Copenhagen in un weekend

Copenhagen in un weekend

“La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.”

S. Kierkegaard

Copenhagen in un weekend

Indubbiamente visitare  Copenaghen in un weekend non basta per afferrare a fondo l’anima della capitale (638.790 abitanti)  della Danimarca. Tuttavia, è un tempo sufficiente per farsi un’idea dello charme di questa spettacolare  città scandinava . Situata sulla riva orientale dell’isola di Sjælland , e separata  dalla Svezia dallo stretto di Øresund , Copenaghen è ricca di storia, arte, cultura e paesaggi mozzafiato.

Quello che mi ha colpito di più Copenaghen in un weekend è stato soprattutto il suo aspetto generale . C’è tantissimo verde .   L’ architettura urbana è sostenibile, minimale e  all’avanguardia. La società  è circolare, ovvero costruisce dove c’è già qualcosa , perché non c’è più spazio ! Le nuove costruzioni hanno non solo un look impattante , ma anche una funzionalità  ben definita pensata per l’interazione tra le persone.

Danimarca, la perfezione!

Perlustrare Copenaghen in un weekend è un must! I danesi sono insuperabili per l’ efficienza dei servizi pubblici di ogni genere e per le loro infrastrutture . Basta dare uno sguardo alla rete stradale in cui pedoni, macchine e biciclette convergono perfettamente senza mai scontrarsi . Insomma la Danimarca si distingue per un elevato standard di benessere e  per un forte senso di comunità, rendendola un modello da seguire per molti.

Vale davvero la pena fare una vacanza a Copenaghen in un weekend ! In questo post vi darò qualche consiglio su come peregrinare in questo luogo incantevole. Ma infilatevi un paio di scarpe comode e  togliete l’orologio dal polso .  Perdetevi tra i vicoli e i canali di Copenaghen in un weekend. Non c’è modo migliore per ritrovarsi. Buona lettura!

Storia di Copenhagen

Camminando per Copenaghen in un weekend e puntando gli occhi verso l’alto si notano palazzi sontuosi e casette colorate . Nidi della nobiltà e del popolo che hanno  lavorato per lo sviluppo di questa metropoli  che vanta una storia secolare. I suoi primi insediamenti  si aggirano attorno al 12000 a. C.

Ma le sue origini  riportano al IX secolo quando era un villaggio di pescatori vichingo ( oggi Gammel Strand) . Successivamente  crebbe come emporio ittico , specie di aringhe.  Da cui il suo nome danese Køpmannæhafn, che significa appunto “porto dei mercanti”. Il suo periodo di massima espansione fu tra il VIII e il XI secolo, quando si distinse come patria dei  Vichinghi . Questi erano i temuti guerrieri della Scandinavia, prodi marinai che  potevano contare sulle loro abili e potenti navi per conquistare nuovi popoli (come York in Inghilterra)

Il motore primo

Il  primo vero nucleo abitativo di Copenhagen è da identificare con l’odierno Palazzo di Christianborg . Questa infatti era una fortezza eretta nel 1167 da Absalon vescovo di Roskilde . Fu fatta per difendere la nascente cittadina dagli attacchi dei nemici . La grandezza territoriale era evidente . E a proteggerla ci fu il re Aroldo I Gormsson  . Detto  Dente Azzurro  questo monarca unificò la Danimarca alla fine del X secolo .  Questi fu il capostipite in definitiva del casato reale danese,  che adesso continua con l’attuale re Federico X . 

La golden age di Copenhagen fu però  l’anno di Cristiano IV soprannominato il “Re Costruttore”. Fu un’era di ricchezza e quella dell’ edificazione dei monumenti più rappresentativi di Copenhagen. Come per esempio  il Castello di Frederiksborg, la Biblioteca Nazionale, il Castello di Rosenborg e la torre Rundetårn. A lui si deve pure a nascita di Oslo, Norvegia.

Qust’ arco temporale non fu tutto rose e fiori perché si dovette lottare contro l’invasione della Svezia, epidemie, pesti e disastri ambientali. Gravi  furono  gli incendi del 1728 e del 1795  che aprirono una grossa voragine a Copenhagen dilaniando il suo tratto medievale. Di grosso impatto fu a metà del XIX la fondazione dei Giardini di Tivoli e della fabbrica di birra Carlsberg.

Copengahen e le battaglie

Dopo tutte le guerre, la Danimarca fu al collasso al punto da cedere  la Norvegia alla Svezia nel 1813. Dopo un po’ si riprese e lentamente nella fattispecie Copenhagen investì nell’istruzione rendendola gratuita e obligatoria e nella scienza.

Nel 1849 la Danimarca divenne una democrazia e in appresso si caratterizzò per una crescita economica stabile fino alla tragedia delle due guerre mondiali. Dopo il 1945 a seguito dell’occupazione nazista si contarono ben 8000  ebrei sterminati, di cui solo pochi riuscirono a salvarsi! Dal dopoguerra in poi certamente Copenaghen ha sempre mantenuto un’ideologia neutralista rispetto ai fatti politici e bellici dell’EU tra il XVIII e il XIX secolo. Questo per la distanza geografica , cosa che chiaramente riguarda il resto delle nazioni scandinave. In tutto questo la Danimarca fa parte della NATO dal 1943 e dell’Unione Europea dal 1973. Nonostante l’adesione politica non c’è stata  adozione dell’euro a fronte della corrente   corona danese.

Il XX secolo

A partire dal XXI secolo  Copenaghen è il  cuore pulsante e finanziario della Scandinavia e gettonatissima per conferenze e congressi internazionali. Con un sistema educativo e una rete universitaria eccellente, attualmente la politica di Copenaghen riflette quella della Danimarca. Vige  cioè una monarchia costituzionale con un sistema parlamentare.

L’economia è in forte crescita con  rapidi sviluppi nel settore dei servizi, dell’informatica, della farmaceutica e dell’economia verde. Sì perché Copenhagen è non solo una delle metropoli più green d’Europa ma anche una delle più innovative . Basti menzionare il completamento del ponte di Øresund che la integra alla provincia di Scania e la fanno divenire valevole di uno scatto fotografico immemorabile!


Copenhagen in un weekend.  22 Aprile

La prima giornata a Copenaghen l’ho trascorsa nel suo salotto, cioè il  lungomare di Nyhavn ! Mi sono mossa a piedi come piace a me . Da lì ho proseguito per  Slotsholmen  dove sorge Christianborg . Questo era il  fulcro primitivo di Copenaghen, ora sede del governo (ingloba anche il Museo di Thorvaldsens,  scultore danese – islandese ) .

Ho fatto poi un salto al Museo Nazionale Danese . Ho approfondito la conoscenza dell’età  preistorica e vichinga di Copenaghen .  C’era anche  una sezione riservata all’etnografia. Poi superato il vecchio Municipio dalle caratteristiche mattonelle rosse , sono balzata a  Stroget.  Questa è la lunghissima via dello shopping dove si fa baldoria fino a notte tarda.

Attraversato   Inderhavnsbroen , un ponte  pensato per pedoni e ciclisti, mi sono presa una pausa con un caffè a Ofelia Plads. Si tratta di uno stupendo pezzo del molo di Kvæsthus accanto al Royal Danish Playhouse  (studio   Lundgaard & Tranberg , 2016) . Dotato di un parcheggio sotterraneo per 500 auto è una piazza sull’acqua dove i locali si svagano e rilassano.

Copenhagen, immenso stupore

Rigenerata ho ripreso il cammino fino ai palazzi reali di Amaliemborg . E  la Marmorkirken , chiesa famosa perché ha la cupola come quella di San Pietro a Roma! Il mio percorso si è concluso all’ iconica Statua della Sirenetta , che gareggia con la vicina  Fontana di Gefion . Quest’ultima raffigura la leggenda delle origini della Zelanda. Secondo la mitologia norrena la Gefion era girovaga . Questa avrebbe trasformato i suoi figli in buoi per arare la terra promessa dal re di Svezia.

Qualche attimo  dopo mi sono catapultata al Kastellet , la fortezza militare di Federico II. Ho utilizzato la metro (2002) che serve il centro di Copenaghen. Mentre la periferia è collegata grazie ad un efficiente servizio ferroviario. Dopo mi sono riservata un succo d’arancia  alla libreria reale danese, nota come il Black Diamond (Diamante Nero) .  L’edificio è una perla dell’ architettura danese . Qui  si organizzano eventi di ogni genere.

Per concludere c’è stato l’ appuntamento con  Vesterbro, il lato orientale di Copenaghen. Precedentemente era un ex lupanara nel suo tratto più distintivo che è Istedgade . Questa è la via dei murales e dove ha esposto Banksy! Del suo trascorso a luci rosse non è rimasto nulla. Anzi è l’area più gettonata dove tutti si vorrebbero trasferire !

