Quartiere Sanità, Napoli

Quartiere Sanità, Napoli

“Erano sempre e sempre saranno nel tempo infinito” 

Empedocle

Quartiere Sanità, Napoli 

Senza dubbio il quartiere Sanità  è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita per capire la vera essenza di Napoli . Definito un vero e proprio ghetto per trascuratezza estrema , il quartiere Sanità   oggi è invece  in  fase di rilancio. Questo grazie all’umanità e la professionalità di persone e istituzioni che ci hanno creduto. E hanno fatto bene.  Perchè si vedono già i risultati. Come per esempio nella gestione e fruizione del ricco patrimonio culturale e architettonico  rionale. O ancora nella nascita in loco di centri di studio e aggregazione di ogni genere.

Ma cosa è allora il quartiere Sanità ? Esso è in primis il sorriso e la gioia  del popolo napoletano, la fede mistica nella Madonna e in Maradona . Chi ci va avrà davanti a sè un labirinto di stradine strette . E qui tra bancarelle di vestiti,  frutta fresca e panni stesi al sole, saltano fuori monumenti straordinari. Oggi per il suo fascino e il suo magnetismo il quartiere Sanità  è diventato casa per molti artisti. Geni di ogni parte del globo lo hanno reso una tela urbana con  tanti murales che l’hanno colorato e valorizzato. Di tutto questo parlerò in questo post. Mi auguro che possiate presto visitarlo utilizzando i miei  percorsi che vi porteranno indietro nel tempo glorioso della cttà partenopea.

Quartiere Sanità di Napoli, un grido di speranza

Soprattutto il quartiere Sanità è voglia di vivere, nonostante tutte le difficoltà per la delinquenza, e gli scempi che si sono dovuti affrontare negli anni. Tuttavia, adesso le cose stanno cambiando. Perché si sono attuati dei piani di interventi tra privato e pubblico per il suo recupero sociale e urbanistico culturale.

La risultante di tutti questi sforzi  è stata quella di avere generato una delle zone più  amate del capoluogo campano .  A spiegarlo è difficile, ma ci proverò. Vi invito a scoprire di persona il fascino del quartiere Sanità .  Perché vale davvero la pena farci un salto. Buon viaggio!

Perché si chiama Sanità?

Vi starete chiedendo perché il quartiere si chiama  Sanità . Forse la motivazione sarebbe da ricondurre al fatto che in passato era una zona salubre (1500). Oppure  perché veniva ripulito dal fiume che scorreva da Capodimonte. Questa è  la collina  dov’è ubicato come parte della municipalità 3 Stella-San Carlo all’Arena.

Come arrivarci? Logicamente a piedi (o con  i mezzi) per evitare l’uso della macchina (il traffico di Napoli non ve lo raccomando , tanto meno l’ansia  da parcheggio!). Ci sono vari modi per raggiungerlo. Ma il più comodo è partire dal Centro Storico in direzione di  via Foria di fronte piazza Cavour  (10 minuti circa) . Nei paragi non fatevi scappare  la frontale  Porta di San Gennaro . Questa  è unica nel suo genere perché circondata da palazzi invece che da torrioni laterali. Merita un accenno l’affresco di San Gennaro  che la sovrasta. Questo  è un  ex voto eseguito da Mattia Preti fatto per scongiurare la peste del 1600.

Storia del quartiere Sanità

La storia del   quartiere Sanità   affonda le radici nell’era greco romana di Napoli . Destinato quasi sempre alla sepoltura dei morti (laddove non c’era più spazio nelle chiese o durante i periodi di epidemie) , ebbe il suo periodo di massimo splendore all’epoca dei Borbone.  Molte famiglie nobili si accasarano da queste parti. La golden age durò però poco. Esattamente  fino alla costruzione di un ponte, l’odierno Maddalena Cerasuolo (1806) . Questo collega due importanti snodi stradali, ovvero quello di via Santa Teresa degli Scalzi e corso Amedeo di Savoia.

I re   utilizzarono il ponte come passaggio dalla loro reggia a Capodimonte verso Napoli . Da allota  il quartiere Sanità   rimase abbandonato per anni . Quella infrastruttura diventò uno spartiacque che lo separava dal centro cittadino. Ben presto quella località aristocratica si modificò in una  periferia ingestibile. Di quel transito regale resta traccia in alcuni splendidi palazzi barocchi che descriverò in basso.

Quartiere Sanità ai tempi moderni

Dopo tanto  buio i riflettori si sono riaccesi sul quartiere Sanità   per l’impegno di uomini di valore,  associazioni e commercianti. Con la loro  passione e  dedizione hanno portato la luce laddove c’erano solo macerie. In breve il quartiere Sanità  è  diventando meta di pellegrinaggio  per molti turisti  e street artist di tutto il mondo.

Cè pure qualche  inglese e francese che al presente vi ha fatto fissa residenza. E la curiosità per il quartiere Sanità   è solo all’inizio.  Ed è palesamente  in  crescita. Cosa c’è da vedere e fare al quartiere Sanità   per una vacanza diversa e insolita? Seguitemi!

Padre Antonio Loffredo e il quartiere Sanità a Napoli

Padre Antonio Loffredo ha salvato il quartiere Sanità   dalla dimenticanza  . Lui è decisamente un parroco  visionario che appena si è stanziato da queste parti nel 2001 si è subito prodigato per rilanciarlo.  E sotto ogni punto di vista. Sua mossa  vincente per combattere la guerra allo sfacelo è stata la rincorsa ai fondi (circa 500 mila euro) per amministrare i gioielli rionali.  Il suo passo successivo è stato quello di impiegare gli scugnizzi in erba per riportare in superficie  la bellezza sotterrata del quartiere Sanità . 

Ed ecco che la sua rivolzuione  è scoppiata dalla rivalorizzazione della Basilica di San Severo fuori le mura  . Poi nel 2006 è nata  la prima cooperativa  La Paranza , a cui è stata affidata la guida delle catacombe sotterranee. Ne è subentrata un’altra nel 2014 , che è la Fondazione di Comunità di San Gennaro .

La ragione dell’esistenza di queste istituzioni fu quella di conferire stabilità a ciò che è stato realizzato.  Per cui si sono sempre promossi (e tuttora!)  nuovi progetti per la riqualificazione del quartiere Sanità . Tra questi la riattivazione del tour miglio sacro  che in tre ore vi conduce dalle  Catacombe di San Gennaro al suo Tesoro.

Le associazioni al quartiere Sanità

Si tratta di organizzazioni ONLUS che con effetti incredibili hanno portato avanti una realttà così complessa come quella del quartiere Sanità . Membri attivi sono tuttora quegli stessi ragazzi che sono stati tolti dalla miseria e che ridonano con la loro operosità l’aiuto che hanno ricevuto ! Parte del loro successo è stato un senso di forte collaborazione  che ha visto coinvolta la regione, la curia e altri investitori locali .

Così oltre a quelle relative all’ospitalità (B&B Monacone ) sono state via via promosse diverse  attività nel quartiere Sanità . Tutte quante sono state  dislocate tra le varie chiese e altri edifici come per esempio:

Cosa vedere al quartiere Sanità di Napoli?

Napoli è gigantesca e non basta un weekend per girarla tutta. Però se vi capita di starci per qualche settimana o ci tornate apposta, una giornata dedicatela al quartiere Sanità   . Vi propongo un itinerario di un giorno diviso in due tappe.  Di cui il prima potreste farlo la mattina, il secondo  il pomeriggio.

Mettetevi scarpe comode. E preparatevi ad assistere ad uno spettacolo a cielo aperto. Un biglietto gratuito per immergervi nella meraviglia del quartiere Sanità  . Un tuffo fra  ipogei greci, tombe romane, cimiteri medievali, chiese  e residenze signorili. Si apre un varco insolito tra  grovigli di case dalle facciate decadenti rianimate da murales titanici che abbagliano con i loro colori sgargianti. Il   quartiere Sanità  è dunque un  simbolo di speranza e rinnovamento che parte dal cuore e arriva dritto alle future generazioni che se ne prenderanno cura.

Affrettatevi a venire al quartiere Sanità

Come potrete immaginare la globalizzazione sta causando un’imbruttimento delle maggiori capitali europee. E questo si percepisce anche a Napoli . Molte zone che prima erano anonime e poche battute , come i Quartieri Spagnoli , sono state riprese dal loro deterioramento. E ciò  grazie a provvedimenti di varia natura. Tuttavia attualmente  c’è stato un  eccessivo cambiamento dell’atmosfera di questi angoli cittadini. Perché si sono sovraffolati di visitatori alla ricerca spasmodica del folklore napoletano.

Prima che questo incubo (speriamo di no!) tocchi il quartiere Sanità   vi consiglio di vederlo per afferrare lo spirito vero di una Napoli  . Quella delle donne che gridano a squarcia gola ai figli di rientrare per ora di pranzo. Del profumo della pummorola fresca  e schioppettante che fuoriesce dalle persiane dei bassi. E dei  bambini che giocano liberi nelle piazzette desolate sotto il sole cocente dell’estate o della pioggia battente dell’inverno.

