‘Vignaioli Contrari 2023’ , Spilambergo

‘Vignaioli Contrari 2023’ , Spilambergo

Vignaioli Contrari 2023

 Vignaioli Contrari 2023 è stata una bella manifestazione (VII° edizione) sul vino . Si è svolta dal 13 al 14 Maggio 2023  a Spilamberto, Modena. Location fatntastica quella all’interno della fortezza medievale ‘Rocca Rangoni’ . Qui si sono riuniti 60 produttori italiani e dalla Slovenia esibendo più di 300 etichette d’autore.

Ho partecipato a  Vignaioli Contrari 2023 come sommelier nello stand della Toscana rappresentata dalla cantina Arrighi dell’Elba. Da quattro generazioni Antonio Arrighi delizia i palati più esigenti con dei nettari unici e introvabili.

Questo post è dedicato a una giornata enoica speciale, quella appunto dei   Vignaioli Contrari 2023. Senza dubbio si è trattata di un’esperienza indimenticabile .  Mi ha fatto conoscere meglio lo spirito intreaprendente degli emiliani e quello di Antonio Arrighi. Buona lettura.

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Vignaioli Contrari 2023 , il vino dei vigneron

 Vignaioli Contrari 2023 è stato un riflesso chiaro del trend attuale della filiera del settoren vitivinicolo. Quello cioè di  valorizzare i vitigni autoctoni secondo criteri biologici e sostenibili. Durante la kermesse si è tenuta pure una sorta di Roulette de Vin. Nel dettaglio sono stati  quattro laboratori didattici dove ogni viticoltore dialoga e propene due calici con i partecipanti.

Si sa che non è facile fare vino oggi , perché costa tanto e la concorrenza è spietata. Diventa davvero difficile non tenere conto delle esigenze e delle preferenze dei consumatori. Per cui a volte gli imprenditori  sono costretti a sacrificare la propria filosofia nel fare vino a vantaggio di una sorta di legge di mercato da seguire.  Vignaioli Contrari 2023 è dunque quasi un monito a ricordare che il vino deve rimandare al suo territorio di appartenenza!

Il cibo in Emilia Romagna

A  Vignaioli Contrari 2023 di particolare interesse è stato anche lo  Slow Food Park. Questa è stata un’area tutta dedicata a piatti tipici locali quali: formaggi, salumi vari, insieme a ottime birre artigianali.La cucina emiliano-romagnola è tutta da scoprire.

Per esempio in sede ho provato oltre alle classe crescentine ( un tipo di pane piccolo di forma rotonda) anche i cosiddetti burlenghi o zampanelle.  Questi ultimi sono dei golosissimi intrugli di pastella fritta e farcita con aglio, rosmarino e battuto di lardo.

Se poi vi trovate a Modena, non fatevi scappare di fermarvi per una sosta appetitosa allo:

Chi sono i Vignaioli Contrari  ?

Ma chi sono i  Vignaioli Contrari 2023 ? Sono tutti i vigneron che sono contrari all’omologazione del gusto e alla standardizzazione dei vini. Scendono così in campo  tutti quei winemaker che s definiscono artigiani del vino, che lavorano la propria terra e rispettano l’ambiente . Per cui si può dire che ho assistito a una sfilata di cantine di nicchia, piccole grandi realtà che tengono alto il livello del made in Italy.

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Quali sono le caratteristiche dei Vignaioli Contrari ?

Ovviamente un vino fatto in modo tradizionale senza negare l’uso della tecnologia quando serve e nel modo giusto ha tutto un altro sapore. Fare parte  dei  Vignaioli Contrari  vuol dire 7 cose:

  1. Coltivaredirettamente il suolo  indifferentemente se il vigneto sia di proprietà o meno;
  2. Non fare ricorso a concimi, diserbanti chimici e anti botritici;
  3. Mettere  in primo piano i vitigni autoctoni;
  4. Utilizzare le risorse ambientali e naturali che esistono nell’area aziendale per la produzione di uva con coscienza e sostenibilità;
  5. Incoraggiarela biodiversità preservando quei vitigni autoctoni che rischiano l’estinzione ;
  6. In cantina non si fa ricorso all’osmosi inversa o metodi fisici di concentrazione del mosto . E si predilige la fermentazione spontanea;
  7. I vini devono rispecchiare il terroir specifico e devono essere privi dei principali difetti enologici.

Le mie cantine preferite ai Vignaioli Contrari 2023

  1. Casa Lucciola : questa è la cantina della famiglia Cruciani nelle Marche . Mi ha fatto esplorare il mondo del Verdicchio di Matelica. Questa è un’ azienda agricola nella valle di Matelica a a 430 metri sul livello del mare. Una piccola fattoria, sopra la linea della nebbia, circondata da vigneti.  Produce e imbottiglia un verdicchio artigianale, fermentato in maniera naturale con poca solforosa e tanto rispetto per la natura;
  2. Balugani : questa è l’azienda agricola di  Roberto Balugani . Sorge sul versante soleggiato delle prime colline che si incontrano giungendo a Levizzano Rangone da Castelvetro, lungo la via Sinistra Guerro. Qui è viva l’arte di creare vino Lambrusco, con profondo amore, partendo dalla vigna per arrivare alla bottiglia;
  3. La Rabiosa : questa è una cantina che si trova a Casale di Scodosia, Padova. Nei loro vini è palese un forte impegno al recupero di vecchie uve bianche, come la Vernazzola. Dopo aver analizzato il genoma, dai tralci di queste antiche vigne è stato possibile realizzare uno stupendo vigneto in zona Laghi nel comune di Merlara (PD);
  4. Bastianelli : questa è una cantina che mi ha fatto apprezzare due bianchi tipici delle Marche che adoro, cioè la Passerina e il Pecorino. Siamo tra Fermo e Macerata, e la particolarità  è l’uso dei torchi in legno e di pompe manuali per i travasi , che rendono ancora più speciali i loro vini;
  5. Klosterhof : questa è una cantina che sta vicino il lago di Caldaro, Trentino Alto Adige. In quattro vigneti si arriva a lanciare circa 40.000 bottiglie tra bianchi e rossi di eccellenza: Pinot Bianco, Pinot Nero e il Kalterersee, caratteristico della regione;
  6. Balter : questa è una cantina di Rovereto, Trentino. In fatto di bollicine, devo confessare che ho avuto modo di apprezzare quelle di montagna, fini e molto persistenti. Sono tutti spumanti Trentodoc ,  rigorosamente ottenuti con Metodo Classico.  Si fanno maturare i rossi in barriques dai 4 ai 20 mesi, e per i bianchi si sceglie la vinificazione in acciaio.

Cantina Arrighi, Elba

Ovviamente la cantina per eccellenza che per la Toscana incorpora tutti i valori dei Vignaioli Contrari 2023 è la cantina Arrighi .  Essa è l’espressione vitivinicola più rappresentativa dell’Elba, una delle più belle isole dell’Arcipelago toscano. Chi si occupa di questa cantina di successo a Porto Azzurro è Antonio Arrighi insieme alle figlie Giulia e Ilaria.

In località Piano al Monte sono distribuiti circa 14 ettari di terreno. Tra ulivi secolari e le big bench di Charles Bangle , 9 ettari (disposti ad anfiteatro su vari livelli) sono vitati a:

L’Elba un’isola di vino

L’Elba sfoggia un passato enoico che affonda le radici dai tempi  degli  Etruschi fino a quella  Romani. Per la sua posizione strategica l’atollo toscano è sempre stato ambito da differenti dominazioni. Queste erano anche attratte dall’abbondanza dei minerali del sottosuolo e dalla bellezza dei paesaggi. Come dargli torto!

Tra alti e bassi la viticultura ha fatto il suo corso dal  Medioevo alla Seconda Guerra Mondiale. Negli anni ’50 quelli del boom economico molti elbani si sono dedicati al rilancio del turismo, risorsa economica più facile e immediata. Tuttavia, grazie all’impegno delle nuove leve di viticoltori che si sono poi associati in un consorzio, c’è stata una nuova ripresa.

Antonio Arrighi e la rinascita vitivinicola dell’Elba

Antonio Arrighi fa parte di quelle menti lungimiranti che hanno investito nelle risorse agricole isolane. Figlio di albergatori, inizialmente si era dedicato agli affari di famiglia. Il suo interesse per il vino si era concretizzato nel 1990 con la sua partecipazione a un bando del CREA di Arezzo (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria di Arezzo ) . Successivamente è diventato sommelier e delegato AIS dell’Elba.

Nel giro di poco tempo Antonio Arrighi contribuì al rilancio per la coltivazione di vitigni internazionali, quelli che meglio attecchivano sull’isola. Da allora il viaggio fu in salita, annoverando molti premi e traguardi, tra cui:

Elba e i vini bianchi della Toscana

Senza dubbio la Toscana è una regione vocata principalmente ai rossi, nonostante la Vernaccia di San Gimignano sia stato il primo bianco DOC nel 1966. I vini di Arrighi e quelli elbani in generali si distinguono per lo più per i bianchi, e i passiti. Questo accade in linea con le caratteristiche pedoclimatiche dell’intero territorio, che per la sua natura complessa è difficile da coltivare.

Ecco perché per l’Elba si può ben parlare di viticultura eroica. Il terreno a disposizione è davvero esiguo e per lo più è spalmato in terrazzamenti che devono essere tutti lavorati a mano durante la vendemmia. Poca quantità massima resa, questo è il premio di tanta fatica.

Cosa rende speciale  i vini della Cantina Arrighi ?

La produzione della cantina Arrighi  arriva a circa 42, 000 bottiglie annue tra bianchi, rossi e passiti. Sono vini che provengono da un terroir eccezionale, quello esclusivo dell’Elba.

Tutto il team aziendale è attento a seguire la tradizione insieme all’innovazione tecnologica per tutto il processo di vinificazione. Oltretutto ha saputo sfruttare al massimo il microclima isolano che vanta:

  • Un suolo ferroso, con scisti, galestri e manganese ;
  • Un’ enorme ricchezza di falde metallifere;
  • Il vento che protegge la vite da malattie;
  • Un clima mite tutto l’anno che previene la formazione di umidità e muffe;
  • La brezza del mare che dona un tipico sentore mediterraneo ai vini.

