Corfù cosa fare 5 giorni nell’isola

Corfù cosa fare 5 giorni nell’isola

“πάντα ῥεῖ, pánta rheî “/ “Tutto scorre”

Eraclito

Corfù  , cosa fare 5 giorni nell’isola

Senza dubbio l’isola di Corfù non è un fazzoletto di terra da esplorare in un solo weekend . Posta tra il nostro stivale e l’Albania è infatti la seconda (dopo Cefalonia) più estesa (613,6 km²) dell’arcipelago delle isole ionie.  In aggiunta alla sua grandezza, si rimane davvero esterrefatti dal suo ricco patrimonio storico, artistico, culturale. E soprattutto dalla varietà dei suoi paesaggi. Si passa dal mare alla montagna, dalla collina alla sua capitale omonima, base perfetta dei miei itinerari che vi propongo in questo articolo.

Sicuramente l’isola di Corfù (110. 000 abitanti) è un luogo ideale dove trascorrere le proprie  vacanze . Ci sono tante buone ragioni. Prime fra le mille motivazione  c’è la sua bellezza sconvolgente. Poi perché l’isola di Corfù  fa gola essendo facile arrivarci dall’Italia sia in aereo che  in traghetto . Non guasta che bene va per tutte le tasche, ed è adatta sia a chi cerca pace,  sia a chi va a caccia di divertimento. Inoltre ci si può andare con gli amici, in coppia o con i bambini. Insomma,  non manca davvero nulla per fare un’esperienza indimenticabile. Buona lettura!

Corfù città

A metà Luglio sono atterrata all’aeroporto Internazionale di G. Capodistria  . Non ci ho messo tanto ad arrivare a Corfù città  (4 km dal centro e raggiungibile con bus , taxi, o transfer), , dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2007. Scegliere il capoluogo come base del mio tour è stata una scelta felice.

Questo non solo perché è uno scrigno di tesori da scoprire (motivo per cui le ho dedicato 3 giorni!).  Ma anche perché è  molto organizzata a livello logistico. Specialmente la old city , dove ho alloggiato. Questa zona è assolutamente l’anima pulsante dell’atollo greco. Suo fulcro nevralgico da un punto di vista economico e politico, sede di uffici pubblici, banche, scuole, e  prestigiose università.

Perchè andare nell’isola di Corfù? 

Ve la consiglio vivamente la old city per il vostro soggiorno perché :

  • C’è tanto da vedere e fare in giro per le sue strade lastricate di marmo su cui si adagiano nobili palazzi, chiese e musei;
  • Offre tante strutture  moderne per dormire e di ogni fascia di prezzo (booking.com);
  • A pochi passi ci sono due linee di bus . Esse  collegano tutta l’isola di Corfù spendendo poco. Una è quella locale che è di colore blu . L’altra è quella di colore verde per le rotte extra urbane (qui maggiori info);
  • La  movida notturna. piena e vivace ;
  • Si può contare su un’ infinità di ristorantini e bar dovedeliziarzi  con il meglio della tradizione in fatto di  cibo e  vino

Corfù città, Grecia o Europa?

Corfù città  è un luogo in cui il vecchio e il nuovo si fondono per creare uno spirito decadente e romantico. Praticamente un’atmosfera unica e introvabile altrove in Grecia. Questo accade perché 4 secoli di dominazione veneziana, e poi francese e  inglese  l’hanno trasformata in una piccola Europa.  Nonstante ciò, la sua essenza mediterranea rimane inalterata,  manifestandosi ovunque sotto varie forme.  A partire dal blu cobalto del suo mare che abbaglia!

Mi raccomando, portatevi scarpe comode! Perché  Corfù città  è vasta e piena di attrattive! Ne sanno qualcosa le mie gambe! Non mi ha fermato neppure il caldo estivo, perché all’occorrenza ho approfittato dei tanti beach bar a disposizione.

Cosa fare in caso di troppo caldo nell’isola di Corfù?

E non appena ho avuto voglia di fare una pausa le alternative sono state davvero tante:

  • Sorseggiare un calice di retsina davanti un tramonto al rooftop dell’hotel Cavalieri o Arcadion!
  • Fare shopping negli eleganti negozi sparsi dappertutto. Good news: non esistono centri commerciali! ;
  • Acquistare nei tanti bazar dei souvenir da portare via come ricordo. Qualcuno di essi è di gran pregio. Come i manufatti in legno di ulivo e i prodotti a base di kumquat. Quest’ultimo è un piccolo agrume simile ad un mandarino (4 cm). Insieme all’olio , e il miele,  è il vanto nazionale. Da esso si ricavano liquori, caramelle, saponi, profumi, ecc.

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Primo giorno. 6 cose da fare a Corfù città.

Corfù città  è davvero sicura, compatta e facile da perlustrare. Chiaramente il mio primo itinerario è partito dal suo centro storico, ovvero il suo nucleo primitivo. Esso è delimitato da due fortezze , una vecchia e una nuova. Della prima che si apre a est sul mare vi accennerò più avanti . La Fortezza Nuova a ovest è lineare e massiccia. Un esempio di architettura militare veneziana fatta sotto la supervisione dell’architetto Ferrante Vitelli tra il 1576 e il 1645. Domina dall’alto il porto vecchio e Quello che resta è una porta di accesso (una delle quattro intagliate nelle mura cittadine). Questa reca il simbolo veneziano del Leone di San Marco. Rimaneggiata dagli inglesi nel XIX secolo le sue fortificazioni comprendevano 700 pezzi di artiglieria con una portata stimata fino alla costa albanese. Essa è formata da un castello e altre strutture che ora sono adibite per:

Nel centro storico di Corfù città  si può percepire l’impronta degli invasori stranieri. Tutti hanno lasciato traccia del loro passaggio in architetture sofisticate e complesse.  Qualcuna delle quali oggi è lasciata un po’ all’abbandono. Un cumulo di contrasti dunque, ma risiede proprio in questo il suo fascino. Può capitare di sedersi in un elegante cafè scrutando la gente ben vestita che passa. Oppure può succedere di  rispondere al sorriso cortese di vecchi signori che giocano a carte. O ancora si possono fissare per qualche minuto delle lenzuola bianche che svolazzano al soffio di un timido vento. Tutto questo è Corfù città  e molto altro ancora!

1 Campiello 

Campiello è il quartiere a nord di Corfù città  che vanta origini antichissime. Popolato in maniera esponenziale ha assunto un tratto multietnico. E le sue abitazioni , con soffitti in legno e tegole hand made , sono  a più piani. Questo per contenere le numerose persone che vi ci si sono stanziate.

Pieno di gioielli dell’architettura bizantina e veneziana Campiello  mi ha colpito per i suoi vicoli stretti o kantonuia , come si dice in greco. Questo è davvero il punto forse più autentico dell’isola, dove i commercianti sbrigano i loro affarri.  Un vero e proprio ritrovo per giovani, anziani, e forestieri in cerca di qualche scatto perfetto. In questi paraggi fate un salto anche qui:

2 Chiesa della Santissima Vergine  Spiliotissa

Chiesa della Santissima Vergine Spiliotissa  è anche conosciuta come Mitropolis per via della piazza in cui sorge (di fronte al porto vecchio) . Abbiamo a che fare con la cattedrale ortodossa di Corfù. È del 1577 ed è stata restaurata in stile barocco. Di notevole impatto è la larga scalinata che conduce all’imponente portale ornato da un rosone. La facciata intera e di colore porpora con decori in marmo.

Dentro si custodiscono le spoglie della Santa Teodora di Augusta. Questa è stata un’imperatrice bizantina canonizzata nel IX secolo, le cui reliquie sono arrivate a Corfù città  da Costantinopoli. Da non dimenticare le numerose icone bizantine come quella della Madonna Dimosiana e le altre della Scuola Ionica ad opera di Damaskino, Tzane e Paramithioti.

3 Cattedrale di San Spiridone

La Cattedrale di San Spiridone è inconfondibile con il suo alto campanile  rosso ispirato alla Chiesa di San Giorgio a Venezia. Se si alzano gli occhi ovunque voi siate a Corfù città è impossibile non notarlo. Risale al  1590 ed è custode dei resti di Spiridione di Trimitonte, che è il santo patrono dell’isola di Corfù.  Questi è stato un pastore cipriota del  IV secolo, che ha compìuto numerosi miracoli. Le sue ossa sono conservate in una teca  d’argento (si dice che profumino di basilico). Vengono portate in processione per la festa patronale (Settimana Santa e Agosto) per celebrare l’aiuto di San Spiridone a Corfù città contro un attacco dei Turchi nel 1453. Tantissimi sono i pellegrini che lo onorano oggi .

Sui fianchi laterali della Cattedrale di San Spiridone si aprono due differenti ingressi per consentirne l ’afflusso dei fedeli.  L ’esterno è decisamente pulito, e slanciato verso l’altro terminante con l’apertura di finestre e di un portale. Internamente è a navata unica, che è sormontata da un soffitto a cassettoni con cornici d’oro.  Altri decori sono pregiati affreschi e icone dal tema sacro.

4 Museo Arte Asiatica al Palazzo Reale

Il Museo di Arte Asiatica è stato fondato dal diplomatico greco Gregorios Manos (1850-1928) . Esso raccoglie tutta l’arte e le antichità dell’Estremo Oriente e  dell’India . Si è ampliato  nel 1973 con delle donazioni di 400 opere provenienti dall’Asia. Al presente gode di un riconoscimento a livello mondiale per il valore e la molteplicità delle sue collezioni . Esse sono così suddivise:

Le mostre del Museo di Arte Asiatica sono esposte non solo come capolavori, ma in modo tale da illustrare sia le somiglianze che le differenze dell’arte di ogni paese e periodo. Esso ingloba inoltre:

  • Laboratori specializzati nel restauro della carta, del legno, della ceramica e dei metalli;
  • Uffici e magazzini;
  • Un archivio fotografico;
  • Una ricca biblioteca;
  • Una moderna aula magna.

