Bodegas Josè L. Ferrer

Bodegas Josè L. Ferrer

“Quando sei felice bevi per festeggiare. Quando sei triste bevi per dimenticare, quando non hai nulla per essere triste o essere felice, bevi per fare accadere qualcosa.”
Charles Bukowski

Bodegas Josè L. Ferrer 

Senza dubbio la Bodegas Josè L. Ferrer è un’istituzione divina a Maiorca. Diciamo pure che è la cantina per eccellenza dell’arcipelago delle Baleari. Ancora una volta la curiosità verso il vino mi ha portato a scoprire un territorio immenso. Quello di Maiorca appunto , che vanta un ricco patrimonio culturale, artistico, paesaggistico ed enogastronomico.

Così ho trascorso la mia Pasqua a contemplare , oltre le coste infinite di questo eden spagnolo. Ho sopratutto peregrinato  verso l’entroterra. E proprio qui  ho avuto un assaggio del meglio dei piatti e dei nettari maiorchini. In questo articolo vi propongo un viaggio enoico nel cuore dell’isola.  Un posto che vale la pena di esplorare non solo per le sue baie cristalline e i suoi monumenti. Venite con me e capirete che ci sono vari motivi per regalarvi una vacanza in questo angolo di paradiso.

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Bodegas Josè L. Ferrer, un salto a Inca per i cellers

In modo particolare il mio tour  ha interessato il lato interno  a Nord Ovest di  Maiorca. Prima  della  Bodegas Josè L. Ferrer c’è stata una tappa molto succulenta , quella a Inca. Questo paesino con le sue viuzze ciottolate e le sue chiese circostanti è celebre per il suo cuoio e le sue scarpe. Non è finita qui. La gloria di Inca sono i suoi  cellers .

I cellers  sono  ristoranti caratteristici, che sono  ricavati da vecchi depositi dove si faceva il vino in casa. Se volete mangiare e bere maiorchino accomodatevi pure in una di queste osterie . Qualcosa di diverso dai soliti  locali più alla moda, assalite dalle orde estive di  stranieri in fuga.

In quale celler andare a Inca? 

Se non avete idea di quale celler scegliere, vi propongo questo in basso, dove  tra l’altro ho beccato i vini della Bodegas Josè L.  Ferrer:

  • DAYLA – Vins i Tapes in Carrer Bisbe Llompart, 4 :   è un celler molto accogliente.  Il personale è estremamente gentile. Ti senti come a casa. I ragazzi dello staff  mi hanno aperto le porte . Nonostante fossi arrivata in orario quasi di chiusura. Il mio menù ha previsto: un fritto di gamberi rossi spadellati con aglio, pomodorini e peperoni. E una serie di calici di bianchi del posto.

La DO di Benissalem

Così dopo il lauto pranzo a Inca,  sono salita in treno per andare a visitare la cantina  Bodegas Josè L.  Ferrer .   Dopo venti minuti mi sono ritrovata a Benisallem.  Quella di Benissalem è la  prima DO (1990) delle Baleari per la produzione di rossi e rosati.

In questo pueblo interno di Maiorca il re dei vitigni è quello  autoctono detto Manto Negro. Esso è anche conosciuto come Callet . Ed è un incrocio tra Callet Cas Concos e Fogoneu. Dato il suo basso contenuto di antociani , la poca acidità e il basso contenuto alcolico,  Manto Negro si presta per rossi leggeri. Il suo  potenziale aromatico medio fornisce aromi di frutta matura e  melograno.

Altri vtigni della DO di Benissalem

A Benisallem ci sono dunque le condizioni ideali per la coltivazione di altri vitigni indigeni e internazionali. Molti dei quali sono gli stessi della Bodegas Josè L.  Ferrer

Il Manto Negro,vitgno re  della  Bodegas Josè L.  Ferrer e di Maiorca

Generalmente il Manto Negro è un’uva decisamente da taglio. E per lo più  si mesce con il Cabernet Sauvignon, il Syrah o il Tempranillo. Ultimamente però i winemaker  maiorchini lo sperimentano in purezza , e con ottimi risultati .

Quella di Benisallem  è un’area davvero privilegiata. Infatti è situata  al centro di Maiorca . Ed è protetta dalla Serra de Tramuntana. Questo è un sistema montuoso che raggiunge i 1.400 metri di altezza . E protegge i filari dal gelo e dai venti freddi del Nord.

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Il Moll , il bianco della  DO di Plà i Llevant 

Un’ altra DO (1999) è  quella di Plá i Llevant a Sud Est di Maiorca.  Raggruppa 19 municipalità :

I terreni (altzza massima di 100 metri slm ) qui  sono abbastanza fertili e rossi per la presenza di ossido di ferro.  Oppure bianchi per il contenuto di  argille, carbonato di calcio e  magnesio. Il drenaggio è buono e permette una profonda penetrazione delle radici. Senza dubbio importante è la temperatura , che  è mite tutto l’anno.

Il vitigno pricipe è quello del Moll o Prensal Blanc . Un’ uva  dalla buccia chiara, che genera bianchi fruttati e minerali, con aroma di di mele verde con finale mandorlato . I rosati sono invece agrumati, e gli spumanti quasi eterei.

Maiorca, vino poco ma eccellente

Il vigneto rappresenta una delle colture maggioritarie di Maiorca,  che si alterna  con mandorli, carrubi, fichi e ulivi. Il sistema di allevamento tradizionale è quello a guyot e cordone speronato. L’intera superficie vitata ammonta a circa 1000/2000 ettari. Non è tanto, per cui si predilige la qualità alla quantità.

Il motivo della poca espansione dei vigneti è dovuto principalmente all’elevato costo della terra. Non c’è da stupirsi, anche perchè Maiorca è diventata una meta immobiliare molto ambita da parte dei norderuopei con i soldi in tasca. Possiamo con certezza affermare che al presente la viticultura è un volano dell’economia maiorchina , che ha davanti un futuro prospero.

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Benissalem, un pueblo di meraviglie

Dalla stazione ferroviaria alla Bodega Ferrer  con sede a Benisallem  c’è una buona mezz’ora di camminata. Durante il tragitto nella cittadina rimarrete ammaliati dalla cura delle abitazioni. Sono tutte lastricate di pietra bianca, basse e adornate di piante. Il silenzio è imperante, interrotto qua e là dal miagolio dei gatti o dalle voci dei bambini che giocano  per strada.

A Benisallem , un  villaggio di appena 8000 anime, senza dubbio merita una menzione  la piazza centrale. In mezzo ad essa si staglia la Chiesa di Santa Maria Robines . Un perfetto esempio di stile barocco del XVIII secolo. Ovviamente questo è il punto di ritrovo di Benisallem,   una sorta di salotto cittadino  , che è vivo  durante tutto l’anno.

Prima di arrivare a destinazione alla Bodega Ferrer , passeggiando per i vicoli ho scovato altre aziende vitivinicole.  In tutto  se ne contano 70 a Maiorca. Purtroppo  erano tutte chiuse per via della festività pasquale.

Storia del vino a Benissalem

Logicamente Benisallem   deve la sua fama alla produzione di vino! La tradizione enologica della DO  di Benissalem  si riflette nei suoi riferimenti storici. L’introduzione della vite risale  al 121 d.C. Già nel I secolo d.C., Plinio parla dei vini delle Baleari, confrontandoli con i migliori d’Italia.

Anche durante il periodo della dominazione musulmana, nonostante i divieti del Corano,  si faceva il vino a Maiorca. Dopo la conquista, le Corti d’Aragona prima, e poi di Castiglia, favorirono la relativa espansione della coltura della vite, attraverso un regime di permessi di piantagione.

Il vino di Benissalem in letteratura

Troviamo riferimenti ai vini di Binissalem in queste opere letterarie:

La coltivazione della vite n generale  a Benisallem e a Maiorca ha attraversato momenti di splendore . E counque  altri di declino legati alla prefillosserica, alla postfillosserica, alla guerra civile spagnola e al boom turistico degli anni Sessanta. Si ebbe  una nuova ripresa alla fine degli anni Ottanta. Da allora, c’è stata una continua crescita del settore.

Zona geografica della DO di Binissalem

La zona geografica della DO Binissalem è costituita dai comuni di:

Con un’estensione di 154,75 km quadrati si tratta di una pianura ovoidale molto fertile , tutta esposta a Sud-Est . Si eleva ad un’altezza compresa tra 70 e 140 m s.l.m. 8 (intorno si possono avere anche alture di 400 metri).

Il terroir delle Baleari

Il terroir delle Baleari è il responsabile di rossi e bianchi unici al mondo, che hanno come tratto distintivo i profumi del Mediterraneo.

I terreni sono  ricchi di sedimenti calcarei e di arenarie silicee rosse . Essi danno origine a suoli dai toni bruni o rossastri. Il clima è mite. Al contrario le precipitazioni medie annue diverse in relazione alle stagioni. I monti fanno da scudo  ai venti .Mentre la  vicinanza al mare è responsabile di una vivace mineralità.

Bodegas José L. Ferrer, una storia di amore per il vino 

Appena sono arrivata all’entrata della Bodegas Josè L.  Ferrer sono rimasta affascinata dall’architettura moderna e al contempo retrò dell’impresa vitivinicola. Un edificio color ocra molto lineare e semplice . Esso  vanta degli esterni e degli interni ampi e luminosi. Questi sono  divisi in:  sala degustazione, ristorante , laboratorio e barricaia.  Ci sono circa 130 ettari di vigneto che circondano lo stabile dove crescono:

Inaugurata nel 2017, quella della Bodegas Josè L.  Ferrer è  un’attività di famiglia che dura da quattro generazioni. Sin da quando nel 1931 José L. Ferrer , il fondatore, ha messo su la prima pietra. Da allora sono passati circa 85 anni . Nell’arco d quasi un secolo la Bodegas Josè L.  Ferrer ha  rispettato la tradizione nel fare vino con un occhio attento all’innovazione teconologica.

Bodegas Josè L.  Ferrer , perchè sono stati i pionieri del vino a Maiorca?

Bodegas Josè L.  Ferrer è un’azienda vitivinicola rappresentativa del patrimonio enoico di Maiorca,  e delle Baleari, che   ha un passato  millenario . Sono stati tra i primi  a Maiorca  a :

  • valorizzare i vitign autoctoni ;
  • adoperare tecniche uniche di coltivazione dell’uva; 

  • fare  imbottigliamento meccanico ; 

  • invecchiare i rossi  in botti di rovere di legno ; 

  • favorire l’uso di sistemi di irrigazione all’avanguardia.

La Bodegas Josè L. Ferrer oggi 

Oggi Bodegas Josè L.  Ferrer  è gestita dal nipote José L. Roses e dai figli, María e Pepe. Tutti quanti  seguono  le orme del bisnonno. Gli spazi adella tenuta sono grandi. Ognuno di essi  è dedicato a tutto quello che serve per l’intero processo di vinificazione, che si svolge secondo criteri rigorosi.

Il riusltato di tanto lavoro è una produzione di circa 800, 000 bottiglie all’anno, che si esportano in Spagna e all’estero.  La tenuta offre anche la possibilità di fare dell’ottimo turismo enoico che poggia sulle visite in cantina, sui dei percorsi prenotabili in treno, e su abbinamenti tra vino e specialità della cucina locale.

