Barcellona in 5 giorni

Barcellona in 5 giorni

‘Visitare terre lontane e conversare con genti diverse rende saggi gli uomini.’

M . De Cervantes

Barcellona in 5 giorni

Undostres  ,  Barcellona in 5 giorni!  Come dimenticare  la capitale della Catalogna  ,  terra  fiera e ribelle  a Nord Est della Spagna . Una metropoli immensa e super organizzata che vanta una miriade di paesaggi che vanno dalla montagna al mar Mediterraneo.  Senza tralasciare il fatto che detiene un patrimonio artistico, culturale, storico ed enogastronomico da fare invidia! C’è l’imbarazzo della scelta su cosa vedere e  fare !

Indubbiamente Barcellona in 5 giorni non è un tempo sufficiente per girarla tutta.  Però ci si può fare un’idea chiara del suo carisma.  E soprattutto della sua  sbalorditiva architettura .  Quest’ultima è  imponente quando è del periodo Medievale. Per poi essere  moderna e   stravagante quando è firmata da Antoni Gaudí. Se ci si ferma un po’ di più  a  Barcellona vale la pena fare  anche delle gite fuori porta nei suoi più immediati  e spettacolari dintorni. Tra questi sono stata solo al Parco del Montjuc  . Ma per la prossima volta mi riservo il resto: Montserrat, il  Parco del Tibidad  , Sitges e Tosse de Mar . Questi ultimi due  sono dei deliziosi paesini di  pescatori situati nella Costa Brava.

Barcellona  in 5 giorni capiterà come nel mio caso di saltare qualcosa, perché è gigantesca. Però si avrà più di un motivo per ritornare. Allora si parte? Eccovi un articolo con dei  suggerimenti di viaggio utili per perlustrare Barcellona in 5 giorni.  Buona lettura!

Storia di Barcellona

Il modo migliore per godersi Barcellona in 5 giorni non è solo  seguire un itinerario eccezionale! Ma è sopratutto  perdersi tra le sue strade o carres , come si dice in catalano, che è  la lingua ufficiale della  Catalogna. Questa è una regione fatta da 17 comunidades che  sono molto eterogenee tra loro etnicamente, linguisticamente e  culturalmente parlando! Ma hanno in comune una certa autonomia politica e la volontà di sganciarsi completamente dal governo della Spagna. Questa è una questione ancestrale che affonda le sue radici in una storia antica  fatta di sangue , sconfitte e qualche momentanea vittoria!

Secondo leggenda, Barcellona  sarebbe stata fondata dal cartaginese Amilcare Barca , padre di Annibale . Tuttavia non ci sono prove di una Barcellona punica né tantomeno greca. Si  suppone che ai suoi albori fosse un insediamento iberico   (III sec.) rioorganizzato in un   catrum dai Romani   . Esattamente dove c’è oggi il  Mons Taber Plaça de Sant Jaume . In seguito Barcellona fu occupata  dai:  Visigoti (V sec.)  , dai Mori (VIII sec.) . E  dai Franchi che,  sotto Carlo Magno (IX sec.)  la resero magnifica,  un vero e proprio contado.

Medioevo

Dopo tanti saccheggi  durante il X secolo  Barcellona si arricchì per un gioco di varie alleanze politiche.  Specie con la contea di Aragona. Così diventò un importante snodo commerciale nel Mediterraneo. Tra il XIII e il XIV secolo in poi si eressero straordinarie costruzione gotiche e nuove cinte murarie.

Nel tardo XIV secolo invece  il matrimonio tra Federico II d’ Aragona e Isabella di  Castiglia segnò il declino  di Barcellona. Questo perché fu annessa  a un impero  e  venne esclusa dalle rotte dell’America che era stata  ormai scoperta. Neppure la Guerra di Secessione (XVI sec. ) liberò Barcellona .  Perse definitivamente  ogni forma di autogoverno  quando poco dopo  fu dominata da Filippo V. Questi era il contendente francese che salì al trono di SpagnaIl re proibì l’uso del dialetto e fece erigere un enorme forte  per sedare i sudditi infedeli.


Fin de siècle

L’ inizio dell’Ottocento fu la Belle Époque per Barcellona . Tra modernizzazione  urbanistica, rivoluzione industriale , tensioni sociali, e una sfrenata joie de vivre ! Si respirava un’aria di rinascita e ripresa economica e sociale testimoniata dalle Esposizioni Universali del 1888 e del 1929.  Uno scenario che richiamò in città migliaia di contadini dalla campagna circostante, e determinò la rapida ricostruzione urbana di BarcellonaNel XIX secolo fu ampliata con l’abbattimento delle mura medievali  e l’inclusione della periferia più estrema.

Di pari passo a Barcellona vi fu una vera e propria impennata  demografica e l’inaugurazione della prima linea metropolitana nel 1924. Pure la cultura,  sulla scia della corrente del Romanticismo europeo , riacquistò vigore e centralità. Oltretutto nel 1899 fu eretto il Futbol Club Barcelona da Hans Gamper, gloria  per lo sport nazionale.

Francisco Franco

Ad ogni modo, l’euforia di quell’era durò molto poco.  La golden age causò  disuguaglianze sociali e  formazione di baraccopoli a Barcellona. Il colpo di grazia le fu dato dalla Guerra Civile Spagnola (1936-1939)  . Questa fu un conflitto armato tra il parito della sinistra republicana  e quello della destra nazionalista del generale  Francisco Franco (1982-1975) che alla fine  vinse .

Il temuto caporale  impose una dittatura totalitaria marcata da repressione politica, culturale e linguistica. Nonché da censure per l’informazione e da sorveglianza sulla popolazione. Un regime terroristico che  terminò solo nel 1975. Con la  morte di Franco nel 1975  si arrivò  alla termine del regime terrotistico e della soppressione dei cittadini della Catalogna  . Come per miracolo però  Barcellona  rifiorì grazie al  boom del turismo degli anni ’60 . La situazione peggiorò nel 1978 quando diventata repubblica  tentò due referendum (2014-2017) per l’attuazione della independência . Il risultato fu l’apertura di un processo contro ogni tentativo di anarchia di Madrid. Lotta che persiste ancora. Chissà cosa riserva il futuro!

Barcellona in 5 giorni. La Ciutat Vella

Sicuramente Barcellona attrae milioni di viaggiatori da ogni parte del globo a cui è connessa con ogni tipo di trasporto .  Questa non è l’unica motivazione dell’overbooking annuale registrato nelle strutture turistiche in città! Anzitutto è versatile, cioè è adatta a tutti , a ogni esigenza , e budget , da quello più basso a quello ultra lussuoso ! In aggiunta racchiude arte, divertimento, viste stratosferiche, e temperamento latino . Senza tralasciare l’ospitalità della sua gente ,  il  suo carattere cosmopolita  e un clima pressoché mediterraneo tutto l’anno . Insomma   trasmette un’energia contagiosa che fa vibrare ogni centimetro della pelle!

Nonostante Barcellona  sia divenuta piuttosto turistica, non ha perso la sua anima spagnola . Il suo lato più autentico si scopre nei suoi contrasti : vecchio e nuovo, miseria e nobiltà convivono in perfetta armonia.    Non finirà mai di sedurre per il suo spirito selvaggio e al contempo borghese. È generalmente tranquilla, basta usare buon senso: evitare l’ hinterland, non girare soli di notte , e custodire con attenzione borse e oggetti di valore!

Barcellona in 5 giorni. La città vecchia

Barcellona in 5 giorni è stato un arco temporale più che adeguato per immergersi nelle principali attrazioni  della Ciutat Vella , la città vecchia . Il centro storico rimane una comunità briosa e frizzante. Al suo interno si distinguono quattro  quartieri (barris ) , ognuno dotato di  una sua  personalità. Questi sono:

Esplorare la  Ciutat Vella   è come navigare un ruscello straripante in una cascata. Si cammina in un dedalo di stradine che solo per qualche istante sembrano essere  desolate. Poi all’improvviso lo spettacolo della vita quotidiana esplode. I garzoni che spingono carrelli di bibite tra gatti assonati e  murales colorati e giganti. Balconcini adorni di fiori su cui svolazzono lenzuola bianche che profumano di fresco.

Barcellona in 5 giorni . 20 Luglio. Il Barrio Gotico

Il Barrio Gotico è una delle arterie  primarie di Barcellona . Passeggiando tra i suoi blocchi di pietra si torna indietro a Barcino, il primitivo insediamento romano voluto dall’imperatore Augusto (I sec- a. C.) . Si tirò fuori da pochi ettari incastonati tra il monte Tabor e due torrenti rispettivamente  il Collserola (La Rambla) e Junqueras (Via Layetana).

Il nome Barcino evoca mistero perché deriverebbe da tre teorie intriganti:

Cosa è rimasto di Barcino

La Barcellona romana  prosperò accanto alla dominata Tarragona . Fino al suo declino per instabilità politica (III -IV sec. d.C.) . Le sue tracce sono ancora visibili nel  Barrio Gotico  e precisamente:

Si pensa che nei pressi del Barrio Gotico ci dovesse essere anche un anfiteatro romano . La sua piazza principale coincideva con l’attuale e limitrofa Plaça de Sant Jaume. Questa  oggi  ospita il rinascimentale e gotico Palau Centelles (XV sec.) il Palazzo della Generalitat e il Municipio di Barcellona.

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Plaça Catalunya

L’ ombelico di Barcellona è  Plaça de Catalunya  , il ritrovo in assoluto per il pueblo e  i vacanzieri. Questo per la sua posizione strategica poiché collega la  Ciutat Vella  con l’ Eixample , che è la sezione più recente  della capitale. In sostanza è la punta della matassa da cui si dipanano alcune vie  principali di  Barcellona . Tra queste : la Rambla, il Passeig de GràciaRambla de Catalunya, la Ronda de Sant Pere, la Ronda de l’Universitat, il carrer de Pelai e la Avinguda del Portal de l’Àngel.

Le sue origini risalgono al XIX secolo . Fino al 1927 fu oggetto di diverse ristrutturazioni e abbellimenti . Questi includono fontane, monumenti importanti  e altro ancora dovuto agli interventi di artisti eccezionali. Tra questi gli architetti:  Pere Falqués, Puig i Cadafalch e Francesc de Paula Nebot. E scultori come Clarà e Llimona.

Fiori all’occhiello in Plaça de Catalunya   sono :

Ovviamente la sua vivacità  è dovuta anche a una moltitudine di ristoranti, caffè, centri commerciali, trasporti pubblici, e uffici che la popolano. La piazza è spesso palco per manifestazioni politiche. Come la protesta per il referendum d’autodeterminació de Catalunya , che fu  quella sull’autonomia politica del paese del 2017. Ci si fanno anche concerti, e ci si tiene il famoso Barcelona Jazz Festival (tra N

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Rambla

Barcellona non sarebbe la stessa senza la sua leggendaria  Rambla .  Inizialmente era il letto di un fiumiciattolo stagnante che vi scorreva . Nel XV secolo, le autorità cittadine fecero deviare il percorso della fogna e lo pavimentarono.  Conosciuta anche come Las Ramblas ( plurale in catalano)  , perchè  si riferisce ai cinque tratti che compongono questa striscia pedonale lunga quasi un miglio. 

La Rambla è un ampio  boulevard alberato che  congiunge il Nord di Barcellona , in Plaça de Catalunya , con il Sud a  Port Veil . Si tratta di   un circo multicolore di persone . Tra forestieri e locali fanno la loro comparsa acrobati, fioristi, ristoratori, ambulanti, musicisti e vagabondi  . Uno show che dura  tutte le ore del giorno e della notte . Fate solo un po’ di attenzione ai borseggiatori e alle centinaia di taverne laterali vere e proprie trappole per globetrotter!

Alcuni tesori laterali

Lungo la a Rambla è possibile ammirare:

Cathédrale de la Santa Creu i Santa Eulàlia

La Cathédrale de la Santa Creu i Santa Eulàlia (info orari e costi) è un miscuglio di stili in cui prevale quello Gotico. Con pianta a croce latina e splendide finestre a vetri il duomo  commemora la  Santa Croce .  Si eleva per 90 metri ed è  larga 53 metri  . Nel  1298 la si innalzò grazie ai proventi di  confraternite e corporazioni  medievali. Si sotterrò una precedente basilica paleocristiana ( IV sec.) per farla. Questa era  stata devastata dalle truppe del generale andaluso Al-Mansur ( X sec.) . I suoi principali artefici furono: Jaime Fabre, Bernat Roca , Arnau Bargués, Andrés Escuder, Josep Oriol Mestres . Ci vollero sei secoli per terminarla.

Internamente gli elementi chiave sono :

All’esterno colpisce la sobria eleganza delle mura e il portale decorato con la Vergine col Bambino scolpita nel XIV secolo. L’interno è luminoso, ed è dominato da una navata unica e da vetrate colorate che lo riempiono di una calda luce dorata e azzurra.

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Santa Maria del Pi

Santa Maria del Pi (info costi e orari)  si erge silenziosa e maestosa come un angelo custode di Barcellona . Del XI secolo,  essa fu edificata sui resti di una piccola chiesa romanica. Lo stabile attuale ,  in stile Gotico Catalano, è del Trecento e fu consacrato nel 1453. Nei secoli ha superato guerre, incendi e  restauri. Ma è sempre rinata come il pino antistante la piazza in cui giace da cui sarebbe stata denominata! L’albero veniva sostituto dopo ogni calamità!