5 Palazzo Reale

Nel 1919 il  Museo di Arte Asiatica  è stato sistemato nel magnifico Palazzo di San Michele e San Giorgio ( o Palazzo Reale) . Quest’ultimo è la struttura più significativa, lussuosa e imponente del dominio inglese, ( 1814 – 1864) che protesse la riunificazione  delle isole Ionie con il resto della Grecia. Originariamente è stata abitata dal governatore Sir Thomas Maitland,  e ha ospitato pure l’Ordine di San Michele e San Giorgio.

A cavallo delle due guerre mondiali il  Palazzo di San Michele e San Giorgio  è stato utilizzato come contenitore per varie emergenze. Rinnovato dopo gli anni ’50 esso si distingue per il suo stile neoclassico e la pietra maltese di cui è fatto. Al piano interrato ci sono le sale espositive, alcune delle quali sono destinate ai cimeli del senato ionico.

6 Spianada

La Spianada è il maestoso polmone verde (adibito spesso a campo da cricket, da buon retaggio inglese!)   che divide Corfù città dalla Fortezza Vecchia . Si chiama così perché deriva da una parola veneziana che significa ‘aperta ‘.  Questo perché si fa riferimento a tutta quella superfice qui demolita dalla Serenissima  (1576) per inserire i cannoni e proteggere la sua colonia.

La Spianada  è uno dei siti più popolari di Corfù città ed è considerata la piazza più grande dei Balcani. Ad arricchirla c’è vicino il Liston , che è il celebre colonnato con tanti localini strapieno di turisti a ogni ora. Questo porticato è stato fatto da Matthew de Lesseps su modello della Rue de Rivoli di Parigi nel XIX secolo. Inizialmente pare che solo una stretta cerchia di persone in lista potessero accedere dentro il loggiato (da cui il nome!). Tra le altre perle nelle vicinanze merita un accenno il Duomo dei Santi Giacomo e Cristoforo in stile rinascimentale. A navata unica con sei cappelle laterali fu eretto nel XVI secolo e  distrutto dai bombardamenti dei tedeschi del  ‘43 e poi rifatto nel 1970.

7 Fortezza Vecchia

Vi consiglio di fiondarvi nella Fortezza Vecchia   soprattutto al calare del sole che sprofonda lentamente all’orizzonte. Mi ringrazierete! Qui è dove cercare l’insediamento primordiale di Corfù città che ha la sua genesi come paleopoli nella penisola di Kanoni . Per raggiungerla si attraversa un ponte che dà su un fossato. Fu iniziata dapprima dai bizantini e poi conclusa nel XVI secolo  dai veneziani  per contrattaccare i Turchi .

Alla fine di una galleria si entra nella cittadella che vanta un complesso straordinario che riassumo qui di seguito in breve:

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Secondo giorno. Altre 6 cose da fare a Corfù città.

Non avrei mai pensato che il quartiere ebreo di Corfù città fosse così suggestivo. Mi ci sono addentrata presto la mattina per scattare delle foto e immortalare gli scorci più belli. Devo ammettere che ogni tanto ho avvertito il fastidio dell’afa. Quando l’ho sentita tutta addosso sono corsa ai ripari all’ombra dei balconi adorni di bouganville e altri fiori colorati. Tutte le volte che ho voluto scovare qualcosa di nuovo mi è sempre bastata una semplice passeggiata!

Proseguendo verso sud di Corfù città mi sono completamente persa nello splendore di questo angolo che è incredibilmente magica. La calura a mezzogiorno è stata al suo picco. Qui ho rimediato con un tuffo a mare che,  pur essendo quello del porto, è stato limpido come un cristallo. Abbellito da un vecchio mulino , questo tratto cittadino è molto frequentato perché comodo da raggiungere per i bagnanti. Poco più in là mi sono inoltrata nella tenuta reale di Mon Repos  da cui dopo mi sono avviata verso la deliziosa cittadina di Kanoni . Qui ho assistito a una sfilata di moda davanti uno scenario da copertina: una vecchia chiesa greca e isolotti costellati da ville magnifiche e imponenti. Per capire meglio le meraviglie di cui sto parlando date un’occhiata in basso!

1 Sinagoga

Come accade in ogni parte del mondo anche a Corfù città   gli ebrei si sono rifugiati a seguito della loro diaspora. Hanno cominciato a colonizzarla dall’occupazione degli Angioini fino a quella dei veneziani che li hanno protetti e salvaguardati per interesse. Gli ebrei si sono fatti valere come abili banchieri . E poiché hanno sempre fatto comodo sono stati spesso esentati da tasse. Questo fatto insieme ad altri privilegi hanno scatenato l’ira degli altri cittadini che hanno lottato per  recluderli in un ghetto.

Delle quattro sinagoghe ne rimane solo una al civico 4 di via Velisariou risalente al XIX sec. Si tratta di un complesso monastico con finestre ad arco e facciate quasi disadorne. Dentro è colmo di preziose iconografie di importanti pittori (Kantounis, Koutouzis). Nel primo livello ci sono gli uffici della comunità ebraica e la sala funeraria. Al secondo invece c’è l’area di culto. Inoltre, una targa esterna ricorda i natali del celebre scrittore Abraham Albert Cohen (1895-1981)

2 Casa Parlante

Tra tutte le gemme di Corfù città   mi ha particolarmente entusiasmato la Casa Parlante in Nikiforou Theotoki 16. Una tipica abitazione del XIX sec. che fa rivivere il benessere di quell’era che è stata la golden age dell’intera isola. Cioè di quando parecchi nobili hanno profittato delle speculazioni straniere.

Lo staff della Casa Parlante che mi ha accolto è stato molto professionale e gentile. Mi hanno fatto accomodare, e nell’attesa del mio turno mi hanno servito un distillato di rose. Buonissimo! Doveva essere lo stesso che era servito agli ospiti dei ricchi padroni. Nella  Casa Parlante  ci sono diverse stanze che raccontano i vari momenti della vita  quotidiana dei gentilizi isolani . Da come pranzavano a come prendevano il tè.  Da come educavano i figli all’uso della toilette. Dallo studio alle stanze della servitù. Gli attori sono stati dei robot esemplari che hanno interpretato i membri di una famiglia aristocratica di allora.

3 Museo Archeologico

Il Museo Archeologico  in Vrela Armeni 1  è del 1962 . Da principio è stato studiato per conservare i resti del  Tempio di Artemide in stile dorico ritrovato durante le guerre Napoleoniche. Il pezzo forte è una rappresentazione di Gorgone in pietra (590-580 aC),  che è la più antica di quelle rimaste dell’antica architettura greca.

Dal 1994 il  Museo Archeologico  raccoglie 1.600 reperti che narrano dalla preistoria alla tarda antichità dell ’isola di Corfù  . Le collezioni riguardano reperti di:

4 Windmill 

Dopo tanta cultura mi sono fermata per un bagno nella baia di Garitsa . Alla fine del molo fa bella mostra un mulino a vento detto Anemomylos . Questo è opera dei veneziani allo scopo di produrre grano. Fu ritoccato nel 1998 e caratterizza questo punto di Corfù città   . La Repubblica Marinara  del Veneto si è sempre  preoccupata di tutelare i suoi domini mettendoli in grado di provvedere a sè stessi .

Ci sono tanti bar e localini dove qui che è anche appellata in inglese windmill  .  Si può sostare sostare per mangiare o bere qualcosa. Non è necessario indirizzarsi troppo lontano per naufragare in mondi esotici distanti come le Maldive o simili. Dovremmo imparare ad apprezzare molto di più quello che è vicino a noi.

5 Mon Repos

In dieci minuti ho poi raggiunto un altro gioiello di Corfù città    , ovvero il parco di  Mon Repos    . Dentro questo bosco di 104 ettari ci si può comodamente venire per un picnic (portatevi qualcosa dietro perché non ci sono negozi) o per nuotare tra i pesci. Di forte impatto è una  villa estiva in stile neoclassico del 1924 fatta per volere  dell’Alto Commissario Frederick Adam .   Questa è  passata al principe Filippo marito della regina Elisabetta. .  Oggi è un museo che vanta svariati ritrovamenti (fatti tra il 1936 e il 1955) bizantini, suppellettili e vestiti dell’egemonia  britannica.

6 Kanoni

Kanoni è un delizioso posto di villeggiatura che fiancheggia l’aeroporto . Battezzata così  per un cannone dell’artiglieria francese ivi presente, fronteggia i simboli di Corfù città  . Questi sono:

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Terzo giorno. Ancora 4 cose da fare a Corfù città e dintorni

Corfù città  mi ha stregato. Il terzo giorno l’ho passato a contemplare le fortezze , altri musei e l’isolotto di Vido . Non ci sono parole per descrivere  la profondità della cultura corfiota e il fascino dei suoi paesaggi. Mi sono resa conto che qui hanno provato a convivere razze diverse nel corso dei secoli . E quello che ne è venuto fuori è una raltà cosmopolita che non ha nulla da invidiare ad altre capitali europee!

A Corfù città non ho mai smesso di provare forti emozioni , dal labirinto del suo  centro storico  fino  alle sue scogliere da sogno. Ovunque ho alzato gli occhi c’è stato un particolare che mi ha attratto. Questo modo di conoscere l’ambiente circostante è stata la mossa vincente. Staccarsi da una guida cartacea e vagare senza orologio o bussola, lasciarsi andare  ha indiscutibilmente  il suo perché !

1 Museo Bizantino di Antivouniotissa 

Il Museo Bisantino di Antivouniotissa  è un museo che celebra la gloria dell’arte bizantina che ha toccato l’apice della sua gloria durante la presenza dei veneziani. Creta ne è stata  il centro di massima diffusione.  Fino all’arrivo dei Turchi, quando parte del meglio delle maestranze si è catapultata a  Corfù città .

Al  Museo Bisantino di Antivouniotissa Vi si accede dalla monumentale scalinata di via Arseniou che costeggia il lungomare. Esso è ricavato su due palchetti della  Basilica di Panagia Antivouniotissa  (XV sec.) . Qui sono custodite icone rare firmate e anonime, oggetti in argento, abiti accuratamente ricamati e altro ancora. Nato grazie all’iniziativa dei suoi proprietari (le famiglie Mylonopoulos, Rizikaris e Scarpa) che lo donarono allo Stato Greco nel 1979,  è stato inaugurato nel 1984 . E non si  smette di celebrare la santa messa nelle feste mariane del 26 Dicembre e del 23 Agosto.