Etichette firmate Antonio Arrighi ai Vignaioli Contrari 2023

Andiamo a vedere più da vicino le etichette che hanno fatto da protagoniste ai  Vignaioli Contrari 2023 :

Bianchi:

  • Arrighi in Bolla 2022: Spumante Metodo Classico fatto di 50% Chardonnay e 50% di  Manzoni Bianco. Le bollicine sono fini e persistenti. Il colore è un giallo dorato che sa di vaniglia e fiori gialli. L’ideale per brindare ai momenti felici o semplicemente per essere degustato tutto pasto;
  • Arembapampane 2022: questo è fatto da 100% di Vermentino toscano, che all’Elba è detto Riminese. Il segreto di questo elisir sono il vento, la collina e il mare in cui cresce. Fermentato e conservato in acciaio, fa affinamento in bottiglia per 3 mesi. Un’esplosione di sentori e sapori che ricordano la macchia mediterranea;
  • Ilagiù 2022: questo è l’Elba Bianco DOC , cioè un blend di uve bianche locali: Procanico (80 % Trebbiano toscano), Ansonica, e Biancone. Fermentato  conservato in acciaio , fa  affinamento in bottiglia per 3 mesi. Un vino di buon corpo, con note fruttate che ben si abbina alla cucina di mare.

Rossi:

    • Tresse : questo è il rosso punta di diamante della cantina, un vino strutturato e destinato all’invecchiamento. Un equilibrio insolito e perfetto di Sangioveto  al 50%, Syrah al   30%, e Sagrantino al 20%. Fa macerazione a contatto con le bucce per 14/16 giorni. Dopo la pressatura il mosto continua la fermentazione.  L’affinamento è fatto in anfore da 800 litri per 15/18 mesi e dopo sta 6 mesi in bottiglia. Una cornucopia di frutti e fiori rossi che rimane deciso al naso e al palato, e che persiste a lungo.
    • Sergio Arrighi: questa è una DOC Elba Rosso riserva, fatta da 100% di Sangioveto  . Un vino che è un omaggio al padre di  Antonio Arrighi , che fa  barrique per 15 mesi. Dal colore intenso e rubino a un gusto carico e goloso, sprigiona sentori di caffè e pepe.
    • Silosò: questo è sicuramente il vino più tipico  dell’Elba , un passito naturale fatto al 100%  di uve Aleatico 100% . Fa affinamento in acciaio per 4 mesi e poi affina in bottiglia per altri 3 mesi. La gente è arrivata a flotte per prenderne un goccio, perché è davvero speciale. Colpisce il profumo intenso di frutti di bosco, e appena si sorseggia sembra di mangiare mirtilli e ribes. In bocca si presenta morbido, fresco con delle note di pepe nero.

Vignaioli Contrari 2023 la voce di un’ Emilia Romagna di valore

Alla luce della tragedia che si è abbattuta in Emilia Romagna, quella dei  Vignaioli Contrari 2023  è la voce di un popolo che non molla. In questa regione si condensano tanti validi prodotti che tutto il mondo ci invidia oltre il vino:  dal   Parmigiano Reggiano  e il prosciutto di Parma fino alla Ferrari.

L’ Emilia Romagna è l’Italia che lavora e va avanti, un concentrato di arte, cultura e ospitalità che è sempre stato un esempio da seguire.  Mi auguro che il governo prenda presto provvedimenti per aiutare come di dovere chi al momento è stremato e fa fatica a sopravvivere.

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Negombo, il parco termale a Ischia

Negombo, il parco termale a Ischia

“Perché correre affannosamente qua e là senza motivo? Tu sei ciò che l’esistenza vuole che tu sia. Devi solo rilassarti”
Osho

Negombo, il parco termale a Ischia

Senza dubbio il Negombo  è uno dei  parchi termali più suggestivi d’ Ischia. Il direttore Marco Castagna mi ha dato la possibilità di perdermi in questo paradiso una domenica di fine Aprile. E così oltre a dimenticare i miei affanni, mi sono rigenerata fisicamente tra gli zampilli di acqua  e agavi giganti.

Come potrete immaginare il Negombo  è un’oasi di benessere immersa all’interno di una natura esotica dalla prepotente bellezza. Occorrono circa due ore per vagare in questo eden, che degrada dolcemente nella baia di San Montano. Questa è una delle spiagge più  esclusive d’ Ischia, una mezza luna di mare cristallino che che abbaglia per i suoi colori e la sua tranquillità.

Vi assicuro che una volta entrati al Negombo   non sarete più gli stessi di prima! Perché vi abbandonerete alle gioie dell’esistenza . E vi prendenderete cura del corpo e della mente . Per cui seguitemi in questa altra avventura ischitana, che mi ha riservato altre sorprese infinte. Come quella del Negombo  di cui vi parlerò in questo articolo. Buona lettura!

Negombo un piacere a cui cedere! 

Ancora una volta il mio viaggio a Ischia mi ha fatto scoprire qualcosa di nuovo e di straordinario, che è il parco del Negombo. Così mi sono incamminata dal mio  ‘Albergo Locanda sul Mare’   un delizioso hotel in via Isolino 80 a Ischia Porto per continuare il giro dell’isola.

Al Negombo ci si può arrivare con i mezzi oppure in macchina o in motorino (c’è un ampio parcheggio coperto).  E addirittura potrete anche farvi una passeggiata e raggiungerlo dal centro di Lacco Ameno, uno dei sei comuni d’Ischia .

Appena  ho attraversato il cancello d’ingresso del Negombo mi sono precipitata verso gli spogliatoi per cambiarmi. Ho affittato un telo. E dopo aver pranzato nel bar adiacente, mi sono incamminata per esplorare questo dedalo di palme e ibiscus rosa confetto.

La baia di San Montano

Ho iniziato il mio tour dalla spiaggia di San Montano, che era davvero incantevole e quasi deserta. Sedermi in riva con la compagnia di qualche gabbiano e sentire solo il fruscio degli alberi è un lusso che non ha prezzo.

Sarà stato perché era primavera, stagione perfetta per soggiornare nell’atollo campano, lontani dalla confusione e dal caldo estivi. Questa è una sensazione meravigliosa , perché si è circondati da un’atmosfera più intima e serena.

Santa Restituta e i gigli bianchi 

Adesso capisco perché Santa Restituta , patrona d’Ischia , trovò conforto alle torture dei Romani  in questo angolo di terra benedetto da Dio. Si dice che le sue spoglie di furono poi devotamente recuperate e custodite nei secoli dai lacchesi.

Ancora oggi ogni 16 di Maggio si celebra la martire con una formidabile festa .  Si tiene sulla sabbia cosparsa di gigli bianchi. Un appuntamento ormai che è diventato un’istituzione a Ischia.   Partecipano in flotte da ogni dove per venerare questa Madonna africana.

Il Negombo , il  giardino verticale del duca  Camerini

Sicuramente la perfezione non esiste. Ma ad avvicinarsi a qualcosa di simile nel 1947 ci è riuscito un romantico aristocratico del Nord con la creazione del Negombo  Si tratta di Luigi Silvestro Camerini ,  un veneto benestante dal cuore d’oro.

Il suo era un animo ribelle specie contro il fascismo. Ciò gli costò alla fine della seconda guerra mondiale l’esilio a Ponza. In seguito gli alleati liberarono Luigi Silvestro Camerini  , che finita la sua galera fu dirottato a  Ischia.  Qui poi  si trasferì definitivamente.

Chi era il duca Luigi Silvestro Camerini?

Figlio di un ricco industriale, e viaggiatore instancabile il duca Luigi Silvestro Camerini aveva avuto un’infanzia agiata. Vagabondò per l’India e l’Asia, appassionandosi alla botanica e al paesaggismo. Laureatosi in lettere, possedeva una grande cultura umanistica, che affinò la sua indole  già sensibile.

Da quando il duca mise piede a Ischia rimase stregato da un preciso punto.  Quello situato tra il Monte Vico e il promontorio di Zaro, dove sorge attualmente il NegomboInizialmente la sua idea era quella di riprodurre  la baia del Negombo (nell’isola di Ceylon, l’attuale Sry Lanka). Un luogo di cui si era innamorato e che diede il nome alla sua regia termale.

Paolo Fulceri e Ermanno Casasco: un sogno diventato realtà

Inevitabile fu la fatica per il duca di concretizzare il suo progetto. Una delle principali difficoltà fu acquistare tutti i poderi che erano divisi tra famiglie locali. Tuttavia, presto si aggiudicò una grande proprietà dove agì indisturbato. Il  passo successivo fu quello di importare piante di ogni genere: africane, australiane, giapponesi e brasiliane. In questo modo ebbe inizio un’impresa straordinaria.

Chiaramente il peso del mantenimento di quel patrimonio il duca lo avvertì subito. E per sostenere la struttura la trasformò da privata a pubblica. Questo accadde nel 1970 per intervento di suo figlio Paolo Fulceri. Questi ingentilì la tenuta per realizzare qualcosa di meno selvaggio.  Da lì si rivolse al Ermanno Casasco, un famoso paesaggista. Un genio che creò un fil rouge all’interno del Negombo oltre ad aree esterni da destinare a svariati usi.

Le novità del Negombo

Certamente gli interventi successivi fatti al Negombo  lo hanno tanto migliorato e valorizzato. Un lavoro certosino di manutenzione e sperimentazione che continua ancora adesso. E non si è mai fermato rispettando l’ambiente e ricorrendo alle tecnologie più moderne laddove è stato necessario. Un impegno costante che è cominciato con:

  • Introduzione di piante mediterranee che c’erano ma non in grandi quantità. Quali per esempio: il mirto, l’olivo, il sughero e altre specie vegetali di origine australiane e americane. Cosa che si allineava con la funzione originale di orto botanico del Negombo    ;
  • Recupero dei terrazzamenti, dei muri a secco e di altre innovazioni, che hanno reso il Negombo  una meta di un turismo internazionale  di qualità;
  • L’istituzione di eventi speciali che contribuiscono al richiamo di molti visitatori ogni anno. Tra questi basta citare Ipomea , una manifestazione che dal 26 al 28 Maggio è dedicata al giardinaggio. Una kermesse allietata da spettacoli e banchetti in cui ammirare rarità in termini di flora.