All’esterno, la basilica strega  per la sua sobrietà . Le sue mura sono imponenti e rinforzate da contrafforti. Il suo portale gotico è impreziosito con la Vergine col Bambino scolpita nel XIV secolo . Inoltre si può apprezzare:  un campanile che svetta fino a 54 metri . E un solenne rosone (1936) che illumina tutto intorno.

L’interno sorprende per la sua navata unica, spaziosa  e luminosa, caratteristica questa tipica  del Gotico Catalano. Le volte a costoloni, alte e slanciate, donano un’atmosfera austera ma accogliente. Le cappelle laterali serbano opere e memorie della storia della città. Venerare  Santa Maria del Pi significa scoprire non solo un capolavoro architettonico, ma anche uno scrigno di eventi  storici e di spiritualità a Barcellona.

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Museo Cera 

Museo Cera  (info orari e costi) è una pausa eccellente per scampare al trambusto cittadino. Ci sono capitata all’improvviso per rifugiarmi da un temporale estivo! ’ È  sistemato in una ex banca del 1873  e nel 1982 fu abbellito con graziose decorazioni come lo stemma della Catalogna .

Il recente restyling (2020) ha introdotto tecnologie moderne per rendere l’attività museale  più interattiva. All’ingresso ci si a accomoda dentro un piccolo montacarichi che proietta immagini tridimensionali di Barcellona. Tutto questo mentre vi conduce al primo di tre piani.

Da Cervantes a Frec Mercury

Su questi sono dislocate più di 150 figure di cera suddivise per tematiche varie . Esse spaziano da personaggi celebri dello show a quello  della storia. Da quello della cultura a quello   della politica. Il set  che mi ha più entusiasmato è  stato quello riservato alle star della musica.

Il Museo Cera  si gira tranquillamente in un’ora . Se volete fare una sosta per qualcosa da bere e per riposarvi andate nell’adiacente Bosc de les Fades . Questo  è un bar arredato come un bosco incantato. Di sicuro un ambiente surreale che piace sia ai bambini che agli adulti.

Barcellona in 5 giorni. 21 Luglio. Barrio El Born

Se c’è un quartiere capace di raccontare la Barcellona più genuina  quello è senza dubbio El Born.   Il suo fascino medievale si intreccia con l’arte contemporanea.  Ogni suo vicolo  vibra di allegria ed estro artistico. Era una zona commerciale, collegata al porto e al vicino quartiere della Ribera. Si organizzavano feste e persino dei tornei cavallereschi che si svolgevano lungo il Passeig del Born, la via principale.

L’ aria scanzonata d’ El Born. rimane tuttora  . Qui   si fa lo  shopping  più esclusivo e  si vive sia di giorno che di notte . Al calare delle saracinesche di botteghe artigiane, boutique di design, e gallerie d’arte  impazza la movida notturna più entusiasmante . Si popola di bohemien e sognatori , nulla è lasciato al caso ed è tutto una sorpresa .  Come il suo El Born Centre de Cultura i Memòria. Questo è  un ex mercato dell’Ottocento trasformato in spazio culturale con resti archeologici della Barcellona del XVIII secolo. Seguitemi , vi svelerò qualcosa del mistero di El Born,  vi resterà addosso come un profumo !

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Santa Maria del Mar

Santa Maria del Mar (1329-1383) è un must da fare perché è poco affermata ma intrigante e spettacolare! La si deve alla volontà dei lavoratori del porto e degli artigiani del  quartiere. Il loro fu un contributo economico importante per materializzare in eterno la  loro fede .  L’orgoglio della classe operaia fu  affidata alla sapienti mani degli architetti Berenguer de Montagut e  Ramon Despuig.

Anzitutto Santa Maria del Mar eprime in toto la purezza dell stile Gotico Catalano: è  priva di ornamenti superflui.  Il suo disegno complessivo è perfettamente proporzionato.  Corredata da due torri ottagonali gemelle  la sua linearità  diventa potenza visiva e spirituale.

Internamente lo stupore è immediato. Le alte navate sembrano dissolversi verso l’alto, sostenute da slanciate colonne poligonali che  donano  leggerezza e armonia. La luce, filtrata dalle ampie vetrate istoriate, danza sui pavimenti antichi. Ci si sente come avvolti da un abbraccio intenso che conforta e trasmette serenità amplificata da un silenzio reverenziale che quasi sgomenta. Lo stesso che probabilmente scatenò la fantasia dello scrittore Ildefonso Falcones che la contemplò nel suo best seller  chiamato appunto La cattedrale del mare.  Questo  è stato  un successo  letterario, un romanzo che ci descrive una Barcellona povera ma fiera nell’epoca medievale. La stessa che ha permesso la fondazione della cattedrale ormai meta di pellegrinaggio mondiale!

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Moco

Il Moco esiste dal  2021 per merito di due collezionisti olandesi Lionel e Kim Logchies-Ten Kate. Il loro goal è stato quello di rendere l’arte contemporanea accessibile a tutti. Fecero qualcosa di simile   anche ad Amsterdam . Fu una mossa vincente , e  nuovamente hanno fatto bingo a Barcellona!

Azzeccata anche l’ospitalità del Moco dentro lo sbalorditivo Palazzo Cervelló ,  una dimora aristocratica  del XVII secolo . Quello che sorprende già all’ingresso  è una gigantografia a forma di cuore umano trafitto.  Un calco della vita che si alterna tra dolore e gioia fatta da Damien Hirst (1965, Bristol)  una delle figure più rappresentative dell’arte moderna.

Ogni sala del  Moco  è una cornucopia di stili, colori e linguaggi diversi. Tra le opere più significative si possono ammirare:

  • Banksy: con le sue provocazioni sulla società dei consumi;
  • Andy Warhol: maestro della pop art e del culto dell’immagine;
  • Jean-Michel Basquiat: con le sue tele cariche di denuncia sociale;
  • Keith Haring: che inneggia all’ inclusione e alla felicità  con le sue figure danzanti;
  • Yayoi Kusama: regina dell’arte immersiva con le sue stanze di specchi e luci infinite;
  • Salvador Dalí e Pablo Picasso:  geni catalani e mentori dell’innovazione artistica

Visitare il Moco è un atto audace che vi farà valutare Barcellona con un visione nuova, più dinamica e senza pregiudizi. Vi costringerà a guardare le cose con una prospettiva diversa.  Riconoscendo l’inevitabile verità che il significato di qualsiasi cosa muta a seconda della prospettiva!

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Museu Picasso

Lungo la suggestiva Carrer de Montcada, sorge il museo  dedicato all’eclettico e rivoluzionario artista malagueño. Sto alludendo a  Pablo Ruiz Picasso (1881-1973). Fu  l’ inventore del  Cubismo, una corrente artistica che sovvertì formalmente la pittura scombinando l’immagine in varie forme. Sconvolse radicalmente  il modo di rappresentare l’esistenza . Un insigne artista il cui monito fu che  quella dell’uomo non è la sola possibile visione delle cose.

Il Museo Picassso  è del 1963 e si deve a Jaume Sabartés, amico e segretario personale di Picasso. Suo intento fu quello di promuovere il talento del pittore accentuando il suo attaccamento a Barcellona che frequentò da giovane . Il museo è  all’interno di cinque palazzi medievali interconnessi.  Tra questi spicca il magnifico Palau di Berenguer Aguilar in pittoresco stile gotico.  Metterci piede  significa ripercorre la formazione, l’evoluzione e la genialità di uno degli artisti più influenti del XX secolo. Esso contiene  le sue prime bozze, i ritratti intimi e quelle sue sperimentazioni che lo resero immortale.

Come è organizzato il museo? 

Si sviluppa su più reparti, seguendo un percorso cronologico e tematico che consente di capire la crescita artistica di Picasso:

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Parc de la Ciutadella 

Parc de la Ciutadella   (17,42 ettari ) è uno dei polmoni verdi di Barcellona , denominato così dalla cittadella militare a cui prima apparteneva. Quella che Filippo V di Borbone fece fare all’indomani della Guerra di Successione per sottomettere i catalani. Furono demolite 1200 case e fu un trauma totale per i residentiIl progetto fu affidato all’architetto Josep Fontserè, che iniziò i lavori nel 1872 con la collaborazione di un giovane Antoni Gaudí, allora suo assistente.

Punti di interesse attuali del  Parc de la Ciutadella  sono:

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Arc de Triomf

Per raggiungere la Parc de la Ciutadella  si passa attraverso il meraviglioso  l’ Arc de  Triomf ,  alto 30 metri  . Disposto  tra il Passeig de Lluís Companys e il Passeig de Sant Joan, è  il passaggio più emblematico di Barcellona (1888 ,  J. Vilaseca i Casanovas). Chiaramente commissionato  per l’Esposizione, questo arco si distingue per il suo  ricercato stile mudejar:  a mattoni rossi e ornamenti moreschi.

Si fa osservare  per i fregi di Josep Reynés e Josep Llimona . Ci sono intagliati  gli stemmi delle 49 province spagnole che formavano il Regno di Spagna nel 1888. Il tutto sormontato dallo stemma di Barcellona. Oltre che per il suo peso storico l’  Arc de  Triomf  è un vero  proprio landmark urbano. Qui ci si viene a passeggiare, e a celebrare la gloria di Barcellona osservando i  suoi bassorilievi che omaggiano  l’industria, l’arte e la cultura catalana.

Barcellona in 5 giorni. 22 Luglio. Barrio Eixample

L’  Eixample   (dal  catalano  “ensanche”  cioè  “ampliamento” )  è un eccepibile  esempio di allargamento  urbanistico. Fatto  dall’ingegnere Ildefons Cerdà servì a contenere il picco di crescita demografica del XIX di Barcellona. Di pari passo alla sua rapida industrializzazione.

L’  Eixample     fu concepito  per  unire il centro storico di Barcellona con la periferia in espansione. Le sue strade disegnano una perfetta griglia geometrica. Apposta pensata per garantire aria , ordine, ampi viali, cortili interni e incroci ottagonali. Si pensò all’agio di tutti senza distinzione tra poveri e ricchi.  Ad ora è  il distretto più popolato di Barcellona, della Catalogna e di tutta la Spagna in termini assoluti (262 485 abitanti). E il secondo in termini relativi (3. 5586 ab./km²).

Ordine e disordine

Percorre  in lungo e in largo l’Eixample significa sfogliare Barcellona come un libro che descrive tutte le sue epoche. Ma in un contesto raffinato, dove impera lo shopping di lusso e l’alta gastronomia offerta da locali di ogni tipo . Nell’Eixample  è tutto sistemato  con logica: i numeri civici aumentano verso il mare o verso la montagna. E  le strade hanno nomi di città o regioni spagnole. Inoltre, negli anni ’80 furono installati alcuni semafori parlanti per non vedenti, tra i primi in Europa.

Una curiosità? Le corsie dell’Eixample sono state progettate per facilitare la circolazione dei cavalli e i raggi  solari. Ciò lo rese uno dei primi prototipi di architettura urbana  sostenibile. Un motivo in più per smarrirsi tra i suoi isolati smussati nelle sue prospicienze. Lasciandosi sorprendere da ogni dettaglio architettonico e dall’armonia senza prezzo di questo straordinario sobborgo.

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Barcellona in 5 giorni. Antoni Gaudì  

È nell’  Eixample     che il Modernismo catalano ha trovato la sua massima espressione grazie ad alcune  opere indimenticabili di Antoni Gaudí. Questi è l’architetto visionario di Barcellona,  che ha saputo trasformare la città catalana in un museo a cielo aperto. Nato nel 1852 a Reus, in Catalogna, Gaudí studiò architettura a Barcellona, dove fin da giovane ebbe la virtù straordinaria di coniugare  inventiva, simbolismo e natura.

Le sue opere non si limitano a costruzioni.  Ma sono vere e proprie esperienze sensoriali.  Dove ogni arcata, colore e dettaglio esprimono un pensiero, una fede. La sua influenza ha travalicato i confini della Spagna, addivenendo uno dei maestri del Modernismo mondiale.

Arte e fede di Gaudì

Per comprendere la profondità dell’arte di  Gaudí  occorre considerare la sua   religiosità , che si fece sempre più intensa con il passare degli anni. Essa  permeò  ogni progetto. Come la Sagrada Familia. Questo è   il suo master piece  incompiuto, elemento inconfondibile dello skyline di  Barcellona.  Purtroppo mi è sfuggito perché avrei dovuto prenotare con largo anticipo.

Il credo in Dio di  Gaudí   si avverte anche nelle sue Casa Batlló e Casa Milà che fanno da padrone a Passeig de Gràcia. Questa è  una delle aree più sofisticate di Barcellona resa indimenticabile  dalla sua vena estetica visionaria  e spirituale. Capacità che furono sostenute economicamente  da grossi mecenati come Eusebi Güell e la famiglia Batlló non le avrebbe mai fatte! Gaudí   vedeva la natura come espressione divina . E per questo, la imitava e reinterpretava applicando il trencadís. Questa era la sua tecnica che prevedeva il  riutilizzo fantasioso di frammenti di ceramica e vetro colorato. Da quei pezzi irregolari otteneva una grazia artistica. Esattamente come la fede che converte l’ordinario in straordinario.