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Copenaghen in un weekend . Nyhavn

Benvenuti a Nyhavn , la destinazione da cartolina di Copenaghen, un  fiabesco canale del  XVII secolo. Questa è la  zona più affollata dai turisti. Originariamente era un porticciolo  vivace. I tetti spioventi e le casette pastello  che si vedono oggi erano i rifugi  di pescatori e mercanti in arrivo a.  Immaginate le storie che queste mura potrebbero raccontare!

Nyhavn è sicuramente il posto ideale per una sosta dagli affanni  sia per i residenti che per i visitatori.  Un’esplosione di colori e delizie culinarie tra tutti i ristorantini alla moda disseminati  lungo la riva! A ricordo delle radici marittime di Nyhavn tenete d’occhio le antiche navi in ​​legno che vi ormeggiano e dove molti vivono!

Hans Christian Andersen

Nyhavn  ha vissuto Hans Christian Andersen (1805-1875)   uno degli scrittori più illustri di Copenaghen. Tra il 1835 e il 1872, Andersen pubblicò numerose fiabe per bambini ( Fiabe e Racconti )  . Tra le sue storie più popolari:  La sirenetta  , I vestiti nuovi dell’imperatore, Il brutto anatroccolo, L’ acciarino  , Il piccolo Claus e il grande Claus, La principessa sul pisello, La regina delle nevi, L’ usignolo e Il soldatino di stagno.

Alcuni credono che le storie di Andersen siano diventate così popolari perché non erano pensate solo per i piccini, ma anche per gli adulti. Sebbene le trame  siano semplici e affascinanti, la maggior parte di esse contiene  profondi insegnamenti morali .

Copenaghen in un weekend . Palazzo di Christianborg

Il Palazzo di Christiansborg (info costi e orari)  consta di  cinque edifici (XV sec.)   che hanno ottocento anni.  Qui  si poggia  il Parlamento , il  Ministro di Stato , e la Corte suprema. Buona parte delle sue stanze sono destinate a uso della famiglia reale. Tra  queste si possono contemplare: la sala del trono, la sala dei ricevimenti, le cucine reali, la cappella reale, le scuderie ed il teatro di corte.

Le sue fondamenta sono quelle dell’ ormai disperso Castello di Absalons,   nucleo primordiale Copenhagen! Le sue mura furono  riportarono alla luce nel1907  , che dovevano avere un perimetro di 6-8 metri. Le rovine sono tuttora visitabili nei  sotterranei del  Palazzo di Christiansborg . In esso convergono diversi stili,  perché ha subito parecchi danni e modifiche dai vari regnanti.  La più significativa fu  la Torre Blu , per mano di re Erik VII di Pomerania. Qui ci fece imprigionare Leonora Christina (22 anni)  una principessa accusata di tradimento

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Copenaghen in un weekend . Museo Nazionale di Copenhagen

Non avevo con me l’ombrello per ripararmi da una pioggerellina improvvisa. Così mi sono fiondata dentro il Museo Nazionale di Copenhagen (info e costi). Esso ci fa ripercorrere  la time line della cultura danese (14.000 anni). Dai cacciatori di renne dell’era glaciale  e i Vichinghi  fino  alle  opere d’arte religiosa del Medioevo . Molti  oggetti esposti provengono dalla collezione privata di re Federico ( XVII secolo).  Tra le gemme più esclusive ricordiamo:

Il Museo Nazionale di Copenhagen include pure delle vetrine storiche su altre latitudini del nostro pianeta . Come Roma ,   Grecia,  Egitto, Vicino Oriente ,  Iraq, Rio de Janeiro, Groenlandia ,  Sud America, Polinesia, Artico e Giappone. Ci sono anche interessanti mostre che affrontano tematiche diverse e di  valore.

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Copenaghen in un weekend . Amalienborg 

Dopo una bella passeggiata sotto un sole tiepido , ho visitato solo dall’esterno Amalienborg  (info costi e orari). Questa è la residenza permanente e ufficiale della monarchia danese as seguito di terribile fuoco appiccato al Palazzo di Christiansborg . Si distinguono quattro palazzi  in stile rococò  (XVIII sec.) di  :

Questi tesori circondano una  piazza spettacolare. Alle 12:00 in punto vi aspetta giornalmente il cambio della guardia!  State attenti perché c’è sempre molta folla e un poliziotto che sorveglia e blocca chiunque oltrepassa la riga!

Marmorkirken

Davanti   Amalienborg c’è la sbalorditiva Marmorkirken  (info e costi) che letteralmente vuol dire Chiesa Marmorea. Come ho già scritto si ispira alla  Basilica di San Pietro in Vaticano per il  magnifico cupolone di 50 metri di altezza .

Essa è un ottimo esempio  di architettura barocca a Copenaghen  , cosa che la  contraddistingue dall’austerità degli altri monumenti cittadini. Eretta nel 1749  su richiesta  di Federico V fu limata  da Nicolai Eigtved. I lavori continuarono per un secolo e mezzo .. Internamente la volta è abbellita con affreschi dei dodici apostoli, intercalati a medaglioni in cui sono raffigurati i sacramenti cattolici. .

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Copenaghen in un weekend . Kastellet

Il cielo si era ingrigito non appena ero giunta a Kastellet . Questa era  un’antica fortezza  militare Copenaghen fatta su commissione  di Cristiano IV ( 1624) . A ornare l’ingresso meridionale c’è un monumento ai caduti  per il secondo conflitto mondiale  . Esso fu  celebrato  il 5 maggio 1960 nell’ anniversario della liberazione della Danimarca. Si deve a Federico III (per combattere  l’odiata Svezia)  il suo assetto odierno di cinque bastioni con fossato (1658-1660,  Henrik Rüse )   .

A completare la  struttura difensiva sono presenti anche : tre rivellini ,  due controguardie,  un carcere, una propria chiesa che è la Kastelskirken  .  Della cittadella originale si possono venerare due porte: quella di Sjællandsporten o Kongeporten a sud.  E quella di  Norgesporten , entrambe del  al 1663  in stile barocco olandese .

Qualche pezzo del Kastellet servì per innalzare la vicina stazione di Østerport verso la fine del 1800 e nell’aprile 1940 fu presa d’assalto dai nazisti . Oggigiorno è ancora un campo militare, con i suoi magazzini e le inconfondibili caserme rosse.  Ma ci si può entrare tranquillamente per riposarsi nelle panchine del parco con tanto di mulini al vento e alberi fronzuti.

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Copenaghen in un weekend . La Sirenetta

Cosa sarebbe Copenhagen senza la sua Sirenetta! Per mirarla mi sono diretta  catapultata a ovest , a Østerbro . Questo è un quartiere  vasto apprezzato per il  parco di Fælledparken)  , ed è anche  colmo di grandi magazzini.  Devo assolutamente ribattere contro  quanti sostengono che la Sirenetta sia minuscola (1,25 m )  e non  meritevole di così tanta fama.  Mi ha incantata per la sua armonia e per il suo mistero.

Questa dea marina ha le spalle rivolte allo spettatore . Forse per nascondere la tristezza per aver perso il suo amato . Come si legge nel racconto di Hans Christian Andersen  . Sì, perché lei è la protagonista di una delle sue favole . La stessa che travolse l’immaginazione del magnate Carl Jacobsen . Il ricco danese  la materializzò commissionandone l’esecuzione allo scultore  Edvard Eriksen (18761959)  .

Chi c’è dietro il suo volto? Si dice Eriksen si sia ispirato per il viso a Ellen Price. Questa fu la ballerina di danza classica che fece sognare la Danimarca per aver interpretato la divina sirenetta di Andersen. Ma non volle posare nuda, per cui per il corpo l’artista pregò la propria moglie ! Questo stravagante busto è stato mira di atti vandalici. Dalla decapitazione alla tinteggiatura, e altro. L’attuale testa è una replica perché quella originale fu rubata e mai più ritrovata!

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Copenaghen in un weekend . Vesterbro

Vesterbro è un’ala non troppo periferica di  Copenaghen che fu spianata nel XVI sec. Da terreno agricolo si urbanizzò ( XIX sec.)  con il congiungimento  a una stazione ferroviaria. Con questo suo rapido ampliamento si riempì di gruppi di persone eterogenee con prevalenza di classe operaia.

Lo  spirito ribelle di Vesterbro  si mantenne fino alla Seconda Guerra Mondiale giacché fu l’avanguardia del movimento di resistenza.  Da vicoli di perdizione si è tramutata in un’ambita oasi in cui abitare . Oltretutto non è distante da Copenaghen  ed è al contempo fuori dal caos urbano. E se si vuole fare un picnic ci si rifugia nella lussureggiante vegetazione di Vestre Kirkegard e Sønder Boulevard .

Cosa fare a Vesterbro?

