Trieste in 5 giorni

Trieste in 5 giorni

“…Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà….”

Umberto Saba

Trieste in 5 giorni

Senza dubbio  visitare Trieste in 5 giorni a Pasqua per me è stata un’esperienza indimenticabile. Si tratta dello spettacolare capoluogo (199 305 abitanti)  del Friuli Venezia Giulia ,  una regione a statuto speciale vigorosa e da secoli crocevia di culture diverse per la sua posizione geografica. Una realtà quasi a se stante posta come è al confine con Slovenia e Austria e  incastonata tra l’ altopiano carsico l’Adriatico .

Trieste in 5 giorni mi ha anche fatto rendere conto di una cosa. Normalmente ci si riferisce con il termine Friuli Venezia Giulia  all’intera superficie territoriale .  In realtà si tratta  di due aree distinte , che si sono unificate   tra il 1954 e il 1975 dopo tante controversie che non sono ancora finite. In comune hanno solo la discendenza dall’imperatore Giulio Cesare.

Nello specifico il Friuli (da Forum Iuli l’antica Cividale del Friuli) comprende la provincia di PordenoneUdine e  Gorizia. Di quest’ultima una fetta appartiene invece alla Venezia Giulia (nome  proposto dal linguista G. I. Ascoli nel 1863). Essa  ingloba inoltre:   la  circoscrizione di  Trieste , l’Istria, le isole del Quarnaro e la città di Fiume.

Trieste in 5 giorni. Un piacevole ritorno

Ci sono ritornata a distanza di anni a Trieste , perché mi avevano folgorato Piazza Unità d’Italia e il Castello Miramare. La prima è come una baia di pietra  a ridosso di acque cristalline.   La seconda è una delle più impressionanti fortezze nobiliari a picco sul mare mai viste in vita mia.

Ovviamente Trieste in 5 giorni è stata molto di più di queste attrattive. Perché è davvero un luogo pieno di storia, arte, cultura, sapori,  nettari divini, e paesaggi mozzafiato. Un paradiso ancora poco gettonato, che vi accoglierà a braccia aperte. Scoprire Trieste in 5 giorni non basta per afferrarne l’ anima . Ma è un tempo sufficiente per inebriarsi del suo spirito docile e ribelle, e della sua delicata bellezza .

Che dire! Trieste in 5 giorni è stata una vacanza da sogno!  Una seducente città del nord est  baciata dal sole  e spettinata dalla bora  .  Trieste in 5 giorni mi ha regalato forti emozioni , che proverò a raccontare in questo articolo. Il risultato è una piccola guida in cui propongo degli itinerari da fare a piedi (https://www.triestemetro.eu/poi/2). Buona lettura!

Trieste in 5 giorni: tra mito e storia

Trieste in 5 giorni è stato un salto  dal passaggio degli Argonauti agli Illiri del  II millennio a.C. Roma conquistò Trieste (II secolo a.C.), la plasmò e ne fece un esempio riuscito di convivenza tra genti slave e italiche .

Girando per Trieste in 5 giorni non si direbbe fosse stata distrutta dalle invasioni barbariche del Medioevo. Piuttosto si percepisce da subito un’ impronta squisitamente mitteleuropea , che ci riporta alla dichiarazione di porto franco decretata da Carlo VI (1719). Questa  libertà di navigazione promossa dagli Asburgo  a Trieste fu dettata da ovvi vantaggi finanziari  a favore della casata nobiliare.

Fu un atto che però determinò un generale benessere economico per la comunità. A Trieste prosperò  il commercio . E tutto ciò che lo teneva saldo: da una Borsa alle grandi banche, da  importanti gruppi assicurativi  alle varie compagnie di navigazione.

L’età dell’ oro . L’Ottocento

Che dire,  una golden age con gli Asburgo che continuò fino a tutto l’Ottocento. Proprio quando l’impero austriaco (e poi austro-ungarico) si aprì con Trieste una fiorente porta sul Mediterraneo. Così da cittadina contadina e Italiana Trieste  si ritrovò a essere urbana e cosmopolita . Sull’onda di quest’apertura di confini commerciali giunsero molti stranieri. Etnie di ogni nazionalità, che furono perfettamente integrate dal governo al tessuto sociale triestino con il fine di arricchirlo.

La regina Maria Teresa d’Austria  permise ai forestieri di edificare una propria chiesa, scuola e un cimitero. Ovvero le basi religiose e culturali per la sopravvivenza di qualunque civiltà.  Questo spiega la presenza di svariati luoghi di culto camminando a Trieste in 5 giorni .

Trieste a metà Novecento

Il legame tra Trieste  e l’Europa centrale fu sempre basilare per la sua crescita.  Però il suo cuore batteva per l’ Italia fino a quando non venne incorporata nel regno nel 1918. Dopo il Secondo Conflitto Mondiale e la contesa dei suoi territori tra lo stivale e la Jugoslavia subentrò nuovamente l’occupazione italiana (1920).

Purtroppo la questione triestina durò per molto.  Come del resto nel resto del Friuli Venezia Giulia ,  passando sostanzialmente dalle mani di tedeschi e jugoslavi (1943) a quello degli Americani (1947). Altre spartizioni territoriali purtroppo lacerarono Trieste  (Memorandum di Londra 1954) , che finirono per fortuna con il trattato NATO del 1975

Trieste oggi

Nell’immediato dopoguerra Trieste tornò alla ribalta con il suo porto franco e uno slancio nell’ industria (siderurgia). Rimase e rimane comunque inalterata la sua indole  non solo culturale ma anche  scientifica e tecnologica. Ne è una prova il festival annuale della ricerca scientifica (trieste.next) .

Tuttora Trieste  si distingue come enorme hub di più di 30 istituzioni prestigiose di rilevanza internazionale . Tra queste basta ricordare: l’ Università degli Studi di Trieste,  l’ Osservatorio astronomico di Trieste, l’ Istituto internazionale di fisica teorica, l’ Area Science Park, Elettra Sincrotone  , la Scuola Internazionale di Studi Avanzati.

Al presente Trieste  è una realtà vibrante , che guarda verso il futuro, pur mantenendo  inalterate le tracce della sua storia millenaria. Vive di turismo.  Il settore ittico va forte e anche quello industriale . Si pensi ai solidi gruppi quali:  Illy cafePasta Zara, e la  Diaco farmaceutica. Multiculturale e al passo con altre capitali europee, Trieste è tutta da esplorare!

Trieste in 5 giorni. Perché andare? 

Trieste non rientra immediatamente nella lista delle destinazioni preferite di un viaggiatore. Cosa completamente errata! Perché a Trieste ci sono dei tesori inestimabili e riserva mille sorprese.Quello che maggiormente mi ha sconvolto di Trieste è il suo carattere poliedrico.

A tratti ci si sente quasi gelati dal suo spirito nordico fiero e laborioso. Un attimo dopo ci si scioglie con  la solarità del suo inconfondibile carattere mediterraneo. Lo stesso che  si legge nel sorriso della sua gente di mare. Quella  che d’estate invade i bagni cittadini . O  che ai primi raggi solari  si riversa negli ampi parchi di Trieste, che  è green , immersa nella natura e dedita allo sport

Trieste in 5 giorni. 3 cose che trovate solo qui!

Se vi state chiedendo perché svignarsela dal tran tran quotidiano a Trieste ecco altre  3 stravaganti buone ragioni:

1. Montare in bici lungo la ciclabile Cottur: Trieste vanta una straordinaria  ciclopedonale intitolata al triestino Giordano Cottur (1914 – 2006) . Questi fu un ciclista che per  tre volte si classificò terzo al Giro d’Italia. Inaugurata nel 2010 essa  segue il tracciato della ex ferrovia Trieste-Hrpelje (Erpelle) , attiva tra il 1887 e il 1959 e smantellata nel 1966.

2. Assistere alla  Barcarola Trieste è da sempre rinomata per questa regata attiva dal 1969,  che è entrata per i suoi numeri nel  Guinness World Record. Si svolge ogni seconda domenica di  Ottobre . Come in un maxi stadio si radunano circa 400 000 spettatori per assistere allo spettacolo della gara di 2000 vele;

3.  Recarsi presso il Museo della Bora:  che però ho trovato chiuso !  Sarebbe stato interessante esserci stata per imparare qualcosa sulla bora, il vento che da nord est dilania Trieste . I triestini sono abituati a questo uragano , che devono sopportare almeno una decida di giorni all’anno con una potenza di 150 km/h. Passando attraverso la Slovenia , la Bora  si riversa verso il Carso .ì Sfiora Trieste in inverno e letteralmente la sconvolge . La Bbra si manifesta in folate furiose, che fanno vibrare i mattoni, volare i cassonetti dell’immondizia, e pezzi di cornicione.

Trieste in 5 giorni. Le forme di una città

Volete altre motivazioni per aggiungere Trieste  alle vostre prossime vacanze? Allora vi illustrerò delle piccole rotte per godervi  Trieste in 5 giorni. Per di più vi stuzzicherò il palato accennandovi della tradizione eno-gastronomica locale  . In aggiunta vi segnalerò altre attrattive da fare fuori porta! Diamo intanto uno sguardo alla struttura urbana di Trieste.

Trieste forma come un arco lungo il golfo dell’Alto Adriatico, che è  intersecato a metà da Piazza Unità in corrispondenza della quale corrono le Rive . Un quadro d’autore completato dal Porto Vecchio.  Questo è uno dei più importanti esempi di recupero industriale in Europa. Fattore dovuto al suo essere un polo attivo. Possiede  vasti spazi per pedoni ,  per bici e un museo, che è  il Magazzino 26 ,  relativo al rapporto tra Trieste e il mare.

Trieste in 5 giorni. I° Tappa : il centro storico

Un consiglio per farvi ammaliare da Trieste è quello di leggere una buona guida turistica senza  programmare tutto nel dettaglio. Cioè ogni tanto uscite , e avventuratevi senza pensare troppo. Questo è il modo migliore per afferrare lo spirito misterioso di quest’urbe che riserva meraviglie in ogni dove.

Intanto dovete sapere che l’old city  di Trieste  si allarga dal Ghetto ebraico al quartiere di Canava . Esso culmina nel Colle di San Giusto, che è l’ombelico primordiale di Trieste . I grandi viali invece rappresentano la Trieste degli Asburgo e profilano la sua parte nuova di fattura neoclassica tratteggiata da strade regolari.

Il primo tragitto è stato piuttosto lungo. L’ho fatto tra mattina e pomeriggio partendo dal mio alloggio vicino (www.dovedormireatriste.it ) la stazione di Trieste  (1857) . Questa è in piazza della Liberta 8  , ed è capolinea della linea ferroviaria Trieste-Vienna. Nelle vicinanze vi suggerisco una sosta nella popolarissima Gelateria Zampolli  ,  che  da prepara generazioni gelati e granite da urlo. Munitevi di scarpe comode  per  spassarvela a  Trieste  . Per i più viziati e pigri Trieste si gira bene anche con la macchina e con i mezzi pubblici .

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Piazza Unità d’Italia

Mi sono incamminata  verso la Capitaneria di Porto . Davanti i miei occhi si è materializzata  la statua di J . Ressel (2022, G. Delben, 183 cm) , che fu l’ inventore dell’elica. Poco dopo ho rivisto Piazza Unità d’Italia  (chiamata così in onore di Trieste Italiana nel 1918 ) , sontuosa e imponente come era rimasta nella mia mente. Essa è uno spazio urbano unico nel suo genere, circondato da architetture prestigiose con un lato prospiciente il mare come una quinta scenografica.

L’assetto attuale di Piazza Unità risale al XIX sec. , ovvero quando si eliminarono strutture più ingombranti. Nel 2021 l’architetto B. Huet ridisegnò la piazza con un reticolo di fari azzurri rasoterra che la illuminano di notte. Lo slargo è occupato per intero dal Palazzo del Municipio  (1870),  con la torre dell’orologio e una commistione di stili , specchio del gusto eclettico di quel periodo.

I gioielli di piazza Unità

Davanti Piazza Unità  spunta la  stravagante Fontana dei quattro continenti  di G. Mazzoleni (1751) ,  in memoria  della fortuna commerciale di Trieste . Alla sua  destra si sdraia sublime Palazzo Strati (A. Buttazzoni, 139) . Al suo fianco c’è il Palazzo del Governo (E. Artmann, 1905) , dove risiede la Prefettura: fine fattezza con un porticato centrale e una decorazione a mosaico. Dirimpetto la piazza si venera Palazzo Pitteri (U. Moro 1780) , che sopravvisse alla ricostruzione ottocentesca con i suoi elementi di rococò viennese.

Verso il mare si profila  Palazzo Lloyd Triestino,  fatto da H. von Ferstel (1880) , ove si riunisce la Giunta Regionale. Sulla riva del Mandracchio  fanno bella mostra due statue :

Caffè degli Specchi

Ho un debole  per i caffè storici specie per  il memorabile  Caffè degli Specchi di Trieste . Del 1839 esso ha una posizione strategica in Piazza Unità  . Fu frequentato per i concerti diretti da un esordiente Franz Lehar  (Tu che mi hai preso il cuor) .

Era il posto preferito di J. Joyce e I. Svevo|, due dei tanti personaggi famosi che l’hanno abitata. Perché sedersi al Caffè degli Specchi ? Non solo per il suo cioccolato e l’eccezionale panorama, ma anche per il caffè che a Trieste è davvero un’istituzione!

Il caffè a Trieste

Trieste è stato uno dei maggiori scali caffeicoli del Mediterraneo. Questo è  un primato che si riflette nella precisione del lessico sul caffè:

  • nero : è l’espresso in tazzina;
  • capo : è quello macchiato, versato anche in B, cioè bicchiere;
  • goccia: con schiuma di latte

Il  traffico del caffè  ha garantito per secoli a Trieste  enormi introiti. E la sua vibrante vita intellettuale è germogliata tra i tavolini di altrettanti rinomati caffè cittadini quali : Caffè SanMarco , Antico Caffè Torinese , Caffè Urbanis , e Caffè Tommaseo.

Molo Audace

Lasciatevi stregare dalla passeggiata di Trieste  al  Molo Audace , dove non si distingue l’azzurro del mare con quello della volta celeste. Fu fatto nel 1743 usando come base lo scafo della nave San Carlo. Il 3 novembre 1918 fu ribattezzato Audace. Questo era  l’omonimo cacciatorpediniere che attraccò su questo scalo portando le prime truppe italiane sul suolo di Trieste libera. Il Molo Audace è una stretta lingua di pietra lungo 246 m , con pavimentazione in masegni ,  pietra arenaria locale. Al vertice la caratteristica bitta con la rosa dei venti.

Da qui  sguardo si spinge dal Castello di Miramare e  quello di Duino  fino alle Alpi. Poco distante si colloca la Chiesa di San Nicolò dei Greci (Matteo Pertsch, XIX sec) in stile neoclassico, tempio  della comunità greco-ortodossa.

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Quartiere Ebraico

Il centro storico di Trieste è stato investito dai cambiamenti dell’architettura fascista compromettendo il vecchio Ghetto ebraico . Questo è un labirinto di botteghe , vicoli , trattorie, e altro ancora che si sviluppano fino a Piazza della Borsa.

Il ghetto arrivava fino a via del Monte . In questo punto c’era un ospedale ebraico  . Questo adesso ospita il Museo della Comuità ebraica Carlo e Vera Wagner, che documenta l’importanza che gli ebrei ebbero per Trieste. Un segno della  loro persecuzione  è rimasto nella Risiera di San Sabbacampo di concentramento nazista.

Ogni terza domenica del mese c’è un mercatino dell’usato con oggettistica del Carso , che si possono ribeccare nei negozi d’usato la Rigatteria , in via Malcanto 12 e nella Libreria Achille ,  in Piazza Vecchia.

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Teatro Romano  e Arco di Riccardo

Testimone del primitivo cardo romano di Trieste   è invece il non lontano Arco di Riccardo (metà I sec. d.C. ).  Si soprannominò così forse per Riccardo Cuor di Leone, il quale, di ritorno dalla Terra santa, fu tenuto prigioniero anche a Trieste.

Delle lesene semplici solcano i pilastri dell’ Arco di Riccardo sormontati da capitelli corinzi. Alto 7 m e largo 5  rimase sempre problematico inserirlo nel circondario delle varie abitazioni. Specialmente quando si ritrovò il  piedritto occidentale nel 1913 che evidenziò appunto l’area archeologica di epoca romana .

Poco lontano sbuca fuori il Teatro Romano ( anfiteatro de I sec. d. C. ) . Capace di contenere  6000 spettatori, è stato edificato quasi interamente in muratura.  Ad eccezione del palcoscenico che doveva essere in legno. Alle sue spalle domina un Antiquarium in via Donota , che accoglie  i resti di una domus e di un sepolcreto di età romana.

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Il colle e la Cattedrale di San Giusto

Salendo lungo la ripida via della Cattedrale si fanno notare la chiesa di S. Maria Maggiore (1682) con la sua  maestosa facciata barocca;  la  Basilica romanica di S. Silvestro (XII sec.) . Da cui  si giunge al Colle di San Giusto . Questo è il punto più alto di Trieste. E anche il più antico , perché vi sorgeva l’emporio romano.

In cima c’è la  Cattedrale di San Giusto, che risulta asimmetrica perché è la risultante di due chiese accostate preesistenti . Il duomo si contraddistingue:

Interno della cattedrale

Il suo interno è a cinque navate . Una foresta di colonne con decorazioni in legno e dipinti e un magnifico lampadario in ferro battuto (doni del duca Massimiliano d’Asburgo) . Le due absidi ai lati di quella centrale son ornate con dei mosaici di scuola veneto bizantina (XIII sec.) . Ci sono figure di : Cristo, San Giusto, la Madonna e gli arcangeli Michele e Gabriele, e gli Apostoli.

Internamente si custodisce la cappella del Tesoro impoverita da un furto del 1984. Tra gli oggetti di valore:

Le pareti sono istoriate da un Cristo tardogotico (XIV sec.) e un ciclo di affreschi coevo illustra episodi della vita di San Giusto.

Castello di San Giusto

Il Castello di San Giusto fu un capriccio degli imperatori austriaci . I lavori ebbero inizio nel 1468 e finirono nel 1636  conferendo al castello l’attuale forma triangolare munita di bastioni ai vertici . Nel Seicento fu un carcere politico, e nel Settecento si smantellarono le sue mura. Poi fu donato al Comune di Trieste nel 1932 e fu visitabile nel 1936. Quello che si può vedere ora  oltre al lapidario, sono : la cappella, la sala Caprin, l’ampio cortile e gli spalti.

Dal Colle San Giusto attraverso un filare di alberi ci si infiltra  nel Monumento dei Caduti della Prima Guerra mondiale (Attilio Selva, 1935) . E  al Parco delle Rimembranze , un omaggio ai caduti , raggiungibile anche da Piazza Goldoni attraverso la gigantesca Scala dei Giganti.

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Museo Winckelman

Il Museo Winckelman (1800) è ricavato da  uno stabile a tre piani . Raccoglie  testimonianze della preistoria e protostoria di Trieste (rinvenuti da Carlo Marchesetti) e dell’Istria. Esso è arricchito con donazioni private di reperti di diverse civiltà: greca, cipriota, lucana , egizia, maya  e  altro ancora.

Fa particolare effetto l’adiacente Orto Lapidario , un boschetto di epigrafi, monumenti vari . In questo si nasconde il tempietto neoclassico con il monumento a Winckelmann. Il dotto tedesco fu ritenuto il padre dell’archeologia e morì assassinato a Trieste . Ciò accadde nel 1768 mentre era ospite della Locanda Grande. L’ideatore di questo cenotafio  fu Domenico Rossetti, procuratore civico e dotto studioso di storia patria.

Altro superficie museale è  quella del Giardino del Capitano, un insieme di lapidi ed iscrizioni di epoca medioevale-moderna . Nell’agosto del 2000, gli ambienti al piano terra del museo sono stati forniti  di cinque ambienti, nonché del nuovo ingresso con il bookshop.

Per info visite: https://museoantichitawinckelmann.it/

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Piazza Cavana

Piazza Cavana era originariamente il covo di marinai che  alleviavano le fatiche del lavoro tra alcol e donne dei bordelli sparsi qui e lì. Al presente è un rione molto animato . Soprattutto la sera, perfetto per un after dinner in uno dei tanti locali affollati e alla moda, che offrono quasi sempre musica dal vivo.

Nei pressi di Piazza Cavana sono da non perdere:

 Trieste in 5 giorni: le Rive

Le Rive ( XVIII-XIX sec.) di Trieste sono come una terrazza sul mare appena ci si allontana dal suo centro storico. La loro genesi è legata al predominio austriaco ( dal 1382 ) e sono nella fattispecie :

I palazzi lungo le Rive

Le Rive è un giretto lungo dal Porto Vecchio a Piazza Venezia, tra geometrie neoclassiche ed eclettiche. Si alternano le architetture più minimali e  festose  dal Secolo d’Oro di Trieste alla Belle Epoque a seconda del periodo di appartenenza. Tra queste:

  Esso fu il lusso a Trieste dal 1841 per antonomasia. Vi si impiantò oltretutto il primo ascensore (1884)  e riscaldamento centralizzato di Trieste (1910).

Trieste in 5 giorni. II tappa: città nuova

Trieste in 5 giorni è un ricordo indelebile. Dopo aver lasciato il centro storico cittadino la seconda tappa ha coinvolto la Trieste più recente. Da piazza Oberdan (non tralasciate il vicino Museo del Risorgimento) mi sono diretta verso il versante settentrionale che si allunga verso Borgo teresiano. Questo fu opera della regina Maria Teresa (1740-1780). Esso è  fatto  di isolati compresi tra le vie Carducci e Ghega. Qui di particolare fascino sono i fabbricati  a tre piani che erano prima degli ex fondaci.