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Casa Milà

Casa Milà o  Pedrera  è il fiore all’occhiello di Gaudí , fatta tra   il 1906 e il  1912  . Il primo appellativo è legato alla famiglia Pere Milà e Roser Segimon per cui venne fatta. I coniugi sognavano una residenza nobiliare a Passeig de Gràcia. Il secondo rimanda   al catalano “Pedrera” , che equivale in Italiano a quella  “cava di pietra”  a cui assomiglia. Quello che mi ha più impressionato sono le sue mura esterne.  Perché sembrano come delle onde che fluttuano nell’oceano. In mezzo a 32 finestre in ferro battuto realizzate da Josep Mraria Jujol.

Casa Pedrera  sembra un organismo vivente  scolpito nella roccia con quell’effetto dinamico delle sue linee curve prive di spigoli,  marchio  di una  Barcellona fortemente modernista.   Gaudí  si ispirò  a Le Corbusier, padre dell’ architettura moderna. Ma si spinse venti anni avanti. Imitò il mare e articolò il complesso su nove livelli. Un piano seminterrato destinato ai magazzini e alle carrozze. Un altro sopra con spazi commerciali. I rimanenti furono destinati a appartamenti di lusso, un attico con archi catenari da cui si scorgono ancora adesso i tetti di Barcellona la Sagrada Tibidado.  Qui fanno sempre sfoggio dei mitici camini a forma di  guerrieri  che fanno da guardia al focolare domestico. Sono lavorati con  la tecnica trencadís  per simulare il fuoco con il riflesso del sole.

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Park Güell

Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1984,  Park Güell  fu fatto  tra il 1900 e il 1914 . Fu frutto della visione dell’ industriale Eusebi Güell . Questi era ossessionato dalla magnificenza dei  giardini inglesi . Aveva in mente  di mettere a punto un  quartiere residenziale per l’alta borghesia catalana .  Così chiese a   Gaudí di fagli avere un modello da elaborare. Tuttavia, questa pianificazione  immobiliare non ebbe molti consensi . E successivamente fu convertito in parco pubblico nel 1926.

Il Park Güell  si sviluppa come un coloratissimo giardino monumentale che si adagia sulle colline del Carmel. Se preferite la metro per salire in cima al Park Güell   prendete la  linea  L3 e scendete alla stazione di Lesseps . Qui  accederete alle uniche scale mobili che funzionano all’entrata di Avinguada del Santuari de San Joseph. Diffusi sono i belvedere panoramici su Barcellona .

Cosa vedere nel Park Güell

Quando si è  Park Güell  si ha l’impressione di fare un sogno  attorniati da simbolismi religiosi, mitologici e patriottici catalani. Tra i suoi interessi più incredibili:

Barcellona in 5 giorni. 23 Luglio. Barrio Raval

Il Raval è il volto più nascosto e anticonformista di Barcellona . Già come nel Medioevo odiernamente è   la borgata della classe lavoratrice più modesta . Per cui  è sempre stato animato da operai,  grinta e  incessante  movimento. Proprio per questo non è raccomandabile fiondarcisi da soli . Magari come me cliccate su Guruwalk  per avvalervi di una guida autorizzata . Mossa azzeccatissima perché in tutta sicurezza ho avuto una panoramica più completa del Raval  . Funziona  a offerta libera (da un minimo di € 15, 00) .

Quello che ha fatto la differenza per il Raval   è stata la  riqualificazione urbana degli anni Ottanta . Ciò è stato possibile grazie all’impegno del comune che ha chiamato  architetti e urbanisti per riscattarlo dalla cattiva fama di cui godeva. Così si sono dislocate università, diversi rami di istituzioni varie . E sono sorti blocchi multifunzionali  e ricreativi che hanno favorito la diffusione dell’arte e l’integrazione sociale.

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I big del Raval

Tra i propulsori del rilancio del Raval   basta citare  Richard Meier, che qui ha fatto il Museu d’Art Contemporani de Barcelona  (1985) . Questa è  una cupola tutta bianca fatta di cemento e vetro.  Combina linee rette e curve con un portone in vetro che espone una vasta gamma di opere d’arte contemporanea (XX sec.)  di diversa provenienza. La sua piazza esterna si estende tanto per la gioia degli skaters! Ma il  Raval non è solo questo, ecco qualche altro suo gioiello:

Barcellona in 5 giorni . 24 Luglio. Barceloneta

Barceloneta è un eldorado residenziale e di svago incastonato a Port Veil . Le sue fondazioni sono del XVIII secolo . Ma si espande nel 1714 come rifugio degli sfollati al seguito della demolizione della Ribera. Questa era un lato di Barcellona fatto a pezzi da Filippo V di Borbone dopo la Guerra di Successione per erigere una cittadella militare. Della cosa se ne occupò l’ingegnere Pròsper de Verboom . Questi recuperò porzioni di abitati enormi dal mare e li  strutturò in modo semplice  con strade, case e superfici funzionali. Ci vollero anni di fatica per migliorare la Barceloneta che intanto era sempre più affollata da marinai e pescatori.

Nel XIX secolo, l’espansione industriale e l’aumento dell’inquinamento causarono la cessazione  delle attività di pesca, modificando parzialmente il quartiere. Questo si riqualificò totalmente in occasione dei  Giochi Olimpici del 1992. Uno dei primi e efficaci interventi fu  la realizzazione di spiagge importando sabbia dall’Egitto, dal deserto del Sahara. Il risultato fu quello che oggi è un litorale di 5 km di spiagge libere più o meno assaltate dalla massa . Uno sfogo alla calura estiva che disseta con i suoi chiringhitos e divieti che ne preservano l’esistenza.

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Barcellona in 5 giorni. Non solo spiagge

Cosa è rimasto delle antiche vestigia? Poco ! Come la chiesa di Sant Miquel del Port in stile Barocco  , che è inconfondibile per  il suo angelo in marmo che infilza un serpente! A questa chiesa  erano devoti . Altro tratto distintivo della Barceloneta è il Museu D’Historia  De Catalunya . Questo è un omaggio alla storia catalana dagli albori al presente tramite documenti, video e altro materiale interattivo.

Sono i giovanissimi che insediano Barceloneta perché c’è ogni tipo di distrazioni in una lingua dorata bagnata da acque non proprio cristalline . In compenso si possono lodare meraviglie artistiche. Tra queste le sculture:

Cos’altro c’è  vicino a  Barceloneta?

Citare tutto che c’è da setacciare a Barceloneta è impossibile perché è smisurata . Finisco proponendovi qualche chicca:

Barcellona in 5 giorni . 25 Luglio. Montjuc

La collina di Montjuïc si innalza a 192 metri a Sud di Barcellona . In italiano il suo significato è quello di “Monte degli Ebrei”, perché di questa stirpe c’era un cimitero. La sua funzionalità era quella di difesa dal nemico per la qual cosa si pervenne a fare un castello nel XVII sec. Effettivamente da lassù si domina il porto e tutta la pianura circostante. Fino ai Pirenei se fuori è limpido.

La collina di Montjuïc fu sempre teatro di scontri e assedi : Guerra di Successione spagnola (1701-1714), Guerra Civile spagnola (1936-1939). Per fortuna dal XX secolo lo si fruttò come polo culturale e artistico per il susseguirsi di due colossali appuntamenti. Indovinate quali? L’ Esposizione Internazionale del 1929 e le Olimpiadi del 1992.

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Cosa osare nella collina Montjuïc ?

Per staccarvi da Barcellona e fare qualcosa di insolito e dinamico qui è per voi. Oltre la Fondazione Joan Miró,  Davvero eccezionali sono:

Barcellona in 5 giorni. Un cibo caliente!

La cucina catalana è una delle più secolari e complesse d’Europa. Le sue radici affondano nel Medioevo, quando la Catalogna era un importante crocevia commerciale sul Mediterraneo. Le rotte marittime importarono spezie dall’Oriente, ingredienti dal Nord Africa e nuove tecniche di cottura dalla Francia e dall’Italia.

Già nel XIV secolo il Llibre de Sent Soví fece il suo ingresso. Questo fu  uno dei primi ricettari europei . Una sinfonia culinaria di autore anonimo che combinava carne, pesce e verdure con un uso sapiente di erbe aromatiche. Quest’ultima una pratica che è peculiarità della gastronomia catalana e spagnola in genere. Questa fusione esprime l’unicità di un territorio che vive a cavallo tra Mediterraneo e Pirenei.

A partire dagli anni ’80, Barcellona  è diventata un workshop gastronomico globale grazie a chef visionari come Ferran Adrià. A lui si deve la fondazione in Costa Brava di El Bulli, un ristorante assolutamente all’avanguardia  Dopo la sua chiusura nel 2011 è stato trasformato in museo.

La cucina molecolare

Ferran Adrià  ha introdotto la cucina molecolare, plasmando consistenze e sapori in vere esperimenti sensoriali.  Sfere liquide, spume e gelatine hanno modificato lo star bene a tavola. Altri grandi chef catalani, come Carme Ruscalleda  e Jordi Cruz, hanno contribuito a elevare il successo della cuisine catalana. Non stanca mai perché non è scontata . Si muove tra le ricette della nonna e sperimentazioni allo stato puro da testare tra bancarelle all’aperto e ristoranti semplici e stellati. Per voi in basso una lista delle delizie salate e dolci più comuni a Barcellona .

Panetteria

Primi , Carni
Dolci
  • Braç de Gitano: rotolo di pasta soffice farcito con crema o cioccolato, ricoperto da zucchero a velo o caramellato;
  • Coca de Sant Joan: focaccia dolce preparata per celebrare la festa di San Giovanni, con frutta candita e crema;
  • Churros con Chocolate: bastoncini di pasta fritta, spolverati di zucchero;
  • Crema Catalana : rema pasticcera aromatizzata a cannella e limone, con una crosticina di zucchero caramellato;
  • Catànies: praline di Vilanova i la Geltrú: mandorle tostate ricoperte di pasta di mandorle, cacao e zucchero;
  • Orelletes: sfoglie fritte zuccherate, simili alle chiacchiere italiane, tradizionali del Carnevale;
  • Panellets: piccole palline di pasta di mandorle, ricoperte di pinoli, tradizionalmente preparate per la festa di Ognissanti;
  • Turrón de Agramunt:  torrone tradizionale della Catalogna, prodotto a mano dal XVII secolo nel villaggio di Agramunt.

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Barcellona in 5 giorni. Dove mangiare a Barcellona

Per quanto mi riguarda se voglio addentrarmi nell’ essenza della tradizione culinaria di un posto nuovo mi fiondo nello street food e le pietanze più semplici. Per Barcellona basta recarsi nei suoi mercati . E questi  sono tanti , sfarzosi e chiassosi. Tra più di tredici quelli più rinomati sono :

Dalle tortillas di patate e i gamberoni alla brace, dai formaggi più grassi alle paste più golose qui le vostre papille gustative si risvegliano a pieno! Oltre al cibo, i mercati fanno parte dei riti cittadini, e sono dei veri e propri centri di vita sociale . Qui ci incontra per chiacchierare, stare un po’ insieme. Mentre i commercianti lavorano e trattano la vendita della frutta di stagione. Bisogna consultare la propria tabella di marcia e fare attenzione agli orari.  Perché chiudono intorno le venti settimanalmente e la domenica .

Ristoranti a Barcellona

Infine se  siete dei food lovers non posso che proporvi un elenco  di ristoranti molto alla moda a Barcellona :

Barcellona in 5 giorni . Il cava

A proposito di Bacco! Se Barcellona stuzzica per liquori particolari come il ratafia , fatto con noci, e  il vermouth , fatto con artemisia ,  allora è il momento di conoscere il suo cava. Mi sto riferendo allo champagne spagnolo, bollicine ricavate (metodo classico) da uve autoctone . Tra queste   Macabeo, Xarel·lo e Parellada  coltivate per la maggiore nella vicina regione di Penedès. Del cava ce ne è uno per ogni gusto: Brut, Reserva o Gran Reserva.

Il suo ideatore fu Josep Raventós Fatjó . Nel 1872 l’audace imprenditore  applicò la rifermentazione in bottiglia alle uve locali generando lo spumante nazionale. Il suo laboratorio fu la cittadina di  Sant Sadurní d’Anoia, dove istituì la sua monumentale cantina Codorníu, progettata da  Cadafalch. Questa vi dà il benvenuto ancora oggi per delle degustazioni da capogiro. Cosa che è possibile fare anche in altrettante rinomate bodegas limitrofe quali:  RecaredoFreixenet ,  GramonaLlopartJuvé & Camps , Raventós i Blanc .

Il cava fa tendenza

Attualmente il  cava è richiestissimo e ciò  grazie allo sforzo della grandi famiglie di winemaker che portarono all’ eccellenza tra il 1900 e il 1950. Questo periodo fu quello del suo  boom . In questi decenni si superarono grosse crisi  legate alla Prima Guerra Mondiale, alla crisi economica del 1929 e alla Guerra Civile spagnola.

I viticoltori catalani rimasero uniti e cavalcarono l’onda investendo in innovazione, meccanizzazione e marketing  . Essi trasformarono il  cava in un nettare di  massa ma al tempo stesso di qualità. La diffusione fu tale che divenne protagonista delle celebrazioni popolari, e   delle grandi occasioni della società spagnola del Novecento.