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Bodegas Josè L. Ferrer, quattro vini in degustazione

Quando mi sono entrata alla  Bodegas Josè L.  Ferrer ho incontrato Sandra Waldmann e Ilhan Kaic Velasco. Lei è un’Italiana esplosiva per metà tedesca. Lui un giovane ragazzo che studia economia . Entrambi fanno parte dello staff dell’accoglienza, che mi hanno guidato nella mia visita alla cantina. Momenti davvero  fantastici.

Chiaramente la parte più interessante del mio arrivo alla Bodegas Josè L.  Ferrer  è stato quello della degustazione . Mi sono seduta su uno sgabello e nella botte fatta a tavolo mi sono state servite  quattro etichette formidabili.  Vi lascio qualche appunto in merito a ciò che questi vini mi hanno trasmesso. Devo confessarvi che non hanno nulla da invidiare a quelli prodotti in Italia o altrove . Sono stati davvero una piacevole sorpresa, perché associavo lo splendore di  Maiorca solamente alle sue acque blu!

Brut e un bianco della Bodegas Josè L. Ferrer

1.Veritas Brut Naure 2022: un brut di 12 gradi fatto con 100% di Moll . Di colore giallo paglierino, le bollicine si espandono fini e in moto costante.

L’aroma è complesso, al naso è come il Verdeho, molto fruttato. Al palato si avvertono note di pera , ananas, e anice. Ha una spiccata acidità, con una punta di amaro che rinfresca;

2. Pedra de Benissalem Blanc 2022 : un bianco di 12, 5 gradi  fatto con 100% di Moll . Le uve sono raccolte a mano durante la prima settimana di Agosto, poi sono tenute in fresco a 2° C e sottoposte a una macerazione pellicolare .

La seconda fermentazione avviene a temperature basse in vasche di alluminio. Alla vista è giallo pallido con riflessi verdognoli, trasparente e brillante. Fresco e aromatico, al palato ha note floreali e fruttate, rilevando un’ acidità equilibrata.

Rossi della Bodegas Josè L. Ferrer

3. Veritas Roig 2022 : un rosè di 11, 5 gradi  fatto con 100 % di Mantonegro. Il suo è un rosa tenue e pulito, ottenuto con una lieve macerazione sulle bucce.Sembra di annusare una rosa, e della frutta bianca. In bocca è come avere delle fragole, con una punta di limone e arancia. Un vino secco, leggero e un tantino amarognolo, bilanciato e con una persistenza intensa e aromatica;

4. Veritas 2012 : un rosso di 14 gradi   fatto con  70 % Mantonegro e 30% di  Cabernet . Dal coloro rosso rubino brillante , affina 40 mesi in  botte di rovere francese. Al naso sprigiona sentori di pepe e liquirizia, lasciando un pò di amaro.  Appena si beve invece risulta più succoso ,  morbido e setoso. Evidenzia una certa acidità che gli conferisce freschezza.

Bodegas Josè L.  Ferrer , un motivo per ritornare a Maiorca

Non è facile descrivervi i vini della Bodegas Josè L.  Ferrer , bisogna recarsi in loco e provarli di persona. Ho appreso in modo molto semplice sui vini maiorchini , capendone  i loro  caratteri distintivi .

Per esempio ho imparato alla Bodegas Josè L.  Ferrer che i bianchi maiorchini alla vista hanno un giallo pallido dorato. Essi sono molto aromatici , ricordano l’odore di fiori e frutta delicata.  Si fanno notare per la loro freschezza. Al contrario i rosati variano dal rosa pallido all’arancione, sono sfavillanti e limpidi. E infine i vini rossi hanno una grande personalità , specie se in blend, e affinati. Il loro sapore è molto persistente e sono ricchi di tannini.

La mia esperienza alla Bodegas Josè L.  Ferrer è stata indimenticabile . E  posso garantirvi che vale la pena concedersi una sosta di vino  se volerete a Maiorca. Ve lo suggerisco vivamente di staccare presto un biglietto. Resterete abbagliati dalla luce del Mediterraneo, dalla sua bellezza dirompete e dal calore della sua gente.  ¡ Buen viaje!

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Ca Avignone, cantina dei Colli Euganei

Ca Avignone, cantina dei Colli Euganei

Cominciano agli ultimi di giugno, nelle splendide
mattinate; cominciano ad accordare in lirica
monotonia le voci argute e squillanti.
Prima una, due, tre, quattro, da altrettanti alberi;
poi dieci, venti, cento, mille, non si sa di dove,
pazze di sole; poi tutto un gran coro che aumenta
d’intonazione e di intensità col calore e col luglio, e
canta, canta, canta, sui capi, d’attorno, ai piedi
dei mietitori.
Finisce la mietitura, ma non il coro.

G. Carducci

‘Cà Avignone’, cantina dei Colli Euganei

Un freddo fine settimana di un Dicembre del 2020 mi ritrovo alla stazione di Monselice, nei Colli Eugane.  Si tratta una pittoresca cittadina vicino Padova, nel Veneto. Mi allontano dai binari per cercare l’uscita dove mi attende Nicola Ercolino, che insieme alla moglie Antonella La Sala  , è responsabile della cantina ‘Ca Avignone’, presso cui trascorro  tutto il weekend.

‘Ca Avignone’, fiorisce otto anni fa grazie al prezioso sodalizio con Roberto Cipresso, enologo di fama internazionale a Montalcino, con cui ho iniziato l’avventura del mio wine reporting alla scoperta delle più pregiate ed interessanti aziende vinicole con cui collabora. Un viaggio anche questo che mi porta in un posto straordinario e mai visto prima, che mi dimostra ancora una volta, che un vino racconta un territorio e molto di più.

Covid 19, non ci fermerai!

È quasi l’imbrunire. Tutto intorno è deserto per le disposizioni contro il  Covid 19, un virus che senza nessun preavviso ha sconvolto le nostre vite e  il pianeta intero con  tutte le terribili  conseguenze per la salute, l’economia, la socialità e la lista sarebbe interminabile.

Il sangue però scorre ancora nelle vene e il mio auspicio è quello che tutti possano avere la possibilità e la forza di reagire, di considerare i propri comportamenti e modificarli in modo più efficace rispetto alle difficoltà innescate da questo morbo. Bisognerebbe assumere un atteggiamento positivo volto alla soluzione di un problema, piuttosto che all’autodistruzione nel dolore, che se momentaneo è umano e in qualche modo addirittura consolante, ma alla lunga risulta essere inutile e frustrante.

Parafrasando  Goethe, vale davvero la pena “vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo”! Questa mia spedizione è diversa dalle altre, è catartica, introspettiva, è un tentativo per non spegnere del tutto il fuoco che hai dentro. E per alimentare questa fiammella che scalda, mi godo tutto, ogni istante, pure il silenzio rumoroso, manifesto di come tutto ciò che prima era normale adesso è un miraggio.

Ca Avignone, cantina dei Colli Euganei

Stazione di Monselice, Veneto

Un po’ smarrita tra lo scroscio della pioggia e gli ultimi sbuffi dei treni che si arrestano al capolinea, mi guardo intorno, e la vista di una rocca mi lascia attonita con quel fascio di luci rosse che la avvolge  quasi a proteggerla. Una targhetta di fianco a una fontana mi informa che  in cima lassù si erge il ‘Castello Cini’, un complesso di  quattro nuclei principali (l’XI – XVI secolo) con annessa la massiccia torre fatta da Ezzelino III da Romano su ordine dell’imperatore Federico II di Svevia.

L’ Italia! Non inizi neppure il cammino che già ti stupisce e ti lascia senza parole. Intanto mi avvicino al parcheggio, dove incontro Nicola  che mi viene a prendere in auto e mi accoglie con un sorriso smagliante che colora un po’ il grigiore di quel venerdì uggioso.

Petrarca Holiday House’, alloggio esclusivo nel ‘Parco dei Colli Eugeani’

Rotto il ghiaccio dei primi convenevoli, Nicola  mi mette subito a mio agio e mi accenna un po’ di sé e della sua famiglia durante il tragitto verso Petrarca Holiday House’, il mio alloggio esclusivo di fronte i colli bolognesi. Nicola e Antonella sono una coppia d’imprenditori che amano  la natura, e dopo anni di lavoro e di giri per il mondo, hanno deciso di dedicarsi quasi del tutto alla loro attività di winemaker nella loro tenuta, ‘Ca Avignone’, incastonata come una gemma  nel ‘Parco dei Colli Euganei’, una delle prime aree verdi istituite nel Veneto nel 1989 .

I Colli Euganei

Vini minerali e di una eleganza sopraffina quelli che regalano gli Euganei, un paradiso di 52 colline di tipo vulcanico , la cui origine geologica risale a 135 milioni di anni fa, quando il pianeta era spartito in due grossi blocchi divisi da un oceano ,che per tensioni crostali fecero innalzare la catena alpina.

I Colli Euganei si generarono più avanti a causa di eruzioni vulcaniche sottomarine non del tutto esplose in superficie per il ristagno del magma. Si tratta  di  ‘laccoliti’ , come sono conosciuti in gergo tecnico , cioè una sorta di accumulo di detriti a forma di  fungo , che una volta emersi , si diversificarono in altitudine  (dai 53 ai 400 metri ) , di cui la massima è  quella del  Monte Venda (600 mt) . Un arcipelago di rilievi sospinti su dalla lava e rimasti tali   fino a quando il mare gradualmente si ritirò  innanzi alla Pianura Padana , che si  fece  spazio in seguito a processi  alluvionali.

Destinazione Arquà Petrarca

Ci inerpichiamo su una stradina piccola e stretta che ci conduce a destinazione. Siamo ad Arquà Petrarca, una deliziosa e incantevole borgata medievale di poche anime, che con i suoi addobbi natalizi sembra quasi essere un presepe vivente, spoglio però di tutta la gente che normalmente sotto le feste affolla le sue contrade, riempiendola di allegria e spensieratezza.

La salita ci porta fino al mio b&b attraverso un sentiero illuminato da dei lampioni. Il cancello fa quasi fatica ad aprirsi. I suoi intagli in ferro battuto picchiettano contro gli aghi dei pini fronzuti, che per il loro peso crollano su dei cespugli di rosmarino e capperi  che preannunciano la mediterraneità di questa oasi sperduta nel deserto.

Nicola  chiude la vettura e mi dà una mano a sistemare i bagagli davanti l’uscio, quando improvvisamente mi fermo a contemplare la bellezza del paesaggio. Dei piccoli faretti sparsi tra gli alberi di castagno e una coperta di stelle schiariscono il fondo valle, dove in mezzo a una nebbiolina fitta si scorgono i contorni di uno skyline ondeggiante, che dal mare Adriatico alle mie spalle gira in modo circolare attraversando tutti i piccoli villaggi dell’entroterra veneto per poi sparire nell’orizzonte infinito.