Vesterbro è adatto a tutti, dai creativi agli studenti, dalle famiglie ai pensionati. Le sue palazzine sono a cinque piani come nel resto di Copenaghen.  L’intrattenimento è assicurato da mille attività e concerti, sport all’aperto e queste altre chicche:

  • Vega: fatto nel 1996 da Vilhelm Lauritzen è l’hub della musica e del divertimento per eccellenza ;
  • Meatpacking: sono ex fabbriche mutate in localini di alta gastronomia , dove si possono anche sorseggiare sofisticati cocktail ;
  • Værnedamsvej : è come una “piccola Parigi” , poiché è  una via che rammenta appunto la romantica capitale francese  ;
  • Havnebadet Fisketorvet: è una delle migliori piscine oceaniche di Copenaghen; d’estate, moltissimi residenti si ritrovano qui per rinfrescarsi;

Copenhagen in un weekend. 23  Aprile

Il secondo giorno mi ha rivelato una  Copenaghen borghese e bohemien . Un mix esplosivo che la rendono assolutamente affascinante. Per non parlare  della cucina danese gustata a Broens street food. Questo è un insieme di  baracchine in legno che servono street food nazionale, dove  sovrano è il  Rød pølse. Cosa è ?  Un’hot dog con salsiccia di maiale saporitissimo , che si fa fuori in un secondo. C’era davvero l’imbarazzo della scelta tra questi chioschetti allegri disseminati a Papier Island, una superficie residenziale raffinata e pubblica.

Non potevo  stare a Copenaghen senza aver dato un’occhiata al Design Museum. I danesi sono celebri in tutto il pianeta per i loro prodotti di design inimitabili. Con un grande carico di energia poi mi sono diretta ai Giardini e il Castello di Rosenborg. Qui  prima risiedevano i sovrano. All’uscita di questo luna park  sono entrata  nell’immenso Museo Statale di Copenhagen .

Tuttavia quello che mi ha rapito di più di Copenaghen è stato il mio peregrinare per Christiana , lo stato indipendente di Copenaghen! La  Woodstock danese che da comunità sex, drug and  rock & roll è diventata la meta preferita da famiglie e solitari aristocratici! Cosa ci poteva essere infine di meglio di finire al Reffen. Questo è  il mercato gastronomico danese per eccellenza. All’aperto e ventilato dalla brezza marina propone specialità nazionali e straniere. Io mi sono concessa dei gustosissimi tacos messicani con tanto di boccale di birra!

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Copenaghen in un weekend .  Museo del Design 

Il design è nel DNA dei danesi . Questa loro passione è tangibile al Design Museum  (1920, I. Bentzen-K. Klint) , che è stato  collocato dentro il Royal Frederik’s Hospital.  Quest’ultimo fu la prima clinica collettiva di Copenhagen. Dove Søren Kierkegaard fu ricoverato e morì nel 1855. Lo splendido  fabbricato  rococò è pieno o di dettagli e  ripercorre la storia del design danese dagli albori alla contemporaneità.

il picco massimo della migliore produzione del design danese fu   soprattutto tra il 1930 e il 1970 .   Prese linfa dal movimento artistico del modernismo  ,  e professò  le idee del Bauhaus . In questo settore la filosofia danese  è semplice. Si manifesta nel conferire eleganza e funzionalità agli oggetti  comuni fatti su scala industriale. Senza tralasciare l’attenzione ai materiali e all’ecologia.

Le sedie dei danesi

Un processo che ben esprimeva la crescita della Danimarca nel dopoguerra . Proprio quando si arricchì e investì nella generazione di moderne abitazioni. Per avere un’idea di cosa sia il design danese  ecco chi  ha convertito l’ordinario in straordinario:

Il design danese ebbe un clamore a livello globale grazie ai giri itineranti delle loro produzioni negli USA. Il loro carattere artigianale e minimalista sconvolse in positivo la penna di molti giornalisti americani. 

Mary Elisabeth’s Hospital

Nel Design Museum   ci sono 500 oggetti che spaziano dal 200 a. C.  al 1900 : carta, ossa, tessile,  porcellana, metallo e legno. Il tema è umani, animali, Giappone, piacere,  amore e morte.

A rammentarci che l’impulso primo dei manufatti di qualità  è da ricercare nel Sol Levante . E che l’arte in generale  è di enorme importanza per gli esseri umani. Pensiero quest’ultimo perfettamente espresso nel rivoluzionario modello del Mary Elisabeths Hospital . Un  ospedale  su sette piani che predilige il rosso esternamente al grigio e fa sorridere. Una casa di cura  i cui interni sono stati progettati non solo per guarire ma anche per vivere!

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Copenaghen in un weekend . Castello di Rosenborg

Il Castello di Rosenborg (info costi e orari) è una cittadella rinascimentale .  In principio nacque come villa estiva di Cristiano IV  (1606 ,  Bertel Lange) . Dopo la sua morte passò al figlio Federico III, che lo ingrandì insieme alla regina Sofia Amalia . Gli appartamenti furono  utilizzati dalla sovranità danese fino al 1720. Le ultime volte furono due occasioni speciali . Nel 1794 quando il Palazzo di Christiansborg s’incendiò.  E durante la Battaglia di Copenaghen del 1801.

Le sue particolarità sono i Giardini del Re (Kongens Have) sfavillanti di rose e fiori di ogni genere . Come i crochi con le loro magnifiche forme geometriche. Molte sculture di vari personaggi famosi popolano le varie aiuole .  Il Padiglione di Ercole invece vi coccolerà con i suoi caffè .

Sua maestà! 

Internamente si possono venerare, le stanze da letto e di udienza reali . Internamente  è ben conservato ed è  costituto dalle camere reali. Da tenere in considerazione sono:

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Copenaghen in un weekend . Galleria Nazionale d’Arte

La Galleria Nazionale d’Arte  ( info costi e orari) è una favolosa  pinacoteca . Mette in mostra le più prestigiose tele di artisti danesi e internazionali dal XIV secolo fimo ai giorni nostri. Una galleria enorme ubicata in due immobili rinascimentali giganteschi . Sono garantiscono ai visitatori tutti i comfort possibili e immaginabili . Dalle caffetterie agli spogliatoi e tanto altro ancora.

Si possono contare 9.000 tesori, tra dipinti e sculture, molte delle quali sono state omaggio della monarchia danese negli ultimi anni. Spiccano  in assoluto le sezioni inerenti:  l’ arte europea (1300-1800),  danese e nordica (1750-1900), francese (1900-1930), danese e internazionale (dal 1900 in poi)

Michelangelo imperfect

Sono stata fortunata ho anche goduto di una struggente esposizione   intitolata Michelangelo Imperfect (Marzo-Agosto 2025) . Un’esibizione artistica unica nel suo genere . Poiché  ha permesso di ammirare in un colpo 150  capolavori di Michelangelo Buonarroti (1475–1564).  Sebbene fossero tutti dei calchi e   presi in prestito dal Museo di Arte Moderna di Vienna.

L’attenzione di Michelangelo come artista visivo era quasi esclusivamente rivolta al corpo umano.  Questo  era per lui un enigma infinito e anche imperfezione. E di esso esprimeva con i le sue creature  titaniche le emozioni ,  le tenzioni dall’ansia fino all’esitazione.

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Copenaghen in un weekend . Christiana

Mi viene in mente ancora un’immagine stupenda , quella dei tulipani che tinteggiavano di giallo e arancio Christiana . Questa è una comunità anarchica  di Copenhagen  e conta 1000 residenti che si autogestiscono.

Spuntò nel 1971 dall’ occupazione di hippies di una precedente  base militare sull’isola di Amager . Era un gruppo di dissidenti guidati dal giornalista  Jacob Ludvigsen . Questi  disconosceva la mentalità dei borghesi e la confusione delle guerre e della bramosia della ricchezza. Il governo danese, pur non legalizzando la presenza  di questi ribelli, di fatto la tollerò . Con la  promessa però di riqualificare  con dei compromessi con i residenti.

Nemoland

Chiunque è il benvenuto a Christiana (7, 7 ettari) .  Anche perché posticini dove farsi servire uno Spritz  o uno spuntino come il Nemoland , sono un fattore trainante per molti viaggiatori. Tra vicoli di negozietti artigianali, camper e ville , inoltrarsi dentro Christiana  è una sensazione stranissima. Perché per la sua atmosfera vibrante è una  Copenaghen più selvaggia . Graffiti imponenti commemorano Natasja Saad, una rapper  amatissima dai danesi morta giovanissima a trentatreanni.

Le  regole esistenziali di Christiana sono quelle della non violenza e dell’ anticonformismo. Ma ci sono anche problemi seri di ordine pubblico. Come nella famosa stradina della droga ovvero  Pusher Street, che ora è in via di smantellamento.

Copenhagen in un weekend. 24 Aprile

A Copenaghen ho rivissuto  la street art di Banksy al MACA, un minuscolo museo d’arte moderna da non perdere! Poi mi sono addentrata   BLOX, una struttura multifunzionale che è contemporaneamente ricreativa per i cittadini . Qui spopola il  DAC  Danish Architecture Center: una lettura dell’evolversi dell’architettura danese dalle sue origini a oggi. Come anche   il Bloxhub, un incubatore multidisciplinare per lo sviluppo sostenibile.