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Conclusioni. Barcellona in 5 giorni

Come avrete capito Barcellona è un universo fatto di opposti che si attraggono . Non smette mai di stupire, ed è capace di regalare emozioni intense e variopinte. Fortemente attaccata alla sua emancipazione, alla sua identità, Barcellona   incanta dal sorriso dei suoi abitanti e la sensualità del flamenco , agli aromi travolgenti dei banchi dei mercati rionali.

Purtroppo Barcellona  è stata un’avventura che è durata poco per me. Andrebbe assaporata con calma perché  non ci si annoia mai, e ravviva i sensi. Succede che quando ci si allontana resta una nostalgia dolceamara. Naturalmente si desidera rivederla senza aspettare troppo.  Perché  la sua vitalità richiama sempre indietro, è un  battito che non smette mai di pulsare.

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Copenhagen in un weekend

Copenhagen in un weekend

“La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.”

S. Kierkegaard

Copenhagen in un weekend

Indubbiamente visitare  Copenaghen in un weekend non basta per afferrare a fondo l’anima della capitale (638.790 abitanti)  della Danimarca. Tuttavia, è un tempo sufficiente per farsi un’idea dello charme di questa spettacolare  città scandinava . Situata sulla riva orientale dell’isola di Sjælland , e separata  dalla Svezia dallo stretto di Øresund , Copenaghen è ricca di storia, arte, cultura e paesaggi mozzafiato.

Quello che mi ha colpito di più Copenaghen in un weekend è stato soprattutto il suo aspetto generale . C’è tantissimo verde .   L’ architettura urbana è sostenibile, minimale e  all’avanguardia. La società  è circolare, ovvero costruisce dove c’è già qualcosa , perché non c’è più spazio ! Le nuove costruzioni hanno non solo un look impattante , ma anche una funzionalità  ben definita pensata per l’interazione tra le persone.

Danimarca, la perfezione!

Perlustrare Copenaghen in un weekend è un must! I danesi sono insuperabili per l’ efficienza dei servizi pubblici di ogni genere e per le loro infrastrutture . Basta dare uno sguardo alla rete stradale in cui pedoni, macchine e biciclette convergono perfettamente senza mai scontrarsi . Insomma la Danimarca si distingue per un elevato standard di benessere e  per un forte senso di comunità, rendendola un modello da seguire per molti.

Vale davvero la pena fare una vacanza a Copenaghen in un weekend ! In questo post vi darò qualche consiglio su come peregrinare in questo luogo incantevole. Ma infilatevi un paio di scarpe comode e  togliete l’orologio dal polso .  Perdetevi tra i vicoli e i canali di Copenaghen in un weekend. Non c’è modo migliore per ritrovarsi. Buona lettura!

Storia di Copenhagen

Camminando per Copenaghen in un weekend e puntando gli occhi verso l’alto si notano palazzi sontuosi e casette colorate . Nidi della nobiltà e del popolo che hanno  lavorato per lo sviluppo di questa metropoli  che vanta una storia secolare. I suoi primi insediamenti  si aggirano attorno al 12000 a. C.

Ma le sue origini  riportano al IX secolo quando era un villaggio di pescatori vichingo ( oggi Gammel Strand) . Successivamente  crebbe come emporio ittico , specie di aringhe.  Da cui il suo nome danese Køpmannæhafn, che significa appunto “porto dei mercanti”. Il suo periodo di massima espansione fu tra il VIII e il XI secolo, quando si distinse come patria dei  Vichinghi . Questi erano i temuti guerrieri della Scandinavia, prodi marinai che  potevano contare sulle loro abili e potenti navi per conquistare nuovi popoli (come York in Inghilterra)

Il motore primo

Il  primo vero nucleo abitativo di Copenhagen è da identificare con l’odierno Palazzo di Christianborg . Questa infatti era una fortezza eretta nel 1167 da Absalon vescovo di Roskilde . Fu fatta per difendere la nascente cittadina dagli attacchi dei nemici . La grandezza territoriale era evidente . E a proteggerla ci fu il re Aroldo I Gormsson  . Detto  Dente Azzurro  questo monarca unificò la Danimarca alla fine del X secolo .  Questi fu il capostipite in definitiva del casato reale danese,  che adesso continua con l’attuale re Federico X . 

La golden age di Copenhagen fu però  l’anno di Cristiano IV soprannominato il “Re Costruttore”. Fu un’era di ricchezza e quella dell’ edificazione dei monumenti più rappresentativi di Copenhagen. Come per esempio  il Castello di Frederiksborg, la Biblioteca Nazionale, il Castello di Rosenborg e la torre Rundetårn. A lui si deve pure a nascita di Oslo, Norvegia.

Qust’ arco temporale non fu tutto rose e fiori perché si dovette lottare contro l’invasione della Svezia, epidemie, pesti e disastri ambientali. Gravi  furono  gli incendi del 1728 e del 1795  che aprirono una grossa voragine a Copenhagen dilaniando il suo tratto medievale. Di grosso impatto fu a metà del XIX la fondazione dei Giardini di Tivoli e della fabbrica di birra Carlsberg.

Copengahen e le battaglie

Dopo tutte le guerre, la Danimarca fu al collasso al punto da cedere  la Norvegia alla Svezia nel 1813. Dopo un po’ si riprese e lentamente nella fattispecie Copenhagen investì nell’istruzione rendendola gratuita e obligatoria e nella scienza.

Nel 1849 la Danimarca divenne una democrazia e in appresso si caratterizzò per una crescita economica stabile fino alla tragedia delle due guerre mondiali. Dopo il 1945 a seguito dell’occupazione nazista si contarono ben 8000  ebrei sterminati, di cui solo pochi riuscirono a salvarsi! Dal dopoguerra in poi certamente Copenaghen ha sempre mantenuto un’ideologia neutralista rispetto ai fatti politici e bellici dell’EU tra il XVIII e il XIX secolo. Questo per la distanza geografica , cosa che chiaramente riguarda il resto delle nazioni scandinave. In tutto questo la Danimarca fa parte della NATO dal 1943 e dell’Unione Europea dal 1973. Nonostante l’adesione politica non c’è stata  adozione dell’euro a fronte della corrente   corona danese.

Il XX secolo

A partire dal XXI secolo  Copenaghen è il  cuore pulsante e finanziario della Scandinavia e gettonatissima per conferenze e congressi internazionali. Con un sistema educativo e una rete universitaria eccellente, attualmente la politica di Copenaghen riflette quella della Danimarca. Vige  cioè una monarchia costituzionale con un sistema parlamentare.

L’economia è in forte crescita con  rapidi sviluppi nel settore dei servizi, dell’informatica, della farmaceutica e dell’economia verde. Sì perché Copenhagen è non solo una delle metropoli più green d’Europa ma anche una delle più innovative . Basti menzionare il completamento del ponte di Øresund che la integra alla provincia di Scania e la fanno divenire valevole di uno scatto fotografico immemorabile!


Copenhagen in un weekend.  22 Aprile

La prima giornata a Copenaghen l’ho trascorsa nel suo salotto, cioè il  lungomare di Nyhavn ! Mi sono mossa a piedi come piace a me . Da lì ho proseguito per  Slotsholmen  dove sorge Christianborg . Questo era il  fulcro primitivo di Copenaghen, ora sede del governo (ingloba anche il Museo di Thorvaldsens,  scultore danese – islandese ) .

Ho fatto poi un salto al Museo Nazionale Danese . Ho approfondito la conoscenza dell’età  preistorica e vichinga di Copenaghen .  C’era anche  una sezione riservata all’etnografia. Poi superato il vecchio Municipio dalle caratteristiche mattonelle rosse , sono balzata a  Stroget.  Questa è la lunghissima via dello shopping dove si fa baldoria fino a notte tarda.

Attraversato   Inderhavnsbroen , un ponte  pensato per pedoni e ciclisti, mi sono presa una pausa con un caffè a Ofelia Plads. Si tratta di uno stupendo pezzo del molo di Kvæsthus accanto al Royal Danish Playhouse  (studio   Lundgaard & Tranberg , 2016) . Dotato di un parcheggio sotterraneo per 500 auto è una piazza sull’acqua dove i locali si svagano e rilassano.

Copenhagen, immenso stupore

Rigenerata ho ripreso il cammino fino ai palazzi reali di Amaliemborg . E  la Marmorkirken , chiesa famosa perché ha la cupola come quella di San Pietro a Roma! Il mio percorso si è concluso all’ iconica Statua della Sirenetta , che gareggia con la vicina  Fontana di Gefion . Quest’ultima raffigura la leggenda delle origini della Zelanda. Secondo la mitologia norrena la Gefion era girovaga . Questa avrebbe trasformato i suoi figli in buoi per arare la terra promessa dal re di Svezia.

Qualche attimo  dopo mi sono catapultata al Kastellet , la fortezza militare di Federico II. Ho utilizzato la metro (2002) che serve il centro di Copenaghen. Mentre la periferia è collegata grazie ad un efficiente servizio ferroviario. Dopo mi sono riservata un succo d’arancia  alla libreria reale danese, nota come il Black Diamond (Diamante Nero) .  L’edificio è una perla dell’ architettura danese . Qui  si organizzano eventi di ogni genere.

Per concludere c’è stato l’ appuntamento con  Vesterbro, il lato orientale di Copenaghen. Precedentemente era un ex lupanara nel suo tratto più distintivo che è Istedgade . Questa è la via dei murales e dove ha esposto Banksy! Del suo trascorso a luci rosse non è rimasto nulla. Anzi è l’area più gettonata dove tutti si vorrebbero trasferire !

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Copenaghen in un weekend . Nyhavn

Benvenuti a Nyhavn , la destinazione da cartolina di Copenaghen, un  fiabesco canale del  XVII secolo. Questa è la  zona più affollata dai turisti. Originariamente era un porticciolo  vivace. I tetti spioventi e le casette pastello  che si vedono oggi erano i rifugi  di pescatori e mercanti in arrivo a.  Immaginate le storie che queste mura potrebbero raccontare!

Nyhavn è sicuramente il posto ideale per una sosta dagli affanni  sia per i residenti che per i visitatori.  Un’esplosione di colori e delizie culinarie tra tutti i ristorantini alla moda disseminati  lungo la riva! A ricordo delle radici marittime di Nyhavn tenete d’occhio le antiche navi in ​​legno che vi ormeggiano e dove molti vivono!

Hans Christian Andersen

Nyhavn  ha vissuto Hans Christian Andersen (1805-1875)   uno degli scrittori più illustri di Copenaghen. Tra il 1835 e il 1872, Andersen pubblicò numerose fiabe per bambini ( Fiabe e Racconti )  . Tra le sue storie più popolari:  La sirenetta  , I vestiti nuovi dell’imperatore, Il brutto anatroccolo, L’ acciarino  , Il piccolo Claus e il grande Claus, La principessa sul pisello, La regina delle nevi, L’ usignolo e Il soldatino di stagno.

Alcuni credono che le storie di Andersen siano diventate così popolari perché non erano pensate solo per i piccini, ma anche per gli adulti. Sebbene le trame  siano semplici e affascinanti, la maggior parte di esse contiene  profondi insegnamenti morali .

Copenaghen in un weekend . Palazzo di Christianborg

Il Palazzo di Christiansborg (info costi e orari)  consta di  cinque edifici (XV sec.)   che hanno ottocento anni.  Qui  si poggia  il Parlamento , il  Ministro di Stato , e la Corte suprema. Buona parte delle sue stanze sono destinate a uso della famiglia reale. Tra  queste si possono contemplare: la sala del trono, la sala dei ricevimenti, le cucine reali, la cappella reale, le scuderie ed il teatro di corte.

Le sue fondamenta sono quelle dell’ ormai disperso Castello di Absalons,   nucleo primordiale Copenhagen! Le sue mura furono  riportarono alla luce nel1907  , che dovevano avere un perimetro di 6-8 metri. Le rovine sono tuttora visitabili nei  sotterranei del  Palazzo di Christiansborg . In esso convergono diversi stili,  perché ha subito parecchi danni e modifiche dai vari regnanti.  La più significativa fu  la Torre Blu , per mano di re Erik VII di Pomerania. Qui ci fece imprigionare Leonora Christina (22 anni)  una principessa accusata di tradimento

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Copenaghen in un weekend . Museo Nazionale di Copenhagen

Non avevo con me l’ombrello per ripararmi da una pioggerellina improvvisa. Così mi sono fiondata dentro il Museo Nazionale di Copenhagen (info e costi). Esso ci fa ripercorrere  la time line della cultura danese (14.000 anni). Dai cacciatori di renne dell’era glaciale  e i Vichinghi  fino  alle  opere d’arte religiosa del Medioevo . Molti  oggetti esposti provengono dalla collezione privata di re Federico ( XVII secolo).  Tra le gemme più esclusive ricordiamo:

Il Museo Nazionale di Copenhagen include pure delle vetrine storiche su altre latitudini del nostro pianeta . Come Roma ,   Grecia,  Egitto, Vicino Oriente ,  Iraq, Rio de Janeiro, Groenlandia ,  Sud America, Polinesia, Artico e Giappone. Ci sono anche interessanti mostre che affrontano tematiche diverse e di  valore.