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Nicola ed Antonella mi accolgono come a casa al ‘Petrarca Holiday House’

A distrarmi da quell’incanto lo scodinzolio di Lana, un pastore bianco maremmano che mi si struscia addosso, una guardia perfetta per i ladri, che con un fare goffo e docile mi invita a entrare in casa. Nicola mi fa accomodare e mi sento in alta quota quando intravedo un bel piatto fumante di pasta e fagioli con delle porzioni abbondanti di: soppressata, pane in crosta, olive nere, parmigiano, evo in purezza, e un singolare taglio bordolese di produzione propria.

Dopo essersi accertato che fosse tutto di mio gradimento e che non mi mancasse nulla, Nicola   mi augura una buona serata. Si scusa di non potersi intrattenere a lungo  e di una cena parca ,  casalinga , arrangiata  alla buona da Antonella  per le chiusure di Conte.

Riduttivo esternargli che la sua classe e il gesto della sua dolce metà mi spiazzano, vorrei ringraziare, ma non serve molto, perché sarebbe un continuo, e capisco che la gentilezza e la generosità fa parte del loro modo di essere. Mi limito a salutare, in qualche modo farò per mostrare loro la mia riconoscenza.

Degustazione '3 Tinto', il taglio bordolese Italiano, a Petrarca Holiday House, Arquà Petrarca

‘Petrarca Holiday House’ , il mio nido nei Colli Euganei

Con calma assaporo quel pasto luculliano finendo praticamente tutto. Nella pace più assoluta, ascoltando un po’ di musica jazz, mi accosto al camino stanca ma felice. Lo scoppiettio del fuoco mi coccola mentre leggo delle guide che mi anticipano i segreti di quei luoghi ameni.

Le pagine di quei libri  sono ormai impolverate a furia di non essere più sfogliate dai turisti dopo lo scorso segno di una crisi economica imperante ovunque, che ha affondato tutti i settori senza esclusione di colpi. Sono attimi in cui rifletti su quanto sta succedendo di così inaspettato, crudele e quasi a i limiti dell’assurdo, e nell’animo avverto tutta la fragilità e la vulnerabilità dell’essere umano.

Poi però mi riprendo rapita dalle immagini di qui volumi sul  Veneto  , sul   suo immenso patrimonio, artistico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico.  Mi pervade un senso di libertà.  Quella è per me come un’ora d’aria dalla prigione, respirata in totale sicurezza per raccontare un’esperienza indelebile nella memoria, per condividere una storia di chi con molta tenacia e determinazione nonostante tutto, va avanti.

Il Covid 19, non mollare mai 

Un inno alla collaborazione, alla solidarietà, alla fratellanza. Una promessa al reinventare in meglio noi stessi e la nostra presenza su questo pianeta, che è saturo e che, se non corriamo ai ripari, giustamente si ribellerà eliminando la nostra specie che di tutto il Creato è la più distruttiva. Un messaggio di speranza per chi sta soffrendo più di altri, per non arrendersi.

Un augurio affinché questa maledetta pandemia possa essere presto debellata, perché ce la stiamo mettendo tutta! Ed è l’energia di cui necessito, di cui necessitiamo, quella che mi piace trasmettere, perché come affermavano gli antichi greci πάντα ῥεῖ’’,  “tutto passa”. Spalanco la finestra per contemplare ancora un po’ quella meraviglia, che già a notte fonda è un teatro plen air.

Due leprotti che giocano sotto gli ulivi, il susseguirsi di alture dai contorni non ben definiti e di vallate che accolgono minuscoli paesini con i loro tetti spioventi e qualche campanile che fa capolino da una luna gigante, la cui luce bianca si riflette fin dove riesco a vedere, sbiadendo man mano fino a sparire all’arrivo  dell’alba di domani.

Risveglio ad Arquà Petrarca

I galli cantano e mi svegliano. Scendo giù dalle scale della soffitta che ha accolto il mio sonno. Rimango ancora un po’ sotto il piumone infreddolita. Mentre il calore delle stufe si propaga nelle stanze, mi preparo un caffè nero bollente e dopo una doccia tonificante , il programma è quello di recarmi in centro ad Arquà Petrarca, che , posta tra il Monte Piccolo e il  Monte Ventolone, è  in assoluto la perla  dei Colli Euganei.

L’incombere di una forte tempesta di vento mi fa cambiare idea, così esco fuori in veranda a inebriarmi dell’odore della terra bagnata prima che Nicola   venga a prelevarmi. La fame vince sulle intemperie! A metà mattinata lo stomaco brontola e per farlo tacere, mi decido di cercare un bar nelle vicinanze per divorare un cornetto e scaldarmi con un cappuccino d’asporto!

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Matteo Zanato la mai guida ad Arquà Petrarca

Per mia fortuna Matteo Zanato , il proprietario di Petrarca Holiday House’, mi raggiunge per assicurarsi che tutto sia apposto e per scortarmi giù ad Arquà  a rifocillarmi . Matteo  è dispiaciuto di non avermi lasciato nulla di pronto da mangiare, e gli rammento che in quelle condizioni di restrizioni si è fatto più di un miracolo a organizzare il mio fine settimana per l’intervista.

Matteo non può darmi torto, e più sollevato mi fa cenno di montare sulla sua jeep per mettere qualcosa sotto i denti. Mentre discendiamo giù per quelle viuzze ciottolate e venate dalle radici di tronchi titanici, Matteo mi dice sommariamente qualcosa su di lui, definendosi un self made man.

Dopo aver  rinunciato  al ruolo di d-jay per una nota band musicale per portare avanti la baracca tra consorte e due bambini, Matteo eredita un podere dal padre e lo adibisce a b&b , offrendo agli stranieri lì in vacanza un servizio alquanto insolito quanto ricercato, quello della pesca dell’ introvabile pesce persico. Le stagioni primaverili sono una fucina di tedeschi che calano giù per divertirsi con lui nei laghi a bordo delle sue barche, che purtroppo al presente sono ormeggiate nel prato della sua dépendance per colpa della peste cinese!

Anche per Matteo è lontano il ricordo del suono di quel motore, che azionava con ottimi risultati la sua impresa concepita poco a poco con così tanto sforzo e devozione.  Matteo non molla, perché primo non ne ha voglia, secondo non può neppure permetterselo, per cui escogiterà un piano B! Intanto ci avviamo e dopo pochi minuti giungiamo ad Arquà Petrarca .

Ci intrufoliamo in un bistrot per far colazione, siamo gli unici clienti, e al riparo dal freddo consumiamo in piedi delle paste al miele e un buon tè alla vaniglia.

Cosa vedere ad Arquà Petrarca

Tra una chiacchiera e l’altra la mia attenzione casca su un imponente mausoleo che scorgo da un lucernaio, e  Matteo  soddisfa la mia curiosità, riferendomi che  quella è la chiesetta  di  ‘Santa Maria Assunta’, il cui sagrato, sito accanto al massiccio ‘Palazzo Contarini’ e ‘Casa Strozzi’ (esempi emblematici dell’architettura delle antiche famiglie patrizie veneziane), da secoli custodisce gelosamente le spoglie di Francesco Petrarca, il sommo poeta italiano.

Alcuni dei resti di Francesco Petrarca  sono stati misteriosamente trafugati, e giacciono all’interno di una tomba in pregiato marmo rosso di Verona , costruita dal genero Francescuolo da Borsano, il quale si ispirò ai sarcofagi romani e ai sepolcri più classici su modello di ‘Antenore’ a Padova.

Francesco Petrarca ad Arquà Petrarca

Usciamo per scrutare più da vicino quel monumento sacro, e con mesta reverenza tolgo alcune foglie ringrinzite da un’iscrizione commemorativa, che recita le ultime volontà del dotto Toscano: “Questa pietra ricopre le fredde ossa di Francesco Petrarca, accogli o Vergine Madre, l’Anima sua e tu, figlio della Vergine, perdona. Possa essa stanca della terra, riposare nella rocca celeste”.

Matteo mi spiega che Petrarca per sfuggire all’epidemia che colpì Milano (coincidenza strana che mi fa quasi paura!) si trasferì prima a Padova,  e poi su invito dell’amico Francesco il Vecchio da Carrara ad Arquà, dove acquistò una villa del Duecento, adibita  ora a  museo , in cui si stabilì definitivamente insieme alla figlia e la nipote.

Come narra una legenda, Petrarca esalò gli ultimi respiri (1374) nella quiete del suo giardino, mentre stava ultimando i suoi scritti. Petrarca  ha ribattezzato Arquà e  l’ha resa famosa,  un tempio per pellegrini da ogni dove, un turismo per lo più letterario  fatto di  scrittori  di fama internazionale, da Shelley, Foscolo, Guinizelli, Ruzante e D’Annunzio fino a Zanzotto e molti altri.

Le lancette dell’orologio si fermano quando stai bene, non mi sono accorta che è già mezzogiorno, sono in ritardo perché devo andare in cantina da Nicola ! Per fortuna   Matteo  si presta gentilmente ad accompagnarmi.

Il Mediterraneo nella pianura Padana, Colli Euganei

La  ‘Cantina Ca Avignone’, Nicola e Antonella

Il passo a ‘Ca Avignone’ è davvero breve. Un sole leone inaugura il nostro ingresso nel possedimento di Nicola  e Antonella  , immerso in filari di vigne dal  verde sgargiante, dove ci danno un caloroso benvenuto, stringendoci così affettuosamente la mano da farci male!

Matteo squilla il telefono, e ci comunica rammaricato che si deve allontanare per degli impegni e il suo improrogabile torneo a golf. Antonella è una spumeggiante morettina dai lineamenti aggraziati, e il suo modo di fare è tipico di una donna determinata e realizzata.

Percepisco questi tratti della sua personalità, sarà l’istinto femminile, ancora prima di approfondire la sua conoscenza, e ne ho conferma non appena perlustriamo il suo casolare. Mi colpisce la raffinatezza e la semplicità dello stile country chic degli esterni quasi in contrasto con quello ultramoderno degli arredamenti.

Un gioco equilibrato di opposti, ingentilito dai quadri e dai mobili shabby di Antonella , artista a tutto tondo quando sveste i panni di commercialista e mamma premurosa. Il bianco predomina, come il colore degli infissi delle due ampie vetrate all’inglese che abbelliscono una terrazza con pavimento in cotto, oltre la quale spunta un salone enorme ammobiliato con pochi pezzi importanti e minimali.

A sinistra del soggiorno c’è una scala che porta alle camere da letto, un caminetto, e una cucina total black con un’isola centrale, dotata di tanti di quei comfort e accessori da fare invidia a Cracco! Antonella , da brava chef, vuole essere da sola a preparare il banchetto. Chi osa contraddirla! Nicola  ne approfitta per mostrarmi il suo studio dove mi decanta come si è immolato a Dioniso.

Nicola Ercolino e la nascita della ‘Cantina Ca Avignone’

Nelle mensole fanno bella mostra vari oggetti estrosi, orientaleggianti, tutti disposti in maniera ordinata. Penso siano dei souvenir, gli ultimi cimeli di un trascorso da globe trotter, e non mi sbaglio. Quella vita da affarista cosmopolita è stata appesa a un chiodo, a    Nicola   non  importa più, o meglio gli è servita fino a quando gli interessava.