2 Vido

Vido invece è una piccola isoletta boscosa a un miglio da  Corfù città .  Ci sono delle  barchette che mi ci hanno portato con 4 euro (verificate sempre gli orari di persona). Essa è stata una roccaforte ottomana per gli assedi e dopo è stata trasformata in prigione. Durante la prima guerra mondiale vi si sono ritirati 150 000 soldati serbi in fuga dalla patria. Ci si sono confinati per fare la quarantena per la peste ed evitare epidemie per tre anni, ma  sono morti quasi tutti. I loro corpi sono stati consegnati al mare che qui è tristemente noto come blue grave. Per commemorare quel tragico evento è stato innalzato un mausoleo commemorativo dall’artista Nikola KnJazev nel 1936. A Vido si possono fare lunghe passeggiate fino alle spiagge seguendo le indicazioni della riserva naturale. Sono presenti anche punti di ristoro.

3 Gouvia  

Sinceramente Gouvia  non mi ha fatto impazzire. L’ho trovata molto commerciale. E  questo perché da  tranquillo villaggio di pescatori si è evoluta  in una località turistica molto affollata da tedeschi e olandesi. Per cui troppo cemento, cioè quello deli residence e degli hotel. Questi  fanno comodo ma quando sono tanti deturpano ogni cosa. In compenso il relax e il divertimento è assicurato specie  nel porticciolo turistico e nelle spiagge adiacenti.

L’unica nota positiva di Gouvia  è il panorama frontale con la Chiesa di Ypapantis . Essa è collegata al prоmοntoriо di  Kοmmeno da un ponte. Del 1713 è stata eretta durante la reggenza del doge Daniel Kombitsi. Si è deteriorata nei vari passaggi di proprietà delle famiglie Theotoki e Scarpa. Fino a quando nel 1996 Eleftherios Lingos si è impegnato per ripristinare la sua luce dalle fondamenta.

4 Ipsos

Ipsos  è al contrario più carina. C’è  una stretta spiaggia di ghiaia costellata da ombrelloni e lounge bar . Per lo più mi sono accorta che è per un target di giovanissimi. Posso affermare che mi ha un po’ più elettrizzato di Gouvia .  Sarà perché ho preso un fantastico Martini bianco in riva al mare e mi sono fatta coccolare dalle onde! In lontananza ho intravisto delle colline sinuose sulle quali si adagiavano delle ville molto eleganti abbracciate da giganteschi alberi.

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Quarto giorno a Nord dell’isola di Corfù

A nord l’isola di Corfù  fa da padrone  il Monte Pantokrator , che è la vetta più alta con i suoi 900 m di quota . Esso è  facilmente raggiungibile anche in bici.  Per gli appassionati di montagna e di trekking può essere sicuramente un diversivo. Da non farsi scappare è il paese fantasma di Perithia,  fiorente fino a quando è stato abbandonato nel 1960 . Si è ravvivato per una nicchia di forestieri curiosi che qui hanno la possibilità di trovarci tanta tranquillità.

Dalle cime del Monte Pantokrator lo sguardo a settentrione è rapito dalle distese di ulivi centenari (in tutto circa 4 milioni) piantati per fornire prima a Venezia olio per lanterne e insalate. Naturalmente adesso la produzione di olio extravergine di oliva è una considerevole risorsa economica nazionale.

Per continuare a nord verso  oriente e occidente sarete folgorati dall’infinità delle coste che da frastagliate si fanno via via più sabbiose. E se per caso capitate a Sidari l’obiettivo della vostra macchina fotografica sarà puntato su Capo Dastris. Questa scogliera aveva già conquistato l’attenzione di Lord Byron perché gli ricordava lo spettacolo naturale di Dover sul canale della Manica.

Kassiopi 

Kassiopi mi ha letteralmente folgorato. Fondata forse da Pirro , si affaccia a nord est dell’isola di Corfù  sulle coste albanesi.  Si è presentata in tutto il suo charme con una piazza centrale molto ben curata. Da qui mi sono poi diretta a perlustrare le sue sontuose insenature e la marina in cui sono attraccate barche di ogni tipo.

Di notevole impatto è anche il castello bizantino che l’ho però trovato in uno stato di totale abbandono. Non sono rimasta indifferente al candore della Chiesa di Panagia  Kassiopitra fatta su un precedente tempio di Cassius Zeus (in onore del quale è stato battezzato il borgo marinaro!).  Il suo aspetto attuale di chiesa romano cattolica è del XVI secolo . Ha subito varie modifiche sotto i veneziani.

Sidari

Continuando verso ovest da Kassiopi verso Sidari lungo  il tragitto in autobus ho dato uno sguardo ad Acharavi e Roda . Queste ultime sono amate dagli stranieri per la comodità di ogni tipologia di servizi turistici (essendo piene di spiagge poco profonde e sabbiose).

Ma se si vuole il massimo dello scenario Sidari è indiscutibilmente quello che fa per voi. Oltre a mille svaghi come una intesa vita notturna e sport acquatici come snorckeling e surf  il richiamo per antonomasia qui è il celebre Canal D’Amour. Questa è una calanca di arenaria che è stata modellata dal vento e dal mare , che a quanto pare porta fortuna a chi vuole sposarsi!

Paleokastrista

Paleokastritsa è un miracolo di due insenature e sei spiagge da favola per dimenticare ogni problema. Secondo la leggenda, sarebbe stata proprio questa l’ultima la fermata di Ulisse prima di fare ritorno a Itaca. La sua trasformazione da villaggio marinaro a destinazione turistica esclusiva è stato per merito dell’Alto commissario britannico Frederic Adam. Anche Guglielmo II  l’ha apprezzata tanto come soggiorno di un certo livello e tale è rimasto fino e dopo gli anni Cinquanta.

In questi paraggi vale la pena ammirare il castello di  Angelocastro   fatto da Michelangelo I, principe dell’Epiro (10 minuti di scalini!) . E ancora il villaggio montano di Lakones (se siete automuniti)  e il famoso Monastero Panagia .  In quest’ultimo  posso assicurare che esserci stata è stata una sensazione incredibile. Mi è sembrato di toccare il cielo con un dito. Una senso di pace mi ha pervasa quando mi sono addentrata nei meandri di questo spazio sacro. Accanto alla Grotta bar ho poi sorseggiato un caffè e mi sono sentita come a Positano nella Costiera Amalfitana.

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Conclusioni a Corfù

Purtroppo il mio viaggio nell’isola di Corfù  è durato poco. Ma presto tornerò perché me ne sono innamorata. Sarà perché somiglia molto alla mia Sicilia. Prima della partenza ho fatto un aperitivo a Imabari nello stabilimento balneare di Faliraki (sotto la old city) . Non c’è sabbia o ciottoli , ma una sorta di basamento da cui tuffarsi in mare non spostandosi molto dalla città. Ecco perché ho avuto difficoltà a ritagliarmi un posticino tutto per me!

Quando decidere di volare verso l’isola di Corfù ?. In verità ad ogni stagione, visto che il clima qui è mite tutto l’anno. Tuttavia è preferibile scegliere la primavera o i mesi di Giugno e Settembre, cioè di inizio e fine estate. Le temperature miti aiutano meglio ad apprezzare questo paradiso terrestre, a cui si possono aggiungere le vicine Paxos (una magnifica isola a sud ) e Saranda in Albania . Per info sulla prima cliccate su Ferryhopper e sulla su Finika lines  . Allora cosa aspettate a staccare il biglietto? Non esitate, perché sarà un’esperienza indimenticabile. D’altronde se Sissi , Guglielmo II, Filippo marito della regina Elisabetta e il miliardario russo Roman Abramovic hanno deciso di viverci ci sarà un perché ! Buon viaggio!

Ristoranti consigliati:

Info generali su Corfù: 

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Sestiere Castello Venezia

Sestiere Castello Venezia

“Perchè il sogno più vero è quello più dstante dalla realtà,

quello che vola via senza bisogno di vele, né di vento” 

H. Pratt

Sestiere  Castello, la Venezia vera

Senza dubbio il sestiere di Castello è uno dei quartieri meno turistici di Venezia (249 726 abitanti). La Serenissima si sviluppa sull’isola di Venezia  ed è posta tra il delta del fiume Brenta e il mare Adriatico. Si estende per 42 chilometri quadrati .  Ed è fatta da 118 isole unite tra loro da circa 150 canali e circa 400 ponti.

Dovete sapere che il  sestiere di Castello è la parte più abitata dai veneziani, quella più silenziosa. Per capirci quella lontana dal caos dei milioni di turisti  che ogni anno visitano Venezia  per la sua straordinaria bellezza. Un’antica Repubblica Marinara che ormai è come un teatro a cielo aperto e che vive del suo glorioso passato. Percorrere il  sestiere di Castello  in questi tre itinerari proposti in questo post  significa perdersi in una Venezia autentica . Tre percorsi che vi porteranno indietro nella sua storia, e nel suo ricco patrimonio culturale, artistico e paesaggistico.  Buon viaggio ! Rigorosamente a piedi, perché a Venezia  si cammina e basta!

Sestiere Castello, la coda di pesce di Venezia

Qual è la zona più orientale e verde di Venezia ? La irsposta è  il sestiere Castello  . Esso comprende diversi isolotti come quello di La Certosa e Le Vignole . Il suo nome si dovrebbe per la presenza di una fortezza (ormai inesistente) sull’adiacente isola di San Pietro . Durante il Medioevo e il Rinascimento era il posto dove si lavorava più duramente. Questo poiché  qui  c’erano tanti moli per lo scarico merci , che arrivavano da ogni lato del pianeta. Ma soprattutto perché era sede dell’ Arsenale, il più vecchio cantiere industriale del globo.

Al presente il  sestiere di Castello  è quello più esteso e popoloso di Venezia   , che è famoso perché ospita la celebre Biennale di arte e architettura . Esso sfoggia pure maestose piazze, chiese, diverse scuole grandi. Queste ultimi  non sono istituti educativi, bensì organismi religiosi spesso dediti alla carità per i più bisognosi . Di notevole interesse sono anche i numerosi pozzi disseminati  ovunque nei distretti veneziani. Questi necessitavano per raccogliere acqua che non fosse salmastra ma piovana. Chiaramente il genio dell’uomo risale all’epoca della nascita di Venezia  , poiché costruita interamente sul mare! Ed è questo quello che ha sempre maggiormente destato stupore !