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Copenaghen in un weekend . Amalienborg 

Dopo una bella passeggiata sotto un sole tiepido , ho visitato solo dall’esterno Amalienborg  (info costi e orari). Questa è la residenza permanente e ufficiale della monarchia danese as seguito di terribile fuoco appiccato al Palazzo di Christiansborg . Si distinguono quattro palazzi  in stile rococò  (XVIII sec.) di  :

Questi tesori circondano una  piazza spettacolare. Alle 12:00 in punto vi aspetta giornalmente il cambio della guardia!  State attenti perché c’è sempre molta folla e un poliziotto che sorveglia e blocca chiunque oltrepassa la riga!

Marmorkirken

Davanti   Amalienborg c’è la sbalorditiva Marmorkirken  (info e costi) che letteralmente vuol dire Chiesa Marmorea. Come ho già scritto si ispira alla  Basilica di San Pietro in Vaticano per il  magnifico cupolone di 50 metri di altezza .

Essa è un ottimo esempio  di architettura barocca a Copenaghen  , cosa che la  contraddistingue dall’austerità degli altri monumenti cittadini. Eretta nel 1749  su richiesta  di Federico V fu limata  da Nicolai Eigtved. I lavori continuarono per un secolo e mezzo .. Internamente la volta è abbellita con affreschi dei dodici apostoli, intercalati a medaglioni in cui sono raffigurati i sacramenti cattolici. .

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Copenaghen in un weekend . Kastellet

Il cielo si era ingrigito non appena ero giunta a Kastellet . Questa era  un’antica fortezza  militare Copenaghen fatta su commissione  di Cristiano IV ( 1624) . A ornare l’ingresso meridionale c’è un monumento ai caduti  per il secondo conflitto mondiale  . Esso fu  celebrato  il 5 maggio 1960 nell’ anniversario della liberazione della Danimarca. Si deve a Federico III (per combattere  l’odiata Svezia)  il suo assetto odierno di cinque bastioni con fossato (1658-1660,  Henrik Rüse )   .

A completare la  struttura difensiva sono presenti anche : tre rivellini ,  due controguardie,  un carcere, una propria chiesa che è la Kastelskirken  .  Della cittadella originale si possono venerare due porte: quella di Sjællandsporten o Kongeporten a sud.  E quella di  Norgesporten , entrambe del  al 1663  in stile barocco olandese .

Qualche pezzo del Kastellet servì per innalzare la vicina stazione di Østerport verso la fine del 1800 e nell’aprile 1940 fu presa d’assalto dai nazisti . Oggigiorno è ancora un campo militare, con i suoi magazzini e le inconfondibili caserme rosse.  Ma ci si può entrare tranquillamente per riposarsi nelle panchine del parco con tanto di mulini al vento e alberi fronzuti.

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Copenaghen in un weekend . La Sirenetta

Cosa sarebbe Copenhagen senza la sua Sirenetta! Per mirarla mi sono diretta  catapultata a ovest , a Østerbro . Questo è un quartiere  vasto apprezzato per il  parco di Fælledparken)  , ed è anche  colmo di grandi magazzini.  Devo assolutamente ribattere contro  quanti sostengono che la Sirenetta sia minuscola (1,25 m )  e non  meritevole di così tanta fama.  Mi ha incantata per la sua armonia e per il suo mistero.

Questa dea marina ha le spalle rivolte allo spettatore . Forse per nascondere la tristezza per aver perso il suo amato . Come si legge nel racconto di Hans Christian Andersen  . Sì, perché lei è la protagonista di una delle sue favole . La stessa che travolse l’immaginazione del magnate Carl Jacobsen . Il ricco danese  la materializzò commissionandone l’esecuzione allo scultore  Edvard Eriksen (18761959)  .

Chi c’è dietro il suo volto? Si dice Eriksen si sia ispirato per il viso a Ellen Price. Questa fu la ballerina di danza classica che fece sognare la Danimarca per aver interpretato la divina sirenetta di Andersen. Ma non volle posare nuda, per cui per il corpo l’artista pregò la propria moglie ! Questo stravagante busto è stato mira di atti vandalici. Dalla decapitazione alla tinteggiatura, e altro. L’attuale testa è una replica perché quella originale fu rubata e mai più ritrovata!

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Copenaghen in un weekend . Vesterbro

Vesterbro è un’ala non troppo periferica di  Copenaghen che fu spianata nel XVI sec. Da terreno agricolo si urbanizzò ( XIX sec.)  con il congiungimento  a una stazione ferroviaria. Con questo suo rapido ampliamento si riempì di gruppi di persone eterogenee con prevalenza di classe operaia.

Lo  spirito ribelle di Vesterbro  si mantenne fino alla Seconda Guerra Mondiale giacché fu l’avanguardia del movimento di resistenza.  Da vicoli di perdizione si è tramutata in un’ambita oasi in cui abitare . Oltretutto non è distante da Copenaghen  ed è al contempo fuori dal caos urbano. E se si vuole fare un picnic ci si rifugia nella lussureggiante vegetazione di Vestre Kirkegard e Sønder Boulevard .

Cosa fare a Vesterbro?

Vesterbro è adatto a tutti, dai creativi agli studenti, dalle famiglie ai pensionati. Le sue palazzine sono a cinque piani come nel resto di Copenaghen.  L’intrattenimento è assicurato da mille attività e concerti, sport all’aperto e queste altre chicche:

  • Vega: fatto nel 1996 da Vilhelm Lauritzen è l’hub della musica e del divertimento per eccellenza ;
  • Meatpacking: sono ex fabbriche mutate in localini di alta gastronomia , dove si possono anche sorseggiare sofisticati cocktail ;
  • Værnedamsvej : è come una “piccola Parigi” , poiché è  una via che rammenta appunto la romantica capitale francese  ;
  • Havnebadet Fisketorvet: è una delle migliori piscine oceaniche di Copenaghen; d’estate, moltissimi residenti si ritrovano qui per rinfrescarsi;

Copenhagen in un weekend. 23  Aprile

Il secondo giorno mi ha rivelato una  Copenaghen borghese e bohemien . Un mix esplosivo che la rendono assolutamente affascinante. Per non parlare  della cucina danese gustata a Broens street food. Questo è un insieme di  baracchine in legno che servono street food nazionale, dove  sovrano è il  Rød pølse. Cosa è ?  Un’hot dog con salsiccia di maiale saporitissimo , che si fa fuori in un secondo. C’era davvero l’imbarazzo della scelta tra questi chioschetti allegri disseminati a Papier Island, una superficie residenziale raffinata e pubblica.

Non potevo  stare a Copenaghen senza aver dato un’occhiata al Design Museum. I danesi sono celebri in tutto il pianeta per i loro prodotti di design inimitabili. Con un grande carico di energia poi mi sono diretta ai Giardini e il Castello di Rosenborg. Qui  prima risiedevano i sovrano. All’uscita di questo luna park  sono entrata  nell’immenso Museo Statale di Copenhagen .

Tuttavia quello che mi ha rapito di più di Copenaghen è stato il mio peregrinare per Christiana , lo stato indipendente di Copenaghen! La  Woodstock danese che da comunità sex, drug and  rock & roll è diventata la meta preferita da famiglie e solitari aristocratici! Cosa ci poteva essere infine di meglio di finire al Reffen. Questo è  il mercato gastronomico danese per eccellenza. All’aperto e ventilato dalla brezza marina propone specialità nazionali e straniere. Io mi sono concessa dei gustosissimi tacos messicani con tanto di boccale di birra!

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Copenaghen in un weekend .  Museo del Design 

Il design è nel DNA dei danesi . Questa loro passione è tangibile al Design Museum  (1920, I. Bentzen-K. Klint) , che è stato  collocato dentro il Royal Frederik’s Hospital.  Quest’ultimo fu la prima clinica collettiva di Copenhagen. Dove Søren Kierkegaard fu ricoverato e morì nel 1855. Lo splendido  fabbricato  rococò è pieno o di dettagli e  ripercorre la storia del design danese dagli albori alla contemporaneità.

il picco massimo della migliore produzione del design danese fu   soprattutto tra il 1930 e il 1970 .   Prese linfa dal movimento artistico del modernismo  ,  e professò  le idee del Bauhaus . In questo settore la filosofia danese  è semplice. Si manifesta nel conferire eleganza e funzionalità agli oggetti  comuni fatti su scala industriale. Senza tralasciare l’attenzione ai materiali e all’ecologia.

Le sedie dei danesi

Un processo che ben esprimeva la crescita della Danimarca nel dopoguerra . Proprio quando si arricchì e investì nella generazione di moderne abitazioni. Per avere un’idea di cosa sia il design danese  ecco chi  ha convertito l’ordinario in straordinario:

Il design danese ebbe un clamore a livello globale grazie ai giri itineranti delle loro produzioni negli USA. Il loro carattere artigianale e minimalista sconvolse in positivo la penna di molti giornalisti americani. 

Mary Elisabeth’s Hospital

Nel Design Museum   ci sono 500 oggetti che spaziano dal 200 a. C.  al 1900 : carta, ossa, tessile,  porcellana, metallo e legno. Il tema è umani, animali, Giappone, piacere,  amore e morte.

A rammentarci che l’impulso primo dei manufatti di qualità  è da ricercare nel Sol Levante . E che l’arte in generale  è di enorme importanza per gli esseri umani. Pensiero quest’ultimo perfettamente espresso nel rivoluzionario modello del Mary Elisabeths Hospital . Un  ospedale  su sette piani che predilige il rosso esternamente al grigio e fa sorridere. Una casa di cura  i cui interni sono stati progettati non solo per guarire ma anche per vivere!

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Copenaghen in un weekend . Castello di Rosenborg

Il Castello di Rosenborg (info costi e orari) è una cittadella rinascimentale .  In principio nacque come villa estiva di Cristiano IV  (1606 ,  Bertel Lange) . Dopo la sua morte passò al figlio Federico III, che lo ingrandì insieme alla regina Sofia Amalia . Gli appartamenti furono  utilizzati dalla sovranità danese fino al 1720. Le ultime volte furono due occasioni speciali . Nel 1794 quando il Palazzo di Christiansborg s’incendiò.  E durante la Battaglia di Copenaghen del 1801.

Le sue particolarità sono i Giardini del Re (Kongens Have) sfavillanti di rose e fiori di ogni genere . Come i crochi con le loro magnifiche forme geometriche. Molte sculture di vari personaggi famosi popolano le varie aiuole .  Il Padiglione di Ercole invece vi coccolerà con i suoi caffè .

Sua maestà! 

Internamente si possono venerare, le stanze da letto e di udienza reali . Internamente  è ben conservato ed è  costituto dalle camere reali. Da tenere in considerazione sono:

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Copenaghen in un weekend . Galleria Nazionale d’Arte

La Galleria Nazionale d’Arte  ( info costi e orari) è una favolosa  pinacoteca . Mette in mostra le più prestigiose tele di artisti danesi e internazionali dal XIV secolo fimo ai giorni nostri. Una galleria enorme ubicata in due immobili rinascimentali giganteschi . Sono garantiscono ai visitatori tutti i comfort possibili e immaginabili . Dalle caffetterie agli spogliatoi e tanto altro ancora.

Si possono contare 9.000 tesori, tra dipinti e sculture, molte delle quali sono state omaggio della monarchia danese negli ultimi anni. Spiccano  in assoluto le sezioni inerenti:  l’ arte europea (1300-1800),  danese e nordica (1750-1900), francese (1900-1930), danese e internazionale (dal 1900 in poi)

Michelangelo imperfect

Sono stata fortunata ho anche goduto di una struggente esposizione   intitolata Michelangelo Imperfect (Marzo-Agosto 2025) . Un’esibizione artistica unica nel suo genere . Poiché  ha permesso di ammirare in un colpo 150  capolavori di Michelangelo Buonarroti (1475–1564).  Sebbene fossero tutti dei calchi e   presi in prestito dal Museo di Arte Moderna di Vienna.

L’attenzione di Michelangelo come artista visivo era quasi esclusivamente rivolta al corpo umano.  Questo  era per lui un enigma infinito e anche imperfezione. E di esso esprimeva con i le sue creature  titaniche le emozioni ,  le tenzioni dall’ansia fino all’esitazione.

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Copenaghen in un weekend . Christiana

Mi viene in mente ancora un’immagine stupenda , quella dei tulipani che tinteggiavano di giallo e arancio Christiana . Questa è una comunità anarchica  di Copenhagen  e conta 1000 residenti che si autogestiscono.

Spuntò nel 1971 dall’ occupazione di hippies di una precedente  base militare sull’isola di Amager . Era un gruppo di dissidenti guidati dal giornalista  Jacob Ludvigsen . Questi  disconosceva la mentalità dei borghesi e la confusione delle guerre e della bramosia della ricchezza. Il governo danese, pur non legalizzando la presenza  di questi ribelli, di fatto la tollerò . Con la  promessa però di riqualificare  con dei compromessi con i residenti.

Nemoland

Chiunque è il benvenuto a Christiana (7, 7 ettari) .  Anche perché posticini dove farsi servire uno Spritz  o uno spuntino come il Nemoland , sono un fattore trainante per molti viaggiatori. Tra vicoli di negozietti artigianali, camper e ville , inoltrarsi dentro Christiana  è una sensazione stranissima. Perché per la sua atmosfera vibrante è una  Copenaghen più selvaggia . Graffiti imponenti commemorano Natasja Saad, una rapper  amatissima dai danesi morta giovanissima a trentatreanni.