In questo c’è la risultante del suo background   educativo, illustratomi con molta poca attenzione ai dettagli, perché Nicola non è uno da riflettori, ma da dietro le quinte, va alla sostanza!  Nicola  studia a Venezia e dopo una laurea in economia  e un master in business administration, si dedica prima al commercio e  manifattura di gioielli . Dopo anni di spola tra l’ Asia e il Bel Paese,  passa a immettere nel mercato grosse realtà industriali locali.

Annoiato e deluso dagli individui e dalle istituzioni che bramano solamente soldi senza altro fine, Nicola  fa della sua passione che è il vino  il suo business  principale , ed è così che nasce ‘Ca Avignone’, che da sette anni  delizia i palati dei più esigenti  wine lover / expert nazionali ed esteri.

Difficile stare chiusi fra le mura domestiche quando una giornata frizzante quasi primaverile ti sprona a farti baciare dai raggi solari, e allora ci spostiamo sotto il portico e proseguiamo la nostra conversazione stando comodi su un divanetto all’aperto.

Le terme dei Colli Euganei

Snodandosi per circa quattro ettari e collocata a un’altezza di  1, 86 metri  ‘Cà Avignone’   è una cantina intitolata dalla via omonima in cui è ubicata al civico 13, zona rinomata per le sue terme frequentate dai papi. Le terme euganee sono attestate qui sin dalla preistoria, si sono progredite attraverso i Romani e i Veneziani  fino  a ciò che sono attualmente, un complesso di 13 stabilimenti, 220 piscine , con  una capacità ricettiva di 13.000 posti.

Il bacino idrominerario dei Colli Euganei include i comuni di: Abano Terme, Arquà Petrarca, Baone, Battaglia Terme, Due Carrare, Galzignano Terme, Monselice, Montegrotto Terme, Teolo e Torreglia, per un’estensione complessiva di circa 23 Km2, costituendo una delle più stupefacenti risorse termali a livello europeo e una meta turistica di alto livello senza eguali in Italia.

In base a delle ricerche degli anni Settanta, si è scoperto che la fonte di calore di queste acque termali non è vulcanico come qualcuno potrebbe immaginare, ma meteorico (precipitazioni). Queste acque provengono dai bacini dei Monti Lessini nelle Prealpi, e discendendo nelle Piccole Dolomiti (Monte Pasubio) si riscaldano automaticamente  , arrivando a toccare delle fratture di rocce calcaree a una profondità di circa 3.000 metri.

Appena sfiorano un basamento solido e impermeabile, queste acque si arrestano e si arricchiscono di sali minerali e altre sostanze disciolte nel loro lungo percorso a cascata.  Poi per pressione idraulica risalgono verso il mantello un po’ saline e leggermente radioattive ad una temperatura media di 75°C.

‘Storia di un insolito viaggio sui Colli Euganei’, il libro di Antonella sul territorio , sul cibo e sul vino

Sto prendendo appunti , Nicola  conversa animosamente, Antonella  si avvicina e si siede accanto a noi nelle poltrone in vimini e mi omaggia del  suo diario di bordo ‘Storia di un insolito viaggio sui Colli Euganei’, un  baedeker che narra i luoghi dell’ infanzia , l’  esodo  dalla città alla campagna, un resoconto su un passaggio significativo quello da un’esistenza frenetica a una più autentica e intima nei Colli Euganei .

La coppia si apparta per imbastire la tavola, e nell’attesa divoro un capitolo sulla viticoltura dei Colli Euganei, che Antonella documenta con riferimenti al suo sopralluogo al ‘Museo del Vino dei Colli Euganei’ allestito a Vò nella sede del ‘Consorzio di Tutela dei Vini Euganei’ fondato nel 1972 .

Scavi fatti a Este di reperti archeologici in terracotta, ciotole e coppe legati al consumo del vino, testimoniano come Bacco abbia trionfato da queste parti a partire  dal VII – VI secolo a.C fino all ’impero Romano , cadendo nell’oblio fino a  quando resuscitò grazie ai  monaci nell’anno Mille.

Fu poi nel Cinquecento che entra in scena il re delle uve degli  Euganei , l’asiatico e dolcissimo Moscato Giallo , introdotto come ingegnosa alternativa alle spezie per le pietanze dei nobili dalle signore dei potenti governatori Veneziani quali gli   Emo Capodilista, i Selvatico, i Contarini e i Mocenigo ,  che circondarono i colli di sontuose residenze e li sanarono con sistemi di bonifica.

Il Moscato Giallo dei Colli Euganei 

Successivamente il Moscato Giallo fu selezionato come biotipo  dai viticoltori e da allora  coltivato fino a ottenere l’ambito riconoscimento della DOC nel 1994  e  quella di Colli Euganei Fior d’Arancio DOCG’ o ‘Fior d’Arancio Colli Euganei D OCG’ nel 2011, baldante denominazione che riporta  ai profumi di zagara e di agrumi tipici della vite in  questione, che esplode in tutto il suo sapore  nella versione spumante, passito e secco.

La denominazione include il comprensorio padovano di Arquà PetrarcaGalzignano TermeTorreglia ed in parte quello dei comuni di Abano TermeMontegrotto TermeBattaglia TermeDue CarrareMonseliceBaoneEsteCinto EuganeoLozzo AtestinoVo’RovolonCervarese Santa CroceTeoloSelvazzano Dentro .

Il terroir dei Colli Euganei

Il terroir dei Colli  Euganei  (22 mila ettari) è di essenza vulcanica. Diversi orientamenti e altitudini (dai 50 a un massimo di 400 metri) qui favoriscono dei microclimi variegati e un clima quasi mediterraneo: inverni miti, estati calde, asciutte e buone escursioni termiche fra il giorno e la notte.

La piovosità media annuale oscilla tra i 700 e i 900 mm con due punte massime, in primavera e autunno. L’umidità relativa è variabile tra la pianura e la collina, dove i valori sono notevolmente inferiori e si registra una temperatura superiore nelle giornate limpide e nelle prime ore del mattino  per il fenomeno dell’inversione termica. Per queste peculiarità i  Colli  Euganei sono ideali per la coltivazione della vite, situata prevalentemente in pendii e declivi che consentono il deflusso delle acque evitando i ristagni.

L’alto pregio dei vini euganei è prevalentemente dettato dai suoli di queste montagne, che sono derivati dalla disgregazione delle rocce vulcaniche. Essi  hanno un buon scheletro, e sono ricchi di vulcaniti (rioliti trachiti, basalti,), rocce sedimentarie (biancone, scaglia rossa e marna), alluvioni (conoidi di deiezione, fondovalle alluvionale).

Da questa varietà di microelementi ne consegue  l’eccezionale varietà dei vitigni :

Non si finisce mai di imparare.  Ma qual è l’X-factor dei vini di  ‘Cà Avignone’  ? Il terroir unico dei Colli  Euganei  e la mano sapiente dell’uomo!

'Ca Avignone' , Carboon Foot Print , vini green

Roberto Cipresso e il fattore Carboon Foot Print  della cantina ‘Cà Avignone’ !

Nicola   da bravo sommelier , e con quella umiltà che appartiene solo ai grandi, desidera che esprima il mio giudizio da collega sui suoi nettari , che sono prodotti seguendo i principi più rigorosi sia della tradizione vitivinicola euganea che della innovazione tecnologica, un giusto compromesso tra passato e futuro per questa cantina di nicchia, che oggi vanta  un numero  di  circa 12 000 bottiglie annue.

Sì perché Nicola   e Antonella sono profondamente legati all’immenso patrimonio enologico regionale, e il loro obiettivo è quello di esaltarlo facendo dei vini esclusivi. Nicola   e Antonella desiderano sperimentare e hanno continuamente  meditato su quale fosse  per i loro vini quel qualcosa che facesse la differenza!  Eureka!

La matassa si dipanò  quando i coniugi ‘divini’ riportarono  la faccenda a Sabrina, la locandiera de ‘Il Guerriero’, un ristorantino di Arquà, che li mise  in contatto con Roberto Cipresso! Love at first sight! Dopo una serie di ritrovi e colloqui vari, Nicola   e Antonella si affidarono all’esperienza pluriennale e di successo di Roberto da cui scaturirono strategie importantissime.

Su tutte primeggia in assoluto quella del ‘vincere senza combattere’, ossia generare nuova domanda,  piuttosto che rimanere bloccato in una spietata lotta concorrenziale senza via di uscita ! Questa tattica di guerra acquisita dalla lettura di ‘Oceano Blu’, la bibbia di Cipresso, nella fattispecie un rivoluzionario manuale sul management di R. Castaldo , insieme all’abilità del sapere delegare agli altri  appresa da Antonella, è tutto quello che Nicola  mi confessa essere alla base della sua nuova visione di fare del vino un grande affare.

3 scelte green per i vini ‘Cà Avignone’

Questa crescita , a cui aggiungo lo spirito critico e le doti dirigenziali di Nicola sviluppate nel corso della sua brillante carriera (perché personalmente non si attribuirebbe neppure una virtù!), hanno elevato lo standard che contraddistingue i vini della cantina ‘Cà Avignone’.

Per il  cui lancio sono state fatte tre scelte cardinali che posso essere così sintetizzate:

  1. Il recupero di terreni più adatti alle loro viti;
  2. La perizia enologica di Andrea Boaretti, numero uno nella viticultura euganea;
  3. Rispetto per l’ecosistema e piena sostenibilità della catena produttiva con vini ‘Carbon Footprint’, cioè fatti riducendo al minimo l’emissione  di CO2. Gli espedienti più esemplari per raggiungere questo traguardo pioneristico sono: l’adozione di vetri sottili e leggeri, tappi in canna da zucchero (che permettono di mantenere l’ossidazione stabile almeno per dieci anni), e Cor-ten per i pali,  un tipo di ferro  più affidabile dello zinco perché emette una patina di ruggine, che presenta un’ottima resistenza alla corrosione atmosferica. Certificata dalla società senese ‘Indaco 2’ ( specializzata nell’ individuare azioni migliorative di mitigazione e compensazione degli impatti ambientali), questa è tutta una metodologia imprenditoriale  che  non è certo dettata da piani di marketing , quanto piuttosto dall’esigenza morale di fornire beni ricorrendo a  fonti pulite e rinnovabili, apportando un contributo per risolvere problemi di considerevole attualità che riguardano l’intera società globale: dal riscaldamento del pianeta ai mutamenti climatici, dall’estinzione graduale della biosfera sino a rischi di assottigliamento della biodiversità.

‘Cà Avignone’ è dunque una cantina dal profilo green, con una politica ecologica che, includendo l’assenza di fitosanitari, diserbanti chimici, e di irrigazione per le loro viti (salvo situazioni realmente problematiche in cui è quasi impossibile non ricorre al rame e allo zolfo e al drenaggio dei terreni), può classificare i suoi vini come biologici, biodinamici e naturali.

A pranzo da Nicola e Antonella 

Un certo languorino distoglie me e  Nicola  dai dotti argomenti enoici, traditore è il convivio e la piacevole compagnia. La fine della dissertazione quasi accademica è segnata dallo svolazzare di una tovaglia candida di lino che si srotola lentamente sotto i nostri occhi, su cui Antonella poggia un vaso smaltato di fiori freschi, una brocca d’acqua naturale, un servizio di porcellana e delle posate di argento.