Successivamente si staglia il Borgo franceschino che confluisce appena a Barriera nuova. Questo è un rione architettonicamente vario . Altamente popolato che va da via Giosuè Carducci a l’intero Viale XX Settembre e  sfoggia delle chicche ,  quali:

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Canal Grande

A sud in verticale si convoglia in via Roma che tramite il Ponte Rosso sobbalza sul Canal Grande. Questo era un rigagnolo di acqua utile per le precedenti saline . Sotto la riurbanizzazione asburgica il ponte tramutato in porto e completato nel 1756. Richiama molti turisti per il suo specchio d’acqua altamente scenografico. Oltre che per la statua di James Joyce in corrispondenza della via Gioacchino Rossi ( Nino Spagnoli , 2004).

Tra i grandi palazzi che orbitano attorno il  Canal Grande meritano di essere citati quello di Gopcevich, dove attualmente c’è il Museo teatrale Carlo Schimdl. Il suo creatore fu G.  Berlam (1823), che realizzò pure quello del Morpurgo (175) prospiciente Piazza Vittorio Veneto. Questo fu l’appartamento di una ricca famiglia della borghesia imprenditoriale triestina dell’800.

Chiesa di Sant’Antonio e San Spiridone

Il Canal Grande è incorniciato alle sue spalle dalla Chiesa di Sant’Antonio (P.  Nobile 1828) in stile neoclassico. Essa fu  necessaria  per  venire incontro alle esigenze religiose della popolazione . Questa si era allargata parallelamente al suo sviluppo tra  il 1700 e  il 1800.

Nelle immediate vicinanze si profila il  Tempio di San Spiridone , (C. Maciachini,1861). Essa è una chiesa serbo ortodossa , una comunità che si insediò a nella  Trieste  fiorente  del 1719 . A croce greca si caratterizza per delle cupole sofisticate. Ci possono stare  1600 fedeli ed è in stile bizantino . Sono d’impatto le decorazioni musive delle facciate e la copertura in pietra dalla cave del Carso, Istria, Carrara e Verona.

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Trieste: Svevo, Joyce e Saba

Il Canal Grande si insinua come un serpente fino  al Borgo giuseppino . Questo sorse sotto Giuseppe II quando Trieste era al massimo del suo splendore. Di pari passo si allargarono i confini oltre l’attuale Molo Bersaglieri e si intensificò la sua produzione culturale e artistica.

 Italo Svevo, James Joyce, e Umberto Saba sono dei pilastri dello straboccante panorama di Trieste , che ha fatto da salotto ai primi del Novecento ai tormenti esistenziali dell’uomo. Qui i tre celebri scrittori riuscirono sfogare il loro genio facendo dell’equilibrismo esistenziale una ragione di vita.

Trekking letterari a Trieste

Di suggestioni letterarie Trieste è pervasa in ogni dove. Per esempio al secondo piano della Biblioteca Centrale in via della Madonna: sono visitabili gratuitamente i Civici Musei Letterari, il Museo Sveviano e il Museo James Joyce.

Trieste ostenta una serie di trekking letterari che prendono spunto dai tre intramontabili autori. Tappe ben segnalate da targhe in colore diversi azzurro per Saba, verde per l’irlandese, e il nero per Svevo.  Una delle fermate più popolari è quella di:

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Piazza della Borsa  

Come è facile dedurre Piazza della Borsa è stato l’epicentro del rilancio economico di Trieste . Impreziosita da una rigogliosa Fontana di Nettuno ( G. D. Mazzoleni , 1755) fu Borsa mercantile prima e dei valori poi. Chissà cosa pensa Gabriele D’Annunzio (A. Verdi, 2029) mentre legge ! Una delle tante statue che si possono contare a Trieste!

Al n 5 della disciplinata schiera di palazzi neoclassici a sud della piazza c’è la Portizza un passaggio che conduce al Ghetto vecchio. La sovrasta un panduro. Elemento architettonico onnipresente a Trieste. Un volto di pietra che riporta alla mente i temibili soldati ungheresi che per secoli la difesero dai Turchi . La loro funzione era quella di scoraggiare i malintenzionati

Cosa c’è attorno a Piazza della Borsa 

La pianta dello slargo è irregolare, antecedentemente protetta da cinte murarie  e fa incontrare la Trieste vecchia con quella nuova voluta da Maria Teresa. Si possono contemplare tutto intorno:

Trieste in 5 giorni. III tappa: Castello Miramare

Il Castello Miramare (Grignano) fu fatto tra il 1856 e il 1860 da C. Junker per volere del duca Massimiliano (1832-67) . Il giovane Asburgo era innamorato dell’Adriatico e di Trieste. Era molto giovane quando era governatore della Lombardia e del Veneto.  Il suo soggiorno con la  consorte Carolina durò poco dopo il suo assassinio in Messico . Qui le sue mire espansionistiche vennero ricambiate con la fucilazione.

Tutto in pietra bianca d’Istria il Castello Miramare si presenta all’esterno con ampi  archi acuti che movimentano la verticalità dei suoi motivi gotici. Un complesso unico  agghindato con  terrazze e un lussureggiante parco che scende a balze verso balconate panoramiche. Da qui si può scorgere tutta la magnificenza della costa triestina e l’estuario dell’Isonzo.

Gli interni del castello

 I suoi interni sono pregevoli con tutti gli arredamenti, i dipinti, e cimeli della coppia regale. Nelle stanze di Massimiliano spiccano la camera da letto, lo studio . Mentre quelle di Carlotta primeggiano per un delizioso boudoir. La sala della rosa dei venti era nella bella stagione una sala da pranzo e da gioco d’inverno. Ci sono altri uffici con storiografia della casa asburgica.

A pranzo mi sono deliziata in un ristorante La Terrazza Villa Tergeste in V.le Miramare, 331.  Personale gentile e professionale e primi e secondi di pesce strepitosi al prezzo giusto. Impagabile la vista sul mare triestino.

Info visite:  https://miramare.cultura.gov.it/acquista/; Info trasporti: clicca qui

Trieste oltre il centro storico

Dopo il lauto banchetto a base di sardine e cozze marinate mi sono avviata in autobus a Trieste .Ho avuto modo di osservare da lontano il resto delle meraviglie che Trieste   riserva oltre il suo centro storico. Tra queste:

Trieste sempre più in alto!

Non è finita qui. Per non annoiarvi potete prendervi di coraggio e salire verso le alture di Trieste : 

Trieste in 5 giorni. IV tappa: Duino e il Sentiero Rilke

Duino è un romantico borgo marinaro adagiato sotto le falde del monte Ermada.  Intorno alla montagna troverete i segni della Grande Guerra: caverne usate come riparo e trincee dell’esercito austro-ungarico .

Anticamente Duino era un  santuario del culto celtico della Luna e del Sole .  Poi i Romani lo conquistarono (I sec. a.C.). Nel Medioevo era un feudo imperiale di cui rimangono le rovine di un vecchio castello (XI sec.) sostituito da un altro nel 1395.

Quest’ultimo è il celebre Castello di Duino , che appartenne ai principi di Torre Hofer Valsassina e al momento a quelli di  Torre e Tasso.  Questi ne furono i secolari proprietari. Si possono prenotare visite perché ne vale davvero la pena . Tra le sue perle : la Scala del Palladio, capolavoro di architettura e il forte-piano del 1810 sul quale suonò Liszt .

Cosa vedere a Duino

Nel 1476 le battaglie fra Veneziani e Saraceni rasero al suolo Duino . Dal ‘600 perse la sua funzione militare e diventò  una corte umanistica che pullulava  di letterati e ospiti illustri.   Gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale è un vaso di pandora tutto da scoperchiare!

Il suo centro storico è davvero piccino e oltre le mura del Castello di Duino di valore è la chiesa del Santo Spirito (1543) e il porticciolo  ricavato da rocce  a  strapiombo sul mare. Una di esse ha  la forma di una donna la Dama Bianca. Secondo la leggenda era l’infelice moglie di un feudatario crudele che finì per gettarsi in acqua. Per pietà divina rimase pietrificata durante la caduta.

Sentiero Rilke

A Duino ci si può anche ritrovare dopo un trekking (2km) di circa un’ora . Basta raggiungere il  comune di Sistiana. Dopo aver parcheggiato con l’auto (da Trieste bus n 44)  avviatevi in uno dei suoi  accessi . Nel giro di pochi minuti attraverserete la Riserva Naturale delle Falesie con tanto di sosta per camperisti!

Un paradiso di macchia mediterranea serrata da cielo e mare che ispirò al poeta praghese Rilke le sue Elegie (1912). Da cui l’appellativo di Sentiero di Rilke ,  uno dei tragitti più incantevoli del Carso triestino. Potrete osservare le postazioni belliche sparse ovunque lungo questo splendido cammino che costeggia le falesie a picco sul Golfo di Trieste.

Duino e dintorni

Altro da perlustrare vicino Duino :

“Avevo una città bella tra i monti

rocciosi e il mare luminoso. Mia

perché vi nacqui, più che d’altri mia

che la scoprivo fanciullo, ed adulto

per sempre a Italia la sposai col canto”

Le osmize

Se vi sentirete provati e affamati potreste provare per una sosta presso degli agriturismi unici nel loro genere . Sono le cosiddette osmize, dalla parola slovena che indica il numero 8 tante quante erano le volte che potevano stare aperti all’anno. Servono solo cibo pronto e  crudo tranne l’uovo . A volte si improvvisa qualche gruppo che suona canti tipici .

Per trovarle dovete stare attenti a delle insegne improvvisate appese ai rami. Sono ormai ridotte  a poco più che venti in tutto per lo più sulla linea slovena. L’ideale per trascorrere una gita fuori porta la domenica.

Trieste in 5 giorni. V Tappa: i musei di Trieste

Trieste  è un sogno anche sotto la pioggia. Più scomoda da girare ma sempre affascinante. Subito dopo un’abbondante colazione faccio un elenco dei musei più esclusivi dove dirigermi. Devo ammettere che quello di Revoltella è stata davvero un’esperienza! Imbottigliato in una villa settecentesca, preserva significativi pezzi d’arte tra cui disegni del Tiepolo.  Mi ha succhiato tutte le energie, per cui ho dovuto  aggirare il Civico Museo Sartorio .

Oltrepassata piazza Venezia sono rimasta a meditare sull’eccezionalità del Museo Revoltella , che vi descriverò in basso . Intanto nei pressi della Marina di  San Giusto, mi sono seduta ai tavolini di Eataly. Ho sbranato dei crostini con acciughe e burro. Mentre stavo sorseggiando uno spritz vedo le gocce d’acqua  lentamente solcare i vetri appannati del mega mercato. Non mi sono fatta mancare nulla come un inaspettato corso sul gin davvero entusiasmante.

 

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Il Salone degli Incanti e Salgado

Il pomeriggio l’ho terminato ammirando Amazonia , una mostra fotografica di S. Salgado (1944) , uno dei più quotati fotografi esistenti . Per sette anni ha vissuto in Brasile . Con i suoi  scatti drammatici in bianco e nero ha documentato gli ultimi popoli rimasti nel più esteso polmone verde del nostro pianeta.

L’evento si è svolto nell’auditorium dell’esclusivo Salone degli Incanti  (1913, G. Polli). Questa era una pescheria , che poi fu  rimessa in uso come centro espositivo polivalente . Nel 1974 Francis Ford Coppola la scelse per il Padrino  . Per la scena  dello sbarco degli immigrati a Ellis Island, New York. 

Museo Revoltella

Accanto al Civico Museo della civiltà Istriana Fiumana Dalmazia si scova il   Museo Revoltella  . Inizialmente era la residenza nobiliare (1853, F.Hitzig) del barone veneto  P. Revoltella (1795-1869).Nel 1902 il municipio ereditò la sua proprietà che insieme ad altri due beni adiacenti (casa Brunner e palazzina Basevi) formarono l’attuale galleria moderna.

Morandi, Manzù, Pomodoro, Fontana e Burri sono alcuni dei maestri che potrete esaminare a fondo. L’unione dei fabbricati fu frutto dell’ingegno di Carlo Scarpa (1962) , che volle così farci un contenitore d’arte a quattro  strati.

Dopo un corridoio con sculture (A . Selva,   M. Mascherini , P. Magni, XX sec.  )  all’ingresso del  Museo Revoltella  c’era  un porticato . Mi ha colpito per una antica libreria in noce fatta dal vicentino Giovanni Moscotto nel 1855.

La camera ottica e Van Gogh

Tante sono le cose che più mi hanno rapito. Per cominciare gli appartamenti del  Revoltella  e una camera ottica attraverso cui scrutava segretamente  le navi  di Trieste! Dopo avere fatto un paio di scale mi è stato assolutamente chiaro quanto l’imprenditore si distinse per il finanziamento del Canale di Suez. Impresa ardita fatta da Lesseps che consentiva di essere in Africa da Bombay  in  4600 miglia invece del doppio! Tema costante per tutto il museo sottoforma di marmi o quadri di Fiedler e Schiavoni (IX sec.).

Ho visto anche  una mostra sul pittore olandese Van Gogh. Muore a 37 anni 10 anni . Non sapevo che la sua mecenate fu Helene Kröller-Müller  .  Nel XX secolo la coraggiosa collezionista sì dedico alla creazione di una fondazione tutta dedita all’intramontabile Van Gogh.

Arte a tutto tondo

Ci ho passato tutta una mezza giornata al  Museo Revoltella . E non mi è bastato. Una buona porzione del museo immortala l’arte del ‘900 (De Chirico e la Secessione Romana) e i più considerevoli traguardi epocali di fine secolo. Come l’introduzione di un acquedotto a Trieste (1850). Questo è impersonificato dalle curve della Ninfa Aurisina scultura che rende leggiadra la scala elicoidale interna . O ancora una tela di Cesare dell’Acqua (1855) sulla Proclamazione Porto Franco di Trieste.

Potevano non esserci dei calchi in gesso di Canova e Houdon di Napoleone? L’insolente imperatore francese le tornò indietro! Per lo meno sappiamo quale ea la sua faccia dai ritratti di Bartolini, suo ritrattista ufficiale toscano! Revoltella fondò una scuola di disegno oggi I .T. A . Volta. Ne vengono fuori grandi artisti locali come N.  Cozzi artista poliedrico e grande alpinista. E. R. Ratman e V .Timmel.

 

Trieste in 5 giorni da mangiare

Non c’è dubbio che l’enogastronomia di Trieste è un melting pot di sapori sloveni, greci, kosher, orientali e mitteleuropei  . Una cornucopia di piatti di pesce e di mare che hanno in comune l’abbinamento con i vini locali. Questi sono i nettari autoctoni delle colline del Carso . Mi sto riferendo rispettivamente al  Terrano (rosso ) e il  Vitovska (bianco). Fatevi versare qualche goccia presso Enoteca Giovinotto in  Via Trento, 9,

Dove gustare la cuisine triestina? Nei tanti ristoranti che in tutta Trieste sono pronti a sfornare la loro specialità giornaliera. In basso vi elenco alcuni di quelli che mi sono piaciuti di più:

Ricette da provare a Trieste in 5 giorni

Se  i triestini si assomigliano per la regolarità dei pasti quotidiani, un’usanza tutta loro è quella del rebechin. Prima era la merenda di metà mattina di lavoratori portuali. Adesso è   un ricco aperitivo con tanto di buffet . Tra i mitici drink meritano un’alta considerazione lo spritz bianco (vino bianco,  acqua gasata o seltz, ghiaccio e limone) e l’hugo , prosecco con sambuco e menta.

La cucina della di Trieste e provincia è opulenta e varia.  Tra le tipicità triestine molto apprezzate ci sono:

  • La jota : che è una zuppa con cavolo, fagioli, maiale e patate;
  • La granseola : che è come uno stufato di granchio ammollato in cipolla, e poi insaporito con aglio e prezzemolo .

In montagna prevalgono carni e formaggi come lo jamar del Carso . Dalla crosta rugisa, sta 4 mesi nelle grotte naturali che gli conferiscono delle sfumature erborine . Se vi è venuta fame vi srotolo un tipico menù triestino a cui ricorrere.

Mare

  • Baccala Mantecato: questa è la tapa triestina per eccellenza. Ovvero una crema di baccala (dissalato, ammollato, e bollito)  da spalmare nei crostini caldi  ;
  • Gamberi alla busara : sono gamberi o a volte scampi sfumati in padella con il brandy . Poi sono messi in una zuppa di mare . Aglio, cipolla, prezzemolo, pomodoro e peperoncino fanno il resto;
  • Sardoni impanai: sono le famose alici impanate e fritte, in umido o in saor , ovvero alla veneziana con cipolle, aceto e alloro ;
  • Pedoci a la scotadeo : sono le cozze alla scottadito, cucinate in bianco con aglio, prezzemolo e pangrattato . Sono un must da provare!

Montagna

Contorni

  • Patate in tecia: sono le patate al tegame . Possono essere lessate e ripassate in padella con cipolla, pancetta;
  • Polenta: consistente come quella alpina che si accompagnano alle luganeghe e ai  fasoi ( salsicce e fagioli) . Oppure al frico, che è una specie di frittata di formaggio, patate e cipolle senza uova   ;
  • Capuzi garbi : sono cavoli cappucci acidi molto invitanti e appetitosi.

Dolci

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Conclusioni . Trieste in 5 giorni

Si dice di Trieste che sia una piccola Vienna sull’acqua. Il paragone calza perfettamente , perché c’è molto  che l’avvicina alla perla del Danubio. Parafrasando U. Saba , Trieste è “come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore”.

Una confessione passionale del poeta triestino per la sua terra scritta in Italiano quando Trieste era ancora imperiale. Non è un dettaglio. Non c’è ragione di nascondere che gli Asburgo l’hanno fatta evolvere nella massima potenza storica della Mitteleuropa. Inestimabile sbocco sul Mediterraneo Trieste è stata la patria di armatori navali, assicuratori internazionali e uomini di affari.

Trieste vi aspetta per svelare tutte i suoi segreti. Non cercate qui gli schiamazzi di una movida sfrenata, o di divertimento allo stato puro. Trieste non è nulla di tutto questo. Calma, tranquilla ed elegante saprà farvi godere dell’atmosfera pacata e a tratti giovane dei suoi localini sparsi per via Torino. Per il resto vi auguro di mettere Trieste nella lista delle vostre prossime vacanze!

 

Siti utili su Trieste: 

 

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Corsica in 10 giorni

Corsica in 10 giorni

 

“Immaginatevi un mondo primordiale, un susseguirsi di montagne separate da stretti burroni dove scorrono i torrenti; non esistono pianure, ma immense crepe di granito e gigantesche onde di terra ricoperte da macchie intricate o da immense foreste di castagni e di pini.”
Guy de Maupassant

Corsica in 10 giorni

Senza dubbio la  Corsica in 10 giorni   rimarrà una delle vacanze più indimenticabili che abbia mai fatto in vita mia. Nessuna decisione presa a tavolino. Una mattina di Luglio ho  comprato una tenda da campeggio e via su quattro  ruote verso l’isola che c’è!

Non mi è mai capitato di avere un contatto così forte con la natura  come in Corsica in 10 giorni .  Il mio respiro e il battito del mio cuore sono stati gli unici suoni che ho sentito in mezzo all’infinito del mare e i sughereti. Così  questo articolo è un modesto tentativo di condividere il mio incredibile viaggio in Corsica in 10 giorni raccontandovi  di quei luoghi che mi hanno più emozionata. Buona lettura!

Come arrivare  dall’Italia

Sicuramente i mezzi più comodi per raggiungere la Corsica dalla nostra penisola sono 2  :

  1. Traghetto ( per i più  fortunati la barca a vela): ci sono due compagnie principali. La prima è la Corsica Ferries ,  la seconda è la Moby:
  2. Auto o moto: entrambe dovrebbero essere  di   piccole dimensioni a causa della morfologia isolana . Questo   perché le strade corse secondarie sono strette e difficoltose specie nell’interno.

3  collegamenti meno consigliati per l’isola

  1. Treno: ci sono solo due sole linee ferroviarie del 1800 che collegano Ajaccio, Bastia e Calvi (https://cf-corse.corsica/) . Problemi di orario e spostamenti non mancano mai;
  2. Aereo: se volete volare spesso c’è da fare uno scalo in Francia on in altri  hub principali. Esistono 4 aeroporti: l’ aeroporto di Bastia Porettaquello di Figari Corsica del Sud, di Ajaccio Napoleone Bonaparte,  e di Calvi Sainte-Catherine;
  3. Autobus: offrono una buona copertura (https://www.corsicabus.org) , ma hanno partenze solo una o due volte al giorno tra i comuni più grossi . Meglio sempre aggiornarsi per tabelle orari con gli uffici locali turistici.

Libri da leggere prima di partire

Nel XIX secolo grazie ad autori illustri come Prosper Mérimée  (Colomba), Alexandre Dumas ( I fratelli corsi) ,  Guy de Maupassant (Una vita), e Gustav Falubert (Viaggio nei Pirenni e in Corsica) la Corsica  iniziò a incuriosire gli stranieri. Intanto in loco si era generata una letteratura fatte di poesie e narrazioni tramandate di bocca in bocca da contadini e mandriani. Un’apertura letteraria più significativa si è avuta solo nel 1900 in lingua francese e corsa, di cui Rinatu Coti fu uno dei massimi rappresentanti.