Mappa Google primo itinerario rione Sanità  

Primo itinerario dal Borgo delle Vergini alla casa di Totò

Il primo itinerario che vi propongo comincia da Porta di San Gennaro. Da qui vi immetterete al Borgo delle Vergini , una piccola frazione fatta di vicolini che alternano arte e mercati di ogni genere. Il nome deriverebbe secondo la leggenda dagli Eunostidi. Quest’ultima è una confraternita religiosa di uomini vergini che tramandano il culto di Eunosto. Questi era un giovane bellissimo ucciso da Ocna , la pretendente rifiutata. L’ipotesi più realistica per l’epiteto sarebbe invece da ricollegare al ritrovamento di un tempietto delle Vestali  sacerdotesse romane che praticavano la castità.

Nel primo tratto di Borgo delle Vergini si incontra la Chiesa di S. Maria Succurre Miseris di Ferdinando San Felice (XVIII sec.) +.  In seguito si ammira la Chiesa dei Padri della Missione. La sua facciata è semplice ma il suo interno è molto sontuoso ed è attribuito a padre Andrea Garagni e Luigi Vanvitelli.

Si prosegue dal Borgo delle Vergini verso il terreno calpestato da Antonio de Curtis, alias Totò , il principe della risata . Celeberrimo attore e maschera Italiana , Totò  ebbe i suoi natali al terzo piano di un edificio in via Antaesecula, 110.  Tra il grigiore di abitazioni quasi pericolanti e le strizzatine d’occhio  di qualche guappo in motorino da scansare spuntano poi in ordine queste 5 chicche da non perdere.

Palazzo dello Spagnuolo 

Il Palazzo dello Spagnuolo  in Via Vergini 19  è  una villa patrizia battezzata così perché appartenuta al nobile spagnolo don Tommaso Atienza. Risale al 1738 e originariamente fu commissionato dal marchese di Poppano Nicola Moscati e fatto dall’ architetto Ferdinando Sanfelice .

Un grande esempio di barocco napoletano specie per la presenza all’entrata della monumentale doppia rampa di scale in marmo che è a forma d ventaglio (che fa sembrare quasi crollare la struttura al centro) .  L’ingegnere Francesco Attanasio e lo stuccatore Aniello Prezioso realizzarono gli stucchi in stile rococò degli interni ed esterni.

Nel corso dei secoli il Palazzo dello Spagnuolo   ha ospitato numerose personalità di spicco, tra cui nobili e personaggi importanti della storia napoletano. Esso è anche stato il set di molte produzioni cinematografche .

Complesso Vincenziano 

Il Complesso Vincenziano in via delle Vergini 51  è posto di fronte al Palazzo dello Spagnuolo . Questo monumento sta al di sopra delle rovine  del Convento dei Padri Crociferi  (1334), che era un ordine ospedaliero di origine medievale. Nel 1669 per volere del Cardinale Innico Caracciolo   vi si erano stanziati  i Missionari Vincenziani. Il primo missionario vincenziano ad arrivare a Napoli   fu Cosimo Galilei, nipote diretto di Galileo Galilei.

Facoltose donazioni della nobiltà napoletana, lungo il 1700, dettero la possibilità  ai Missionari Vincenzian di impiegare le maestranze migliori e gli  architetti di spicco di quel periodo. Ed ecco che internamente si possono ammirare la  cripta, la chiesa (XVIII sec.) , varie cappelle, un refettorio con il dipinto di Gerolamo Cenatiempo (allievo di Luca Giordano), e un altare di Luigi Vanvitelli.

Vicolo Cultura in via Montesilvano 

Vicolo Cultura in via Montesilvano  sta nel cuore del quartiere Sanità  . Qui si è creata una biblioteca all’aperto ricavata da un bene confiscato alla mafia. Abbellito con i murales che ritraggono Massimo Troisi, Pino Daniele, Peppino De Filippo, Totò e Sophia Loren è stata inaurata nel dicembre 2018.

A gestirla è la Opportunity Onlus presieduta da Davide D’ Errico che hanno visto anche la partecipazione  di alcune sezioni del Rotary e di altre realtà associative cittadine. E non ultima l’aiuto di Toraldo, la famosa azienda italiana produttrice di caffè. In flotte si sono uniti all’iniziativa di volontariato, dando un nuvo volto a questo punto straordinario di Napoli.

Palazzo San Felice 

Palazzo San Felice in via Sanità 2 è un palazzo in tipico barocco napoletano  con due rampe di scale in marmo . Esso fu voluto dall’architetto Ferdinando Sanfelice per la sua famiglia appositamente per allontanarsi dalla confusione del centro urbano. I suoi  materiali sono tutti in piperno, e lo avvolgono le sirene che sguizzano nel balcone del primo piano.

Si notano subito le finestre decorate con stucchi che si aprono in tutti e due i piani (al secondo si succedono decorazioni a sesto arcuato e tondi con busti) . Di grande prestigio sono i cortili , gli affreschi di Francesco Solimena e nella cappella privata le sculture di Giuseppe Sammartino (che ad oggi sono sparite).

Via Antaesecula

Via Antaesecula 110  è una  viuzza dove ebbe i natali il celebre Totò . Qui  si possono contemplare la Casa Museo con relativo mureales, e più in là altri  cimeli a lui dedicati. Lui era una forza della natura è ha lasciato il segno  non solo per la sua straordinaria comicità, ma anche per il suo talento nell’intepretazione di alcuni ruoli drammatici. Possiamo annoverarelo tra uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani .

Altre dimostrazioni di affetto concrete per Totò  sono  a  Largò Totò . In particolare mi riferisco a una sagoma di pietra perforata di Giuseppe Desiato, che ritrae Totò in una delle sue tipiche pose. E per finire le installazioni luminose Core Analfabeta fatte da Tiziano Corbelli e molto altro ancora .

Mappa  Google secondo itinerario  rione Sanità

Secondo itinerario, dalla Basilica di Santa Maria al cimitero di Fontanelle

Una passeggiata nell’anima del quartiere Sanità   vi farà penetrare in delle sorprendenti realtà artistiche che non hanno uguali. Cominciamo con una chiesa che si  trova proprio all’inizio del Borgo delle Vergini  . Mi riferisco a quella di Santa Maria Misericordia ai Vergini .

Detta anche della Misericordiella  essa è del XIV secolo (su progetto degli architetti Bartolomeo Granucci e Ferdinando Sanfelice) fu per molto tempo lasciata a se stessa . Rinasce  nel 2015 sotto la spinta dell’associazione SMMAVE e della direzione di dell’artista Christian Leperino. Teatro di vari laboratori artistici  e culturali diventa un esempi da seguire come ripristino efficace dei beni culturali. Non possiamo certamente accontentarci.  Per cui proseguendo con buona lena arriviamo esattamente nelle mete più gettonate del quartiere Sanità   che sono elencati in basso.

Basilica di Santa Maria

Basilica di Santa Maria (1602-1610) in piazza Sanità 14 è un capolavoro del barocco napoletano frutto del genio dell’architetto domenicano Fra Nuvolo.  Essa è chiamata così perché vi è stata rinvenuta una raffigurazione della Madonna del V secolo, la più antica di Napoli. Anche se popolarmente essa  è conosciuta  come  S. Vincenzo, per via della statua di S. Vincenzo Ferrer ( ‘o munacone) , che è qui adorata  per avere allontanato il colera.

La Basilica di Santa Maria si conferma essere l’asse nevralgico e scrigno di tesori dell’intera area. La basilica ha la tipica conformazione a croce greca con la sua distintiva cupola a maioliche gialle e verdi visibile dal ponte della Sanità. Dentro si rimane ammaliati dall’altare maggiore innalzato sopra la cappella antistante l’ngresso delle Catacombe di San Gaudenzio (incorporate nella zona presbiteriale).  Questo è il secondo cimitero paleocristiano più grande di Napoli (dopo le  Catacombe di San Gennaro il cui ingresso è adiacente alla Basilica del Buon Consiglio, in via Capodimonte, 13). San Gaudenzio era un vescovo Africano che arrivò a Napoli nel 439 e ci morì nel 452.

I suoi interni preziozi 

La Basilica di Santa Maria  conserva inoltre opere di correnti manieristiche, classicistiche e barocche e della pittura napoletana del XVII secolo (tra cui Luca Giordano). E quelle di artisti contemporanei come Gianni Pisani, Annamaria Bova e Riccardo Dalisi. Senza scordare che qui si può venerare il  Presepe Favoloso inaugurato il 24 Dicembre 2021 un gioiello dei fratelli Scuotto e del restauratore e scenografo presepiale Biagio Roscigno. In fine fuori la piazzetta  c’è una scultura in bronzo In-ludere di Paolo La Motta che rappresenta Genny Cesarano, un ragazzino di 17 anni  ucciso per errore dalla camorra nel Settembre 2015.

Basilica di San Severo fuori le mura

Basilica di San Severo fuori le mura in piazzetta San Severo a Capodimonte, 8 è un omaggio a San Severo.  Questi  fu l’undicesimo vescovo di Napoli tra il 363 e il 409 d.C. Risalente al XVI nacque per volontà dell’arcivescovo Carafa e rimaneggiata dall’architetto Dionisio Lazzari. La chiesa presenta una pianta a croce latina con tre cappelle per lato e transetto. Vanta e custodisce opere, tra gli altri, di Leandro Carcano (L’Annunciazione), Paolo De Matteis (la Madonna del Rosario con i santi Domenicani), Pietro Lambertucci (Santi Pietro e Paolo).Nel 2017 fu restaurata coinvolgendo in modo particolare  la cupola,e  la  facciata .