Una mise en place curata nei particolari che per gli Ercolini è la regola e non l’eccezione, quindi non una cortesia per gli ospiti, ma una pratica quotidiana, un rituale per manifestare gratitudine al Creatore. Inalo a polmoni pieni quel soffritto d’aglio che esala dalle orecchiette e cime di rapa, che di nordico hanno ben poco, un dubbio che Antonella percepisce subito e sfata sbottando ironicamente: ‘benvenuta giù a Nord! Nicola è di padre napoletano e io di madre calabrese!’

I vini biologici della cantina ‘Cà Avignone’

In quella frase è racchiuso il segreto di questa coppia straordinaria, temperamento latino e rigore teutonico in un bicchiere!  Eccovi i protagonisti indiscussi della mia prima degustazione sui Colli Euganei:

  • ‘Cicale di Arquà’: così apostrofato da Antonella per un voluto rimando al frinire delle cicale , un coro mediterraneo che in estate allieta i ritmi lenti dei Colli Euganei, un rifugio dell’anima che assaporo in un calice di questo prosecco ‘col fondo’,  Glera e Moscato al  5 % , che fa macerazione sulle bucce per 15 giorni. Per la sua spiccata struttura ‘Cicale di Arquà’ è paragonabile ai ‘sur lie’ della Francia o agli ‘Orange Wine’ dell’Est. Ancora giovane e torbido è un bianco complesso con bollicine fini, sentori erbacei e di pera,  sapido e morbido al primo sorso con una gradevole persistenza aromatica;
  • ‘3 Tinto 2019 ’: tre rossi come evoca l’etichetta. Un bordolese tutto italiano di Merlot , Cabernet e Carmenere, non filtrato e senza lieviti aggiunti, che pur essendo ancora del 2019, è maledettamente sofisticato al naso per i profumi di frutti di bosco e spezie, è al palato spicca per una contrapposizione calibrata tra morbidezze e tannini.  ‘3 Tinto’ è un rosso pronto, che darà il meglio di sé riposando al fresco e al buio.  Questo vino non può essere annoverato tra le DOC per un 5 %  Carmenere  acquistato di poco oltre i confini, una regolamentazione che se da un lato tutela i vini, dall’altro a volte è troppo ferrea e addio  nuove frontiere. Nicola  allude ai suoi sogni nel cassetto per cui è disposto a superare ogni ostacolo: fare un  Merlot  in purezza e un metodo classico, ma non aggiunge altro! Top secret!

Colli Euganei, mille motivi per esserci

Le ricette dei Colli Euganei di Antonella La Sala

Le nuvole sopraggiungono con l’imbrunire. Finite tutte quelle bontà, sparecchiamo, e andiamo a riposarci un po’. Quando sono nel mio cottage, sdraiata accanto al comignolo il libro di Antonella mi alletta allorché elenca tutta una serie di prelibatezze cucinate per dei suoi commensali, tramandate da generazione in generazione e fiore all’occhiello della cuisinè veneta:

  • Lo ‘schissotto’“…tipico pane basso e stuzzicante preparato sui colli Euganei , usando farina, strutto-nei tempi andati le nonne mettevano il grasso d’oca-, un po’ di sale e un po’ di zuccherò” ;
  • I   ‘bisi di Baone’: ” …un risotto prelibato preparato con i piselli coltivati nel paese euganeo di Baone…;
  • La ‘galinella alla canavera…’ : … è una gallinella molto bella, dalle piume lucide e da un caratteristico ciuffo di penne molto lunghe poste sulla testa …’,
  • Il ‘pissacan’ : …è del Tarassaco, un’ erba primaverile che ha al suo centro quei bei fiori gialli….chiamata così perché i cani se ne nutrono quando hanno bisogno di depurarsi;
  • Il ‘brodo di giuggiole’ : il liquore  ‘…di Arquà, molto originale ricavato dai frutti del giuggiolo, che sa di mandorle e frutta secca”.
Ultima cena ai Colli Euganei

Improvvisamente uno stato di totale e sana pigrizia prende il sopravvento, e mi accascio su dei cuscini morbidi, su cui poggio il viso e sprofondo in un dolce sonno ristoratore. Passa qualche ora e mi ritrovo insieme da Nicola   e Antonella  per desinare e gustare una grigliata di carne , e del gustosissimo radicchio avvolto da della pancetta croccante , il  tutto abbinato ai vini di Cà Avignone’.

Altro nettare  di cui vengo a conoscenza è  un ‘Friularo’ del 1998  , un rosso simile al  ‘Raboso del Piave’, appartenente alla DOCG Bagnoli (comune di Due Carrare): colore granato, aroma di frutta rossa matura, caldo, con un tannino compatto ma non invasivo, pieno e persistente.

Mi ricorda l‘Amarone’ . Nicola   infatti sottolinea che questo vino un po’ rustico se non troppo maturo, si vendemmia in Novembre dopo l’estate di San Martino, quando sui tralci si posa la prima brina, cosa che gli conferisce l’epiteto di ‘frigoearo’ , cioè ‘freddo’ dal latino  ‘frigus’ .

I fumi dell’alcol ancora non ci abbattono e sono abbastanza sobria per ammirare quel simposio circondata da un lusso smart, confortevole, tra il classico e l’urbano che non passa mai di moda e si fa notare! Trattata come una principessa, la mezzanotte scocca pure per me e mi ritiro nella mia corte con il cuore pieno di gioia che trabocca fino al mio ritorno in patria.

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“Arrighi Winery”, Elba

“Arrighi Winery”, Elba

The most important thing is not what you find at the end of a race, but what you feel inside while running”  

Antonio Arrighi

“Arrighi Winery”, Porto Azzurro. Elba

At the end of the month of July , I visited  “Arrighi Winery”  . Meanwhile, I had the possibility to discover  all the beauty of  Elba , which is the largest  island of  the seven jewels of the   “Tuscan archipelago”.  According to a legend,  losing  her necklace in the  Tyrrhenian sea, Venus  created the  “Tuscan archipelago” , which also consists of :

Yes of course, rolling hillsides, sunflowers, cypresses and beautiful towns, but there’s much more in Tuscany, like  Elba,  a slice of paradise. This amazing Tuscan island is destined to be turned into one of the coolest destinations of Italy . Why? Becasue of f its terrific beach-laced coves, vineyards, azure waters,  mind-bending views, and more over!

“Arrighi Winery” a way to discover Elba

Elba is  probably most famous due to being the place, which Napoleon choose  for his exile in 1814–15 after his defeat at WaterlooNot a bad place to be banished I have to say! As a result of being elected  “Emperor of Elba” in 1814 , he left  a significant mark of his short reign. Whta? In particular , these magnificent  noble residences in Portoferraio, which is the main city of the island:

Elba is located 6.2 miles from the coastal town of Piombino, and, with an area of 86 square miles (223 square km), it’s an unspoilt pearl of  Tuscany: clear blue sea, sandy beaches, wonderful landscapes, and mild climate. There is  a varied vegetation of Mediterranean type, which is rich in olive groves and vineyards.

Elba is not a typical tourist destination

Being a spot off the beaten path , Elba is not a typical tourist destination,   Elba is infact mostly frequented by Tuscany residents. You’ll not find hordes of people or lines and crowds like in other Mediterranean islands, such as in Sicily or in Sardinia. So, if you want to avoid them too, book a trip in spring or early autumn !

Moreover, Elba is a land full of history: remains of the Etruscan, Roman and Medieval ages testify a fascinating past and  rich wine cultural heritage .

Above all, Elba is well worth being seen for the flavours of its cuisine too, which is made from simple dishes and fantasy. Being an island, Elba has several fish restaurants. Every morning, fishermen go offshore and fish all day. Lovely, in the late afternoon, they bring their catch to the island’ s restaurants.

If you haven’t visited Elba yet, you need to . Right now! This gorgeous small island is destined to be turned into one of your  must-see places !

Elba History

Being inhabited since pre-historic times,  Elba was discovered early on to be ripe with iron-ore deposits. Elba attracted a lot of ancient people, such as the Etruscans and the Greeks. They called it  “Aethalia” (which means “smoky place”, probably because of the smelting furnaces). Later the Romans, renamed   it “Ilva”,  established a naval base on the island.

Over the centuries Elba underwent many other invasions and dominations. In the early Middle Ages, Elba was ruled by Pisa, in 1290 by Genoa, in 1399 by the “Dukes of Piombino”, and in 1548 by Cosimo I de Medici of Florence. From 1596 until 1709 the Eastern part of Elba was under the Spanish Empire control for about 150 years, then the whole territory was conquered first by Naples, and finally by the French in 1802.

When Napoleon I abdicated in 1814, he was exiled to Elba, where he landed on May 4. Since then, Elba was recognized as an independent principality with Napoleon as its jing until February 26, 1815.  Thereafter, Elba was restored to Tuscan, with which it passed to unified Italy in 1860.

elba-arrighi-wines

1st day , 23th July. Arrival in Portoferraio

Elba, is surprisingly easy to reach as well! I took a train from Pisa to Piombino Marittima . Then  from the station I had a short walk  to the ferry reaching  Elba in 45 minutes!

Approaching Elba, I was amazed at how massive and densely forested it was. After disembarking in pastel-hued Portoferrario, Elba’s largest city  founded by Cosimo I  de’ Medici in 1548, I headed down the red pedestrian pathway towards the town with a  tour of Napoleon’s Residences above mentioned.

I took lots of photos strolling around the cobbled streets of the cute Portoferrario, both in the city center and in the old town. I kept walking taking a hike to the De Medici fortress” , a great  example of a defensive military architecture of the XVI century.

Grand Duke of Tuscany Cosimo l  built this big complex of fortified walls  and  old forts (“Fort Falcone” , “Fort Stella”  and“Linguella Tower”)  as a defence against the Turkish attacks.  Without any doubt  from there I enjoyed  breath taking panoramic views.

Porto Azzurro is waiting for me! 

Then as the day was really sultry, I had to rest,  drinking a cold cola in one of  the many beach cafes which dotted the little port . My cola ice cubes turned into water fort the summer heat, while I was waiting in Portoferrario for   Antonio Arrighi. This multitalented wine entrepreneur  welcomed me at his winery in Elba for an  interview . Antonio picked me up at the bar and  drove me to  Porto Azzurro, a tiny fisher village where he lives and works.

Porto Azzurro  is  the second most important inhabited center of the island . It was a fortune to  spent three days in this quaint village, staying at the central  “Belmare Hotel” . After I unpacked my bags , Antonio and me had our lunch at “Sopravento restaurant” to speak about the interview.

First  my attention was captured by our succulent seafood dishes:

During our delicious lunch , Antonio started to talk about his life, while I was listening carefully. That’s all, time went by faster and faster . Yes, I can say that I was totally enchanted by his words, being completely absorbed in his speech!

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Antonio Arrighi , the famous winemaker of Elba island

What about Antonio Arrighi ? Well, he was born in the room number 13 of  “Belmare Hotel” (where I was hosted, what an happy coincidence!) in Porto Azzurro.  Once this hotel belonged to his father, therefore Antonio was raised in a family of experienced hoteliers and restaurateurs with a long tradition of  hospitality in Elba.