Le  regole esistenziali di Christiana sono quelle della non violenza e dell’ anticonformismo. Ma ci sono anche problemi seri di ordine pubblico. Come nella famosa stradina della droga ovvero  Pusher Street, che ora è in via di smantellamento.

Copenhagen in un weekend. 24 Aprile

A Copenaghen ho rivissuto  la street art di Banksy al MACA, un minuscolo museo d’arte moderna da non perdere! Poi mi sono addentrata   BLOX, una struttura multifunzionale che è contemporaneamente ricreativa per i cittadini . Qui spopola il  DAC  Danish Architecture Center: una lettura dell’evolversi dell’architettura danese dalle sue origini a oggi. Come anche   il Bloxhub, un incubatore multidisciplinare per lo sviluppo sostenibile.

Decisamente impegnativo è stato il pomeriggio passato alla  Nuova Carlsberg Glyptotek. Questa è il museo donato da  Carl Jacobsen (1842-1914) a Copenaghen  . Lui era  il proprietario del birrificio Home of  Carlsberg , mausoleo della popolarissima birra.

I  danesi rivoluzionano anche i cimieri, come quello di Assistens . Ne hanno fatto un giardino dove commemorare luminari come Christian Andersen . Ho portato i fiori sulla sua tomba!  A ricordare che la nostra permanenza terrena non ha una fine  ma continua sotto altre forme!

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Copenaghen in un weekend . Blox

Blox  è un esperimento architettonico  ben riuscito per vivacizzare la località portuale di Copenhagen. Un contenitore multifunzionale ed eclettico che raccoglie uffici , appartamenti, palestre . E il DAC , ovvero il Centro di Architettura Danese (info costi e orari) ,  una roccaforte culturale che spiega il genio dei danesi nell’arte del creare!

Prima fu l’argilla nell’800 d. C. , poi il legno per le prime capanne e scavallando i secoli bui del Medievo , si manifestò il rinascimento con Cristiano IV. Il progresso si determinò con l’avvento della democrazia nel 1894 . Superato il tracollo finanziario del  XX secolo fu tutto in salita per l’architettura danese. Proprio quando ispirò con  Jørn Utzon l’architetto che pose mano all’Opera House di Sydney in Australia. Dopodichè   l’attenzione delle grandi menti della Danimarca per l’architettura si lanciarono sul  rispetto per la natura e del riciclo .

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Copenaghen in un weekend . Nuova Carlsberg Glyptotek

La  Nuova Carlsberg Glyptotek Carlsberg (info costi e orari) è l’insieme dei pezzi d’arte della famiglia Carlsberg  conservati in un palazzo barocco di estrema bellezza. I suoi architetti furono  tra i massimi della Danimarca: Vilhelm Dahlerup (1836-1907), Hack Kampmann (1856-1920) e Henning Larsen (1925-2013).

Varcata la sua entrata con pavimenti a mosaico  mi sono imbattuta in un Giardino d’Inverno stracolmo di palme e coperto da un eclettico tetto in ferro e vetro . Al centro spicca  l’ appariscente fontana di Kai Nielsen l ‘Acquario (1919-20)  .

Dalla pittura danese a quella francese

Aggirando  una deliziosa caffetteria,  ho avuto accesso ai  quattro blocchi:

Attualmente la Nuova Carlsberg Glyptotek annovera 10. 000 perle d’arte . Tra queste vanno annoverate : busti antichi, e le creazioni di  Auguste Rodin, Paul Gauguin , ed Edgar Degas . La lista sarebbe troppo lunga . Essa comprende altre anche altri nomi altisonanti. Quali  Meunier, Klinger, Picasso e Giacometti .Renoir, Van Gogh, Picasso, Cézanne , Manet e  Delacroix,  Courbet, Rousseau, e Sisley

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Copenaghen in un weekend . Norrebro 

Norrebro  è il nord di Copenhagen . Possiede dei connotati medievali ,  agricoli e operai  che  a metà del XIX secolo si è ingrandito e modernizzato. Nel XX secolo c’erano ben 125.000 abitanti nel dopoguerra (XX sec.) con  movimenti indipendentisti che  fecero scappare la popolazione. Da allora Norrebro  andò in rovina e ci fu un  calo demografico piuttosto drastico. Il suo risveglio avvenne tra gli anni ’70 e ’80 . Questi  furono quelli di molti investimenti che lo hanno fatto evolvere e migliorare .

Esso  è divenuto dinamico e multiculturale , facilmente raggiungibile con metro o bici . Sono strepitosi i suoi  laghi quelli di Frederiksberg e  Østerbro. Il suo snodo essenziale è Nørrebrogade , che è molto trafficata e costellato di ristorantini, boutique e altro . Come del resto le altre due mitiche vie : quella di Jægersborggade e Blågårdsgade.  Fatevi una camminata nel cimitero di  Assistens   (XVIII sec.) e salutate Handersen! Oppure dirigetevi al parco Superkilen fatto dall’acclamatissimo designer danese Bjarke Ingels Group

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Copenaghen in un weekend . Tivoli

A due minuti dalla stazione centrale di Copenhagen c’è Tivoli (info e costi). Questo è  un parco giochi dove intrattenersi, e assistere a spettacoli. Se  ci si  trascorrono  le ultime ore del pomeriggio si ci sentirà avvolti dalle caldi lucine che brillano ovunque .  Fu avviato  il 15 agosto 1843 dal suo fondatore Georg Carstensen . Tutto qusto grazie alla concessione del  Re Cristiano VIII.  Nel 2017  Tivoli ha battuto il record di 4.6 milioni di visitatori.

Tivoli è una forza di quaranta attrazioni. Le sue numerose montagne russe, macchinari a forma di draghi e demoni  ti fanno volare a velocità pazzesche. Un paradiso per i bambini . In angoli fatti esclusivamente per loro possono incontrare orsetti come Rasmus Klump. L’animaletto peloso è il personaggio principale di una  serie a fumetti danese per bambini (1951 Carla e Vilhelm Hansen). Gli innamorati a Tivoli possono baciarsi al lago Dragon Boat Lake dopo una pantomima al Pantomime Theatre e una cena romantica al Nimb.

Copenhagen in un weekend. Cosa bolle in pentola!

Cosa si mangia a Copenhagen? Il piatto istituzionale  è lo smørrebrød che sarebbe pane di segale imburrato e salmone nella sua variante più rivisitata. Ma hanno il loro perché anche : la stegt flæsk, maiale croccante con patate lesse, le frikadeller, polpette di maiale   insaporite con noce moscata, cannella e cotte nella birra . E tanto altro ancora.

I danesi prediligono il cibo sano :  pesce, carne , verdure ,  tuberi ,bacche. Sanno essere anche golosi di dolci  con frutta e panna.  Sono pure  rinomati per i loro ristoranti stellati che sono tanti e tra i più richiesti. Stagionalità dei prodotti , disciplina , attenzione ai dettagli e minimalismo è il loro x  factor .

Se vi state domandando quali sono questi  templi della cuisine scandinava la risposta unica è  il  Noma in  Refshalevej 96, 1432 Indre By. Il suo superchef René Redzepi ha fatto la gavetta tra le cucine più sofisticate del globo . Lui è stata la risposta al successo di questa alcova del food danese. Nel suo menù si respira aria nordica: alghe islandesi, pesce faroese, buoi muschiati della Groenlandia e acetosella delle foreste danesi.

Dove mangiare a Copenhagen!

Non sono da meno per gli appassionati di nouvelle cuisine altri rifugi per il palato quali : il Geranium, Jordnær, Alchemist, AOC, Frederikshøj, Henne Kirkeby Kro, Kadeau Copenhagen
Il mio elenco di locande danesi per voi :

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Copenhagen in un weekend. Conclusioni

Andare a Copenaghen è un lusso da concedersi , vi ammalierà . Non fatevi ingannare sullo stereotipo dei danesi depressi per la poca luce invernale  e il clima rigido di questa stagione. Potrà essere anche vero per certi versi, ma si difendono bene.

Hanno reagito alle condizioni estreme con un motto tutto loro che è  Hygge! Questa è una parola danese , intraducibile in Italiano, che esprime il senso della felicità nelle piccole cose dell’esistenza. Come la capacità d’ inventarsi un’atmosfera accogliente e rilassante . Leggere un libro davanti un camino, cenare con gli affetti più intimi a lume di candela, scaldarsi dal freddo con una coperta calda.

Fino all’ultimo respiro!

La mia avventura a Copenaghen in un weekend è giunta al capolinea  con la visita di altre due attrattive:

Purtroppo non mi è riuscito fare il giro in battello di Copenhagen, fatelo voi al posto mio. Se volete risparmiare per come è cara Copenhagen rivolgetevi all’agenza Netto .  Con € 8 da Nyvn vi farà girare nei punti  più importanti! Vi auguro buon viaggio!

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Banksy

Banksy

“Nothing in the world is more common than unsuccessful people with talent, leave the house before you find something worth staying in for. ”
Banksy

Banksy, l’anima pop di Bristol

Classe 1974, Banksy è uno degli street artist più famosi al mondo. Non ci sono dubbi al riguardo! Nel giro di poco tempo la sua notorietà è aumentata sempre di  più. Originario di Bristol  la sua esistenza è avvolta dall’anonimato, che a quanto pare inizialmente è stata involontaria. Cosa che però per ovvie ragoni gli è tornata comoda, visto che ancora non ha deciso di mostrare il suo volto a nessuno!

Pare che  sia  stata colpa di alcuni giornalisti di Londra! Questi non avrebbero avuto molta voglia di identificare uno a uno a  Bristol   il personaggio che imbrattava la capitale inglese. Perciò hanno dato per scontato (non avendo mai saputo realmente chi fosse) che Banksy  si mantenesse in incognito per volontà sua. Scopriamo qualcosa di più su questo personaggio straordinario in questo articolo!

Chi è Banksy? 

Chi è Banksy allora? Bella domanda!  Ci sono varie  ipotesi , tra cui quella che sia una donna o addirittura un gruppo di sconoscuti. Comunque, in riferimento alle tesi più accreditate del momento, una di queste due personalità   potrebbe essere Banksy:

Banksy, qualcosa sulla sua biografia

Come potete capire Banksy è un rebus da risolvere.  Ma questo ha ulteriormente rafforzato il suo successo. Ci sono molti comunicati sparsi sulla sua biografia.  Come per esempio la leggenda legata al suo nickname, che  farebbe riferimento alle sue doti calcistiche. Infatti pare sia stato inventato in base al nome del mitico portiere Gordon Banks . A diffondere questa  congettura sarebbe stato Nobby Stiles, calciatore del Manchester .

Sveliamo qualcosa sulla sua famiglia e la sua adolescenza  secondo alcuni studi pubblicati sul ‘Mail on Sunday’   nel 2008.  Banksy sarebbe cresciuto a Yate, un sobborgo piuttosto malandato di Bristol  . Figlio di un tecnico stampanti e di un’infermiera, avrebbe frequentato una scuola privata. Ma non si sarebbe mai iscritto a nessuna facoltà a indirizzo artistico.

‘Barton Hill’, starting point dell’arte di  Banksy

Dati più sicuri sono quelli che riguardano  la susseguente carriera   di Banksy . A ‘Barton Hill’ ,  un’ area periferica di Bristol, sarebbe iniziato il suo amore  per la street art . Cosa che si è  concretizzata inizialmente nel dipingere le pareti di un’assocazione  giovanile di accoglienza.

Successivamente nel 2000  Banksy  si è trasferito a Londra , che  ha rappresentato il  trampolino di lancio per i suoi primi esordi artistici  (soprattutto da Shoreditch  a Portobello Road). Da allora in poi si è spostato parecchio,  e   negli USA  è rimasto per ben un mese.

L’arte secondo Banksy

La street art di Banksy è irriverente, ribelle ed è intrisa di una satira pungente. Le sue opere sono graffiti che hanno come tema:

  • Politica;
  • Cultura;
  • Etica;
  • Brutalità della società moderna;
  • Sfruttamento degli animali.

Le  tele di Banksy sono le superfici di spazi pubblici in disuso e abbandonati . Un modus operandi di natura anarchico e sovversivo, che spesso gli ha causato guai con la legge!

Oltretutto per scongiurare l’arrivo della polizia e velocizzare i tempi delle sue creazioni,  Banksy è dovuto ricorrere alla tecnica dello stencil  .

Cosa è lo stencil

Cosa è lo stencil ? Si tratta di riprodurre sagome sui muri attraverso degli stampi di carta, che poi sono spruzzati di colore nero . Suo maestro in questo campo è stato l’artista francese Blek Le Rat. La conferma della sua firma la rivela attraverso i suoi canali sociali, come quello di instagram.

Lo stencil  è per Banksy qualcosa di immediato da realizzare , ma che parimenti affida all’apparente e voluta semplicità della composizione il compito di denunciare ogni forma di abuso. Con tutti i problemi e le difficoltà della nostra società a Banksy non mancheranno certamente gli spunti per avere altro per cui fare rivoluzioni con bombolette a spray!

memorabili tasselli del mosaico Banksy!

Banksy è un artista poliedrico che spazia da opere di strada di enormi dimensioni a progetti multimediali e di altro genere. Non si sa mai cosa gli salta in mente. E credo che sia questa la sua arma vincente e il segreto della sua popolarità. Altrimenti non si spiegherebbe come mai si fanno art exhibition rivolte al suo genio artistico in ogni angolo del pianeta.