Nella piazzetta adiacente spicca Perseveranza , il murales di geometrie colorate del cileno  Matu & Sal. Incastonata come una perla è la Cappella dei Banchi , cioè di quella confraternita che nel XVI secolo aveva il compito di confortare i condannati a morte. Tutte le pareti sono infatti affrescate con scene che rimandano al dolore e alla sorte dei giustiziati per mano di grandi talenti dell’epoca. Infine a fare riflettere sulla tragedia moderna dell’immigrazione c’è la scultura del Figlio Velato di Jago , che è stato aggiunto di recente. Si ispira al Cristo Velato di G. Sanmartino ed è stata tirata fuori a New York da un blocco di marmo del Vermont . Raffigura un bimbo morto con la pancia gonfia. Davvero commovente.

Cimitero di Fontanelle

Cimitero di Fontanelle  (al momento chiuso per messa in sicurrezza, dovrebbe riaprire primavera 2023) è così intitolato per i rigagnoli di acqua che scendono dalla collina di Materdei sotto il quale è ricavato (in un’antica cava di tufo). In 3000 mq sono seppelliti le ossa di tutte quei poveri che morirono di pestilenze. L’usura lo aveva segnato . Fino a quando non venne riordinato nel 1872 dal canonico Don Gaetano Barbati  con l’aiuto di alcune donne del quartiere. Fu poi messo in sicurezza e riordinato dopo il 2002 e riaperto definitivamente nel 2010.

Ci sono varie sezioni al Cimitero di Fontanelle  . Come quella dell’ossario che è suddivisa dentro solchi che accolgono i diversi resti catalogati per provenienza. Poi abbiamo anche un Tribunale . Questo è un crocifisso davanti il quale dovevano tenersi le sedute segrete dei malavitosi. Ci sono anche  degli scolatoi, dove venivano posti i cadaveri per far colare i liquidi.

Al Cimitero di Fontanelle   si praticava pure  il rito delle anime pezzentelle. In pratica chiunque volesse ricevere una grazia adottava un teschio . E se ne prendeva cura . Ma se non esaudivano nessun desiderio, i fedeli passavano ad altra capuzzella! Al riguardo meritano menzione le due cape  più visitate , coè quelle di Concetta e del Capitano.  La prima era venerata per trovare marito , la seconda è una star protetta addirittura da una teca di vetro. Leggenda vuole che la testa del Capitano si vendicò dell’esuberanza di un giovane sposino che non credeva ai suoi poteri. Per ripicca gli apparve insieme alla consorte durante le nozze causandone la morte.

Murales del quartiere Sanità

Logicamente quartiere Sanità   vuol dire anche street art , che a Napoli esordì già negli anni ’80 e che ebbe il suo picco nel 2015. Un’esplosione di cooperazioni tra i grandi nazionali e internazionali di questo genere artistico  che hanno avuto una duplice funzione.

Da una parte il loro operato ha provocato un rinnovamento di spazi decadenti, e dall’altra un input generale   a risorgere dall cneri. I messaggi di questi disegni giganteschi sono ovviamente urla di protesta contro  tutte le forme di degrado sociale e morale che si insinuano nella comunità napoletana.

Diamo allora uno sguardo generale alle migliori rappresentazioni dei murales che hanno portato good vibes  al quartiere Sanità   . Da quelle più famose a quelle più nascoste (potrete visualizzare meglio cliccando in questa Mappa interattiva dei murales di Napoli).

 

Piazza Miracoli: Maxi  murales di Diego Armando Maradona,   Diez , 2023

Palazzo Sanfelice: Il vento pesa quanto le catene Zilda,  2015

Vico Buongiorno: Nu ‘mmescà ‘e fantasme cu ll’anguile Collettivo FX, 2019

Vico Lammatari: Stencil di Maradona ,  Alex Senna  , 2017

Piazza Sanità:  Luce   e Totò e Peppino (scena del film La Banda degli Onesti ) ,  Cruz , 2016

Ponte della SanitàRe Si Stiamo , Bosoletti, 2016

Ponte della  Sanità: Tienime, ca te tengo , Jerico , 2019

Via Sanità :  Speranza Nascosta  ,  Bosoletti ,  2016

Salita San Raffaele :  Donne Partenopee ,  Bosoletti, 2016

Via Fontanelle: Chiesa della Santissima Maria del Carmine, Tono Cruz & Mono Gonzalez, 2016

Via Fontanelle: E Vir Napule e po’ muorFratelli Toqué, 2018

La cucina Napoletana 

La cucina a Napoli  non è solo pizza , anhce se qui non ha eguali ! La cucina napoletana è variegata, gustosa e fa sognare. Essa è la risultante delle varie domnazioni che hanno invaso e plasmato Napoli. In ogni piatto c’è qualcosa dei Greci, dei Romani, dei Francesi e degli Spgnoli. Sono le pietanze più povere quelle più apprezzate che sono state l’emulazione dei banchetti nobiliari dell’aristocrazia partenopea.

Mangiare Napoli vuol dire quind ripercorre le pagine della sua storia e l’offerta è logicamente infinta. Dallo street food, alle ricette di pesce e carne a una pasticcerria che solo a pensarci si ingrassa. Che soddisfazione però, compresa una tradizione enoica di bianchi e rossi che dalla Falanghina al Taurasi soddisfano i palati da quelli più semplici a quelli più raffinati. Vi è venuta fame? Ecco in baso un elenco delle principale pietanze :

Dove mangiare al quartiere Sanità

Quartiere Sanità, un’altra Napoli

In conclusione il quartiere Sanità rappresenta il lato più sacro e profano di Napoli, dove miseria e nobiltà camminano abbraccetto. Dove alle morti per sparatoie di rese dei conti si sovrappongono le vite di tutti coloro  che stanno camminando verso un futuro migliore. Il cammino verso il paradiso è ancora lungo ma la voglia di fare e di riscatto è tanta. Nonostante tutte le problematiche legate al rilancio del  quartiere Sanità  sono stati colmati tanti vuoti. E ce ne saranno ancora tanti da riempire. Però il motore è in azione e la linea di tendenza verso la ripresa è quella di una collettività unita che tenta di rispondere a tutti i bisogni e i diritti dell’essere umano.

Chissa cosa proverebbe Edoardo de Filippo se vagasse per le viuzze del quartiere Sanità .  Magari sarebbe ancora una volta  fonte di ispirazione per un’altra pièce teatrale irriverente  come Il Sindaco del Rione Sanità .  Forse avrebbe affiancato alle figure dei  camorristi anche quelli di eroi che si rimboccano le maniche per ricominciare da capo verso il traguardo  della legalità!

Info utili : 

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Giardini della Mortella, Ischia

Giardini della Mortella, Ischia

“Every man and woman alive is gifted by God in some special way. People who have a self-image of worth are going to see value in what they do. This is the attitude that motivates them to be and to do their best. It’s a drive that comes from within people”

Giardini della Mortella, Ischia 

I Giardini della Mortella sono un ottimo motivo per visitare Ischia , una delle tre perle del Golfo di Napoli, che offre tantissime attrattive . E che non contemplano solo le sue famose terme e le baie cristalline. L’atollo campano incanta il visitatore per il suo ricco patrimonio storico, culturale, artistico ed enogastronomico. Non ultimi i paesaggi isolani spaziano dal mare alla montagna, alle colline terrazzate a vigneti.

Non si possono perdere i Giardini della Mortella, che si trovano in Via Francesco Calise Operaio Foriano, 45 a Forio . Incastonati all’interno di un paradiso che vi può accogliere tutto l’anno per il suo clima mite farete un biglietto per il paradiso.  Si tratta della villa faraonica dei coniugi Walton che si erano trasferiti a Ischia definitivamente dopo essersene rimasti stregati. Come biasimarli. Una love story di altri tempi , che c ha lasciato   un’eredità inestimabile che oggi continua a essere preservata e valorizzata. Buona lettura.

Storia dei Giardini della Mortella

Giardini della Mortella è stata la residenza aristocratica circondata da lussureggianti giardini del compositore Sir William Walton  e della moglie Susana. Fu proprio la bella e giovane argentina a volere questa meraviglia dell’architettura realizzata nel 1956 dal paesaggista Russel Page.

Inizialmente non c’era proprio nulla in questa parte del promontorio di Zaro, tranne che il deserto e tanta terra vulcanica. Pian piano invece prese forma questo orto botanico che fu diviso in due zone. Una a valle e l’altra in collina. La prima era adibita dalla flora di  tipo subtropicale per via del clima umido. La seconda era destinata alla macchia mediterranea perché più soleggiata e ventilata.

Così i Giardini della Mortella si espansero su un’area di circa 2 ettari inglobando più di 3000 specie di piante esotiche e rare. Ad arricchire quest’opera d’arte si aggiunsero in seguito ruscelli ,  laghetti, fontane, piscine, corsi d’acqua. Tutto pensato per fare attecchire meraviglie acquatiche quali il papirofior di loto e le ninfee tropicali. Non mancano i belvedere che regalano una splendida vista sulla stessa Forio.