Seguirono altri importanti scrittori tra i quali:

Capolavori letterari sulla Corsica

Uscendo  poco a poco dall’oscurità la  Corsica ha richiamato l’attenzione di molti intellettuali che l’hanno immortalata  in best seller  . Da avere  nella propria libreria:

Corsica in 10 giorni. Dov’ è ?

La Corsica (8680 km2)  è la quarta isola più grande del Mediterraneo , dopo la  Sicilia , Cipro , e la Sardegna , da cui è separata  dalle Bocche di Bonifacio  (11 km). Divisa dal 1976  in Alta Corsica e Corsica del Sud ,   è una regione della Francia (da cui dista 170 km) con statuto speciale. Ha come  capitale Ajaccio e conta  circa 279.600 abitanti .  

Con la sola  eccezione della piana di Aleria, il   territorio corso è prevalentemente montuoso (Monte Cinto, 2706 m) con fiumi brevi e a regime torrentizio (come quelli più rilevanti del Golo e del Tavignano). Il suo clima   è mite  .  Mentre  la sua vegetazione è tipicamente mediterranea con molti boschi e parchi . La sua economia si basa prevalentemente sul turismo, viticoltura e l’olivicoltura (inesistente l’industria , se non quella  di tipo artigianale ).

Storia della Corsica

Incerte sono  le ipotesi sul significato del nome di Corsica  . Esso che potrebbe derivare da :

  •  Còruioi, come i Greci chiamarono i primi autoctoni ivi insidiatesi;
  • Corsus  che forse fu un ipotetico conquistatore romano  o un amico  di Enea;
  • Cyrnum, un leggendario figlio di Ercole che si sarebbe stabilito sull’isola.

Di sicuro invece c’è che la Corsica  fu abitata  sin dalla preistoria come documentato dai vari ritrovamenti megalitici risalenti al 2° millennio a.C. Tra i vari invasori ci furono  i Romani  (IV secolo a.C.) , che ci rimasero più a lungo (circa 7 secoli).

Seguirono nel Medioevo:  Vandali,  Bizantini, Ostrogoti,  Longobardi fino all’arrivo dei Pisani (1092) e dei Genovesi che praticamente la plasmarono. Subentrarono poi  i Francesi e la rivoluzione per la libertà  dell’eroe nazionale P. Paoli  ,  che garantì   14 anni di indipendenza, fondando una costituzione repubblicana.

La mano della Francia

Successivamente il  dominio ripassò alla Francia di Re Luigi XV nel 1769. In questo anno nasce in Corsica   Napoleone Bonaparte , che all’inizio fu fedele agli ideali di autogoveno territoriale per poi sposare l’annessione a Parigi (1789).

Dopo un fallimentare intervento degli Inglesi la nazione  subì  le sventure dello stivale conseguenti alla due guerre mondiali, fino alla proclamazione dello stato indipendente nel 1982. Da allora fino ad oggi sono stati tanti i movimenti terroristici che si proclamano contro gli investimenti nel turismo e un aumento dei poteri della classe politica isolana (come il movimento FLNC nato nel 1976). Di religione cattolica i corsi parlano ufficialmente il francese , mentre  il Corsu è il loro dialetto (molto simile affine al toscano).

Periplo della Corsica  in 10 giorni on the road 

La  Corsica  in 10 giorni è stato un immergersi nella sua essenza selvaggia ancora poco ordinata dall’uomo. Questo è il lato più avvincente di questo eldorado che è ancora incontaminato. Soprattutto nell’entroterra dove tra cascate, laghi ,  e torrenti con le loro lagune gelide,  si aprono  valli verdeggianti  e 120 cime oltre i 2000 metri .

Lo scenario più sorprendente della Corsica   è quello delle aree protette e del Parco Naturale Regionale , che si spiega per 1500 km di sentieri. Il più famoso è il GR20. Questo è  uno degli itinerari di randonnée più impegnativi d’Europa (dislivello di 1300 metri) , che   traversa in diagonale l’intera Corsica  ( 200km da Calenzana a Conca).

Alle zone costiere che si estendono per 1000 km la Corsica  lascia la mole più cospicua del nucleo abitativo  e il lusso delle catene alberghiere . Per il resto è tutto un susseguirsi  di  baie da sogno attrezzate e libere  e anfratti nascosti raggiungibili solo in barca come il Desert des Agriates .

Corsica in 10 giorni : 4 camping da provare!

Senza pensarci un attimo d’estate sono partita  da Livorno in nave  con approdo a Bastia in macchina.  Faceva caldissimo. Ma non me ne importava. Perché  l’adrenalina era  in circolo per tutto il tragitto,  che è iniziato a est e finito all parte settentrionale della  Corsica  .

Afferrare lo spirito della  Corsica in 10 giorni in camping  è stata un’esperienza sensazionale. Dormire sotto le stelle, cenare con il canto delle cicale, e svegliarsi al mattino baciati dalla brezza marina è una poesia ancora da rimare.

La scelta delle stazioni di pernottamento è ricaduta strategicamente  su questi 4 in basso:

  1. U Punticchiu , Camping Caravaning, 20230 , Santa Lucia di Moriani;
  2. Acciol , Route D70, 20126 Evisa ;
  3.  La Rondinara, Route de la plage, 20169 , Bonifacio;
  4. Marina Camping , T30, 20220 Aregno.

1 Tappa. Corsica in 10 giorni verso est

Il mio primo giro prende il via da Bastia in giù verso la costa orientale della Corsica (80 km) , che   è meno gettonata  rispetto a quella meridionale ma a torto. Perché riserva dei paesaggi incredibili.

Consta di 3 microregioni: Costa Verde verso Moriani Plage, Costa Serena su  Aleria, e Costa Madreperla dal lato di Solenzara.

Ho  attraversato la  Riserva Naturale della Biguglia (Furiani) e  mi sono spinta fino alla Spiaggia della Mariana vicino San Nicolao con un inversione alla Fonte di Orezza. Altre chicche da non farsi scappare ni paraggi sono:

Bastia

Come un gabbiano appollaiato su uno scoglio gigante , Bastia (45715  abitanti) si rivela in tutto il suo charme adagiata su un promontorio da cui si può contemplare il traffico marittimo. L’unica nota dolente è trovare  parcheggio  (clicca qui per info).  Se lo scovate é piuttosto caro , ma ne vale la pena  per Bastia.  Fatta di tre quartieri: Place Saint-Nicolas, Terra Vecchia-Vieux Port e Cittadella si sviluppa in basso  .

Per il mio tour mi sono mossa dal suo vivace porto . Qui sono concentrati  ristorantini ,  bar  ,  boutique , che si snodano tra le facciate fatiscenti degli edifici medievali. I pescherecci colorati si alternano a yatch  da urlo , un contrasto tutto da contemplare.

Ho proseguito verso alto  la cittadella o Terra Nova , e  dopo avere superato il  Giardino Romieu  con le sue scale terrazzate ho apprezzato  l’ old city  . Il centro storico è  un labirinto di viuzze lastricate,  che recano  le tracce dell’occupazione dei genovesi (XIV sec. ), che contribuirono al suo sviluppo.

Cosa visitare a Bastia

Oltrepassata  la Porta Luigi XVI ho venerato alcune delle gemme di Bastia:

Fonte di Orezza

Dopo un tuffo nel verde smeraldo della Spiaggia di Mariani   (senza infrastrutture ma con servizi vari nelle vicinanze ) ho raggiunto San Nicolau . Questo è un delizioso paesino ai piedi del Monte Castello d’ Osari  .

Siamo nel cantone della Castagniccia. Appena  mi sono addentrata tra i suoi rigogliosi arbusti  ho scovato un sito industriale del 1800.  Questo (rimesso a norma nel 1998) è quello delle Acque Minerali di Orezza, tra le più costose (82,68 euro a pezzo)  e salutari (ferro) in circolazione. L’acqua da bere  in questione sgorga dall’alto e penetra nelle rocce millenarie fino a una profondità di 70 metri, trascinando  calcio, magnesio  e diossido di carbonio.

Zilia e Saint Georges

Ottima per la salute, le Acque Minerali di Orezza  sono un’istituzione tra i corsi insieme ad  altre due sorgenti:

2 Tappa . Corsica in 10 giorni verso il centro

 La Corsica   centrale  è stata scandagliata da Evisa e poi in direzione Corte con immersione finale nella Valle della Restonica dentro il Parco Naturale e Regionale della Corsica. Posso dire che questa deviazione è stata un sospiro di sollievo alla folla e all’arsura estiva!

Mi ha incantato la quiete di questi meandri meridionali lontani dal chiasso festoso del litorale corso. Ci si  proietta decisamente in un’altra dimensione ,  fatta di borghi medievali, vette infinte, e mini giungle fluviali. Per cui  l’appellativo di ile de beautè della Corsica (“isola della bellezza”) dei francesi ha qui davvero preso forma e significato .

La maquis della Corsica

Qui si lasciano alle spalle ombrelloni e secchielli per imbattersi  in  pianure di castagni e nella  maquis , ovvero la macchia corsa. Questa include  78 specie endemiche e 42 tipi  di orchidee e ancora: il corbezzolo, il mirto, e l’elicriso.

Paradossalmente si può nuotare anche in questi punti insoliti della Corsica mediana  . Precisamente in 10 laghetti  , e ci vuole proprio coraggio a immergersi per quanto ci si gela a 12°! Smarritevi pure in queste oasi di pace . Tra passeggiate nelle piazze di borgate fantasma , abbellite dai resti della tradizione contadina come : fontane ,  lavatoi e  casi padronali. Non scordatevi di infilarvi nelle botteghe sparse ovunque per acquistare dei souvenir dell’artigianato corso:   manufatti in vetro e in legno (coltelli) , ceramiche, coralli, ecc.

Evisa

Evisa  è uno dei tanti pittoreschi villaggi montani (850 m) della Corsica   da cui si  vede il mare. Precisamente a circa 40 km ci stanno le spiagge di Porto  di Sagone . Di stampo prettamente medievale Evisa  è stata una gioia infinita per la frescura e i ritmi lenti dei corsi che ci abitano. Ricordo perfettamente  le camminate  per le sue viuzze tranquille e i passanti che ti sorridevano a ogni ora.

Gettonatissima da biker ed escursionisti Evisa è immersa nella foresta di Aïtone    . Mi è entrata nell’anima per il silenzio e la beltà dei boschi e i pini larici che si insinuano fino al Passo di Vergio (1478 m).  In questo colle si può contemplare la caratteristica statua di Cristo Re (in granito rosa alta 6 m.) di Noël Bonardi, che delimita  il confine con la regione  di Niolo.

Corte

Costruita nel 1420 da Vincentello di Istria, signore feudale corso, Corte è:

Relativamente piccola di dimensione Corte è molto frequentata . Puntellata di barettini e trattorie si anima  vicino Piazza Paoli (dedicata all’eroe nazionale),  Piazza del Duca di Padova (generale nella rivoluzione francese), e Piazza Gaffory (altro patriota  corso ).

Corte dall’alto

L’atmosfera che ho respirato a Corte  era davvero allegra , piacevole e internazionale.  Svetta in cima con la sua cittadella (XV sec.) arroccata su uno sperone roccioso . Da non perdere :

3 Tappa. Corsica in 10 giorni verso sud

A detta di tutti il sud della Corsica  è quello che fa innamorare di più . In effetti è capitato anche a me !  Mi hanno letteralmente stregato:   Porto Vecchio ,   la punta estrema di Bonifacio ,  le spiagge della Palombaggia ,   Rondinara e  Sperone e i megaliti di  Filitosa.

Il sud della Corsica  è l’ ideale per chi ha voglia di una vita semplice per chi vuole  farsi scompigliare i capelli dal vento. Se  volete stendere un telo vicino  un catamarano arenato in una battigia   e aspettare il tramonto davanti a un calice di nettare divino, Ssete arrivati a destinazione! Perché non è necessario spostarsi alle Maldive quando le hai a portata di mano!

Porto Vecchio

Incassata nel golfo sovrastato dalla Foresta dell’Ospédale,  Porto Vecchio  è una meta ambita dagli escursionisti per numerosi trekking trai quali quelli più rinomati sono quelli che conducono a :

Nell’antichità  Porto Vecchio   fu uno scalo fondamentale per la variegata successione di sovrani che giunsero in Corsica. Riemersa dalla disgrazia della  malaria (debellata grazie agli interventi degli americani nel secondo dopoguerra),  si classifica attualmente come una delle località balneari più popolari  della Corsica.

Porto Vecchio divisa in due

Incantevole è  il  porto turistico di Porto Vecchio ,  che si popola fino a notte con concerti ed eventi vari . A poca distanza sono raggiungibili  le più superbe spiagge isolane quali quelle di : Santa Giulia, Cala Rossa , Carataggio, e  Pinarello. Porto Vecchio  è frizzante con un centro storico davvero esemplare . Qui  è possibile camminare tra terrazze panoramiche e chiese storiche come quella barocca di Saint-Jean-Baptiste.

Non potrete certo ignorare i lussuosi negozi e negarvi una pausa nei tanti caffè di Piazza della Repubblica. I prezzi non sono affatto bassi! Il tutto sullo sfondo di una cittadella severa ed elegante ( XVI sec.)   fatta dai genovesi. Arrivarci a piedi è faticoso , per cui sono stati messi a disposizione trenini e navette comunali.

Bonifacio

Bonifacio è una delle località corse che mi è piaciuta di più , perché molto elegante e romantica. Si sdraia come una sirena su una scogliera di calcare , che si bagna nelle  acque cristalline delle spiagge limitrofe di Faziò e Tonnara  .

Incastonata   nel cuore della Riserva naturale delle Bocche di Bonifacio, è un santuario che protegge le isole Lavezzi che le stanno di fronte. Ovunque a Bonifacio ci sono lounge bar, negozietti, e  locali di ogni tipo per godersi la movida diurna e notturna .

Bonifacio e le Scalinate del Re di Aragona

Ho perlustrato Bonifacio  a fondo suddividendo la mia girata in questo ordine  :

Sartène

Se si vuole fare un salto nel passato corso si possono  sfogliare i fumetti di Asterix in CorsicaRené Goscinny , Albert Uderzo , 2016) . Uno dei  personaggi è  Ocatarinetabelasciscix,   un prigioniero corso deportato nel continente perché capo della resistenza.

Dalla preistoria   all’Impero Romano la Corsica vanta 8.000 anni di storia testimoniata dalla presenza di  famosi siti archeologici delle civiltà megalitiche ( 3500 ed il 1000 a.C.). Queste ultime cominciarono ad erigere costruzioni legate al culto funerario.

Aleria e Cucuruzzu

Le più esemplari sono i menhir  e i dolmen,  cioè dei blocchi di pietra scolpiti in modo rudimentale rispettivamente  in verticale o raggruppate a cerchio. Quale fosse la ragione del loro essere,  non si sa.  Forse erano solo un modo per rappresentare la fertilità, o un talismano per scacciare i mostri. Oppure avevano la funzione di  calendario o di  osservatori astronomici .

Meritano una visita anche  quelli di  Aleria ,  Cucuruzzu (età del Bronzo) , e quelli di  Filitosa e  Cauria , che ho visto personalmente. Questi ultimi stanno vicino a  Sartène ( 35 minuti e 20 rispettivamente in macchina) nella valle del Rizzanese ,  un borgo del  XVI secolo.

Parco Archeologico di Filitosa

Precisamente a  Sollacaro nella valle del Taravo si incontra  Filitosa , uno dei più imponenti    megaliti  d’ Europa. Scopertonel 1946 dal proprietario del terreno Charles-Antoine Cesari ,  è un insieme di suggestive statue menhir (circa 13) antropomorfe alte 3 metri . Sono sparpagliate in aperta campagna assieme a capanne e altri complessi monumentali che non ancora svelato la loro esatta utilità. Il loro allineamento non è originario, ma è stato ipotizzato da alcuni archeologi.

All’ingresso di  Filitosa vengono forniti dei depliant con molte spiegazioni. Lungo tutto il percorso ci sono delle colonnine che forniscono altri dettagli in molte lingue. La passeggiata è di 800 metri e dura  1 ora e mezza. All’uscita è installato un museo che conserva in delle teche vari suppellettili rinvenuti durante gli scavi.

Sito Megalitico di Cauria

Il Sito Megalitico di Cauria si trova invece a circa 20 minuti da Sartène, percorrendo una strada sterrata. L’accesso è libero, seguendo un percorso ben indicato che permette ai visitatori di ammirare :

  • Dolmen di Fontanaccia: esempio più bello di dolmen in Corsica. Questo monumento funerario collettivo è il più noto e meglio conservato dell’isola: un’enorme lastra posta su 6 pietre verticali;
  • Stantari: 30 statue-menhir posizionate in un campo in maniera perfetta ;
  • Rinaiu:  un altro gruppo di pietre rialzate. Qui è stata valutata una cronologia. Sembra che ci fossero 60 pietre intorno al 4500 a.C. e 180 intorno al primo millennio a.C..

4 Tappa. Corsica in 10 giorni verso ovest

Esclusivo è   il versante occidentale della Corsica  .  L’ ho esplorato  da Ajaccio, dove è nato Napoleone, passando per Cargese, rifugio dei greci,  e con sosta  onirica sui  Calanchi di Piana ! Qui per poco non svenivo .  Non solo per l’eccezionale  visione  dei sassi poliformi, ma anche per la ripidità delle stradine percorse tutte  a chiocciola e senza alcuna protezione !

Incastonato come un gioiello tra il Golfo della Sanguinara e il Capo di Muru questo tratto  della Corsica   vi strabilierà per la trasparenza dei fondali e il proliferare  di paradisi interni : quali le colline di Cinarca e Gravona. Queste ultime si fanno  montuose nella foresta di Vizzanova fino alle Gole di Prunelli e del comune di  Bastelica.

Come se non bastasse se ci capiterete aggiungete alla lista queste meraviglie:

Ajaccio

Ajaccio è la capitale  della Corsica  e ha dato i natali a Napoleone (15 agosto 1769 ), intramontabile stratega per alcuni, tiranno per altri. La casa dove visse la sua infanzia con la sua numerosa e modesta famiglia   è in via Sait Charles , che è ora il museo più affollato dell’isola. Com’è adesso fu per iniziativa di Napoleone III perché ci furono vari smantellamenti.

Non c’è molto delle mobilia dell’epoca dell’infante prodigio,  a parte qualche pannello esplicativo sulla sua esistenza. L’arredamento è piuttosto semplice: una cartina della Corsica (XVIII sec. ), ritratti familiari, un divano , un comò Luigi XVI , una consolle rococò, lampadari italiani , una maschera mortuaria, un albero genealogico, oggetti feticci, ecc.

Ajaccio che stupisce  

Anche ad Ajaccio  sono stati i genovesi che hanno contribuito più di tutti a darle forma. C’è la classica ripartizione in marina portuale, molto accattivante con le sue spiaggette libere e i viali alberati, e la cittadella posta in alto.  Mettete in conto che ad Ajaccio   sarete fagocitati dal caos cittadino.  L’allegria è una costante specialmente quella del mercato  allestito tutte le mattine in piazza  Foch .

Ajaccio, Napoleone e lo zio Fesch

Ecco inoltre cosa vi aspetta:

Cargese

Nel 1774 a Cargese  i francesi   ci sistemarono  definitivamente  n un gruppo di greci di Oitylo (Peloponneso). Erano dei profughi che tentavano di scampare alla morsa dei turchi dal 1776 in Corsica,

Il villaggio crebbe . Si edificò  una chiesa cattolica greca ortodossa, quella di  Santo Spiridione . Anni dopo i corsi ne fecero una latina , la Chiesa di Santa Assunta.  Sicché  attualmente stanno una di fronte l’altra e sono il simbolo di Cargese  .

La torre genovese 

Particolari sono anche la  Cappella di Santo Erasmo e quelle di Sant’Elia e Santa Barbara a Paomia. E se avete ancora un po’ di fiato ecco altro da attenzionare:

L’aria è sottile, e Cargese  è molto raffinata con le sue casette bianche e azzurre  prospicienti il Golfo di Saidone. Essa è  molto  fashion all’estero .  Forse per il richiamo del Club Mediterranee nella Spiaggia di Chiuni, che ammalia a solo 8 km come quelle di Chiuni, di Topini , Capizzolu, Stagnoli, e  Però .

Calanchi di Piana

Solamente le parole di  Guy de Maupassant in Una vita  possono rendere omaggio allo spettacolo dei Calanchi di Piana :

 “Erano picchi, colonne, pinnacoli, figure sorprendenti modellate dal tempo, dal vento rosicchiante e dalla bruma marina. Alte fino a trecento metri, sottili, rotonde, contorte, uncinate, deformate, inaspettate, queste rocce sorprendenti sembravano alberi, piante, bestie, monumenti, monaci in tunica, diavoli cornuti, uccelli sproporzionati, tutto un popolo mostruoso, un serraglio di incubi pietrificato dalla volontà di qualche Dio stravagante”. 

I Calanchi di Piana sono delle bizzarre formazioni rocciose a 400 m sul livello del Mar Mediterraneo formatesi per erosione del vento e dell’acqua. Come nelle nuvole potete dare la forma che volete  a questo cortile di giganti e nani di pietra tinti di rosso, rosa, ruggine e miele. Sempre se non vi prende un attacco di panico come è successo a me salendo in automobile su  la D81 , che è davvero per chi sa tenere le mani al volante!

5 Tappa. Corsica in 10 giorni verso nord

Nella Corsica del nord mi sono spostata tra Aregnu e L’Ile Rousse   toccando  Calvì e Saint Florent . Mi sono insinuata in una microregione particolarissima, quella della Balagna. Questa  fu l’antico granaio della Corsica e oggi si mostra come un magnifico anfiteatro di montagne innevate  sul mare .