In 1960, when tourism was booming in Elba, the  Arrighi Family started the hotel business, and in 1970 run a farm for its hotel clients producing different types of meat (pork, rabbit, etc), flowers, peaches and grapes. As a child Antonio was always involved behind the scenes.

In 1980 Antonio became  a sommelier (he is still being part of the Elba Delegation of “AIS Toscana”),  not only to take care of  his vineyards, but also for making excellent wine!

In 1995 a great opportunity knocked on his door , when Antonio undertook an ambitious project in collaboration with the Tuscan Region and with Paolo Storchi (senior researcher at CREA (“Council for Agricultural Research and Agricultural of Arezzo”).

The ambitious idea of Antonio was about understanding which international grape varieties along with the local ones could grow in Elba. He found the answer in these grapes:

Antonio went on with planting these selected international grape varieties in Elba, being drought and diseases resistant.  Moreover, these international grape varieties complied with high quality standards and delivered consistent results time after time.

Antonio Arrighi’ s family

Since 2000 onwards Antonio was fully dedicated to his winemaking passion, which turned into his main activity. His family is very supportive .  Each of them helps Antonio with the wine business: Giulia is the young oenologist, Ilaria  deals with the marketing, and the little Matteo  is still growing up!

Piazza Matteotti in Porto Azzurro, Elba

After my  fantastic  lunch with Antonio  ,  I  went back to my hotel to sleep a little bit. Late in the evening after my little nap, I wandered through the narrow streets of Porto Azzurro:

From “Piazza Matteotti”  I continued down the main streets of the harbour:

  • Via Vitaliani” and “Banchina 4 Novembre” , which were coloured by the balcony flower pots,  by the souvenirs shops and by the moon which had risen over the harbour.

While I was relaxing with a wonderful “apericena” in the  nice “Bar Corinto”, I looked all around  noticing how much beauty was in every corner of this old fishing town.

Promise, I was fascinated  by the lush natural beauty of  Elba , by its enchanting harbour, and by its people sweetness. Though I am hardly in a position yet to recommend “the best’ of anything”, I experienced enough to suggest an enjoyable two-day itinerary. What’s more, I  will give you a glimpse of the treasures that Elba has to offer!

To begin with, I can tell you that most of the island is very panoramic. Definitely, It is because  there are no ugly buildings to be found .

Belmare Hotel, Porto Azzurro

2nd Day. The “Arrighi Winery”  in Elba island

My morning breakfast  “Belmare Hotel” in Porto Azzurro was an abudant buffet with fresh bread, marmalade and an hot black coffe  espresso .  I set outside on the terrace looking out to see the first light of the day. Meantime, the sea-gulls were playing with the wind,  while  the  fishermen where spreading their nets.

I was embraced by a warm  and Mediterranean atmosphere. Soon after , as the heat was closing in on me, I took a refreshing dip  in a small cove near Porto Azzurro city center. Nothing better than this! It set me up perfectly  for the upcoming wonder of my your in Elba, that is my visit to “Arrighi Winery”

“Arrighi Winery”, in the heart of Porto Azzurro

At about eleven o’ clock Antonio collected me from my hotel to visit  his estate in “Piano al Monte”,. Thi is  an area in the eastern hills of Porto Azzurro, within the “Tuscan Archipelago National Park” . We arrived at his winery after only a  few minutes drive. Then Antonio and I rode on a Quad , going  around  his amphitheatre of grapevines and his trekking wine paths in “Piano al Monte”.

While we rode  he talked about his tremendous existence! From what he said it’s clear that Antonio is very fond of his family and of his farmhouse, whose secret ingredients are passion, tradition, and innovation. With a production of about 40,000 bottles per year,  Antonio‘s property extends over 12 hectares, of which 7 are vineyards with 300 olive trees.

After this wine trip, I went into the office of  Antonio , writing down all that was useful for a better understanding of the wine production in Elba.

Elba , the terroir and the goal of Antonio Arrighi in  wine production 

If asked what Elba‘ s flagship wine is , we would probably answer Aleatico, or Ansonica. Of course,  these grapes  expresses the cultural roots and spirit of the island! In particular the goal of Antonio is not only to produce wine from these local grapes, but also to experiment with new ones. Those grapes,  which are best suited to the Elba with a proper  terroir  , which is unique in the world.

In brief, Antonio pointed out that viticulture has been always florid in Elba  for this particular terroir, that is the result of of the geological past of the Elba itself ! Elba  was infact the largest remaining portion of land that once connected the Italian peninsula to Corsica.

That’ why the Tuscan island  boasts a wide variety of  fertile terrains.  Basically Elba is made from iron and  clay, and different landscapes with high mountains, valleys, and small coastal plains. A third of the surface area is above 200m, and the highest point, which is  “Monte Capanne” (1019 meters above sea level).

Thus all of these pedoclimatic characteristics of Elba together with sea, sun and a mild climate, are fundamental for an high quality of its  wine production. Surely  , Elba  is full of wineries and vineyards , which occupy different terrains from distinct geological formations.  Because of these varied soils,  Elban wines flourish with unique organoleptic characteristics.

“Arrighi winery”, two lines of wine production

Antonio reminded me that the origin of Elban viticulture was very old.  This sector together with farming, fishing and iron and granite mining activities made up  a significant portion of the economy , before tourism’s environmental and social affected the island.

The best quality of Antonio is creativity. He has the imagination to create in his mind a wine . Later he knows how to  realise it in his winery. That’s because as Antonio says: ” winemaking is an art  as well as a science, and having the ability to think outside the box and to improvise, when needed, are critical skills to be successful”.

Antonio is intuitive and perceptive enough to be able to understand Elba ‘s  terroir and coax out its maximum potential. In this way,  his wines reflect their origin and have their own personality. It has led him to develop two lines of wine production:

  1. The first line is based on the historic grape varieties of the island:  Procanico (or Trebbiano), Ansonica (or Inzolia), Biancone, Riminese (or Vernaccia) for the white wines. Sangioveto, Tintiglia and the famous Aleatico for the red wines;
  2. The second line is  based on the international grape varietiesChardonnay, Incrocio Manzoni (Riesling and Pinot Blanc) and Viognier for the white wines.  Syrah, Sagrantino  and Tempranillo for the red wines.

What about wine tradition in Elba island? 

Furthermore, Antonio could already glimpse the enormous potential offered by Elba as a wine-making region. Its  wine heritage dates back to Greek  (10th Century B.C.), Etruscan (6th Century B.C.), and Roman (5th Century B.C.) period. All these ancient settlers left their indelible signs on winemaking in the island.
For example, there are traces of a glorious past in wine production and trading in two recent discoveries in Elba (2013) : five large terracotta amphorae in  a Roman Villa  , and other ones  found on board of roman shipwrecks around the island. These findings attest attest that the wine trade was already widespread in the island . This happened  thanks to methods suitable for the conservation and transport of this product.

Specifically, the importance of traditional knowledge in wine can be recognised for example in the the  vinification in terracotta amphorae.  As you’ll see in my post, Antonio displayed this old  technique thatwith scientific rigor in his winery!

However, viticulture in Elba wasn’t always picnic during the centuries. In general, there is no evidence relating to the  viticulture of Elba during Middle Age. But it’s documented that Elban wine had a good reputation and a trading for fair price in Tuscany.
On one hand, at  the end of 18th and for all the 19th century tthe  viticulture of Elba  enjoyed remarkable development, thanks also to Napoleon’ s attention to wine-growing and to the wines. On the other hand, between 1850 and 1860, following several disasters (mildew; vine louse), the wine production dropped dramatically in Elba.
Suddenly, in 1878  the wine production in the island recovered again. First It produced about 20 times more as the current production. F went down again. At that time Elba landscape was marked by vineyards terraces, covering the hillsides as high as 400 m above sea level.

What about wine production today in Elba island? 

By the way, from the ’60s there was a continuous decrease in number of vineyards in Elba due to the increase of tourism and urbanization. To summarize, today vineyards cover about 300 hectares of the island, and only about 125 of them are on the official “D.O.C. register”.
Until now,  most of the previous terracings are either covered in wild bushes and trees. Besides,  buildings have been put in their place.  Lastly, people tend to prefer growing vines where the ground is flat,  picking the grapes with modern machinery too.
It’s only in recent years that wines from Elba have gone up in quality, thanks to the commitment of a handful of well organised wineries and local organizations,  whose only aim is to obtain  high quality products.
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The wines of “Arrighi Winery”, Elba

Listening to Antonio tall about his passion for Elba makes you wish to return again and again. I absolutely believe it , especially after tasting his labels in his winery with other wine lovers , all there aiming to grab  Elba‘s spirit.

Besides Antonios  Aleatico vinegar “Ace di Ale” , his liquors “Limoncino” / “Arancino”, and his olive oil, here are my top 9 reasons for your next trip to Porto Azzurro :

Unquestionably, my favourite products of this wonderful wine tasting from 2018 have been:

Why is Antonio Arrighi a talented winemaker in Elba island? Passion and hard work is the right answer ! 

Sometimes you just start to wonder if you actually want to recommend a place.  Because it will become even more popular and lose some of its authentic charms! However, “Arrighi Winery is just too good not no be mentioned! The wines were as fabulous as their reasonable prices.

Besides providing a very high standard wine tasting, Antonio went on answering all the question of other guests attending that incredible wine event in his winery.  Each of us was very happy  with  Antonio . He is such a gorgeous person . You can just feel the passion that he puts behind his work. Please, make yourself comfortable, and relax ! That’s not all about  Antonio !  Follow me for a litte bit more!

“Nesos”:  how the Greek made the sustainable underwater wine 2500 years ago

“Nesos”  is an attempt to revive, on the island of Elba, the mysterious  wine of Chios, famous in ancient times for its intense flavour  and its secret recipe!

At this point the question arises, whether Antonio is crazy or not! Certainly, he is a visionary pioneer with professional skills. Thereupon, wine experts and universities decided to collaborate with him to support this challenge, that combines oenology and archaeology .

To begin with, in 2018 Antonio  organized the  “Elba Aleatico Day “ , a wine and oil exhibition supported by the “AIS of Elba” and by the “Ministry of Agriculture”. In this conference he met Attilio Scienza, a well-known agronomist at Milano University, which was his main partner in launching this extraordinary   experiment.

Why don’t to resurrect a marine wine said to be favoured by Julius Caesar?

Primarily, this experiment witness the  interest of Antonio in recreating a kind of  sustainable wine as ancient vine growers did in Chios! Reviving the underwater wine was a big discovery  for this crazy winemaker from  Elba  for two important reasons.

First, because of  saltwater! It worked as a  natural  antioxidant and disinfectant agent! Subsequently, there is no more need for sulphites in making wines!  Second, saltwater get rid of  the waxy white surface bloom, and allows the fruit to dry quickly in the sun. This preserves more aromas, being  so tasteful unlike anything else.