Decisamente impegnativo è stato il pomeriggio passato alla  Nuova Carlsberg Glyptotek. Questa è il museo donato da  Carl Jacobsen (1842-1914) a Copenaghen  . Lui era  il proprietario del birrificio Home of  Carlsberg , mausoleo della popolarissima birra.

I  danesi rivoluzionano anche i cimieri, come quello di Assistens . Ne hanno fatto un giardino dove commemorare luminari come Christian Andersen . Ho portato i fiori sulla sua tomba!  A ricordare che la nostra permanenza terrena non ha una fine  ma continua sotto altre forme!

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Copenaghen in un weekend . Blox

Blox  è un esperimento architettonico  ben riuscito per vivacizzare la località portuale di Copenhagen. Un contenitore multifunzionale ed eclettico che raccoglie uffici , appartamenti, palestre . E il DAC , ovvero il Centro di Architettura Danese (info costi e orari) ,  una roccaforte culturale che spiega il genio dei danesi nell’arte del creare!

Prima fu l’argilla nell’800 d. C. , poi il legno per le prime capanne e scavallando i secoli bui del Medievo , si manifestò il rinascimento con Cristiano IV. Il progresso si determinò con l’avvento della democrazia nel 1894 . Superato il tracollo finanziario del  XX secolo fu tutto in salita per l’architettura danese. Proprio quando ispirò con  Jørn Utzon l’architetto che pose mano all’Opera House di Sydney in Australia. Dopodichè   l’attenzione delle grandi menti della Danimarca per l’architettura si lanciarono sul  rispetto per la natura e del riciclo .

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Copenaghen in un weekend . Nuova Carlsberg Glyptotek

La  Nuova Carlsberg Glyptotek Carlsberg (info costi e orari) è l’insieme dei pezzi d’arte della famiglia Carlsberg  conservati in un palazzo barocco di estrema bellezza. I suoi architetti furono  tra i massimi della Danimarca: Vilhelm Dahlerup (1836-1907), Hack Kampmann (1856-1920) e Henning Larsen (1925-2013).

Varcata la sua entrata con pavimenti a mosaico  mi sono imbattuta in un Giardino d’Inverno stracolmo di palme e coperto da un eclettico tetto in ferro e vetro . Al centro spicca  l’ appariscente fontana di Kai Nielsen l ‘Acquario (1919-20)  .

Dalla pittura danese a quella francese

Aggirando  una deliziosa caffetteria,  ho avuto accesso ai  quattro blocchi:

Attualmente la Nuova Carlsberg Glyptotek annovera 10. 000 perle d’arte . Tra queste vanno annoverate : busti antichi, e le creazioni di  Auguste Rodin, Paul Gauguin , ed Edgar Degas . La lista sarebbe troppo lunga . Essa comprende altre anche altri nomi altisonanti. Quali  Meunier, Klinger, Picasso e Giacometti .Renoir, Van Gogh, Picasso, Cézanne , Manet e  Delacroix,  Courbet, Rousseau, e Sisley

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Copenaghen in un weekend . Norrebro 

Norrebro  è il nord di Copenhagen . Possiede dei connotati medievali ,  agricoli e operai  che  a metà del XIX secolo si è ingrandito e modernizzato. Nel XX secolo c’erano ben 125.000 abitanti nel dopoguerra (XX sec.) con  movimenti indipendentisti che  fecero scappare la popolazione. Da allora Norrebro  andò in rovina e ci fu un  calo demografico piuttosto drastico. Il suo risveglio avvenne tra gli anni ’70 e ’80 . Questi  furono quelli di molti investimenti che lo hanno fatto evolvere e migliorare .

Esso  è divenuto dinamico e multiculturale , facilmente raggiungibile con metro o bici . Sono strepitosi i suoi  laghi quelli di Frederiksberg e  Østerbro. Il suo snodo essenziale è Nørrebrogade , che è molto trafficata e costellato di ristorantini, boutique e altro . Come del resto le altre due mitiche vie : quella di Jægersborggade e Blågårdsgade.  Fatevi una camminata nel cimitero di  Assistens   (XVIII sec.) e salutate Handersen! Oppure dirigetevi al parco Superkilen fatto dall’acclamatissimo designer danese Bjarke Ingels Group

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Copenaghen in un weekend . Tivoli

A due minuti dalla stazione centrale di Copenhagen c’è Tivoli (info e costi). Questo è  un parco giochi dove intrattenersi, e assistere a spettacoli. Se  ci si  trascorrono  le ultime ore del pomeriggio si ci sentirà avvolti dalle caldi lucine che brillano ovunque .  Fu avviato  il 15 agosto 1843 dal suo fondatore Georg Carstensen . Tutto qusto grazie alla concessione del  Re Cristiano VIII.  Nel 2017  Tivoli ha battuto il record di 4.6 milioni di visitatori.

Tivoli è una forza di quaranta attrazioni. Le sue numerose montagne russe, macchinari a forma di draghi e demoni  ti fanno volare a velocità pazzesche. Un paradiso per i bambini . In angoli fatti esclusivamente per loro possono incontrare orsetti come Rasmus Klump. L’animaletto peloso è il personaggio principale di una  serie a fumetti danese per bambini (1951 Carla e Vilhelm Hansen). Gli innamorati a Tivoli possono baciarsi al lago Dragon Boat Lake dopo una pantomima al Pantomime Theatre e una cena romantica al Nimb.

Copenhagen in un weekend. Cosa bolle in pentola!

Cosa si mangia a Copenhagen? Il piatto istituzionale  è lo smørrebrød che sarebbe pane di segale imburrato e salmone nella sua variante più rivisitata. Ma hanno il loro perché anche : la stegt flæsk, maiale croccante con patate lesse, le frikadeller, polpette di maiale   insaporite con noce moscata, cannella e cotte nella birra . E tanto altro ancora.

I danesi prediligono il cibo sano :  pesce, carne , verdure ,  tuberi ,bacche. Sanno essere anche golosi di dolci  con frutta e panna.  Sono pure  rinomati per i loro ristoranti stellati che sono tanti e tra i più richiesti. Stagionalità dei prodotti , disciplina , attenzione ai dettagli e minimalismo è il loro x  factor .

Se vi state domandando quali sono questi  templi della cuisine scandinava la risposta unica è  il  Noma in  Refshalevej 96, 1432 Indre By. Il suo superchef René Redzepi ha fatto la gavetta tra le cucine più sofisticate del globo . Lui è stata la risposta al successo di questa alcova del food danese. Nel suo menù si respira aria nordica: alghe islandesi, pesce faroese, buoi muschiati della Groenlandia e acetosella delle foreste danesi.

Dove mangiare a Copenhagen!

Non sono da meno per gli appassionati di nouvelle cuisine altri rifugi per il palato quali : il Geranium, Jordnær, Alchemist, AOC, Frederikshøj, Henne Kirkeby Kro, Kadeau Copenhagen
Il mio elenco di locande danesi per voi :

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Copenhagen in un weekend. Conclusioni

Andare a Copenaghen è un lusso da concedersi , vi ammalierà . Non fatevi ingannare sullo stereotipo dei danesi depressi per la poca luce invernale  e il clima rigido di questa stagione. Potrà essere anche vero per certi versi, ma si difendono bene.

Hanno reagito alle condizioni estreme con un motto tutto loro che è  Hygge! Questa è una parola danese , intraducibile in Italiano, che esprime il senso della felicità nelle piccole cose dell’esistenza. Come la capacità d’ inventarsi un’atmosfera accogliente e rilassante . Leggere un libro davanti un camino, cenare con gli affetti più intimi a lume di candela, scaldarsi dal freddo con una coperta calda.

Fino all’ultimo respiro!

La mia avventura a Copenaghen in un weekend è giunta al capolinea  con la visita di altre due attrattive:

Purtroppo non mi è riuscito fare il giro in battello di Copenhagen, fatelo voi al posto mio. Se volete risparmiare per come è cara Copenhagen rivolgetevi all’agenza Netto .  Con € 8 da Nyvn vi farà girare nei punti  più importanti! Vi auguro buon viaggio!

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Corsica in 10 giorni

Corsica in 10 giorni

 

“Immaginatevi un mondo primordiale, un susseguirsi di montagne separate da stretti burroni dove scorrono i torrenti; non esistono pianure, ma immense crepe di granito e gigantesche onde di terra ricoperte da macchie intricate o da immense foreste di castagni e di pini.”
Guy de Maupassant

Corsica in 10 giorni

Senza dubbio la  Corsica in 10 giorni   rimarrà una delle vacanze più indimenticabili che abbia mai fatto in vita mia. Nessuna decisione presa a tavolino. Una mattina di Luglio ho  comprato una tenda da campeggio e via su quattro  ruote verso l’isola che c’è!

Non mi è mai capitato di avere un contatto così forte con la natura  come in Corsica in 10 giorni .  Il mio respiro e il battito del mio cuore sono stati gli unici suoni che ho sentito in mezzo all’infinito del mare e i sughereti. Così  questo articolo è un modesto tentativo di condividere il mio incredibile viaggio in Corsica in 10 giorni raccontandovi  di quei luoghi che mi hanno più emozionata. Buona lettura!