La Balagna è una distesa di limoni, uliveti, mandorli, e un continuo susseguirsi di festival di ogni genere che rallegrano la sua comunità . Vive principalmente di agricoltura e turismo e fa da sfondo al punto di partenza del celebre   Grande Randonnée GR 20.

Per spezzare si può fare una capatina anche a :  Lunghignano e il suo vecchio frantoio, Cassano e la sua piazza a punteMontemaggiore per la veduta  mozzafiato sul Golfo di Calvi, il nido d’aquila di Sant’Antonino, e   i centri artigianali  di Pigna e Corbara.

 Aregnu

Aregnu  è stata popolata da sempre, come attestano resti di placche bronzee degli eserciti di Vespasiano. Fu dei  genovesi fino alla metà del XVIII sec. , dopo  divenne proprietà francese. Aregnu  , con le sue frazioni di Torre e Praoli, è collinosa con una pianura che si estende fino al mare. Una piana agricola, che nonostante gli incendi, prospera con i suoi frutti. Oltre agli ulivi sono una gloria le sue arance, marchiate  Aregno citrus sinensis osbeck .

Altro vanto di Aregnu sono i suoi  mandorli che vanno in fiera la prima settimana di agosto . Dal 1997 sono i protagonisti di    un festival   appuntamento  che ha promosso  il settore agricolo e l’artigianato della Balagna.

I templi sacri di Aregnu

Da attenzionare ad Aregnu  oltre le sue fantastiche spiagge sono:

Ille Rousse

L’Ile Rousse  è come la vedete oggi dal 1758, quando P.  Paoli la fortificò per arenare l’invadenza dei genovesi.  Un luogo  singolare della Corsica.  Tanto glamour , da attrarre VIP che ci hanno stabilito le loro fastose residenze estive.  Quanto romantico da sedurre bohemien e sognatori d’ogni dove.

L’Ile Rousse  è un dedalo di meraviglie dalla Torre dello Scalo (del XVI sec.) alla chiesa al  monumento ai caduti  di Antoniucci Voltigero. Dall’Hotel Liberata, albergo per straricchi, fino all’ affollatissima Piazza Paoli, salotto urbano e zona in cui si pratica lo sport preferito dai cittadini , ovvero le bocce.

La città vecchia

Per i comuni mortali sempre nei pressi della old city si allestisce un mercato coperto sotto il tetto di un tempio greco. In sostanza L’Ile Rousse  è  un agglomerato raffinato di architetture sofisticate , casine di pescatori, e isolotti di porfido rosso . Il suo centro cittadino è impreziosito da piazze contenute e un pittoresco lungomare Marinella da godere nei suoi tanti ridenti cafè. Una foto da fare assolutamente è quella con la padrona di questo eden, una Sirena di bronzo realizzata nel 2016 da Gabriel Diana.

Tra questi accumuli di rocce rossastre si distingue l’Isola di Pietra con il suo faro  e  le sue estensioni di  Roccio, Roccetto e Piano. Battezza l’atollo corso e si può perlustrare arrivandoci in soli 15 minuti dal centro,  che  la battezzano e la  colorano di un arancione che si infiamma al tramonto . Le spiagge più paradisiache di Ile Rousse sono : Plage de Caruchetu, Plage de Bodri, Plage de Lozari, Davia , Algajola, Marina di Sant’Ambrogio, Arinella e Sainte-Restitude.

Corsica in 10 giorni : il cibo

La cucina della Corsica è il risultato delle varie dominazioni isolane , per cui prevale l’influenza francese e italiana. Tuttavia ha sviluppato un suo carattere distinto indirizzandosi soprattutto sulle gemme del suo entroterra montuoso.

I verdi pascoli offrono l’ambiente ottimale  per l’allevamento di  capre e pecore, il cui latte   genera squisiti formaggi  , di cui  i  più noti sono:

Charcuterie: salumi e zuppe corse

I pendii boscosi della Corsica brulicano di maiali e cinghiali selvaggi.  Ne vengono fuori delle prelibatezze esemplari, molte delle quali a marchio AOC, cioè Appellation d’origine contrôlée (Denominazione di Origine Controllata) . Tra le più note:

      • Figatellu : è una salsiccia di fegato di maiale affumicata ed essiccata, spesso grigliata o utilizzata nella zuppa di lenticchie;
      • Coppa o capicollu  AOC* : è ottenuto dal muscolo cervicale del maiale disossato e sottoposto a 6 mesi di stagionatura ;
      • Lonzu AOC: è un  filetto di maiale salato, affumicato e pepato, risulta leggermente untuoso e consistente;
      • Prisuttu AOC: è il prosciutto corso  d’eccellenza , che viene  stagionato minimo 12 mesi ricavato dal maiale razza Questi ultimi sono suini di taglia piccola che girellano liberi ad alta quota nutrendosi di radici ed erbe.

Queste carni pregiate sono pensate   per intingoli e stufati gustosissimi, tra cui si distinguono:

      • Zuppa corsa: è un minestrone di verdure in brodo di osso di prosciutto;
      • Civet de sanglier : è uno spezzatino denso di cinghiale, verdure, castagne, vino rosso e finocchietto;
      • Veau aux olives: è uno stufato  di vitello a cottura lenta, olive pomodori, erbe aromatiche e vino bianco o rosato ;
      • Agneau Corse: è l’ agnello arrosto con aglio e rosmarino.

Pesce

Allora cos’altro potrebbe esserci nel menu dei ristoranti della Corsica? Per quanto riguarda il pesce di mare, troverete tantissime:  triglie fresche, orate, acciughe, sarde e scampi. Dai fiumi dell’isola e dalle lagune della costa orientale provengono rispettivamente : abbondanti trote e anguille. La costa orientale è anche un’ importante produttrice di ostriche. Il piatto più strabiliante è :

Dolci in Corsica

Per chiudere un pasto ci sono i dolci corsi , ottimi anche  per   una bevanda bollente durante l’inverno . Stupiscono per varietà ,  consistenza e bontà . Una menzione speciale va fatta per le castagne, piantate nell’isola durante il dominio genovese (dal 1284 alla metà del XVIII sec.) come alternativa alle colture di cereali, di difficile coltivazione. La farina risultante viene utilizzata in molte  ricette corse,  come quella  per le fritelle . A questa cornucopia zuccherosa si aggiungono altre ghiottonerie:

  • Pisticcini: sono delle gallette cotte alla piastra dentro una foglia di castagno;
  • Pastizzu: è un dolce domenicale con  pane raffermo, latteuovazucchero a velozucchero vanigliato e burro;
  • Falculelle: sono delle brioche tipiche di Corte. Si preparano mescolando brocciu, tuorlo d’uovo, farina, zucchero e buccia d’arancia. Questa miscela viene poi cotta al forno su foglie di castagno;
  • Fiadone:  è il tradizionale  dolce leggero  al brocciu;
  • Cacavellu:  è a forma di ciambella ed è  fatto di pasta lievitata ;
  • Canistrelli: sono dei biscotti fatti  di vino bianco, anice, mandorle o nocciole.

Corsica in 10 giorni:  vino

La storia del vino corso è millenaria (VI secolo aC ) .  Greci, romani, pisani e genovesi  vi introdussero il vitigno autoctono principale che è il Nielluccio . Questo è  una variante del Sangiovese toscano.  Sotto i francesi ci fu un segno di ripresa per la viticultura corsa grazi all’agevolazione napoleonica dell’esenzione delle tasse sul commercio del vino corso. Tuttavia la filiera della produzione vinicola corsa ebbe un drastico declino con l’arrivo della fillossera nell’800 e con le Due Guerre Mondiali.

Gli anni ’60 segnarono una svolta . Il governo parigino introdusse  18000 algerini  ( detti pies noir ) a cui si concessero parecchi poderi a est della Corsica  per farli fruttare. Ma gli immigrati puntarono sulla quantità produttiva di vino, causando l’ira dei corsi. Questi si riunirono addirittura in un movimento politico detto  il  riacquistu che puntava sulla qualità di resa e sulla  valorizzazione delle uve autoctone.

Nel ventennio  successivo il vino corso fu  ricercatissimo perché sinonimo di eccellenza grazie a una vera e propria rinascita enologica . Ciò accadde per merito di grossi investimenti nel settore, per lo sforzo di imprenditori locali e l’introduzione di disciplinari (AOC, DOC e IGP) e nuove tecnologie.

Corsica, la carta dei vini!

I vigneti della Corsica (375.000 ettolitri all’ anno) coprono tutta la costa e il 45% viene venduto nel continente. Si sta parlando di circa 6.000 ettari quasi tutte coltivati biologicamente con le tre principali uve native:

I filari di questi grappoli corsi sono segmentati in generale in questi 2 blocchi:

Il terroir della Corsica

Ls viticultura corsa affonda le sue radici nei pendii   a est e nella Valle del Golo , a ridosso di alture che sfiorano i 1200 metri. Il terroir corso spiega la straordinarietà dei suoi vini:

      • Esposizione solare perfetta ( si ricorre ai terrazzamenti per aumentare le entrate di luce);
      • Inverni miti ed estati calde;
      • Diversi microclimi: mediterraneo (apporta calore) , montuoso (dona umidità buona   per la  vite specie in primavera) e marino (venti che rinfrescano);
      • Diversità di suoli: un misto di scisto, granito, gesso, argilla, sedimenti alluvionali :
Quali vini corsi assaggiare?

I vini corsi hanno carattere (per la mineralità del terreno)  e hanno un finale lungo in bocca.  I vini rossi hanno una buona struttura e un colore molto profondo. Sono morbidi, facili da bere e talvolta speziati. I vini bianchi sono molto aromatici, e fini, molto spesso sprigionano  note floreali o fruttate (agrumi) uniche. I rosati sono vivaci e colorati, fruttati e freschi, mentre i vini dolci sono setosi ed eleganti.  In basso vi propongo una selezione di etichette da degustare:

Bianchi:

Rossi:

Rosati:

Cosa bere in Corsica: birre, vini e liquori

La Corsica ha tante altre valide proposte in fatto di alcolici oltre il pastis e il liquore al mirto :

      • Cap Corse Mattei : si fa a Bastia (Louis Napoleon Mattei ed è il classico aperitivo dell’isola che è tra l’amaro e il dolce e rievoca i sapori della macchia mediterranea. La ricetta è segreta ma si possono avvertire le essenze di arance e china;
      • Birre PietraColombao Serena: La prima è  ambrata e ha un sapore deciso e aromatico. La seconda è una birra bianca prodotta con malto d’orzo e frumento, mentre la terza è una birra di puro malto al 100%.

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Corsica in 10 giorni : conclusioni

Concludendo sulla Corsica ve la  consiglio vivamente per  vostre prossime ferie. Si presta a soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori , compresi i lupi solitari in cerca di pace  solitudine . Sta a voi decidere il modo di vivervela e quando metterci piede, perché è una sorpresa in tutte le stagioni.

Personalmente quello che la Corsica mi ha lasciato addosso è la voglia di esplorarla nuovamente in lungo e in largo. A pochi passi dallo stivale ci si catapulta direttamente ai  Caraibi . Direttamente in mezze lune di sabbia fine e dorata accarezzate dalle onde gentili in cui sguazzano pesci di ogni razza.. Vi auguro un piacevole soggiorno!

 

 

Info utili

 

Guide sulla Corsica

Ufficio del Turismo in Corsica

Documenti per la Corsica (carta d’identità)

Telefono in Corsica

Moneta e carte di credito in Corsica (Euro)

Budget per la Corsica

Lingua parlata in Corsica

Dove dormire in Corsica

Camping in Corsica

Parcheggi in Corsica

Dove mangiare in Corsica

Migliori cantine in Corsica

Corsica insolita

Cos’altro  vedere in Corsica

La Corsica in barca a vela

La Corsica in bicicletta

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Girare la Corsica in moto

Le migliori spiagge della Corsica

Vacanze in montagna in Corsica

Cosa comprare in Corsica

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Peloponneso in 10 giorni

Peloponneso in 10 giorni

Ti auguro il meglio della vita, 

un buon lavoro

delle relazioni soddisfacenti

un amore intenso

una casa piena di speranze

un gatto dal nome bizzarro…

G. Anastasia , Correzione

Peloponneso  in 10 giorni

Cosa fare nel Peloponneso in 10 giorni? Una domanda a cui rispondo con questo articolo . Vi propongo degli itinerari da fare a est, sud e ovest di questo fazzoletto di terra mistico e selvaggio nella Grecia Meridionale.   Il suo  ricco patrimonio storico, culturale,  paesaggistico ed enogastromico me ne ha fatto innamorare.

Indubbiamente volare come me a Luglio nel Peloponneso in 10 giorni potrebbe sembrare una follia perchè è alta stagione e caldo atroce. In realtà l’estate non è stata un grosso problema per godermi questo eldorado, perché è rinfrescato  dalla brezza marina  e lontano dal turismo di massa.

Il Peloponneso in 10 giorni è un regalo da farvi , perché  vi  farà   immergere in una natura incontaminata: un arcobaleno  dopo una pioggerella passeggera , sardine fritte consumate di fronte a degli scogli assaltati da granchi e gabbiani. Potrei continuare all’infinito. Girare in macchina il  Peloponneso in 10 giorni è stata veramente un’esperienza alla ricerca della bellezza , di luoghi ameni, e della semplicità delle piccole grandi cose della vita. Cosa vi aspetta? Se volete saperlo, buona lettura!

Peloponneso  in 10 giorni. Ma dove è ?

Il   Peloponneso (  capoluogo Tripolis , 21379 km²) è una penisola  circondata dai mari Ionio ed Egeo. Unito alla Grecia continentale dall’istmo di Corinto (6km ,  tagliato artificialmente nel 1893) e dal Ponte Rion Antirion (2024) ha delle coste che sono prevalentemente frastagliate.Nel suo entroterra e si elevano  imponenti montagne, tra cui quelle del Taigeto (2404 mt) sono tra le più alte.

Attualmente la sua economia si basa prevalentemente sull’agricoltura, allevamento (baco da seta), industria (estrazione lignite) , e turismo.In seguito alla nuova delimitazione amministrativa nel  Peloponneso   si distinguono 5 unità regionali (con 595.062 ab. nel 2007) :

  1. Argolide   ( Nafplion)
  2. Arcadia ( Tripolis)
  3. Corinzia  ( Corinto)
  4. Laconia  (Sparta)
  5. Messenia  ( Kalamata)

In aggiunta alle isole Saroniche ad est e le Ionie meridionali ad ovest il  Peloponneso è costellato da rilevanti siti archeologici . Olimpia, Epidauro e Micene  testimoniano la fioritura di quella grandiosa  Antica Grecia , che tanto ha  contribuito allo sviluppo del pensiero occidentale.

Come raggiungere il Peloponneso?

Il miglior modo di arrivare nel   Peloponneso è in aereo (come ho fatto io da Pisa). L’aeroporto principale è quello internazionale Captain Vassilis Constantakopoulos di Kalamata. Il terminal (operativo dal 1959 è ammodernato nel 1991 ) è piuttosto piccolo e ci sono  i servizi  essenziali, come quelli per il  transfer.

In alternativa altri scali sono quelli di:

Naturalmente per il  Peloponneso si può  prendere anche  un  traghetto da  Bari, Brindisi, Ancona, Venezia e Trieste (operano su questa rotta Grimaldi Lines e Superfast Ferries) .

Peloponesso  in 10 giorni. Tra storia e mito

Abitato sin dal  Neolitico, e toccato dall’influenza dei  Minoici di Creta  (2700 a.C. – 1400 a.C. ), il  Peloponneso è stato la culla della  civiltà Micenea.  Secondo leggenda il capostipite fu il re Tantalo ( XV-XI secolo a. C. ) . Da suo figlio Pelope si sarebbe originato il nome .

Subentrò  l’ invasione delle  popolazioni elleniche (2000 a.C.) ,  dei  Dori (l XII secolo a.C.) e il predominio di Sparta (X-VIII sec. a.C.) , che resisté sino all’incedere dei Macedoni (IV a.C.). I Romani (II sec. a. C.) completarono la conquista delPeloponneso in modo definitivo.   Con la crisi dell’Impero,  subì l’incursione  dei barbari , che si stanziarono e furono assimilati.

Dal Medioevo a oggi

Nel 1204 dopo la caduta di Costantinopoli  i Crociati conquistarono il Peloponnesso  e fu suddiviso in 12 baronie.  I Bizantini (XIII sec. d.C.) , i Turchi (XV sec d. C.) , con un inframezzo di dominazione Veneziana (1685 e il 1718), completarono la sua occupazione .

La proclamazione della sovranità nazionale greca avvenne nel 1821 , che fu offuscata dalla presa dei  Tedeschi durante la  Seconda Guerra Mondiale. Dopo la democrazia del 1975 , ci fu l’annessione  alla NATO (1981) e  alla CEE ,  mentre nel 2001 si festeggiò l’ingresso nell’Euro .

Il quadro politico del  Peloponneso degli ultimi anni si è caratterizzato per la forte instabilità per ora mediata dall’ azione di  Kyriakos Mitsotakis . Questi è capo  partito conservatore Nuova Democrazia e Primo Ministro della Grecia .

Peloponneso in 10 giorni on the road

Ovviamente  Peloponneso vuol dire viaggiare per ritrovarsi, rilassarsi ed esplorare anfratti sperduti. E ancora  farsi travolgere dall’ospitalità dei greci. Per me il  Peloponneso è stato un’avventura  senza troppi fronzoli.

L’immensità e la bellezza degli spazi mi ha scatenato una serie dipendenza . Insomma mi è sembrato di vivere in un atollo di grosse dimensioni dove la primavera  si prolunga fino a ottobre inoltrato. Se siete curiosi e volete staccare un biglietto, eccovi delle  informazioni che vi potrebbero fare comodo.

 Prima di partire

Soldi e cosa portarsi dietro

  • Portatevi sempre cash a sufficienza. C’è l’euro e sono accettate tutte le carte. Però alcuni negozi o trattorie  preferiscono contanti. O peggio nelle località più remote  alcuni ATM  possono finire i soldi, o non erogarli più per via della corrente che salta!
  • Munitevi di scarpe comode e aggiungete qualche capo elegante per qualche occasione, i greci amano vestire bene!
  • Se le temperature sono esagerate non fatevi mancare un cappello, crema ad alta protezione. E una bottiglia di acqua, perché non è sempre potabile (accertatevene).

 Al vostro arrivo

  • Lingua: Greco moderno, l’Inglese è molto parlato (talvolta anche il Francese, il Tedesco e l’Italiano);
  • Religione: il cristianesimo ortodosso  con libertà di professione di culto. Copritevi adeguatamente dentro i templi sacri (per le donne mettete in borsa uno scialle) ;
  • Fuso orario: 1 ora avanti rispetto a Italia;
  • Per telefonare: prefisso + 00 30 (Italia-Grecia)/ + 00 39 (Grecia-Italia). Con una sim Italiana il segnale è pressoché inesistente se non ne acquistate una in loco. A meno che non vi affidate ai social (Whatsup, Skype, ecc.) perché il il wi-fi free è quasi ovunque.

Trasporti  e  orari 

  • Mezzi di trasporto: sono piuttosto efficienti autobus, treni, traghetti, noleggio auto, motorini, e biciclette ! I taxi sono poco costosi, ma prima concordate il prezzo. E occhio alla guida dei greci, sono dei pazzi! Potete tranquillamente usare la patente europea per circolare, ma le strade non sono sempre delle migliori. Oltretutto il GPS non è sempre molto aggiornato se vi spingete troppo fuori dalla rete urbana. Non rimante mai senza delle mappe cartacee;
  • Musei, e negozi: annotate giorni e orari di apertura/chiusura. I ristoranti: stanno aperti fino a quando hanno clienti, tirano fino a dopo l’una di notte. La mancia non è obbligatoria: ma gradita!
  • Per evitare fraintendimenti: “sì” si dice “no” (/ne/), mentre “no” si dice “oki” (/oki/), giusto per evitare fraintendimenti! Brindate sempre dicendo “yamas”(/iamas/) : ovverro “alla salute”, porta bene;

Peloponneso in 10 giorni. Prima tappa : Messenia.  

Il periplo del  Peloponneso   è partito su quattro ruote a noleggio a sud ovest. Precisamente  in Messenia, che è costellata da vilaggetti, curiosi cimeli archeologici, coste immacolate , valli verdeggianti e cime incappucciate di neve.

Quello che più mi ha impressionato della Messenia è il contrasto tra la presenza di resort di lusso lungo la suggestiva  Costa Navarino  e la sua aria bucolica. Decisamente la  Messenia  può essere classificata come il punto più incontaminato della Grecia. Sede dell’antica Olimpia, luogo di nascita delle Olimpiadi, è un vero e proprio crogiolo di culture: con i resti di Sparta, i castelli veneziani e le strutture romane.

Messenia, la magia della quiete

Il mio tragitto è iniziato da Kalamata di cui vi dirò in dettaglio a breve , perché è quella in cui mi sono soffermata più  a lungo. Il mio tour  ha incluso queste perle del Mediterraneo:

  • Koroni : è un’incantevole cittadina portuale veneziana su cui si affacciano casette squadrate ,  chiese di epoca medievale . Si può passeggiare tranquilli  per le sue  tortuose viuzze che portano a un grazioso castello;
  • Methoni : altro paesino che sembra dipinto su una tela ,  apprezzato da molti greci per villeggiare. La sua principale attrattiva è una roccaforte veneziana del 1209 separata dalla terraferma da un fossato artificiale;
  • Kyparissia: porticciolo che si allunga in un castello poco distante . Offre molte belle spiagge tra le quali vanno segnalate : Sani beachParalia Stomioe Paralia Ai Lagoudis
  • Kalo Nero: è stata una fermata prima di balzare alla Tenuta Merkouri  a Korakochori per una strepitosa degustazione di nettari divini. Ne vale la pena sedersi su una panchina di questo caratteristico nucleo urbano , perché potrete immortalare il sole che scompare dietro l’isola di Zante.