Negombo e la storia delle terme a Ischia

La complessa origine geologica e vulcanica d’ Ischia è responsabile del suo ricco patrimonio termale. Esso si sviluppa lungo tutta la fascia costiera (fino a 100 metri da essa) e in prevalenza nei centri d’Ischia Porto , Casamicciola, Lacco Ameno , Forio e Sant’Angelo.

Possiamo dire che il Negombo , insieme al Poseidon , è il fiore all’occhiello d’Ischia  in fatto di terme, splendida invenzione nota sin dai tempi degli Etruschi. Sia i Greci che i Romani sfruttarono al massimo i poteri curativi delle acque termali d’Ischia, costruendo molti edifici pubblici.

Il Rinascimento e il medico Iasolino

In seguito durante il Rinascimento ci fu un grande salto in avanti parallelamente alla fioritura della balneazione. Infatti il medico calabrese Giulio Iasolino  studiò e censì la  ricchezza termale ischitana , che venne impiegata in medicina.

Perciò si cominciò a raggiungere  Ischia specificatamente per lenire ferite, e guarire malattie e disturbi di vario genere. Il risultato dell’operato di   Iasolino fu che ad  Ischia  dal 1600 al 1900 cominciarono a spuntare numerosi stabilimenti e alberghi. Proprio in prossimità delle più rinomate sorgenti termali.

Qualcosa di fenomenale che non era solo per ricchi, ma anche per i più poveri con la fondazione nel 1610 Casamicciola delle terme ‘Pio Monte della Misercordia’. Da allora in poi Ischia venne riconosciuta come la stazione termale più famosa del mondo!

Le acque termali d’Ischia

Ischia  deve  parte del suo successo alle sue acque termali che sono curative . Queste acque sono calde o caldissime.  E alimentano i singoli stabilimenti e i giardini termali. Altre invece sgorgano quasi infuocate direttamente in alcune spiagge o nel mare.

Oltretutto in talune parti dell’isola si assiste allo spettacolo dei getti di vapore acqueo, che risalgono verso l’alto con altre sostanze aeriformi. Questo si vede spesso lungo i crinali dell’Epomeo, nelle stufe di molte strutture dedicate, o nelle fumarole di alcuni arenili.

Tre tipi di acqua a Ischia

Ci sono tre tipologie di acqua a Ischia :

  1. Acqua piovana: questa è giovane e rimane piuttosto in superficie dopo essersi insinuata nel sottosuolo. Una parte della pioggia evapora, e un’altra riempie alcuni fiumiciattoli e il mare;
  2. Acqua fossile: è quella invece bloccata in una falda acquifera per migliaia, milioni, o addirittura miliardi di anni;
  3. Acqua juvenile: è quella che è contenuta nel magma, e viene fuori da grandi profondità̀. Per cui è completamente nuova. Ed è  pronta a partecipare per la prima volta al ciclo dell’acqua fuoriuscendo sotto forma di sorgente.

Tipologia delle acque del Negombo

Durante questo up and down nell’acqua si concentrano minerali e miscele gassose, che sono contenuti nelle rocce millenarie che attraversa.  Appena poi si riscalda si gonfia e risale tra fenditure e fratture della crosta terrestre.

Questo fenomeno è percepibile nelle acque del Negombo,   il cui effetto benefico è garantito dalla presenza  del Radon . Questo è un gas definito nobile in quanto stimola l’assorbimento dei sali e il tono muscolare.

In base a degli studi fatti, le acque sorgive del Negombo possono essere così classificate:

  • Minerali : sono quelle che hanno un residuo secco superiore a 1 grammo per litro;
  • Ipertermali: son quelle che escono fuori dalla fonte a una temperatura superiore ai 40° gradi;
  • Salso-alcaline: sono quelle ricche di cloruro di sodio.

I 14 percorsi termali del Negombo

Al Negombo  si contano in tutto 14 piscine termali incastonate in un perimetro di alture che si affacciano su paesaggi mozzafiato. La vista spazia dal mare alle montagne fino ai   pendii scoscesi terrazzati a vigneto. Uno spettacolo a cielo aperto in cui ci si può sempre ritemprare per via di un clima che è sempre mite.

In aggiunta, al  Negombo non c’è un percorso suggerito da seguire. Per cui mi sono abbandonata a vagabondare in questo labirinto magico senza seguire il filo di Arianna. Vediamo da vicino e in breve quali sono i percorsi termali presenti al Negombo  e le loro caratteristiche principali.

1 Buco Nero

Il Buco Nero è un agglomerato di cascate di acqua termale a 32° C che finiscono in  una grotta di  roccia trachitica di origine vulcanica . Si forma una pozza verde smeraldo in cui potete perdere anche i sensi e sognare a occhi aperti.

2 Templare

I doccioni termali a 30° C del  Templare vi coccolano, migliorando il tono dei muscoli della nuca e delle spalle e riducendo la loro tensione. Grande giovamento ne traggono quindi i soggetti sofferenti di cervicali. L’ideale per scordare le fatiche di una giornata e i pensieri negativi o la semplice routine quotidiana.

3 Nesti

Nesti sono tre vasche collegate fra loro a gradoni che terminano in un getto-cascata di 30° C. Sorge davanti una parete di tufo stratificata in un punto molto panoramico. Appartata e silenziosa, è adatta per la riabilitazione motoria. Nella zona sottostante, un pavimento di legno ad uso solarium.

4 Onphalos

Onphalos è una grotta di tufo per antroterapia  profonda 12 mt e   alta 4 mt. Questa è dotata di una base fonda a 32° C dove ci si rilassa.  Segue un flusso di acqua fredda e un pozzo termale. Ci sono dei sedili per doccioni e una serie di tre getti per  le cervicali. Tutta una serie di ambienti diversi per trascorre un weekend in pace con voi stessi.

5 Maya

Maya  e piscina Kneipp (18-38°C) sono due vasche, una maggiore calda, una minore fredda, con gradini e massi. Si passa dall’ una all’altra. Lo sbalzo termico stimola la circolazione periferica e provoca una tonificazione generale corporea e sensoriale.

6 Piccola Vasca Marina

La Piccola Vasca Marina misura mt. 3.40 x mt. 1.65, ed è bassa mt. 1.45. Fondamentalmente è fatta per chi preferisce un idromassaggio forte in vasca con acqua di mare. Un qualcosa di davvero insolito che prende forza dagli abissi per tornare gentile sulla vostra pelle.

7 Irrgang 

L’ Irrgang  o  Labirinto Giapponese è diviso in due piste separate da un muretto, che sono cosparse di ciottoli. Ognuna ha due temperature, una di acqua termale calda (38° C) e una fredda (18° C). Camminando almeno cinque volte da una sezione all’altra, si effettua una frizione plantare per via dei sassi. Questo attiva alcuni punti cruciali del sistema venoso e linfatico.

8 Hamam

L ‘Hamam  o bagno turco presenta elementi simili alla sauna. Favorisce una generale vasodilatazione e l’eliminazione, attraverso una profusa sudorazione, delle tossine accumulate.

9 Piscina grande di mare

Piscina grande di mare è una piscina olimpica a temperatura ambiente per nuoto leggero. Dimensioni: lunghezza mt. 33, larghezza mt 15. Due profondità, mt. 0.90 e mt. 3. È adatta a tutti, e si può comodamente nuotare senza avere paura magari di andare al largo!

10 Piscina marina dell’Arco

La Piscina marina dell’Arco è sia a temperatura ambiente che riscaldata. Questa è principalmente pensata per i bambini. Diametro mt. 6, profondità mt. 1.50. Per le famiglie è un toccasana, perché possono tranquillamente lasciare i propri piccoli a giocare indisturbati senza correre nessun pericolo.

11 Ribollita

La Ribollita è una vasca termale Jacuzzi di 38 ° C. Può ospitare fino a un massimo di 8 persone (mt. 2.20 per mt. 1.80, profondità mt. 0.80).  La sensazione di relax appena ci siede lateralmente su degli appositi sedili con gli spruzzi d’acqua che vi solleticano è sublime.

12 Piscina termale 8

Piscina termale 8 è a 34° C ed è stata pensata a doppio circolo (due diametri di mt. 4.40 e mt. 5.50, profondità mt 1.40) con idromassaggio forte in vasca e caduta di acqua termale dai bordi, a media temperatura. Si consigliano movimenti lenti e una permanenza di 10 min.

13 Piscina grande termale

Piscina grande termale è a 30° C. La bassa temperatura permette ampi movimenti e nuoto leggero. Dopo i primi 15 min. si assorbono oligoelementi essenziali per la terapia analgesica. Con movimenti specifici, le articolazioni acquistano più mobilità ed elasticità.

14 Piscina termale circolare

La Piscina termale circolare è a 38° C (diametro mt. 5.80, profondità mt. 0.90). Esattamente dai bordi cade giù dell’acqua e contemporaneamente dal basso si genera un idromassaggio. Dato il calore elevato è bene fare movimenti lenti per una permanenza di circa e non più di 8 minuti.

Installazioni di arte

Negombo  significa un viaggio infinito in una dimensione extraterrestre. Un salto fuori dall’ordinario che poi altro non è che una realtà percettibile e dinamica fatta delle meraviglie del Creato. A cui il genio dell’uomo ha partecipato ridefinendole in delle vere e proprie opere d’arti. Non potevano mancare capolavori presenti sottoforma di installazioni di illustri artisti quali:

Centro benessere del Negombo

Dopo avere peregrinato in questo luna park di tesori nascosti e piaceri sensoriali mi sono abbandonata a un massaggio Ayurvedica rivitalizzante e senza fine. Mi sono accomodata al centro benessere del Negombo   e sono uscita come rinata.

Mi hanno accolto con un gran sorriso  Enzo Nicotra e Angelo Iervolino , due operatori che  come altri si prendono cura dei clienti con professionalità e cortesia. Mi hanno davvero spiegato tutto quello che si può fare all’interno del centro benessere del Negombo   . Il problema è stato che non volevo andare via, perché essere trattati bene fa bene all’anima e crea dipendenza.

Oltre ai massaggi si possono anche prenotare cure inalatorie e altri trattamenti che gioveranno alla vostra salute e al vostro splendore estetico (clicca qui per il listino prezzi) . In tutto si contano 16 cabine, che sono provviste di macchinari super tecnologici. Potete anche fare un po’ di acquarelax in una piscina coperta.