Come arrivare  dall’Italia

Sicuramente i mezzi più comodi per raggiungere la Corsica dalla nostra penisola sono 2  :

  1. Traghetto ( per i più  fortunati la barca a vela): ci sono due compagnie principali. La prima è la Corsica Ferries ,  la seconda è la Moby:
  2. Auto o moto: entrambe dovrebbero essere  di   piccole dimensioni a causa della morfologia isolana . Questo   perché le strade corse secondarie sono strette e difficoltose specie nell’interno.

3  collegamenti meno consigliati per l’isola

  1. Treno: ci sono solo due sole linee ferroviarie del 1800 che collegano Ajaccio, Bastia e Calvi (https://cf-corse.corsica/) . Problemi di orario e spostamenti non mancano mai;
  2. Aereo: se volete volare spesso c’è da fare uno scalo in Francia on in altri  hub principali. Esistono 4 aeroporti: l’ aeroporto di Bastia Porettaquello di Figari Corsica del Sud, di Ajaccio Napoleone Bonaparte,  e di Calvi Sainte-Catherine;
  3. Autobus: offrono una buona copertura (https://www.corsicabus.org) , ma hanno partenze solo una o due volte al giorno tra i comuni più grossi . Meglio sempre aggiornarsi per tabelle orari con gli uffici locali turistici.

Libri da leggere prima di partire

Nel XIX secolo grazie ad autori illustri come Prosper Mérimée  (Colomba), Alexandre Dumas ( I fratelli corsi) ,  Guy de Maupassant (Una vita), e Gustav Falubert (Viaggio nei Pirenni e in Corsica) la Corsica  iniziò a incuriosire gli stranieri. Intanto in loco si era generata una letteratura fatte di poesie e narrazioni tramandate di bocca in bocca da contadini e mandriani. Un’apertura letteraria più significativa si è avuta solo nel 1900 in lingua francese e corsa, di cui Rinatu Coti fu uno dei massimi rappresentanti.

Seguirono altri importanti scrittori tra i quali:

Capolavori letterari sulla Corsica

Uscendo  poco a poco dall’oscurità la  Corsica ha richiamato l’attenzione di molti intellettuali che l’hanno immortalata  in best seller  . Da avere  nella propria libreria:

Corsica in 10 giorni. Dov’ è ?

La Corsica (8680 km2)  è la quarta isola più grande del Mediterraneo , dopo la  Sicilia , Cipro , e la Sardegna , da cui è separata  dalle Bocche di Bonifacio  (11 km). Divisa dal 1976  in Alta Corsica e Corsica del Sud ,   è una regione della Francia (da cui dista 170 km) con statuto speciale. Ha come  capitale Ajaccio e conta  circa 279.600 abitanti .  

Con la sola  eccezione della piana di Aleria, il   territorio corso è prevalentemente montuoso (Monte Cinto, 2706 m) con fiumi brevi e a regime torrentizio (come quelli più rilevanti del Golo e del Tavignano). Il suo clima   è mite  .  Mentre  la sua vegetazione è tipicamente mediterranea con molti boschi e parchi . La sua economia si basa prevalentemente sul turismo, viticoltura e l’olivicoltura (inesistente l’industria , se non quella  di tipo artigianale ).

Storia della Corsica

Incerte sono  le ipotesi sul significato del nome di Corsica  . Esso che potrebbe derivare da :

  •  Còruioi, come i Greci chiamarono i primi autoctoni ivi insidiatesi;
  • Corsus  che forse fu un ipotetico conquistatore romano  o un amico  di Enea;
  • Cyrnum, un leggendario figlio di Ercole che si sarebbe stabilito sull’isola.

Di sicuro invece c’è che la Corsica  fu abitata  sin dalla preistoria come documentato dai vari ritrovamenti megalitici risalenti al 2° millennio a.C. Tra i vari invasori ci furono  i Romani  (IV secolo a.C.) , che ci rimasero più a lungo (circa 7 secoli).

Seguirono nel Medioevo:  Vandali,  Bizantini, Ostrogoti,  Longobardi fino all’arrivo dei Pisani (1092) e dei Genovesi che praticamente la plasmarono. Subentrarono poi  i Francesi e la rivoluzione per la libertà  dell’eroe nazionale P. Paoli  ,  che garantì   14 anni di indipendenza, fondando una costituzione repubblicana.

La mano della Francia

Successivamente il  dominio ripassò alla Francia di Re Luigi XV nel 1769. In questo anno nasce in Corsica   Napoleone Bonaparte , che all’inizio fu fedele agli ideali di autogoveno territoriale per poi sposare l’annessione a Parigi (1789).

Dopo un fallimentare intervento degli Inglesi la nazione  subì  le sventure dello stivale conseguenti alla due guerre mondiali, fino alla proclamazione dello stato indipendente nel 1982. Da allora fino ad oggi sono stati tanti i movimenti terroristici che si proclamano contro gli investimenti nel turismo e un aumento dei poteri della classe politica isolana (come il movimento FLNC nato nel 1976). Di religione cattolica i corsi parlano ufficialmente il francese , mentre  il Corsu è il loro dialetto (molto simile affine al toscano).

Periplo della Corsica  in 10 giorni on the road 

La  Corsica  in 10 giorni è stato un immergersi nella sua essenza selvaggia ancora poco ordinata dall’uomo. Questo è il lato più avvincente di questo eldorado che è ancora incontaminato. Soprattutto nell’entroterra dove tra cascate, laghi ,  e torrenti con le loro lagune gelide,  si aprono  valli verdeggianti  e 120 cime oltre i 2000 metri .

Lo scenario più sorprendente della Corsica   è quello delle aree protette e del Parco Naturale Regionale , che si spiega per 1500 km di sentieri. Il più famoso è il GR20. Questo è  uno degli itinerari di randonnée più impegnativi d’Europa (dislivello di 1300 metri) , che   traversa in diagonale l’intera Corsica  ( 200km da Calenzana a Conca).

Alle zone costiere che si estendono per 1000 km la Corsica  lascia la mole più cospicua del nucleo abitativo  e il lusso delle catene alberghiere . Per il resto è tutto un susseguirsi  di  baie da sogno attrezzate e libere  e anfratti nascosti raggiungibili solo in barca come il Desert des Agriates .

Corsica in 10 giorni : 4 camping da provare!

Senza pensarci un attimo d’estate sono partita  da Livorno in nave  con approdo a Bastia in macchina.  Faceva caldissimo. Ma non me ne importava. Perché  l’adrenalina era  in circolo per tutto il tragitto,  che è iniziato a est e finito all parte settentrionale della  Corsica  .

Afferrare lo spirito della  Corsica in 10 giorni in camping  è stata un’esperienza sensazionale. Dormire sotto le stelle, cenare con il canto delle cicale, e svegliarsi al mattino baciati dalla brezza marina è una poesia ancora da rimare.

La scelta delle stazioni di pernottamento è ricaduta strategicamente  su questi 4 in basso:

  1. U Punticchiu , Camping Caravaning, 20230 , Santa Lucia di Moriani;
  2. Acciol , Route D70, 20126 Evisa ;
  3.  La Rondinara, Route de la plage, 20169 , Bonifacio;
  4. Marina Camping , T30, 20220 Aregno.

1 Tappa. Corsica in 10 giorni verso est

Il mio primo giro prende il via da Bastia in giù verso la costa orientale della Corsica (80 km) , che   è meno gettonata  rispetto a quella meridionale ma a torto. Perché riserva dei paesaggi incredibili.

Consta di 3 microregioni: Costa Verde verso Moriani Plage, Costa Serena su  Aleria, e Costa Madreperla dal lato di Solenzara.

Ho  attraversato la  Riserva Naturale della Biguglia (Furiani) e  mi sono spinta fino alla Spiaggia della Mariana vicino San Nicolao con un inversione alla Fonte di Orezza. Altre chicche da non farsi scappare ni paraggi sono:

Bastia

Come un gabbiano appollaiato su uno scoglio gigante , Bastia (45715  abitanti) si rivela in tutto il suo charme adagiata su un promontorio da cui si può contemplare il traffico marittimo. L’unica nota dolente è trovare  parcheggio  (clicca qui per info).  Se lo scovate é piuttosto caro , ma ne vale la pena  per Bastia.  Fatta di tre quartieri: Place Saint-Nicolas, Terra Vecchia-Vieux Port e Cittadella si sviluppa in basso  .

Per il mio tour mi sono mossa dal suo vivace porto . Qui sono concentrati  ristorantini ,  bar  ,  boutique , che si snodano tra le facciate fatiscenti degli edifici medievali. I pescherecci colorati si alternano a yatch  da urlo , un contrasto tutto da contemplare.