In basso vi propongo delle pazzie artistiche di Banksy che  lo hanno immortalato nell’eternità. Da quadri che ha fatto fuori mentre erano acquistati a prezzi vertiginosi a negozi che hanno avuto la durata di un battito di ciglia. E il bello penso che debba ancora venire. Ci si può aspettare davvero di tutto da Banksy!

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‘The Girl with the balloon’ 

 ‘The  Girl with balloon’  del 2022  è il graffito di una bambina che lancia un palloncino rosso a forma di cuore. Simbolo indiscusso di  speranza, esso si ammira nelle scale del Waterloo Bridgesul lato di South Bank a  Londra.

Nel 2018 l’iconica ragazzina venne battuta all’asta di ‘Sotheby’s’ per poi essere distrutta nello stesso attimo della vendita! Aperta protesta quella di Banksy contro la mercificazione dell’arte. Nel 2019, più di 500 suoi lotti sono stati battuti per un valore di circa 23 milioni di dollari.

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2.  ‘Think Tank’  

Nel 2023 Banksy ha eseguito il disegno per  la copertina di ThinkTank, settimo album dei ‘Blur’ Il gruppo musicale era stato già reduce da molt problemi di salute e perdizione dei singoli membri. Il disco era nato in Marocco , dove avrebbero abitato in una sorta di riad tra gli ulivi.

Le visioni avute a Marrakech, furono tante insieme a dissenteria. Tra le loro  visioni mistiche si racconta di ambulanti  andalusi  che strimpellavano  melodie senza senso , o trattori presi a bastonate e altre follie. Per cui Banksy è stato il fiore all’occhiello per etichettare le loro note più popolari.

3. ‘Flowers’ 

‘Flowers’ del 2005  è il graffito di un manifestante con il volto coperto che lancia un mazzo di fiori. Anche qui c’è allusione al desiderio di pace. ‘Flowers’   è stato fatto sulla cortina eretta da Israele per isolare la Cisgiordania.

In questi paraggi nel 2017 Banksy ha pure  arredato il   ‘Walled Off Hotel . Questo è un albergo gioiello, e volutamente ha decorato le stanze con affaccio sulla barriera di separazione israeliana a Betlemme. Un gesto decisamente provocatorio per attirare l’attenzione verso questa realtà disumana.

Altre cose strane di Banksy! 

Difficilmente si potrà mai avere un’idea completa di Banksy . Per questa ragione bisogna accontentarsi di pillole informative sul suo conto . Senza logicamente  dare mai  nulla per definitivo, perché ci potrebbe sempre essere qualche altra stupefacente novità che stravolge!

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Banksy in Italia

Anche in Italia sono presenti opere di Banksy:

Non si finisce mai con Banksy!

Impossibile dilungarsi ancora su tutto quello che è l’arte di Banksy . Tra le altre cose spesso si è presentato all’interno dei più gradi musei del globo. Ci ha lasciato di nascosto caricature di capolavori . Ovviamente l’intento è stato quello di sottolineare il suo essere un fiero detrattore del feticismo collezionistico.

Banksy non finisce mai di stupire. Adesso vi propongo di seguito qualche chicca del genio della bomboletta , che ho beccato negli angoli più nascosti di Bristol .

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Bristol

Bristol

“Alcune persone vogliono rendere il mondo un posto migliore. Io voglio solo rendere il mondo un posto più bello. Se non ti piace, puoi dipingerci sopra!”

Banksy

Bristol   

Bristol   è una città inglese che sicuramente si può girare in un weekend. Si trova a Sud Ovest della Gran Bretagna (nel Sommerset). Bagnata dal fiume Avon, che la divide da Cardiff  nel  Galles, conta una popolazione di circa 460 0000 abitanti. Un gioiello moderno incastona nell’isola che è facilmente raggiungibile con un volo diretto dall’aeroporto di Pisa!

Si può dire che Bristol    è il sesto centro più popoloso d’Inghilterra e l’ottavo del Regno Unito. Nonostante Bristol sia poco estesa geograficamente, la sua archittettura urbanistica è simile a quella di una metropoli. C’è molto da vedere e da fare a Bristol   . E potrebbe essere  una valida alternativa a Londra! Scopriamo di più su Bristol    in questo articolo. Magari potrebbe essere la vostra prossima metaà per una vacanza!

Bristol, alla ricerca di Banksy!

Senza esitare troppo a fine Gennaio ho fatto le valigie e sono partita per  Bristol   , dove è nato Banksy. Questi  è  il più famoso street artist al mondo . Mi sono appassionata alla sua arte . Ed è stato uno dei motivi per la mia partenza per la cittadina inglese. Il risultato è stata un’esperienza magnfica che auguro anche a voi di fare.

Oltretutto qualche settimana prima ho anche visto una sua bella mostra al ‘Museo della Città Polo Culturale Bottini Dell’Olio’ di  Livorno . Mi sono divertita tantissimo a Bristol     e in tre giorni potrete farvi un’ idea di cosa offre da fare  e vedere .  Volevo ringraziare John Nation, esperto di graffiti e guida turistica di Bristol per i suoi presiozi consigli. Buona lettura!

La  storia di Bristol

Per quanto riguarda le origini di Bristol ,  la sua storia risale all’epoca anglosassone. Allora era poco più di un villaggio intorno a un ponte di legno, che è l’esatta traduzione del suo antico appellativo, cioè ‘Brycgstow’  .

L’insediamento a Bristol     iniziò a crescere sempre più .  Durante il periodo dei Normanni, Bristol    cambiò aspetto .  E a poco a poco sparirono i terrapieni sassoni. Per volere di Guglielmo il Conquistatore le primitive difese  furono sostituite con una cinta muraria e un castello.

Il castello normanno

I resti delle fortificazioni sono oggi visibili  a Castle Park’. L’impianto stradale assunse una sua forma. E il centro della città diventò il punto  in cui convergevano quattro strade principali . Lo stesso snodo in cui oggi si incontrano High Street, Corn Street, Broad Street e Wine Street.

Per continuare, durante il Medioevo il commercio a Bristol  divenne sempre più importante. Le barche salpavano per l’Irlanda, la Francia, la Spagna e il Portogallo . Esse erano cariche di manufatti e tessuti realizzati con lana di Cotswold.  E tornavano con vino, pesce, pelli, mais e ferro. La  potenza commerciale di Bristol  era garantita soprattutto dai traffici portuali . Cosa che le assicurò una ricchezza superiore a quella della regione a cui apparteneva!

Giovanni Caboto e la partenza per il Nord America

Successivamente nel 1497 Giovanni Caboto prese il largo da  Bristol   con la nave ‘Matthew’  e  scoprì il  Canada . Enrico VII finanziò il progetto intuendo le potenzialità dell’impresa. L’ardito Genovese , come Cristoforo Colombo , volle trovare una via alternativa  per approdare in Asia via mare.

Così come era usale all’epoca, Giovanni Caboto seguì la rotta verso Ovest attraverso l’Atlantico . Questo per raggiungere la terraferma, che era identificata erroneamente con le Indie.

Che fine fece Giovanni Caboto? 

Chiaramente la gloria della spedizione di Giovanni Caboto dette a Bristol una fama planetaria. E  alla Gran Bretagna egli consegnò il dominio sul Nord del ‘Nuovo Mondo’. Fu il secolo delle esplorazione transatlantiche inglesi. Pare che Giovanni Caboto fosse ripartito una seconda volta per quei luoghi lontani.

A parte che tra la ciurma c’era il figlio Sebastiano e che si toccò il Labrador, non ci sono altre informazoni al riguardo. Anche l’enigma sulla fine di Giovanni Caboto è abbastanza fitto. Non si sa se sia morto durante la navigazione. O se il vascello fosse naufragato durante il tragitto . O se ci fosse stato un ammutinamento da parte dell’equipaggio.

 

Bristol e il sanguinoso commercio degli schiavi  

Purtroppo Bristol (insieme a Liverpool) è tristemente nota per la tratta degli schiavi. Nell’era dell’interregno di Oliver Cromwell (1649-1660) , i manufatti locali (oltre ai tessuti, carbone, piombo e pelli di animali) erano esportati in Africa. A Ovest di questo continente si scambiavano questi beni con persone. Le stesse che in seguito si vendevano oltreoceano .

Questo accadeva per farli lavorare nelle piantagioni di zucchero, tabacco, rum, riso e cotone. A volte in Europa si adoperavano come servitù per le famiglie più aristocratiche. Qualcosa di meno faticoso, ma non sicuramente di più lodevole!

Una triste pagina della storia della umanità 

Qualcosa di davvero orribile.  Una mercificazione di cane umana che ammontava a circa a 500 000  crani! Per le condizioni disumane in cui erano tenuti, molti di questi poveri uomini morivano prima di essere sfruttati. Perché non avevano cibo a sufficenza e acqua , e altro ancora. 

C’è da sottolineare che in questa barbaria organizzata erano conivolti anche altri popoli tra cui Portoghesi, Olandesi e Francesi. Disgraziatamente la desolante piaga dello schiavismo ebbe il suo culmine tra il 1730 e il 1745.  Per fortuna poi si abolì con lo ‘Slave Trade Act’  del 1807 .

Edwuard Colston un Inglese da dimenticare!

Attualmente esistono a Bristol tutta una serie d’ iniziative per ricordare quello che non deve mai più succedere! Per esempio nel 2020 si ribattezzò la vecchia sala concerti ‘Colston Hall’ in ‘Bristol Beacon’ .   L’enorme edificio della   ‘Colston Hall’ era dedicato a Edwuard Colston (1636-1721).

Edwuard Colston era un commerciante inglese, che si arrichhì  con il sangue degli africani deportati. Alla luce delle sue nefandezze , le sue opere caritatevoli furono messi in discussione. Visto appunto  come si era guadagnato i soldi!  E al presente a Bristol si sta cercando di eliminare o modificare tutto quello che è a lui intitolato . Come un suo mezzo buzzo in bronzo  distrutto e gettato via da un gruppo di cittadini ribelli.

L’era moderna, Bristol

A prescindere da tutto e dopo un breve tracollo finanziario, nel XIX secolo Bristol  continuò a prosperare . Era sostenuta da nuove industrie e da nuove entrate finanziare. Però la Seconda Guerra Mondiale segnò fortemente la cittadina, visti i pesanti bombardamenti subiti.

Non tutto il male vien per nuocere! Almeno il dopoguerra si rivelò per Bristol  fondamentale per la sua riprogettazione urbana. Una ricostruzione che interessò notevoli complessi quali:

  • La ‘Council House’ (1956): sede del consiglio di stato fu costruito a forma di mezza luna dall’architetto Vincent Harris ;
  • Il ‘Broadmead’ : concepito nell’autunno del 2008, questo è un grosso centro commerciale con circa 300 negozi , bar, locali e sale multimediali;
  • Il ‘Royal Portbury Dock’ : edificato negli anni ’70, questo è un porto per l’importazione di auto e altri tipi di veicoli a motore.

L’ economia di Bristol

Attualmente Bristol  può contare su un’economia in crescente sviluppo, che, basata su un efficiente sistema bancario  comprende:

  • Agricoltura (frumento , orzo , avena e segale);
  • Pastorizia (con allevamenti concentrati sugli ovini di cui è il primo esportatore in Europa);
  • Industria di vario tipo (di raffinerie, chimiche, petrolchimiche, meccaniche e tessili).

‘Cabot Circus’ 

Dall’aeroporto di Bristol ci ho impiegato venti minuti con il bus per arrivare alla city center (13 km di distanza) . Prima fermata è stata quella di ‘Cabot Circus’ , che è una zona molto residenziale. Questa è caratterizzata dalla presenza di un omonimo ed enorme mall dal tetto trasparente. Esso è strapieno di ristoranti e cafè .

Ci si perde a ‘Cabot Circus’ , e gli Inglesi lo usano spesso come putno di ritrovo. Per stare con gli amici, passare del tempo a fare spese negli shops alla moda. Ci sono le firme più prestigiose e si può anche mangiare e bere , o assaggiare degli ottimi gelati o dolci.

‘Hampton by Hilton’ , dove dormire a  ‘Cabot Circus’

Cinque minuti di passeggiata e mi sono ritrovata nel mio albergo, che è  l’‘Hampton by Hilton’  .  Ve lo consiglio , un po’ vintage ma spettacolare per altri aspetti, quali :

  • Reception aperta anche la notte;
  • Staff gentile e professionale;
  • Colazione internazionale: dal dolce al salato troverete davvero di tutto;
  • Camere ampie, insonorizzate, molto eleganti e dotate di bagno privato e tutti i comfort (TV, aria condizionata e calda, ecc. ).

Cosa fare a  ‘Cabot Circus’ 

 ‘Cabot Circus’ è perfetta per alloggiarvi perché è viva e connessa con i mezzi al resto del territorio. Potete anche fare un salto per esempio nel Galles e perlustrare delizione località inglesi quali :

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Clicca qui per itinerario a piedi a  Park Street   su Google map

Venerdì  mattina a ‘Park Street’ 

‘Park Street’  è un distretto culturalmente molto ricco. Nei dintorni vale la pena vagabondare  nella vecchia galleria di arte di   ‘Royal West of England Academy’. E se volete osservare Bristol  in tutto il suo splendore, potrete salire in cima  alla ‘Will Memorial Building’ . Questa è la torre dell’università di Bristol , tappa d’obbligo per i giovani laureati!