Perché concedersi un massaggio?

Oggi come oggi è un lusso potersi permettere le terme e un massaggio ma una volta nella vita bisogna farlo. Staccare la spina e dedicare un attimo a noi stessi è un dovere , e dovrebbe essere un rituale anche nel mondo del lavoro. Perché se si sta bene si produce anche di più e meglio.

Ma accontentiamoci magari di una vacanza al Negombo  e al suo centro benessere per sciogliere la tensione e tonificarci. I massaggi infatti allentano i muscoli e diminuiscono lo stress. Per noi donne poi è fondamentale il giovamento che donano all’epidermide che risulta più luminosa e levigata. Spariscono le tossine e di conseguenza si rafforza il sistema immunitario e si cancella l’inestetismo della cellulite.

 

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Perché andare al Negombo?

In conclusione, posso garantirvi che recarsi al Negombo  è stata un’esperienza unica e indimenticabile. Baciata da un sole ancora tiepido e avvolta da un silenzio assordante non ho fatto caso al trascorre del tempo. Ogni tanto bisognare oziare, perché apporta tanti vantaggi. Ci si concentra su noi stessi e l’unico obiettivo è volersi bene.

Il  Negombo  è un modo per riprendere un dialogo con il nostro Io, per estraniarsi da tutto e tutti. In uno spazio incantato si impara a lasciarsi andare, che dovrebbe diventare una filosofia di vita. Ogn tanto fate in modo che tutto vi scivoli addosso armonicamente senza essere troppo razionali. E allora fatela anche voi una follia, e catapultatevi a Ischia per  sognare ad occhi aperti.

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Banksy

Banksy

“Nothing in the world is more common than unsuccessful people with talent, leave the house before you find something worth staying in for. ”
Banksy

Banksy, l’anima pop di Bristol

Classe 1974, Banksy è uno degli street artist più famosi al mondo. Non ci sono dubbi al riguardo! Nel giro di poco tempo la sua notorietà è aumentata sempre di  più. Originario di Bristol  la sua esistenza è avvolta dall’anonimato, che a quanto pare inizialmente è stata involontaria. Cosa che però per ovvie ragoni gli è tornata comoda, visto che ancora non ha deciso di mostrare il suo volto a nessuno!

Pare che  sia  stata colpa di alcuni giornalisti di Londra! Questi non avrebbero avuto molta voglia di identificare uno a uno a  Bristol   il personaggio che imbrattava la capitale inglese. Perciò hanno dato per scontato (non avendo mai saputo realmente chi fosse) che Banksy  si mantenesse in incognito per volontà sua. Scopriamo qualcosa di più su questo personaggio straordinario in questo articolo!

Chi è Banksy? 

Chi è Banksy allora? Bella domanda!  Ci sono varie  ipotesi , tra cui quella che sia una donna o addirittura un gruppo di sconoscuti. Comunque, in riferimento alle tesi più accreditate del momento, una di queste due personalità   potrebbe essere Banksy:

Banksy, qualcosa sulla sua biografia

Come potete capire Banksy è un rebus da risolvere.  Ma questo ha ulteriormente rafforzato il suo successo. Ci sono molti comunicati sparsi sulla sua biografia.  Come per esempio la leggenda legata al suo nickname, che  farebbe riferimento alle sue doti calcistiche. Infatti pare sia stato inventato in base al nome del mitico portiere Gordon Banks . A diffondere questa  congettura sarebbe stato Nobby Stiles, calciatore del Manchester .

Sveliamo qualcosa sulla sua famiglia e la sua adolescenza  secondo alcuni studi pubblicati sul ‘Mail on Sunday’   nel 2008.  Banksy sarebbe cresciuto a Yate, un sobborgo piuttosto malandato di Bristol  . Figlio di un tecnico stampanti e di un’infermiera, avrebbe frequentato una scuola privata. Ma non si sarebbe mai iscritto a nessuna facoltà a indirizzo artistico.

‘Barton Hill’, starting point dell’arte di  Banksy

Dati più sicuri sono quelli che riguardano  la susseguente carriera   di Banksy . A ‘Barton Hill’ ,  un’ area periferica di Bristol, sarebbe iniziato il suo amore  per la street art . Cosa che si è  concretizzata inizialmente nel dipingere le pareti di un’assocazione  giovanile di accoglienza.

Successivamente nel 2000  Banksy  si è trasferito a Londra , che  ha rappresentato il  trampolino di lancio per i suoi primi esordi artistici  (soprattutto da Shoreditch  a Portobello Road). Da allora in poi si è spostato parecchio,  e   negli USA  è rimasto per ben un mese.

L’arte secondo Banksy

La street art di Banksy è irriverente, ribelle ed è intrisa di una satira pungente. Le sue opere sono graffiti che hanno come tema:

  • Politica;
  • Cultura;
  • Etica;
  • Brutalità della società moderna;
  • Sfruttamento degli animali.

Le  tele di Banksy sono le superfici di spazi pubblici in disuso e abbandonati . Un modus operandi di natura anarchico e sovversivo, che spesso gli ha causato guai con la legge!

Oltretutto per scongiurare l’arrivo della polizia e velocizzare i tempi delle sue creazioni,  Banksy è dovuto ricorrere alla tecnica dello stencil  .

Cosa è lo stencil

Cosa è lo stencil ? Si tratta di riprodurre sagome sui muri attraverso degli stampi di carta, che poi sono spruzzati di colore nero . Suo maestro in questo campo è stato l’artista francese Blek Le Rat. La conferma della sua firma la rivela attraverso i suoi canali sociali, come quello di instagram.

Lo stencil  è per Banksy qualcosa di immediato da realizzare , ma che parimenti affida all’apparente e voluta semplicità della composizione il compito di denunciare ogni forma di abuso. Con tutti i problemi e le difficoltà della nostra società a Banksy non mancheranno certamente gli spunti per avere altro per cui fare rivoluzioni con bombolette a spray!

memorabili tasselli del mosaico Banksy!

Banksy è un artista poliedrico che spazia da opere di strada di enormi dimensioni a progetti multimediali e di altro genere. Non si sa mai cosa gli salta in mente. E credo che sia questa la sua arma vincente e il segreto della sua popolarità. Altrimenti non si spiegherebbe come mai si fanno art exhibition rivolte al suo genio artistico in ogni angolo del pianeta.

In basso vi propongo delle pazzie artistiche di Banksy che  lo hanno immortalato nell’eternità. Da quadri che ha fatto fuori mentre erano acquistati a prezzi vertiginosi a negozi che hanno avuto la durata di un battito di ciglia. E il bello penso che debba ancora venire. Ci si può aspettare davvero di tutto da Banksy!

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‘The Girl with the balloon’ 

 ‘The  Girl with balloon’  del 2022  è il graffito di una bambina che lancia un palloncino rosso a forma di cuore. Simbolo indiscusso di  speranza, esso si ammira nelle scale del Waterloo Bridgesul lato di South Bank a  Londra.

Nel 2018 l’iconica ragazzina venne battuta all’asta di ‘Sotheby’s’ per poi essere distrutta nello stesso attimo della vendita! Aperta protesta quella di Banksy contro la mercificazione dell’arte. Nel 2019, più di 500 suoi lotti sono stati battuti per un valore di circa 23 milioni di dollari.

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2.  ‘Think Tank’  

Nel 2023 Banksy ha eseguito il disegno per  la copertina di ThinkTank, settimo album dei ‘Blur’ Il gruppo musicale era stato già reduce da molt problemi di salute e perdizione dei singoli membri. Il disco era nato in Marocco , dove avrebbero abitato in una sorta di riad tra gli ulivi.

Le visioni avute a Marrakech, furono tante insieme a dissenteria. Tra le loro  visioni mistiche si racconta di ambulanti  andalusi  che strimpellavano  melodie senza senso , o trattori presi a bastonate e altre follie. Per cui Banksy è stato il fiore all’occhiello per etichettare le loro note più popolari.

3. ‘Flowers’ 

‘Flowers’ del 2005  è il graffito di un manifestante con il volto coperto che lancia un mazzo di fiori. Anche qui c’è allusione al desiderio di pace. ‘Flowers’   è stato fatto sulla cortina eretta da Israele per isolare la Cisgiordania.

In questi paraggi nel 2017 Banksy ha pure  arredato il   ‘Walled Off Hotel . Questo è un albergo gioiello, e volutamente ha decorato le stanze con affaccio sulla barriera di separazione israeliana a Betlemme. Un gesto decisamente provocatorio per attirare l’attenzione verso questa realtà disumana.

Altre cose strane di Banksy! 

Difficilmente si potrà mai avere un’idea completa di Banksy . Per questa ragione bisogna accontentarsi di pillole informative sul suo conto . Senza logicamente  dare mai  nulla per definitivo, perché ci potrebbe sempre essere qualche altra stupefacente novità che stravolge!

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Banksy in Italia

Anche in Italia sono presenti opere di Banksy:

Non si finisce mai con Banksy!

Impossibile dilungarsi ancora su tutto quello che è l’arte di Banksy . Tra le altre cose spesso si è presentato all’interno dei più gradi musei del globo. Ci ha lasciato di nascosto caricature di capolavori . Ovviamente l’intento è stato quello di sottolineare il suo essere un fiero detrattore del feticismo collezionistico.

Banksy non finisce mai di stupire. Adesso vi propongo di seguito qualche chicca del genio della bomboletta , che ho beccato negli angoli più nascosti di Bristol .

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Bodegas Josè L. Ferrer

Bodegas Josè L. Ferrer

“Quando sei felice bevi per festeggiare. Quando sei triste bevi per dimenticare, quando non hai nulla per essere triste o essere felice, bevi per fare accadere qualcosa.”
Charles Bukowski

Bodegas Josè L. Ferrer 

Senza dubbio la Bodegas Josè L. Ferrer è un’istituzione divina a Maiorca. Diciamo pure che è la cantina per eccellenza dell’arcipelago delle Baleari. Ancora una volta la curiosità verso il vino mi ha portato a scoprire un territorio immenso. Quello di Maiorca appunto , che vanta un ricco patrimonio culturale, artistico, paesaggistico ed enogastronomico.