Ho proseguito verso alto  la cittadella o Terra Nova , e  dopo avere superato il  Giardino Romieu  con le sue scale terrazzate ho apprezzato  l’ old city  . Il centro storico è  un labirinto di viuzze lastricate,  che recano  le tracce dell’occupazione dei genovesi (XIV sec. ), che contribuirono al suo sviluppo.

Cosa visitare a Bastia

Oltrepassata  la Porta Luigi XVI ho venerato alcune delle gemme di Bastia:

Fonte di Orezza

Dopo un tuffo nel verde smeraldo della Spiaggia di Mariani   (senza infrastrutture ma con servizi vari nelle vicinanze ) ho raggiunto San Nicolau . Questo è un delizioso paesino ai piedi del Monte Castello d’ Osari  .

Siamo nel cantone della Castagniccia. Appena  mi sono addentrata tra i suoi rigogliosi arbusti  ho scovato un sito industriale del 1800.  Questo (rimesso a norma nel 1998) è quello delle Acque Minerali di Orezza, tra le più costose (82,68 euro a pezzo)  e salutari (ferro) in circolazione. L’acqua da bere  in questione sgorga dall’alto e penetra nelle rocce millenarie fino a una profondità di 70 metri, trascinando  calcio, magnesio  e diossido di carbonio.

Zilia e Saint Georges

Ottima per la salute, le Acque Minerali di Orezza  sono un’istituzione tra i corsi insieme ad  altre due sorgenti:

2 Tappa . Corsica in 10 giorni verso il centro

 La Corsica   centrale  è stata scandagliata da Evisa e poi in direzione Corte con immersione finale nella Valle della Restonica dentro il Parco Naturale e Regionale della Corsica. Posso dire che questa deviazione è stata un sospiro di sollievo alla folla e all’arsura estiva!

Mi ha incantato la quiete di questi meandri meridionali lontani dal chiasso festoso del litorale corso. Ci si  proietta decisamente in un’altra dimensione ,  fatta di borghi medievali, vette infinte, e mini giungle fluviali. Per cui  l’appellativo di ile de beautè della Corsica (“isola della bellezza”) dei francesi ha qui davvero preso forma e significato .

La maquis della Corsica

Qui si lasciano alle spalle ombrelloni e secchielli per imbattersi  in  pianure di castagni e nella  maquis , ovvero la macchia corsa. Questa include  78 specie endemiche e 42 tipi  di orchidee e ancora: il corbezzolo, il mirto, e l’elicriso.

Paradossalmente si può nuotare anche in questi punti insoliti della Corsica mediana  . Precisamente in 10 laghetti  , e ci vuole proprio coraggio a immergersi per quanto ci si gela a 12°! Smarritevi pure in queste oasi di pace . Tra passeggiate nelle piazze di borgate fantasma , abbellite dai resti della tradizione contadina come : fontane ,  lavatoi e  casi padronali. Non scordatevi di infilarvi nelle botteghe sparse ovunque per acquistare dei souvenir dell’artigianato corso:   manufatti in vetro e in legno (coltelli) , ceramiche, coralli, ecc.

Evisa

Evisa  è uno dei tanti pittoreschi villaggi montani (850 m) della Corsica   da cui si  vede il mare. Precisamente a circa 40 km ci stanno le spiagge di Porto  di Sagone . Di stampo prettamente medievale Evisa  è stata una gioia infinita per la frescura e i ritmi lenti dei corsi che ci abitano. Ricordo perfettamente  le camminate  per le sue viuzze tranquille e i passanti che ti sorridevano a ogni ora.

Gettonatissima da biker ed escursionisti Evisa è immersa nella foresta di Aïtone    . Mi è entrata nell’anima per il silenzio e la beltà dei boschi e i pini larici che si insinuano fino al Passo di Vergio (1478 m).  In questo colle si può contemplare la caratteristica statua di Cristo Re (in granito rosa alta 6 m.) di Noël Bonardi, che delimita  il confine con la regione  di Niolo.

Corte

Costruita nel 1420 da Vincentello di Istria, signore feudale corso, Corte è:

Relativamente piccola di dimensione Corte è molto frequentata . Puntellata di barettini e trattorie si anima  vicino Piazza Paoli (dedicata all’eroe nazionale),  Piazza del Duca di Padova (generale nella rivoluzione francese), e Piazza Gaffory (altro patriota  corso ).

Corte dall’alto

L’atmosfera che ho respirato a Corte  era davvero allegra , piacevole e internazionale.  Svetta in cima con la sua cittadella (XV sec.) arroccata su uno sperone roccioso . Da non perdere :

3 Tappa. Corsica in 10 giorni verso sud

A detta di tutti il sud della Corsica  è quello che fa innamorare di più . In effetti è capitato anche a me !  Mi hanno letteralmente stregato:   Porto Vecchio ,   la punta estrema di Bonifacio ,  le spiagge della Palombaggia ,   Rondinara e  Sperone e i megaliti di  Filitosa.

Il sud della Corsica  è l’ ideale per chi ha voglia di una vita semplice per chi vuole  farsi scompigliare i capelli dal vento. Se  volete stendere un telo vicino  un catamarano arenato in una battigia   e aspettare il tramonto davanti a un calice di nettare divino, Ssete arrivati a destinazione! Perché non è necessario spostarsi alle Maldive quando le hai a portata di mano!

Porto Vecchio

Incassata nel golfo sovrastato dalla Foresta dell’Ospédale,  Porto Vecchio  è una meta ambita dagli escursionisti per numerosi trekking trai quali quelli più rinomati sono quelli che conducono a :

Nell’antichità  Porto Vecchio   fu uno scalo fondamentale per la variegata successione di sovrani che giunsero in Corsica. Riemersa dalla disgrazia della  malaria (debellata grazie agli interventi degli americani nel secondo dopoguerra),  si classifica attualmente come una delle località balneari più popolari  della Corsica.

Porto Vecchio divisa in due

Incantevole è  il  porto turistico di Porto Vecchio ,  che si popola fino a notte con concerti ed eventi vari . A poca distanza sono raggiungibili  le più superbe spiagge isolane quali quelle di : Santa Giulia, Cala Rossa , Carataggio, e  Pinarello. Porto Vecchio  è frizzante con un centro storico davvero esemplare . Qui  è possibile camminare tra terrazze panoramiche e chiese storiche come quella barocca di Saint-Jean-Baptiste.

Non potrete certo ignorare i lussuosi negozi e negarvi una pausa nei tanti caffè di Piazza della Repubblica. I prezzi non sono affatto bassi! Il tutto sullo sfondo di una cittadella severa ed elegante ( XVI sec.)   fatta dai genovesi. Arrivarci a piedi è faticoso , per cui sono stati messi a disposizione trenini e navette comunali.

Bonifacio

Bonifacio è una delle località corse che mi è piaciuta di più , perché molto elegante e romantica. Si sdraia come una sirena su una scogliera di calcare , che si bagna nelle  acque cristalline delle spiagge limitrofe di Faziò e Tonnara  .

Incastonata   nel cuore della Riserva naturale delle Bocche di Bonifacio, è un santuario che protegge le isole Lavezzi che le stanno di fronte. Ovunque a Bonifacio ci sono lounge bar, negozietti, e  locali di ogni tipo per godersi la movida diurna e notturna .

Bonifacio e le Scalinate del Re di Aragona

Ho perlustrato Bonifacio  a fondo suddividendo la mia girata in questo ordine  :

Sartène

Se si vuole fare un salto nel passato corso si possono  sfogliare i fumetti di Asterix in CorsicaRené Goscinny , Albert Uderzo , 2016) . Uno dei  personaggi è  Ocatarinetabelasciscix,   un prigioniero corso deportato nel continente perché capo della resistenza.

Dalla preistoria   all’Impero Romano la Corsica vanta 8.000 anni di storia testimoniata dalla presenza di  famosi siti archeologici delle civiltà megalitiche ( 3500 ed il 1000 a.C.). Queste ultime cominciarono ad erigere costruzioni legate al culto funerario.

Aleria e Cucuruzzu

Le più esemplari sono i menhir  e i dolmen,  cioè dei blocchi di pietra scolpiti in modo rudimentale rispettivamente  in verticale o raggruppate a cerchio. Quale fosse la ragione del loro essere,  non si sa.  Forse erano solo un modo per rappresentare la fertilità, o un talismano per scacciare i mostri. Oppure avevano la funzione di  calendario o di  osservatori astronomici .

Meritano una visita anche  quelli di  Aleria ,  Cucuruzzu (età del Bronzo) , e quelli di  Filitosa e  Cauria , che ho visto personalmente. Questi ultimi stanno vicino a  Sartène ( 35 minuti e 20 rispettivamente in macchina) nella valle del Rizzanese ,  un borgo del  XVI secolo.

Parco Archeologico di Filitosa

Precisamente a  Sollacaro nella valle del Taravo si incontra  Filitosa , uno dei più imponenti    megaliti  d’ Europa. Scopertonel 1946 dal proprietario del terreno Charles-Antoine Cesari ,  è un insieme di suggestive statue menhir (circa 13) antropomorfe alte 3 metri . Sono sparpagliate in aperta campagna assieme a capanne e altri complessi monumentali che non ancora svelato la loro esatta utilità. Il loro allineamento non è originario, ma è stato ipotizzato da alcuni archeologi.