I Giardini della Mortella , la musica e  Sir William  Walton

I Giardini della Mortella è dunque un immenso orto botanico gestito dalla Fondazione Walton . Scopo dell’associazione non è solo quello di far funzionare e mantenere  Ma anche quello di promuovere eventi culturali che si tengono per lo più all’interno dell’annesso teatro greco di circa 400 posti. Ogni estate qui si tengono dei concerti estivi. Questi insieme a delle borse di studio per musicisti di talento (operate in un centro studio dedicato) ricordano il talento e lo spirito filantropico di Sir William Walton .

Sir William Walton  è annoverato tra i più famosi autori musicali   inglesi del ventesimo secolo. Dopo un periodo trascorso a Londra e una relazione con una donna più anziana di lui, si sposò con Susana dopo un suo viaggio in Argentina. Ebbe un periodo di intensa notorietà negli anni ‘50 e ‘60 negli Stati Uniti. Per la sua carriera di successo la regina Elisabetta lo nominò Cavaliere nel 1951 e nel 1967 gli conferì l’alta onorificenza dell’Ordine al Merito.

I Giardini della Mortella e Susana Walton

I Giardini della Mortella prendono il nome dal mirto che da queste parti cresce spontaneo . Il mirto  è simbolo di amore e vitalità , le stesse virtù che hanno contraddistinto Susana Valeria Rosa Maria Gil Passo (1926-2010). Di origini aristocratiche questa bella ragazza infranse il volere della famiglia andando a lavorare per  il Consolato Britannico di Buenos Aires, dove conobbe Sir William Walton . Gli organizzò la conferenza stampa internazionale della Performing Right Society . Il destino li fece unire nella capitale argentina e per il resto della loro vita.

Non appena giunsero a Forio  la coppia si dedicò incessantemente alla cura della loro tenuta e ne fecero un monumento che fu aperto al pubblico nel 1991. Alla morte di Sir William Walton , Susana continuò ad allargare , impreziosire e preservare il loro eldorado, che è oggi meta di molti turisti provenienti da tutto il mondo.  Lo spirito dei due amanti si avverte in ogni angolo della loro regia e rimarrà per sempre nel ricordo delle future generazioni di romantici e sognatori.

Susana e Sir William Walton. Niente è impossibile se si vuole veramente

Amare è una cosa semplce, succede e basta.   Sir William Walton Susana  si sono innamorati sin da subito e dopo tre mesi sono convolati a nozze. Lei era molto più giovane di lui di venti anni, di ceto borghese molto indipendente e determinata. Lui era già un uomo maturo e di fama internazionale che volle ritirarsi in Campanua per scappare dalla caotica Londra. Troppi rumori,  voleva  respirare la stessa aria che Greci e  imperatori Romani avevano assorbito in questi suoli partenoperi secoli fa.

 Ischia  è stata per loro un rifugio di tranquillità e un tempio di ispirazione. Sir William Walton componeva e viaggiava tanto, e tutte le volte portava a casa dei fiori o delle radici esotiche. Susana  aveva il pollice verde e si prendeva cura della loro villa e dei loro giardini con passione e dedizione. Niente fu lasciato al caso e la loro storia è un esmepio di come si può trasformare un rudere in un castello . Una danza infinita in cui però si è sempre in due!

giardini-mortella-Ischia

Cosa vedere nei Gardini della Mortella

Come vi ho accennato sopra i Giardini della Mortella sono suddivisi in due aree:

Non si può non rimanere estasiati camminati in questo labirinto di tesori dove il genio dell’uomo ha riordinato quello che naturalmente cresce spontaneo. Una sorta di oasi nel deserto per chiunque voglia fare un viaggio nel benessere del corpo e dello spirito. E per chi magari in maniera più pratica voglia avere un po’ di frescura dagli afosi mesi estivi.

Quali sono le specie vegetali più significatine dei Giardini della Mortella?

Giardini della Mortella vantano una straordinaria raccolta di specie vegetali che sono state importate da diverse parti del pianeta. Tra quelle che meritano di essere elencate senza dubbio sono :

a Susana e William piaceva. Quel posto era somigliante “ad un gigantesco vaso di fiori scolpito nel torrente di lava ed in seguito spaccato dai terremoti,

Ischia nel cuore

In conclusione, non si può descrivere in maniera completa l’emozione che ho provato entrando ai Giardini della Mortella  . Bisogna andarci, c’è poco da fare. Per cui vi invito a tenere in considerazione un vostro viaggio a  Ischia  . Penso che non occorre spingersi lontano dall’Italia per trovare posti esotici e di straordinaria bellezza. Allora che aspettate a prenotare?

Se volete un consiglio su dove alloggiare vi suggerisco l’hotel ‘Albergo sul Mare’ a Ischia Porto. Ormai sono di casa visto che ci sono stata tre volte! Non solo per la posizione strategica (praticamente di fronte il terminal degli aliscafi a pochissimi metri da quello dei traghetti), ma soprattutto per l’accoglienza e la professionalità dei gestori. Vi lascio sognare e intanto mi riprometto di ritornare presto nell’isola perché crea seria dipendenza. Io vi ho avvertito!

Info utili sui giorni di apertura

  • Stagione 2023:da Sabato 1 Aprile a Domenica 5 Novembre;
  • Il Giardino è aperto al pubblico nei seguenti giorni: Martedì, Giovedì, Sabato e Domenica dalle ore 9.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso alle ore 18.00);
  • Tariffe d’ingresso: € 12,00  intero ; € 10,00  ridotto 1 ( ragazzi da 12 a 18 anni; adulti oltre 70 anni; residenti dei comuni dell’ isola d’Ischia);  € 7,00 ridotto 2 (bambini da 6 a 11 anni);  € 0,00 gratuito (bambini fino 5 anni, disabili con attestato di invalidità oltre 51%).

Info utili su ingresso:

  • Il giardino ha due entrate: una in Via Francesco Calise 45 che è l’ ingresso pedonale e l’altro in Via Zaro che è quello carrabile con parcheggio gratuito – indicazioni del percorso QUI;
  • L’ingresso è consentito fino a 1 ora prima della chiusura;
  • Superficie circa 2 ettari su vari livelli, collegati con scale e rampe;
  • La visita non è guidata, si consigliano almeno due ore;
  • Disponibili in biglietteria mappa del giardino ed itinerario di visita;
  • Visita interattiva fruibile lungo il percorso tramite QR-Code.

Per altre info utili cliccare qui

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‘Vignaioli Contrari 2023’ , Spilambergo

‘Vignaioli Contrari 2023’ , Spilambergo

Vignaioli Contrari 2023

 Vignaioli Contrari 2023 è stata una bella manifestazione (VII° edizione) sul vino . Si è svolta dal 13 al 14 Maggio 2023  a Spilamberto, Modena. Location fatntastica quella all’interno della fortezza medievale ‘Rocca Rangoni’ . Qui si sono riuniti 60 produttori italiani e dalla Slovenia esibendo più di 300 etichette d’autore.

Ho partecipato a  Vignaioli Contrari 2023 come sommelier nello stand della Toscana rappresentata dalla cantina Arrighi dell’Elba. Da quattro generazioni Antonio Arrighi delizia i palati più esigenti con dei nettari unici e introvabili.

Questo post è dedicato a una giornata enoica speciale, quella appunto dei   Vignaioli Contrari 2023. Senza dubbio si è trattata di un’esperienza indimenticabile .  Mi ha fatto conoscere meglio lo spirito intreaprendente degli emiliani e quello di Antonio Arrighi. Buona lettura.

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Vignaioli Contrari 2023 , il vino dei vigneron

 Vignaioli Contrari 2023 è stato un riflesso chiaro del trend attuale della filiera del settoren vitivinicolo. Quello cioè di  valorizzare i vitigni autoctoni secondo criteri biologici e sostenibili. Durante la kermesse si è tenuta pure una sorta di Roulette de Vin. Nel dettaglio sono stati  quattro laboratori didattici dove ogni viticoltore dialoga e propene due calici con i partecipanti.

Si sa che non è facile fare vino oggi , perché costa tanto e la concorrenza è spietata. Diventa davvero difficile non tenere conto delle esigenze e delle preferenze dei consumatori. Per cui a volte gli imprenditori  sono costretti a sacrificare la propria filosofia nel fare vino a vantaggio di una sorta di legge di mercato da seguire.  Vignaioli Contrari 2023 è dunque quasi un monito a ricordare che il vino deve rimandare al suo territorio di appartenenza!

Il cibo in Emilia Romagna

A  Vignaioli Contrari 2023 di particolare interesse è stato anche lo  Slow Food Park. Questa è stata un’area tutta dedicata a piatti tipici locali quali: formaggi, salumi vari, insieme a ottime birre artigianali.La cucina emiliano-romagnola è tutta da scoprire.

Per esempio in sede ho provato oltre alle classe crescentine ( un tipo di pane piccolo di forma rotonda) anche i cosiddetti burlenghi o zampanelle.  Questi ultimi sono dei golosissimi intrugli di pastella fritta e farcita con aglio, rosmarino e battuto di lardo.

Se poi vi trovate a Modena, non fatevi scappare di fermarvi per una sosta appetitosa allo:

Chi sono i Vignaioli Contrari  ?

Ma chi sono i  Vignaioli Contrari 2023 ? Sono tutti i vigneron che sono contrari all’omologazione del gusto e alla standardizzazione dei vini. Scendono così in campo  tutti quei winemaker che s definiscono artigiani del vino, che lavorano la propria terra e rispettano l’ambiente . Per cui si può dire che ho assistito a una sfilata di cantine di nicchia, piccole grandi realtà che tengono alto il livello del made in Italy.