Così ho trascorso la mia Pasqua a contemplare , oltre le coste infinite di questo eden spagnolo. Ho sopratutto peregrinato  verso l’entroterra. E proprio qui  ho avuto un assaggio del meglio dei piatti e dei nettari maiorchini. In questo articolo vi propongo un viaggio enoico nel cuore dell’isola.  Un posto che vale la pena di esplorare non solo per le sue baie cristalline e i suoi monumenti. Venite con me e capirete che ci sono vari motivi per regalarvi una vacanza in questo angolo di paradiso.

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Bodegas Josè L. Ferrer, un salto a Inca per i cellers

In modo particolare il mio tour  ha interessato il lato interno  a Nord Ovest di  Maiorca. Prima  della  Bodegas Josè L. Ferrer c’è stata una tappa molto succulenta , quella a Inca. Questo paesino con le sue viuzze ciottolate e le sue chiese circostanti è celebre per il suo cuoio e le sue scarpe. Non è finita qui. La gloria di Inca sono i suoi  cellers .

I cellers  sono  ristoranti caratteristici, che sono  ricavati da vecchi depositi dove si faceva il vino in casa. Se volete mangiare e bere maiorchino accomodatevi pure in una di queste osterie . Qualcosa di diverso dai soliti  locali più alla moda, assalite dalle orde estive di  stranieri in fuga.

In quale celler andare a Inca? 

Se non avete idea di quale celler scegliere, vi propongo questo in basso, dove  tra l’altro ho beccato i vini della Bodegas Josè L.  Ferrer:

  • DAYLA – Vins i Tapes in Carrer Bisbe Llompart, 4 :   è un celler molto accogliente.  Il personale è estremamente gentile. Ti senti come a casa. I ragazzi dello staff  mi hanno aperto le porte . Nonostante fossi arrivata in orario quasi di chiusura. Il mio menù ha previsto: un fritto di gamberi rossi spadellati con aglio, pomodorini e peperoni. E una serie di calici di bianchi del posto.

La DO di Benissalem

Così dopo il lauto pranzo a Inca,  sono salita in treno per andare a visitare la cantina  Bodegas Josè L.  Ferrer .   Dopo venti minuti mi sono ritrovata a Benisallem.  Quella di Benissalem è la  prima DO (1990) delle Baleari per la produzione di rossi e rosati.

In questo pueblo interno di Maiorca il re dei vitigni è quello  autoctono detto Manto Negro. Esso è anche conosciuto come Callet . Ed è un incrocio tra Callet Cas Concos e Fogoneu. Dato il suo basso contenuto di antociani , la poca acidità e il basso contenuto alcolico,  Manto Negro si presta per rossi leggeri. Il suo  potenziale aromatico medio fornisce aromi di frutta matura e  melograno.

Altri vtigni della DO di Benissalem

A Benisallem ci sono dunque le condizioni ideali per la coltivazione di altri vitigni indigeni e internazionali. Molti dei quali sono gli stessi della Bodegas Josè L.  Ferrer

Il Manto Negro,vitgno re  della  Bodegas Josè L.  Ferrer e di Maiorca

Generalmente il Manto Negro è un’uva decisamente da taglio. E per lo più  si mesce con il Cabernet Sauvignon, il Syrah o il Tempranillo. Ultimamente però i winemaker  maiorchini lo sperimentano in purezza , e con ottimi risultati .

Quella di Benisallem  è un’area davvero privilegiata. Infatti è situata  al centro di Maiorca . Ed è protetta dalla Serra de Tramuntana. Questo è un sistema montuoso che raggiunge i 1.400 metri di altezza . E protegge i filari dal gelo e dai venti freddi del Nord.

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Il Moll , il bianco della  DO di Plà i Llevant 

Un’ altra DO (1999) è  quella di Plá i Llevant a Sud Est di Maiorca.  Raggruppa 19 municipalità :

I terreni (altzza massima di 100 metri slm ) qui  sono abbastanza fertili e rossi per la presenza di ossido di ferro.  Oppure bianchi per il contenuto di  argille, carbonato di calcio e  magnesio. Il drenaggio è buono e permette una profonda penetrazione delle radici. Senza dubbio importante è la temperatura , che  è mite tutto l’anno.

Il vitigno pricipe è quello del Moll o Prensal Blanc . Un’ uva  dalla buccia chiara, che genera bianchi fruttati e minerali, con aroma di di mele verde con finale mandorlato . I rosati sono invece agrumati, e gli spumanti quasi eterei.

Maiorca, vino poco ma eccellente

Il vigneto rappresenta una delle colture maggioritarie di Maiorca,  che si alterna  con mandorli, carrubi, fichi e ulivi. Il sistema di allevamento tradizionale è quello a guyot e cordone speronato. L’intera superficie vitata ammonta a circa 1000/2000 ettari. Non è tanto, per cui si predilige la qualità alla quantità.

Il motivo della poca espansione dei vigneti è dovuto principalmente all’elevato costo della terra. Non c’è da stupirsi, anche perchè Maiorca è diventata una meta immobiliare molto ambita da parte dei norderuopei con i soldi in tasca. Possiamo con certezza affermare che al presente la viticultura è un volano dell’economia maiorchina , che ha davanti un futuro prospero.

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Benissalem, un pueblo di meraviglie

Dalla stazione ferroviaria alla Bodega Ferrer  con sede a Benisallem  c’è una buona mezz’ora di camminata. Durante il tragitto nella cittadina rimarrete ammaliati dalla cura delle abitazioni. Sono tutte lastricate di pietra bianca, basse e adornate di piante. Il silenzio è imperante, interrotto qua e là dal miagolio dei gatti o dalle voci dei bambini che giocano  per strada.

A Benisallem , un  villaggio di appena 8000 anime, senza dubbio merita una menzione  la piazza centrale. In mezzo ad essa si staglia la Chiesa di Santa Maria Robines . Un perfetto esempio di stile barocco del XVIII secolo. Ovviamente questo è il punto di ritrovo di Benisallem,   una sorta di salotto cittadino  , che è vivo  durante tutto l’anno.

Prima di arrivare a destinazione alla Bodega Ferrer , passeggiando per i vicoli ho scovato altre aziende vitivinicole.  In tutto  se ne contano 70 a Maiorca. Purtroppo  erano tutte chiuse per via della festività pasquale.

Storia del vino a Benissalem

Logicamente Benisallem   deve la sua fama alla produzione di vino! La tradizione enologica della DO  di Benissalem  si riflette nei suoi riferimenti storici. L’introduzione della vite risale  al 121 d.C. Già nel I secolo d.C., Plinio parla dei vini delle Baleari, confrontandoli con i migliori d’Italia.

Anche durante il periodo della dominazione musulmana, nonostante i divieti del Corano,  si faceva il vino a Maiorca. Dopo la conquista, le Corti d’Aragona prima, e poi di Castiglia, favorirono la relativa espansione della coltura della vite, attraverso un regime di permessi di piantagione.

Il vino di Benissalem in letteratura

Troviamo riferimenti ai vini di Binissalem in queste opere letterarie:

La coltivazione della vite n generale  a Benisallem e a Maiorca ha attraversato momenti di splendore . E counque  altri di declino legati alla prefillosserica, alla postfillosserica, alla guerra civile spagnola e al boom turistico degli anni Sessanta. Si ebbe  una nuova ripresa alla fine degli anni Ottanta. Da allora, c’è stata una continua crescita del settore.

Zona geografica della DO di Binissalem

La zona geografica della DO Binissalem è costituita dai comuni di:

Con un’estensione di 154,75 km quadrati si tratta di una pianura ovoidale molto fertile , tutta esposta a Sud-Est . Si eleva ad un’altezza compresa tra 70 e 140 m s.l.m. 8 (intorno si possono avere anche alture di 400 metri).

Il terroir delle Baleari

Il terroir delle Baleari è il responsabile di rossi e bianchi unici al mondo, che hanno come tratto distintivo i profumi del Mediterraneo.

I terreni sono  ricchi di sedimenti calcarei e di arenarie silicee rosse . Essi danno origine a suoli dai toni bruni o rossastri. Il clima è mite. Al contrario le precipitazioni medie annue diverse in relazione alle stagioni. I monti fanno da scudo  ai venti .Mentre la  vicinanza al mare è responsabile di una vivace mineralità.

Bodegas José L. Ferrer, una storia di amore per il vino 

Appena sono arrivata all’entrata della Bodegas Josè L.  Ferrer sono rimasta affascinata dall’architettura moderna e al contempo retrò dell’impresa vitivinicola. Un edificio color ocra molto lineare e semplice . Esso  vanta degli esterni e degli interni ampi e luminosi. Questi sono  divisi in:  sala degustazione, ristorante , laboratorio e barricaia.  Ci sono circa 130 ettari di vigneto che circondano lo stabile dove crescono:

Inaugurata nel 2017, quella della Bodegas Josè L.  Ferrer è  un’attività di famiglia che dura da quattro generazioni. Sin da quando nel 1931 José L. Ferrer , il fondatore, ha messo su la prima pietra. Da allora sono passati circa 85 anni . Nell’arco d quasi un secolo la Bodegas Josè L.  Ferrer ha  rispettato la tradizione nel fare vino con un occhio attento all’innovazione teconologica.

Bodegas Josè L.  Ferrer , perchè sono stati i pionieri del vino a Maiorca?

Bodegas Josè L.  Ferrer è un’azienda vitivinicola rappresentativa del patrimonio enoico di Maiorca,  e delle Baleari, che   ha un passato  millenario . Sono stati tra i primi  a Maiorca  a :

  • valorizzare i vitign autoctoni ;
  • adoperare tecniche uniche di coltivazione dell’uva; 

  • fare  imbottigliamento meccanico ; 

  • invecchiare i rossi  in botti di rovere di legno ; 

  • favorire l’uso di sistemi di irrigazione all’avanguardia.

La Bodegas Josè L. Ferrer oggi 

Oggi Bodegas Josè L.  Ferrer  è gestita dal nipote José L. Roses e dai figli, María e Pepe. Tutti quanti  seguono  le orme del bisnonno. Gli spazi adella tenuta sono grandi. Ognuno di essi  è dedicato a tutto quello che serve per l’intero processo di vinificazione, che si svolge secondo criteri rigorosi.