All’ingresso di  Filitosa vengono forniti dei depliant con molte spiegazioni. Lungo tutto il percorso ci sono delle colonnine che forniscono altri dettagli in molte lingue. La passeggiata è di 800 metri e dura  1 ora e mezza. All’uscita è installato un museo che conserva in delle teche vari suppellettili rinvenuti durante gli scavi.

Sito Megalitico di Cauria

Il Sito Megalitico di Cauria si trova invece a circa 20 minuti da Sartène, percorrendo una strada sterrata. L’accesso è libero, seguendo un percorso ben indicato che permette ai visitatori di ammirare :

  • Dolmen di Fontanaccia: esempio più bello di dolmen in Corsica. Questo monumento funerario collettivo è il più noto e meglio conservato dell’isola: un’enorme lastra posta su 6 pietre verticali;
  • Stantari: 30 statue-menhir posizionate in un campo in maniera perfetta ;
  • Rinaiu:  un altro gruppo di pietre rialzate. Qui è stata valutata una cronologia. Sembra che ci fossero 60 pietre intorno al 4500 a.C. e 180 intorno al primo millennio a.C..

4 Tappa. Corsica in 10 giorni verso ovest

Esclusivo è   il versante occidentale della Corsica  .  L’ ho esplorato  da Ajaccio, dove è nato Napoleone, passando per Cargese, rifugio dei greci,  e con sosta  onirica sui  Calanchi di Piana ! Qui per poco non svenivo .  Non solo per l’eccezionale  visione  dei sassi poliformi, ma anche per la ripidità delle stradine percorse tutte  a chiocciola e senza alcuna protezione !

Incastonato come un gioiello tra il Golfo della Sanguinara e il Capo di Muru questo tratto  della Corsica   vi strabilierà per la trasparenza dei fondali e il proliferare  di paradisi interni : quali le colline di Cinarca e Gravona. Queste ultime si fanno  montuose nella foresta di Vizzanova fino alle Gole di Prunelli e del comune di  Bastelica.

Come se non bastasse se ci capiterete aggiungete alla lista queste meraviglie:

Ajaccio

Ajaccio è la capitale  della Corsica  e ha dato i natali a Napoleone (15 agosto 1769 ), intramontabile stratega per alcuni, tiranno per altri. La casa dove visse la sua infanzia con la sua numerosa e modesta famiglia   è in via Sait Charles , che è ora il museo più affollato dell’isola. Com’è adesso fu per iniziativa di Napoleone III perché ci furono vari smantellamenti.

Non c’è molto delle mobilia dell’epoca dell’infante prodigio,  a parte qualche pannello esplicativo sulla sua esistenza. L’arredamento è piuttosto semplice: una cartina della Corsica (XVIII sec. ), ritratti familiari, un divano , un comò Luigi XVI , una consolle rococò, lampadari italiani , una maschera mortuaria, un albero genealogico, oggetti feticci, ecc.

Ajaccio che stupisce  

Anche ad Ajaccio  sono stati i genovesi che hanno contribuito più di tutti a darle forma. C’è la classica ripartizione in marina portuale, molto accattivante con le sue spiaggette libere e i viali alberati, e la cittadella posta in alto.  Mettete in conto che ad Ajaccio   sarete fagocitati dal caos cittadino.  L’allegria è una costante specialmente quella del mercato  allestito tutte le mattine in piazza  Foch .

Ajaccio, Napoleone e lo zio Fesch

Ecco inoltre cosa vi aspetta:

Cargese

Nel 1774 a Cargese  i francesi   ci sistemarono  definitivamente  n un gruppo di greci di Oitylo (Peloponneso). Erano dei profughi che tentavano di scampare alla morsa dei turchi dal 1776 in Corsica,

Il villaggio crebbe . Si edificò  una chiesa cattolica greca ortodossa, quella di  Santo Spiridione . Anni dopo i corsi ne fecero una latina , la Chiesa di Santa Assunta.  Sicché  attualmente stanno una di fronte l’altra e sono il simbolo di Cargese  .

La torre genovese 

Particolari sono anche la  Cappella di Santo Erasmo e quelle di Sant’Elia e Santa Barbara a Paomia. E se avete ancora un po’ di fiato ecco altro da attenzionare:

L’aria è sottile, e Cargese  è molto raffinata con le sue casette bianche e azzurre  prospicienti il Golfo di Saidone. Essa è  molto  fashion all’estero .  Forse per il richiamo del Club Mediterranee nella Spiaggia di Chiuni, che ammalia a solo 8 km come quelle di Chiuni, di Topini , Capizzolu, Stagnoli, e  Però .

Calanchi di Piana

Solamente le parole di  Guy de Maupassant in Una vita  possono rendere omaggio allo spettacolo dei Calanchi di Piana :

 “Erano picchi, colonne, pinnacoli, figure sorprendenti modellate dal tempo, dal vento rosicchiante e dalla bruma marina. Alte fino a trecento metri, sottili, rotonde, contorte, uncinate, deformate, inaspettate, queste rocce sorprendenti sembravano alberi, piante, bestie, monumenti, monaci in tunica, diavoli cornuti, uccelli sproporzionati, tutto un popolo mostruoso, un serraglio di incubi pietrificato dalla volontà di qualche Dio stravagante”. 

I Calanchi di Piana sono delle bizzarre formazioni rocciose a 400 m sul livello del Mar Mediterraneo formatesi per erosione del vento e dell’acqua. Come nelle nuvole potete dare la forma che volete  a questo cortile di giganti e nani di pietra tinti di rosso, rosa, ruggine e miele. Sempre se non vi prende un attacco di panico come è successo a me salendo in automobile su  la D81 , che è davvero per chi sa tenere le mani al volante!

5 Tappa. Corsica in 10 giorni verso nord

Nella Corsica del nord mi sono spostata tra Aregnu e L’Ile Rousse   toccando  Calvì e Saint Florent . Mi sono insinuata in una microregione particolarissima, quella della Balagna. Questa  fu l’antico granaio della Corsica e oggi si mostra come un magnifico anfiteatro di montagne innevate  sul mare .

La Balagna è una distesa di limoni, uliveti, mandorli, e un continuo susseguirsi di festival di ogni genere che rallegrano la sua comunità . Vive principalmente di agricoltura e turismo e fa da sfondo al punto di partenza del celebre   Grande Randonnée GR 20.

Per spezzare si può fare una capatina anche a :  Lunghignano e il suo vecchio frantoio, Cassano e la sua piazza a punteMontemaggiore per la veduta  mozzafiato sul Golfo di Calvi, il nido d’aquila di Sant’Antonino, e   i centri artigianali  di Pigna e Corbara.

 Aregnu

Aregnu  è stata popolata da sempre, come attestano resti di placche bronzee degli eserciti di Vespasiano. Fu dei  genovesi fino alla metà del XVIII sec. , dopo  divenne proprietà francese. Aregnu  , con le sue frazioni di Torre e Praoli, è collinosa con una pianura che si estende fino al mare. Una piana agricola, che nonostante gli incendi, prospera con i suoi frutti. Oltre agli ulivi sono una gloria le sue arance, marchiate  Aregno citrus sinensis osbeck .

Altro vanto di Aregnu sono i suoi  mandorli che vanno in fiera la prima settimana di agosto . Dal 1997 sono i protagonisti di    un festival   appuntamento  che ha promosso  il settore agricolo e l’artigianato della Balagna.

I templi sacri di Aregnu

Da attenzionare ad Aregnu  oltre le sue fantastiche spiagge sono:

Ille Rousse

L’Ile Rousse  è come la vedete oggi dal 1758, quando P.  Paoli la fortificò per arenare l’invadenza dei genovesi.  Un luogo  singolare della Corsica.  Tanto glamour , da attrarre VIP che ci hanno stabilito le loro fastose residenze estive.  Quanto romantico da sedurre bohemien e sognatori d’ogni dove.

L’Ile Rousse  è un dedalo di meraviglie dalla Torre dello Scalo (del XVI sec.) alla chiesa al  monumento ai caduti  di Antoniucci Voltigero. Dall’Hotel Liberata, albergo per straricchi, fino all’ affollatissima Piazza Paoli, salotto urbano e zona in cui si pratica lo sport preferito dai cittadini , ovvero le bocce.

La città vecchia

Per i comuni mortali sempre nei pressi della old city si allestisce un mercato coperto sotto il tetto di un tempio greco. In sostanza L’Ile Rousse  è  un agglomerato raffinato di architetture sofisticate , casine di pescatori, e isolotti di porfido rosso . Il suo centro cittadino è impreziosito da piazze contenute e un pittoresco lungomare Marinella da godere nei suoi tanti ridenti cafè. Una foto da fare assolutamente è quella con la padrona di questo eden, una Sirena di bronzo realizzata nel 2016 da Gabriel Diana.