Tre itinerari da fare al sestiere Castello 

In questo articolo vi suggerisco tre tappe da fare al sestiere di Castello  . Magari in un weekend , che ovviamente non è sufficiente. Per cui mettete in conto di ritornare presto.  Il primo itinerario si sviluppa dalla stazione dei treni di Venezia.  Il secondo dal punto più interno del sestiere di Castello . E l’ultimo dalla riva che lo delimita a sud.

Un tragitto che prova a farvi scoprire il sestiere di Castello dove potrete  afferrare davvero lo spirito di Venezia. Sicuramente girare per le sue calli vi darà una sensazione unica , prché qualsiasi scorcio vi lascerà con il fiato sospeso.  Da quello dei suoi  proverbiali monumenti a qualche lenzuolo bianco che sventola  profumato all’aria fresca della prima brina mattutina.

Venezia , la storia di una città anfibia

Ciò che sbalordisce di Venezia è il fatto che è una città costruita interamente sull’acqua. Questo accadde nel V secolo . Quando dalla terraferma gli abitanti in fuga da Attila e da altri barbari si rifugiarono nelle lagune. Queste ultime da allora diventarono dei veri e propri baluardi difficili da espugnare. Ma Venezia prosperò  nei secoli al punto da diventare un’ entità politica autonoma amministrata dai Dogi.

Da allora  Venezia si arricchì con il commercio grazie alla sua posizione strategica tra l’Occidente e l’Oriente , diventando  al contempo uno dei porti più importanti d’Europa . La sua gloria imperiale però cominciò a diminuire già dalla fine del XV secolo con l’avanzata dei Turchi e  la scoperta dell’America. E non andò meglio nel XVIII secolo quando emersero Inghilterra e Olanda sul piano del monopolio commerciale europeo. Infine con l’arrivo di Napoleone ci fu la sua sottomissione ai francesi . E dopo Venezia seguì le sorti del resto del regno d’Italia dall’unità  al secondo conflitto mondiale .

Come erano costruite le case sull’acqua a Venezia?

In principio  Venezia  era un insieme di palafitte arrangiate su delle paludi bonificate. Queste erano essiccate con l’uso di argilla bruciata e il riporto di altri terreni. Dal X secolo in poi si passo alla pietra . Allora  fu necessario rifabbricare il suolo costipandolo . E lo si consolidò con una fitta rete  di pali di legno (20/25 cm di diametro, lunghi 1, 5). Questi furono  conficcati verticalmente nel fango fino al caranto. Questo è il sedimento sabbioso argilloso su cui poggia Venezia  .

Questa tecnica  serviva ad addensare dello strato originario e rendere più stabile la sua capacità portante. Si riempivano gli spazi tra i pali con detriti di ogni tipo e pozzolana. Il fenomeno sorprendente è che il legno sommerso nel limo non si consuma . Questo perché non filtra ossigeno.  E per il flusso perenne  di acqua salata il tutto si  pietrifica . Si innesca praticamente un processo di mineralizzazione che anziché far marcire provoca resistenza dei materiali.

Lungo il Canal Grande (come il Fondaco Tedeschi) sorgono le tipiche dimore veneziane  conosciute come case -fondaco. Al livello inferiore sta un porticato con degli archi, che si affaccia sull’acqua. Questo era fatto apposta per il carico e scarico merci al passaggio delle navi . Il piano superiore era destinato alla famiglia dei mercanti . E c’erano anche dei sottotetto per la servitù o a uso magazzino.

Venezia una foresta rovesciata

Successivamente su questa foresta rovesciata veniva posta una sorte di zatterone, cioè una tavolata di panconi di larice . E sopra di questa veniva aggunta un’altra incrociata di olmo  oppure ontano. Così facendo si distribuiva uniformemente il carico e in seguito si erigevano i muri portanti in mattone. Su questi ultimi in un secondo momento si ponevano uno strato di pietra d’Istria (presa nelle cave di Orsera e Rovigno) per prevenire l’umidità.

Su queste fondamentate praticamente inventate  (e  possibilmente nel punto più elevato e vicino a un rio) dunque  si realizzavano le residenze dei più facoltosi. E ovviamente anche edifici più imponenti come cattedrali e altri capolavori architettonici. Mentre dietro ad esse sorgevamo attorno a una corte le abitazioni dei più poveri.

Primo itinerario al Sestiere Castello

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Il primo itinerario del sestiere di Castello  parte dalla Stazione di Santa Lucia .  Vi renderete conto che passeggiare per questi angoli  vi farà osservare Venezia da un altro punto di vista. Niente più file per abbandonarsi all’arte, o rumori di viuzze che gremitano di gente alla ricerca di un ricordo della vacanza da riportare in patria.

Al sestiere di Castello  non vi capiterà mai di imbattervi in un cameriere che vi isorride ammiccando per farvi accomodare a mangiare. Piuttosto  vi può succcedere di fare due chacchiere con un artista del posto che vi spiega come funziona Venezia. O ancora di  bere un mitico  spritz  magari preparato con il Cynar anzichè con il classico Aperol o Campari. Questo drink per antonomasia è l’aperitivo in Italia . Ed  è stato inventato proprio in Veneto. Precisamente dalle truppe dell’impero austriaco.  Nel 1800 i soldati  solevano allungare i vini veneti frizzanti con acqua gasata per neutralizzare l’alcol.

Basilica dei Santi Giovanni e Paolo

Lasciato alla spalle il  Quartiere di Cannaregio  , che è quello più residenziale e dove si concentravano gli ebrei , ci ritroviamo al Campo Santi Giovanni e Paolo . Prima è stato uno dei salotti di Venezia, prediletto da artisti quali il Canaletto. Il grande pittore la dipinse in una tela (1724) adesso esposta al museo Ca’ Rezzonico. In mezzo domina  la statua in bronzo di Bartolomeo Colleoni. Il sagace condottiero bergamasco se la fece fare in cambio del rilascio della sua eredità a Venezia. I lavori furono affidati ad Andrea del Verocchio . Però i veneziani non  accontentarono il valoroso mercenario  sulla posizione da lui voluta cioè  a Piazza San Marco!

San Zanipolo

Qui si staglia l’omonima  Basilica  dei Santi Giovanni e Paolo localmente detta San Zanipolo  ((XIV secolo) . Essa fu voluta dai  Domenicani .  L’ampliamento delle sue basi originali sono da attribuire ai frati  Benvenuto da Bologna e Nicolò da Imola.

Notevole è la sua facciata in stile gotico così piena di dettagli.  Mentre al suo interno , ai fianchi del portale centrale di Bartolomeo Bon , si custodiscono i sarcofagi di 25 Dogi veneziani. Preziose poi sono le due statue del XIII secolo una raffigurante la Vergine Maria , l’altra un arcangelo. Da lì poi si è rapiti da un enorme rosone a da tre edicole bianche sul tetto,  che contengono le effigi di San Domenico, San Pietro e San Tommaso d’Aquino. 

Scuola Grande di San Marco

Accanto alla Basilica  dei Santi Giovanni e Paolo si può ammirare la Scuola Grande di San Marco . Questa era  la più operativa delle confraternite veneziane che prestavano aiuto ai più poveri. Il loro era anche un contributo importante per organizzare le processioni religiose. E facevano anche da mecenati per gli artisti.  Venne eretta alla fine del XV secolo dallo scultore Pietro Lombardo e ci sono segni evidenti di influenza rinascimentale e bizantina.

La  facciata della Scuola Grande di San Marco è in marmo bianco. Al suo interno si slanciano dieci colonne corinzie che sono state spogliate dai decori originali. Nel 2013 si inaugurò la Sala Capitolare , che vanta una collezione di testi antichi e strumenti di medicina. Il tutto coperto da un grandioso tetto ligneo del XVI secolo fatto da Vettor Scienza da Feltre e Lorenzo di Vincenzo da Trento.

Libreria Acqua Alta del Sestiere Castello

La Librera Acqua Alta si apre in via C. Longa Santa Maria Formosa, 5176b e nasce da un’idea del vicentino  Luigi Frizzo. Sognatore e viaggiatore incallito si ferma per amore in Valle D’Aosta dove si appassiona ai libri e alla filosofia di Rudolf Steiner. Sceglie Venezia alla fine per aprire la sua cantina di libri usati dove non esiste un catalogo digitale. Ci sono solo  dei cartellini con indicati i prezzi dei  libri di vario genere e riciclati . Questi volumetti sono adagiati su delle gondole spolverate dalle code dei gatti che vi fanno da padroni.

In questo scenario con una scalinata di vecchi volumi affacciata su Corte Sconta sono raccolti i fumetti  di Corto Maltese. Questi è il noto personaggio dello scrittore riminese Hugo Pratt, tanto amato da Luigi Frizzo . Librera Acqua Alta  non è un luogo per tutti.  Ma solamente per i puri d’animo  come il marinaio pirata che salpa sempre per nuove avventure per raggiungere  un giorno il suo porto.

Chiesa di Santa Formosa

Sul mercato di  Campo di Santa Formosa fa bella mostra la Chiesa di Santa Maria Formosa che fu eretta all’inizio del XVI secolo su resti di un tempietto religioso raso al suolo da un incendio. Chi si preoccupò di restaurarla fu l’architetto Mauro Codussi  , che allungò la precedente navata greca fino a farla di tipo  latina. La chiesa è intitolata a un vescoco veneziano del VII secolo , che si dice ebbe la visione della Madonna nella figura di una stupenda matrona.

La Chiesa di Santa Maria Formosa possiede due facciate e  un campanile.  Quello che rimane impresso è  un enigmatico mascherone esterno con tanto di barba , i dentoni e  la bocca storta con funzione di  scaccia i diavoli.  Internamente sono distribuiti quadri del TiepoloLeandro Bassano e Palma il Vecchio.