Il riusltato di tanto lavoro è una produzione di circa 800, 000 bottiglie all’anno, che si esportano in Spagna e all’estero.  La tenuta offre anche la possibilità di fare dell’ottimo turismo enoico che poggia sulle visite in cantina, sui dei percorsi prenotabili in treno, e su abbinamenti tra vino e specialità della cucina locale.

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Bodegas Josè L. Ferrer, quattro vini in degustazione

Quando mi sono entrata alla  Bodegas Josè L.  Ferrer ho incontrato Sandra Waldmann e Ilhan Kaic Velasco. Lei è un’Italiana esplosiva per metà tedesca. Lui un giovane ragazzo che studia economia . Entrambi fanno parte dello staff dell’accoglienza, che mi hanno guidato nella mia visita alla cantina. Momenti davvero  fantastici.

Chiaramente la parte più interessante del mio arrivo alla Bodegas Josè L.  Ferrer  è stato quello della degustazione . Mi sono seduta su uno sgabello e nella botte fatta a tavolo mi sono state servite  quattro etichette formidabili.  Vi lascio qualche appunto in merito a ciò che questi vini mi hanno trasmesso. Devo confessarvi che non hanno nulla da invidiare a quelli prodotti in Italia o altrove . Sono stati davvero una piacevole sorpresa, perché associavo lo splendore di  Maiorca solamente alle sue acque blu!

Brut e un bianco della Bodegas Josè L. Ferrer

1.Veritas Brut Naure 2022: un brut di 12 gradi fatto con 100% di Moll . Di colore giallo paglierino, le bollicine si espandono fini e in moto costante.

L’aroma è complesso, al naso è come il Verdeho, molto fruttato. Al palato si avvertono note di pera , ananas, e anice. Ha una spiccata acidità, con una punta di amaro che rinfresca;

2. Pedra de Benissalem Blanc 2022 : un bianco di 12, 5 gradi  fatto con 100% di Moll . Le uve sono raccolte a mano durante la prima settimana di Agosto, poi sono tenute in fresco a 2° C e sottoposte a una macerazione pellicolare .

La seconda fermentazione avviene a temperature basse in vasche di alluminio. Alla vista è giallo pallido con riflessi verdognoli, trasparente e brillante. Fresco e aromatico, al palato ha note floreali e fruttate, rilevando un’ acidità equilibrata.

Rossi della Bodegas Josè L. Ferrer

3. Veritas Roig 2022 : un rosè di 11, 5 gradi  fatto con 100 % di Mantonegro. Il suo è un rosa tenue e pulito, ottenuto con una lieve macerazione sulle bucce.Sembra di annusare una rosa, e della frutta bianca. In bocca è come avere delle fragole, con una punta di limone e arancia. Un vino secco, leggero e un tantino amarognolo, bilanciato e con una persistenza intensa e aromatica;

4. Veritas 2012 : un rosso di 14 gradi   fatto con  70 % Mantonegro e 30% di  Cabernet . Dal coloro rosso rubino brillante , affina 40 mesi in  botte di rovere francese. Al naso sprigiona sentori di pepe e liquirizia, lasciando un pò di amaro.  Appena si beve invece risulta più succoso ,  morbido e setoso. Evidenzia una certa acidità che gli conferisce freschezza.

Bodegas Josè L.  Ferrer , un motivo per ritornare a Maiorca

Non è facile descrivervi i vini della Bodegas Josè L.  Ferrer , bisogna recarsi in loco e provarli di persona. Ho appreso in modo molto semplice sui vini maiorchini , capendone  i loro  caratteri distintivi .

Per esempio ho imparato alla Bodegas Josè L.  Ferrer che i bianchi maiorchini alla vista hanno un giallo pallido dorato. Essi sono molto aromatici , ricordano l’odore di fiori e frutta delicata.  Si fanno notare per la loro freschezza. Al contrario i rosati variano dal rosa pallido all’arancione, sono sfavillanti e limpidi. E infine i vini rossi hanno una grande personalità , specie se in blend, e affinati. Il loro sapore è molto persistente e sono ricchi di tannini.

La mia esperienza alla Bodegas Josè L.  Ferrer è stata indimenticabile . E  posso garantirvi che vale la pena concedersi una sosta di vino  se volerete a Maiorca. Ve lo suggerisco vivamente di staccare presto un biglietto. Resterete abbagliati dalla luce del Mediterraneo, dalla sua bellezza dirompete e dal calore della sua gente.  ¡ Buen viaje!

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Maiorca

Maiorca

“El mundo es un libro y aquellos que no viajan solo leen una página”
Agostino d’Ippona

Maiorca è il Mediterraneo

Che dire di Maiorca, che è la più grande isola  dell’arcipelago  delle Baleari in Spagna. Una terra  che fa sognare. Si estende per circa  3.640 km² . E conta circa  923.608 abitanti. Nonostante sia meta di un turismo internazionale di alto e medio livello, Maiorca è ancora tutta da esplorare. Perché a gli spazi sono infiniti.

Davvero Maiorca mi ha conquistato assieme alla sua capitale che è Palma . Il versante occidentale è quello che mi ha colpito maggiormente . Per le sue dolci colline e le sue baie cristalline.  L’ho perlustrato in quattro giorni a Pasqua. Ed è proprio di questo viaggio che  vi parlerò in questo articolo. Così avrete qualche spunto per una prossima vacanza magari proprio a  Maiorca! Buona lettura!

Palma di Maiorca, c’est la vie !

Senza dubbio Palma  di Maiorca è il luogo ideale dove soggiornare per visitare tutto l’atollo spagnolo. Vi consiglio vivamente  di scegliere un albergo a Plaza España Palma . Quest’ultima è la stazione principale in cui corrono tutti i mezzi di trasporto per girare Maiorca:

Inoltre Plaza España Palma  è dotata di cassette sicurezze per i bagagli. E ancora ci sono  postazioni per affitto bici, supermercati e bar.

Praticamente chiunque vorrebbe stare a Palma di Maiorca , perché è dinamica, e  organizzatissima. Oltretutto  il clima è mite tutto l’anno. Invidiabile  l’aeroporto Son Sant Joan che fa scalo in tutto  il pianeta e dista appena 8 km dalla metropoli (clicca qui per info) .

La fine dei viaggiatori romantici!

Sostanzialmente  Palma di Maiorca è un eden facile da raggiungere. Non a caso è sovraffollata costantemente da migliaia di turisti . E molti stranieri (per la stragrande maggioranza  nordeuropei in pensione) ci svernano!

Il volto di  Palma di Maiorca  è cambiato con l’avvento del   boom del turismo degli anni ’50. Ovviamente questo ha avuto vantaggi per l’economia locale.  Ma al contempo ha mortificato  la sua  natura  con il cemento delle  catene alberghiere che dilagano ovunque. Per questo motivo , Maiorca  rischia di perdere  molto del suo charme esotico.

Primo giorno. Nel cuore di Palma di Maiorca

Come potete immaginare, metà della popolazione risiede a Palma di Maiorca . Fondata dai Romani, il suo passato coincide con quello dell’intero territorio . Esso è stato devastato dai Vandali, e poi  plasmato dai Musulmani   e dai  Cristiani. Un crocevia  di culture diverse,  che hanno lasciato traccia del loro passaggio in ogn dove.

Palma di Maiorca  è   molto animata sia di notte che di giorno specialmente in due punti:

  • Lungomare e porto : qui si può fare sport . Oppure si può ascoltare musica davanti a un drink. Oltretutto esso è uno dei più importanti della Spagna. Infatti si distingue per l’intenso traffico di navi da crociera   e  per le famose regate . Tra queste vanno menzionate  quella della Coppa del Re e  del  Trofeo SAR Princesa Sofía;
  • Playa de Palma : questa è la spiaggia cittadina di 4km che è sia libera che attrezzata. Non sarà paragonabile agli anfratti sabbiosi più remoti di Maiorca. Ma è una fortuna averla così vicina. Per godersi il sole della city , accovacciati  come dei gabbiani nel relax più totale.

4 Cose da vedere nei dintorni di Palma di Maiorca in una mattinata

Non è una novità ,  Palma di Maiorca è gigantesca.  Ad ogni modo una giornata sarà sufficiente per rimanere affascinati dai sui tesori.  Quelli che vi propongo in due tappe. Una fatta la mattina , che ha toccato i posti semicentrali. E un’altra fatta il pomeriggio , che ha interessato il centro storico.

L’elenco di cosa vedere e fare a Palma di Maiorca è sinceramente interminabile. Perciò se avete meno di una settimana, vi suggerisco  di fare una selezione. Venite con me ad  afferrare lo spirito popolare e artistico dell’urbe.

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1. Il  Mercato Olivar e il Mercato di Santa Catalina

Il Mercato dell’ Olivar  (1951) e il Mercato di  Santa Catalina (1900) sono i due principali mercati al chiuso di Palma di Maiorca(clicca qui per saperne su altri ). Sinceramente è stata un’avventura enogastronomica formidabile. Perché  si possono sia acquistare che assaporare le specialità enogastronomiche più tipiche. Tra i banchi di pesce, carne, verdura, dolci, e i bazar di souvenir , le delizie che ho divorato sono:

Altre specialità della cuisine maiorchina sono:

Dove avere un assaggio di tutte queste bontà? Fate come me e recatevi in due osterie a Palma di Maiorca:

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2. La  Basilica di San Miguel

La Basilica di San Miguel  risale al XIII secolo . Essa è la chiesa più antica di  Palma di Maiorca , insieme a quelle di  Santa Eulalia, Sant Jaume and Santa Creu . In origine era una moschea.   Poi diventò tempio cristiano dedicato all’Arcangelo Gabriele.

La Basilica di San Miguel è a navata unica con cappelle laterali e campanile quadrato. Essa fu rimaneggiata nel corso del XVII secolo in stile gotico . Di notevole impatto è il portale (1398) eseguito dallo scultore Pere de Sant Joan. Vi è raffigurato il teologo Ramon Llull assieme a una Vergine con il Bambino e due angeli sul timpano.