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Quali sono le caratteristiche dei Vignaioli Contrari ?

Ovviamente un vino fatto in modo tradizionale senza negare l’uso della tecnologia quando serve e nel modo giusto ha tutto un altro sapore. Fare parte  dei  Vignaioli Contrari  vuol dire 7 cose:

  1. Coltivaredirettamente il suolo  indifferentemente se il vigneto sia di proprietà o meno;
  2. Non fare ricorso a concimi, diserbanti chimici e anti botritici;
  3. Mettere  in primo piano i vitigni autoctoni;
  4. Utilizzare le risorse ambientali e naturali che esistono nell’area aziendale per la produzione di uva con coscienza e sostenibilità;
  5. Incoraggiarela biodiversità preservando quei vitigni autoctoni che rischiano l’estinzione ;
  6. In cantina non si fa ricorso all’osmosi inversa o metodi fisici di concentrazione del mosto . E si predilige la fermentazione spontanea;
  7. I vini devono rispecchiare il terroir specifico e devono essere privi dei principali difetti enologici.

Le mie cantine preferite ai Vignaioli Contrari 2023

  1. Casa Lucciola : questa è la cantina della famiglia Cruciani nelle Marche . Mi ha fatto esplorare il mondo del Verdicchio di Matelica. Questa è un’ azienda agricola nella valle di Matelica a a 430 metri sul livello del mare. Una piccola fattoria, sopra la linea della nebbia, circondata da vigneti.  Produce e imbottiglia un verdicchio artigianale, fermentato in maniera naturale con poca solforosa e tanto rispetto per la natura;
  2. Balugani : questa è l’azienda agricola di  Roberto Balugani . Sorge sul versante soleggiato delle prime colline che si incontrano giungendo a Levizzano Rangone da Castelvetro, lungo la via Sinistra Guerro. Qui è viva l’arte di creare vino Lambrusco, con profondo amore, partendo dalla vigna per arrivare alla bottiglia;
  3. La Rabiosa : questa è una cantina che si trova a Casale di Scodosia, Padova. Nei loro vini è palese un forte impegno al recupero di vecchie uve bianche, come la Vernazzola. Dopo aver analizzato il genoma, dai tralci di queste antiche vigne è stato possibile realizzare uno stupendo vigneto in zona Laghi nel comune di Merlara (PD);
  4. Bastianelli : questa è una cantina che mi ha fatto apprezzare due bianchi tipici delle Marche che adoro, cioè la Passerina e il Pecorino. Siamo tra Fermo e Macerata, e la particolarità  è l’uso dei torchi in legno e di pompe manuali per i travasi , che rendono ancora più speciali i loro vini;
  5. Klosterhof : questa è una cantina che sta vicino il lago di Caldaro, Trentino Alto Adige. In quattro vigneti si arriva a lanciare circa 40.000 bottiglie tra bianchi e rossi di eccellenza: Pinot Bianco, Pinot Nero e il Kalterersee, caratteristico della regione;
  6. Balter : questa è una cantina di Rovereto, Trentino. In fatto di bollicine, devo confessare che ho avuto modo di apprezzare quelle di montagna, fini e molto persistenti. Sono tutti spumanti Trentodoc ,  rigorosamente ottenuti con Metodo Classico.  Si fanno maturare i rossi in barriques dai 4 ai 20 mesi, e per i bianchi si sceglie la vinificazione in acciaio.

Cantina Arrighi, Elba

Ovviamente la cantina per eccellenza che per la Toscana incorpora tutti i valori dei Vignaioli Contrari 2023 è la cantina Arrighi .  Essa è l’espressione vitivinicola più rappresentativa dell’Elba, una delle più belle isole dell’Arcipelago toscano. Chi si occupa di questa cantina di successo a Porto Azzurro è Antonio Arrighi insieme alle figlie Giulia e Ilaria.

In località Piano al Monte sono distribuiti circa 14 ettari di terreno. Tra ulivi secolari e le big bench di Charles Bangle , 9 ettari (disposti ad anfiteatro su vari livelli) sono vitati a:

L’Elba un’isola di vino

L’Elba sfoggia un passato enoico che affonda le radici dai tempi  degli  Etruschi fino a quella  Romani. Per la sua posizione strategica l’atollo toscano è sempre stato ambito da differenti dominazioni. Queste erano anche attratte dall’abbondanza dei minerali del sottosuolo e dalla bellezza dei paesaggi. Come dargli torto!

Tra alti e bassi la viticultura ha fatto il suo corso dal  Medioevo alla Seconda Guerra Mondiale. Negli anni ’50 quelli del boom economico molti elbani si sono dedicati al rilancio del turismo, risorsa economica più facile e immediata. Tuttavia, grazie all’impegno delle nuove leve di viticoltori che si sono poi associati in un consorzio, c’è stata una nuova ripresa.

Antonio Arrighi e la rinascita vitivinicola dell’Elba

Antonio Arrighi fa parte di quelle menti lungimiranti che hanno investito nelle risorse agricole isolane. Figlio di albergatori, inizialmente si era dedicato agli affari di famiglia. Il suo interesse per il vino si era concretizzato nel 1990 con la sua partecipazione a un bando del CREA di Arezzo (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria di Arezzo ) . Successivamente è diventato sommelier e delegato AIS dell’Elba.

Nel giro di poco tempo Antonio Arrighi contribuì al rilancio per la coltivazione di vitigni internazionali, quelli che meglio attecchivano sull’isola. Da allora il viaggio fu in salita, annoverando molti premi e traguardi, tra cui:

Elba e i vini bianchi della Toscana

Senza dubbio la Toscana è una regione vocata principalmente ai rossi, nonostante la Vernaccia di San Gimignano sia stato il primo bianco DOC nel 1966. I vini di Arrighi e quelli elbani in generali si distinguono per lo più per i bianchi, e i passiti. Questo accade in linea con le caratteristiche pedoclimatiche dell’intero territorio, che per la sua natura complessa è difficile da coltivare.

Ecco perché per l’Elba si può ben parlare di viticultura eroica. Il terreno a disposizione è davvero esiguo e per lo più è spalmato in terrazzamenti che devono essere tutti lavorati a mano durante la vendemmia. Poca quantità massima resa, questo è il premio di tanta fatica.

Cosa rende speciale  i vini della Cantina Arrighi ?

La produzione della cantina Arrighi  arriva a circa 42, 000 bottiglie annue tra bianchi, rossi e passiti. Sono vini che provengono da un terroir eccezionale, quello esclusivo dell’Elba.

Tutto il team aziendale è attento a seguire la tradizione insieme all’innovazione tecnologica per tutto il processo di vinificazione. Oltretutto ha saputo sfruttare al massimo il microclima isolano che vanta:

  • Un suolo ferroso, con scisti, galestri e manganese ;
  • Un’ enorme ricchezza di falde metallifere;
  • Il vento che protegge la vite da malattie;
  • Un clima mite tutto l’anno che previene la formazione di umidità e muffe;
  • La brezza del mare che dona un tipico sentore mediterraneo ai vini.

Etichette firmate Antonio Arrighi ai Vignaioli Contrari 2023

Andiamo a vedere più da vicino le etichette che hanno fatto da protagoniste ai  Vignaioli Contrari 2023 :

Bianchi:

  • Arrighi in Bolla 2022: Spumante Metodo Classico fatto di 50% Chardonnay e 50% di  Manzoni Bianco. Le bollicine sono fini e persistenti. Il colore è un giallo dorato che sa di vaniglia e fiori gialli. L’ideale per brindare ai momenti felici o semplicemente per essere degustato tutto pasto;
  • Arembapampane 2022: questo è fatto da 100% di Vermentino toscano, che all’Elba è detto Riminese. Il segreto di questo elisir sono il vento, la collina e il mare in cui cresce. Fermentato e conservato in acciaio, fa affinamento in bottiglia per 3 mesi. Un’esplosione di sentori e sapori che ricordano la macchia mediterranea;
  • Ilagiù 2022: questo è l’Elba Bianco DOC , cioè un blend di uve bianche locali: Procanico (80 % Trebbiano toscano), Ansonica, e Biancone. Fermentato  conservato in acciaio , fa  affinamento in bottiglia per 3 mesi. Un vino di buon corpo, con note fruttate che ben si abbina alla cucina di mare.

Rossi:

    • Tresse : questo è il rosso punta di diamante della cantina, un vino strutturato e destinato all’invecchiamento. Un equilibrio insolito e perfetto di Sangioveto  al 50%, Syrah al   30%, e Sagrantino al 20%. Fa macerazione a contatto con le bucce per 14/16 giorni. Dopo la pressatura il mosto continua la fermentazione.  L’affinamento è fatto in anfore da 800 litri per 15/18 mesi e dopo sta 6 mesi in bottiglia. Una cornucopia di frutti e fiori rossi che rimane deciso al naso e al palato, e che persiste a lungo.
    • Sergio Arrighi: questa è una DOC Elba Rosso riserva, fatta da 100% di Sangioveto  . Un vino che è un omaggio al padre di  Antonio Arrighi , che fa  barrique per 15 mesi. Dal colore intenso e rubino a un gusto carico e goloso, sprigiona sentori di caffè e pepe.
    • Silosò: questo è sicuramente il vino più tipico  dell’Elba , un passito naturale fatto al 100%  di uve Aleatico 100% . Fa affinamento in acciaio per 4 mesi e poi affina in bottiglia per altri 3 mesi. La gente è arrivata a flotte per prenderne un goccio, perché è davvero speciale. Colpisce il profumo intenso di frutti di bosco, e appena si sorseggia sembra di mangiare mirtilli e ribes. In bocca si presenta morbido, fresco con delle note di pepe nero.