The adventure of producing “Nesos” in the blue sea of Porto Azzurro

First of all, Antonio and his team reproduced this ancient process using Ansonica grape variety, also known as Inzolia. They are which are similar to the old grapes used  for  making the famous wine in Chios. After the harvesting, he pulled down Ansonica grapes into the sea water of Porto Azzurro down to approximately 7 meters for 5 days.

After that, Antonio took Ansonica grapes held in Sardinian wicker baskets out of the sea water. In the end, he dehydrated these grapes , drying them on mats. Finally,  Antonio   vinified the grapes in terracotta amphorae, which found its place once again in winemaking after many centuries a with minimal interventions!

What kind of wine is “Nesos”?

Previewing this “old greek wine” at “Arrighi Winery”, before it’s improved year after year and released to retail, makes me feel real special  ! “Nesos”  is a strong and sapid wine ,  gold in colour. The nose is round. It  is played on particular hints of  yellow apple fruit  followed by peat and seaweed aromas, as well as broom flowers typical of Elba. It is delicate and refreshing, with a savoury olive finish.

“Vinum Insulae”, a video trailer by Stefano Muti about “Nesos”

Given that, there is also a documentary film called “Vinum Insulae” shot by Stefano Muti , which immortalizes  Antonio’s undertaking . This is a 15 minutes trailer, which was awarded at the Marsille’s Film Festival “Aenovideo 2019” .

My wine and life experience at “Arrighi Winery was unforgettable. It’s really unbelievable how a strong passion for the territory and wine drove  Antonio to make his dreams come true. He  must try new approaches and think out of the proverbial box!

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Before saying Bye Bye to the magic Elba! 

After the superb wine tasting, I wallowed in a turquoise sea at “Barbarossa Beach” on the way  back to my hotel on the last day of my holiday. “Barbarossa” is one of the most beautiful and popular beaches of the of Porto Azzurro. You can get there on foot from Porto Azzurro harbour thanks to a path that runs along the coast, passing under the prison’s walls.

Walking along this beautiful scenic path you can arrive at the “Barbarossa Beach” in about 15 minutes. “Barbarossa Beach”  has a sandy shore mixed with multicoloured pebbles ranging from red to grey and brown. It has both free access and beach clubs, offering rental services of umbrellas, sunbeds and paddle boats.

“Locanda Cecconi”, where to eat in Elba island

It was pleasant to stay at the “Barbarossa Beach” till my stomach rambled! I went away to have a shower in my hotel dreaming for my last dinner in the Island. I booked at “Locanda Cecconi” as Antonio suggested! Federico with his mother run this cosy and friendly restaurant in the heart of Porto Azzurro.

I had the best grilled octopus of my life, which was served on a creamy potato and on home-made bread. My friend Walter Tripicchio joined me for the dessert time. He entertained me finely with his anecdotes about Elba and about his delightful  “Scoglio Bianco Hotel”, which is situated in the appealing bay of Viticcio.

Thanks Antonio!

Antonio never ceases to amaze! When he doesn’t work at his vineyards, he jogs early at 5 o’ clock in the morning. In this way , he proves his fidelity to have been an excellent triathlon runner  and traveller in the past.

Due to lack of time, cannot travel so much  anymore. Furthermore,  being ambassador of his island, Antonio  does not have a moment of rest, participating  in the most important trade fairs, or attending university lectures halls as a teacher . I have fallen in love with Elba . I cannot wait to return! Go to Elba if you want a good  life, and  let me know if you need my help and tips !

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Who is Roberto Cipresso?

Who is Roberto Cipresso?

If you want to thrill someone,  first try to feel  the same emotions you desire to awake…” .

R. Cipresso.

Roberto Cipresso, international winemaker of Montalcino

Scanning across the bookshelves in my flat, it dawns on me that my collection falls into three categories: wine, food and  travel! The three passions that form the  main plot of  Wine, the secret Novel , a book written by Roberto Cipresso. Roberto Cipresso presented his  outstanding work at ‘Nautilius, an elegant restaurant by the sea and close to  Pisa .

It was an unforgettable event  that allowed me  to meet  one of the most important winemaker in  Italy, Roberto Cipresso . He is a special person, as well as a great wine entrepreneur.  From his base in Montalcino, Tuscany, he has changed winemaking worldwide. How?  Read his incredible story, and you will find the answer!

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‘Wine the Secret Novel’ , a novel by Roberto Cipresso

Andrea Baldeschi , the owner of the ‘Nautiliusrestaurant,  hosted that memorable dinner in honour of  Roberto Cipresso.  A crowd of people were waiting to hear the famous vigneron speak about his life and his professional achievements.

First of all, Roberto Cipresso greeted us all with a big smile and then went on to introduce  ‘Wine, the Secret Novel‘  , one of  the three books he has written about wine.  It is an attempt to give a general outline of the history of wine.  Wine has rolled its barrel from the shores of the  Black Sea to the mountains of the Andes, following humans and their dreams. His book goes back through time  retracing the grape’s conquest of the world, stopping in each winemaking country, from the oldest to the most recent,  discovering wines past and present, while also looking to the future.

3 tops wines of Roberto Cipresso 

That evening at the ‘Nautiliusrestaurant there was also a fantastic wine tasting, including some of the best wines of Roberto Cipresso :

    • ‘Punto Bianco Toscana IGT :  This is a white wine made from Vermentino and Verdicchio. These grapes are the most representative of Italy, being cultivated in the region of the  the 43rd Parallel. This is  an imaginary line, which  traces through all the places that have given origin to viticulture throughout the world from Europe to the New World. The wine had a dry and even astringent taste , with a  contrasting rich coconut aroma, giving a nice round feel in the mouth, and a long-lasting finish.  It was paired with a delicious tuna pasta;
    • ‘Pi Greco Toscana IGT ‘ : This is a red wine made of 100%  Sangiovese   . It  offers primary flavours of tart cherry, red plum, strawberry, and fig, with subtle notes of roasted pepper, leather, and clay.  In its nose offers aromas of earth and tea leaf.  On the palate it is a full-bodied wine,  displaying a marked acidity, an important tannic structure and a long and intense persistence. It  was paired with a pasta enhanced with wild boar ragù;
    • Quadratura del Cerchio’ : This wine is made from  Sangiovese (60%),  Montepulciano (20%) , and  Sagrantino (20%).  This is Roberto Cipresso‘s first attempt to make the ideal wine and it is his first attempt at wine experimentation. Its grapes are the best in Italy, and above all they grow along  the 43rd  Parallel!  This wine went perfectly with a  dish of (soft) veal and tiny roast potatoes.

Guests enjoyed the pleasant atmosphere of that unforgettable dinner at the ‘Nautilius restaurant, while  Roberto Cipresso was seducing us all with his beautiful spell.  Here  are some important acts about his life  and professional background.

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Who is Roberto Cipresso? 

I felt the power of Roberto‘s personality,  while he was presenting his book that evening at the ‘Nautilius restaurant! Roberto Cipresso is an oenologist, an international  winemaker, and writer. Without any doubt he is also a visionary leader . His way of  life makes him stand out from the rest of the crowd as regards the field of wine.

He can imagine things that others cannot imagine and sees the whole  landscape of winemaking as a big picture,  and not a single step. He is present and focused. You can connect with him, when  he talks about what he has in mind, or  when he teaches you something about wine,  or when he tells you about his travel, his previous job experiences, and his life!

The story of Roberto Cipresso 

Roberto Cipresso was born in  Bassano del Grappa (Veneto) in 1963 . Initially his first love was the mountains. He studied agriculture and received a master’s degree in viticulture in Padua, Northern Italy only out of necessity.  He thought  that skiing and climbing would  be his future,  though a terrible accident caused him to  change his ideas.

In order to study with Professor Attilio Scienza, a respected Italian scientist in the field of vine, in 1987 Roberto moved to Montalcino  . Forgetting that tragic episode,  he fell in love with the world of the wine,  thus  starting his winemaking career at three outstanding estates in Tuscany :

Mountains have played a large role in the life of  Roberto Cipresso.  In fact, he learnt how to survive and how to know  his limits! At the same time he improved his skill in observing nature, developing an extraordinary knowledge  of the vineyards of Tuscany in order to create wine.

He  learnt a lot about wine during his younger years in Montalcino , from the planting of grapes to how  the wine was bottled. It was the most challenging and formative step of his fantastic life’s work with wine.

The goals of Roberto Cipresso

Roberto Cipresso soon gained success, being invited to advise Italian producers  as well as wineries around the world, including those in South America (‘Achaval-Ferrer Winery’,  Argentina). Travelling helped  Roberto Cipresso open his mind. He experienced different realities of wine ,  observing wine from a different angle,  and eventually was ready to work as a wine consultant !

The opportunities Roberto Cipresso had to put his professional skills and ideas  as regards wine into practice are exemplified by  four of his major projects:

  1. ‘Fattoria La Fiorita’In 1992 together with two popular partners, he founded this boutique winery in Castelnuovo dell’Abate, near Montalcino , which is still running. This boutique winery produced the iconic Brunello , gaining  numerous prestigious awards, including Parker points of 99, 98 and 97; 
  2. Winemaking project’: In 1999 at the behest of wine industry professionals he created a team of qualified consultants in the field of agronomy and oenology  in collaboration with his brother Gianfranco, and his friend Santiago Achaval, who is the founder of  the stunning ‘Matervini winery’ in Argentina ;
  3. ‘Wine Circus’: In 2001 he created this big  wine lab  in Montalcino  , where ideas and projects are shared with wine experts and universities   in order to solve  problems  regarding the winemaking process;
  4. ‘Poggio al Sole’: In 1990 he crafted this modern five starred wine relais , which is situated between Siena and Florence.  Here  Roberto Cipresso  planted his precious grapes of   Brunello   , which are used in  the making of the  best labels of his red wines.
The wine hits parade of Roberto Cipresso 

Recalling the most important enterprising ventures of Roberto Cipresso together with his lifetime achievements awards in terms of wine and food  culture, means understanding his complex and sensitive soul: 

The 3 books about wine written by Roberto Cipresso

The list here above would already be too long, taking into account that  Roberto often gave  lectures and speeches at wine schools and important universities in the world ! Already famous for his achievements in Italy and Argentina,  Roberto  rapidly obtained recognition in Europe and North America as one of the world’s elite winemakers.

Roberto is a creative and multitalented man. Along with the benefits of his many abilities and passions, there is his love for writing, represented by  another three books he has written about wine and its mystery, published between  2006 and 2009::

The ‘Cipresso 43rd project’. How to  make the wine of the future!

Without any doubt, Roberto Cipresso  is a  charismatic, brilliant and enthusiastic wine entrepreneur! He still continues on his incredible adventure in his inspiring  wine experiment entitled ‘Cipresso 43 rd project’. According to Roberto Cipresso, rules are important  in producing a perfect wine,  though they cannot stop evolution. We should consider rules as a point of departure, not as a point of arrival!

Bearing this in mind, Roberto  started his revolution in the world of wine, thereby provoking scandal! He went beyond the traditional concept of terroir, which was not identified as such as being in a specific area of the world, though within the same horizon!