Fondazione Querini Stampalia del Sestiere Castello

La Fondazione Querini Stampalia è una casa  museo di arte antica e pop della ricca famiglia Querini. Fu fondato nel 1868 dal conte Giovanni. Un gioiello di cui pochi sanno che è incassato al pianterreno di un palazzo nobiliare di Venezia . Si possono venerare esempi di ville patrizie . Perché ci sono mobili settecenteschi e neoclassici, porcellane, sculture e oltre 400 dipinti dal XIV al XX secolo .

La Fondazione Querini Stampalia è stata restaurata nel 1949 . Ed  è circondata da un giardino creato dal genio dell’architetto Carlo Scarpa il cui elemento vitale fu l’utilizzo dell’acqua. Qui si fanno moltissimi eventi di stampo artistico. Essa è dotata di tutti i comfort, tra i quali una caffetteria dal design ricercato di Mario Botta. 

Secondo Itinerario al Sestiere Castello

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Il secondo itinerario di Castello  parte da Campo dei Pozzi . Questa è la sua area più centrale e caratteristica facilmente raggiungibile da ogni parte di Venezia . Il suo prolungamento coincide con il Canale di san Pietro dove iniziò l’urbanizzazione di Venezia  .

Merita davvero un salto la Basilica di San Pietro   che guarda l’ Isola di Sant’Elena  con il suo Parco delle Rimembranze . Un susseguirsi questo di viali ombrosi , aree gioco e altari a Verdi, Wagner, e ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale . La basilica in questione fu il duomo ufficiale di Venezia dal 1451 al 1807. Oltre al solenne campanile in pietra d’Istria di Mauro Codussi (XV secolo) il complesso ostenta il tesoro di Pietro Liberi che è il dipinto Castigo dei Serpenti .  Le principali attrattive da non farsi scappare sono queste in basso.

San Francesco alle Vigne

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne  fu fatta nel 1534 per mano di Jacopo Sansovino (ma la facciata è del Palladio). Si narra che secoli fa al di sotto doveva esserci un’altra chiesa dedicata a San Marco, patrono di Venezia. Secondo la tradizione il santo di ritorno da Aquilea si sarebbe riposato qui . E gli apparve un angelo che a lui si rivolse pronunciando una frase poi presa da Venezia come suo motto. Questa recita così:

“Pax tibi Marce, evangelista meus” – “Pace a te Marco, mio evangelista.

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne si distingue per i suoi tre pittoreschi chiostri e un giardino . Ed è stata progettata seguendo le teorie architettoniche ed esoteriche di frate Francesco Zorzi . Fra i tesori del suo interno si può rammentare la serie di Pietro Lombardo . Annessa alla chiesa c’è anche un Istituto di Studi Ecumenici, e  una sontuosa  Biblioteca

Il vigneto della Chiesa di San Francesco alle Vigne

La  Chiesa di San Francesco delle Vigne ha uno dei vigneti più ampi di Venezia   appartenuto alla famiglia Ziani che nel 1253 l’ebbe in concessione dai frati cistercensi. Questo testimonia lo stretto legame tra Venezia  e il vino che non veniva solo importato ed esportato (come la Malvasia greca) ma anche fatto in loco .

Su questi terreni argillosi e alti appena 1, 87 cm la  Cantina Santa Margherita (Portogruaro) coltiva il  Glera . Vitigno questo che a detta dei loro enologi dovrebbero essere il più antico e rappresentativo di Venezia . Io ho avuto la fortuna di perlustrare i filari della Chiesa di San Francesco delle Vigne  in occasione di una loro degustazione del 2021 . Evento esclusivo che mi ha insegnato tante cose sulla Venezia e il suo ricco patrimonio enoico.

 

Arsenale

Con i sui 30 ettari di estensione l’ Arsenale è arroccato a est di Venezia   , di fronte la mole delle mura cittadine. Era il cantiere navale più colossale  della storia. Esso possedeva una flotta invincibile su cui si basava la forza di Venezia  . Dalle sue navi dipendeva infatti il suo dominio sul Mediterraneo Orientale.

Poco è rimasta di questa fabbrica antica che attualmente si è trasformato in un centro  polivalente che abbraccia le arti, la scienza e la Marina Militare. Venne fatto nel XII secolo e produceva qualcosa come 3000 galere e nel XVI secolo dava da mangiare a 16.000 operai. Grazie alla Biennale di Venezia  l’ Arsenale si salvò dall’abbandono , perché venne a far parte delle aree espositive. Di grande impatto sono i quattro leoni posti all’entrata attorno i quali ci sono molte leggende. Una delle fiere giunse per merito di Francesco Morosini come bottino di guerra dal Pireo attorno al 1688 

Terzo itinerario al Sestiere Castello

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Il terzo itinerario è quello che vi condurrà da Via Garibaldi l’unica strada  di Venezia, nel pieno del movimento cittadino di Venezia  . Con una deviazione all’arco degli innamorati o Sottoportego dei Preti , potete procedere verso la Riva degli Schiavoni .  Questa riva ampliata è del 1780 e si chiama in questo modo per via degli slavi (o meglio i dalmati) che vi erano soliti approdare. Il loro mestiere  era quello di vendere castradina (carne secca di montone) e bojana (scarabina, un pesce secco importato dall’Albania).

Lungo la  Riva degli Schiavoni si troveranno tantissimi  locali e bazar  , e  la lista di cose da vedere anche in questo caso è piuttosto lunga. Intanto non saltate da queste parti il Museo Navale   in riva S. Biasio che illustra, che è inserito in un granaio del XV secolo . Con vista su Bacino di San Marco , esso  illustra la golden age della marina veneziana in 42 padiglioni espositivi .

Le misure dei pesci di Venezia

Tra le cose strabilianti di Venezia ne acciufferete una  in Fondamenta de la Tana all’incrocio con Calle Loredana . Mi sto riferendo a una lapide con incise le misure dei vari pesci commerciabili , sotto le quali si incorreva in gravi sanzioni (altre simili sono al mercato ittico di Rialto e Campo Santa Margherita) .

Verso la fine della via inoltre potrete contemplare una costruzione del V secolo a forma di prua, che era il focolare dei navigatori Giovanni e Sebastiano Caboto scopritori del Canada.

Chiesa della Pietà

La  Chiesa della Pietà è soprannominata Vivaldi perché è dove il grandissimo compositore insegnava violino fu Maestro del Coro (1703-1740). Venne commissionata come cappella dell’Ospedale della Pietà , un’associazione che univa convento orfanotrofio e conservatorio musicale.

La chiesa fu disegnata da Gorgio Massari e ed ha pianta ovale che dona alla struttura un’acustica formidabile. Cosa che si può apprezzare se si ha la fortuna di partecipare ai numerosi concerti in programma tutto l’anno. Appuntamenti imperdibili gestiti da  I Virtusoi Italiani , l’orchestra in carica dal 2011. Tra i canvas di valore bisogna ricordare quelli del Tiepolo, di Giambattista Piazzetta e Giuseppe Angeli.

Chiesa di San Giorgio dei Greci

La chiesa di  San Giorgio dei Greci  ( XVI secolo) fu il frutto della volontà della folta comunità greca durante la diaspora.  I greci trovarono rifugio a Venezia   quando erano in fuga da Costantinopoli per l’invasione dei Turchi del 1453. E furono accolti talmente bene che gli fu consentito di avere il loro santuario.

In stile rinascimentale la chiesa di  San Giorgio dei Greci  fu fatta dall’architetto  Sante Lombardo ,  Gianantonio Chiona, .  Si tratta di una basilica a navata unica con cupola fatta da Giovanni Cipriota sotto la direzione del Tintoretto (XVI secolo). L’ingresso è abbellito da un mosaico recante un’ epigrafe che  compose nel 1564 Michele Sofianòs :

“In onore di Cristo Salvatore e del santo Martire Giorgio i Greci residenti e coloro che di frequente sbarcano a Venezia, affinché essi potessero secondo la tradizione venerare Iddio, (…) edificarono questo Santuario, 1564”.

I suoi  interni furono decorati con oro ed effetti policromi  dall’iconografo Michele Damaskinòs di Creta. Si può subito restare stregati dalla vista del  poderoso campanile fatto da Bernardo Ongarin . Con la vittoria napolenoica tutti i beni furono confiscati e nel 1991 divenne cattedrale dell’Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta.

Chiesa di San Giovanni di Malta

La Chiesa di San Giovanni di Malta   (appellata anche come Chiesa dei Furlani o Chiesa San Giovanni al Tempio) è del XI secolo e fu fatta da Giovanni Battista in stile rinascimentale. Per secoli era appartenuta ai Templari . E dopo la soppressione dell’ordine se ne impossessarono nel 1312  Cavalieri di Malta . Qui gli eroi delle Crociate ebbero il loro quartier generale a Venezia. Per procedere con il sangue alla diffusione del Cristianesimo contro l’Islam.

Finite le guerre si dispersero .  E dopo varie sorti (Rodi, Viterbo, Malta) , allorché la stessa chiesa fu chiusa da Napoleone, riapparirono a Roma nel 1839. Da allora in poi la chiesa fu aperta al pubblico e si allargò con una stamperia e u palco per gli spettacoli.  La Chiesa di San Giovanni di Malta  nasconde al suo interno un enigmatico chiostro adornato con stemmi degli ospitalieri .

Giardini della Biennale del Sestiere Castello

I Giardini della Biennale  sono la location dell’  illustre esposizione annuale d’arte moderna della Biennale di Venezia . Tutto cominciò nel 1895 quando il poeta Riccardo Selvatico e il critico Antonio Fradeletto misero su una prima kermesse che era molto accademica e oppositiva verso u movimenti artistici d’avanguardia.

Solamente nel 1924 comparirono le prime tele impressioniste e quelle di Picasso si videro più tardi nel 1948. Alla Biennale di Venezia ogni nazione gestisce uno stand con i prodotti migliori di arte e architettura contemporanea che hanno visto esplodere personaggi di spessore tra cui : Carlo Scarpa (Venezuela), Josef Hoffman (Austria), Bruno Giacometti (Svizzera) , Takamasa (Giappone), Belgioso, Pereseutti e Rogers (Canada), e Alvar Alto (Finlandia).