Appena si mette piede dentro la  Basilica di San Miguel , il  Barocco esplode in tutto il suo rigoglio. Si fa notare una pala di altare attribuita a Francisco de Herrera. Qui il tema è quello di San Miguel che sconfigge il diavolo.  Oltre agli arcangeli San Gabriel e San Rafael.

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3.  La   Rambla

 La Rambla  nei paesi spagnoli ( e in America Latina) è un viale lungo e largo adibito a piazza . Fu introdotta nel XIX secolo quando si dovevano riprogettare nuovi impianti urbanistici. L’intento era quello di creare aree comuni per le attività sociali ed economiche.

La Rambla di Palma di Maiorca  sorse dove prima circolava il torrente Riera. Questo fu poi deviato nell’attuale Paseo Mallorca. Si estende per 350m  dall’incrocio di Los Olmos (Calle de los Olmos), Roma (Via Roma) e Baron Piapara (Carrer del Baro de Pinopar) al Teatro Principal.  Da cui i gradini  conducono alla Plaza Mayor (Piazza Principale).

La Rambla di Palma di Maiorca ha un passaggio pedonale al centro. Lateralmente si dtinguomo  due corsie alberate  per il traffico. SI può deifinire un  boulevard a tutti gli effetti . Esso è costellato da chioschi di fiori e piante, che  rallegrano la vista.

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4.  Il museo moderno dell’ Es Baluard

Es Baluard è un museo di arte contemporanea  in Plaça de la Porta de Santa Catalina, 10 . L’edificio è lineare e moderno. Dalla vetrata dell’ingresso si accede ai  tre piani. Qui  si allestiscono le mostre. Al mio arrivo sono state esposte installazioni, e opere.  L’argomento era quello dell’evoluzione degli esseri umani e delle  immigrazioni dall’Africa. Gli autori principali sono stati:

  • Eduardo Eielson e la riflessione sul linguaggio che coincide con i segni che riportano a loro volta a un concetto;
  • Susy Gomez e il ruolo della  memoria;
  • Nauzet Mayor e il senso dell’identità in azione attraverso frammenti ed equilibri.

4 Cose da vedere nel centro storico di Palma di Maiorca in un pomeriggio

Palma di Maiorca  è una metropoli che si può ammirare passeggiando tranquillamenti tra i suoi vicoli.  La mia prima destinazione è stato il suo centro storico, che si può  ispezionare in mezzagiornata .

Mi sono fatta sedurre dal fascino della città vecchia di Palma di Maiorca , che è chiamata  Casco Antiguo in Spagnolo. Il suo labirinto di viuzze pittoresche invita a fare tutto senza fretta. Quello che avrete di fronte è un tuffo in epoche diverse, raccontate da tanti  monumenti, chiese,  patio,  palazzi nobiliari, e molto altro ancora.

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1. La Llotja de Palma

La Llotja de Palma è un palazzo in arenaria del XV secolo, che era adibito a sede della borsa dei mercanti. Il genio maiorchino di Guillem Sagrera ne fu l’artefice. Ci si lavorò fino al 1448. Per cui la  Llotja de Palma rappresenta il massimo dell’espressione del  Gotico a Maiorca.

Internamente alla Llotja de Palma si susseguono sei esili colonne che sono attorcigliate su se stesse . Si uniscono poi ad un’ alta volta ogivale, avvalorata da  una torre ottagonale provvista di merlature. Le facciate laterali sono forate da enormi archi , raffinati trafori e doccioni con l’ aspetto di animali fantastici.

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2.  Il Palazzo Almudaina

Il Palazzo Almudaina era originariamente  la residenza ufficiale dei sovrani arabi.  E poi nel XIV secolo quella del re Giacomo II. Attualmente vi risiede il re spagnolo in qualche occasione ufficiale. La costruzione è ampia e la visita dura un’ora circa . Nella sua pianta quadrata vi  si possono contemplare due ale dstinte, quella a sud del Palazzo del Re e quello a ovest del Palazzo della Regina .

Lo stile è quello gotico e ha subito variazioni sul finire degli anni ’70. Le mura del Palazzo Almudaina proteggono dei piccoli orti botanici interni. Maestose sono le stanze egregiamente conservate, tra cui si annoverano:

  • Il ‘Patio de Armas o de Honor’ ( ‘Cortile delle Armi o dell’ Onore’) , dove adesso si svolgono i ricevimenti della Famiglia Reale;
  • I ‘Baños Árabes’ (‘Bagni Arabi’)  , terme del periodo musulmano ;
  • Il  ‘Salón Mayor’ (‘Salone Maggiore’)  ,  utilizzato  per fare eventi e ricevimenti.

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3. La Cattedrale di Palma di Maiorca, detta la Seu 

La Cattedrale di Santa Maria è qualcosa di davvero memorabile perché costeggia il porto.  Essa rimanda al XIII. Oltre al Gotico   predominano altri stili architettonici,   perché è stata modificata. L’intervento di maggiore spicco fu quello di Antonio Gaudi nel Novecento.

Detta comunemente  La Seu  ,  è  stata progettata dagli architetti Joan RubióJaime Fabre, e Ponç des Coll. Si abbatté una moschea per erigerla.  Palesemente essa simboleggia la potenza cristiana. Questo perchè fu fatta nel XIII secolo quando Giacomo I re d’Aragona cacciò gli Arabi. Il suo corpo e quello del figlio Giacomo II riposano nella Cappella Trinidad .

La Cattedrale di Santa Maria  misura 110 m in lunghezza,   33 m. in larghezza , e 44 m. in altezza. Tutto questo rimanda  alla vicinanza con il cielo e con Dio.  L’ attenzione viene rubata dal suo rosone  sul fronte orientale . Ha un diametro di 12,55 m ed è  composto da oltre 1.200 frammenti di vetro colorato. Quando il sole entra dalla finestra, la luce crea affascinanti riflessi caleidoscopici all’interno.

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4. I Bagni  Arabi

I Bagni Arabi (aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:30) sono collocati proprio dietro il duomo.  Anche se nascosti le indicazioni vi aiuteranno a scovarli. Con soli 3€ accederete ai resti  del dominio musulmano di circa 300 anni a Maiorca durato dal 902 al 1229.

In base alle dimensioni ridotte, si potrebbe suppore che questi Bagni Arabi più che un hammam pubblico potrebbero essere stati il  bagno di una residenza nobiliare.

Cosa vedere nei Bagni Arabi

Quello che si può ammirare nei Bagni Arabi sono due sale sotterranee:

  • Una è rettangolare con soffitto a volta. Caratteristica è la cupola in laterizio con lucernari. Questa è sorretta da 12 colonne con capitelli di diverso tipo, forse di origine romana o bizantina. Anticamente questa stanza era l’apodyterium (spogliatoio);
  • Il calidarium (stanza calda) e il tepidarium (stanza tiepida) . I  Bagni Arabi  copiavno  il sistema delle terme romane.

Una porta a ferro di cavallo immette in un piccolo giardino adornato  di palme, aranci . E molte altre piante in vaso , dove ci si può rilassare.

Secondo giorno. Maiorca, verso Nord Ovest

Senza esitare ho deciso di perlustrare la costa nord occidentale di Maiorca, che è quella più collinosa . Logicamente ho avuto la possibilità di fare qualche tappa lungo questo versante. Riserva davvero degli scenari incredibili. Primo fra tutti quello della  Sierra de Tramuntana , polmone verde e roccioso di questa estremità maiorchina.

Non c’è da stupirsi se nel 2011 l’ UNESCO ha dichiarato la Sierra de Tramuntana come  ‘Patrimonio dell’Umanità’ . Questo massiccio di 90 km è la spina dorsale di Maiorca, e si spinge fino a Nord a Cap de Fomentor. Qui fanno da padrone due laghi il Gord Blau ed il Cuber . E ancora le splendide vette di Puig Major, Teix, Massenella e Tomir.

Si rimane stupefatti da questi panorami a Maiorca, spigoli per alcuni versi inaccessibili e molto rurali. Ma è proprio questo il segreto del suo fascino. Occorre essere automuniti per godere della vista degli spettacoli naturali più sorprendenti. Come per esempio quello degli antichi belvederi in pietra, dei solenni declivi rocciosi, e degli ulivi centenari che ammorbidiscono gli scorci più brulli.

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Valdemossa

Solo 17 km separano Palma di Maiorca dal pittoresco borgo medievale di Valldemossa.  La sua vicinanza alla capitale e il suo indiscusso splendore sono alcune delle ragioni per esserci! Valldemossa è un gioiello incastonato in una valle verdeggiante . Essa è posta a 1.064 metri di altezza e protetto dalla vetta del  Puig des Teix .  Non manca il porto e la marina , dove si giunge dopo venti minuti di tornanti. Come in ogn minuscolo paesino di queste frazioni poco lontani dalle coste.

Innanzitutto il nome Valldemossa significa Valle de Mussa, che era un nobile arabo . Questi  ci si stabilì durante il periodo della dominazione islamica.  Gli arabi governarono Maiorca per 300 anni a partire dal X secolo e vi introdussero i terrazzamenti irrigati, consentendo la coltivazione delle colline.

Valdemossa, dove si è fermato il tempo!

La cittadina si è sviluppata attorno alla chiesa di Sant Bartomeu, costruita nel 1245 e trasformata poi secondo lo stile gotico. Ci si  arriva dal centro storico il cui imbocco è alla Plaça Ramon Llull. Questa piazza è dedicata al filosofo locale che fondò il Monasterio de Miramar nel 1276. Il monastero divenne un centro di apprendimento per i monaci francescani. E ha portato all’introduzione della prima macchina da stampa a Maiorca nel 1485.