The theory of the 43rd Parallel 

According to Roberto’s recent research this horizon is  the 43rd Parallel, a magical  line containing singular physical and spiritual features regarding wine production,  situated halfway between the Equator and the North Pole.  This parallel runs through central and florid places, which have shaped the main grapes and phases in the evolution of vine culture from Mesopotamia to the USA:

‘The Cipresso 43 rd project is an attempt to create an oenological itinerary using only grapes grown at a Northern latitude of 43rd degrees.  It could be considered an attempt to make the wine of the future.

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The X-factor of Roberto Cipresso

The life of Roberto Cipresso is about striving for excellence and harmony  not only in wine,  though  also in life.  Roberto doesn’t  limit himself only to his own thoughts and ideas. When you talk to him, he listens to whatever you have to say  attentively. He  encourages you to be as creative as possible and never to be afraid of presenting your own point of view!

Roberto  explained to me  the big picture of  his vision of wine and how to live  in this world. His  work is an essential part of his existence. It is not only about running a laboratory or doing analysis, it is mainly about being part of making something amazing. It  is by combining science, creativity and love, that you keep things interesting, and it is a great industry to be involved with as well. Roberto Cipresso  experiments with unconventional colors to find inspiration for his next masterpiece, that is still to come! I’m looking forward to it!

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Fisar,  degustazione Champagne 2018, Convento dei Cappucini, Pisa

Fisar, degustazione Champagne 2018, Convento dei Cappucini, Pisa

Champagne, la Fisar di  Pisa docet!

Capodanno, Natale, il cuore di ogni festa è nelle bollicine  che salgono  brillanti lungo i  caliciCerto, oggi nei bicchieri possono fare splendida figura spumanti italiani o spagnoli, americani e perfino australiani, bianchi o rosati, secchi e dolci, ma all’inizio c’era soltanto lui: lo Champagne!

Si tratta di un mondo affascinante, su cui non si finisce mai di imparare . Così per approfondire le mie conoscenze, e per bere oro liquido, partecipo alla Degustazione di Champagne organizzata dalla Fisar di Pisa  il  18 Ottobre 2018.

All’interno della suggestiva biblioteca delConvento dei Cappuccini di Pisa” l’esperto Sommelier Luca Canapicchi  svela a un folto pubblico di partecipanti, tutti i segreti dello Champagne in modo semplice e coinvolgente:

  • caratteristiche, origini, zone di produzione, differenze tra i piccoli e grandi produttori , legislazione , denominazioni, appellazioni.

Mi auguro il mio resoconto su quanto apprendo, possa essere utile ai neofiti e possa offrire qualche spunto interessante per chi ha maggiore esperienza.

8  Cose da sapere sullo Champagne 

1. Lo Champagne è diverso dallo Spumante: sono vini effervescenti ottenuti da diverse qualità di uva coltivate nel mondo e secondo differenti metodi di lavorazione. Un vino Spumante può essere dunque molto diverso per origine e tipologia. I migliori Spumanti, e non solo in Italia, hanno guadagnato la denominazione di origine geografica che ne garantisce la qualità e la provenienza. Un esempio è il Franciacorta”, prodotto secondo un rigido disciplinare, o il Prosecco Spumante, oggi sempre più apprezzato;

2. Lo Champagne è  coltivato nell’omonima zona , Nord Est Parigi, (34.000 ettari), divisa in 5 aeree: “Montagne di Reims”  , la “Valle della Marna”  , la “Cote des Blancs” , la “Cote de Sèzanne” e la “Cote des Bar (Aube)”;

3. Lo Champagne e il clima :  possiede aromi di eccezionale finezza perché nasce da grappoli maturati oltre il 49° parallelo, ultima frontiera a nord per la coltivazione della vite;  è questo il segreto della sua inimitabile eleganza, dell’armonico equilibrio tra la freschezza acidula del suo sapore e la calda dolcezza della sua alcolicità;

4. Lo Champagne e il terreno : ma le uve dello Champagne non riuscirebbero a maturare nel rigido clima continentale francese se il terreno (gesso, calcare, ecc… ) su cui sono impiantate le viti non avesse un sottosuolo che riverbera il calore del sole e che dosa alle radici l’acqua della pioggia, assorbendola quando è in eccesso e restituendola lentamente durante la siccità estiva.

5. I vitigni consentiti per la produzione dello Champagne sono tre: https://www.quattrocalici.it/vitigni/pinot-nero/inot Nero (“Montagne di Reims”) che da Pinot Meunier (Valle della Marna”) e Chardonnay (“Cote des Bar (Aube)).  I primi due sono a bacca nera e conferiscono allo Champagne corpo e freschezza, il terzo è   bacca bianca e dona delicatezza ;  in misura nettamente minore, altri vitigni come Arbanne e Petit Meslier;

6. Lo Champagne è ottenuto con il Metodo Classico”/“Champenoise”, di cui le fasi principali sono : 

  • Vinificazione in bianco del Pinot Nero,  Pinot Meunier, e Chardonnay (Vin de Clair ) e  loro assemblaggio  detto Cuvée : i tre vitigni principali possono essere di diversa annata (se no si parla di Millesimato) e di diversa provenienza;
  • Seconda Fermentazione/Presa di Spuma (che avviene prima in tini e poi in bottiglia) per aggiunta  alla Cuvée di zuccheri e lieviti;
  • Affinamento a contatto con i lieviti, fondamentale per dare allo Champagne le note aromatiche;
  • “Remuage” (manuale o meccanico):  dopo il contatto con i lieviti avviene un  processo che consiste nel ruotare le bottiglie di qualche millimetro ogni giorno per far scivolare i depositi nel collo della bottiglia;
  • “Dégorgement” o “Sboccatura”: rimozione del deposito, raggiunta la posizione verticale, con il collo verso il basso ;
  • “Liqueur de Dosage” o “D’expédition” : nella fase conclusiva, verrà aggiunto uncomposto spesso da zucchero di canna disciolto nel vino, in dosi variabili a seconda della tipologia di vino prodotto (Doux 50 gr/l ; Demi-Sec 32-50 gr/l ; Sec tra 17 -32 g / l ; Doux più di 50 g / l; Demi-Sec  32 -50 g /l;  Extra Dry tra 12 -17 g / l; Brut meno di 12 g / l; Extra Brut  0 – 6 g / l; Pas Dosé o Dosage Zéro con una concentrazione inferiore ai 3 g / l)

7. Tiplogia di Champagne

  • “Blanc de Blancs” : ottenuto esclusivamente da uve Chardonnay;
  • “Blanc de Noirs”:  ottenuto vinificando in bianco uve nere (Pinot Noir e Pinot Meunier);
  • “Rosé”, miscelando vino bianco o vino rosso, oppure da uve rosse vinificate in rosato;
  • “Cuvée speciale”: assemblaggio di vini eccezionale qualità (ogni “Maison” la chiama con nome diverso).;
  • “Millesimato”: è lo Champagne che dichiara in etichetta l’anno della vendemmia;
  • “Grand Cru”:  è fatto con uve raccolte in vigneti classificati 100%;
  • “Premier Cru”: è fatto con uve raccolte in vigneti classificati tra il 90% e il 99%;
  • “Monocru”: preparato con le uve di un solo vigneto anziché con Cuvée. Molto raro

8. Dimensioni bottiglie Champagne

Storia dello champagne

La storia/leggenda dello Champagne comincia con Pierre Pérignon, il  monaco benedettino che fu cantiniere e amministratore  dell’Abbazia di Hautvillers per 47 anni, dal 1668 al 1715, e che è universalmente conosciuto come l’inventore dello Champagne. 

10. Fatti importanti nella seconda metà dell’Ottocento per lo Champagne

  1. Il chimico francese Louis Pasteur dimostra l’attività dei lieviti e il loro ruolo centrale nella fermentazione, gettando le basi per l’Enologia moderna. Negli stessi anni nasce l’Ampelografia, la scienza che studia e classifica le caratteristiche morfologiche dei vitigni, e l’Agronomia si orienta verso un approccio scientifico;
  2. Madame Clicquot produce nel 1810 il primo Champagne Millesimato e inventa la prima “Table de Remouage”, una tavola che inclina le bottiglie, facendo gradualmente scivolare i sedimenti verso il collo della bottiglia, da dove possono essere rimossi per rendere il vino più limpido e prezioso;
  3.  Louise Pommery, alla morte del marito, gestisce  l’azienda di famiglia fondata nel 1858 che impegnata fino a quel momento nel commercio della lana, punta dopo alla produzione di Champagne. Louise Pommery ha successo, e in breve tempo il marchio di famiglia assurge ad un ruolo di primo piano fra le “Maison” della Regione;
  4. Nel XVIII secolo nascono le Grandi Maison : Ruinart, Moèt, Vander-Veken, Delamotte, Veuve Cliquot, Heidsieck, Jacquesson, Krug; il loro talento risiede nell’ elaborazione di Cuvée che riflettano immutabilmente lo stile caratteristico di ogni marchio attraverso l’assemblaggio di vitigni, Cru e annate provenienti essenzialmente dagli acquisti di uve presso i “vigneron” (piccoli viticoltori) con i quali stipulano contratti di partnership pluriennali; 
  5. 1882 primi  sindacati e associazioni di categoria che lottano per la difesa della denominazione e delle tecniche di viticoltura;
  6. Fine del XIX  secolo diffusione di alcune terribili malattie della vite come  l’ Oidio, e la Peronospora che si propagano in tutta Europa portando al grave danneggiamento di quasi tutti i vigneti;  in modo particolare per la più distruttiva, la Fillossera (un insetto giunto dall America che attacca le radici della pianta provocandone rapidamente la morte),  l’unico rimedio si rivela l’innesto di viti europee su portainnesto di vite americana, immune dal parassita;
  7. 1911 Scala dei Cru:Gran Cru” (17 villaggi), “Premier Cru” (44 villaggi) e “Cru” (255 villaggi),  classificazione territoriale con cui  legalmente si certifica  la qualità delle uve costantemente più alta che nel resto della regione a Nord Est di Parigi, Reims, quella tradizionalmente più vocata per la produzione di Champagne;
  8. Legge sullo Champagne;  
  9. AOC Champagne; 
  10. 1941 nascita della  “CIVC” (“Comité Interprofessionnel du vin de Champagne”) ; senza queste azioni, “Champagne” sarebbe divenuto un nome generico, sinonimo di un metodi di elaborazione di vini effervescenti. 

Fisar Pisa , evento sullo Champagne

La bellissima serata prosegue con la degustazione delle seguenti etichette, provenienti dai territori più rappresentativi e da produttori di rilievo nel panorama degli Champagne, in abbinamento a degli stuzzichini:

Luca Canapicchi, il sommelier 5 stelle

Ho davvero apprezzato la preparazione di Luca Canapicchi,  e soprattutto tutto ciò che di nuovo imparo da questa Degustazione di Champagne  unica ideata e ben orchestrata dalla Fisar di Pisa.

Sorseggiando un nettare divino pregiatissimo con una storia lunga quasi 300 anni, ringrazio in modo particolare alcuni dei rappresentanti della Fisar di Pisa, Salvo Pulvirenti e Luigi Vaglini, che per l’accoglienza, e per darmi la possibilità di  scrivere un post su questa eccezionale esperienza nel mio blog sulle bellezze d’Italia www.WeLoveItaly.eu .

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