Harry’s Bar

E se avete ancora fiato concedetevi un piccolo grande lusso come un calice di Bellini (prosecco e polpa di pesca bianca) all’ Harry’s Bar in San Marco 1323 , dichiarato nel 2001 patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali. Il rinomato bar insieme al cocktail rosa e al  carpaccio di carne cruda  sono delle  creature di Giuseppe Cipriani . L’imprenditore veneziano fece successo con questo piccolo cafè ricavato da una ex corderia vicino San Marco . L’investimento gli fu possibile grazie a un lascito dell’amico Harry Pickering che aiutò a rientrare in America .

A dirigere l’Harry’s Bar , meta di personaggi illustri, è il figlio Arrigo Cipriani . Ogni tanto gira tra i banchi di questa minuscola caffetteria e continua il suo antico mestiere di servire il cliente viziandolo. Se il padre aveva imparato a viaggiare stando fermo perché incontrava sempre forestieri, lui invece ha capito qual è il segreto del turismo di successo.  Lo spiega in uno dei suoi libri che è L’elogio dell’accoglienza . Ci insegna che L’italia da Nord a Sud deve impare a trattare bene i viaggiatori , senza sfruttarli !

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Sestiere Castello, Venezia come non l’avete mai vista !

In conclusione il  sestiere di Castello  riserva mille sorprese come la vicina Giudecca  , che è il sinuoso arcipelago che si snoda  lungo il Bacino di San Marco e il lungomare delle Zattere.. Qui da osservare ci sono la Basilica di San Giorgio Maggiore e l’elegante Hotel Cipriani .

Per non parlare dell’ isola di San Michele . Questo  è il cimitero per eccellenza di Venezia  . Cona la sua forma quadrata sta tra Cannaregio e Murano e fu fatto dall’architetto Mauro Codussi. Tra le personalità illustri che vi riposano ci sono:  il musicista Igor Stravinsky, i poeti Ezra Pound e Brodsky,  il matematico Doppler, e don Salvador de Iturbide (ex governatore del Messico).

Al   sestiere di Castello  niente è per caso . Aggirandovi nei suoi dintorni vi pervaderà una sensazione di pace infinita e di solitudine, che è momentanea . Perché appena vi siederete a un bacareto (trattoria veneziana) il carattere cosmolìta e irriverente di Venezia  salterà fuori da una improvvisa conversazione con perfetti sconosiuti. Che chissà se veneziano o meno non avraà problemi a invitarvi a bere una birra o un prosecco. E state sicuri che prima o poi li rivedrete!

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Lucila Veloz Gutiérrez

Lucila Veloz Gutiérrez

“Los impossible tarda un poco  más” 

L. V. Gutiérrez

Lucila Veloz Gutiérrez, l’Andalusia in una palette

Che dire di Lucila Veloz Gutiérrez , se non che è una donna bella dentro e fuori .  Di lei mi ha colpito  la sua arte ed eleganza. Questa forza della natura è nata a Guanajuato in Messico dove ha svolto i suo studi di architettura, che ha poi perfezionata in Canada e Alcalà . Per puro caso ho incontrato Lucila Veloz Gutierrez un pomeriggio  afoso di Luglio  di qualche anno fa.

Precisamente è accaduto a Cordoba dove vive con la sua famiglia. In attesa del mio treno di rientro a Siviglia ero appoggiata sul muro rovente della centralissima fontana di Piazza Tendillas . Lì mi ritrovai Lucila Veloz Gutiérrez che stava abbozzando una torre di un palazzo liberty con un carboncino. Mi sembrò la cosa più bella del mondo. Mi complimentai per quello schizzo così minimale, semplice ma penetrante. Così iniziammo a parlare. Figuratevi una Spagnola e un’Italiana ! E senza che nessuno delle due conoscesse l’idioma dell’altro, si fece subito amicizia. La stessa che mi ha portato nuovamente in Andalusia per ammirare più da vicino i suoi capolavori . Vediamo più da vicino chi è Lucila Veloz Gutiérrez. Buona Lettura!

Chi è Lucila Veloz Gutiérrez?

Senza dubbio non è facile descrivere l’anima e la carriera di successo di Lucila Veloz Gutiérrez. Perché ha fatto tanto nella sua vita e ancora oggi come un uragano non si ferma. Dall’ architettura all’amore per l’arte in tutte le sue manifestazioni il passo è stato breve.

Sin da quando nel 1983 ancora studentessa del primo anno Lucila Veloz Gutiérrez è chiamata a esporre nella Casa-Museo Diego Rivera . Da allora il cammino è stato tutto in salita vincendo delle borse di studio negli anni ’90 per la Cooperazione Iberoamericana ICI  e per l’ Istituto Nazionale della Pubblica Amministrazione della Spagna . Parimenti si è distinta per avere diretto i lavori di sviluppo urbano in alcune aree del Mexico come il suo paese natale  Guanajuato, Celaya, e lo Stato di Querétaro. Un’esperienza che le ha permesso di conoscere la sua terra  più da vicino sotto ogni tipo di sfumatura.

Altri successi

In seguito Lucila Veloz Gutiérrez  si è specializzata  in Restauro del Patrimonio, Design e Paesaggio, e ha conseguito  il Diploma in Architettura del Paesaggio.  Inoltre ha  aderito come membro di varie associazioni e istituzioni tra i quali :

  • Associazione di Architetti del paesaggio, Messico .D.F. ;
  • Comitato Internazionale dei Siti e dei Monumenti;
  • ICOMOS- (UNESCO).

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Altre tappe fondamentali del suo percorso lavorativo 

Non si può bloccare proprio un fiume in piena e nel 2017 Lucila Veloz Gutiérrez è diventata presidente della società tecnologia Innopaisaje dell’università di Cordoba. Attualmente sta lavorando nel suo atelier a Cordoba . Si dedica principalmente  all’architettura stringendo collaborazioni con importanti studi quali quelli di :

  • Jaime Meza Miranda;
  • Carlos Flores Marini ;
  • Gerardo Olivares James

Papalotl, la farfalla messicana

Non mancano realizzazioni artistiche di pittura e design ( Sección Áurea Design ) di grande valore. Lucila Veloz Gutiérrez è anche nota per le sue pubblicazioni e  i suoi convegni sull’arte . Numerose sono state anche le sue mostre artistiche , tutte disseminate tra la sua terra, la  Spagna e altre parti del mondo .

Tra tutte queste vorrei citare quella  del Giugno 2023 svoltasi presso il centro congressi Cosentino di  Malaga. La kermesse è stata intitolata Papalotl , che vuol dire farfalla in antica lingua messicana Nahutl . Una serie di quadri che inquadrano perfettamente lo spirito del filo rouge del suo credo artistico che mira a esplorare il cosmo e ad afferrare di questo il cuore. Il suo slancio artistico è un  volo eterno verso la sezione aurea che vede nella ricerca della perfezione di spirito e corpo la perfezione stessa.  Un’espressione di una forte sensibilità umana, patriottica, paesaggistica che prende forma in capolavori di restauro publico, tele, vestiti, ventagli in seta tutti dipinti a mano con l’uso di decorazioni in oro e argento .

Cordoba, l’Andalusia vera

Non è la prima volta che vado in Andalusia. Questo è un luogo davvero mediterraneo, latino, magico e primordiale. E tornarci con un caldo torrido a Luglio vuol dire esserne stata davvero stregata. E Cordoba mi ha richiamata al suo splendore in occasione della mia visita a Lucila Veloz Gutiérrez , che mi ha fatto sentire come a casa . Per me è stata una settimana di momenti indelebili che mi hanno portato a scoprire una città in tutta la sua bellezza.

Cordoba  , fondata dai Romani, è un concetrato di storia in cui Arabi, Cristiani e Ebrei hanno cercato di plasmarla convivendo fino alla supremazia cattolica dei re Ferdinando e Isabella . Cosa c’è da  fare e vedere a Cordoba ? Troppo in realtà . Se avete deciso di regalarvi un viaggio nel tempo, e una vacanza speciale vi consiglio di non stare solo un weekend . Cliccate in questo sitohttps://www.viviandalucia.com/cordova/cosa-vedere-cordoba/ che vi regala una paoramica generale per perdervi nell’incanto di Cordoba. Buon viaje! 

Contatti di Lucila Veloz Gutiérrez: 

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Ischia film Festival 2023

Ischia film Festival 2023

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“L’autunno è una seconda primavera dove ogni foglia è un fiore.”

A. Camus

Ischia film Festival 2023

Senza dubbio Ischia Film Festival 2023 è una delle kermesse cinematografiche più significative d’Italia tenutasi all’interno della splendida cornice del Castello Aragonese d’ Ischia . Dal 24 Giugno al 01 Luglio ci sono state proiezioni cinematografiche d’autore che mi hanno rapito l’anima. Ed è così che Piazzale delle Armi, la Cattedrale dell’Assunta e la Casa del Sole  sono diventate sale sotto un cielo trapuntato di  stelle . Un biglietto staccato il mio per uno straordinario evento annuale di alto livello culturale. Un appuntamento imperdibile quello dell’ Ischia Film Festival 2023 , che con un programma vario e internazionale cerca di raccontare l’umanità nel bene e nel male.

Ancora una volta Ischia Film Festival 2023 mi ha riportato alla bellezza d’ Ischia. Ormai l’atollo campano mi ha creato dipendenza . Un’oasi che diventa sempre occasione per me di una pausa rigenerante e necessaria per il corpo e la mente. Tappa fissa in questo luogo del cuore è sempre l’Albergo Locanda sul Mare in via Iasolino 80 a Ischia Porto. Una casa ormai più che un albergo. Ci  torno tutte le volte che mi manca la poesia, e  il calore dei suoi gestori. Un posto in cui vi consiglio di soggiornare per vivere Ischia in tutta la sua magia.  Vediamo meglio  cosa è il Ischia Film Festival 2023.  Buona visione!

Cosa è Ischia film Festival 2023 ?

Che dire , Ischia Film Festival 2023  è una manifestazione artistica che vede in concorso lungometraggi, documentari e cortometraggi provenienti da tutto il mondo. Capolavori in grado di valorizzare le tradizioni, la storia, i paesaggi di quei territori scelti per la narrazione filmica.