Tra questi accumuli di rocce rossastre si distingue l’Isola di Pietra con il suo faro  e  le sue estensioni di  Roccio, Roccetto e Piano. Battezza l’atollo corso e si può perlustrare arrivandoci in soli 15 minuti dal centro,  che  la battezzano e la  colorano di un arancione che si infiamma al tramonto . Le spiagge più paradisiache di Ile Rousse sono : Plage de Caruchetu, Plage de Bodri, Plage de Lozari, Davia , Algajola, Marina di Sant’Ambrogio, Arinella e Sainte-Restitude.

Corsica in 10 giorni : il cibo

La cucina della Corsica è il risultato delle varie dominazioni isolane , per cui prevale l’influenza francese e italiana. Tuttavia ha sviluppato un suo carattere distinto indirizzandosi soprattutto sulle gemme del suo entroterra montuoso.

I verdi pascoli offrono l’ambiente ottimale  per l’allevamento di  capre e pecore, il cui latte   genera squisiti formaggi  , di cui  i  più noti sono:

Charcuterie: salumi e zuppe corse

I pendii boscosi della Corsica brulicano di maiali e cinghiali selvaggi.  Ne vengono fuori delle prelibatezze esemplari, molte delle quali a marchio AOC, cioè Appellation d’origine contrôlée (Denominazione di Origine Controllata) . Tra le più note:

      • Figatellu : è una salsiccia di fegato di maiale affumicata ed essiccata, spesso grigliata o utilizzata nella zuppa di lenticchie;
      • Coppa o capicollu  AOC* : è ottenuto dal muscolo cervicale del maiale disossato e sottoposto a 6 mesi di stagionatura ;
      • Lonzu AOC: è un  filetto di maiale salato, affumicato e pepato, risulta leggermente untuoso e consistente;
      • Prisuttu AOC: è il prosciutto corso  d’eccellenza , che viene  stagionato minimo 12 mesi ricavato dal maiale razza Questi ultimi sono suini di taglia piccola che girellano liberi ad alta quota nutrendosi di radici ed erbe.

Queste carni pregiate sono pensate   per intingoli e stufati gustosissimi, tra cui si distinguono:

      • Zuppa corsa: è un minestrone di verdure in brodo di osso di prosciutto;
      • Civet de sanglier : è uno spezzatino denso di cinghiale, verdure, castagne, vino rosso e finocchietto;
      • Veau aux olives: è uno stufato  di vitello a cottura lenta, olive pomodori, erbe aromatiche e vino bianco o rosato ;
      • Agneau Corse: è l’ agnello arrosto con aglio e rosmarino.

Pesce

Allora cos’altro potrebbe esserci nel menu dei ristoranti della Corsica? Per quanto riguarda il pesce di mare, troverete tantissime:  triglie fresche, orate, acciughe, sarde e scampi. Dai fiumi dell’isola e dalle lagune della costa orientale provengono rispettivamente : abbondanti trote e anguille. La costa orientale è anche un’ importante produttrice di ostriche. Il piatto più strabiliante è :

Dolci in Corsica

Per chiudere un pasto ci sono i dolci corsi , ottimi anche  per   una bevanda bollente durante l’inverno . Stupiscono per varietà ,  consistenza e bontà . Una menzione speciale va fatta per le castagne, piantate nell’isola durante il dominio genovese (dal 1284 alla metà del XVIII sec.) come alternativa alle colture di cereali, di difficile coltivazione. La farina risultante viene utilizzata in molte  ricette corse,  come quella  per le fritelle . A questa cornucopia zuccherosa si aggiungono altre ghiottonerie:

  • Pisticcini: sono delle gallette cotte alla piastra dentro una foglia di castagno;
  • Pastizzu: è un dolce domenicale con  pane raffermo, latteuovazucchero a velozucchero vanigliato e burro;
  • Falculelle: sono delle brioche tipiche di Corte. Si preparano mescolando brocciu, tuorlo d’uovo, farina, zucchero e buccia d’arancia. Questa miscela viene poi cotta al forno su foglie di castagno;
  • Fiadone:  è il tradizionale  dolce leggero  al brocciu;
  • Cacavellu:  è a forma di ciambella ed è  fatto di pasta lievitata ;
  • Canistrelli: sono dei biscotti fatti  di vino bianco, anice, mandorle o nocciole.

Corsica in 10 giorni:  vino

La storia del vino corso è millenaria (VI secolo aC ) .  Greci, romani, pisani e genovesi  vi introdussero il vitigno autoctono principale che è il Nielluccio . Questo è  una variante del Sangiovese toscano.  Sotto i francesi ci fu un segno di ripresa per la viticultura corsa grazi all’agevolazione napoleonica dell’esenzione delle tasse sul commercio del vino corso. Tuttavia la filiera della produzione vinicola corsa ebbe un drastico declino con l’arrivo della fillossera nell’800 e con le Due Guerre Mondiali.

Gli anni ’60 segnarono una svolta . Il governo parigino introdusse  18000 algerini  ( detti pies noir ) a cui si concessero parecchi poderi a est della Corsica  per farli fruttare. Ma gli immigrati puntarono sulla quantità produttiva di vino, causando l’ira dei corsi. Questi si riunirono addirittura in un movimento politico detto  il  riacquistu che puntava sulla qualità di resa e sulla  valorizzazione delle uve autoctone.

Nel ventennio  successivo il vino corso fu  ricercatissimo perché sinonimo di eccellenza grazie a una vera e propria rinascita enologica . Ciò accadde per merito di grossi investimenti nel settore, per lo sforzo di imprenditori locali e l’introduzione di disciplinari (AOC, DOC e IGP) e nuove tecnologie.

Corsica, la carta dei vini!

I vigneti della Corsica (375.000 ettolitri all’ anno) coprono tutta la costa e il 45% viene venduto nel continente. Si sta parlando di circa 6.000 ettari quasi tutte coltivati biologicamente con le tre principali uve native:

I filari di questi grappoli corsi sono segmentati in generale in questi 2 blocchi:

Il terroir della Corsica

Ls viticultura corsa affonda le sue radici nei pendii   a est e nella Valle del Golo , a ridosso di alture che sfiorano i 1200 metri. Il terroir corso spiega la straordinarietà dei suoi vini:

      • Esposizione solare perfetta ( si ricorre ai terrazzamenti per aumentare le entrate di luce);
      • Inverni miti ed estati calde;
      • Diversi microclimi: mediterraneo (apporta calore) , montuoso (dona umidità buona   per la  vite specie in primavera) e marino (venti che rinfrescano);
      • Diversità di suoli: un misto di scisto, granito, gesso, argilla, sedimenti alluvionali :
Quali vini corsi assaggiare?

I vini corsi hanno carattere (per la mineralità del terreno)  e hanno un finale lungo in bocca.  I vini rossi hanno una buona struttura e un colore molto profondo. Sono morbidi, facili da bere e talvolta speziati. I vini bianchi sono molto aromatici, e fini, molto spesso sprigionano  note floreali o fruttate (agrumi) uniche. I rosati sono vivaci e colorati, fruttati e freschi, mentre i vini dolci sono setosi ed eleganti.  In basso vi propongo una selezione di etichette da degustare:

Bianchi:

Rossi:

Rosati:

Cosa bere in Corsica: birre, vini e liquori

La Corsica ha tante altre valide proposte in fatto di alcolici oltre il pastis e il liquore al mirto :

      • Cap Corse Mattei : si fa a Bastia (Louis Napoleon Mattei ed è il classico aperitivo dell’isola che è tra l’amaro e il dolce e rievoca i sapori della macchia mediterranea. La ricetta è segreta ma si possono avvertire le essenze di arance e china;
      • Birre PietraColombao Serena: La prima è  ambrata e ha un sapore deciso e aromatico. La seconda è una birra bianca prodotta con malto d’orzo e frumento, mentre la terza è una birra di puro malto al 100%.

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Corsica in 10 giorni : conclusioni

Concludendo sulla Corsica ve la  consiglio vivamente per  vostre prossime ferie. Si presta a soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori , compresi i lupi solitari in cerca di pace  solitudine . Sta a voi decidere il modo di vivervela e quando metterci piede, perché è una sorpresa in tutte le stagioni.

Personalmente quello che la Corsica mi ha lasciato addosso è la voglia di esplorarla nuovamente in lungo e in largo. A pochi passi dallo stivale ci si catapulta direttamente ai  Caraibi . Direttamente in mezze lune di sabbia fine e dorata accarezzate dalle onde gentili in cui sguazzano pesci di ogni razza.. Vi auguro un piacevole soggiorno!

 

 

Info utili

 

Guide sulla Corsica

Ufficio del Turismo in Corsica

Documenti per la Corsica (carta d’identità)

Telefono in Corsica

Moneta e carte di credito in Corsica (Euro)

Budget per la Corsica

Lingua parlata in Corsica

Dove dormire in Corsica

Camping in Corsica

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Dove mangiare in Corsica

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