Messenia e dintorni

I più audaci  possono anche osare in Messenia  :

Kalamata, il cuore della Messenia

La capitale della Messenia è  Kalamata ( 70.000  abitanti).  Ci sono rimasta per un weekend . Ed è più che sufficiente per spassarsela. Non è  una destinazione turistica molto gettonata,  motivo principale che mi ha spinto a visitarla  .

A parte le sue squisite olive ha avuto un po’ di notorietà solo nel 1995 grazie al richiamo del Kalamata International Dance Festival . Naturalmente il suo X factor non è solo  la sua posizione strategica per perlustrare il  Peloponneso, ma anche le molte attrattive distribuite su due livelli dell’urbe.

Kalamata nuova e lungomare Navarino

In basso si staglia  Kalamata nuova, che è quella  più moderna. Non aspettatevi chissà quali architetture sofisticate. Si tratta di un villaggione ristrutturato dopo il terribile terremoto del 1986.

Organizzato in modo disordinato non manca però  nulla: supermarket, bar, bazar, banche, farmacie, panifici, pasticcerie, parchi giochi, ecc. Poco distante queso agglomerato di cemento mi ha sorpreso la vivacità del lungomare   Navarinou (lungo 4km). Dotato di una pista ciclabile e molti alberi che fanno una gradita ombra , il lungomare   Navarinou  è il salotto di Kalamata.

Cosa fare nel lungomare  Navarinou?

il lungomare   Navarinou  è il salotto di Kalamata.trabocca di ristorantini , e night clubs . Fatevi deliziare dalle prelibatezze greche e divertitevi fino a tardi, anche perhé  i costi sono davvero più bassi rispetto all’Italia.

Particolarmente suggestive sono le  mini crociere al largo   che si fano a bordo di enormi navi ormeggiate nei vari moli. Si possono  scandagliare al chiaro di luna scorci da fotografia ascoltando musica e sorseggiando birra. Oppure  ouzo, raki, tsipouro, masticha, bevande tradizionali da testarre assolutamente!

Se si è alla ricerca di  relax, sabbia dorata e fondi cristallini si può  rotolare verso le vicine  spiagge di Verga, lmyros Beach , Mantinia Bay, e Santova Beach. Un po’ più distanti (40 Km) ci sono atri litorali rinomati  tra i quali quello di Voidokilia del tratto della magica Costa di Navarino.

5 cose da vedere Kalamata nuova

  1. Mercato popolare: fin dal primo mattino in questo cappannone gigantesco al coperto  non meno di 450 venditori si incontrano ogni mercoledì e sabato per vendere una moltitudine di squisitezze culinarie;
  2. Galleria d’Arte Moderna Greca: espone dipinti, sculture e incisioni. Costruita nel 1962, rappresenta varie correnti artistiche dell’arte contemporanea internazionale.  La collezione mette in mostra l’influenza dell’arte occidentale sugli artisti greci e la ricerca della grecità nelle loro creazioni;
  3. Club Equestre di Kalamata: offre lezioni di equitazione ed escursioni  nei lidi di Kalamata. ! I cavalli sono tutti calmi, ben addestrati e adatti a ogni cavaliere;
  4. Parco Comunale Ferroviario : è un museo a cielo aperto ricco di vecchi veicoli ferroviari e locomotive. Edificato nel settembre 1986 rede un’ idea di come funzionavano i trasporti in Grecia un paio di secoli fa;
  5.  Crazy Bloom (tutti i giorni operativo fino alle 20:00): se si viaggia con bambini, non c’è niente di meglio di un parco acquatico per farli  giocare con gonfiabili.

Kalamata antica. 

Situato nella parte settentrionale di Kalamata, l’old town è un caotico miscuglio di abitazioni, edifici neoclassici, chiesette e botteghe artigiane. Si nasconde in un labirinto di viuzze, che sono il palcoscenico per assistere alla quotidianità dei greci.

Signore eleganti che sorseggiano un caffè. Bambini che improvvisano una piccola squadra di calcio davanti a una fontanella. Le lenzuola bianche che svolazzano  aggrovigliandosi  alle bouganville che adornano i balconi. Il profumo del pane fresco che ti fa chiudere gli occhi e ripensare alla tua infanzia. E tanto altro ancora.

6 cose da vedere  Kalamata antica

  1. Piazza del 23 Marzo di Kalamata : in posizione centralissima prende il nome dall’evento storico del 23 marzo 1821. cioè la guerra d’indipendenza greca contro l’Impero Ottomano . Altra piazza è quella di Vassileos Georgiou d el 1992 , da cui si snoda l’area pedonale di via Aristomenous  , piena di  boutique e invitanti caffetterie;
  2. Museo Archeologico Messenia:  contiene tante testimonianze storiche della Messenia risalenti alla preistoria fino all’epoca bizantina.  Non lontano c’è  il Museo del folklore e della storia , che  è  un grosso archivio di  manufatti vari e oggetti della Guerra d’indipendenza greca del 1821.  Il  secondo piano documenta  la lunga tradizione tipografica di Kalamata; 
  3. Castello di Isabeau: è adagiato sull’Acropoli  di Farai , una lussureggiante collina ricoperta di pini. William Villehardouin , un cavaliere franco che conquistò l’Acaia, costruì la struttura nel 1208 (successivamente rifatta dai Veneziani e dai Turchi);
  4. Monastero dei Santi Costantino ed Elena: fu fatto nel 1796 dal monaco Gerassimos Papadopoulos. Ci sono due chiese principali: una, del XIII secolo e l’altra dell’ Elevazione della Santa Croce. Esso è stato un monastero greco-ortodosso per sole donne. Internamente c’è anche un laboratorio di seta producendo le famose sciarpe di Kalamata;
  5.  Chiesa  di Ypapanti:  è in stile bizantino e fu eretta nel 1839 ed è dedicata in alla sacra icona della Vergine Maria, che risale al 672 d.C. Ha una struttura cruciforme con cupola e ampio nartece ed è dotata di due campanili. Subì vari danni per disastri naturali e venne più volte restaurata;
  6.  Collezione Victoria Karelias : fruibile da poco (2017) per un’iniziativa privata ci ammirerete una raccolta di costumi e abiti nazionali greci degli ultimi due secoli. I capi sono esposti in manichini semoventi che sicuramente cattureranno la vostra attenzione.

Skitsofrenis: la street art di Kalamata

Qualche tratto del centro storico di Kalamata è ravvivato dalla street art  di Costas Louzis . Questo eclettico artista e fotografo  è nato vicino Sparta. Il suo nickname Skitsofrenis deriva dal fatto che dall’età di 7 anni era ossessionato dal dipingere ogni cosa vedeva intorno il suo piccolo villaggio. Nell’ottobre del 2008 gli è stato commissionato il primo murales  nella strada dove abitava. Da allora in poi è stato un continuo crescendo.

Da molti anni  Skitsofrenis  adorna tanti muri urbani in tutta la Grecia, ma pure  facciate diroccate in qualche campagna . I suoi soggetti (spesso fotorealistici o fumettistici) sono  volti di animali e persone comuni (ma anche personaggi famosi o addirittura supereroi). I suoi temi sono quelli della pace, e della lotta contro ogni demone della società postmoderna e ogni  forma di schiavitù.

Peloponneso in10 giorni. Cosa mangiare 

Il segreto del successo della dieta mediterranea come stile alimentare sano si basa sulla santa trinità della gastronomia greca: cereali, olio d’oliva e vino . Il cibo per i greci  non è  stato mai solo una questione di sopravvivenza, ma un modo per stare in compagnia e sentirsi vicino agli dei.

Continente baciato dal sole, accarezzato  dal vento,  la Grecia  con le sue alture e le sue rive è una cornucopia di alimenti  di eccellenza.  Ricette antiche che si tramandano da padre in figlio che fanno gola a tutti i tipi di palati. Ma cosa c’è di così straordinario? La  freschezza, la stagionalità e la genuinità dei suoi ingredienti.

Storia della cucina greca

La cucina greca svela una miriade di sapori che derivano dalle influenze di chi l’ha invasa:

  • L’ impero bizantino ha portato pane, riso, melanzane , bestiame,  zucchero, spezie e  salse complesse. Così  come anche la frittura ,  diversi metodi di cottura al forno , e di preparazioni (salatura, essiccatura, affumicatura delle carni);
  • I Turchi introdussero  cannella, cumino, chiodi di garofano , vari tipi di dolci di pasta fillo ,  yogurt, agnello e l’appetitosa moussakà. Questa è una sorta di parmigiana ripiena di carne macinata e besciamella ispirata al piatto mediorientale musakhkhan. Elaborano anche alcune tecniche di preparazione come il ripieno di verdure e la cottura lenta della carne.

Peloponneso in 10 giorni . La sua cuisine

Ogni area geografica della Grecia può davvero ostentare un’identità culinaria unica, come il Peloponneso. Questi si presenta come un tappeto di vasti uliveti e agrumeti con molti prodotti certificati DOP o IGP:

Nel  Peloponneso abbondano latticini, frutta e verdura, legumi, pesce selvatico e di allevamento. Nei campi i profumi dei narcisi selvatici si confondono con quelli della salvia e del timo.

In tavola non mancano le frittate fatte con i salumi, diversi tipi di pasta fritta, e regnano sovrane le erbe aromatiche come finocchio e aneto.

10 prelibatezze del Peloponneso

Antipasti
  1. Triglie al savoro : sono triglie marinate in un intingolo di olio, aceto, alloro , uvetta, aglio, rosmarino prima di essere fritte;
  2. Kagianas: sono uova strapazzate a cui si aggiungono pezzetti di pomodoro fresco e salsiccia ;
  3. Lalangia : sono come delle frittelle di pasta non zuccherata, fritti e conditi con miele . Sono molto presenti nelle festività natalizie;
  4. Chorta:   verdure selvatiche che di solito vengono bollite e servite con il limone.
 Zuppe, carni, pesci,  e formaggi 
  1. Zuppa Trahana: è una miscela di semola, farina di frumento mescolata con latte fermentato o yogurt. Si condisce con olio d’oliva, limone, brodo di pollo e  formaggio sbriciolato;
  2. Syglino: sono carni affumicate e insaccati di suini magri  , si insaporiscono con la salvia e l’arancia  prima di farli e si servono con uova rustiche fritte e patate;
  3. Maiale, agnello , conigli e quaglie arrosto: dalle costolette alle braciole fino alle cosce intere, si beccano fatti alla griglia e rallegrano specialmente i pranzi domenicali;
  4. Gallo in salsa di pomodoro:è una specialità che si consuma insieme a uova o alle hilopites , che sono delle tagliatelle greche;
  5. Lagoto: lepre, maiale o manzo cucinato in salsa di pomodoro con aglio;
  6. Bogana: che è uno stufato di agnello con patate, si può avere anche con  carne di montone,  capra , e pollame con contorni di fagioli secchi, verdure, e cipolle;
  7. Pesce: abbondano i  frutti di mare,  polpo alla griglia, calamari fritti , pesce azzurro,  e anguille. Si possono insaporire con questi tipi  di salsa : la skordalia fatta  con patate e aglio , e l’ avgolemono   , che è una variante della nostra maionese;
  8. Feta:  è un formaggio tradizionale greco (latte di pecora e capra), a pasta semidura ma friabile, bianchissimo e piuttosto salato (rimane a maturare in salamoia per un periodo che varia da due a tre mesi in una temperatura di 2-4. Altri da leccarsi i baffi sono il Myzithra e il  Kefalotyri  . Sono formaggi semiduri. Il primo pizzica ed è di pecora e capra . Il secondo è salato ed è buono da grattugiare .
Dolci 
  1. Pastelli: sono una barretta energetica naturale prodotta con miele e semi di sesamo, che si coltiva abbondantemente a Salonicco;
  2. Galaktoboureko : un dessert composto da strati di pasta fillo che avvolgono un eccezionale ripieno di crema pasticcera;
  3. Diples: sono realizzati con un impasto soffice (farina e uova), che viene tagliato in strisce lunghe e sottili e poi fritte e ripiegate nell’olio. Una volta cotte vengono immerse in uno sciroppo di zucchero o miele e aromatizzate con cannella, succo di limone o noci grattugiate grossolanamente;
  4. Galopita: preparata a Messenia  con latte fresco, semola fine, burro, uova, zucchero e, ovviamente, olio d’oliva.

Peloponneso in 10 giorni.  Il vino 

Senza dubbio qualcuno si starà domandando come mai la Grecia non è tra i grossi colossi europei per fare il vino.  Eppure è proprio in questa nazione che il vino (dopo la Turchia) approda dall’Asia nel 2000 a. C . (attraverso i Fenici) e sbarca in Spagna e nelle colonie greche del sud Italia (  730-720 a.C. )    . Colpa degli alti e bassi delle sue  vicende storiche .

Originariamente il vino Grecia visse un’epoca d’oro (1600 a. C.) ,  anche se per lo più era legato alle celebrazioni religiose, politiche, filosofiche , teatrali e anche conviviali. Era per lo più dolce, qualcuno era anche particolarmente acido, e veniva allungato con l’acqua per non dare alla testa.

Il vino nel Medioevo

Nel Medioevo il vino divenne appannagio dei monasteri. Sotto il dominio bizantino fu una merce esportata dai Veneziani e con i Turchi perse molto del suo prestigio. Il rinascimento della viticultura in Grecia coincise con l’indipendenza nazionale del 1900 e dopo le due guerre mondiali.

Al presente l’enologia  ha fatto passi da gigante e molti winemaker stanno lavorando sodo per il futuro del vino in Grecia adottando tecnologie moderne

Il vino oggi 

La produzione di vino nella Grecia contemporanea è regolata dalle leggi della Comunità Europea (le prime erano del 1971) . Oggi il sistema legislativo riguarda:

Peloponneso in 10 giorni. Le regione vinicole

Il Peloponneso  dà alla luce dei vini sublimi perché il suo terroir è davvero eccezionale.  La sua conformazione geografica eterogeanea consente la formazione  di un  microclima speciale, che consente giornate calde e notti fredde per sviluppare uve strepitose.

Il  Peloponneso  è principalmente vocato ai bianchi,  che sono molto freschi e minerali. I rossi rappresentano una piccola percentuale, che di solito sono abbastanza corposi e destinati all’invecchiamento .

La superfice vitata del Peloponneso è di 19.400 ettari, ed è responsabile del 31% della produzione totale di vino greco  .  Le  cantine sono circa 180, con appezzamenti ad altitudini che vanno dai 30 ai 1.000 metri sul livello del mare.

Nemea, Mantinia, Patrasso: l’oro rosso e giallo del Peloponneso

Ci sono da attenzionare 3 importanti sottozone vitivinicole nel Peloponneso :

I vitigni del Peloponneso

I vitigni autoctoni principali del Peloponneso sono :

Tenuta Mercouri, Korakochori, Messenia

La Tenuta Merkouri  è sita a Korakochori . Già operativa  da 140 anni appartiene alla famiglia Merkouris da 4 generazioni. A fondarla fu l’imprenditore Theodoros (1864) , che lavorando molto in Italia ci impiantò le prime barbatelle di Refosco. Si rinnovò piano piano tra il 1930 e il 1960. Nel 1987 si passò al lancio dei vini più in voga . A dirigerla al momento sono i fratelli Vassilis e Christos (società Ktima Merkouri SA).

Appena si mette piede nella Tenuta Merkouri  stupisce la sua rigogliosa vegetazione attraverso cui si intravedono  le baiette private. Un’oasi di palme, pini, cipressi, querce, cedri, agrifogli, allori , oleandri, mirti che si fa regno per volpi, lepri, ricci, furetti, e tartarughe, e pavoni .

All’interno di questa cornice si sviluppa la residenza di famiglia, i fabbricati della  cantina, le cave sotterranee, la taverna , la  stalla , un museo di attrezzi agricoli, e una  cappella. Il tutto è un palco costante per eventi, concerti, e convegni scientifici.

Vitigni della Tenuta Mercouri

I vigneti (vecchi di 130 anni) della  Tenuta Merkouri   si estendono per circa 90 ettari . Si trovano  nelle località Rupaki  e Kavos. Questi  sono terreni fertili e argillosi responsabili dei  vitigni aziendali:

Vini Tenuta Mercouri 

I filari della  Tenuta Merkouri generano questi elisir sopraffini , che ho degustato e  non dimenticherò mai:

Peloponneso in10 giorni.  Seconda tappa: il Mani 

Con il suo aspetto arido il Mani si distende a sud del Peloponneso la cui punta più estrema è Capo Tainaron (o Capo Matapan). Qui gioca a nascondino Porto Kagio, un ritrovo per vacanzieri in cerca di pace e taverne. Le vette del  Taigeto nel Mani scendono ripide fino a farsi circondare dalle spume delle onde marine.

Fino agli anni ’70 il Mani  era accessibile solamente in barca o attraverso stradine di campagna. Nel sangue dei suoi cittadini scorre l’indomabilità dei vecchi manioti che lottarono sempre per essere liberi dal dominio degli stranieri. Adesso il Mani può considerarsi una valida opzion alle blasonate isole di Santorini e Mykonos per le vostre prossime ferie. Perché? Date un’occhiata a quanto segue.

Aeropoli , relitto Dimitrion a Valtaki, e  Gythion

Su e giù per i tornanti del Mani dal finestrino della panda bianca in affitto mi ha distratto  la visione di Limeni. Questo è un posticino fatto di villette in muratura bianca a grandi vetrate con  piscine e  alberi di limoni. Se vi state chiedendo quali sono le prinicpali  destinazioni del Mani qualcosa di indimenticabile è stato passare per :

Gerolimenas

Merita un cenno in più il borgo marinaro di Gerοlimеnаs , dal greco antico sacro porto . Scovato quasi per caso richiedendo a passanti  su dove proseguire, me ne sono letteralmente innamorata.

Gerοlimеnаs abbaglia per  le sue casette in muratura , per  la sua baia a mezza luna , per i tavolini in legno  delle locande di pesce fissi sul pietrisco liscio , e la pace dei suoi ritmi lenti .

Dove dormire

Vi consiglio di alloggiare all’affittacamere Akrotainaritis Gerolimenas 230 71, Grecia ; +30 2733 054205) , dove ho trovato accoglienza e uno spettacolo gratuito con psoto in prima fila sulle sue  acque blu.

Nell’antichità Gerοlimеnаs fu un importante una roccaforte per difendersi dai  pirati . In seguito si trasformò in uno snodo commerciale per il traffico merci e ci fecero anche impianti per lo smaltimento del ghiaccio e un mercato del pesce. Il boom del turismo lo attraversò negli anni ’80senza però aver intaccato il suo fascino di una Grecia autentica.

Patrick Leigh Fermor a colazione

Al mio risveglio la mattina pensavo   a uno scrittore famoso che si era spinto fino a qui . Di questi  me ne  aveva parlato una signora conosciuta per caso a cena. Non potevo proprio ricordarmi il nome.

Intanto assaporavo la mia colazione tipicamente greca: succo d’arancia, caffè nero bollente, pane caldo, yogurt bianco e miele, marmellata fresca e uova sode.

Improvvisamente la mia attenzione cadde su una targhetta con su scritto qualcosa che recitava Patrick Leigh Fermor  fu qui”. Era lui l’intellettuale viaggiatore che scrisse il libro Mani, Viaggi nel Peloponneso, Adelphi . Un romanzo che è un omaggio alla sua esplorazione in questo paradiso   lontano dalla civiltà

Mani, Viaggi nel Peloponneso, Adelphi

Patrick Leigh Fermor    si stabilì nella vicina  Kardamyli. Ho letto il suo diario che sinceramente non è molto scorrevole. Sarà perchè la Grecia che ha visto Fermor è quella tra la guerra d’indipendenza greca e il presente.  Dunque moltissime delle usanze descritte sono pressoché estinte .

Tuttavia nella sua opera ho riscontrotato la stessa sensazione di beatitudine che si prova a essere in questo lato del globo, dove il silenzio è un dono e la luna è la tua unica compagna.

Peloponneso in 10 giorni. Terza tappa: Lakonia

La Lakonia sonnecchia tra i monti del Parnonas e del Taigeto.  Ci sono dei sentieri da percorre in lungo e in largo per appassionati di camminate a quote elevate. Sparpagliate qui e lì ci sono vecchissime strutture difensive come Il castello di Geraki , che è del XIV sec. d. C. molto prezioso per le sue chiesette dagli affreschi interessanti ma piuttosto rovinati.

Non avendo avuto molto tempo a disposizione, rimando alla prossima volta un salto nell’isolotto caribico di Elafonisos e   Sparta. Quest’ultima oggi deve essere molto diversa da quella che ho studiato a scuola! A quanto pare non sarebbe piena di esemplari monumenti, perché gli spartani erano guerrieri . Inoltre è rimasto ben poco delle glorie passate perché tutte smantellate e portate via dall’antiquario Michel Fourmont

Moltissimi paesini montanari in Lakonia sono praticamente spariti. Fatta eccezione per il Villaggio di Vamvakou , che si è rianimato nel 2018 per iniziativa di cinque amici. Dopo essere migrati all’estero sono rimpatriati fondando una cooperativa con lo scopo di ripopolarlo. E pare che ci siano riusciti.

