del Covid . Dopo quel periodo disastroso per l’umanità e l’economia globale ci fu una ripresa generale che si mantenne fino al presente. Adesso l’attività promette bene e spopola non solo tra  i forestieri (specie Americani) ma pure tra gli italiani. Qual è il segreto del  successo  della Cantina Raustella ? Calore umano e un ritorno ai valori di una volta. Rarità queste ultime difficili da scovare in una società così tecnologica e globalizzata come la nostra.

Uno scrigno  di saperi e sapori

Il nostro tour  ha preso il via da un cortile esterno per il ristoro sormontato da lanterne prese dalle regge borboniche . Appesi in ordine sparso i frutti del suolo: da collane di pomodorini gialli a trecce di cipolle .

A seguire ci siamo appostati accanto la porta d’ingresso principale, ovale e in legno. La sua serratura  a forma di R , prima lettera del nome della cantina, era tutta in ferro battuto riciclato da mobili d’epoca. Su un lato era affisso un corno, che serviva per benedire il raccolto. Da questo punto ci siamo infilate  nella secolare caverna di pietra (1885) attraverso un corridoio lungo e largo. Gli elementi architettonici si distinguevano  per la presenza di volte ad ogiva intervallate da sfiatatoi .

Sia a destra che sinistra nelle pareti facevano bella mostra ritratti degli avi,  edicole di santi ,  e utensili agricoli . Pregiati  torchi, frantoi, orci per l’aceto, e focolari di pietra decoravano i vecchi palmenti . E ancora laboratori per il vino mutati in salotti per un tête-à-tête romantico  o una promessa di matrimonio! Per finire siamo saliti per delle scalette che ci hanno condotto a un iconico presepe napoletano intagliato da famosi artigiani partenopei.

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La mia degustazione di Biancolella e Piede di Palumbo

Dopo averci mostrato una massiccia macina per il grano , Giuseppe ci ha mostrato uno dei suoi tanti orgogli . Per la precisione un tavolo in madreperla trafugato in un mercato delle pulci a Bologna. Uno dei tanti che ha perlustrato in giro per l’Italia . Il suo amore per l’arte e il vino gli ha fatto realizzare un regno incantato.  Un impero costruito con tanto sudore ed energia alimentata dai suoi affetti pià cari.

Oltrepassate le eleganti sale per i commensali Giuseppe ci ha guidato direttamente in un patio per la degustazione dei loro nettari minerali e profumati. Più leggeri di altre etichette testate a d’ Ischia . Perché le sue uve sono coltivate più in altura . E le accarezza una frescura montana che mitiga dove serve l’aridità dei mesi estivi . Quelli che precedono la loro  vendemmia autunnale del 04 Ottobre, quando si festeggia San Francesco.

Tra un calice e l’altro abbiamo anche divorato una bruschetta rossa spolverata di origano e olive . Non ci siamo più alzate dalle sedie. Il lauto banchetto è proseguito con un tagliare cadauno di salumi e formaggi . E si è concluso con profitterol, frutta di stagione e amari di ogni tipo. Eccezionali quelli al asilico e al finocchieto. Nulla da fare venire alla Cantina Raustella significa ubriacarsi ma di benessere , pace e allegria.

Conclusione. Cantina Raustella

Non smetterò mai di ritornare a Ischia,  perché è un paradiso terrestre che crea dipendenza. Nuovamente mi ha riconquistata con dei vini eroici frutto dell’impegno e della dedizione di grandi imprenditori . Uomini che attaccati alle proprie radici sentono forte il compito di tramandare  la viticultura isolana innovandola e rendendola sempre più sostenibile. Il ritorno di tutta questa straordinaria operazione sono dei vini inimitabili e introvabili,  che sprigionano in bocca e al primo sorso tutta la potenza dei loro suoli vulcanici.

Mi piace viaggiare perché si esplorano posti nuovi e culture diverse che aprono gli orizzonti. Ma spesso ritorno  in virtù della gente del luogo che incontro . Quella stessa che da semplice ospite è capace di farti diventare una loro  amica . Non posso che consigliare vivamente di visitare la Cantina Raustella. Che decidiate di cenare o di fare una giro guidato ,  vi attende un’esperienza unica,  che vi farà vibrare tutti i sensi. Ma soprattutto vi farà tornare a battere forte il cuore. Provare per credere!

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