Giunto alla sua XI° edizione Ischia Film Festival 2023 è sostenuto dalla:

Da puntualizzare che  Ischia Film Festival 2023 nasce dall’idea dell’imprenditore Michelangelo Messina. Un uomo così appassionato della sua Ischia e del cinema, che è riuscito a creare  un evento di fama internazionale. Qualcosa di unico nel suo genere che ha fatto rinascere il cinema sull’isola dai tempi d’oro di Angelo Rizzoli.

Ischia e il cinema

Comunque Ischia era  abituata ai riflettori . E precisamente da quando a Ischia Ponte nel 1909 aprì Unione, la terza sala cinematografica più ampia dello stivale. Tuttavia, le luci della ribalta si accesero quando nel 1936 vi cominciarono le riprese del:

Decisamente un colossale avvenimento fu quando nel 1957 Charlie Chaplin scelse Ischia  come anteprima planetaria per il suo capolavoro  Un Re a New York . La fortuna continuò nel 1963 quando in varie zone  d’ Ischia   la  20th Century Fox girò il colossal di Cleopatra’ con Liz Taylor  e Richard Burton  ! Una produzione parecchio costosa , in cui si possono ancora apprezzare alcune inquadrature della Baia di San Montano .

Da Lucchino Visconti all’era moderna

Certamente un’altra figura di rilievo per Ischia   fu Lucchino Visconti. Questi fu  padre del Neorealismo  primo movimento cinematografico di spicco in Italia del secondo dopo guerra. L’illustre regista lombardo si trasferì a Ischia  . Dal barone Fassini comprò un vistoso immobile. In seguito lo modificò in uno splendido cottage in stile liberty . Di poi fu conosciuto meglio e localmente come  ‘La Colombaia’   .  Esso oggi è  il mausoleo dedicato al regista). 

Lucchino Visconti  ci visse fino al 1976 e fu il suo quartier generale . Qui è dove creò  pellicole eccezionali quali ‘Senso’, ‘Rocco e i suoi fratelli’. Fu un via vai di collaboratori e celebrità quali PasoliniElsa MoranteMoravia

Il cinema a Ischia oggi

Dal 1970 in poi il cinema Italiano subì una crisi irreparabile . E si spense anche  Ischia   , che si allontanò dal genere della commedia sexy all’italiana di quell’epoca.  A parte  la novità nel 2003 di Michelangelo Messina che lanciò appunto  l’  Ischia Film Festival , al presente si possono annoverare pochi risvegli di prestigio con setting a Ischia, quali:

Come è articolato Ischia film Festival 2023?

Ischia Film Festival 2023  è un palinsesto ricco di anteprime d’eccezione e grandi nomi. In questo modo ha garantito nel corso del tempo successo e la fidelizzazione di un pubblico sempre più vasto. In particolare  Ischia Film Festival 2023  si è articolato in diverse sezioni:

  • Best of : sono lungometraggi nazionali ed internazionali che esprimono al meglio l’attuale stagione cinematografica;
  • Sezione competiva: lungometraggi, documentari e cortometraggi che hanno avuto come protagonista principale e colonna portante del racconto le location dei filmati;
  • Location Negata: film, documentari e corti che raccontano gli spazi del pianeta violentati dal progresso, quelli in cui vengono negati i diritti ai popoli, quelli distrutti dalla guerra, o fagocitati da calamità naturali ;
  • Scenari Campani : lungometraggi, corti e documentari che hanno come tema portante la Campania e la sua identità culturale.

Delle 72 opere dell’ Ischia Film Festival 2023  36 sono inserite nella  Sezione competiva . E  le atre   36 nel resto della lista in alto (24 delle quali saranno proiettate esclusivamente online  su www.ischiafilmfestivalonline.it ).

Momenti salienti dell’ Ischia film Festival 2023

Di notevole effetto è stata l’inaugurazione dell’ Ischia Film Festival 2023  con la consegna di un premio alla carriera a Christopher Lambert, stella indiscussa e mondiale del panorama cinematografico. Riconoscimento che nelle edizioni passate è toccato ad altre star importanti quali :

California, l’Emila di Andrea Roncato

Sono stati otto giorni indimenticabili quelli dell’ Ischia Film Festival 2023    tra giornalisti,  registi  e attori di spessore.  Tra loro c’è stato anche Andrea Roncato. Mi ha commosso con le sue parole di coraggio rivolte alla sua Emilia Romagna dopo il tragico evento delle inondazioni d fine Maggio. La sua regione natale è pronta a rialzarsi . Egli  chiede agli Italiani non bonifici , ma di visitarla rilanciando così un turismo responsabile e attivo.

La sua terra è stato il leitmotiv della pellicola in gara California (2022) di Cinzia Bomoll con la partecipazione di Silvia e Giulia Provedi. Da maschera solitamente comica Andrea Roncato mi ha colpito nella parte responsabile del nonno di due gemelle . Una figura centrale per la salvezza di una parte di una famiglia della provincia emiliana. Un nucleo affettivo che è apparentemente tranquillo. Perché in realtà nasconde tante violenze contro le quali si eleva una denuncia forte e spietata. Specie per quella degli uomini contro le donne. Oltre a California vi descrivo in basso altri due audiovisivi estremamente significativi ed emblematici . Entrambi affrontao il dilemma del legame indisslubile tra l’essere umano , le proprie radici e l’esistenza riconsociuta come dono divino. Mi sto riferendo a La Cura di Francesco Patierno e a An Irish Goodbye di Tom Berkeley e  Ross White

La Cura di Francesco Patierno

Con la La Cura  torna alla ribalta il famoso regista napoletano Francesco Patierno (2022) .  Tra i suoi innumerovoli  traguardi profssionali si ricorda  il lungometraggio il  Mattino ha l’oro in bocca del 2007. Esso è tratto dall’autobiografia de Il Giocatore di Marco Baldini (interpreti Elio GermanoLaura Chiatti e Martina Stella)  .  Si tratta di  una condanna a tutti i tipi di dipendenze estreme.  Come quelle per il gioco d’azzardo che hanno massacrato il celebre conduttore radiofonico.

La Cura   vede nel cast il bravissimo Alessandro Preziosi e  parla di una troupe cinematografica, che per l’arrivo del Covid interrompe  le riprese della La Peste, un romanzo dello scrittore Albert Camus. Un film che evolve dal master piece inizale fino a confodersi e fondersi  con esso . Suo obiettivo è quello di esporre in maniera diversa da un documentario il dramma del planetario del lockdown, che ha segnato e cambiato per sempre la nostra società. Dalla finzione si passa alla realtà e non si capisce davvero quale sia il confine, quale sia la parte vera da interpretare!

Il flagello della black death si sposta dall’Argentina a una Napoli contemporanea , che smette di pulsare come è solita fare. Un caos immane in cui si perde il senso dell’orientamento. Il  virus  ha messo a dura prova e fatto rilevare come effimeri , se non modulati nel giusto modo,  i perni saldi della nostra era: soldi e sviluppo industriale.  Inolre a piegato fisicamente e moralmente per solitudine e povertà migliaia di persone in tutto il globo. Una malattia per cui esiste un unico rimedio l’amore e il rapporto con l’altro.

An Irish Goodbye

An Irish Goodbye di Tom BerkeleyRoss White ha vinto il Premio Oscar come Miglior cortoemetraggio Live Action alla 95a edizione degli Academy Awards.  E si è aggiudicato il premio come Miglior cortometraggio ai Premi BAFTA 2023.

An Irish Goodbye   è una black commedy  che descrive l’unione difficile e picaresca  dei fratelli  Turlough  (Seamus O’Hara) e Lorcan (James Martin). Quest’ultimo  è affetto da sindrome di Down.  Dopo la scomparsa improvvisa  della madre Turlough non vuole più affidare  Lorcan a una zia grazie al ritrovamento di una lista di desideri incompiuta della mamma. Da sfondo a questa trama così ironicamente drammatica e a lieto fine è l’Irlanda del Nord con le sue campagne e il suo assordante silenzio e infinita quiete.

Questo corto è un inno all’amore che vincit omnia . 23 minuti di genialità assoluta e pura che ha avuto il record di essere proiettato al cinema come qualsiasi altro film. Primato che era toccato solamente al cortometraggio di Pedro Almodóvar, The Human Voice.

 

Ischia film Festival 2023, ciak le premiazioni !

In conclusione  manca solo annunciare il vincitore dell’ Ischia Film Festival 2023 (clicca qui per sapere delgl altri riconoscimenti)  :

  • Mountain Onion (Kazakistan, 2022) di Eldar Shibanov :    l’undicenne Jabai vemde  cipolle di montagna lungo l’autostrada in Kazakistan e farà di tutto per riportare il padre nella sua famiglia . Un grido di speranza per i dolori universali come quelli della sparazione dei genitori. Perché nonostante show must go on !

Ischia Film Festival 2023  è stata un’esperienza unica che mi ha fatto apprezzare ancora una volta Ischia .  Come è facile da intuire questa perla del Golfo di Napoli non affascina solo per il suo passato, il suo patrimonio archeologico. E ancora per le sue terme, i suoi paesaggi esotici e un clima mediterraneo, che ne fanno un buen ritiro in ogni momento dell’anno. E Ischia Film Festival 2023   è la conferma che a  Ischia    ci si può perdere per infinite ragioni all’insegna di un turismo di altà qualità e sostenibile. Questo è il trend da seguire per un solido futuro economico , perché è l’unico modo per prosperare senza danneggiare l’ambiente e valorizzare al massimo le risorse territoriali. Sarà l’inizio di un cambio di tendenza che vorrà sbarazzarsi della globalizzazione di massa? E quello che ci auguriamo tutti per rivedere splendere ogni angolo della nostra Italia.

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Reggia di Capodimonte, Napoli

Reggia di Capodimonte, Napoli

“Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto. In questa magia l’anima mia risuona dell’Unico Suono che mi riporta a Dio”
Caravaggio

Reggia di  Capodimonte, Napoli

Sicuramente  la Reggia di Capodimonte a Napoli è uno dei musei più visitati e amati della città partenopea. Mi ci sono ritrovata partendo da Piazza Dante  in autobus (clicca qui per sapere come altro andare) in una giornata afosa di Luglio. Condizione perfetta per stare al fresco dell’aria condizionata  E così ho  esplorato in 124 gallerie i tesori dei re di Borbone , che l’hanno ideata come loro residenza nobiliare e casa per la Collezione Farnese.