Mistra e Monamvasia

La Lakonia attrae molti viaggiatori perché isolata dal resto del pianeta. Si può staccare la spina e restare immobili davanti la potenza e lo splendore del creato, come:

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Conclusioni. Il Peloponneso in 10 giorni

Per finire posso assicurarvi che la mia vacanza nel  Peloponneso in 10 giorni è stata sensazionale. Una permanenza piuttosto lunga lì ridona voglia di mettere da parte l’orologio e ascoltare i ritmi del proprio essere. La mente si svuota e si concentra sulle meraviglie   che ci circondano.

Il Peloponneso è per molti, ma non per tutti. Se siete molto sofisticati avrete modo anche di farvi viziare dalle varie catene alberghiere per VIP. Ma qui non ci si viene per stappare champagne e saziarsi di  ostriche. Si sceglie apposta per alleggerirsi di quello che non ci serve realmente e che appesantisce l’esistenza. In definitiva si comprende quello che davvero è fondamentale per essere felici.

In questa sorta di gengiva deforme  Eracle lottò contro il leone di Nemea, gli dei si mescolarono agli umani.  Qui Paride di Troia fuggì con Elena e gli Argonauti salparono alla ricerca del Vello d’Oro. Il  Peloponneso in 10 giorni mi è rimasto nel cuore. Tornerò presto a contemplare dove l’azzurro del cielo si confonde con quello del mare in contrasto con la neve che incappuccia le montagne nel freddo dell’inverno.

Info utili

Che libri leggere prima di andare nel Peloponneso

Quando andare nel Peloponneso

Come arrivare nel Peloponneso

Dove dormire nel Peloponneso

Dove mangiare nel Peloponneso

Cos’altro visitare nel Peloponneso

Festività e indirizzi utili nel Peloponneso

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Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni

“Amit szivedbe rejtesz/Ciò che nascondi nel tuo cuore,
szemednek tárd ki azt/spiegatelo ai vostri occhi; 
amit szemeddel sejtesz/ quello che vedi con i tuoi occhi 
sziveddel várd ki azt/aspettalo con il cuore”

Attila József

Budapest in 4 giorni

Indubbiamente la mia vacanza a Natale a  Budapest  in 4 giorni è stata un’esperienza fantastica. La sontuosa capitale dell’Ungheria mi ha incantato con la sua bellezza . Si estende per 525 km2, ed è divisa in 23 distretti ( circa 1,7 milioni di abitanti).

Che dire! Budapest   in 4 giorni mi ha svelato un ricco patrimonio artistico, culturale, storico, paesaggistico, ed enogastronomico. Per non parlare dell’accoglienza e della gentilezza della sua gente.

Ed ecco che in questo articolo vi propongo come spassarvela a  Budapest   in 4 giorni. Vi suggerirò dei percorsi  che vi guiderano dalla nobile Buda alla giovane e alternativa Pest  , cioè da destra a sinistra del romantico Danubio .  Sia che la perlustriate a piedi o con i mezzi, rimarrete affascinati dalle monumentali architetture di Budapest  , che sì è per molti, ma non per tutti. Strega solo i veri viaggiatori!  Buon viaggio!

Budapest in 4 giorni, un viaggio nel tempo

Quello che più mi ha affascinato di  Budapest in 4 giorni   è stata la sua atmosfera decadente, che si alterna a una sobria  modernità . Tutte le sue principali attrattive sono molto eterogenee e vicine tra loro . E sono il risultato del passaggio degli stranieri che la invasero nei secoli.  Visitare tutti questi tesori significa sfogliare il libro della  storia tanto gloriosa quanto turbolenta di Budapest ,

Originariamente (I secolo a.C.)  l’Ungheria fu una colonia (con sostrrato celtico)   romana (Pannonia)  , come attestano i resti archeologici del quartiere di Óbuda-Békásmegyer . Fino a quando non subentrò Arpad  (  X sec d. C. )  capo dei Magiari, una delle 7 tribù del gruppo degli Unni provenienti   dall’Asia centrale. Questi barbari ormai stanchi di peregrinare e saccheggiare  rimasero fino al nascere della monarchia e al diffondersi del Cristianesimo con re Stefano (X sec). 

Successivamente Budapest   non smise di essere crocevia di popoli invasori .  Mongoli (XIII sec.) ,  Turchi (XVII sec.)  e Austriaci (XVIII)  via via la conquistarono  , ma  non la domarno  mai completamente. Neppure dopo le Due Guerre Mondiali e i Nazisti (XX sec). E superò anche le difficoltà dell’occupazione russa e comunista fino alla proclamazione della tanto agognata repubblica (XX sec.) .

Senz’altro perlustare  Budapest in 4 giorni   mi ha permesso di farmi un’idea della sua complessità.  Mi ha lasciato senza fiato perdermi tra  suoi ampi viali  (út) e le sue piazze monumentali (tér ) , che illuminati di sera  evocano un’atmosfera  da  favola!

Travel tips   per Budapest! 

Nel mio post Budapest , la perla del Danubio  riassumo molte  informazioni  sull’urbe magiara , che vi saranno utili prima di fare le valigie ! Anzitutto vi raccomando di acquistare on line la Budapest Card  , che è una carta che vi darà sconti speciali:  entrate nei musei, trasporti, e altro.

Non dimenticate che Budapest   è mediamente economica e raggiungerla dall’Italia è facile sia in treno che in aereo . In particolare ci sono tanti voli low cost da ogni angolo dello stivale verso l’aeroporto Internazionale Ferenc Liszt di Budapest . Questo è situato a  soli 16 km di distanza  dal centro , ed  è raggiungibile in bus, taxi o minivan .

Per gli alloggi a Budapest  potete sbizzarrirvi perché ce ne sono un’infinita e per tutte le tasche.  Ma vi raccomando di pernottare nei distretti V, VI e VII per avere tutto a portata di mano. Approfittate di scappare via a Budapest in ogni stagione, perché sia d’inverno che d’estate Budapest    merita davvero. Se non vi ho ancora convinto, leggete in basso cosa vi aspetta a Budapest in 4 giorni  

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Clicca qui per  I Itinerario a piedi a Budapest su Google Map 

Primo itinerario. Budapest in 4 giorni

Vienna o Budapest ? Sicuramente  la seconda! Perché? A questa domanda non c’è altra migliore spiegazione di una citazione del germanista Claudio Magris   sull’essenza di  Budapest : “la più bella città del Danubio; una sapiente auto-messinscena, come Vienna, ma con una robusta sostanza e una vitalità sconosciute alla rivale austriaca”.

Il primo itinerario a Budapest in 4 giorni    è cominciato da Oktogen ter , dove ho alloggiato.  E venerando  il Teatro dell’Opera e il Duomo di Santo Stefano è terminato  al Quartiere Ebraico  ( Erzsébetváros ) . Ed è così che mi sono abbandonata alle strade di Budapest , che sono fiancheggiate da nobili palazzi e luoghi  underground . Budapest è cosmopolita, poliedrica, e possiede mille sfumature. Da un punto di vista artistico non la si può etichettare in nessun modo, perché è nella varietà dei suoi stili architettonici che viene fuori  la sua unicità.

Oktagon tér

Oktogon tér è  uno degli incroci principali di Pest. Situato all’incrocio tra Nagykörút e Andrássy út ,  il suo nome deriva dal fatto che  è a pianta ottagonale. Questa piazza è anche una stazione per la  linea gialla M1 della metropolitana di Budapest, che corre fino a Piazza degli Eroi .

I lavori di Oktogon tér  del 1871 furono inizialmente dovuti al riempimento di una grossa buca. Da qui l’architetto Antal Skalnitsky avviò l’innalzamento dei quattro palazzi adiacenti. Un altro ampliamento di  Oktogon tér  ci fu nel 1894-1896 . E da allora fu soprannominata in diversi modi:

  • dal 1936 al 1945 venne ribattezzata Piazza Mussolini ;
  • Dal 1945 al 1990 era conosciuta come Place de la 7 November.

Una curiosità su Oktogon tér  è che fu una delle scenografie principali del romanzo Budapest His Noir di Vilmos Condor del 2012. Un best seller che parla  dell’ Ungheria  prima della Seconda Guerra Mondiale e dei suoi rapporti politici con gli altri paesi, come la Germania in particolare. 

Teatro dell’ Opera di Budapest

Il Teatro dell’Opera di Budapest (o Magyar Állami Operaház ) del  XIX sec.,   è uno dei capolavori neo-rinascimentali più belli d’Europa. Dopo il Teatro alla Scala di Milano e l’Opera nazionale di Parigi esso si classifica come il terzo auditorium più importante del vecchio continente per qualità dell’acustica.

Ospitò le più celebri personalità del mondo della musica, a partire da Gustav Mahler che ne fu direttore per tre stagioni. Il Teatro dell’Opera di Budapest si inaugurò il 27 settembre del  1884 alla presenza del re Francesco Giuseppe I , Aveva una capienza per un totale di ben 1.310 posti a sedere.

Come è fatto il Teatro dell’ Opera di Budapest?

L’ingresso nella parte destra del Teatro dell’Opera di Budapest è caratterizzato dalla presenza di due  statue (dello scultore ungherese Alajos Stróbl) , che sono quelle di :

La sala interna del Teatro dell’Opera di Budapest è a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e loggione a galleria balconata. Fu frutto del genio di Mikós Ybl, una figura di spicco dell’architettura ungherese del XIX secolo. Gli ornamenti comprendono dipinti e sculture di figure di spicco dell’arte ungherese dell’epoca: Károly Lotz, Bertalan Székely, Mór Than e Alajos Stróbl.

Si ditinguono un grande lampadario in bronzo di Magonza e le macchine sceniche  della ditta Asphaleia di Vienna , cheall’epoca  erano  considerati tecnologia all’avanguardia.

Info orari e prezzi: https://www.opera.hu/

Duomo di Santo Stefano di Budapest

Il Duomo di Santo Stefano  (Szent István bazilika) è una basilica cattolica dedicata a Santo Stefano, primo re d’Ungheria . La sua costruzione cominciò  nel  1851 su progetto  di József Hild. E proseguì poi  sotto la direzione di Miklós Ybl e di   József Kauser nel 1905 .

La  sua cupola è alta 96 metri, come tanti altri edifici di Budapest  (compreso il Palazzo del Parlamento) . Questo è un numero sacro per i budapestini, perché ricorre spesso nei principali eventi della loro esistenza. A partire dalla data della nascita del paese che è l’896. Oltre il fatto che assumere lo stesso valore numerico per le costruzioni omologa la prospettiva urbana!

A pianta di croce greca il  Duomo di Santo Stefano  è rivestito di 55 marmi  , ed  è abbellito  da   mosaici, dipinti, statue e vetri al piombo.

C’è da sapere sul Duomo di Santo Stefano che :

Info orari e prezzi: https://www.bazilika.biz/en

Quartiere ebraico e i ruin bar di Budapest

Il Quartiere Ebraico di Budapest   è situato nel VII distretto di Erzsébetváros, traducibile in italiano con “la città di Elisabetta”, ovvero la principessa Sissi . Se c’è da fare serata ed entrare nel vivo della movida budapestina siete dove dovete essere! Negli ultimi anni si sono fatti molti investimenti per rivalutare il Quartiere Ebraico di Budapest   , che si è completamente ristrutturato per farne un punto di ritrovo per una clientela di stampo internazionale. L’atmosfera è decisamente informale.

Per esempio in Kazinczy utca sono collocati i locali più alternativi come il mitico Szimpla (2004), il più famoso dei cosidetti ruin bar. Questi ultimi sono letteralmente dei pub ricavati dalle macerie . Dal look scanzonato e accogliente ci si può mangiare o bere qualcosa e ascoltare musica. Da provare assolutamente!

Gozdu udvar

Tutt’altro che alla mano è la successione di night clubs e negozi alla moda che occupano i sei cortili di Gozdu udvar . A Klauzál ter troverete invece un magnifico mercato coperto di frutta e verdura e chioschi di cibo di strada ungherese.

Nel Quartiere Ebraico di Budapest la  street art regna sovrana perché è davvero il quartiere dei murales di Budapest, graffiti che  ingentiliscono i muri con forti messaggi di amore e protesta sociale.

Grande Sinagoga

La Grande Sinagoga in via Dohány fu fatta in soli cinque anni dal 1854 e il 1859 dal talentuoso architetto austriaco Ludwig Förster. Dicono essere la sinagoga più grande d’Europa capace com’ è di accogliere 3.000 fedeli. Si eleva per 44 metri e copre un’area di 2.000 metri quadrati.  A prte il cimitero  del cortile essa comprende:

Da qui proseguendo per il viale Andrássy út si giunge  alla  Casa del Terrore, un museo che  narra la tragedia  dell’Ungheria sotto il dominio fascista e stalinista.

Info orari e prezzi: https://www.dohany-zsinagoga.hu/

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Clicca qui per II  itinerario a piedi  a Budapest su Google Map

 

Secondo itinerario. Budapest in 4 giorni

Questo altro tragitto  va   dalla collina di Gellert alla Chiesa nella Roccia , dal Castello di Buda  al  Bastione  dei Pescatori . Tutto questo  è praticamente il massimo  della  magnificenza di Budapest    Passeggiando per il suo centro storico vi sentirete catapultati in un’altra dimensione , specie a Dicembre con tutti i mercatini e gli addobbi natalizi.

Le lucine dei tram di Budapest e il fumo del glühwein  sono state una cornice perfetta per dei paesaggi che avrebbero messo in difficoltà il più talentuoso dei pittori. Chiaramente sono queste le zone più famose e preziose di Budapest  ,  che l’hanno posizionata in vetta alle classifiche dei posti più visitati in Europa. Questa è infatti la parte più ammaliante e presuntuosa di una Budapest in 4 giorni  , che a ragione può essere considerata come la  Parigi dell’Est.

La collina di Gellert Budapest

La collina Gellért (perfetta per gli appasionati di trekking) è una roccia dolomitica alta 235 m , che si erge sopra il Danubio a Buda. Qui intorno a parte  si possono ammirare :

Info orari e prezzi: https://www.gellertbath.hu/

Chiesa nella roccia di Budapest

La Chiesa nella Roccia  (Magyarok Nagyasszonya Sziklatemplom) è del 1924  . Essa venne fuori dall’idea di un gruppo di ungheresi,  che visitò la grotta di Lourdes in Francia.

Sotto la guida dell’architetto ungherese Kálmán Lux ebbe inizio la trasformazione della grotta in chiesa fatta in onore di San Gellért. Questi fu un martire ungherese morto nelle vicinanze nel 1046 . La cappella fu  terminata nel 1931.

Come è fatta la Chiesa nella roccia di Budapest ?

La Chiesa nella Roccia ora è composta da due component diverse:

La chiesa è gestita dai membri dell’ Ordine Paolino, originario dell’Ungheria  fondato nel 1250 da Eusebio di Esztergom. Proprio davanti all’ingresso della Chiesa nella Roccia  è collocata una statua in pietra di Santo Stefano , . Fu scolpita nel 2001 da Pál Kő. Raffigura il santo, che è in piedi davanti un cavallo e con in mano il modello di una chiesa romanica.

Info e orari : https://bookinbudapest.com/it/chiesa-nella-roccia

Castello di Buda

Il Castello di Buda  (Budavári Palota) è stato inserito dall’ UNESCO tra i patrimoni dell’umanità nel 1987. Posizionato sopra il colle Várhegy  , questo  è lo storico complesso del castello e del palazzo dei re ungheresi a Budapest. L’illuminazione notturna contribuisce a renderlo ancor più suggestivo, regalando viste mozzafiato dopo il tramonto.

Le sue origini si rifanno a una fortificazione voluta  dal re Béla IV nel  XIII secolo per proteggersi dai mongoli.  Ma di questo non resta nessuna traccia.

Durante il Rinascimento il Castello di Buda   fu ampliato dal re Mattia, dopo fu rovinato dai turchi (1541 – il 1686) e poi ridisegnato dagli Asburgo (XVII sec.) in stile barocco. Allo scoppio  della Seconda Guerra Mondiale  ci furono gravi danni.  Mentre nel 1950 si fece  un’ultima manutenzione eseguita dall’architetto István Janáki in stile classico.

Come raggiungere il Castello di Buda?

Al Castello di Buda si può accedere in diversi modi: bus, taxi, auto, funicolare (piuttosto cara!) . Se volete farvi una bella scalinata di 30 minuti potete andare anche a piedi.

Potete  partire :

Com’è fatto il Castello di Buda

All’ingresso del Castello di Buda vi colpirà:

Il Castello di Buda è costituito da 6 grandi ali (dalla A alla F) che circondano il  Cortile del Leone. Quest’ultimo racchiude:

Cos’altro è possibile vedere nel Castello di Buda?
  • Cappella Reale: qui gli ospiti possono contemplare una serie di importanti sculture gotiche, nonché un delizioso trittico del XV secolo.
  •   Museo di storia militare  :  uniformi, bandiere, armi e munizioni offrono un panorama della storia militare di Budapest   da prima  dell’occupazione del turchi fino al  XX secolo;
  • Appena fuori dalle mura del castello, si notano un assortimento di lapidi turche una statua equestre, che commemora il principe Eugenio di Savoia, che combatté contro i turchi.

Info orari e prezzi: https://www.viaggibudapest.it/castello-di-buda/

Bastione dei Pescatori Budapest

 Il Bastione dei Pescatori (Halaszbastya) è forse il luogo più emblematico della città. Solo per sottolineare il suo lato da mille e una notte, vi dico che la sua silhouette assomiglia al logo dei film di Walt Disney! Si tratta di uno stupefacente belvedere dalle cui terrazze si scorge tutta Budapest    .

Il Bastione dei Pescatori  non ebbe mai uno scopo difensivo.  Si chiamè  in questo modo per dei pescatori  che aitavano nelle vicinanze,  che fungevano da sentinelle durante qualche assedio.

Esso fu concepito tra il 1895 e il 1902 dall’architetto Frigyes Schulek per osannare il millenario della nascita dell’Ungheria. Per questa ricorrenza:

Il Bastione dei Pescatori  fu gravemente rovinato alla fine della Seconda Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti tedeschi, ma dopo  fu riportato in buono stato.

Cosa altro visitare nei dintorni del Bastione dei Pescatori ?

Il Bastione dei Pescatori  si incastona come una perla nella Piazza Santissima Trinità (Szentharomsag tér) che ingloba oltre la Colonna della Santissima Trinità (Szentháromság-Szobor)  altri 4 tesori visitabili:

Info orari e prezzi: https://www.budapest.org/cosa-vedere-budapest/bastione-dei-pescatori/

 

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Terzo itinerario. Budapest in 4 giorni

Che dire , passeggiare per Budapest in 4 giorni   significa non solo lasciarsi avvolgere dal suo carsima  mitteleuropeo ma anche capire il suo spirito di resilienza e ribellione.  Questo altro giro è stato il più lungo e faticoso! Comunque sia a  Budapest    vi consiglio di portarvi un paio di scarpe comode , se volete perlustrarla a piedi come piace fare a me.

La mattina mi sono spinta dal boulevard di Andrássy út fino a Piazza degli eroi e poi verso il parco di   Városliget  . Da cui  poi fino alla tomba del monaco  turco Gül Baba su in alto a Mansfeld Park. In questo caso potrete anche utilizzare i mezzi urbani che sono tanti e perfettamente organizzati.

A pranzo sono stata ospite da amici ungheresi e mi sono deliziata con le specialità gastronomiche locali e la palinka (grappa alla frutta ) dell’Ungheria. Ho avuto modo di sfatare il mito degli Ungheresi , che spesso sono dipinti come malinconici e molto seri. Ovviamente è gente del Nord e come tale si presenta molto schiva all’inizio. Ma appena si rompe il ghiaccio e apprezzano l’altro, saranno vostri per sempre!

In seguito ho trascorso il pomeriggio facendo  visita al Palazzo del Parlamento e a tutte le più iconiche statue in bronzo di Budapest.

 

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Clicca qui per III itinerario a piedi a Budapest la mattina su Google Map  

Andrássy út  

 Andrássy út  fu congegnata tra il 1872 e il 1877 dagli ingegneri Lajos Lechner, Frigyes Feszl e Klein & Fraser per l’espansione di Budapest. L’intento fu quello di  collegare il quartiere di Belváros con  Városliget e la periferia della città, provando  a  risolvere  i problemi emergenti del traffico della città.

Andrássy út vi conduce da Piazza Elisabetta , nel cuore di Pest, fino a Piazza degli Eroi (Hősök tere) presso l’ingresso di Városliget , il parco cittadino . Si snoda  per  2, 5 km e  presenta numerosi e raffinati  palazzi residenziali , che appartennero a  famiglie aristocratiche,  facoltosi proprietari terrieri e banchieri. Nel 1885 venne chiamata Andrássy in onore del primo ministro Gyula Andrássy, che era dietro il piano di fare la nuova strada.

Cosa vedere in  Andrássy ut?

Una delle cose migliori da fare su  Andrássy út è di darsi allo shopping, ma ci vogliono tanti soldi! Per gli amanti del lusso ci sono boutique che sfoggiano marchi come Louis Vuitton, Dior, Gucci, Zegna e Armani. Dopo aver camminato e contemplato la sontuosità di  Andrássy út , potrete trascorre mezza giornata presso:

Piazza degli eroi Budapest

Piazza degli eroi  si fece nel 1896 per glorificare il millesimo anniversario della comparsa dell’Ungheria. In mezzo spicca  un’imponente colonna corinzia di  36 metri. Sopra è collocata la statua dell’Arcangelo Gabriele , che innalza la santa corona e la doppia croce del cristianesimo verso il cielo.