Vignaioli Contrari 2023 la voce di un’ Emilia Romagna di valore

Alla luce della tragedia che si è abbattuta in Emilia Romagna, quella dei  Vignaioli Contrari 2023  è la voce di un popolo che non molla. In questa regione si condensano tanti validi prodotti che tutto il mondo ci invidia oltre il vino:  dal   Parmigiano Reggiano  e il prosciutto di Parma fino alla Ferrari.

L’ Emilia Romagna è l’Italia che lavora e va avanti, un concentrato di arte, cultura e ospitalità che è sempre stato un esempio da seguire.  Mi auguro che il governo prenda presto provvedimenti per aiutare come di dovere chi al momento è stremato e fa fatica a sopravvivere.

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Negombo, il parco termale a Ischia

Negombo, il parco termale a Ischia

“Perché correre affannosamente qua e là senza motivo? Tu sei ciò che l’esistenza vuole che tu sia. Devi solo rilassarti”
Osho

Negombo, il parco termale a Ischia

Senza dubbio il Negombo  è uno dei  parchi termali più suggestivi d’ Ischia. Il direttore Marco Castagna mi ha dato la possibilità di perdermi in questo paradiso una domenica di fine Aprile. E così oltre a dimenticare i miei affanni, mi sono rigenerata fisicamente tra gli zampilli di acqua  e agavi giganti.

Come potrete immaginare il Negombo  è un’oasi di benessere immersa all’interno di una natura esotica dalla prepotente bellezza. Occorrono circa due ore per vagare in questo eden, che degrada dolcemente nella baia di San Montano. Questa è una delle spiagge più  esclusive d’ Ischia, una mezza luna di mare cristallino che che abbaglia per i suoi colori e la sua tranquillità.

Vi assicuro che una volta entrati al Negombo   non sarete più gli stessi di prima! Perché vi abbandonerete alle gioie dell’esistenza . E vi prendenderete cura del corpo e della mente . Per cui seguitemi in questa altra avventura ischitana, che mi ha riservato altre sorprese infinte. Come quella del Negombo  di cui vi parlerò in questo articolo. Buona lettura!

Negombo un piacere a cui cedere! 

Ancora una volta il mio viaggio a Ischia mi ha fatto scoprire qualcosa di nuovo e di straordinario, che è il parco del Negombo. Così mi sono incamminata dal mio  ‘Albergo Locanda sul Mare’   un delizioso hotel in via Isolino 80 a Ischia Porto per continuare il giro dell’isola.

Al Negombo ci si può arrivare con i mezzi oppure in macchina o in motorino (c’è un ampio parcheggio coperto).  E addirittura potrete anche farvi una passeggiata e raggiungerlo dal centro di Lacco Ameno, uno dei sei comuni d’Ischia .

Appena  ho attraversato il cancello d’ingresso del Negombo mi sono precipitata verso gli spogliatoi per cambiarmi. Ho affittato un telo. E dopo aver pranzato nel bar adiacente, mi sono incamminata per esplorare questo dedalo di palme e ibiscus rosa confetto.

La baia di San Montano

Ho iniziato il mio tour dalla spiaggia di San Montano, che era davvero incantevole e quasi deserta. Sedermi in riva con la compagnia di qualche gabbiano e sentire solo il fruscio degli alberi è un lusso che non ha prezzo.

Sarà stato perché era primavera, stagione perfetta per soggiornare nell’atollo campano, lontani dalla confusione e dal caldo estivi. Questa è una sensazione meravigliosa , perché si è circondati da un’atmosfera più intima e serena.

Santa Restituta e i gigli bianchi 

Adesso capisco perché Santa Restituta , patrona d’Ischia , trovò conforto alle torture dei Romani  in questo angolo di terra benedetto da Dio. Si dice che le sue spoglie di furono poi devotamente recuperate e custodite nei secoli dai lacchesi.

Ancora oggi ogni 16 di Maggio si celebra la martire con una formidabile festa .  Si tiene sulla sabbia cosparsa di gigli bianchi. Un appuntamento ormai che è diventato un’istituzione a Ischia.   Partecipano in flotte da ogni dove per venerare questa Madonna africana.

Il Negombo , il  giardino verticale del duca  Camerini

Sicuramente la perfezione non esiste. Ma ad avvicinarsi a qualcosa di simile nel 1947 ci è riuscito un romantico aristocratico del Nord con la creazione del Negombo  Si tratta di Luigi Silvestro Camerini ,  un veneto benestante dal cuore d’oro.

Il suo era un animo ribelle specie contro il fascismo. Ciò gli costò alla fine della seconda guerra mondiale l’esilio a Ponza. In seguito gli alleati liberarono Luigi Silvestro Camerini  , che finita la sua galera fu dirottato a  Ischia.  Qui poi  si trasferì definitivamente.

Chi era il duca Luigi Silvestro Camerini?

Figlio di un ricco industriale, e viaggiatore instancabile il duca Luigi Silvestro Camerini aveva avuto un’infanzia agiata. Vagabondò per l’India e l’Asia, appassionandosi alla botanica e al paesaggismo. Laureatosi in lettere, possedeva una grande cultura umanistica, che affinò la sua indole  già sensibile.

Da quando il duca mise piede a Ischia rimase stregato da un preciso punto.  Quello situato tra il Monte Vico e il promontorio di Zaro, dove sorge attualmente il NegomboInizialmente la sua idea era quella di riprodurre  la baia del Negombo (nell’isola di Ceylon, l’attuale Sry Lanka). Un luogo di cui si era innamorato e che diede il nome alla sua regia termale.

Paolo Fulceri e Ermanno Casasco: un sogno diventato realtà

Inevitabile fu la fatica per il duca di concretizzare il suo progetto. Una delle principali difficoltà fu acquistare tutti i poderi che erano divisi tra famiglie locali. Tuttavia, presto si aggiudicò una grande proprietà dove agì indisturbato. Il  passo successivo fu quello di importare piante di ogni genere: africane, australiane, giapponesi e brasiliane. In questo modo ebbe inizio un’impresa straordinaria.

Chiaramente il peso del mantenimento di quel patrimonio il duca lo avvertì subito. E per sostenere la struttura la trasformò da privata a pubblica. Questo accadde nel 1970 per intervento di suo figlio Paolo Fulceri. Questi ingentilì la tenuta per realizzare qualcosa di meno selvaggio.  Da lì si rivolse al Ermanno Casasco, un famoso paesaggista. Un genio che creò un fil rouge all’interno del Negombo oltre ad aree esterni da destinare a svariati usi.

Le novità del Negombo

Certamente gli interventi successivi fatti al Negombo  lo hanno tanto migliorato e valorizzato. Un lavoro certosino di manutenzione e sperimentazione che continua ancora adesso. E non si è mai fermato rispettando l’ambiente e ricorrendo alle tecnologie più moderne laddove è stato necessario. Un impegno costante che è cominciato con:

  • Introduzione di piante mediterranee che c’erano ma non in grandi quantità. Quali per esempio: il mirto, l’olivo, il sughero e altre specie vegetali di origine australiane e americane. Cosa che si allineava con la funzione originale di orto botanico del Negombo    ;
  • Recupero dei terrazzamenti, dei muri a secco e di altre innovazioni, che hanno reso il Negombo  una meta di un turismo internazionale  di qualità;
  • L’istituzione di eventi speciali che contribuiscono al richiamo di molti visitatori ogni anno. Tra questi basta citare Ipomea , una manifestazione che dal 26 al 28 Maggio è dedicata al giardinaggio. Una kermesse allietata da spettacoli e banchetti in cui ammirare rarità in termini di flora.

Negombo e la storia delle terme a Ischia

La complessa origine geologica e vulcanica d’ Ischia è responsabile del suo ricco patrimonio termale. Esso si sviluppa lungo tutta la fascia costiera (fino a 100 metri da essa) e in prevalenza nei centri d’Ischia Porto , Casamicciola, Lacco Ameno , Forio e Sant’Angelo.

Possiamo dire che il Negombo , insieme al Poseidon , è il fiore all’occhiello d’Ischia  in fatto di terme, splendida invenzione nota sin dai tempi degli Etruschi. Sia i Greci che i Romani sfruttarono al massimo i poteri curativi delle acque termali d’Ischia, costruendo molti edifici pubblici.

Il Rinascimento e il medico Iasolino

In seguito durante il Rinascimento ci fu un grande salto in avanti parallelamente alla fioritura della balneazione. Infatti il medico calabrese Giulio Iasolino  studiò e censì la  ricchezza termale ischitana , che venne impiegata in medicina.

Perciò si cominciò a raggiungere  Ischia specificatamente per lenire ferite, e guarire malattie e disturbi di vario genere. Il risultato dell’operato di   Iasolino fu che ad  Ischia  dal 1600 al 1900 cominciarono a spuntare numerosi stabilimenti e alberghi. Proprio in prossimità delle più rinomate sorgenti termali.