Per i palati più sofisticati da provare è  il ‘Browns Restaurant’ , che è stato costruito sulla base del ‘Palazzo del Doge di Venezia’. Per i wine lovers è assolutamente una garanzia la cantina ‘Averys Wine Merchants’ in 9 Culver St, Bristol BS1 5LD, Regno Unito.

2 Cose da vedere a ‘Park Street’ 

1. ‘Cabot Tower’ : questa torre è alta 32 metri , e si trova nel parco collinoso di ‘Brandon Hill’, non lontano dal center di Bristol . Questa  è stata innalzata in onore di Giovanni Caboto, in commemorazione del 400 ° anniversario della sua spedizione. La sua costruzione cominciò  nel 1897 e si  completò nel 1898. In stile neogotico, essa è tutta composta di arenaria rossa e rivestita di pietra calcarea. Al suo interno c’ è una scala a chiocciola che è dotata di due pontegg  , che offrono uno incantevole panorama su Bristol ;

2. ‘Bristol Cathedral’: il duomo è situato nel centro storico di  Bristol. Fu fondato nel XII secolo come abbazia dell’ordine agostiniano, e divenne cattedrale nel 1542, in seguito allo scioglimento di monasteri ed abbazie voluto da Enrico VIII. L’ intero impianto architettonico giunto fino a noi incorpora solo poche parti della chiesa originale. Mentre è stato per lo più ampliato nel XIX secolo in stile neogotico. In essa si trovano sepolte numerose personalità storiche .

Da queste parti all ‘ 1 Unity St. l BS1 5HH  si cela  ‘Well Hung Lover’   di Banksy . Una vignetta  eseguita  su uno stabile, che era una clinica di salute sessuale.  Si intravede un uomo nudo appeso alla finestra della sua amante mentre sfugge allo sguardo del marito di lei .  Dopo una serie di diatribe comunali, ‘Well Hung Lover’   venne a essere il primo graffito  riconosciuto in patria  come legale. Esso è stato danneggiato  con delle macchie di vernice nel 2009 e nel 2018 con frasi offensive.

Il ‘British Museum’ di  Bristol

Non fatevi scappare poi  il  ‘Bristol Museum’  , che è un museo britannico con annessa pinacoteca. Il massive building che lo ospita  è in stile barocco edoardiano . Vi si puà accedere gratuitamente è internamente sono visitabili delle collezioni che  includono: geologiaarte orientale e storia di Bristol .

Di particolare interesse sono delle sezioni che sono rivolte alle ceramiche di Delft di produzione inglese. Al ‘Bristol Museum’   ho scovato un’altra genialata di Banksy che è il  ‘Pait Pot Angel’ .  Questo angelo con la testa coperta da un baratollo rovesciato di vernice rosa è un promemoria della  ‘Banksy versus Bristol’ , sua eclatante  exhibition tenuta in loco nel 2009 .

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Venerdì pomeriggio nella ‘Old city’ di Bristol 

L’ ‘ old city ‘ di Bristol   si sviluppa su Corn Street,  che è stato il cuore pulsante della vita amministrativa e finanziaria di tutta la comunità cittadina. Nel corso dei secoli si è trasformata nel salotto principale di Bristol un susseguirsi di strade irte e ciottolose dove pptere fare shopping e trascorrere tempo lbero.

Qui c’ era il vecchio quartiere dei mercanti. Adesso la cultura e la creatività si sono combinate insieme offrendo  attrattive incredibili, botteghe bizzarre e corner speciali . Si può ovunque  mangiare qualcosa di buono, e ascoltare della buona musica , come  all’ ‘Old Duke’ ( jazz) , o all’  ‘Bristol Hippodrome’  (genere del  west end).

2 Cose da vedere nella ‘Old city’ di Bristol 

1 . ‘Christmas’ Steps Market’: sono delle scalinate del 1600 su cui si stagliano bazar di abiti, scarpe, strumenti musicali, mobili e molto altro. Sono da ricercare anche le magnifiche caffetterie, e gli studi di vari artisti.

2 .  ‘St Nicholas Market’ : questo è il mercato inglese più vecchio in assoluto. Dal tipico aspetto vittoriano ha fatto la sua apparizione nel 1743. Si annida dentro il ‘Corn Exchange’,  che è la borsa di scambio merci di Bristol , che fa bella vista con il suo  gigantesco orologio . ‘St Nicholas Market’  è  tutto al coperto e troverete davvero di tutto. Sta aperto tutta la settimana tranne la domenica (gli orari variano per cui consultare il loro sito web) . Lunedì è il day  della cucina vegana, mercoledì e giovedì sono riservati i produttori agricoli locali, giovedì e venerdì si fa la fila per la  street food .

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Sabato mattina  a ‘Clifton’ 

‘Clifton’ è il lato periferico di Bristol  , che   e verdeggiante ed è  perfetto per una bella passeggiata. Qui si possono contemplare eleganti palazzi  in stile  Georgiano e Regency. Si può anche gustare un afternoon tea in  qualche accogliente sala da tè , e godersi i ritmi pacati del succedersi delle ore.

‘Clifton’ è molto antica e prospera, che fu in gran parte costruita con i profitti del tabacco e della tratta degli schiavi . Situato a Ovest della  ‘ old city ‘ di Bristol    si è annesso a Bristol  durante l’ era georgiana e vi fu formalmente incorporato  nel 1830.

2 Cose da vedere a ‘Clifton’

1.‘Suspension Bridge’: questo è un ponte sospeso che attraversa l’ Avon ,  e che collegaClifton’ a Bristol  nel North Sommerset . Dalla sua inaugurazione nel 1864 è stato  a pedaggio , e le  varie  entrate fornirono fondi per la sua stessa manutenzione. Esso è stato fatto su progetto dell’ingegnere Isambard Kingdom Brunel .

Il ‘Suspension Bridge’ è il simbolo di Bristol  , e ve lo trovate dappertutto , su cartoline, materiale promozionale e siti web informativi. È stato sfondo per diversi film , pubblicità e programmi televisivi.

Per non farci mancare nulla, è stato anche teatro di diversi episodi storico culturali quali :

2. ‘The Downs’:  costituisce un’appezzamento di terra di 400 acri (1,6 km 2 ) , dove si cammina, e si pratica  jogging e sport di squadra . La sua posizione esposta lo rende particolarmente adatto al volo degli aquiloni .

Originariamente  ‘The Downs’ è stato a lungo devoluto al pascolo e alla agricoltura.  ‘The Downs’ è caratterizzato da ciuffi di biancospini  , ippocastani , pianeggianti distese d’ erba , e fini  case vittoriane .

Nell’Ottocento si svolgevano corse di cavalli , soprattutto a Pasqua , ma anche gare di lotta , di pugilato e di cricket . Non si è èersa la tradizione sportiva che va avanti con la Bristol Downs Football League che gioca su campi allestiti in modo permanente.

Shopping all ‘ ‘Arcade Clifton’ 

L ‘Arcade Clifton’ è una galleria commerciale vittoriana che vide la luce nel 1878.  Per un pò andò in rovina, ma è stato recentemente restaurato. La selezioni di shop di  tipologia insolita  è infinita, e ci si può tuffare in una vasta varietà di articoli desiderabili.

Da quelli economici a quelli selvaggiamente stravaganti. Da oggetti d’antiquariato, mobili e gioielli ad abiti firmati, interni contemporanei e arte (per non dimenticare i libri e la musica.

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Sabato pomeriggio all’ ‘Harbour’ di Bristol 

A Bristol  il porto è di naturale fluviale (ricavato sul  fiume Avon). Esso si estende tra il  Redclffe Bridge e la Brunel Lock Road  per   70 acri. Forse attraversato già dai Romani, risale al 13 ° secolo, ed è sempre stato essenziale per la crescita di Bristol . La sua struttura odierna è frutto delle modifiche che sobo state fatte a partire dal  XIX° sec.

Dovete sapre che è questo bacino inglese è amorevolmente battezzato come ‘Floating Harbour’ , cioè gallegiante per il livello dell’acqua che è costantemente innalzato dalle maree.

Le jacked potatos allo ‘ Za Za Bazaar’ 

Senz’altro esso è il posto che mi ha affascinato di più per la sua vivacità ,  la sua eleganza e il food  a pranzo allo ‘ Za Za Bazaar’ all’ Harbourside, Canon’s Rd, BS5UH

Mi sono concessa le golosissime jacked potatoes, patate farcite con ragù e fagioli e cosparse di cheddar filante. Un must se siete a tavola con amci inglesi, da abbinare con a un paio di calici di birra fredda! Il  ‘Floating Harbour’ è una certezza in termini di divertimento, perché  è stracolmo di attrattive turistiche.

Cosa  vedere all’ ‘Harbour’

Se piove una soluzione formidabile è quella di entrare a due dei più simbolici musei di Brisitol che sono:

L’Harbour di Bristol , una giostra per i bambini e gli adulti

Se siete con i vodtri figli la piazza del ‘Floating Harbour’ si possono divertire con :

  • La  ‘SS Great Britain’ : al Great Western Dockyard, Gas Ferry Road  (XIX sec) si staglia imponente questo maestoso vascello, che è stato a servizio merci e passeggeri transatlantico . Il suo artefice fu l’ingegnere navale Isambard Kingdom Brunel, che apportò delle rivoluzioni teconoligche per consentire delle velocità più spedite.Tra queste:  l’uso di una elica a quattro pale invece delle tradizionali ruote a pale laterali, un’elica sott’acqua, un ponte di coperta continuo e un sistema di ventilazione a forza d’aria;
  • L  ‘Acquarium’ :   un acquario che protegge diversi esemplari di coralli e pesci , dallo squalo, alle meduse, dalle razze ai granchi, dai cavalucci marini agli anfibi dell’Atlantico. Ci sono diversi cunicli di vetro dove si possono ammirare queste creature che sono uno spasso per i bambini. Per loro nelle adiacenze c’è anche il ‘We the Curious’ , un laboratorio interattivo di fenomen per lo più scientifici. Ma era chiuso a causa di un’incendio;

‘La Ragazza con l’orecchno di Perla’ di Banksy

Nelle immediate vicinanze ad  Hanover place  mi sono trovata davanti gli occhi ‘La Ragazza con l’orecchino di perla’ , altra impresa di Banksy del 20024. In questo caso ha voluto parodiare il rinomato canvas di Jan Vermeer . Solamente che invece dell’orecchino è stato messo un antifurto quadrato.

Sarebbe stato fatto per contrattaccare la falsa news di un suo arresto e della rivelazione della sua vera identità.  In piena emergenza Coronavirus sul volto della fanciulla è stata messa una gigantesca mascherina azzurra, come specchio del grande disagio della nostra esistenza.

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Domenica a ‘Stoke Croft’

‘Stoke Croft’  è il suburb  per eccellenza  di Bristol , che è stato nominato in questo modo per il sindaco  John Stoke che lo ha quasi plasmato nella seconda metà del XIV secolo. Dal secondo dopoguerra ‘Stoke Croft’  è stato affolato da popolari musicisti come i  Massive Attack, Portishead, e Tricky e Roni Size .

Quello che sorprende di ‘Stoke Croft’  sono le sue strade lunghe di cemento , in cui sorgono eserciz commerciali e stand d frutta verdura.

Quello che m ha un pò intristito è il grigiore delle sue abitazioni, che è a tratti e intervalli ravvivato dalle tinte accesse dei graffiti disseminati ovunque. Sfortunatamente è un quaritre a rischio , perché colmo di problematiche sociali.

Il ‘Mild Mild West’ di Banksy 

Nel bel mezzo di ‘Stoke Croft’ ho rinvenuto un’altra meraviglia di Banksy, che è il  ‘ Mild Mild West’ , posizionato al Jamaica St, St Paul’s, Bristol BS1 3QY. Se ci sarete di persona, vi renderete conto che ci vuole fortuna a beccare la direzione giusta. Attivate google map oppure chiedete a un passante. Un modo per mettere alla prova il vostro Inglese!

Nei mattoncini di un  bistrot in alto è stato trattegiato un  orsacchiotto che  lancia una bottiglia molotov accesa contro tre poliziotti che vestono in divisa antisommossa. Con ‘ Mild Mild West’ , Banksy vuole gridare contro i divieti delle forze armate nei confronti di alcuni rave del 1990.

Bristol , a presto! 

Bristol è briosa e in continua espansione. In Inglese si direbe ‘A city that doesn’t just buzz, it thumps”. Ovvero, non solo è una city  in fermento ma è capace anche di lasciare il segno. La mia ultima sera l’ho trascorsa a un concerto pop al ‘ Rough Trade’ 3 New Bridewell, Nelson St, Bristol BS1 2QD 

Mi ha davvero stregato Bristol, e non mi sarei mai aspettata di essere travolta dalla sua bellezza e dalla sua offerta tristica così allettante e differenziata. Un altro appuntamento che vorrei non perdere è quello della Bristol Balloon Fiesta’ . Questa è una  scenografica kermesse di mongolfiere ad aria calda a cui partecipano milioni di persone sui camp verd della  tenuta di Ashton Court , a Ovest di Bristol. Vi auguro di fare un viaggio a Bristol,   rmarrete fanatsticamente stupiti dai suoi tesori.

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