In basso fanno bella mostra il  Monumento del Millennio : sono le 7 statue equestri dei capi tribù magiari , che hanno generato l’Ungheria e altre  statue di re e importanti personaggi storici. Il tutto è stato cesellato dall’architetto  Albert Schikedanz e dallo scultore  György Zala insieme ai due musei laterali che sono rispettivamente:

Parco di Városliget

Dopo aver attraversato il Museo di Etnografia  e aver avvistato la La piccola statua degli stivali di Lenin , mi sono immersa nel vasto parco di  Városliget  , che è il polmone verde di Pest. Venne fatto in concomitanza dell’Esposizone del 1896 .

Quello che mi ha affascinato di Városliget  è la sua ampiezza e la mole di cose da fare, come pattinare sul lago , che gelato  d’inverno funge da pista per gli sportivi. Vi elenco i suoi  punti di interesse principali.

Bagni termali di Szechenyi e lo Zoo di Budapest

Il castello del Vajdahunyad Vara e La statua dell’Anonimo

Info orari e prezzi: https://www.budapest.org/cosa-vedere-budapest/parco-municipale/

Mausoleo di Gül Baba

Sono arrivata in cima a Mansfeld Peter Park , che è un parco consacrato al più giovane martire delle punizioni seguite alla rivoluzione ungherese del 1956. Nelle immediate vicinanze ho visto qualcosa fuori dalle piste battute dai turisti . Mi riferisco alla tomba di Gül Baba , un derviscio ottomano che prese parte alla cattura di Buda nel 1541.

Il mausoleo, immerso in uno spettacolare giardino, fu fatto nel 1551 da Mehemmed Pascià su disposizione del Sultano Solimano il Magnifico. Secondo una leggenda era solito portare una rosa nel suo cappello e per questo l’appellativo di padre delle rose. Il santuario è  meta di pellegrinaggio per molti musulmani  europei, e quelli provenienti dalla Turchia, ed è necessario togliersi le scarpe prima di entrare.

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Clicca qui per III itinerario a piedi a Budapest di pomeriggio  su Google Map

Parlamento di Budapest

Il Parlamento di Budapest  (Országház) è ubicato a ovest della Kossuth Lajos tér , una delle più straordinarie piazze  di Budapest . Interamente rifatta nel 2011 omaggia uno dei più considerevoli eroi dell’indipendenza magiara. Si estende per 65 000 m2  e fu il fulcro della sfortunata e sanguinosa rivolta anticomunista del 1956.

Il Parlamento di Budapest  è il simbolo della capitale ungherese. Dallo stile eclettico (un mix di neogotico, neoromanico e neobarocco) si affaccia sulla  sponda est del Danubio . Fu fatto  tra il 1884 e il 1904 da Imre Steindl come un palazzo che rappresentava l’indipendenza raggiunta dagli ungheresi dopo il periodo austriaco.

Il Parlamento di Budapest   è sormontato da una cupola ed è caratterizzato da pinnacoli e finestroni.  Ha una larghezza di 123 metri ,  ed è abbracciato da 233 statue. Comprende 691 stanze , che comprendono diverse sale tra cui quella del Consilio Presidenziale della Repubblica. A  queste si  accede attraverso 20 ingressi impilati in trenta cortili . Per realizzarle furono convocati i migliori artisti ungheresi tra cui: opere d’arte di artisti ungheresi quali Mihály Munkácsy, Károly Lotz, Aladár Kriesch, Zsigmond Vajda, Béla Spányi .

Info orari e prezzi: https://www.budapest.org/cosa-vedere-budapest/parlamento-budapest/

Le statue di Budapest 

Ho afferrato lo  spirito creativo di Budapest in 4 giorni   dappertutto comprese   in tutte le statue sparse per la città  . Di queste ultime sarebbe impossibile farne un elenco, perché sono tantissime. Per cui vi scrivo di  quelle che ho visto ,  che sono tutte in bronzo e parecchio insolite.

Davvero divertente andare a caccia delle scutlure più assurde concepite per i più disparati personaggi che possono essere star del cinema e della musica,dei fumetti, politici, letterati, salvatori, regine, gendarmi, animaletti, e tanto altro ancora.

Statua di Peter Falk e  Scarpe del Danubio

Statua di Peter Falk  ( in Falk Miksa u.): questa  immortala il personaggio della serie americana  Detective Columbo interpretato da Peter Falk .  Del 2004 è stata fatta dallo scultore   Géza Dezső Fekete. Il perché di questo bronzo sarebbe da ricollegare  al fatto che l’attore    discenderebbe dal giornalista e politico ungherese Miksa Falk.

Le scarpe del Danubio (in Antall József rkp) :  questa che è una fila di 60 paia di scarpe disposte lungo il Danubio è stata fatta dallo scultore Gyula Pauer nel 2005.  Per me è molto toccante, perché ricorda  dell’uccisione di migliaia di ebrei (1944-45) . Poveri innocenti   massacrati da parte dei collaborazionisti fascisti ungheresi e poi gettati nel fiume. 

Statua di Bud Spencer e Statua dei Ragazzi della via Pal

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Clicca qui per IV itinerario a piedi a Budapest su Google Map  

Quarto itinerario. Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni     è giunta al capolinea al Mercato coperto  e al  Museo Nazionale . Mi sono poi imbattuta in vie alla moda straripanti di boutiques e gallerie d’arte. Attualmente l’interesse per l’arte moderna dell’Ungheria è in rapido sviluppo.  Prova ne è la presenza di due fiere organizzate nella capitale ungherese:  The Budapest Art Fair, aperta alla fine degli anni ‘90 , e l’ Art Market , che si è stabilita dal 2010.

Per  imprimere  nell’anima Budapest     mi sono infine regalata  un’indimenticabile crociera sul Danubio (info orari e prezzi clicca qui) . Dal battello ho intravisto alcuni degli angoli periferici di Budapest    , che sono così dinamici con le loro costruzioni   all’avanguardia.  Segno tangibile  di un’ Ungheria contemporanea , che , dalla caduta del Muro e dalla conseguente fine del regime, ha solo voglia di riscattarsi.

 

Mercato coperto di Budapest

Dopo aver superato la Ruota panoramica di Budapest in Erzsébet tér ho fatto un salto al Mercato coperto di Budapest. Di fine Ottocento è una elegante palazzina architettata dal professore universitario  Samu Pecz. Questa vistosa struttura in acciaio decorata con piastrelle Zsolnay  si sviluppa su tre piani.

Dal basso verso l’alto sono disposti banchi per la vendita di pesce, carne, verdura, spezie e chioschetti e locali dove provare le tradizionali ricette ungheresi. Una giostra di sapori e odori dove venire a fare la spesa e portare a casa qualche ricordo.   Per i  souvenir sbizzarritevi tra questi tipici prodotti artigianali :

Interessanti sono i ristoranti e i chioschetti dove potere assaggiare la cucina ungherese. Io ho addentato il saporito langos, che è una sorta di pizza fritta con dello strutto. Di norma va mangiata con la panna acida e del formaggio ma io ho esagerato e ci ho anche aggiunto funghi e pezzetti di maiale arrosto. Da provare con della birra ghiacciata! Anche se io preferito la coca cola per svegliarmi dalla stanchezza!

Info e orari: https://www.budapest.org/cosa-vedere-budapest/mercato-coperto-budapest/

Museo Nazionale

Il Museo Nazionale di Budapest  è del 1846 e fu disposto nel 1802 da Ferenc Széchenyi quando devolvé alcuni oggetti della sua ricca collezione alla collettività. Il palazzetto neoclassico fu fatto Mihàly Pollack di cui si nota subito la sua maestosa facciata a forma di tempio.

Al suo interno riccamente adornato da marmi, colonne e altro sono protetti dipinti, oggetti e testimonianze di un passato che va dalla preistoria alla modernità. Tra le cose più interessanti sbucano fuori : la Corona di Monomaco, un imperatore bizantino dell’XI secolo , e il Mantello dell’incoronazione dei Re d’Ungheria.

Info orari e prezzi: https://www.infobudapest.it/museo-nazionale-ungherese/

Vigado ter 5 e crociera sul Danubio

Sbalorditivo è il  tratto di strada Deák Ferenc ut, intitolato a un rivoluzionario ungherese (XVIII sec.) contro gli Asburgo. Qui sono concentrati tutti i brand internazionali di moda . Ed è praticamente la via dello shopping. Non a caso viene pure designata come Fashion Street .

L’atmosfera è molto sofisticata e chic e ciò che mi ha affascinato è la magia dei vecchi caffè, come lo storico Gerbeaud  in Vörösmarty tér 7-8. Qui vi ritrovate davanti una tra le  migliori pasticcerie di Pest . Essa  fu avviata nel 1858 da Henrik Kugler, il terzo figlio di una dinastia dolciaria. Da tastare la torta Gerbeaud,  a base di pasta frolla, marmellata di albicocche, cioccolato , noci trittate,  e cioccolato glassato.

Statua di William Shakespeare a Budapest

Giunta a Vigado ter 5 mi sono seduta a prendere una cioccolata da Starbucks .  Qui ho beccato una statua  del bardo dell’Avon, sua maestà William Shakespeare. Il poeta inglese è scolpito nel suo tipico abito elisabettiano, come un attore che fa un inchino sul palco. La targhetta cita  che fu fatta nel 1960 da un famoso scultore australiano di origine ungherese, Andor Mészáros.

Dopo questa piacevole sorpresa al molo 15 sono salita a bordo di una delle tanti navi . Un’ora ti coccole d’inverno con tanto di  vino rosso come cadeau . Un’emozione indimenticabile che mi ha permesso di osservare Budapest    sotto un manto di stelle brillanti .

Sulle onde del Danubio

Dondolati dalle onde danubiane sono rimasta stregata dopo il Parlamento e le sue guglie che facevano capolino con la luna da:

Conclusioni . Budapest in 4 giorni

Non si può arginare   Budapest     in qualche paragrafo di chiusura, perchè è poesia eterna, che sfugge a  ogni tentativo di descrizione.  Per cui mi inchino alla magia di Budapest    riportando  i versi di Attila József,   uno scrittore  ungherese di grido che, come i  suoi antenati ,  glorifica  così l ‘amore per la sua terra:

“Un attimo, e lì è la totalità del tempo

che centomila avi guardano unitamente a me.

Vedo ciò che non  hanno veduto perché zappavano

uccidevano abbracciavano, facevano il dovuto.

E immersi nella materia loro vedono

(devo confessarlo) ciò che io non vedo.

Sapevano l’uno dell’altro cose come gioia e tristezza;a me il passato, a loro il presente.

Scriviamo versi – loro che tengono la mia matita

e io li sento, me ne ricordo

Cos’altro aggiungere su Budapest  se non di ubriacarvi  della sua immensità. Lasciatevi travolgere  dai suoi tratti languidi e dalla sua vitalità nascosta.  Scattate mille foto da attaccare alle vostre pareti, colorate o in bianco e nero.  Perché non esiste miglior quadro di un’istantanea che coglie un attimo di felicità, quella che vi pervaderà i sensi vagando sulle sponde del Danubio, che dolcemente culla la divina in tutto il suo candore.

Szia, kicsim!

Info utili per Budapest in 4 giorni:

 

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Budapest la perla del Danubio

Budapest la perla del Danubio

 

“Dietro la bellezza, che in fin dei conti si compone di una materia fragile e caduca, si agita sempre la fiamma di una fortevolontà”

Budapest , la perla del Danubio

Quale migliore meta di Budapest per il mio Natale 2024 ! Un’esperienza indimenticabile. La maestosa capitale dell’Ungheria si estende per 525 km2, ed è divisa in 23 distretti ( circa 1,7 milioni di abitanti).  La città magiara fa a gara per bellezza con  Vienna e Praga  , ma vince perché meno austera e più romantica. Come ha scritto il germanista Claudio Magris, Budapest è la vera perla del Danubio (largo 350 metri).  Questo è l’osannato fiume, che taglia la metropoli :

  • Nella collinare  e antica Buda   (a  destra);
  • Nella pianeggiante e moderna Pest (a sinistra).

Collegate da 10 ponti   Buda  e Pest sono molto diverse tra loro . Nel centro dell’acqua hanno in comune  solo l’isola Margherita.  Questa è una delle tante oasi verdi , che è  aperta al pubblico dal 1908  (dopo essere stata trasformata  in un harem nel 1700).

Senza dubbio quello che mi ha lasciato senza fiato a Budapest sono  gli ampi viali  (út) e le  strade più strette (útca )  con i loro sontuosi edifici di fin de siècle . Per non parlare delle piazze monumentali (tér ) che incorniciano le  principali attrattive di Budapest , che  illuminata di sera evoca  un’atmosfera fiabesca.

In bilico tra il vecchio e il nuovo Budapest vi farà innamorare  per il suo fascino e il suo ricco patrimonio artistico, culturale, storico ed enogastronomico.  Cliccate nel mio post in questo link per visitare Budapest in 4 giorni .  E leggete quin basso per scoprire qualcosa di più su Budapest! Buon viaggio!

Budapest tra mito e leggenda

Secondo una leggenda  le origini degli ungheresi risalirebbero a Honor e Magor , figli del sovrano Nimròd.  I due fratelli si imbatterono in uno splendido cervo dalle corna d’oro durante una battuta di caccia. Lo inseguirono invano per catturarlo. Ma in compenso si ritrovarono nel bacino dei Carpazi. Qui incontrarono due principesse . La loro unione generò gli Unni e Magiari.

Questi ultimi storicamente furono delle tribù del centro Asia. Nel IX sec. d. C. questi guerrieri nomadi  invasero quell’Ungheria romana che, con qualche sostrato celtico, era detta Pannonia . La sede principale dell’impero romano era ad  Aquincum , l’odierna Obuda.  Il suo nome significava “fonte d’acqua” . Cosa dovuta alla presenza delle terme , che tuttora sono una delle principali meraviglie di Budapest.

Arpad e re Stefano

Capostipite dell’Ungheria fu il condottiero Arpad . Suo nipote cristianizzato Stefano (XI sec. d. C. ) la plasmò definitivamente governandola da re.

Da allora in poi , a parte un’incursione dei Mongoli nel 1241 , il regno ungherese prosperò per 500 anni fino alla corona di Mattia Corvino (XV sec. d. C. ) .

Dovete sapere che  la storia di Budapest fu tanto gloriosa quanto travagliata. Molti stranieri la invasero,  però nessuno mai  riuscì del tutto a domare la natura ribelle di questo popolo geniale e  fiero .

Durante il Medioevo Budapest fu assediata dai Turchi con Solimano il Magnifico (1520–1566) . Dopo la Battaglia di Mohács ( 1526 )  per due secoli rimase nelle mani dell’Impero ottomano (fino al 1699).

Budapest e l’Austria

Subentrarono gli austriaci (1687) . Questi ebbero sempre la meglio contro i tentativi di liberazione dell’Ungheria da parte dei rivoluzionari Rákóczi (1704) e Kossuth (1848).

Sotto il re Francesco Giuseppe (1867)  ci fu una certa autonomia e si  costituì  il regno Austro Ungarico . E nel 1873 Buda si unì   a  Pest e la secolare Obuda generando ufficialmete l’odierna Budapest .

Budapest durante  le 2 Guerre Mondiali

All’indomani della Prima Guerra Mondiale l’Ungheria perse molti territori :  Croazia, Slovacchia, Transilvania e parte dell’Ucraina . Questo accadde per gli accordi della Pace di Trianon (1920). Questo smacco politico scatenò il passaggio dell’Ungheria all’asse Germania Italia nella Secondo Guerra Mondiale.  Tremenda  sconfitta per l’Ungheria.

In seguito gli Sovietici la invasero . Scoppiò una rivoluzione nel 1956 che fu a sua volta repressa nel sangue.Quando cadde la Cortina di Ferro (1989) l’Ungheria diventò una Repubblica Parlamentare.

Nel 1999 passò alla NATO. Mentre nel 2004 entrò a far parte dell’Unione Europea. Questa  elargì un prestito di  20 miliardi di euro per  risanare la crisi economica del paese nel 2008.

Budapest oggi

Al momento il presidente è  Katalin Éva Novák, che  si è da poco   dimessa per uno scandalo giudiziario! Come si vede la situazione politica ungherese è abbastanza complessa e fragile.  Anche se adesso in Ungheria c’è la democrazia,  molti la definiscono illiberale .  Perché è  totalmente sotto il controllo del  primo ministro Viktor Orbán (3 mandati dal 2010) e del  partito di destra Fidesz.

Parecchie sono le critiche mosse al suo governo .  Perché è stato  accusato di: corruzione, di diniego di asilo politico per gli immigrati . E ancora di controllo dei media e magistrati, e di mal funzionamento di scuole e ospedali.  Speriamo in meglio, anche perché la nostra Italia non mi sembra essere messa meglio!

Budapest è l’Ungheria!

Tutto passa da Budapest . Soprattutto l’efficiente sistema infrastrutturale che attraversa la nazione . Ma se non ci abiti gli spostamenti sono praticamente impossibili. In sostanza Budapest   è l’arteria principale dell’Ungheria, dove è concentrata metà della ricchezza nazionale. Si trovano qui la maggior parte degli istituti per la finanza e il commercio e le principali aziende (per lo più di farmaceutica e biotecnologia).

Grazie al turismo Budapest si sta  sempre più arricchendo . Ogni anno accoglie oltre 4 milioni di visitatori da tutto il mondo. Perché  è un mosaico di tesori da non farsi scappare, economica ed organizzatissima per il turista.

Praticamente Budapest è stata un’emozione infinita. Anzitutto tutti i suoi principali monumenti sono concentrati sulle due sponde del Danubio . Per cui è facile muoversi.  E in totale sicurezza perché ovunque c’è sorveglianza ( escluse le periferie anonime dove è inutile addentrarsi ).

Un finesettimana a Budapest potrebbe bastare per perlustrarla al meglio.  Ma non è sufficiente per rubare tutta la sua essenza.  Quando andare? Quando volete, perché ogni stagione offre qualcosa di straordinario. Il clima d’inverno è rigido ma anche secco. L’ideale sarebbe la primavera sarebbe per le temperature miti rispetto alle umide estati.

11 tips prima della partenza per Budapest, a parte un paio di scarpe comode!

  1. Lingua:è l’ungherese ( gruppo  della famiglia ugro-finnica attestata a partire dalla fine del sec. XIII.). L’inglese e il tedesco sono molto parlate;
  2. Religione: cristiana, minoranza ebraica e protestante;
  3. Sport: calcio, ciclismo, trekking, equitazione, basket,  atletica , Gran Premio di Formula 1 nel circuito dell’Hungaroring;
  4. Wellness : a Budapest ci sono 125 sorgenti termali , e i Bagni Termali di Szecheny sono la SPA più gigantesca d’Europa;
  5. Fuso orario: lo stesso orario dell’Italia;
  6. Come telefonare: prefisso + 00 39 per l’Italia  / + 00 36 dall’Italia. Il wi-fi free è  quasi ovunque, per cui meglio chiamare con whatsup, skype o simili;
  7. Film contemporanei: Angi Vera(1978) di Pál Gábor ,  Mephisto  di  István Szabó (1981) , Il trapanatore di muri (1986) di  György Szomjas,  Hamu – Ashes  di Ferenc Cakó (1996);
  8. La moneta a Budapest è il fiorino ungherese HUF: ovunque si può pagare in euro.  Tranne magari nei piccoli negoziConviene portarsi dietro qualche soldo locale per piccole emergenze.  E poi prelevate somme più alte direttamente a Budapest. Si può fare nei centri di cambio più convenienti,  che potete visualizzare in questo link . Evitate aeroporti, stazioni e hotel dove il tasso di cambio è più alto;
  9. Presa elettrica: Tipo C e F, quelle di tipo europeo;
  10. Documenti: passaporto o carta di identità;
  11. Come arrivare a Budapest: in aereo (da Milano, Roma, Bergamo, Venezia, Forlì, Napoli, Bari, Catania e Pisa) . Oppure in treno da Roma, Firenze, Bologna, Milano, Venezia, Udine passando da Vienna ; e da Trieste con un cambio a Lubiana).

Cosa fare prima della partenza e all’arrivo a Budapest! 

Budapest da mangiare!

Budapest  emoziona   non solo l’anima ma anche il palato! La cucina ungherese è una miscela ghiotta di derivazioni asiatiche, turche e mediterranee. In tavola regnano salumi,  carne, verdure, che sono sempre insaporite con crème fraîche, cipolla, aglio,  strutto, e  spezie .Tra queste ultime la regina è la paprika, che è un peperone importato dalla Spagna. Può essere sia dolce (per colorare e insaporire) che piccante (come sostituto del peperoncino).

Molti di voi avranno già assaggiato il loro piatto nazionale , cioè il gulash  (o gulyás) . Si tratta di uno stufato di manzo cotto in abbondante brodo , carote, cipolle, patate , il tutto  spolverato con  l’intramontabile paprika. Il nome della pietanza vuol dire “alla bovara”.  E ci racconta la sua origine: il   companatico povero dei pastori magiari.

Questi mandriani erano soliti divorarlo in un capiente paiolo quando pascolavano le lore vacche dalla pianura della Puszta nei vari mercati europei. Da non confondere con il pörkölt , che è simile ma più concentrato , con pomodoro, cumino e accompagnato con gnocchetti di semola (galuska) . Questa pietanza è quella che è più diffusa all’estero.

12 piatti  ungheresi da leccarsi i baffi!