Vi assicuro che girare per la Reggia di Capodimonte è un’esperienza unica. Perché vi fare capire il passato glorioso di Napoli   , che raggiunse il suo periodo di massimo splendore artistico culturale nel Settecento. La dinastia Borbone volle infatti fare diventare Napoli  un luogo capace di gareggiare con altre capitali europee come Parigi. E diciamo pure che ci sono riusciti, distinguendosi come una famiglia di politici capaci, lungimiranti, raffinati e dall’animo sensibile. Tra le luci e le ombre dei sovrani più discussi e curiosi degli annali italiani , vediamo più da vicino cosa c’è  di preciso all’interno della Reggia di Capodimonte a Napoli . Buon viaggio!

Storia della Regia di Capodimonte

Ancora una volta  i  Borbone hanno lasciato il segno a Napoli con la loro Reggia di Capodimonte, voluta da   re Carlo III  come sua  villa reale e riserva di caccia  . In più era un’ottima area per contenere la preziosa collezione d’arte della madre Elisabetta Farnese,  seconda moglie del padre Filippo V di Spagna. Chiaramente si scelse come location la collina di Capodimonte , poichè era lontana dalla confusione cittadina. E oltretutto c’era tanto terreno intorno e uno splendido panorama sul Golfo di Napoli! Niente male!

Ci volle un secolo per terminare la Reggia di Capodimonte: 14 000 metri quadri di bellezza artistica iniziata nel XVIII secolo (17381838) ,  inaugurata nel 1775 e aperta al pubblico  nel 1957. Da allora ne passò di acqua sotto i ponti, e ci abitarono altre personalità di spicco tra le quali Murat, i Savoia , i quali poi cedettero il tutto allo Stato nel 1910. E fu una salvezza per  i capolavori custoditi dai regali . Questi  per un periodo furono alloggiati al  Palazzo degli Studi per volontà di Ferdinando IV , figlio di Carlo. Parte di questa sfarzosa eredità oggi è spalmata tra il Museo Archeologico (MANN) e il Palazzo Reale di Napoli

La Collezione Farnese, cosa è ?

Senza dubbio la Collezione Farnese è una delle più importanti raccolte di opere artistiche e archeologiche mai esistita al mondo. Essa spazia da pitturesculture  a  disegnilibri, bronzi, cammei, monete, medaglie e altro ancora.

Prima che i  Borbone diventassero ufficialmente (e per legami di parentelaù) gli unici titolari effettivi, essa era stata avviata da diversi esponenti della famiglia (di origini laziali)  dei Farnese, su tutti i cardinali Alessandro e Odoardo.

Come è strutturata la Regia di Capodimonte?

La Reggia di Capodimonte in stile Barocco e Neoclassico  è il frutto dell’inventiva di diversi architetti tra i quali: Giovanni Antonio Medrano, Antonio Canevari, Ferdinando Fuga e Antonio Niccolini. Lo stabile di un rosso brillante è a pianta rettangolare e sfoggia lateralmente delle colonne in piperno grigio .

L’entrata principale alla Reggia di Capodimonte è quella di Porta Milano (ce ne sono altre due Porta Piccola e Porta Grande) . Si estende su tre livelli con cortili interni. Il piano terra è adibito all’accoglienza dei visitatori con i vari servizi. Tra questi  la biglietteria, il  guardaroba, un bookshop, la caffetteria e un auditorium. Diamo un’occhiata agli itinerari da fare al suo interno.

Ammezzato

Questo  intermezzo ingloba il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe (2500 fogli e 25000 pezzi) di cartoni che sono da ricondurre a Michelangelo, Raffaello, alla scuola parmense, bolognese e romana. Si distingue anche la Collezione Mele. Questa è l’insieme delle migliori affiches di fine Ottocento di Emiddio e Alfonso Mele. Furono fatte per i Grandi Magazzini Italiani che aprirono  nel 1889 in via S. Carlo a Napoli  .

Dall’ammezzato poi una scala esagonale conduce alla Ottocento Privato, che era una estensione degli ambenti abitati dalla corte dei Borbone e dei Savoia. Si possono venerare oltre 200 dipinti, sculture, mobili e arredi che ci riportano a come era la vita a palazzo.

Piano Nobile

Al primo piano fa bella mostra la perla della Reggia di Capodimonte , ovvero la Collezione Farnese (sale 1-30). Tra i membri più in vista di questa famiglia patrizia appare tra le cornici appese il Ritratto di Paolo III .  Il pontefice  romano che fu come fotografato da Tiziano con le pennellate del suo immancabile e intramontabile rosso. Colpisce il particolare della mano del papa, che cerca di nascondere il bottino dallo sguardo dei nipoti ai lati. Questo allude alle difficoltà dei rapporti tra eredi.

Di notevole impatto e valore è poi la Crocefissione del Masaccio (sala 3) che del 1426 rappresentava il comparto centrale superiore del Polittico di Pisa . Un capriccio che fu commissionato da Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto per la sua cappella. Essa mostra la scena della Crocifissione con  la VergineSan Giovanni e la Maddalena . Si evidenzia un forte patos e  uno studio preciso dello spazio e del corpo umano . In questo modo Masaccio rivoluzionò la pittura del Quattrocento anticipando quella del Rinascimento.

Cosa altro vedere al piano nobile?

Da non perdere all’interno del piano nobile tra le altre cose :

Secondo Piano

Questa galleria include tutte quei beni napoletani che provengono per lo più dalla Collezione d’Avalos e da chiese e monasteri soppressi nell’Ottocento per ordine di Gioacchino Murat.

Tra queste pareti sono custodite preziose tele databili dal 1200 al 1700 firmate da geni quali Colantonio, Caracciolo, Jusepe de Ribeira, M. Stanzione, A. Gentleschi, A. Vaccaro, A. Falcone e A. Caravaggio con la sua Flagellazione.  I colori scuri di questo Cristo morente sono tipiche del magnifico pittore lombardo, che contrastano con il chiaro del corpo dilaniato illuminato da un fascio di luce a sinistra. Un gioco di colori che mettono l’accento sulla tensione emotiva e psicologica dei personaggi.

All’epoca barocca si rifanno invece i dipinti di Mattia Preti e Luca Giordano. Mentre appaiono anche incanti artistici del XVIII di Francesco de Mura, Francesco Solimena e Paolo de Matteis . Di prestigio è anche la Gallleria degli Arazzi d’Avalos, che sono 7 tessuti giganti la battaglia di Pavia del 1525 tra le armate di Francesco I e quelle di Carlo V                   

Terzo Piano

Qui  spicca la Galleria dell’Ottocento che è ricca di opere neoclassiche dei pittori della Scuola di Posillipo (da Anton Pitloo a Giacinto Gigante e Francis Vervolet) e dei maestri del Naturalismo come Domenico Morelli, Francesco Saverio Altamura e Michele Cammarano.

Di grande interesse è anche la Collezione Fotografica con opere di Mimmo Jodice e la sezione dell’arte contemporanea , che è stata inaugurata nel 1798 e che annovera Burri, Warhol, Alfano, Buren, Kosuth, Pistoletto, Konellis, Merz, Bourgeonis.

Il parco della Reggia di Capodimonte

Il parco della Reggia di Capodimonte è di circa 130 ettari ed è stato progettato da Ferdinando San Felice (1734) come riserva di caccia del re Carlo di Borbone. Esso fu restaurato da Federico Dehnhardt (metà del XIX secolo).

Esso fu realizzato sulla stregua dei modelli dei giardini Inglese e Francesi. Ma ne venne fuori un qualcosa di originale e tipicamente barocco: 5 lunghi viali alberati che si irradiano dal piazzale dell’entrata abbelliti da statue di marmo (al presente ne resta solo una forse dedicata a una dea romana). Oltretutto disseminate ovunque si trovano panchine in bronzo abbellite con dei piedi a forma di serpente.

All’interno del parco della Reggia di Capodimonte furono piantate 400 diverse specie vegetali, tra cui orti, frutteti e alberi secolari, tra cui oggi risplendono una spettacolare Magnolia e una Canfora. Successivamente furono messe piante da frutta, e altre specie esotiche. Entrare in questo immenso paradiso significa immergersi in una natura rigogliosa e ordinata che è stata arricchita attualmente di molte palme.

Gli edifici del Parco di Capodimonte

Di enorme impatto sono i circa 17 edifici presenti che servivano a soddisfare le esigenze venatorie, agricole e spirituali dei Borbone. Tra i più caratteristici ricordiamo la Torre, la Fontana del Belvedere, la Vaccheria, il Casino della Regina, il Fabbricato Cattaneo, l’Eremo dei Cappuccini, il Granaio, la Cappella di San Gennaro, e la Real Fabbrca di Porcellana , che è sede dell’Istituto professionale per l’industria della Ceramica e della Porcellana.  Quest’ultimo merita un accenno perché era una vera e propria fabbrica che soddisfava le vanità dei Borbone. Ballavano e organizzavano banchetti con altri aristocratici di stampo internazionale. Perciò l’esigenza di avere un servizio di piatti numeroso e di alto livello. A tal proposito si può ammirare nella Reggia di Capodimonte .

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Reggia di Capodimonte, c’era una volta Napoli !

In conclusione posso dire che da sola la  Reggia di Capodimonte vale un viaggio a Napoli . Ci vuole una giornata intera per visitarla tutta, e vi garantisco che anche in estate è un’ottima alternativa all’afa cittadina!

Napoli stupisce sempre e non si finisce mai perché dietro ogni angolo di questa metropoli c’è sempre qualcosa che ti fa alzare lo sguardo verso l’alto. Per questo motivo non si può mai pensare di perlustrare Napoli in un weekend . E se volete perdetevi pure per una settimana senza programmi nell’urbe , perché è davvero l’unico modo per afferrarne la vera anima. Buone vacanze!

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