2 Cose da non perdere a Valdemossa!

Successivamente si passa a Plaça Cartoixa . In questo snofo si sviluppa il  complesso monumentale della Cartoixa del Valdemossa (Certosa di Valdemossa) . Un capolavoro che attira da sempre milioni di visitatori . Si tratta nello specifico di due fabbricati storici:

  1. Real Cartuja: accanto alla Chiesa Cartuja in stile neoclassico datata 1751 sorge questo monastero certosino del XIII secolo in principio concepito come dimora reale. La sua fama è legata però al compositore polacco Chopin e alla compagna Georg Sand . Nell’inverno del 1838 i due amanti si rifugiarono nella cella n. 4 per fuggire dai pettegolezzi di Parigi. Una decisione presa anche per curare la tubercolosi di lui. Ma pare che le temperature furono avverse e l’accoglienza non fu il massimo. Tutto sommato il pianista compose i suoi ‘Preludi’. Mentre  la sua dolce metà , forse per disperazione,  scrisse ‘Un hiver à Majorque’ (‘Un inverno a Maiorca’);
  2. Palacio Rey Sancio: del XIV secolo fu il dono del  re Giacomo II di Maiorca per suo figlio Sancho . Fino a quando non subentrò la corona di Aragona e il tutto andò in disuso. In seguito, lo stesso re d’Aragona lo cedette per farvi la Certosa. Alle sue spalle fate una passeggiata nella promenade di Miranda des Lladroners  che affaccia direttamente nella sconfinata Sierra de Tramuntana .
Food stop a Valdemossa!

Devo confessarvi che i migliori momenti a Valldemossa sono state le fermate culinarie fra le sue piccole contrade  strette e ciottolate. C’è l’imbarazzo della scelta per mangiare . Fra tutti i locali che saltano fuori  qui e lì tra le  abitazioni tinte di  ocra. Ognuna di queste casupole è  ravvivata da vasi di fiori e dagli  azulejos che raccontano il martirio di Santa Catalina, patrona di Maiorca

Nel pomeriggio per un po’ di relax mi sono seduta in uno dei tanti cafè che puntellano il pueblo. E mi sono ristorata con una cioccolata calda accompagnata dalla coca de patata. Questa prelibatezza è un’istituzione . Ed è una sorta di brioche di patate da vellutare con del gelato di mandorla.

Comunque in alto in classifica metto il mio pranzo eccezionale (con tanto di prenotazione!)  all’ Hostal & Restaurant Can Mario  in Carrer Uetam, 8.  Mi ha sedotto l’immobile a due piani arredato  in maniera un po’  retrò e il menù: un’orata alla griglia e contorno di tumbet, una lasagna di verdure fritte da urlo.

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Port de Soler

Lungo i tornanti di queste località sperdute, il mio tragitto è proseguito fino a Port Soller, toccando villaggi indimenticabili come Soller e Deià. Peccato che non sono riuscita a vagabondarci. Fatelo voi se ci capitate. Hanno un trascorso davvero interessante.

Soller fu più affollata dopo l’inaugurazione nel 1970 di una strada che immetteva direttamente a Palma  (prima si poteva solo via binari). Essa è piena di monumenti. Deià dovrebbe contenere le case più chic di Maiorca . Essa è stata anche il buen ritiro dello scrittore bohemien Robert Graves.

Port Soller è un porticciolo a forma di ferro di cavallo . Esso  è inondato da alberghi cinque stelle e ristorantini per tutti gusti e tutte le tasche. A ridosso del lungomare ci si può prendere il sole a Es TravesPlaya d’en Repic . Queste sono due deliziose spiagge in ghiaia, con acque poco profonde. Il divertimento è assicurato . Sopratutto se prendete lo storico tram di legno per Soller. E e se continuate il percorso fino al paese di Fornatlutx.

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Terzo giorno. Maiorca , verso Cala Major

Se vi piace avere tutto a portata di mano per un soggiorno estivo  comodo Cala Maior è perfetto per voi. Difatti  questa è una tranquilla stazione di villeggiatura, che vanta un’ampia spiaggia protetta dagli scogli . Si contraddistingue per l’abbondanza dei servizi . Ma principalmente per il richiamo turistico esclusivo della Fundaciò  Mirò .

Adagiata su una rupe in Carrer de Saridakis 29  e operativa dal 1992,  la Fundaciò  Mirò è un omaggio a Joan Mirò (1893-1983). Questi fu un illustre pittore spagnolo  , massimo esponente dell’ Espressionismo.

Chi non conosce Joan Mirò! Pur essendo nato a Barcellona, si trasferì definitivamente a Maiorca per vari motivi. La necessità di pace assoluta in anzitutto.  E perché sua moglie Pilar Juncosa era nata qui (si sposarono nel 1929), come del resto  i nonni materni.

La nascita della Fundaciò Mirò

I due coniugi stabilirono nel 1981 di regalare alla città di Palma la collezione di tutte le  creazioni artistiche e i relativi laboratori . Nel 1983 si affidò all’architetto Rafael Moneo  l’incarico di costituire un nuovo blocco per ospitare i pezzi di Joan Mirò. Ecco come venne fuori la Fundaciò  Mirò .

L’architettura della Fundaciò  Mirò è molto acccativante nella sua essenzialità. Sembra quasi una cittadella con le sue aiuole di alberi e piscine all’esterno. Qui sbucano ovunque alcune tra le più significative sculture di Joan Mirò che si ritrovano anche dentro.

Joan Mirò e il suo eldorado a Cala Major

L’nterno della Fundaciò  Mirò  è fatto di poche stanze, che raccolgono le tele più preziose di  Joan Mirò. Ognuna di esse  fa  riflettere sulla sua concezione dell’arte. La  filosofia di Joan Mirò è che ogni oggetto nelle mani dell’artista prende forma.  Per cui con le sue mani faceva diventare eccezionale ciò che era ordinario.

La Fundaciò  Mirò comprende l’atelier del maestro disegnato dal suo amico l’architetto catalano Josep Lluis Sert  e il casale San Boter . In questo maniero Joan Mirò trascorse gli ultimi venticinque anni della sua fervente attività e intensa avventura estetica. Un arco temporale durante il quale lo spirito di lotta e il desiderio di sperimentazione non abbandonarono mai il genio spagnolo.

Quarto giorno. Rotta a Sud Ovest di Maiorca 

Maiorca a Ovest è l’escrusione da fare assolutamente appena si atterra! Rotolando appena verso sud ovest sarete abbagliati dal turchese del mare da centinaia di spiagge stratosferiche. Molte di esse sono accessibili con dei mezzi  attraverso  mulattiere datate. E quando alzate gli occhi in su vi saluta sempre sua maestà la Sierra de Tramuntana .

Il Sud ovest di Maiorca è esattamente come lo descriveva Chopin: ‘Un cielo come il turchese, un mare come il lapislazzuli, montagne come smeraldi e un’aria come il paradiso’ . L’atmosfera è quella che ho riscontrato in due gemme maiorchine che sono in ordine Puerto Portals  e Portal Andtrax.

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Puerto Portals

Posizionata  tra Palma e Palmanova, a Puerto Portals  ci sono venuta in  autobus . Ho fatto  due passi fino a un cancello di legno. Oltrepassato questo vi aspetta poco dopo una chiesetta . Poi c’è una terrazza panoramica , che è affacciata sui fondali verde smeraldo di Maiorca.

Scendendo ancora per un tratto di sentiero scosceso, entrerete in un lido attrezzato , che è quello del  Roxy’s Beach Club . Esso è solitamente pieno di bagnanti che scottano al primo sole di Aprile! Qui concedetevi una birra fresca o uno spritz, e fatevi un bel tuffo!

Superato  il Roxy’s Beach Club  vi immeterete direttamente a Puerto Portals  , che è più di un porto turistico . Esso  è  la mecca dei ricchi e dei famosi.  E probabilmente funziona così bene perché gestito privatamente. Potrebbe essere preso davvero a modello per fare del turismo sostenibile e all’avanguardia. Puerto Portals   è chic ma non ti mette a disagio. Questo dipende da quanto siete versatili verso la classe e l’esclusività che Puerto Portals  ne ha da vendere. Offreuna rada per le grosse imbarcazioni dei VIP, boutique e bistrò esclusivi.

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Portal Andtrax

Portal Andtrax è un ex nucleo di pescatori cambiato in un porto naturale e riparato. Potete piombarci in qualunque modo, perché è facilmente accessibile. Appena sopraggiunta mi si presenta davanti gli occhi un porticciolo di barchette e nasse rosse che a tratti hanno bloccato lo sguardo sui promontori antistanti macchiati da hotel e ville sfavillanti.

Mi sono lanciata nella passeggiata della marina lungo la quale ci si può accomodare in localini raffinati per una sosta di wine & food a tutto spiano. State attenti ai prezzi, un caffè mi è costato 3€, ma va bene a Portal Andtrax! Se volete accomodarvi per assaggiare del pesce fresco o qualche altra specialità, considerate che la spesa è sostanziosa tanto quanto la qualità! Comunque, niente paura è possibile pure ricorrere ai panifici e alle pasticcerie che inondano di odori Portal Andtrax.

Camminare a Portal Andtrax in lungo e in largo fa bene al corpo e alla mente. Non a caso è arrivata a essere come un quartiere residenziale del jet set internazionale,  del calibro di Brad Pitt e Clauda Schiffer !  Le calette più suggestive a Portal Andtrax sono quelle di Cala Lamp e  Cala Blanca . Mentre a 2 km dal centro a picco sui costoni di Cap de Sa Mola potrete immergervi nell’eccentrico Museo che racconta dell’artista tedesco Liedtke (fatto fra il 1987 e il 1993).

Maiorca, una Spagna diversa! 

Maiorca mi ha stregato per la sua bellezza dirompente e il calore della sua gente. Essa è la luce piena  del Mediterraneo.  Ed è  eterea come i fiori di mandorlo che la avvolgono in primavera.  Maiorca  non vi annoierà mai .Tuttavia quello che mi ha sorpreso è che Maiorca possiede un’ alma latina molto leggera e poco irruenta. Cosa che al contrario ho percepito quando sono stata in Spagna , in cui mi ci trasferirei  proprio perchè pulsa di vtalità .

Mi sono chiesta il perchè , è la risposta è abbastanza scontata. Il fatto è che ormai da quasi sessant’anni Maiorca è inondata da forestieri . Ed è diventata una macchina da guerra per averne ancora di pù e alzare il pil nazionale. Questo è un problema che non si puà trattare in breve, ma che andrebbe risolto urgentemente e non solo a Maiorca .

Per concludere , tutto magnfiico a Maiorca , a parte qualche effetto della globalizzazione . La qualità della vita è alta , ed  è un’ esplosione di emozioni incredibili . Mi sono ripromessa di partire prima possibile per  per completare il mio giro. Non pensateci due volte  staccate un biglietto per Maiorca , e  ¡buen viaje!

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