Qualcosa di fenomenale che non era solo per ricchi, ma anche per i più poveri con la fondazione nel 1610 Casamicciola delle terme ‘Pio Monte della Misercordia’. Da allora in poi Ischia venne riconosciuta come la stazione termale più famosa del mondo!

Le acque termali d’Ischia

Ischia  deve  parte del suo successo alle sue acque termali che sono curative . Queste acque sono calde o caldissime.  E alimentano i singoli stabilimenti e i giardini termali. Altre invece sgorgano quasi infuocate direttamente in alcune spiagge o nel mare.

Oltretutto in talune parti dell’isola si assiste allo spettacolo dei getti di vapore acqueo, che risalgono verso l’alto con altre sostanze aeriformi. Questo si vede spesso lungo i crinali dell’Epomeo, nelle stufe di molte strutture dedicate, o nelle fumarole di alcuni arenili.

Tre tipi di acqua a Ischia

Ci sono tre tipologie di acqua a Ischia :

  1. Acqua piovana: questa è giovane e rimane piuttosto in superficie dopo essersi insinuata nel sottosuolo. Una parte della pioggia evapora, e un’altra riempie alcuni fiumiciattoli e il mare;
  2. Acqua fossile: è quella invece bloccata in una falda acquifera per migliaia, milioni, o addirittura miliardi di anni;
  3. Acqua juvenile: è quella che è contenuta nel magma, e viene fuori da grandi profondità̀. Per cui è completamente nuova. Ed è  pronta a partecipare per la prima volta al ciclo dell’acqua fuoriuscendo sotto forma di sorgente.

Tipologia delle acque del Negombo

Durante questo up and down nell’acqua si concentrano minerali e miscele gassose, che sono contenuti nelle rocce millenarie che attraversa.  Appena poi si riscalda si gonfia e risale tra fenditure e fratture della crosta terrestre.

Questo fenomeno è percepibile nelle acque del Negombo,   il cui effetto benefico è garantito dalla presenza  del Radon . Questo è un gas definito nobile in quanto stimola l’assorbimento dei sali e il tono muscolare.

In base a degli studi fatti, le acque sorgive del Negombo possono essere così classificate:

  • Minerali : sono quelle che hanno un residuo secco superiore a 1 grammo per litro;
  • Ipertermali: son quelle che escono fuori dalla fonte a una temperatura superiore ai 40° gradi;
  • Salso-alcaline: sono quelle ricche di cloruro di sodio.

I 14 percorsi termali del Negombo

Al Negombo  si contano in tutto 14 piscine termali incastonate in un perimetro di alture che si affacciano su paesaggi mozzafiato. La vista spazia dal mare alle montagne fino ai   pendii scoscesi terrazzati a vigneto. Uno spettacolo a cielo aperto in cui ci si può sempre ritemprare per via di un clima che è sempre mite.

In aggiunta, al  Negombo non c’è un percorso suggerito da seguire. Per cui mi sono abbandonata a vagabondare in questo labirinto magico senza seguire il filo di Arianna. Vediamo da vicino e in breve quali sono i percorsi termali presenti al Negombo  e le loro caratteristiche principali.

1 Buco Nero

Il Buco Nero è un agglomerato di cascate di acqua termale a 32° C che finiscono in  una grotta di  roccia trachitica di origine vulcanica . Si forma una pozza verde smeraldo in cui potete perdere anche i sensi e sognare a occhi aperti.

2 Templare

I doccioni termali a 30° C del  Templare vi coccolano, migliorando il tono dei muscoli della nuca e delle spalle e riducendo la loro tensione. Grande giovamento ne traggono quindi i soggetti sofferenti di cervicali. L’ideale per scordare le fatiche di una giornata e i pensieri negativi o la semplice routine quotidiana.

3 Nesti

Nesti sono tre vasche collegate fra loro a gradoni che terminano in un getto-cascata di 30° C. Sorge davanti una parete di tufo stratificata in un punto molto panoramico. Appartata e silenziosa, è adatta per la riabilitazione motoria. Nella zona sottostante, un pavimento di legno ad uso solarium.

4 Onphalos

Onphalos è una grotta di tufo per antroterapia  profonda 12 mt e   alta 4 mt. Questa è dotata di una base fonda a 32° C dove ci si rilassa.  Segue un flusso di acqua fredda e un pozzo termale. Ci sono dei sedili per doccioni e una serie di tre getti per  le cervicali. Tutta una serie di ambienti diversi per trascorre un weekend in pace con voi stessi.

5 Maya

Maya  e piscina Kneipp (18-38°C) sono due vasche, una maggiore calda, una minore fredda, con gradini e massi. Si passa dall’ una all’altra. Lo sbalzo termico stimola la circolazione periferica e provoca una tonificazione generale corporea e sensoriale.

6 Piccola Vasca Marina

La Piccola Vasca Marina misura mt. 3.40 x mt. 1.65, ed è bassa mt. 1.45. Fondamentalmente è fatta per chi preferisce un idromassaggio forte in vasca con acqua di mare. Un qualcosa di davvero insolito che prende forza dagli abissi per tornare gentile sulla vostra pelle.

7 Irrgang 

L’ Irrgang  o  Labirinto Giapponese è diviso in due piste separate da un muretto, che sono cosparse di ciottoli. Ognuna ha due temperature, una di acqua termale calda (38° C) e una fredda (18° C). Camminando almeno cinque volte da una sezione all’altra, si effettua una frizione plantare per via dei sassi. Questo attiva alcuni punti cruciali del sistema venoso e linfatico.

8 Hamam

L ‘Hamam  o bagno turco presenta elementi simili alla sauna. Favorisce una generale vasodilatazione e l’eliminazione, attraverso una profusa sudorazione, delle tossine accumulate.

9 Piscina grande di mare

Piscina grande di mare è una piscina olimpica a temperatura ambiente per nuoto leggero. Dimensioni: lunghezza mt. 33, larghezza mt 15. Due profondità, mt. 0.90 e mt. 3. È adatta a tutti, e si può comodamente nuotare senza avere paura magari di andare al largo!

10 Piscina marina dell’Arco

La Piscina marina dell’Arco è sia a temperatura ambiente che riscaldata. Questa è principalmente pensata per i bambini. Diametro mt. 6, profondità mt. 1.50. Per le famiglie è un toccasana, perché possono tranquillamente lasciare i propri piccoli a giocare indisturbati senza correre nessun pericolo.

11 Ribollita

La Ribollita è una vasca termale Jacuzzi di 38 ° C. Può ospitare fino a un massimo di 8 persone (mt. 2.20 per mt. 1.80, profondità mt. 0.80).  La sensazione di relax appena ci siede lateralmente su degli appositi sedili con gli spruzzi d’acqua che vi solleticano è sublime.

12 Piscina termale 8

Piscina termale 8 è a 34° C ed è stata pensata a doppio circolo (due diametri di mt. 4.40 e mt. 5.50, profondità mt 1.40) con idromassaggio forte in vasca e caduta di acqua termale dai bordi, a media temperatura. Si consigliano movimenti lenti e una permanenza di 10 min.

13 Piscina grande termale

Piscina grande termale è a 30° C. La bassa temperatura permette ampi movimenti e nuoto leggero. Dopo i primi 15 min. si assorbono oligoelementi essenziali per la terapia analgesica. Con movimenti specifici, le articolazioni acquistano più mobilità ed elasticità.

14 Piscina termale circolare

La Piscina termale circolare è a 38° C (diametro mt. 5.80, profondità mt. 0.90). Esattamente dai bordi cade giù dell’acqua e contemporaneamente dal basso si genera un idromassaggio. Dato il calore elevato è bene fare movimenti lenti per una permanenza di circa e non più di 8 minuti.

Installazioni di arte

Negombo  significa un viaggio infinito in una dimensione extraterrestre. Un salto fuori dall’ordinario che poi altro non è che una realtà percettibile e dinamica fatta delle meraviglie del Creato. A cui il genio dell’uomo ha partecipato ridefinendole in delle vere e proprie opere d’arti. Non potevano mancare capolavori presenti sottoforma di installazioni di illustri artisti quali:

Centro benessere del Negombo

Dopo avere peregrinato in questo luna park di tesori nascosti e piaceri sensoriali mi sono abbandonata a un massaggio Ayurvedica rivitalizzante e senza fine. Mi sono accomodata al centro benessere del Negombo   e sono uscita come rinata.

Mi hanno accolto con un gran sorriso  Enzo Nicotra e Angelo Iervolino , due operatori che  come altri si prendono cura dei clienti con professionalità e cortesia. Mi hanno davvero spiegato tutto quello che si può fare all’interno del centro benessere del Negombo   . Il problema è stato che non volevo andare via, perché essere trattati bene fa bene all’anima e crea dipendenza.

Oltre ai massaggi si possono anche prenotare cure inalatorie e altri trattamenti che gioveranno alla vostra salute e al vostro splendore estetico (clicca qui per il listino prezzi) . In tutto si contano 16 cabine, che sono provviste di macchinari super tecnologici. Potete anche fare un po’ di acquarelax in una piscina coperta.

Perché concedersi un massaggio?