  1. Crema di lenticchie con fegatini di pollo : è un contorno per selvaggina o arrosti fatto da lenticchie e fegatini;
  2. Fogas egeszaben sutve (luccioperca in padella): è un  pesce che viene lardellato con pancetta affumicata e  con  burro;
  3. Gombapaprikás : è un intingolo di funghi;
  4. Halászlé : è una zuppa a base di pesce gatto, carpa, pesce siluro e luccio servito di solito la Vigilia di Natale;
  5. Krumplimpaprikas: è una crema di patate con peperoni, cipolla e aglio;
  6. Lángos : è una focaccia fritta da condire con panna acida e formaggio e tanto altro ancora;
  7. Lecsó : è come la nostra peperonata;
  8. Libamaj:(fegato grasso in padella): è il  fois gras ungherese , rosolato in grasso d’oca;
  9. Rántott sajt : formaggio (trappista) di mucca a pasta dura fritto, come tutto quello che passa per l mani degli ungheresi;
  10. Szalami : un salume fatto di carne magra di suino della specie Mangalica , unico presidio slow food ungherese. Poi c’ è anche del bovino;
  11. Tokay Herany: stufato di rognone, manzo , maiale, e aromi;
  12. Töltött káposzta : involtini di cavolo ripieni di carne tritata, e riso.

La dolce vita di Budapest in 8 zuccherose golosità!

Gli ungheresi non sono grandi  fan delle colazioni. Prediligono il salato al dolce . E pranzo e cena si fanno in ordine verso le 13:00 e non dopo le 19:30. Comunque a  Budapest  non sono di meno le prelibatezze della pasticceria create e ridefinite durante l’epopea austroungarica.  Tra le più gettonate:

  1. Bejgli: è un rotolo di bontà alla nocciola e semi di papavero . Spesso è servito per le festività natalizie e pasquali;
  2. Kürtőskalács : sono dei cilindri di pasta brioches cotti al forno imburrati e spolverati con semi di papavero;
  3. Flódni: un’elaborata torta multistrato composta da quattro diversi ripieni: prima marmellata di prugne, poi noci, mele e semi di papavero. Ognuno di essi è racchiuso tra fogli di pasta;
  4. Palacsinta : sono uguali alle crepes francesi. Ma all’impasto si mette acqua frizzante e si fanno ripiene di marmellata e nutella;
  5. Rákóczi : è una pastafrolla con ricotta ungherese, marmellata e con chiusura di meringa, perfetta per il tè del pomeriggio!
  6. Somlói: fu ideato nel ristorante Gundel negli anni ’50 . Ed è il pasticcino più in voga fra gli ungheresi. Una golosità di pan di spagna, crema di vaniglia, cioccolata e panna montata;
  7. Torta Dobos: sono 6 strati di pan di spagna a cui si alterna una crema al burro, una al cioccolato e  caramello;
  8. Torta Esterhazy: è fatta da strati di daquoise , che è un disco di albumi montati e farina di frutta secca. La farcitura è di nocciole alternate con crema al burro , e il finale è un tocco di glassa.

Torta Gerbaud e i café storici di Budapest

Merita un discorso a parte la Torta Gerbeaud (o zserbó),  perché   è un’istituzione in Ungheria. Questa è un dolcetto  pazzesco che  alterna pasta frolla, albicocca, noci e cioccolato . Fu inventato da  Emil Gerbeaud . Questi fu il    pasticcere svizzero che acquisì l’ omonimo café  Kávéház Gerbeaud ( da Henrik Kluger nel 1858) in Vörösmarty tér .

Il  Kávéház Gerbeaud non è solo il paradiso delle paste. Sotto l’impero austro ungarico fu rifugio per artisti, scrittori , uominid’affari e cospiratori. Ancora adesso si respira l’atmosfera decadente della Belle Époque (XIX sec) con i suoi soffitti alti, marmi policromi, affreschi e vetrate. Per fama compete solo con il New York Cafè in Erzsébet krt. 9-11 ( clicccate qui per  scovare altri café storici  a Budapest).

Etterem, il ristorante a Budapest!

Budapest   può vantare ristoranti con stelle Michelin. Qui  le  sacre ricette ungheresi dalle radici contadine si rinnovano con la sperimentazione di chef talentuosi e di grido! Di ristoranti soprattutto a Pest ce ne è un’infinità e di tutte le tipologie. Solitamente sono chiusi la domenica e quelli più di livello anche il lunedì. Consigliato lasciare la mancia anche se non è obbligatoria. E spesso nello scontrino viene segnato anche l’importo del servizio (scala da 0, 10 , 15% ).

A Budapest   non rinunciare a una capatina presso i  borozós . Queste sono delle cantinette sparse ovunque , dove servono di tutto a poco prezzo. Sono l’evoluzione dei primi spacci di bevande che apparvero a Pest nel Settecento che proseguirono fino a Buda. Se non volete staccarvi dal banco, fa per voi!

Brindare con la birra a Budapest, si può?

Ma scordatevi di brindare con la birra a Budapest ! Perché i budapestini , almeno la vecchia generazione, ci rinunciò  dal 1848. Gesto scaramantico per allontanare il ricordo dell’invasione degli austriaci, che invece festeggiarono proprio con il luppolo!

Questo trauma nazionale non ha però impedito l’affollamento dei sörözős o birrerie dove si possono provare bionde e altro di tutto rispetto (come le ungheresi Dreher, Borsodi e Soproni)

La mia selezioni dei 6 locali più esclusivi a Budapest

  1. Mercato centrale di Budapest,   Vámház krt. 1-3, 1093  (se desiderate in particolare lo street food e volete acquistare souvenir)  ;
  2. Trofea Grill , Király u. 30-32, 1061 Ungheria  ( cucina classica ungherese e internazionale a prezzo fisso .  Potete mangiare tutto quello che volete fino a quando non vi saziate,  bevande incluse!);
  3. Lecso Hungarian Restaurant,  Szent István krt. 10, 1137 (trattoria cucina tipica ungherese , economica) ;
  4. Dobrumba, Dob u. 5, 1074   ( menù internazionale di piatti europei e mediorientali) ;
  5. Ensō Budapest, Baross u 85, 1082  (cucina asiatica);
  6. Lánchíd Söröző,  Fő u. 4, 1011 (birreria che serve dal pranzo alla cena piatti ungheresi con musica rock, jazz e blues) ;

Budapest da bere!

Con una tradizione vitivinicola antichissima  risalente ai romani l’Ungheira è pure patria di ottimo vino nazionale e internazionale. Le sue colline calcaree ricche di terreni vulcanici  producono dei nettari strepitosi, fra cui il mitico Champagne Törley.

In Ungheria ci sono 22 regioni vinicole regolate da severi disciplinari (1990)  .  Anche se la parte a nord est di Budapest è quella più fertile,  specie per i bianchi. Così se a Eger primeggia il rosso più strutturato che è il Bikavér ( o Sangue di Toro, nella cittadina di Tokaj cresce il furmint.

Questo è il principale vitigno autoctono per i bianchi , responsabile del celebre Tokaj ungherese . Nelle sue varie declinazioni secche e dolci, il più celebre tra tutti è il Tokaji Aszú (passito) a cui  si aggiungono  le  varietà di Hárslevelü, Sárgamuskotály, Oremus.

Tokaji Aszú , palinka e Unicum

Budapest si sorseggia in un bicchiere di Tokaji Aszú . Battezzato l’ elisir degli zar di Russia nacque per caso nel (XVII sec.) da filari abbandonati per l’incursione dei turchi. All’arrivo dell’autunno le muffe nobili attaccarono gli acini .  Sebbene malandati furono raccolti e messi a riposare nelle botti fino a Pasqua. Al primo pop del tappo durante le feste il gusto sedusse fino ai nostri giorni.

E per un dopocena in Ungheria potrete ordinare le loro palinka, che sono dei distillati forti ottenuti dalla frutta (prugne, pere , albicocche). O il classico Unicum l’amaro ungherese per antonomasia .  Ai wine lovers più audaci segnalo il Wine Festival di Budapest . Questa è una  manifestazione enologica di successo che ormai è giunta alla sua 32 ° edizione ( 12/15 Settembre presso il Castello di Buda).

4 enoteche strabilianti

  1. DiVino Bar   Szent István tér 3, 1051 (molto elegante);
  2. Drop Shop Wine Bar,  Balassi Bálint u. 27 (easy chic) ;
  3. Vino wonka, Corvin sétány 2 (intimo e informale); 
  4. Boutiq bar, Paulay Ede u. 5, 1061 (ottimo anche per i cocktail).

Budapest nei secoli  

Logicamente Budapest  è perfetta per  gli appassionati d’ arte e architettura,  che si sono evolute a ritmo delle varie fasi storiche dell’Ungheria. Un melting plot di influenze celtiche, romane, turche, austriache e locali, che si sono fuse tra loro dando alla luce l’incantevole urbe magiara .

Dare uno sguardo generale alla genesi di Budapest  dalle sue fondamenta romane  fino al presente è doveroso per afferrarne il suo vero spirito. Un libro tutto da sfogliare!

Budapest romana

Quello che attualmente è il quartiere di Óbuda-Békásmegyer  racchiude i resti del sito romano che rappresenta il nucleo primario dell’odierna Budapest. Nell’area archeologica sono visitabili :

Budapest medievale

L’ aspetto odierno di Budapest risale invece al Medioevo quando il re Stefano I (X-XI sec.) pose la prima pietra per creare Buda. Da allora si susseguirono muraglie , guglie, e  fortificazioni . E altri capolavori incentivati dal monarca  Bela IV non appena Pest fu distrutta dai Mongoli (1242);

In seguito sotto il regno degli Angioini Buda si ampliò e si abbellì con il Castello Reale . Esso fu dotato di mura  imponenti,  che toccavano il Danubio. Questo ricco complesso, che fa di Budapest una cartolina, fu arricchito dal re Sigismondo di Lussemburgo (1387-1437)  .

Mattia Corvino

A seguire Mattia Corvino (1458)    immortalò  il Castello Reale nell’eternità arricchendolo di ampliamenti in stile italiano. Il suo regno diventò crocevia di intellettuali, filosofi, poeti e anche pittori del calibro del Verrocchio e di Filippo Lippi.

Ovviamente Mattia Corvino amava l’Italia al punto da sposare Beatrice d’Aragona, una nobile napoletana. Perciò il Rinascimento  toccò prima l’Ungheria di altri posti in Europa. Ne è un’esempio la famosa Biblioteca Corviniana , una delle più fastose del vecchio continente.

Budapest turca

Del dominio Ottomano (1541-1699) rimangono a  Budapest :

Budapest  austro ungarica 

 Ben risaputo è che il secolo d’ oro dell’architettura per Budapest fu l’Ottocento sotto l’impero austro-ungarico , quando  diventò  canvas  per i progetti urbanistici più ambiziosi.

Protagonista in assoluto di questa era fu il conte  Ferenc Széchényi (1784-1820). Questi fu un  illustre mecenate, fondatore della Biblioteca e Museo Nazionale . Uomo politico di un pezzo si distinse per aver fondato nel 1808 la Commissione per lo Sviluppo urbanistico di Budapest .

Ferenc Széchényi   con il figlio István rivoluzionarono lo skyline cittadino, realizzando celebri architetture. Tra queste il Ponte delle Catene e gli infiniti boluveard di Budapest , come  la straordinaria Andràssy ut (2, 5 km) . Fra le immense infrastrutture  ottocentesche si annovera anche il quartiere ebraico di Erzsebetvaros e lo straordinario  Parco di Varosliget.

Budapest nel fin de siècle

Nella sua complessità Budapest  si modellò infine  tra fine del 1800 e gli inizi del 1900. Si andò da una sensibilità artistica legata allo spirito patriotico ad un’altra che impose un certo ecclettismo.   Gli architetti di allora mescolarono stili differenti in modo anacronistico, dando vita a strutture uniche che ancora oggi definiscono il panorama della città. Tra questi:

Al passaggio dall’impero asburgico a quello austro ungarico (1867 ) si registrò una certa crescita urbana a  Budapest (si sviluppò oltretutto la scultura ) E   nel 1896 si celebrò una magnifica Esposizione ( una fiera millenaria). Si edificarono nuove residenze aristocratiche, si aprirono strade, la metro e nuovi spazi residenziali al pari .

Budapest dal 1900  al Comunismo

A parte la realizzazione del Ponte di Elisabetta il 1900  non si distinse  gloriosità . Sono i tempi delle fabbriche e delle abitazioni degli operai e degli sfollati e rifugiati di guerra. Il Modernismo prese piede e la funzionalità cominciò a prevalere sugli ornamenti.

Dal 1930 Budapest si ingrandì vertiginosamente e prevalse l’Art Nouveau   , detta szecesszió (secessione) , che  si percepisce :

Optical Art di Viktor Vasanley

Di notevole successo fu solamente la nascita della Optical Art di Viktor Vasanley.  che sbalordiva con gli inaganni ottici delle sue zebre dipinte di bianco e nero.  Per il resto nel primo dopo guerra l’impegno della comunità  fu tutto devoluto alla ricostruzione focalizzata sulla praticità, spesso a scapito della bellezza storica.

Sotto il regime comunista a Budapest pullularono strutture rigide e utilitaristiche.   Come quelli preseti nel quartiere di Újlipótváros. Specchio tangibile di un’epoca in cui l’espressione individuale era inesistente in ogni settore.

Budapest moderna

Dalla caduta del Comunismo a ora Budapest non cambiò molto. In 25 anni di svolta  di regime e mercato (da socialista a libero) ,   non si registrarono  rilevanti effetti sull’  urbanistica cittadina.

I principali interventi riguardano il restauro di edifici storici o il ripristino di spazi pubblici:

Visto poi i grandi introiti del turismo a  Budapest per lo più  si fecero sforzi per il mantenimento dei beni artistici. Per preservare l’old city si destinarono in lontananza da esso le novità architettoniche come :

Ferenc Puskás, il numero 10 non è solo Maradona!

Il calcio non è solo un affare italiano santificato da Maradona. L’ungherese Ferenc Puskás  stravolse il pianeta quando negli anni ’50 battè l’Inghilterra. Una tecnica di gioco da fuori classe che fece da scuola all’Olanda e che lasciò strascichi nei nostri stadi.

Ferenc Puskás iniziò da giovanissimo a correre nei campetti d’erba portandosi dietro la stessa forza interiore di quando lottava da soldato contro gli oppressori. Al culmine della sua carriera calcistica si trasferì a Milano e poi Liguria per le problematiche politiche della sua patria. Amava il cibo e lo stivale . E per una serie di coincidenze si ritrovò dopo una brutta depressione a stravincere nella squadra del  Real Madrid.

Le note di Budapest

Capodanno a Budapest è qualcosa da fare almeno una volta nella vita. A spasso per i suoi viali alberati e addobbati a festa ho sempre notato ovunque manifesti su Zoltán Mága . Quest’ultimo è un ricercatissimo violinista ungherese che benedice ogni  nuovo anno con un suo concerto all’ Arena dello Sport di László Papp (campione di pugilato ungherese).Una performance seguita da più di 10 mila  spettatori con un repertorio   musicale ungherese e non . La sua musica è spesso associata a motivi gitani .

Sì perché l’Ungheria si distingue per l’antichità , la qualità e l’importanza dei suoi canti e delle sue danze popolari . Per il suo ritmo così ardente il ballo  Verbunkosh  simboleggia perfettamente il temperamento ungherese. Poi esso fu ripreso con una transizione graduale da tempi lenti a tempi più veloci da  Strauss, Brahms, Liszt, e  Čajkovskij.

Liszt, Kodály e Bartók

Comunque l’Ungheria affondò le sue radici da un punto di vista musicale  nel 1800 , cavalcando l’onda del sentimento patriottico umanistico del secolo che pervase la Scandinavia .

Per merito di  tre grandi personalità quali Liszt, Kodály e Bartók   la musica ungherese assunse un tono squisitamente nazionale . Il primo si occupò di variegare l’offerta musicale  a un pubblico sempre più vasto e internazionale. Il secondo e il terzo raccolsero tutti i testi musicali di campagna promuovendo contenuti  esclusivamente ungheresi (non furono esclusi  sostrati zingari e del meglio delle varie culture del territorio).

Budapest e la musica di oggi 

Le platee del Teatro dell’Opera di Stato Ungherese , dell’Accademia Musicale Ferenc Liszt , e del Palazzo delle Arti MÜPA sono sempre gremite, che si tratti della messa in scena di capolavori tradizionali, di interpretazioni contemporanee o di brani sperimentali dei giovani innovatori.

Budapest  è orgogliosa anche delle sue band emergenti:

Migliori posti dove ascoltare musica a Budapest
  1. Filarmonica Nazionale Ungherese : è da oltre novant’anni una delle principali orchestre sinfoniche ungheresi. Dal 1997  Zoltán Kocsis è stato assolto come direttore . Ottimo per la musica classica;
  2. A38 (Petőfi híd, 1117 ), Barba Negra (Szállító u. 3) ,  Dürer Kert (Öböl utca 1, 1117 ),  l’Ackuarium Club (Erzsébet tér 12, 1051):  musica dal vivo dei migliori artisti ungheresi e internazionali;
  3. Jazz Club (Hollán Ernő u. 7, 1136 ), Dobló ( Dob u. 20, 1072)  ,  Jedermann (  Ráday u. 58, 1092 ):  musica jazz dal vivo .
3 eventi top a  Budapest
  1. Il Budapest Summer Festival all’aperto sull’Isola Margherita: è  il più emblematico festival artistico dell’Ungheria . Nel teatro all’aperto di  Városmajor si svolgono: concerti di musica classica e moderna , balletti,  e tanto altro ancora;
  2. Festival di Primavera : arrivato alla sua 39° edizione (5-22 aprile) presenta anteprime mondiali sull’arte in generale con eventi di musica classica, opera, e jazz;
  3. Settimane artistiche in autunno: rassegne artistiche di ogni tipo invadono Budapest che si prepara al freddo dell’inverno con il calore di spettacoli di ogni genere.

Ungheria, terra di geni ed eroi

L’Ungheria  è una nazione piccola ma ha dato tanto all’umanità in ogni campo: arte, sport, la musica, poesia, scienza, la matematica e tanto altro ancora. E che dire del cinemaHollywood non sarebbe stata la stessa senza la Twentieth Century Fox e gli studi della  Paramount ideati dai magiari Wilhelm Fuchs e  Adolph Zukor .

Purtroppo dopo la Seconda Guerra Mondiale l’animo degli ungheresi fu distrutto da tanti episodi devastanti,  quali la presenza dei nazisti, l’Olocausto, i russi e i comunisti.  Purtroppo a loro proverbiale  melanconia    spinse molti al suicidio (triste primato per questo fazzoletto di terra magiara). Però in molti casi questa sorta di tristezza atavica fu canalizzata in un fare positivo . L’Ungheria partori talenti di fama internazionale (la maggior parte erano ebrei emigrati specie negli USA) di cui provo a citarne qualcuno.

9 ungheresi famosi nel mondo

  1. László József Bíró  (1899 – 1985) fu  un giornalista e inventore ungherese naturalizzato argentino, famoso per aver ideato la penna a sfera che porta il suo nome;
  2. Robert Capa:1913–  1954), pseudonimo di Endre Ernő Friedmann fu  un fotografo ungherese naturalizzato statunitense. I suoi reportage documentarono cinque diversi conflitti bellici, tra cui la Seconda Guerra MondialeLondra, nel Nordafrica ed in Italia. Ed in particolare lo sbarco in Normandia dell’esercito alleato e la liberazione di Parigi;
  3. Harry Houdini: (1874–  1926), fu un illusionistaattore austro-ungarico  celebre pr le  sue fughe impossibili;
  4. Il caffè di Francesco Illy: ( 1892–  1956) fu un imprenditore e inventore austro-ungarico naturalizzato italiano; fu il fondatore della Illycaffè;
  5. Sándor Márai:1900–  1989) fu  uno scrittore e giornalista ungherese . La sua fama è legata in particolare al romanzo Le braci del 1942 (apparso in Italia nel 1998) e L’eredità di Eszter (pubblicato nel 1999);
  6. Ferenc Molnár: (1878 –  1952), fu uno  drammaturgo  ungherese di origine tedesco-ebraica.  Fu l’autore del libro I ragazzi della via Pál, classico della letteratura per ragazzi, pubblicato nel 1906;
  7. Joseph Pulitzer: (1847 – 1911) fu  un  editore e politico ungherese  Nato a Makó (Ungheria)  e vissuto negli Stati Uniti. A sua memoria e per sua volontà è stato istituito un premio, il premio Pulitzer, il più significativo nel campo giornalistico, assegnato per la prima volta nel 1917;
  8. Ernő Rubik: (1944) è un designer,  e architetto ungherese all’istituto universitario d’arte e design Moholy-Nagy Művészeti Egyetem di Budapest. Deve principalmente la sua notorietà all’invenzione dell’omonimo cubo e di altri giochi di logica e strategia;
  9. Sándor Petőfi : è considerato il poeta nazionale ungherese del romanticismo, nonché una figura chiave della rivoluzione ungherese del 1848;

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Conclusioni

Per concludere Budapest  è stata al disopra delle mie aspettative. Un territorio così minuscolo ma  straboccante di  gioielli  che lo impreziosiscono finemente.   Budapest è senz’altro una tappa da prendere in considerazione per le prossime festività !

Ho avuto modo di immergermi nella cultura ungherese e l’ho trovata poliedrica, attaccata alle sue tradizioni ma desiderosa di innovarsi.  Budapest è  perfetta per qualsiasi tipo di viaggiatore, per le famiglie e per i bambini. Ad ogni angolo  di Budapest vi aspetterà  qualcosa di sorprendente. Mi raccomando non ci lasciate il cuore. Mal che vada potrete andarvelo a riprendere. Io la farò presto!

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