Oggi come oggi è un lusso potersi permettere le terme e un massaggio ma una volta nella vita bisogna farlo. Staccare la spina e dedicare un attimo a noi stessi è un dovere , e dovrebbe essere un rituale anche nel mondo del lavoro. Perché se si sta bene si produce anche di più e meglio.

Ma accontentiamoci magari di una vacanza al Negombo  e al suo centro benessere per sciogliere la tensione e tonificarci. I massaggi infatti allentano i muscoli e diminuiscono lo stress. Per noi donne poi è fondamentale il giovamento che donano all’epidermide che risulta più luminosa e levigata. Spariscono le tossine e di conseguenza si rafforza il sistema immunitario e si cancella l’inestetismo della cellulite.

 

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Perché andare al Negombo?

In conclusione, posso garantirvi che recarsi al Negombo  è stata un’esperienza unica e indimenticabile. Baciata da un sole ancora tiepido e avvolta da un silenzio assordante non ho fatto caso al trascorre del tempo. Ogni tanto bisognare oziare, perché apporta tanti vantaggi. Ci si concentra su noi stessi e l’unico obiettivo è volersi bene.

Il  Negombo  è un modo per riprendere un dialogo con il nostro Io, per estraniarsi da tutto e tutti. In uno spazio incantato si impara a lasciarsi andare, che dovrebbe diventare una filosofia di vita. Ogn tanto fate in modo che tutto vi scivoli addosso armonicamente senza essere troppo razionali. E allora fatela anche voi una follia, e catapultatevi a Ischia per  sognare ad occhi aperti.

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Banksy

Banksy

“Nothing in the world is more common than unsuccessful people with talent, leave the house before you find something worth staying in for. ”
Banksy

Banksy, l’anima pop di Bristol

Classe 1974, Banksy è uno degli street artist più famosi al mondo. Non ci sono dubbi al riguardo! Nel giro di poco tempo la sua notorietà è aumentata sempre di  più. Originario di Bristol  la sua esistenza è avvolta dall’anonimato, che a quanto pare inizialmente è stata involontaria. Cosa che però per ovvie ragoni gli è tornata comoda, visto che ancora non ha deciso di mostrare il suo volto a nessuno!

Pare che  sia  stata colpa di alcuni giornalisti di Londra! Questi non avrebbero avuto molta voglia di identificare uno a uno a  Bristol   il personaggio che imbrattava la capitale inglese. Perciò hanno dato per scontato (non avendo mai saputo realmente chi fosse) che Banksy  si mantenesse in incognito per volontà sua. Scopriamo qualcosa di più su questo personaggio straordinario in questo articolo!

Chi è Banksy? 

Chi è Banksy allora? Bella domanda!  Ci sono varie  ipotesi , tra cui quella che sia una donna o addirittura un gruppo di sconoscuti. Comunque, in riferimento alle tesi più accreditate del momento, una di queste due personalità   potrebbe essere Banksy:

Banksy, qualcosa sulla sua biografia

Come potete capire Banksy è un rebus da risolvere.  Ma questo ha ulteriormente rafforzato il suo successo. Ci sono molti comunicati sparsi sulla sua biografia.  Come per esempio la leggenda legata al suo nickname, che  farebbe riferimento alle sue doti calcistiche. Infatti pare sia stato inventato in base al nome del mitico portiere Gordon Banks . A diffondere questa  congettura sarebbe stato Nobby Stiles, calciatore del Manchester .

Sveliamo qualcosa sulla sua famiglia e la sua adolescenza  secondo alcuni studi pubblicati sul ‘Mail on Sunday’   nel 2008.  Banksy sarebbe cresciuto a Yate, un sobborgo piuttosto malandato di Bristol  . Figlio di un tecnico stampanti e di un’infermiera, avrebbe frequentato una scuola privata. Ma non si sarebbe mai iscritto a nessuna facoltà a indirizzo artistico.

‘Barton Hill’, starting point dell’arte di  Banksy

Dati più sicuri sono quelli che riguardano  la susseguente carriera   di Banksy . A ‘Barton Hill’ ,  un’ area periferica di Bristol, sarebbe iniziato il suo amore  per la street art . Cosa che si è  concretizzata inizialmente nel dipingere le pareti di un’assocazione  giovanile di accoglienza.

Successivamente nel 2000  Banksy  si è trasferito a Londra , che  ha rappresentato il  trampolino di lancio per i suoi primi esordi artistici  (soprattutto da Shoreditch  a Portobello Road). Da allora in poi si è spostato parecchio,  e   negli USA  è rimasto per ben un mese.

L’arte secondo Banksy

La street art di Banksy è irriverente, ribelle ed è intrisa di una satira pungente. Le sue opere sono graffiti che hanno come tema:

  • Politica;
  • Cultura;
  • Etica;
  • Brutalità della società moderna;
  • Sfruttamento degli animali.

Le  tele di Banksy sono le superfici di spazi pubblici in disuso e abbandonati . Un modus operandi di natura anarchico e sovversivo, che spesso gli ha causato guai con la legge!

Oltretutto per scongiurare l’arrivo della polizia e velocizzare i tempi delle sue creazioni,  Banksy è dovuto ricorrere alla tecnica dello stencil  .

Cosa è lo stencil

Cosa è lo stencil ? Si tratta di riprodurre sagome sui muri attraverso degli stampi di carta, che poi sono spruzzati di colore nero . Suo maestro in questo campo è stato l’artista francese Blek Le Rat. La conferma della sua firma la rivela attraverso i suoi canali sociali, come quello di instagram.

Lo stencil  è per Banksy qualcosa di immediato da realizzare , ma che parimenti affida all’apparente e voluta semplicità della composizione il compito di denunciare ogni forma di abuso. Con tutti i problemi e le difficoltà della nostra società a Banksy non mancheranno certamente gli spunti per avere altro per cui fare rivoluzioni con bombolette a spray!

memorabili tasselli del mosaico Banksy!

Banksy è un artista poliedrico che spazia da opere di strada di enormi dimensioni a progetti multimediali e di altro genere. Non si sa mai cosa gli salta in mente. E credo che sia questa la sua arma vincente e il segreto della sua popolarità. Altrimenti non si spiegherebbe come mai si fanno art exhibition rivolte al suo genio artistico in ogni angolo del pianeta.

In basso vi propongo delle pazzie artistiche di Banksy che  lo hanno immortalato nell’eternità. Da quadri che ha fatto fuori mentre erano acquistati a prezzi vertiginosi a negozi che hanno avuto la durata di un battito di ciglia. E il bello penso che debba ancora venire. Ci si può aspettare davvero di tutto da Banksy!

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‘The Girl with the balloon’ 

 ‘The  Girl with balloon’  del 2022  è il graffito di una bambina che lancia un palloncino rosso a forma di cuore. Simbolo indiscusso di  speranza, esso si ammira nelle scale del Waterloo Bridgesul lato di South Bank a  Londra.

Nel 2018 l’iconica ragazzina venne battuta all’asta di ‘Sotheby’s’ per poi essere distrutta nello stesso attimo della vendita! Aperta protesta quella di Banksy contro la mercificazione dell’arte. Nel 2019, più di 500 suoi lotti sono stati battuti per un valore di circa 23 milioni di dollari.

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2.  ‘Think Tank’  

Nel 2023 Banksy ha eseguito il disegno per  la copertina di ThinkTank, settimo album dei ‘Blur’ Il gruppo musicale era stato già reduce da molt problemi di salute e perdizione dei singoli membri. Il disco era nato in Marocco , dove avrebbero abitato in una sorta di riad tra gli ulivi.

Le visioni avute a Marrakech, furono tante insieme a dissenteria. Tra le loro  visioni mistiche si racconta di ambulanti  andalusi  che strimpellavano  melodie senza senso , o trattori presi a bastonate e altre follie. Per cui Banksy è stato il fiore all’occhiello per etichettare le loro note più popolari.

3. ‘Flowers’ 

‘Flowers’ del 2005  è il graffito di un manifestante con il volto coperto che lancia un mazzo di fiori. Anche qui c’è allusione al desiderio di pace. ‘Flowers’   è stato fatto sulla cortina eretta da Israele per isolare la Cisgiordania.

In questi paraggi nel 2017 Banksy ha pure  arredato il   ‘Walled Off Hotel . Questo è un albergo gioiello, e volutamente ha decorato le stanze con affaccio sulla barriera di separazione israeliana a Betlemme. Un gesto decisamente provocatorio per attirare l’attenzione verso questa realtà disumana.

Altre cose strane di Banksy! 

Difficilmente si potrà mai avere un’idea completa di Banksy . Per questa ragione bisogna accontentarsi di pillole informative sul suo conto . Senza logicamente  dare mai  nulla per definitivo, perché ci potrebbe sempre essere qualche altra stupefacente novità che stravolge!

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Banksy in Italia

Anche in Italia sono presenti opere di Banksy:

Non si finisce mai con Banksy!

Impossibile dilungarsi ancora su tutto quello che è l’arte di Banksy . Tra le altre cose spesso si è presentato all’interno dei più gradi musei del globo. Ci ha lasciato di nascosto caricature di capolavori . Ovviamente l’intento è stato quello di sottolineare il suo essere un fiero detrattore del feticismo collezionistico.

Banksy non finisce mai di stupire. Adesso vi propongo di seguito qualche chicca del genio della bomboletta , che ho beccato negli angoli più nascosti di Bristol .

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